Relazione Giubileo della Scuola Prof.Salvatore Napol

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Relazione Giubileo della Scuola Prof.Salvatore Napol
Eccellenza Rev.ssima
Presbiteri
Signor Sindaco
Amici della Scuola
Abbiamo varcato la soglia di questa vetusta e bella Cattedrale, per celebrare l’anno santo della
Misericordia in nome della scuola e quindi dell’educazione.
Per quest’occasione - nel porgere il saluto dell’Associazione “I care. Museo della scuola” - mi sembra
molto significativo sottoporre alla nostra riflessione un alto messaggio sui temi dell’educazione che
proviene dagli “Orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per il decennio 2010-2020. Educare alla
vita buona del Vangelo”.
In questo documento la questione educativa diventa “l’orizzonte nel quale valorizzare il ruolo della
famiglia e della scuola”, e si sottolinea “l’importanza della formazione di operatori nel campo della vita
sociale e politica e della comunicazione”. Questo documento manda segnali forti sul problema
educativo: “… è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro, l’ “io”
diventa se stesso solo dal “tu” e dal “voi”, è creato per il dialogo, per la comunione sincronica e
diacronica. E solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’ “io” a se stesso.”.
Accogliamo l’invito a “percorrere senza esitazione la strada dell’impegno educativo”; a “formare le
nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa,
di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza, che – mentre riconosce il fine trascendente
della vita – orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio”.
Di questo documento ecclesiale per noi molto significativo oggi in questa giornata di “Misericordia”
accogliamo l’invito: osiamo l’educazione, educarsi ed educare è urgente.
Ancora nel documento sopra citato si legge:
“La difficoltà di formare autentici cristiani si intreccia fino a confondersi con la difficoltà di far crescere
uomini e donne responsabili e maturi, in cui coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi
siano al centro del progresso educativo, capace di dare forma ad un percorso di crescita globale
debitamente predisposto e accompagnato”.
Il cammino proposto da Dio al suo popolo è un percorso liberante. Anche l’educazione è un percorso
liberante. Anche il giubileo è nato come proposta di liberazione: “proclamerete la liberazione e sarà per
voi un giubileo” (Levitico 25,10) Il Yobel (la tromba) annunciava questo anno particolare.
L’educazione è prendersi cura e accompagnare e si basa sulla testimonianza dell’adulto. Si può essere
testimoni anche nei limiti dovuti alla propria fragilità.
Il prendersi cura indica “l’avere a cuore” e scaturisce dal riconoscimento del valore incommensurabile
dell’altro e dalla consapevolezza della sua fragilità.
“Ci sta a cuore” è il motto della nostra Associazione, che si è ispirata a don Milani (I care).
“Ci sta a cuore” la voglia di educazione, che è sempre auto-educazione. Prima di pretendere di
educare gli altri, bisogna continuamente educare se stessi e auto-realizzarsi.
“Ci sta a cuore” l’ educazione di personalità libere, capaci di consapevolezza e criticità, di riflessione e
creatività, di libertà e responsabilità partecipativa e solidale.
“Ci sta a cuore” educare i giovani all’autonomia, alla responsabilità e alla condivisione. L'autonomia è
accompagnata da tutte quelle conoscenze e competenze che fanno della giovane e del giovane una
persona capace di difendersi e di non cadere vittima di strumentalizzazioni o di esperienze distruttive. Se
c'è un vero linguaggio d'amore e autentici spazi di autonomia e di condivisione la ragazza /il ragazzo può
crescere.
“Ci sta a cuore” affrontare i nuovi scenari educativi e ripensare l’intervento formativo per attrezzare i
giovani a interagire correttamente con la nuova cultura tecnologica e digitale. La cultura digitale nella
sua forma positiva è cultura del distacco, della non appartenenza, favorisce lo spirito di ricerca, è cultura
dell'offerta e della generosità; nella forma negativa è luogo dell'abuso e della prevaricazione. Essa ha
generato un nuovo processo di socializzazione nelle giovani generazioni. Da ciò scaturisce per gli
educatori come questione centrale e nodo unificante la necessità di studiare il rapporto tra tecnologia
ed educazione. La famiglia, la scuola, la Chiesa devono convivere con la velocità della società attuale,
ritrovando spazi per la riflessione ed evitando che la cultura dei giovani resti soffocata dagli aspetti
negativi.
“Ci sta a cuore” formare menti "plurali" ed educare alla “diversità”. La società della globalizzazione ci
presenta corpi "senza-vita” (imperialismi e guerre) e corpi "senza-mente" (omologazione culturale). Una
mutazione planetaria sta scoperchiando un "pentolone" pieno di ingiustizie sociali e di colonialismi
culturali. La "forbice" crescente tra Nord e Sud del pianeta produce intolleranza, fanatismo,
fondamentalismo. Di fronte a questi scenari raccapriccianti è urgente educare alla convivenza tra i
popoli, alla costruzione di un' umanità attraversata da passioni civili e fedi utopiche. La scuola e la Chiesa
possono far sì che le nuove generazioni non diventino soldati di guerra ma cittadini di pace. Le
generazioni di oggi e di domani potranno amalgamare le culture e rendere realizzabile la “convivenza
senza conflitti”. L’educazione interculturale e il dialogo inter-religioso aiutano a uscire da se stessi e a
entrare in altri mondi di pensiero e di valori in modo da potere ritornare - più arricchiti e più liberi - nel
proprio antropologico modo di pensare.
“Ci sta a cuore” un altro insegnamento di don Milani: L’amore costruttivo per la legge. Aiutare i
giovani a battersi perché le leggi siano la forza del debole e non il sopruso del forte.
“Ci sta a cuore” l’educazione alla spiritualità, alla fede e alla vita buona del Vangelo.
Come impegno che scaturisce da questo incontro giubilare proponiamo un itinerario pedagogico che
abbia come paradigma “la causalità esemplare” (il coinvolgimento, la ricerca costante del fare nel
segno della ragione e/o della fede); come istanza metodologica “la vicinanza che sostiene”, “puoi
contare su di me”, “sto accanto a te perché tu cresca”; come impegno sociale (“il bene comune, valore
che esprime sul piano socio-politico la forza della nostra comunione sociale e/o ecclesiale”, la
“compattezza operativa”, “una comunità che sappia ascoltare”, e la giustizia sociale); come stile di vita
la mitezza, la gratuità, il perdono, il guardare la ferita, il confronto con altre persone per costruire, per
condividere; la consapevolezza che tutto dipende da come attiviamo gli scambi relazionali e da come
affrontiamo l’incontro con l’altro.”; come sfondo integratore la Terra, la nostra Terra (il Luogo si può
trasformare in un laboratorio di speranze nuove, nate dentro la fatica della violenza e il dramma del
peccato”); come dimensione di fede il Goél (“Dio che raccoglie e prende a carico il dolore del mondo,
per farlo suo”).
Salvatore Napoli
Giubileo della scuola
Gerace 25-4-2016