- in SUPSI Tesi

Transcript

- in SUPSI Tesi
!
!
Centro Residenziale Ingrado:
trattamento comunitario
dell’alcol-dipendenza
Percorso di analisi della presa a carico settoriale attuata nel Centro
Residenziale Ingrado di Cagiallo
Studentessa
Gobetti Francesca
Corso di laurea
Opzione
Lavoro Sociale
Educatrice Sociale
Progetto
Tesi di Bachelor
!
Luogo e data di consegna
Manno, Settembre 2015
!
!
!
!
!
!
!
Un ringraziamento speciale a tutte le persone che in questi anni di formazione sono
sempre rimaste al mio fianco, supportandomi e sopportandomi in tutto e per tutto.
Ringrazio i miei amici, i miei colleghi e la mia commissione di accompagnamento,
Serenella ed Elisa, per il prezioso aiuto e sostegno che mi hanno dato, ma
soprattutto un pensiero speciale è rivolto alla mia famiglia senza la quale non sarei
mai diventata quella che sono.
!
!
!
!
!
!
!
!
“Portami a essere un compagno paziente,
ad ascoltare con il cuore aperto come il cielo.
Concedimi la vista per vedere attraverso i tuoi occhi
e orecchi desiderosi di ascoltare la sua storia.
Crea un prato aperto e sicuro su cui potremmo camminare insieme.
Fa’ che io sia una fonte pura nella quale si possa riflettere.
Aiutami a trovare la tua saggezza e la tua bellezza in lei,
con la consapevolezza che desideri che lei viva in armonia,
in salute, nell’amore e nella forza.
Fa’ che io onori e rispetti la sua scelta sulla via che seguirà
e fa’ che lei possa seguirla liberamente.
Fa’ che io sia ancora una volta consapevole che,
anche se lei e io siamo differenti,
c’è un luogo tranquillo dove siamo uniti1”
!
!
!
“L’autrice è l’unica responsabile di quanto contenuto nel lavoro”
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
1!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Il#colloquio#motivazionale.#Preparare#la#persona#al#cambiamento.#(A!
cura!di)!Guelfi!G.P.,!C.!Passudetti!,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erickson,!p.!45.!!
Versione!del!Colloquio!Motivazionale!sottoforma!di!preghiera,!canto,!danza!indiana.!
!
!
!
ABSTRACT
Centro Residenziale Ingrado: trattamento comunitario dell’alcol-dipendenza
L’interesse per la tematica sviluppata in questo lavoro di tesi nasce nei mesi
precedenti al periodo di pratica professionale svolto al Centro Residenziale Ingrado,
con la proposta, da parte degli operatori del centro, di revisionare gli strumenti di
progettazione. Da qui l’origine di un interesse personale nei confronti del tema della
progettazione cui è ricollegabile quella che è poi diventata una curiosità sempre
maggiore verso la presa a carico effettuata a Cagiallo nei confronti di persone con
alcol-dipendenza.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di partire da un’analisi delle procedure di
presa a carico dei vari settori di intervento del Centro Residenziale per arrivare a
ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico
individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Per agevolare il raggiungimento di tale
meta, sono stati sviluppati una serie di micro-obiettivi che hanno permesso di
cogliere la costruzione, la gestione, il coordinamento e la valutazione di un progetto
di presa a carico individuandone approcci, modalità e strumenti.
I principali temi toccati con questo lavoro sono stati quelli della progettazione
partecipata e del lavoro in équipe, due aspetti basilari nel lavoro sociale che si è
cercato di declinare nell’ottica della pratica professionale comunitaria con persone
che presentano problemi di dipendenza. Dopo un primo approfondimento
bibliografico, è stata attuata l’intervista preliminare al direttore della struttura per
avere un primo quadro della situazione, in seguito è iniziata l’esaminazione della
documentazione interna a disposizione che ha permesso l’individuazione di un
canovaccio di domande somministrate successivamente ai referenti dei settori attivi
nella presa a carico. Per giungere a quanto prefissato, è stata attuata una
comparazione fra le risposte degli operatori presi in considerazione utilizzando la
tecnica delle ipotesi di significato che ha facilitato la lettura delle stesse con la teoria
e la documentazione interna.
I risultati di questo lavoro sono suddivisibili in due sezioni: da una parte vi è l’analisi
della presa a carico grazie a cui è stato possibile evidenziare che l’approccio
dominante è quello dialogico-partecipato declinato in modalità come il colloquio e la
riunione, mentre la seconda parte dell’obiettivo ha permesso l’individuazione di tre
principali ipotesi di miglioramento che sono state successivamente presentate
all’équipe operativa della struttura.
Partendo da un’osservazione e da un’analisi di un servizio concreto e attivo sul
territorio, è possibile riflettere sul senso della progettazione e del lavoro d’équipe, su
quanto questi due elementi siano fondamentali e intersecati fra loro. La progettazione
!
!
!
partecipata racchiude il suo valore nella co-costruzione di significati condivisi, nella
negoziazione e nel confronto, tutti elementi che, se attuati all’interno di uno staff,
permettono la coesione e facilitano la collaborazione in quanto ogni operatore si
riconoscerà come membro di qualcosa di più grande che non è la semplice somma
delle sue singole parti, ma un’entità con caratteristiche proprie, un’équipe che
insieme
decide
e
insieme
agisce.
!
!
!
ABSTRACT
!
INDICE
1. Introduzione .................................................................................................................................. 1
2. Descrizione del contesto lavorativo ........................................................................................... 2
3. Metodologia del lavoro di tesi ..................................................................................................... 4
3.1 Obiettivo di tesi ..................................................................................................................... 4
3.2 Metodo del percorso ............................................................................................................. 5
Dissertazione .................................................................................................................................... 7
4. Alcol e alcolismo .......................................................................................................................... 7
4.1 La presa in carico di persone con alcol-dipendenza ............................................................ 8
4.2 Lavoro di comunità ............................................................................................................... 8
4.2.1 Approccio motivazionale ..................................................................................... 11
4.2.2 Terapia cognitivo-comportamentale ................................................................... 12
4.2.3 Terapia farmacologica ........................................................................................ 13
4.3 Progettazione partecipata .................................................................................................. 13
5. Analisi di quanto emerso dalle interviste ai referenti settoriali ............................................. 16
5.1 Premesse della presa a carico individuale nel Centro Residenziale .................................. 16
5.2 Costruzione del progetto di presa a carico ......................................................................... 18
5.3 Gestione del progetto di presa a carico all’interno e all’esterno del Centro Residenziale .. 24
5.4 Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti (utenti, rete primaria,
rete secondaria) ....................................................................................................................... 27
5.5 Valutazione del progetto di presa a carico individuale ....................................................... 29
6. Conclusioni ................................................................................................................................. 32
6.1 Risultati del lavoro .............................................................................................................. 32
6.2 Trasferibilità del mio lavoro di tesi per la professione dell’educatore in qualsiasi contesto
socio-educativo ........................................................................................................................ 34
6.3 Punti forti e limiti del mio lavoro di tesi – lettura critica del percorso .................................. 35
Bibliografia
Sitografia
Allegati
!
1!
!
1. Introduzione
L’ultima tappa del mio percorso formativo in Lavoro sociale SUPSI come educatrice
si è sviluppata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo, un ambiente protetto in
cui gli ospiti hanno la possibilità di intraprendere un percorso terapeutico-riabilitativo
che prevede un recupero delle capacità personali e socio-professionali in seguito a
una disintossicazione dalla fase acuta.
Il mio inserimento come stagiaire all’interno della struttura mi ha permesso di
costruirmi fin dalle prime settimane delle ipotesi e delle idee che avrei potuto
sviluppare nel mio lavoro di tesi. Ho, infatti, avuto modo di acquisire sempre più
informazioni in merito al funzionamento del Centro Residenziale, alle procedure di
presa a carico e alla progettazione interna notando come vi fossero talune
complicazioni procedurali e, talvolta, di comprensione, per esempio, delle schede da
compilare riportanti gli obiettivi relativi al progetto rivolto agli ospiti. In aggiunta a ciò,
è sorta una richiesta da parte di alcuni operatori dell’équipe che mi hanno esplicitato
quanto fosse multiforme tale compilazione e suscettibile a varie interpretazioni.
Durante un incontro informale con alcuni colleghi in cui si è discusso anche del mio
progetto di tesi è inoltre emerso che durante l’AUDIT della qualità è stata riscontrata
una necessità di miglioramento negli strumenti di valutazione da cui la richiesta di
individuarne altri più funzionali. Questi elementi, dunque, si possono considerare la
spinta motrice che mi hanno condotto a volgere la mia attenzione verso la tematica
della progettazione incrementandone sempre più il mio interesse tanto che ho deciso
di farla diventare il fulcro del mio lavoro di tesi.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di partire da un’analisi delle procedure di
presa a carico nei differenti settori di intervento del Centro Residenziale di Cagiallo
per arrivare a ipotizzare delle modalità operative per l’elaborazione di progetti
educativi individuali partecipati con l’équipe e l’utenza. Per raggiungere questo
obiettivo, ho adottato un metodo qualitativo caratterizzato dall’analisi documentale e
dall’uso dell’intervista semi-strutturata.
La mia tesi, dunque, è legata al tema, a me caro, della progettazione e ad altri
argomenti che finora non avevo mai avuto modo di trattare se non genericamente.
Per questo motivo, nel corso di questo lavoro, mi sono posta dei sotto-obiettivi che
espliciterò successivamente, ho svolto ricerche per ampliare le mie conoscenze ed
essere, dunque, in grado di esaminare la problematica con un grado di preparazione
adeguato.
Lavorare nel sociale significa lavorare nella complessità delle relazioni e del
quotidiano, diventa allora indispensabile essere inseriti in un’ottica di progettualità
che permetta di orientare gli interventi in riferimento agli obiettivi e alle finalità
!
2!
!
educative che si vogliono raggiungere2. Ritengo importante che dietro a ogni azione,
un operatore sociale ponga una riflessione, la quale deve essere necessariamente
legata a una meta che si vuole raggiungere. È proprio questa la motivazione che mi
ha portato, come futura educatrice, a condurre una ricerca di questo tipo.
Nelle pagine successive di questo lavoro verrà presentato dapprima il contesto socio
educativo in cui ho svolto il periodo di pratica professionale, in seguito, vi sarà la
spiegazione più dettagliata dell’obiettivo della mia tesi e dei relativi sotto obiettivi che
sono stati per me il fil rouge della mia ricerca, la guida che mi ha permesso di
muovermi senza perdere di vista quanto volessi raggiungere. Per una maggiore
comprensione, la dissertazione sarà suddivisa in un primo approfondimento teorico
dei concetti chiave che sono stati fondamentali per svolgere le interviste e
l’elaborazione di questo lavoro. Nella seconda parte, invece, si troverà l’analisi delle
interviste ed, infine, le conclusioni del lavoro svolto.
2. Descrizione del contesto lavorativo
In questo paragrafo saranno esposte in maniera sintetica le informazioni più rilevanti
per comprendere il funzionamento e l’organizzazione del Centro Residenziale
Ingrado di Cagiallo. Quanto scritto è una rielaborazione sulla base di ciò che è stato
raccolto con la pratica professionale, il manuale di qualità interno3 e le informazioni
presenti sui vari opuscoli oltre che sul sito online4.
Il Centro Residenziale (CR) Ingrado di Cagiallo è una delle strutture di Ingrado e
ospita uomini e donne adulti/e che vogliono intraprendere un percorso terapeuticoriabilitativo dalla dipendenza (fisica e/o psichica) alcolica in seguito a una
disintossicazione fisica. Oltre al CR, Ingrado offre altri servizi di carattere differente:
- Strutture a carattere ambulatoriale, quali i consultori di Bellinzona, Biasca, Chiasso,
Locarno, Lugano e Mendrisio, che offrono prestazioni multidisciplinari di sostegno
sociale e psicologico, i centri di consulenza e aiuto e le unità di circolazione;
- Strutture a carattere semi-stazionario, come il centro diurno di Bellinzona, che
garantisce una presa a carico caratterizzata da prestazioni psico-pedagogiche sul
corso dell’interna giornata, e il centro d’accoglienza diurna (CAD) di Viganello,
contraddistinto da programmi socio-assistenziali finalizzati a ridurre i rischi sanitari e
sociali.
Il Centro Residenziale nasce nel 1997 a Cagiallo, in Capriasca, e fin da allora si è
sempre occupato di offrire soggiorni residenziali caratterizzati da percorsi di cura
individualizzati. La struttura dispone di 26 posti letto, suddivisi fra camere doppie e
singole, ed è l’unica in Ticino a occuparsi esclusivamente della dipendenza dalle
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
2!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!La#progettazione#educativa.!Roma!:!Carocci!Faber!
3!Ingrado,!servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!!
4!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!http://www.ingrado.ch.!(URL!consultato!il!19.04.2015)
!
!
3!
!
sostanze alcoliche avvalendosi di un’équipe multidisciplinare che accompagna
l’utenza in ogni fase del percorso garantendo una presa a carico globale. L’équipe
del Centro, infatti, è composta da uno psicologo nonché responsabile del servizio,
due psicoterapeuti, due infermieri, cinque psico-educatori, cinque operatori di
laboratorio, un assistente sociale e tre vegliatori.
Il modello di intervento cui fa riferimento il CR è quello biopsicosociale secondo cui vi
è una connessione fra tutti gli aspetti che caratterizzano un individuo, ne consegue
dunque che l’intervento di cura presenta un’attenzione all’aspetto medico, sia fisico
che psichico, psicologico e sociale5. A partire da ciò, avviene l’elaborazione del
progetto educativo “per quella determinata persona, in quel determinato periodo della
sua vita, tenendo conto delle risorse strutturali, professionali e umane presenti nel
nostro Centro, nella rete socio-sanitaria e nella rete sociale nella quale il cliente si
inserisce”6. Il progetto di presa a carico individuale prevede l’ammissione nella
struttura tramite i consultori presenti sul territorio che si occupano di attuare un primo
contatto con la persona e stabilire i macro-obiettivi che verranno poi declinati a
Cagiallo.
L’intervento si articola in fasi, per cui il primo momento è quello del contatto, della
motivazione e della progettazione che di norma avviene, appunto, tramite i
consultori, i quali possono optare per una segnalazione dell’ospite al Centro
Residenziale. Segue la fase della disintossicazione fisica che, generalmente, avviene
presso un ospedale o una clinica psichiatrica. Il momento successivo prevede l’inizio
del percorso presso la struttura di Cagiallo in cui la persona può usufruire delle
prestazioni garantite dall’intersettorialità che prevede uno stretto legame fra ambiti di
diversa natura che comunicano e collaborano fra loro per garantire il raggiungimento
degli obiettivi stabiliti con l’ospite stesso. Intervengono, dunque, nel progetto
completo di presa a carico il settore psicoterapico, educativo, infermieristico,
lavorativo (laboratori di falegnameria, decorarte, selvicoltura - orticoltura, cucina,
lavanderia, economia domestica) e di consulenza sociale. I settori appena presentati
si ritrovano per discutere i casi e gli aggiornamenti degli stessi durante le riunioni
d’équipe in modo da inquadrare periodici rimandi che vengono attuati mensilmente
durante le sintesi7. Le riunioni sono suddivise in tre momenti: una prima parte di
incontro settoriale, la sottoéquipe con le persone di riferimento principali in base
all’utenza e un confronto in plenaria in presenza di tutti.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
5!Engel,!George!L.!1977.!La#necessità#di#un#nuovo#modello#di#medicina#:#una#sfida#per#la#biomedicina.#In!AeRXAbilitazione!
e! Riabilitazione.! Anno! XV,! N.1.! 2006! https://it.scribd.com/doc/12780697/ArticoloXGeorgeXEngelXScienceX1977X
NuovoXModelloXMedicinaXTraduzioneXitalianaXAlbasiXClerici!(URL!consultato!il!02.05.2015)!
6!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!http://www.ingrado.ch.!(URL!consultato!il!19.04.2015)!
7!Le!sintesi!sono!incontri,!a!cadenza!normalmente!mensile,!fra!l’ospite,!un!rappresentante!del!CR,!il!consulente!(l’ente!
collocante)! e,! talvolta,! un! familiare.! Durante! questi! colloqui,! si! analizza! l’andamento! del! percorso! del! cliente,! gli!
obiettivi!prefissati!in!precedenza!e!si!discute!in!merito!al!progetto!futuro!di!post!cura.!
!
4!
!
Ogni progetto educativo è guidato da macro obiettivi valevoli per tutta l’utenza:
“- Accettazione della malattia e confronto con la dipendenza da sostanze;
- Riduzione dei problemi causati dalla dipendenza da sostanze;
- Aumento della consapevolezza e della capacità di gestione rispetto ai fattori
(emotivi, cognitivi, relazionali, ecc.) che influenzano il proprio rapporto con la
sostanza;
- Apprendimento della capacità di astinenza e prevenzione delle ricadute;
- Riabilitazione socio-professionale (competenza psicosociale nella vita
relazionale, lavorativa e nel tempo libero);
- Aumento della stima di sé, della capacità di comunicazione e di gestione dei
conflitti;
- Responsabilizzazione rispetto alla progettazione del proprio stile di vita”8.
Da essi viene stabilito il progetto educativo con la compilazione della scheda
“Obiettivi del progetto individuale” (Allegato 1) insieme al cliente entro un mese
dall’ammissione dello stesso. Nello stesso periodo avviene anche la delineazione
degli obiettivi del settore lavorativo e di quello educativo.
L’équipe multidisciplinare è chiamata a collaborare e cooperare mantenendo anche
un legame con i servizi esterni per garantire interventi funzionali all’utenza. Quella
del CR è un’équipe caratterizzata da figure professionali differenti, con compiti e ruoli
vari. Ho lavorato a stretto contatto con ospiti e colleghi dal lunedì al venerdì
potendomi spostare all’interno di più laboratori e avendo anche la possibilità di
partecipare ad alcuni momenti di progettazione. Tutto questo mi ha permesso di
avere un numero maggiore d’informazioni utili per lo sviluppo di questo lavoro.
3. Metodologia del lavoro di tesi
3.1 Obiettivo di tesi
L’esperienza svolta presso il Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo mi ha
consentito di confrontarmi con un contesto e un’utenza a me sconosciuti, così come
non avevo mai lavorato in un’équipe multidisciplinare e numerosa come quella
incontrata in questi mesi. Quest’occasione mi ha dato l’opportunità di crescere su più
fronti fin dai primi momenti di stage. In uno dei lavori stesi prima della pratica
professionale, parlavo, infatti, di “ruoli, con corrispondenti compiti e responsabilità,
molto differenti fra loro, ma tutti funzionano costantemente con interventi attuati in
sinergia e in complementarietà per affrontare la malattia in modo globale con
interventi mirati al campo di ciascuna di queste professioni”9. Durante la pratica
professionale, la presenza di queste figure distinte mi era chiara e visibile,
partecipavo ai momenti di scambio, ma non ero a conoscenza di cosa accadesse
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
8!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Documentazione#interna#–!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali.!
9!Dal!progetto!autoXformativo,!Gobetti!Francesca,!31.12.2014!
!
5!
!
realmente negli altri settori. Questo è uno dei vari motivi che ha portato
all’individuazione dell’obiettivo della mia tesi:
Analizzare le procedure di presa a carico dei vari settori di intervento del Centro
Residenziale Ingrado di Cagiallo con la finalità di ipotizzare modalità operative per
l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e
l’utenza.
Per aiutarmi nella riflessione e nel proseguimento del lavoro, mi sono posta una serie
di sotto obiettivi che mi hanno permesso di rimanere coerente con quanto volessi
raggiungere:
• Comprendere come avviene la costruzione del progetto di presa a carico
individuale all’interno del Centro Residenziale individuandone approcci,
modalità e strumenti messi in atto;
• Comprendere come avviene la gestione del progetto di presa a carico
individuale all’interno del Centro Residenziale afferrandone approcci, modalità
e strumenti messi in atto;
• Comprendere come vengono coordinati e mantenuti i collegamenti fra i
referenti del progetto di presa a carico individuale interni ed esterni alla
struttura di Cagiallo per la condivisione e il monitoraggio dello stesso;
• Comprendere come avviene la valutazione di un progetto di presa a carico
con i referenti interni ed esterni alla struttura di Cagiallo;
•
Ipotizzare delle modalità operative e degli strumenti per la costruzione, la
gestione e il monitoraggio dei progetti di presa a carico individuale partecipati
con l’équipe e l’utenza;
•
Attuare un momento di condivisione di quanto emerso dal lavoro di tesi per
stimolare ulteriori riflessioni.
3.2 Metodo del percorso
La prima tappa del percorso che ho svolto si è sviluppata con l’intervista preliminare
somministrata al responsabile della struttura, Jann Schumacher. Lo scopo di questo
primo passaggio è stato quello di avere una prima introduzione al funzionamento
della struttura così da impostare, in seguito, il percorso del mio lavoro di tesi. Grazie
a questo momento, ho avuto modo di definire i filoni teorici che orientano gli
interventi attuati nella struttura. Sulla base di tale delineazione, approfondendo le
ricerche, ho individuato gli autori più adatti per il mio lavoro. Per incrementare, quindi,
le mie conoscenze in merito alla tematica dell’alcologia, mi sono rifatta agli scritti del
neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin10, per quanto concerne, invece, il lavoro di
comunità, ho trovato molto utile gli apporti dello psicologo e psicoterapeuta Leopoldo
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
10!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Manuale#di#alcologia.#Erickson!Live!
!
6!
!
Grosso11. Fondamentali sono poi stati i concetti legati alla progettazione dialogicapartecipata sviluppati durante i corsi di studio alla SUPSI di cui ho approfondito il
pensiero di vari autori, quali Marinella Sclavi, Franca Olivetti Manoukian e Francesco
D’Angella. Riferendomi poi ad altri orientamenti citati dal direttore Jann Schumacher
durante l’intervista, ho approfondito il Colloquio Motivazionale facendo riferimento ad
autori come Gian Paolo Guelfi e Valerio Quercia12. Mentre, in merito alla psicoterapia
cognitivo-comportamentale,
mi
sono
ricollegata
al
testo
Terapia
cognitivo
comportamentale di Judith Beck13.
Dopo un primo approfondimento bibliografico e un esame della documentazione
interna a Ingrado (Manuale di qualità, sito online, dossier, schede degli obiettivi,
schede di valutazione, …), ho sviluppato le tracce delle interviste da somministrare ai
referenti dei settori che partecipano al progetto di presa a carico dell’utenza. Ho
pensato di intervistare queste specifiche persone proprio perché, per mandato, alcuni
di loro sono i rappresentanti dell’ambito di intervento in cui operano. Per quanto
concerne, invece, i consultori, la mia scelta è caduta su Dario Gennari, responsabile
dei consultori.
Dopo la somministrazione delle interviste sono passata alla loro analisi in cui ho
avuto modo di comparare quanto emerso con la teoria e quanto, invece, riportato sui
documenti ufficiali. Una volta terminato questo stadio, ho ipotizzato delle modalità
operative e degli strumenti per la condivisione, la gestione e il monitoraggio dei
progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Infine, l’ultimo
passaggio prevede una messa in comune, all’interno dell’équipe, dei risultati ottenuti
con questo lavoro per poter stimolare ulteriori riflessioni.
Avendo svolto varie interviste, ho cercato di incrementare le mie competenze
facendo riferimento ad alcuni testi come il manuale di sociologia La ricerca
qualitativa14. Ho deciso di utilizzare lo strumento qualitativo delle interviste, più nello
specifico le interviste semi-strutturate, perché, per raggiungere gli obiettivi prefissati,
avevo necessità di reperire informazioni non ottenibili solo con l’osservazione o con
l’analisi documentale, avevo, infatti, bisogno di dar voce più in profondità a ciò che
volevo indagare sollecitando con domande mirate i referenti dei vari settori15.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
11!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!La#comunità#terapeutica#per#persone#tossicodipendenti.!Torino:!Edizioni!
Gruppo!Abele!
12!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Il#colloquio#motivazionale.#Preparare#la#persona#al#cambiamento.#(A!
cura!di)!Guelfi!G.P.,!C.!Passudetti!,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erickson!
13!Beck,!Judith!S.!2013.!La#terapia#cognitivoDcomportamentale.!Roma:!Astrolabio!
14!Cardano,!Mario.!2011.!La#ricerca#qualitativa.!Bologna:!Il!Mulino.!
15!Carey,!Malcom.!2013.!La#mia#tesi#in#servizio#sociale.!Trento:!Centri!Studi!Erickson!
!
7!
!
Dissertazione
4. Alcol e alcolismo
Quando si parla di alcol è difficile non sapere cosa sia; la nostra società odierna, con
i suoi usi e costumi, ci porta a esserne circondati, ovunque si vada, questa sostanza
non è difficile da reperire. Ma cos’è l’alcol? Come lo si può considerare?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’alcol è una droga, pur
essendo legale, rimane una sostanza psicotropa che può indurre dipendenza oltre
che comportare delle patologie fisiche e/o psichiche, disturbi comportamentali e
disordini sociali16.
Quando si parla di alcol si fa riferimento all’alcol etilico o etanolo, una sostanza
incolore e tossica il cui uso, in base alle dosi, può avere vari effetti sull’organismo. Da
ciò la distinzione fra uso e abuso. Con il termine “uso” si può far riferimento
propriamente all’utilizzo di una qualche sostanza oppure a un’abitudine, una
consuetudine o ancora a un modo di comportarsi proprio di una collettività, di un
gruppo etnico o sociale17. Se il concetto di “uso” rientra ancora in un quadro di
normalità, quello di abuso fa riferimento alla situazione per cui “una sostanza viene
utilizzata modificando lo stato di coscienza; siamo in presenza di un uso che può
diventare problematico anche se per lo più viene percepito dal soggetto come
“ricreativo”, moderato e non regolare”18. La dipendenza è, invece, “l’assunzione
persistente di sostanze allo scopo di prevenire o diminuire i sintomi d’astinenza fisici
o psichici”19. Essendo l’alcol, a livello farmacologico, “una droga con effetti
psicoattivi”20, il suo abuso può comportare una dipendenza. Per questo motivo
l’OMS, nel 1960, ha inquadrato l’alcolismo nell’ambito delle tossicomanie; l’alcol,
dunque, “è una sostanza capace di dare dipendenza sia fisica che psichica. È una
droga con effetti sia sedativi che euforizzanti”21.
Il bere è un comportamento a rischio e l’alcolismo è la conseguenza di un consumo
eccessivo e prolungato nel tempo, è un passaggio dal consumo sociale, quindi
accettato dal gruppo, a una dipendenza con la comparsa di disturbi medici e
comportamentali.
La diagnosi di alcolismo è caratterizzata dall’analisi di sintomi cognitivi,
comportamentali e fisici cui si associa l’incapacità del soggetto di controllare
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
16!Brunetto!G.P.,!Candio!D.,!Filippini!D.,!e!Zermiani!M.!(A!cura!di).!Alcol.#Informazioni#dalla#ricerca.#2008.!Pubblicazione!
no!profit.!www.dronet.org!(URL!consultato!il!06.06.2015)!
17!Vocabolario!online!Treccani.!http://www.treccani.it/vocabolario/uso2/!(URL!consultato!il!06.06.2015)!
18!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Dipendenze#a!cura!di!M.!Steiner.!2014.!SUPSI!:!Manno!
19!Ibid.!
20!Arnao,!Giancarlo.!1999.!La#droga#in#100#parole.#Dizionario#ragionato#sul#fenomeno#droga#:#sostanze,#effetti,#cultura#e#
politica.!Padova:!Muzzio!editore,!p.!13!
21! Lucchini,! Alfio,! Felice! Nava,! e! Ezio! Manzato.! 2008.! Buone# pratiche# e# procedure# terapeutiche# nella# gestione# del#
paziente#alcolista.!FrancoAngeli:!Milano!
!
8!
!
l’assunzione della sostanza rimanendo indifferente alle ripercussioni sul piano biopsico-sociale22.
Una tossicodipendenza da alcol è contraddistinta da un’intossicazione cronica con
un deterioramento sociale e fisico; secondo le statistiche la dipendenza fisica
colpisce solo una minoranza dei consumatori, ma quella psichica è più complessa da
sradicare23.
Da ciò la necessità di individuare il trattamento più adeguato.
4.1 La presa in carico di persone con alcol-dipendenza
I primi trattamenti rivolti a persone con problemi di alcol-dipendenza cominciano a
prendere forma solo dopo il secondo dopoguerra, con progetti di prevenzione, cura e
riabilitazione. Fra essi tuttora possiamo individuarne di differenti.
Il trattamento ospedaliero prevede una degenza della persona alcolista presso un
reparto ospedaliero con il fine principale di contenere la sindrome astinenziale
nonché individuare una diagnosi medica più specifica, stabilizzare una terapia
farmacologica e, possibilmente, preparare per una presa in carico più importante.
Il trattamento dispensariale24 è consigliato per quei soggetti che non presentano
disturbi gravi e spesso si attua a livello consultoriale. Tale modalità prevede che vi
sia una presa in carico da parte di un medico, uno psicologo, un assistente sociale e
un consulente che, dopo un primo momento di accoglienza, attueranno una
valutazione della situazione di vita della persona cercando di individuare il
trattamento più adeguato. L’intervento, in base all’utenza, può limitarsi a una presa a
carico ambulatoriale in cui viene messo in atto un lavoro di presa di conoscenza della
propria situazione di vita, di miglioramento dello stile di vita, di cambiamento, di
motivazione e di mantenimento dell’astinenza. Dal momento in cui tale approccio non
porta a risultati funzionali, allora ci può essere il passaggio a un trattamento più
multidimensionale, quello residenziale e/o di comunità.
4.2 Lavoro di comunità
Le prime comunità terapeutiche nacquero circa nella seconda metà del secolo
scorso come servizio specifico destinato a persone con una dipendenza di o da
sostanze psicoattive illegali. Oggi il concetto di comunità è cambiato in relazione sia
ai mutamenti sociali che culturali. Come sostengono Leopoldo Grosso e Maurizio
Coletti, nella società odierna sarebbe più corretto utilizzare il termine “Comunità
Ridefinita”25. Il concetto in questione si ricollega alla teoria del dottore ed esperto nel
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
22!L’approccio!bioXpsicoXsociale!è!quello!che!caratterizza!la!maggior!parte!dei!trattamenti!legati!all’alcoldipendenza!;!
esso! prende! in! considerazione! il! paziente! inserito! nel! suo! contesto! sociale;! si! occupa! di! fattori! psicologici,! sociali! e!
biologici!implicati!nel!disagio!della!persona!(Engel,!George!L.!1977.!Op.#cit.)!
23!Arnao,!Giancarlo.!1999.!Op,#cit.,!p.!14!
24!Indica!un!tipo!di!approccio!che!prevede!delle!strutture!volte!a!occuparsi!di!un!determinato!problema!sanitario!in!
tutti!i!suoi!livelli!di!prevenzione.!!
25!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!
!
9!
!
trattamento dell’abuso di sostanze George De Leon26 che individua quelli che sono i
nuovi aspetti fondamentali della “Comunità Modificata”, elementi che Leopoldo
Grosso e Maurizio Coletti riassumono in:
“- la considerazione dell’uso di sostanze come una circostanza secondaria;
- la centralità dell’individuo;
- la prospettiva di una guarigione;
- la prospettiva di raggiungimento di uno stile sano di vita ai livelli individuale, micro e
macro sociale”27.
La comunità terapeutica modificata, o ridefinita, è un ambiente protetto che prevede
un trattamento residenziale della dipendenza con lo scopo di far ritrovare alla
persona un equilibrio personale; essa si basa sulla scelta libera e volontaria e su una
solida motivazione.
Riallacciandomi a quanto riportato dal neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin, una
comunità terapeutica è caratterizzata da:
- presenza di un gruppo relativamente numeroso d’individui accumunati da disturbi
del comportamento;
- membri che hanno deciso volontariamente di entrarvi;
- obiettivo di favorire un cambiamento dello stile di vita;
- democrazia;
- fine ultimo di far sì che i membri possano uscire e tornare a viver meglio nel mondo
reale;
- intense interazioni fra i membri;
- momenti periodici di gruppo;
- presenza di trattamenti diversi;
- una strutturazione il più possibile vicina alla vita reale28.
In comunità si opera tenendo conto della diagnosi d’invio che deve presentare non
solo aspetti medico-infermieristici bensì anche contenuti legati alle dinamiche
relazionali, possibilità di doppia diagnosi29 e descrizione del consumo problematico di
sostanze. È grazie a questo primo step che gli operatori della comunità potranno
delineare i confini del trattamento per l’ospite, definendo il percorso in modo che sia il
più individualizzato possibile con un rispetto anche per la terapia farmacologica. Il
primato è inoltre dato alla relazione per cui gli interventi attuati dagli operatori devono
essere “motivazionali” e di accoglienza, non più “confrontazionali” con la regola e la
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
26! De! Leon,! George.! 1997.! Community# as# method#:# therapeutic# communites# for# special# population# and# special# settings.!
Greenwood!Publishing!Group:!New!York.!
27!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!100!
28!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.!
29!La!doppia!diagnosi,!o!comorbilità,!è!un!termine!che!indica!“la#presenza#nella#stessa#persona#di#un#comorbidità,#cioè#di#
un# disturbo# tossicomanico# e# di# una# sintomatologia# psichiatrica”# (Bonetti! Alessandro,! and! Raffaella! Bortino.! 2005.!
Tossicodipendenza#e#doppia#diagnosi:#la#relazione#d’aiuto#in#Comunità.!Milano:!FrancoAngeli,!p.21)!
!
10!
!
sanzione come in passato. Per far ciò una comunità terapeutica necessita di un
personale adeguatamente formato, un’équipe pluridisciplinare e multidisciplinare che
possa garantire una presa in carico multidimensionale.
All’interno di un contesto comunitario-residenziale, un’équipe deve occuparsi
principalmente di tre assi e deve avere il tempo materiale per poterlo fare:
- costruzione e aggiornamento dei programmi individualizzati degli ospiti;
- coordinamento e coerenza tra gli operatori e i loro interventi;
- organizzazione della collaborazione con la rete esterna30.
Il percorso all’interno di una comunità terapeutica è definito dal susseguirsi di fasi;
partendo da un primo contatto con i servizi esterni ai centri residenziali, possono
anche essere consultori o ambulatori, si attua un’iniziale valutazione dello stato di
dipendenza con una conseguente analisi di quale possa essere il percorso più
idoneo per l’individuo. Dopo questo momento ci può essere la segnalazione della
persona a una specifica struttura per un trattamento residenziale, quindi, ne deriva
una disintossicazione dalla fase acuta, solitamente attuata in clinica o in un contesto
ospedaliero, per poi passare all’ammissione in una struttura stazionaria. All’interno
del servizio residenziale, i programmi richiedono un primo momento di accoglienza e
“blackout”31, una chiusura con finalità protettiva per aiutare la persona nella gestione
del craving32 e per favorire l’inserimento del nuovo arrivato nell’ambiente. Lo step
successivo prevede, invece, l’interiorizzazione, quindi la modifica dei propri
comportamenti con l’accettazione delle regole di convivenza e della vita comunitaria.
Una volta raggiunti questi obiettivi ci sarà il momento in cui la persona dovrà mettersi
alla prova con i rientri a casa già durante il percorso, i congedi, in modo che vi sia
sempre un accompagnamento da parte dello staff operante fino alla dimissione vera
e proprio che darà inizio al post trattamento, quindi, all’uscita definitiva della persona
dalla struttura e al mantenimento di contatti minimi.
Nelle comunità terapeutiche per persone con problemi di alcol-dipendenza è
necessario tener conto delle loro specificità, delle risorse rimaste intatte e delle loro
competenze in modo da creare programmi, il più possibile di breve durata, che
permettano loro di mantenere attivi i legami con le proprie reti. Un altro aspetto non
di minor importanza è la chiarezza dei programmi e degli obiettivi stessi la cui
individuazione deve avvenire con la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti
nell’ottica di un approccio partecipativo e motivazionale. L’intervento prevede
un’analisi funzionale della situazione e della persona per comprendere il senso che
l’abuso alcolico ha per lei, i motivi che lo innescano e quelli per cui lo mantiene33. I
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
30!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,#p.!381
!
31!Ibid.!p.!148!
32!Il!craving!è!il!desiderio!impulsivo!e!incontrollabile!di!assumere!una!sostanza!psicoattiva!o!un!particolare!alimento.!
33!Lucchini,!Alfio,!Felice!Nava,!e!Ezio!Manzato.!2008.!Op.#cit.,!p.!77!
!
11!
!
percorsi devono inoltre prevedere uno stretto legame territoriale “rinunciando al ruolo
totalizzante assunto in passato”34; va, dunque, a cadere il ruolo di chiusura e
contenimento tipico delle comunità passate.
Uno dei principali obiettivi del percorso residenziale in una comunità per persone con
alcol-dipendenza è quello di attuare una diagnosi in un ambiente libero dalla
sostanza per poter individuare la storia di vita del soggetto, le sue capacità, i limiti e
le risorse, così come fondamentale risulta essere una diagnosi motivazionale per
individuare la posizione dell’individuo rispetto al cambiamento. È solo sulla base di
questi primi due passi che sarà possibile individuare gli obiettivi del percorso
stesso35.
4.2.1 Approccio motivazionale
L’approccio motivazionale, anche conosciuto come Colloquio Motivazionale, nasce in
Norvegia nel 1982; inizialmente applicato soprattutto nell’ambito delle dipendenze,
oggi è definito come “uno stile collaborativo di conversazione volto a rafforzare la
motivazione e l’impegno al cambiamento di una persona, (…) è una conversazione
sul cambiamento”36. Fondamentale in questo metodo è allora la relazione
collaborativa che deve esserci con l’utente, è grazie a essa che si può evocare la sua
motivazione, la sua consapevolezza e il suo riconoscere e accettare il cambiamento.
Rifacendomi al continuum di stili comunicativi presentati nel libro Il Colloquio
Motivazionale, tale approccio prevede non tanto un dirigere o un seguire, ma
piuttosto un guidare, un non fare né troppo né troppo poco.
Importante è che il Colloquio Motivazionale non sia manipolazione, alla base ci deve
sempre essere il suo spirito fondante, un determinato atteggiamento emotivo e
cognitivo caratterizzato da quattro elementi chiave: la collaborazione, quindi la
presenza attiva di tutti gli attori coinvolti; l’accettazione, implica una valorizzazione
assoluta della persona e della sua autonomia con un interesse attivo e uno sforzo di
comprensione della prospettiva dell’Altro; la propensione all’aiuto, ovvero la scelta di
impegnarsi a ricercare e favorire il benessere degli altri e l’evocazione di quel
qualcosa che le persone già hanno in sé, ma che spetta all’operatore aiutare a far
emergere. Come già Carl Rogers sosteneva nel suo testo Terapia centrata sul
cliente37, anche l’essenza dell’approccio motivazionale risiede nel porre al centro
dell’intervento il punto di vista dell’Altro; alla base di ogni azione deve sempre esserci
il soggetto che diventa attore attivo del suo destino.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
34! Hinnenthal,! Ina! M.,! e! Mauro! Cibin.! 2011.! Il# trattamento# residenziale# breve# delle# dipedenze# da# alcol# e# cocaina.# Il#
modello#Soranzo.!!Torino:!SEEd,!p.!17!
35!Ibid.!
36!Ibid,!p.!31!
37!Rogers,!Carl!R.!2013.!La#terapia#centrata#sul#cliente.!Milano:!Giunti!Editore!
!
12!
!
Nelle comunità vengono attuati periodici e regolari colloqui di vario tipo, spesso di
tipo motivazionale, finalizzati a individuare strategie utili per attuare in maniera
funzionale un cambiamento38. Per far ciò il Colloquio Motivazionale si sviluppa in
quattro processi39:
- Stabilire una relazione. È l’attimo in cui due soggetti, ognuno con le proprie
aspettative e le proprie “lenti”40, entrano in una relazione proficua e collaborativa, un
rapporto terapeutico;
- Focalizzare. Questo passo prevede l’esplicitazione del motivo per cui si attua il
colloquio, permette la definizione della via per attuare il cambiamento, è la fase in cui
si delineano i cambiamenti che la persona vuole attuare;
- Evocare. Il terzo processo presuppone il portare in superficie le motivazioni al
cambiamento insite nella persona; è il momento in cui si deve dar voce alla persona
e alle sue ragioni garantendo accettazione, aiuto e sostegno per rafforzare la
motivazione personale;
- Pianificare. È l’ultimo stadio del processo raggiungibile solo quando la persona è
davvero disponibile a voler cambiare e necessita allora di una pianificazione, di un
aiuto nell’organizzare la svolta.
Parlando di cambiamento però non si può non fare riferimento al modello degli stadi
del cambiamento41che cerca di descrivere come i pazienti si muovono nei processi
decisionali e nella modifica dei propri comportamenti. Questo modello prevede un
primo momento di precontemplazione in cui non vi è ancora un pensiero concreto di
cambiamento. Nella seconda fase, la contemplazione, invece, c’è una sorta
d’ideazione, la nascita di un pensiero, di un voler far qualcosa, ma ancora non si fa
nulla. La terza fase è quella della determinazione, ovvero della reale pianificazione,
seguita dall’azione, quindi la realizzazione di quello che si è pensato e organizzato,
fino al mantenimento del nuovo comportamento. È utile conoscere questa
suddivisione in quanto permette di riconoscere dove si può trovare la persona e,
quindi, attuare interventi funzionali anche per mezzo del Colloquio Motivazionale.
4.2.2 Terapia cognitivo-comportamentale
L’approccio cognitivo-comportamentale nacque fra la fine degli anni ’50 e i primi anni
’60 con Aaron T. Beck, psicoanalista che cercò di dimostrare la validità empirica della
psicoanalisi con una serie di sperimentazioni arrivando tuttavia a scoprire qualcosa di
innovativo. Beck, infatti, giunse a individuare nuove spiegazioni in merito alla
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
38!Lucchini,!Alfio,!Felice!Nava,!e!Ezio!Manzato.!2008.!Op.#cit,#p.!77!
39!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Op.#cit.!
40!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Processi#relazionali#e#comunicativi#a!cura!di!F.!Pirozzi!e!A.!Nuzzo.!Anno!scolastico!2012.!
Manno!:!DSAS!
41! Rollnick,! Stephen,! Pip! Mason,! e! Chris! Butler.! 2012.! Cambiare# stili# di# vita# non# salutari.! (A! cura! di)! Guelfi! G.P.,! C.!
Passudetti,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erikson,!p.!37!
!
13!
!
depressione identificandone la causa nei pensieri e nelle credenze distorte da ciò lo
sviluppo di questa forma di psicoterapia.
La terapia cognitivo-comportamentale è una forma di “psicoterapia strutturata, di
breve durata e orientata al presente, volta a risolvere i problemi attuali e a modificare
il modo di pensare e il comportamento disfunzionale”42. Alla base del trattamento vi è
il principio della concettualizzazione-comprensione dei singoli utenti che parte con
l’analisi dei documenti relativi alla diagnosi per poi perfezionarsi duranti gli incontri; il
terapeuta cerca di fare in modo di attuare un cambiamento a livello cognitivo
nell’Altro per far sì che da esso parta una trasformazione duratura anche a livello
emotivo e comportamentale. L’intervento è finalizzato a toccare le credenze della
persona più profonde su di sé, sul mondo e sugli altri per far sì che possa imparare a
pensare in maniera più realistica e adattiva. Quando si parla di credenze si intende
quelle “convinzioni, idee considerate verità assolute”43 che permettono di leggere il
mondo in un determinato modo.
Alcuni
aspetti
fondamentali
di
quest’approccio,
similmente
al
Colloquio
Motivazionale, riguardano la necessità di una relazione terapeutica solida, una
collaborazione e partecipazione attiva ambo le parti, un iniziale focus sul presente e
un lavoro centrato sugli obiettivi prefissati che si vogliono raggiungere.
4.2.3 Terapia farmacologica
Nell’ambito dell’alcolismo, sulla base di una visione bio-psico-sociale, vi è anche da
considerare l’aspetto farmacologico. La riabilitazione dalla dipendenza da alcol,
infatti, è spesso caratterizzata dal craving e altre patologie che necessariamente
richiedono un intervento più medico. Proprio in vista di un approccio multimodale e
integrato per la dipendenza da alcol, il contributo della farmacoterapia è
fondamentale. A livello farmacologico, dunque, gli obiettivi principali riguardano “il
mantenimento dell’astinenza e/o la diminuzione dei disturbi fisici e psichici correlati
all’uso di alcol”44.
4.3 Progettazione partecipata
Come riportato nel paragrafo precedente relativo al “Lavoro in comunità”, uno dei
ruoli
fondamentali
dell’équipe
è
quello
di
occuparsi
della
costruzione
e
dell’aggiornamento dei programmi individualizzati degli ospiti, una funzione che fa
riferimento al concetto di progettazione. “Qualsiasi azione professionale s’inserisce in
un quadro progettuale implicito o esplicitato nel mandato istituzionale”45, ciò significa
che dietro a ogni intervento deve esserci una riflessione, un obiettivo e una finalità.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
42!Beck,!Judith!S.!2011.!Op.#cit,!p.!15
!
43!Ibid,!p.!46!
44!Allamani,!Allaman,!Daniela!Orlandini,!Gabriele!Bardazzi,!Andrea!Quartini,!e!Antonio!Morettini.!2000.!Il#libro#italiano#
di#alcologia.#Volume#I.!S.E.E!:!Firenze,!p.!355!
45!Balerna,!Chiara,!e!Michele!Mainardi!(A!cura!di)!2010.!Progettualità#e#intervento#sociale:#modelli#e#approcci.!Manno:!
SUPSI!DSAS.!Dispensa!a!supporto!dei!corsi.!
!
14!
!
Fondamentale allora è una prima conoscenza del contesto socio-culturale e
istituzionale in cui si opera in quanto essi forniscono già dei limiti entro cui agire, un
pensiero da seguire. Dopo questo iniziale momento, vi sono le seguenti tappe della
progettazione:
-
Ideazione, in riferimento a quando si comincia a pensare a un progetto,
un’iniziativa;
-
Attivazione, è il momento in cui si analizza la domanda, si verificano le
risorse, si identificano gli attori coinvolti e il problema con le relative
strategie d’intervento e, infine, si cerca di ottenere il consenso. Si attua la
co-costruzione e la lettura degli obiettivi condivisi;
-
Progettazione, è la stesura cartacea del progetto con la programmazione
delle fasi, l’individuazione dei bisogni, delle tempistiche e dei materiali;
-
Realizzazione, è l’attuazione vera e propria degli interventi;
-
Verifica, è il momento finale della progettazione che può prevedere una
riformulazione, ridefinizione o conclusione del progetto.
Le tappe qui presentate possono essere presenti in una logica differente in base al
differente approccio cui si fa riferimento; in questo paragrafo mi concentrerò
prevalentemente sulla progettazione dialogica-partecipata che pone il focus centrale
sulla fase dell’attivazione.
La progettazione dialogica-partecipata fa riferimento a un approccio che prevede la
partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti, siano essi operatori o utenti; è
“un’attività di produzione di –mondi possibili-, di invenzione e realizzazione di artefatti
materiali e simbolici, un’attività esplorativa e costruttiva volta alla ricerca e alla
definizione dei problemi”46. Tale modello implica una ricerca e una costruzione
condivisa di significati per attuare una co-costruzione della situazione e del progetto
stesso promuovendo l’incontro e il confronto fra i partecipanti. Il nodo centrale della
progettazione dialogica è la costruzione di un significato comune del problema per il
quale è necessaria una condivisione delle rappresentazioni e delle idee di tutti. È in
questo modo che tutti gli attori diventano protagonisti nel processo di progettazione
con la co-costruzione della lettura della situazione iniziale condivisa, la definizione
delle strategie e degli interventi da mettere in atto per raggiungere degli obiettivi
egualmente formulati con il consenso di ogni partecipante. Questo approccio rifiuta la
causalità lineare e la lettura “a priori” della situazione per favorire, invece, il
cambiamento negoziato, confrontato e concertato con i destinatari47.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
46!Lanzara,!G.!F.!Capacità#negativa,#p.!104!in!La#progettazione#luogo#di#cambiamento,#a!cura!di!D’Angella!F!e!Orsenigo!A.!
in!Animazione!sociale!1997.!Torino:!Gruppo!Abele!
47!Maida,!Serenella,!e!Alicia!Iglesias!(A!cura!di)!2014.!La#progettazione#dialogica#partecipata.#L’approccio#concertativo.#
Dispensa!a!supporto!del!modulo!Teorie!e!metodologie!dell’intervento!sociale.!Manno:!SUPSI!DEASS!
!
15!
!
L’aspetto di questo approccio che vorrei porre in evidenza è quello legato alla cocostruzione condivisa il quale implica un confronto, una collaborazione e una
cooperazione con gli altri. Gli operatori sociali non possono pensare di poter lavorare
da soli, in totale autonomia, come afferma la psicosociologa Franca Olivetti
Manoukian, “il lavoro sociale non può essere individuale (…) non può essere
realizzato in solitudine da un singolo operatore o da un singolo servizio (…) il lavoro
sociale si fa con altri per affrontare dei problemi: quindi si fa con chi ne è
direttamente portatore (…) e con chi a vario titolo può essere anche indirettamente
interessato48”. Lavorare con gli altri non è semplice, ci possono essere difficoltà di
comprensione o addirittura scontri di opinione; condividere è un processo complesso
che richiede energie e tempo. Si possono verificare separazioni e
compartimentazioni, ci possono essere simmetrie, conflitti e suddivisioni gerarchiche
rigide fra colleghi e/o fra servizi49. Questi sono tutti elementi che non favoriscono la
comunicazione e che possono essere fonte di disturbi sia sul piano del contenuto sia
della relazione comportando difficoltà, quindi, nell’intero processo di progettazione e
rischiando, dunque, di intaccare la presa a carico in generale di un servizio.
Una situazione è sempre composta da più di un solo soggetto per cui bisogna tener
conto del contesto in cui è inserito, delle persone significative, della rete secondaria,
… per questo motivo è fondamentale che nella progettazione siano presenti e attivi
tutti gli attori coinvolti, che i servizi lavorino insieme e che gli stessi utenti possano
dar voce in prima persona ai propri bisogni. È in questo modo che si può dar vita a
un progetto funzionale per lo specifico caso.
Per attuare una co-costruzione e una condivisione che abbia come fine la creazione
di una progettualità, è importante che avvenga un riconoscimento nel contesto
dell’esistenza di soggetti diversi50, di servizi esterni alla struttura o di figure
professionali interne che hanno dei ruoli e dei compiti precisi all’interno di un
progetto. Si prenda ad esempio concreto il progetto di un utente in comunità di
riabilitazione da una dipendenza: sarà seguito da un’équipe multidisciplinare, quindi,
da figure interne differenti fra loro così come anche da operatori esterni, siano essi
mandanti o altro. Se tutte queste persone fra loro non parlano, non si confrontano,
non co-costruiscono, il progetto perde funzionalità. Da ciò nasce l’esigenza che
ognuno si riposizioni e si riconosca all’interno di una visione più progettuale.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
48!
Olivetti! Manoukian,! Franca.! Re/immaginare# il# lavoro# sociale.# Riscoprirsi# soggetti# attivi.! 2005! Torino:! I! Geki! di!
Animazione!Sociale!
49!Camarlinghi,!Robert,!e!Francesco!D’Angella.!Perché#è#importante#lavorare#con#gli#altri?!In!Animazione!Sociale!2008.!
Torino:!Gruppo!Abele!
50! Olivetti! Manoukian,! Franca.! Per# una# nuova# progettualità# del# lavoro# sociale.# In! Animazione! Sociale! Gennaio! 2005.!
Torino:!Gruppo!Abele!
!
16!
!
5. Analisi di quanto emerso dalle interviste ai referenti settoriali
Nel presente capitolo darò spazio all’attuazione dell’analisi delle interviste
somministrate ai referenti settoriali del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo fra
maggio e giugno. Le domande sono state elaborate basandomi principalmente sulla
teoria e sulla documentazione analizzata nei mesi precedenti. Dopo la
somministrazione audioregistrata delle domande, è stata attuata la trascrizione
completa non integrale delle risposte per poi muovermi in un’analisi verticale51dei dati
con la tecnica dell’ipotesi di significato che prevede l’estrapolazione di “codici” dai
dati emersi durante le interviste (codifica dei dati)52.
Il capitolo è suddiviso in paragrafi ripartiti in base ai sotto-obiettivi presentati nel
capitolo 3.1 Metodologia del lavoro di tesi – Obiettivo di tesi. Per una maggior
comprensione sono stati prodotti degli schemi (Allegato 14) utilizzabili durante la
lettura.
5.1 Premesse della presa a carico individuale nel Centro Residenziale
Sintesi e analisi
Secondo la maggior parte degli intervistati, la potenzialità principale di un percorso
stazionario riguarda la protezione e la tutela che una struttura del genere può
offrire, in molti parlano, infatti, di “ambiente protetto” e “palestra” in cui sperimentarsi.
Due degli intervistati hanno messo l’accento sul “distacco dal territorio e
l’isolamento dall’habitat in cui si è sviluppata la dipendenza-patologia” (Allegato 9)
così come altri hanno evidenziato l’aspetto del vivere insieme e dell’intensità della
presa a carico, entrambi elementi che il neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin
considera come caratteristiche delle comunità terapeutiche53. Un percorso
stazionario, quindi, si attua in un ambiente protetto in cui avviene un susseguirsi di
fasi: da un iniziale periodo di chiusura e protezione, prima fase, si passa ai primi
contatti con l’esterno, seconda fase, fino alla terza fase che precede la dimissione in
cui s’intensificano i congedi e si prepara la persona al distacco dalla struttura54.
Entrando più nello specifico nel servizio offerto dalla struttura di Cagiallo, è emerso
che la maggior parte degli intervistati riconosce come una delle principali specificità
quella del lavoro occupazionale che, secondo uno dei referenti del settore
terapeutico, “occupa gran parte del tempo” (Allegato 9), così come poi c’è la
dimensione del gruppo intesa sia a livello formale con i gruppi gestiti dagli operatori
(gruppo parola, info-scuola, …), sia a livello informale. In entrambi i casi si può dire
che vi è una connotazione di gruppo come sostegno e confronto.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
51! L’analisi! verticale! prevede! una! riscrizione! delle! interviste! attorno! a! determinati! temi.! Dalle! lezioni! del! modulo!
Indagine#di#campo#e#ricerca#scientifica!a!cura!di!P.!Cavadini.!Anno!scolastico:!2014.!Manno:!DSAS!
52!Carey,!Malcom.!2013.!Op.#cit.,!p.!181!
!
53!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.!
54!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali.!
!
17!
!
Altri elementi che contraddistinguono la presa a carico residenziale di Ingrado sono il
colloquio e la relazione, intesi per molti come i principali mezzi di lavoro; il poco
coinvolgimento della famiglia nei percorsi e, infine, il carattere multidisciplinare
dell’équipe. Questi aspetti sono presentati nella parte seconda del libro di Maurizio
Coletti e Leopoldo Grosso55 come peculiarità di una comunità e, ad essi, gli autori
aggiungono l’accesso volontario alla struttura, un elemento presente anche a
Cagiallo.
Facendo un collegamento con la documentazione interna al servizio, basilari nel
progetto
di
presa
a
carico
sono
i
principi
della
“multidisciplinarietà”
e
dell’”individualità56”. Gli stessi referenti intervistati, infatti, dichiarano che vi sono
figure professionali differenti che operano in diversi settori ponendo al centro la
persona con le sue caratteristiche, ma pur sempre inserita in un contesto con altre
persone. Nuovamente emergono i principi caratteristici delle comunità in cui degli
individui accomunati da una problematica analoga attuano un percorso di questo tipo
volontariamente per cambiare la propria vita57.
Per quanto riguarda, invece, gli approcci teorici, questi ultimi sono relativi al tipo di
settore cui si fa riferimento. Gli infermieri fanno capo a una formazione infermieristica
psichiatrica, infatti, come già detto, in una comunità si opera anche tenendo conto
della diagnosi di arrivo della persona; l’ambito psicoterapeutico è, invece,
principalmente caratterizzato da un indirizzo cognitivo comportamentale secondo il
quale il comportamento disfunzionale può essere corretto e modificato con procedure
che agiscono a livello cognitivo, con l’apprendimento di nuove modalità di reazione58.
Infine, il colloquio motivazionale è l’approccio presente in più settori (educativo,
terapeutico e consultori); è uno degli approcci più usati nel settore delle dipendenze
in quanto funzionale nel guidare la persona al cambiamento.
Considerazioni
Partendo da questa prima analisi relativa alle premesse della presa a carico della
struttura presa in considerazione, penso sia subito possibile evidenziare un concetto
importante. Seppur nessuno degli intervistati consideri la struttura di Cagiallo quale
una comunità, concretamente, secondo anche i riferimenti teorici presi in
considerazione, il Centro Residenziale è considerabile una “Comunità ridefinita” in
relazione al concetto individuato da George De Leon e presentato da Maurizio Coletti
e Leopoldo Grosso59. Sono, infatti, emerse, sia dalle interviste che dai documenti
ufficiali, delle particolarità della struttura di Cagiallo che ne richiamano i principi.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
55!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.#
56!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!
57!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.
!
58!Bernieri,!Fabio.!2006.!Alcolismo.#Le#strade#per#uscirne.!Franco!Angeli:!Milano,!p.!81!
59!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!
!
18!
!
Come ho poi avuto modo di osservare in prima persona in qualità di stagiaire, gli
elementi presentati dagli intervistati sono effettivamente i più dominanti in un
contesto come quello di Cagiallo. Il colloquio è, infatti, la modalità principale con cui
si attuano gli interventi in gran parte dei settori. Il lavoro occupazionale e i congedi,
invece, sono due degli elementi chiave di un percorso di questo tipo: il primo si
riferisce propriamente al concetto di centro terapeutico riabilitativo che caratterizza la
struttura di Cagiallo, mentre i congedi sono i momenti in cui la persona realmente si
mette alla prova sperimentandosi all’esterno di un ambiente protetto.
5.2 Costruzione del progetto di presa a carico
Sintesi e analisi
Dalle risposte fornite dai vari intervistati, è possibile ricomporre la fase della
costruzione di un progetto di presa a carico unendo i differenti punti di vista settoriali.
Ricollegandomi alla documentazione interna al servizio nonché ai testi di riferimento
relativi all’argomento come quello di Leopoldo Grosso e Maurizio Coletti60,
l’ammissione a un percorso residenziale avviene per il tramite di enti esterni, nel
caso di Cagiallo, i consultori di Ingrado distribuiti sul territorio ticinese con i quali
avviene la “fase di contatto, motivazione e progettazione”61. Anche nell’intervista il
consulente afferma che il progetto è costruito con gli ospiti prima dell’ammissione a
Cagiallo con la modalità del colloquio basato su un approccio motivazionale; lo
strumento di questo primo passaggio è la “Scheda di segnalazione” (Allegato 2)
contenente “varie informazioni utili” (Allegato 10). Riallacciandomi all’approccio
motivazionale, la persona giunge al consultorio in una fase di precontemplazione in
cui non pensa ancora concretamente alla sua situazione come problematica per poi
passare alle fasi successive del modello degli stadi del cambiamento arrivando,
quindi, insieme al consulente a elaborare un progetto con la presa a carico più
adeguata per la sua situazione che può essere, per esempio, quella residenziale.
Basandomi, infatti, sempre sulla documentazione interna, è il consulente esterno che
deve “motivare la persona a fare il passo” (Allegato 10). In riferimento, invece, alla
teoria legata alla progettazione partecipata, questo momento legato ai consultori è
ricollegabile alla fase di ideazione della progettazione. Quando la persona giunge in
consultorio, dunque, ha inizio la costruzione del progetto insieme all’ospite e alle sue
persone significative; avviene una costruzione condivisa di significati che permette il
passaggio dall’ideazione all’attivazione. Da ciò la segnalazione alla struttura di
Cagiallo dopo la quale si attua un colloquio di conoscenza con un operatore del
servizio residenziale durante il quale si stabiliscono anche gli obiettivi di massima del
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
60!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!
61!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!Strategie#di#sviluppo:#Concetto#di#funzionamento#e#presa#a#
carico!
!
19!
!
programma terapeutico-riabilitativo62. Dalla documentazione interna non è specificato
chi sia l’operatore che attua tale colloquio, dall’intervista risulta essere l’assistente
sociale che espressamente riporta in una sua risposta: “valuto l’idoneità e la fattibilità
del percorso e mi confronto con il consulente che è il mandante del caso” (Allegato
10). In seguito, lo stesso operatore che si è occupato di questo primo incontro,
gestisce anche la comunicazione interna all’équipe e, quindi, fornisce ai colleghi le
informazioni sulla persona durante il momento di plenaria della riunione usando
anche la copia della “Scheda di segnalazione” (Allegato 2) lasciatagli dal consulente.
Prima dell’arrivo vero e proprio alla struttura stazionaria, c’è la fase della
disintossicazione fisica in cui entra in gioco, oltre alla componente motivazionale,
anche quella medico-sanitaria. Dalla clinica, infatti, la persona arriva con una
specifica farmacoterapia, infatti, il trattamento multimodale dell’alcolismo prevede
anche questo aspetto. Come espresso nell’intervista, può occuparsi del trasporto
della persona dalla clinica a Cagiallo anche l’operatore di laboratorio che presenterà
poi il regolamento e il timing settimanale. Analizzando i documenti interni, si parla di
colloquio d’ammissione anche una volta che la persona è disintossicata e inizia il
percorso a Cagiallo. È il momento dell’accoglienza in cui la persona viene vista
dall’infermiere di turno per la visita d’entrata, dall’operatore di laboratorio con cui
concorda l’inserimento e l’inizio delle attività lavorative, dall’assistente sociale con cui
vengono concordati gli obiettivi del progetto e dall’educatore che gli presenterà il
Regolamento, le attività del tempo libero e le condizioni per i congedi63.
Dall’ammissione della persona entro un mese, alcuni operatori riportano che avviene
la compilazione della scheda degli “Obiettivi del progetto individuale” (Allegato
1) che, come sostiene il referente laboratoriale, “serve soprattutto all’équipe per
capire come agire” (Allegato 10) e riporta gli obiettivi del percorso definiti insieme
all’ospite
stesso.
Entrando
nel
merito
degli
strumenti,
sia
per
l’ambito
occupazionale, sia per quello educativo, i mezzi usati dai vari settori “andrebbero
migliorati” (Allegato 10) e, inoltre, non sono usati per una raccolta regolare di
informazioni.
Per quanto concerne il settore terapeutico, per entrambi i referenti è emersa una
scarsa partecipazione attiva in questa fase, infatti, uno dei due referenti afferma: “gli
obiettivi vengono stabiliti fuori dal mio settore, io li riprendo e inizio a lavorarci con la
persona” (Allegato 10). La modalità messa in atto dai terapeuti risulta essere sempre
quella del colloquio, ma non emergono strumenti specifici.
Per quanto concerne l’ambito educativo, con l’uso della scheda “Situazione
all’entrata” (Allegato 3), gli educatori, durante i colloqui individuali, analizzano la
domanda dell’utente e le sue motivazioni per stabilire gli obiettivi settoriali.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
62!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali
63!Ibid.#
!
!
20!
!
Dalla risposta, invece, del referente laboratoriale, emerge che gli obiettivi vengono
definiti con l’utente dopo un primo periodo tramite la “Scheda degli obiettivi di
laboratorio” (Allegato 5) con la modalità del colloquio individuale.
In riferimento al settore infermieristico, invece, la loro partecipazione alla
costruzione del progetto risulta essere legata per lo più a ciò che concerne lo stato di
salute e i problemi fisici, uno di loro parla di una “modalità molto medica” (Allegato
10). La modalità, infatti, da loro usata in questa fase è relativa alle visite mediche e al
colloquio, inoltre, fanno uso di raccoglitori contenenti vari documenti e incarti medici.
La famiglia è attiva per lo più nella fase preliminare della costruzione del progetto, il
consulente, infatti, riporta che “il progetto si costruisce insieme all’utente e alla sua
rete” (Allegato 10). Successivamente i rapporti diminuiscono e, come sostengono
Grosso e Coletti, diventano di “carattere informativo e di relazioni informali”64.
Dalle interviste, per quel che riguarda la condivisione interna, emergono modalità
per lo più dialogiche come la riunione, i passaggi di consegna fra gli operatori in
cambio turno e il “quaderno”. Quest’ultimo è uno strumento di condivisione e
scambio di informazioni collocato nella ricezione della struttura “dove vengono
cronologicamente riferiti gli avvenimenti e le comunicazioni di interesse generale”65.
Curare la comunicazione interna in una comunità terapeutica è fondamentale in
quanto questo permette che l’équipe venga vissuta come entità competente e
omogenea capace di prendere decisioni, ma anche di farsi influenzare dal contributo
degli ospiti66.
Per quanto riguarda gli scambi con l’esterno, dalle risposte risulta che sia
principalmente il settore della consulenza sociale a mantenere gli scambi con i
consulenti esterni durante le sintesi, il momento privilegiato di scambio in cui si
definiscono tempi e modalità del progetto, si discute sugli obiettivi e li si
aggiornano67.
Per la fase della costruzione del progetto di presa a carico, sondando gli aspetti
critici è emerso che, in generale, vi sia una carenza di informazioni che risultano
essere poco condivise, un altro aspetto riguarda il coordinamento fra settori e la poca
chiarezza degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Le riunioni sono, invece, per alcuni un aspetto funzionale.
Come ipotesi di miglioramento è emersa soprattutto l’idea di introdurre una figura
che abbia come ruolo quello di responsabile interno di progetto, un case manager
(Allegato 10). Un operatore ha, invece, proposto di concentrarsi di più sugli obiettivi,
un altro ha presentato l’idea di reintrodurre un “momento di incontro e di
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
64!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!206!
65!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Comunicazione#interna!
66!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!
67!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali!
!
21!
!
aggiornamento fra i referenti settoriali di un progetto” (Allegato 10), una procedura
che in passato c’era e che è andata persa in quanto richiedeva tempo in più. Tale
riunione prevedeva l’incontro fra i riferimenti settoriali dell’ospite che discutevano il
caso confrontandosi a vicenda e aggiornando gli obiettivi per ogni ambito (Allegato
668).
Considerazioni
Come presentato nei paragrafi precedenti, la presa a carico di un ospite inserito al
Centro Residenziale inizia prima del suo arrivo a Cagiallo. Ritengo che la fase legata
ai consultori sia fondamentale in un percorso di questo tipo, è in questa tappa che si
sonda la motivazione della persona, si co-costruiscono significati comuni e si
ridefinisce la situazione ponendo le basi per un progetto e individuando i macroobiettivi dello stesso. Lo strumento usato in questa tappa è la “Scheda di
Segnalazione” (Allegato 2) che permette una raccolta di dati concernenti la persona.
Nella prima parte si richiamano le informazioni anagrafiche, la situazione abitativa,
scolastica, lavorativa e finanziaria. In seguito si cerca di ricostruire il percorso della
persona con i precedenti contatti con altri servizi e verificando se vi siano stati altri
ricoveri o collocamenti. C’è poi una parte riguardante l’individuazione delle capacità
di autogestione e di relazione dell’individuo per passare poi a tutto quello che
riguarda il consumo di sostanze e le relative conseguenze. La sezione di questa
scheda che ritengo sia la più utile per un progetto futuro a Cagiallo è quella che si
riferisce agli obiettivi terapeutici-riabilitativi cui vengono lasciate solo tre righe e che,
fra le varie cose, avendo avuto la possibilità di vedere delle “Schede di segnalazione”
compilate, non sempre viene definita. In generale penso che come strumento di
raccolta dati sia utile se usato correttamente e se venga data la stessa importanza a
ogni sua parte. Affermo ciò in quanto è con questo strumento che avviene la
presentazione della persona all’assistente sociale che successivamente ripresenta
all’équipe stessa.
In relazione alla presentazione del futuro ospite all’équipe, penso che questo sia un
momento molto importante della progettazione in quanto permette allo staff di crearsi
delle idee e delle aspettative. La presentazione avviene con l’uso della stessa
“Scheda di segnalazione” (Allegato 2) e di appunti presi dall’assistente sociale, è,
infatti, più ricca e fornisce maggiori informazioni. L’unico aspetto più critico legato a
questo momento, secondo me, è riferibile al fatto che non sempre si ha molto tempo
a disposizione per portare delle domande di riflessione. Un altro appunto è legato al
collocamento di tali schede che non sempre sono facili da reperire e, quindi,
riconsultare.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
68!In!allegato!è!possibile!trovare!una!copia!di!una!“Scheda!di!sintesi”,!un!documento!redatto!durante!gli!incontri!fra!i!
referenti!del!progetto!di!un!determinato!ospite.!La!copia!mi!è!stata!fornita!da!uno!dei!due!terapeuti!intervistati!ed!è!un!
esempio!con!dati!fittizi.!
!
22!
!
Riferendomi, invece, alla costruzione del progetto di presa a carico all’interno della
struttura di Cagiallo, la modalità usata è quella del colloquio in cui si mette in atto un
approccio dialogico-partecipato che risulta altamente funzionale in quanto realmente
viene valorizzata la centralità dell’ospite e il suo punto di vista. L’aspetto critico
riguarda però lo strumento usato, la scheda degli “Obiettivi del progetto individuale”
(Allegato 1). Questo strumento presenta una prima colonna verticale riportante dei
potenziali ambiti problematici, segue la colonna relativa alla motivazione, poi quella
riguardante i potenziali ambiti di obiettivo e, infine, la priorità. Anche visivamente
penso sia possibile rilevare l’ambiguità della struttura stessa del documento che
potrebbe essere soggetto a numerose interpretazioni. Anche in relazione a esso mi è
capitato di confrontare delle schede compilate da differenti operatori che la
intendevano in maniera quasi opposta. Prendendo, ad esempio, la colonna
“Potenziali ambiti di obiettivo” vi era chi esplicitava in maniera chiara l’obiettivo da
raggiungere e altri che, invece, descrivevano il “Potenziale ambito problematico”.
Questa scheda, in realtà, dovrebbe riportare in sé il progetto generale della persona
inserita nel Centro, potrebbe essere considerata l’equivalente dello PSI (Piano di
sviluppo individualizzato). Sulla base di ciò ritengo che la sua utilità dovrebbe essere
basilare, è ciò che permette di capire come si sta lavorando, in quale direzione si
vuole o si dovrebbe andare. Se fosse possibile, sarebbe funzionale che venisse
rivisto nella forma e nel significato.
Oltre a questo documento legato alla progettazione, vi sono altre due tipologie di
schede in questa fase: per l’ambito laboratoriale c’è la “Scheda degli obiettivi di
laboratorio” (Allegato 5), mentre per il settore educativo c’è la scheda “Situazione
all’entrata” (Allegato 3). Entrambi gli strumenti sono usati con la modalità del
colloquio sulla base dell’approccio dialogico-partecipato. Confrontandoli entrambi
hanno dei punti forti e degli aspetti più critici. La “Scheda degli obiettivi di laboratorio”
(Allegato 5) presenta una serie di livelli (comportamentale, relazionale e di
mantenimento-sviluppo di competenze pratiche e cognitive) che si declinano in
sottopunti verso cui si deve esprimere il raggiungimento o meno dell’obiettivo per il
quale viene lasciata una sola riga. Sicuramente si può dire che la compilazione di
una scheda di questo tipo sia semplice e veloce, ma il risultato non riesce a essere
efficace. Non viene lasciato lo spazio per esplicitare l’obiettivo in modo chiaro e
completo, inoltre non si possono specificare i mezzi e le risorse per raggiungerlo. Per
quel che riguarda, invece, la scheda degli educatori “Situazione all’entrata” (Allegato
3), anche per essa ritengo presente come aspetto poco funzionale il fatto che lasci
poco spazio per descrivere o porre delle osservazioni più approfondite anche se, nel
contempo, viene lasciato più spazio agli obiettivi con una specificazione anche dei
mezzi per raggiungerli.
!
23!
!
Per entrambi questi strumenti potrebbe essere utile una revisione e una modifica
della struttura e del senso, infatti, anche dalle interviste risulta che “andrebbero
migliorati” (Allegato 10) e che sono “macchinosi e quasi squalificanti” (Allegato 11).
Un altro aspetto interessante per ciò che riguarda questa fase è legato al progetto
interno ai settori. Anche tramite l’uso di questi strumenti, dalle interviste, sembra che
ogni settore attui una costruzione degli obiettivi interna al proprio ambito di
intervento, ma emerge poi che un aspetto critico è proprio il coordinamento fra settori
e la poca chiarezza degli obiettivi. Penso, quindi, rifacendomi proprio ai concetti della
progettazione partecipata, che sicuramente è importante discutere e costruire
insieme all’ospite gli obiettivi, ma ritengo sia altrettanto indispensabile che poi
vengano presentati e ridiscussi anche con l’intera équipe. Questo, infatti, favorisce
l’unione interna, ma anche la coerenza stessa di azione: se i colleghi sanno su cosa
si sta lavorando con una determinata persona, agiranno senza squalificare gli
interventi precedenti.
Vorrei inoltre esprimere il mio punto di vista in merito allo strumento di scambio di
informazioni che a Cagiallo è chiamato “quaderno” e che, per altri, può essere
considerato come una sorta di diario di bordo. Questo strumento è usato tutti i giorni
da ogni operatore che, in base al proprio punto di vista, annota quelle che per lui
sono osservazioni pertinenti e utili. L’uso prevede che si scriva il nome dell’ospite e di
fianco la nota. Non vi è un’annotazione tutti i giorni di tutti gli ospiti, si scrive di quegli
utenti su cui si ha da dire qualcosa. L’aspetto positivo è che è uno strumento
immediato per far circolare le informazioni in quanto non si deve aspettare la riunione
settimanale, ma il rischio è che i dati si smarriscano. Infatti, le annotazioni, che delle
volte sono anche delle decisioni di intervento piuttosto che delle richieste di consigli
su come agire, non vengono più riportare da nessuna parte, rimangono in quel
quaderno e delle volte ce ne si dimentica.
Un’ultima riflessione relativa la costruzione del progetto di presa a carico riguarda la
famiglia e il suo poco coinvolgimento nella costruzione del progetto di presa a carico
all’interno del Centro Residenziale come risulta dalle risposte degli intervistati. A
parer mio ritengo che questo aspetto necessariamente abbia una forte influenza su
tutto il percorso dell’ospite. Se non si integra la famiglia, piuttosto che le persone
significative, di una persona attraverso momenti privilegiati come possono essere dei
colloqui in cui si attuano tecniche come la teoria della narrazione che permette la
riformulazione di una situazione integrando tutti i punti di vista69, il lavoro attuato
rimarrà in parte carente in quanto mancherà questo punto di vista e la stessa
persona si ritroverà poi a confrontarsi con qualcosa che non ha fatto pienamente
parte del suo percorso.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
69!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Colloquio#educativo!a!cura!di!S.!Maida.!Anno!scolastico!2014.!Manno:!DSAS!
!
24!
!
5.3 Gestione del progetto di presa a carico all’interno e all’esterno del Centro
Residenziale
Sintesi e analisi
La gestione del progetto di presa a carico fa riferimento alla fase della realizzazione
del progetto, per cui l’attuazione vera e propria degli interventi in base a ciò che è
stato individuato nel processo di negoziazione con l’utente avvenuto
precedentemente con i colloqui prima in consultorio, poi con i vari riferimenti settoriali
all’interno del Centro Residenziale. Nel manuale di qualità è riportato il concetto di
interdisciplinarietà per cui nella struttura di Cagiallo si opera secondo settori
dialoganti fra loro in modo da affrontare la malattia nella sua globalità. All’interno
della struttura di Cagiallo, la gestione del progetto di presa a carico individuale
cambia da settore a settore.
Per quel che riguarda il settore infermieristico, vi è un richiamo al trattamento
farmacologico legato a un’assistenza infermieristica in cui tale figura risulta essere
versatile in quanto “consente interventi flessibili sia di tipo sanitario che relazionale
ed educativo”70, dalle interviste questo aspetto emerge in modo esplicito in quanto
uno dei referenti riporta che “c’è la relazione, c’è l’ascolto” (Allegato 11). Gli strumenti
sono i raccoglitori e gli incarti medici.
Per il settore occupazionale, l’approccio messo in atto è quello motivazionale e la
modalità è quella del colloquio individuale. Tale settore, come riportato nella
documentazione interna, si occupa dell’inserimento all’interno dei vari laboratori degli
utenti in modo tale che ricomincino a rispondere a tempi, ritmi, orari e compiti così
che “si costringa la persona ad abituarsi o a riabituarsi allo svolgimento delle attività
quotidiane, a rimettere in piedi un rapporto con lo sforzo e la fatica (…)”71. Lo
strumento usato dagli operatori di laboratorio è la “Scheda degli obiettivi di
laboratorio” (Allegato 5).
L’ambito educativo, come riportato nei documenti interni, si occupa di tutto quel che
riguarda le risorse socio-relazionali della persona, dell’organizzazione dei suoi
congedi e del suo tempo libero. In questo settore è dominante l’approccio
motivazionale e la modalità del colloquio individuale il cui obiettivo è “di accogliere e
far elaborare il portato emotivo specifico, contribuire a una verifica del percorso, far
superare difficoltà specifiche”72. Come emerge dalle interviste, lo strumento degli
educatori è la scheda “Obbiettivi e decorso” (Allegato 4).
Per il settore terapeutico, l’approccio messo in atto è per lo più quello motivazionale
con un richiamo anche alla terapia cognitivo comportamentale. I terapeuti, infatti, nei
colloqui individuali con gli utenti usano strategie come l’analisi delle competenze
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
70!Allamani,!Allaman,!Daniela!Orlandini,!Gabriele!Bardazzi,!Andrea!Quartini,!e!Antonio!Morettini.!2000.!Op.#cit.,!p.!389.!
71!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!199!
72!Ibid.,!p.!188!
!
25!
!
sociali, il problem solving e il self control per agire e modificare il comportamento
disagevole legato all’abuso alcolico73. Per questo settore non risultano esserci degli
strumenti specifici.
Sulla base di quanto riporta il referente del settore della consulenza sociale,
quest’ambito è caratterizzato principalmente dal mantenere i contatti con l’esterno
tramite le sintesi piuttosto che attivando altri servizi della rete in riferimento alla
situazione di ogni singolo ospite. Lo stesso rappresentante dei consultori
nell’intervista specifica che la gestione del progetto di presa a carico avviene con “la
sintesi mensile dove avviene la condivisione del percorso con l’utente e l’operatore di
Cagiallo” (Allegato 11). Con l’utente la presa a carico da parte dell’assistente sociale
avviene con la modalità del colloquio.
In relazione alla condivisione di eventi significativi, dalle interviste è emerso che
quando accade qualcosa, secondo quattro referenti su otto c’è una segnalazione di
tutto all’équipe interna, secondo gli altri, invece, dipende dalla situazione e/o dalla
pertinenza/utilità dell’informazione. Le modalità principali con le quali avviene la
trasmissione delle informazioni utili per la gestione del progetto di presa a carico
risultano ancora essere le riunioni, mentre come strumento si può individuare il
“quaderno”. Anche nella documentazione interna è specificato che tutte le figure e i
settori professionali coinvolti devono aggiornare costantemente il loro intervento in
sinergia e in complementarietà tra di loro rimandando ai momenti strutturati e ufficiali
in cui avviene la comunicazione, appunto le riunioni o le sintesi74.
Per questo passaggio della gestione della presa a carico all’interno e all’esterno del
Centro Residenziale, quali aspetti positivi sono stati evidenziati la
multidisciplinarietà dell’équipe, la strutturazione delle riunioni e il colloquio.
Sondando, invece, i punti critici, secondo gli intervistati, vi sono: gli obiettivi “un po’
illusori” (Allegato 11) dovuti alla mancanza di attenzione alle risorse e ai limiti della
persona; il mancato riconoscimento dei ruoli nella multidisciplinarietà stessa cui si
lega la complicata coabitazione di ruoli differenti e la difficoltà nel cogliere l’operato
dei colleghi, e infine vari problemi legati alla “gestione della trasmissione di
informazioni in un’équipe multidisciplinare che non si incontra spesso” (Allegato 11).
Come ipotesi di miglioramento, secondo uno dei referenti del settore
infermieristico, si dovrebbe evidenziare lo stato emotivo e le priorità del paziente
ponendolo maggiormente in una posizione centrale nella progettazione; dal punto di
vista del settore occupazionale ed educativo bisognerebbe invece attuare un lavoro
sull’équipe per creare più coesione e per migliorare la comunicazione all’interno dei
settori e fra di essi, fra le ipotesi viene ricordata la riunione fra i referenti settoriali di
un progetto che venivano fatte in passate. Secondo l’assistente sociale e uno dei
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
73!Beck,!Judith!S.!2011.!Op.#cit.!
74!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#Residenziali.!
!
26!
!
referenti del settore terapeutico, introdurre la figura di un responsabile di progetto, un
coordinatore, potrebbe migliorare la situazione. Infine, le altre ipotesi di
miglioramento vertevano sull’aumentare le tempistiche della riunione piuttosto che
migliorare la comunicazione e la condivisione.
Considerazioni
Per quanto concerne la gestione del progetto di presa a carico, è emerso un aspetto
dalle interviste che reputo basilare nel lavoro sociale: la relazione e l’ascolto. Questi
due elementi sembrano essere caratteristici di ogni settore e, da quanto io stessa ho
potuto vedere, confermo quanto riportato nelle interviste. Ritengo sia importante, per
qualunque professione del sociale, mantenere sempre viva la relazione che è fatta di
ascolto, empatia e accettazione incondizionata dell’altro. Da questa base poi, ogni
settore dispiega il proprio operato: ogni ruolo ha degli specifici compiti e delle
responsabilità, è quindi funzionale, anche in vista dell’approccio bio-psico-sociale
vigente, che vi sia una multidisciplinarietà della presa a carico con una visione
multimodale dell’alcolismo stesso. È però emerso come aspetto critico legato a ciò
che sembra esservi un mancato riconoscimento dei ruoli che porta a una convivenza
difficoltosa fra operatori da ciò la proposta di un miglioramento dell’équipe stessa. In
effetti, sia da quanto riportato nelle interviste che da quello che ho potuto vedere, non
sempre è facile vivere in un’équipe numerosa ed eterogenea come quella di Cagiallo.
Penso che sia fondamentale anche in questo caso che si apra la discussione su
questo aspetto, magari anche tramite la modalità della supervisione, così che si
possano affrontare le problematiche interne in modo che non ricadano sull’utenza.
L’approccio partecipato, infatti, prevede la collaborazione e la condivisione in équipe,
se questo manca, va a cadere il principio stesso del lavoro in équipe e della presa a
carico multidisciplinare e multimodale.
Ritornando invece alla gestione del progetto all’interno di ogni settore, come si è
visto, vi è sempre la modalità del colloquio con l’approccio dialogico-partecipato. Per
quanto riguarda gli strumenti, per l’ambito occupazionale c’è sempre la “Scheda
degli obiettivi di laboratorio” (Allegato 5) di cui ho parlato nel paragrafo precedente,
mentre per il settore educativo vi è la scheda “Obbiettivi e decorso” (Allegato 4) che è
quasi uguale allo strumento usato nella costruzione del progetto (“Situazione
all’entrata” – Allegato 3), ma presenta una spazio maggiore per scrivere. L’aspetto
positivo, quindi, è che si possono approfondire maggiormente le osservazioni
piuttosto che gli obiettivi e i mezzi. L’unico appunto che vorrei portare riguarda la
colonna relativa le osservazioni (oss1/oss2/oss3) la cui compilazione non è evidente
in quanto non è chiaro se vada riportata la data dell’osservazione o l’osservazione
stessa.
Infine, l’ultima riflessione che porto riguarda proprio gli aspetti critici emersi dalle
interviste, vi è stato chi ha parlato di “obiettivi illusori” (Allegato 11) e di gestione della
!
27!
!
trasmissione delle informazioni non funzionale. Penso che questi punti possano
ricollegarsi a una carenza nella fase precedente della progettazione, quella della
negoziazione in équipe così come anche quella della progettazione vera e propria
poiché gli strumenti stessi che vengono usati non sono pienamente funzionali né per
tenere memoria né per creare significati condivisi.
5.4 Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti (utenti,
rete primaria, rete secondaria)
Sintesi e analisi
Il coordinamento di per sé non è una fase specifica della progettazione, ma è il
processo che permette la condivisione, la collaborazione, il confronto e
l’aggiornamento durante tutta la progettazione. Nella progettazione dialogicapartecipata è previsto che ogni attore coinvolto sia attivo e partecipe. Dalle interviste
sembra che con gli ospiti questo aspetto venga mantenuto durante i colloqui nei
vari settori piuttosto che nelle sintesi, mentre la famiglia, è emerso che, anche per
quanto riguarda il coordinamento, è poco coinvolta, se non nell’ambito della
consulenza sociale con i quali c’è maggiore scambio.
Per quanto riguarda, invece, l’équipe, il coordinamento avviene, secondo quasi tutti
gli intervistati, con la modalità dialogica delle riunioni d’équipe. Altri hanno aggiunto,
come ulteriori momenti di scambio, il passaggio di consegna fra operatori in turno e i
momenti di condivisione informale “in corridoio” (Allegato 12). Come strumento, per
cinque degli intervistati, risulta esserci principalmente il “quaderno” che, anche
ufficialmente, è riconosciuto come mezzo in cui vengono registrate le quotidiane
comunicazioni di aggiornamento. In relazione all’approccio dialogico-partecipato, il
coordinamento è possibile se vi è la costruzione di un significato comune al
problema, ovvero che venga raggiunto “un accordo anche parziale sui significati”75.
La riunione è la modalità con cui gli operatori interni alla struttura di Cagiallo
dovrebbero arrivare a individuare significati comuni per poi far sì che l’operatore del
Centro che parteciperà alla sintesi possa condividere quanto accordato in
precedenza in équipe con il consulente esterno in presenza anche dell’utente. Le
sintesi sono, infatti, un altro momento di coordinamento e di condivisione; il referente
del settore consultori le considera come “luogo eletto per la condivisione” (Allegato
12). Da ciò, secondo lui, l’importanza di una piena messa in comune precedente a
questo momento.
Per quanto riguarda la fase del coordinamento del progetto di presa a carico, dalle
interviste non sono emersi molti aspetti positivi, secondo uno dei referenti del
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
75!D’Angella,!Francesco,!e!Angelo!Orsenigo.!Tre#approcci#alla#progettazione,#p.!62!in!La#progettazione#luogo#di#
cambiamento,#a!cura!di!D’Angella!F.!e!Orsenigo!A.!in!Animazione!sociale!1997.!Torino:!Gruppo!Abele!
!
28!
!
settore terapeutico “tutto funziona per quel po’ che serve” (Allegato 12), per alcuni
funzionali sono il colloquio e il coordinamento con la rete esterna.
Gli aspetti critici presentati, invece, riguardano vari elementi in base al settore.
Secondo i referenti dell’ambito infermieristico, del settore occupazionale, di quello
educativo e della consulenza sociale, un punto critico riguarda in generale la
separazione all’interno dell’équipe; qualcuno ha parlato di “compartimenti stagni”
(Allegato 12), divisione nella progettazione, presa a carico da parte di settori, ma non
di un Centro. Secondo altri intervistati, un aspetto critico riguarda la gestione delle
informazioni, l’aspetto più comunicativo, mentre secondo uno dei referenti dell’ambito
terapeutico “più che coordinamento, c’è un aggiustamento” (Allegato 12).
Le ipotesi di miglioramento presentate riguardano sempre un lavoro sull’équipe, la
condivisione di aspetti utili per il progetto degli utenti e, infiene, il parlare in équipe
per capire e trovare delle soluzioni insieme. Tra le idee proposte da parte del settore
della consulenza sociale e da uno dei referenti dell’ambito terapeutico ritorna ancora
quella del coordinatore di progetto. Infine, secondo l’altro referente del settore
terapeutico, bisognerebbe anche in questo caso aumentare il tempo perché “non c’è
quasi mai modo di coordinarsi tutti insieme” (Allegato 12).
Considerazioni
Dal mio punto di vista, il coordinamento per quel che riguarda un progetto di presa a
carico è uno degli aspetti basilari. Sulla base di quanto studiato finora e di quanto
potuto osservare nella pratica, senza di esso difficilmente un progetto avrà una piena
funzionalità. Il coordinamento, insieme alla condivisione, è ciò che permette a
un’équipe di essere vista come entità unità e non come somma di singoli
componenti, è l’elemento che permette di attuare interventi coerenti con quanto si
vuole raggiungere e con quanto viene fatto dagli altri operatori. Da quanto emerso
dalle interviste e in base anche a quello che è possibile individuare nella
documentazione interna, tale processo, nel Centro Residenziale di Cagiallo,
dovrebbe aver luogo principalmente nelle riunioni durante le quali si discute, ci si
confronta e si aggiorna l’intervento. La riflessione che mi sorge però è legata a uno
degli aspetti critici riportati nelle interviste, alcuni parlano di funzionamento a
“compartimenti stagni” (Allegato 12) piuttosto che presa a carico da parte di settori e
non di un Centro. Ciò dimostra che non sembra esservi molta coesione all’interno
dell’équipe, ma che piuttosto si tenda a lavorare riferendosi al proprio settore.
Provando a immaginare dei motivi legati a questa situazione, penso che questa
separazione possa essere legata al fatto che non vi è concretamente nulla, nessuno
strumento, che faccia da collante. Durante le riunioni c’è dialogo, le decisioni si
prendono insieme, ma non vengono riportate su nessun documento legato alla
progettazione, vengono annotate sul verbale che poi, dopo un certo periodo, viene
archiviato e le indicazioni presenti in esso vanno perse. Questa “perdita di
!
29!
!
informazioni” potrebbe essere letta come un dare poca importanza al momento
della riunione, quindi, al confronto degli operatori che, di conseguenza, perdono lo
stimolo per aprirsi agli altri settori confinandosi nel proprio. Un altro motivo, invece,
potrebbe essere legato al fatto che nelle fasi precedenti della progettazione non
avviene una piena condivisione e costruzione dei significati: vengono comunicati
all’équipe gli obiettivi prefissati nel colloquio di ammissione e poi ogni settore sembra
ricavarne dei propri obiettivi specifici settoriali con l’utente senza però diffondere
pienamente le informazioni e confrontarsi con i colleghi. Da ciò potrebbe derivare la
divisione a compartimenti.
Un altro appunto che vorrei portare riguarda lo strumento che gli intervistati
considerano legato a questo momento del coordinamento: il “quaderno”. In effetti,
esso è lo strumento adibito a questa funzione, ma, come già detto nelle
considerazioni legate alla “Costruzione del progetto di presa a carico”, il fatto che vi
vengano annotate tutte le informazioni legate a tutti gli ospiti, può creare confusione
e comportare il rischio di perdere dati preziosi per l’operato.
Per quanto riguarda, invece, il coordinamento del progetto con l’utenza, come
emerge da più fronti, l’approccio usato è sempre quello dialogico-partecipato con la
modalità del colloquio individuale e, finora, penso sia un aspetto il quale non si può
che connotare in maniera positiva.
Il coordinamento con la rete esterna, quindi il consulente, come detto avviene
durante le sintesi mensili e, anche nei suoi riguardi, sembra avvenga in maniera
funzionale. La stessa équipe viene aggiornata con il rapporto steso dall’operatore di
Cagiallo che riporta quanto avvenuto nell’incontro. L’unica annotazione che vorrei
mettere in luce riguarda il coordinamento che precede la sintesi. Non sempre c’è un
pieno confronto e lo stesso assistente sociale ha riportato nelle sue risposte che vi è
una carenza di informazioni. Questo si ricollega a quanto scritto poco prima: è
importante che vi sia questa condivisione in équipe, soprattutto prima delle sintesi,
così che l’operatore di Cagiallo possa essere realmente rappresentate e portavoce
del pensiero dell’intera équipe.
5.5 Valutazione del progetto di presa a carico individuale
Sintesi e analisi
La valutazione in itinere è quel processo nella progettazione che permette di
attuare dei bilanci intermedi, di apportare modifiche nel percorso e/o di ridefinire gli
obiettivi attualizzandoli. Propriamente essa “accompagna l’intervento stesso (…)
andando ad analizzare le eventuali correzioni da apportare”76. Di questa tappa della
progettazione non si parla in maniera diretta nella documentazione ufficiale interna
alla struttura, vi sono dei riferimenti all’aggiornamento del progetto all’interno dei vari
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
76!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!Op.#cit.,!p.!51!
!
30!
!
settori con l’ospite tramite i colloqui, modalità di cui parlano anche gli intervistati
per questa fase, mentre, in più riprese, viene definito che è nelle sintesi mensili,
quindi con un operatore di Cagiallo, il consulente collocante e l’utente, che viene
valutato l’andamento del progetto di presa a carico e vengono fatte le eventuali
correzioni. Secondo il settore della consulenza sociale, infatti, le sintesi sono da
intendersi “come momento ufficiale per questo tipo di valutazione” (Allegato 13).
Con l’équipe il luogo principale di valutazione è la riunione, più nello specifico è
la seconda fase della sottoéquipe in cui viene attuato un confronto dialogicopartecipato durante il quale si discute sull’andamento del progetto di ogni singolo
ospite. Secondo però sia il settore occupazionale sia quello educativo non c’è una
valutazione in itinere, “ogni tanto questa cosa si perde” (Allegato 13).
La valutazione finale, sia come riportato nel manuale di qualità sia dalla
maggioranza degli intervistati, è attuata durante la sintesi finale in cui si analizza il
raggiungimento degli obiettivi e si fissa la data di dimissione. Essa avviene, dunque,
al termine del percorso dell’ospite. All’opposto, due referenti sostengono che non vi
sia questo momento. La verifica finale “pone in gioco la dimensione di chiusura del
progetto (…), la chiusura non può mai essere data in quanto l’educazione è un
processo infinito (…)”77. Sulla base di ciò, infatti, è possibile affermare che l’ospite
stesso, una volta uscito dalla struttura di Cagiallo, sarà sempre seguito a livello
ambulatoriale dal consulente che l’ha segnalato al Centro Residenziale e che ha
mantenuto i legami tramite le sintesi.
Lo strumento legato a questa fase della progettazione, come riportato dai terapeuti
intervistati, è il “Rapporto di dimissione”, ovvero “un feedback del settore psicologicopsicoterapeutico che permette di riassumere il percorso, trasmettere delle
informazioni con una valutazione un po’ globale del percorso stesso” (Allegato 13).
Sondando gli aspetti positivi, gli unici a sostenere che questo aspetto funziona al
meglio sono il settore occupazionale e uno dei due referenti terapeutici.
Per quanto concerne gli aspetti più critici, secondo uno degli infermieri manca
comunicazione e organizzazione, secondo l’altro sono carenti le informazioni
dall’esterno. Dal punto di vista del settore educativo la fase della valutazione e della
messa in comune manca, mentre secondo l’altro referente dell’ambito terapeutico il
passaggio è molto sintetico.
Il settore della consulenza sociale e, inizialmente, anche quello dei consulenti esterni
si sono concentrati di più sul progetto sostenendo che l’aspetto critico sia la difficoltà
nel far collimare tutti gli aspetti più legati ai servizi e alle risorse esterne sul territorio.
Il referente dei consultori ha poi parlato della “comunicazione fra i vari settori che è
un aspetto fondamentale che talvolta può dare problemi” (Allegato 13).
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
77!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!Op.#cit.,!p.!51#
!
31!
!
Quali ipotesi di miglioramento, secondo uno dei referenti dell’ambito infermieristico
sarebbe utile se ci fosse qualcosa che agevolasse il coinvolgimento di tutte le figure
professionali; dal punto di vista del settore educativo, invece, bisognerebbe iniziare
ad attuare la valutazione per capire dove il Centro Residenziale voglia andare e
anche per creare più coesione di gruppo. Secondo uno dei referenti del settore
terapeutico, invece, bisognerebbe che fosse fatta maggiormente in divenire.
L’assistente sociale, invece, sostiene che più che modificare qualcosa, vi siano degli
aspetti personali che entrano in gioco, mentre secondo il consulente esterno
potrebbe essere funzionale la presenza di un case manager del progetto.
Considerazioni
Per quel che riguarda la valutazione in itinere di un progetto di presa a carico, come
riportato dagli intervistati, con gli ospiti avviene tramite la modalità del colloquio
individuale. Aggiungerei che, benché non emerga nessuno strumento specifico, in
realtà, gli strumenti presentati precedentemente riportano degli spazi per annotare
delle osservazioni periodiche, quindi, considerabili delle valutazioni nel corso del
percorso. Quanto risulta dai colloqui individuali, in base a quello che ho avuto modo
di osservare, viene riportato in équipe durante le riunioni. Esse, quindi, diventano il
luogo della valutazione in itinere, in particolare, come già detto, nella seconda parte,
la sottoéquipe. Il fatto che alcuni degli intervistati abbiano riportato che questa fase
della progettazione non sia molto presente, potrebbe essere legata al fatto che, a
livello orale viene attuata, ma, dal punto di vista documentale, le annotazioni
vengono riportate solo su verbale che poi, dopo un certo periodo, viene appunto
archiviato e, quindi, le informazioni vanno perse. Alla discussione in questo momento
della riunione, inoltre, viene dato concretamente poco tempo: si discute in merito a
dodici ospiti circa nel tempo di un’ora, massimo un’ora e mezza. Essendomi trovata
io stessa in quella situazione, si sente la pressione del tempo e si tende a parlare
molto velocemente di quegli ospiti che richiedono meno attenzioni per concentrarsi di
più sugli altri. In questo modo però si trascurano momenti preziosi di progettazione e
si è costretti a dover scegliere su quale utente parlare o meno.
La sintesi mensile è, invece, considerata quasi all’unisono il momento prediletto per
questa tappa della progettazione, ma, anche qui, richiamo la riflessione che già
avevo esposto relativa l’importanza della condivisione prima della sintesi.
Per quel che concerne, invece, la verifica finale, ritengo sicuramente positivo e
indispensabile che avvenga nell’ultima sintesi che precede la dimissione dell’ospite,
ma, nel contempo, penso sia fondamentale che abbia luogo anche all’interno
dell’équipe. Come riportato dagli operatori intervistati così come da quello che ho
potuto osservare in prima persona, tale momento non avviene, l’ospite esce dalla
struttura e difficilmente si parla ancora del suo percorso. Considero, invece, che sia
importante che l’équipe abbia un momento in cui possa riflettere su quello che è
!
32!
!
successo, sulle modalità e gli interventi adottati in modo che ci si possa rendere
conto di ciò che è stato funzionale o meno, quindi, permetterebbe la crescita nonché
una valorizzazione stessa del lavoro svolto.
6. Conclusioni
6.1 Risultati del lavoro
L’obiettivo del presente lavoro era quello di analizzare le procedure di presa a carico
dei vari settori di intervento del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo con la finalità
di ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico
individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Con l’analisi sviluppata nelle pagine
precedenti ho avuto modo di raggiungere i vari sotto-obiettivi che mi ero posta
all’inizio dell’intero percorso svolto in questi mesi arrivando a individuare che il
principale approccio messo in atto è quello dialogico-partecipato, il quale
presuppone una co-costruzione di significati condivisi e la partecipazione attiva di
tutti gli attori coinvolti. La modalità principale in cui quest’ultimo viene concretizzato
nei confronti dell’utenza è quella del colloquio che, in base alla fase della
progettazione, può essere di consulenza, progettazione o valutazione. Per quanto
concerne l’équipe, invece, è risultata come principale modalità quella della riunione
o della sintesi per quel che riguarda la rete esterna. Colloquio, riunione e sintesi
risultano avere una connotazione positiva per gran parte dei referenti intervistati,
sono delle modalità funzionali che permettono di mettere in atto i principi della
progettazione dialogica-partecipata in quanto favoriscono il confronto e la
discussione fra più individui. Un altro aspetto positivo della presa a carico settoriale
attuata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo è risultata essere anche la
multidisciplinarietà, quindi la presenza di più e differenti figure all’interno
dell’équipe operativa. Questa caratteristica è ciò che permette alla struttura di
occuparsi dell’alcolismo in tutte le sue sfere favorendo un approccio multimodale in
un’ottica bio-psico-sociale.
Rileggendo quanto ho potuto analizzare con questo lavoro, penso di poter affermare
che vi siano certamente degli aspetti positivi così come altri che, invece, potrebbero
essere migliorati. Sulla base di ciò, in relazione anche alla seconda parte del mio
obiettivo di tesi, ho cercato di ipotizzare delle modalità operative per l’elaborazione di
progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e con l’utenza. Una delle
idee che quasi tutti gli intervistati in più e differenti momenti hanno portato è quella di
un case manager, un responsabile di progetto interno che si occupi di gestire le
informazioni relative una determinata persona in relazione a tutti i settori. È
sicuramente una proposta, secondo me, ben pensata, ma per far sì che sia anche
funzionale penso si debba preparare l’équipe stessa. Se l’équipe è abituata a
funzionare, come sembra risultare, a “compartimenti stagni” (Allegato 12), la figura
del responsabile di progetto non sarà la soluzione riparatoria a tutto, anzi, addirittura,
!
33!
!
chi investirà questo ruolo si potrebbe trovare a rincorrere i vari operatori settoriali per
ricercare informazioni e tenere unito il progetto. È, quindi, forse più adeguato in primo
luogo agire sull’équipe come alcuni degli intervistati hanno proposto. Penso anch’io
che sia fondamentale attuare un lavoro sull’interno staff, per esempio con delle
supervisioni mirate che facciano emergere le dinamiche interne e che permettano a
tutti di poter esprimere davvero il proprio punto di vista. Da quello che ho potuto
recepire durante lo stage, l’équipe di Cagiallo è soggetta a un forte turnover78, anche
questa caratteristica potrebbe aver indotto a queste dinamiche di separazione e
confinamento nei proprio settori. Un'altra strategia per favorire la coesione interna
potrebbe essere quella di creare degli strumenti specifici per la progettazione. Un
esempio potrebbe essere un dossier individuale al cui interno vengano riportate le
informazioni relative a tutti i settori, quindi, vi sarà il progetto di quell’utente in
relazione all’ambito educativo, laboratoriale, terapeutico con allegate le note degli
infermieri sulla sua salute fisica e il suo trattamento farmacologico. Partendo da ciò,
mi ricollego agli strumenti usati attualmente nei vari settori, quindi le schede di cui ho
parlato nei paragrafi precedenti e le cui copie è possibile trovare in allegato. Alcuni
degli intervistati hanno espresso che esse andrebbero migliorate trovandole “quasi
squalificanti” (Allegato 11). Io stessa ritengo che non siano particolarmente utili per la
trasmissione delle informazioni, gli stessi obiettivi riportati non sono sempre semplici
da comprendere e spesso sono suscettibili a interpretazioni. Sempre in relazione a
dei possibili strumenti, ripensando alle informazioni, le scelte e le decisioni prese in
équipe che vengono solo trascritte nei verbali i quali successivamente vengono
archiviati, un’altra idea potrebbe essere quella di riportare tali dati in una cartella alla
portata di tutti.
Purtroppo con questo lavoro non mi è stato possibile entrare molto nel dettaglio
sull’analisi dettagliata o sulla concreta modifica di questi strumenti anche per via del
tempo a disposizione, così come non ho avuto molte possibilità di entrare più nello
specifico nell’analisi delle diverse proposte presentate dagli operatori intervistati.
Penso, quindi, che il mio lavoro di tesi possa essere sicuramente approfondito in più
parti diventando in questo modo punto di partenza per altri lavori e riflessioni.
L’ultimo sotto-obiettivo che mi ero prefissata è, invece, relativo all’attuazione di un
momento di condivisione insieme a tutta l’équipe del Centro Residenziale di quanto
emerso con questo lavoro per stimolare ulteriori riflessioni. Questo momento avverrà
nei mesi successivi alla consegna di tale scritto e spero possa essere la spinta per
far diventare quelle che sono ora solo delle ipotesi di miglioramento qualcosa di più
concreto in base alla reale utilità che gli operatori delineeranno o meno.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
78!Ricambio!del!personale!
!
34!
!
6.2 Trasferibilità del mio lavoro di tesi per la professione dell’educatore in
qualsiasi contesto socio-educativo
Il lavoro educativo è caratterizzato da molte complessità; esso si sviluppa nelle
pieghe delle relazioni umane e si muove nel confronto e nella relazione che vede
presenti più attori. Nella relazione educativa non si è mai da soli: si collabora, si cocostruisce, ci si confronta e delle volte ci si può anche scontrare. Con questa tesi
sono partita da quella che è un’analisi della presa a carico attuata nella struttura
residenziale di Cagiallo per arrivare a scoprire altresì degli aspetti che non avevo
immaginato. Questo lavoro mi ha portato a individuare una serie di difficoltà legate
sia alla progettazione, sia al lavoro d’équipe per quel che riguarda una struttura
specifica di Ingrado. Entrambi questi due aspetti, però, sono caratteristici del lavoro
sociale in generale e, andando più nello specifico, sono anche i due versanti
maggiormente vulnerabili sui quali molti autori si sono interrogati e hanno espresso il
loro punto di vista.
Nella nostra professione non si lavora da soli, si coopera con altri educatori così
come, prendendo a esempio il Centro Residenziale o altri servizi attivi sul territorio
ticinese, anche con altre figure professionali. Ritengo che sia sempre fondamentale il
riconoscimento del proprio ruolo e di quello altrui, infatti, come sostiene Sergio
Tramma in L’educatore imperfetto, ogni professione è portatrice di un proprio sapere
e di proprie competenze79. Partendo da ciò, dunque, operando in sinergia e
complementarietà proprio, come sostenuto nel Manuale di Qualità interno a Ingrado,
si può davvero arrivare ad attuare un intervento multimodale che può sostenere
l’individuo nella sua globalità sia esso una persona con una dipendenza alcolica, con
un handicap o un minore allontanato dal contesto familiare. Quando un’équipe è
coesa e si ascolta, riesce a essere percepita davvero come una totalità che è
“qualcosa di più, o meglio, di diverso dalla somma dei suoi membri”80, in tal maniera,
l’utenza stessa in quel singolo operatore che sta attuando un intervento non vedrà
solo lui, ma in lui vedrà l’intera équipe che insieme ha deciso e insieme agisce.
Accade però che se c’è divisione, frustrazione e malcontento, l’intervento anche
pensato e progettato al meglio non sarà funzionale, avrà sempre al suo interno una
piccola crepa. Sulla base di ciò deriva l’importanza della condivisione in équipe che
può essere favorita dalla stessa attuazione della progettazione partecipata in quanto
questo approccio pone come perno centrale la co-costruzione di significati condivisi.
Credo che in ogni équipe sia importante creare un circolo virtuoso in cui se si
condivide, anche solo per ciò che concerne la progettazione, si può creare coesione
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
79!Tramma,!Sergio.!2014.!L’educatore#imperfetto.!Roma:!Carocci!editore,!p.!123!
80! Tratto! dalle! slide! del! modulo! Processi# nelle# équipe! a! cura! di! F.! Pirozzi! e! A.! Nuzzo.! Anno! scolastico! 2014.! Manno:!
DSAS!
!
35!
!
ed essendoci quest’ultima si crea il clima di confronto anche per quelle che sono le
dinamiche interne.
L’educatore di per sé è la figura per eccellenza legata alla relazione, dovrebbe,
quindi, porsi nell’ottica dell’ascolto attivo, dell’accettazione e della negoziazione con
tutti gli attori con cui lavora, siano essi ospiti, colleghi o servizi. Come professionisti
siamo chiamati a modificare ogni giorno il nostro punto di vista, ad andare oltre a ciò
che vediamo, a ricercare nuovi orizzonti e nuove letture di situazioni per intravedere
qualcosa che prima non c’era. Come riporta in una delle sue riposte, il consulente di
Ingrado sostiene che “sia necessario essere elastici” (Allegato 12). Non posso che
essere pienamente d’accordo con quanto afferma, l’elasticità è una delle capacità
che maggiormente dovrebbero caratterizzare l’educatore sociale per ogni tipologia di
situazione con cui si confronta sia esso un intervento, un confronto in équipe o il
vivere le relazioni professionali stesse.
6.3 Punti forti e limiti del mio lavoro di tesi – lettura critica del percorso
Per raggiungere il mio obiettivo di tesi, ho cercato di calarmi nel ruolo di ricercatrice,
somministrando interviste, analizzandole e addentrandomi in ricerche bibliografiche
non sempre evidenti da svolgere, ma che mi hanno permesso di compiere dei passi
avanti nelle mie conoscenze anche scoprendo nuovi autori che prima mi erano
sconosciuti. Il percorso che ho avuto modo di svolgere mi ha aiutato a crescere su
più fronti, permettendomi di sviluppare competenze di vario tipo, professionali e non,
che certamente mi ritorneranno utili nel mio futuro. Penso che uno dei punti forti del
lavoro che ho svolto sia proprio legato al fatto che esso mi ha permesso di attuare
delle riflessioni più approfondite sui temi in questione. Con il percorso che ho attuato
ho compreso ancor di più l’importanza della progettazione piuttosto che del lavoro
d’équipe e di quanto si possano influenzare a vicenda. Ho, inoltre, avuto modo di
denotare quanto sia ampia questa presa a carico da ciò anche una maggior
complessità nell’analisi stessa: ogni intervistato aveva delle idee proprie e trovare un
filo comune non è stato evidente. Un altro aspetto positivo è ricollegabile poi alla
scoperta di determinati punti critici che potrò portare in équipe e che potrebbero
essere fonte di ulteriori riflessioni e, quindi, di miglioramento della presa a carico.
Una delle difficoltà incontrare in questo percorso è, invece, stata legata
principalmente al mio ruolo di ricercatrice. Non è stato, infatti, sempre semplice per
me essere stagiaire e nel contempo intervistatrice dei miei stessi colleghi. Penso
inoltre di poter affermare che l’argomento stesso preso in esame era piuttosto ampio,
quindi,
forse
una
approfondimento.
circoscrizione
maggiore
avrebbe
favorito
un
miglior
!
!
Bibliografia
Allamani, Allaman, Daniela Orlandini, Gabriele Bardazzi, Andrea Quartini, e Antonio
Morettini. 2000. Il libro italiano di alcologia. Volume I. S.E.E : Firenze
Arnao, Giancarlo. 1999. La droga in 100 parole. Dizionario ragionato sul fenomeno
droga: sostanze, effetti, cultura e politica. Padova: Muzzio editore
Brandani, Walter, e Manuela Tomisich. 2014. La progettazione educativa. Roma:
Carocci Faber
Balerna, Chiara, e Michele Mainardi (A cura di) 2010. Progettualità e intervento
sociale: modelli e approcci. Manno: SUPSI DSAS. Dispensa a supporto dei corsi.
Beck, Judith S. 2011. La terapia cognitivo comportamentale. Roma: Astrolabio
Bernieri, Fabio. 2006. Alcolismo. Le strade per uscirne. Milano: Franco Angeli
Bonetti Alessandro, e Raffaella Bortino. 2005. Tossicodipendenza e doppia diagnosi:
la relazione d’aiuto in Comunità. Milano: FrancoAngeli
Camarlinghi, Roberto, e Francesco D’Angella. Perché è importante lavorare con gli
altri? In Animazione Sociale 2008. Torino: Gruppo Abele
Cardano, Mario. 2011. La ricerca qualitativa. Bologna: Il Mulino
Carey, Malcom. 2013. La mia tesi in servizio sociale. Trento: Centro Studi Erickson
Coletti, Maurizio, e Leopoldo Grosso. 2011. La comunità terapeutica per persone
tossicodipendenti. Torino: Gruppo Abele
De Leon, George. 1997. Community as method : therapeutic communites for special
population and special settings. New York: Greenwood Publishing Group
Hinnenthal, Ina M., e Mauro Cibin. 2011. Il trattamento residenziale breve delle
dipedenze da alcol e cocaina. Il modello Soranzo. Torino: SEEd
Hudolin, Vladimir. 2013. Manuale di alcologia. Erickson Live
!
!
Ingrado. Servizi per le dipendenze. Documentazione interna – manuale di qualità
Lanzara, G. F. Capacità negativa, in La progettazione luogo di cambiamento, a cura
di D’Angella F e Orsenigo A. in Animazione sociale 1997. Torino: Gruppo Abele
Dalle lezioni del modulo Indagine di campo e ricerca scientifica a cura di P. Cavadini.
Anno scolastico: 2014. Manno: DSAS
Lucchini, Alfio, Felice Nava, e Ezio Manzato. 2008. Buone pratiche e procedure
terapeutiche nella gestione del paziente alcolista. Milano: FrancoAngeli
Miller, William R. e Stephen S. Rollnick. 2014. Il colloquio motivazionale. Aiutare le
persone al cambiamento. (A cura di) Guelfi G.P., C. Passudetti , e V. Quercia.
Trento: Erickson
Olivetti Manoukian, Franca. Per una nuova progettualità del lavoro sociale. In
Animazione Sociale. Gennaio 2005. Torino: Gruppo Abele
Olivetti Manoukian, Franca. Re/immaginare il lavoro sociale. Riscoprirsi soggetti
attivi. 2005. Torino: I Geki di Animazione Sociale
Progetto auto-formativo. Gobetti Francesca. 31.12.2014
Rollnick, Stephen, Pip Mason, e Chris Butler. 2012. Cambiare stili di vita non salutari.
(A cura di) Guelfi G.P., C. Passudetti, e V. Quercia. Trento: Erikson
Maida, Serenella, e Alicia Iglesias (A cura di) 2014. La progettazione dialogica
partecipata. L’approccio concertativo. Dispensa a supporto del modulo Teorie e
metodologie dell’intervento sociale. Manno: SUPSI DEASS
Slide del modulo Colloquio educativo a cura di S. Maida. Anno scolastico 2014.
Manno: DSAS
Slide del modulo Dipendenze a cura di M. Steiner. Anno scolastico 2014. Manno:
DSAS
Slide del modulo Processi nelle équipe a cura di F. Pirozzi e A. Nuzzo. Anno
scolastico 2014. Manno: DSAS
!
!
Slide del modulo Processi relazionali e comunicativi a cura di F. Pirozzi e A. Nuzzo.
Anno scolastico 2012. Manno: DSAS
Tramma, Sergio. 2014. L’educatore imperfetto. Roma: Carocci editore
Sitografia
Brunetto G.P., Candio D., Filippini D., Zermiani M. (A cura di). Alcol. Informazioni
dalla ricerca. 2008. Pubblicazione no profit. http://www.dronet.org/ (06.06.2015)
Engel, George L. 1977. La necessità di un nuovo modello di medicina : una sfida per
la biomedicina. In AeR-Abilitazione e Riabilitazione. Anno XV, N.1. 2006
https://it.scribd.com/doc/12780697/Articolo-George-Engel-Science-1977-NuovoModello-Medicina-Traduzione-italiana-Albasi-Clerici (02.05.2015)
Ingrado. Servizi per le dipendenze. http://www.ingrado.ch/ (19.04.2015)
Treccani. Vocabolario online. http://www.treccani.it/ (06.06.2015)
!
!
Allegati
!
Allegato 1. Copia scheda “Obiettivi del progetto individuale”
Allegato 2. Copia “Scheda di segnalazione”
Allegato 3. Copia scheda “Situazione all’entrata”
Allegato 4. Copia scheda “Obbiettivi e decorso”
Allegato 5. Copia “Scheda degli obiettivi di laboratorio”
Allegato 6. Copia “Scheda di sintesi”
Allegato 7. Trascrizione dell’intervista a Jann Schumacher
Allegato 8. Traccia dell’intervista ai referenti
Allegato 9. Data reduction “Premesse della presa a carico individuale del Centro
Residenziale”
Allegato 10. Data reduction “Costruzione del progetto di presa a carico”
Allegato 11. Data reduction “Gestione del progetto di presa a carico all’interno e
all’esterno del Centro Residenziale”
Allegato 12. Data reduction “Coordinamento del progetto di presa a carico con gli
attori coinvolti”
Allegato 13. Data reduction “Valutazione del progetto di presa a carico individuale”
Allegato 14. Schema funzionamento presa a carico
!
!
Allegato 1 – Scheda “Obiettivi del progetto individuale”
!
!
Allegato 2 – “Scheda di segnalazione”
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
Allegato 3 – Scheda “Situazione all’entrata”
!
!
Allegato 4 – Scheda “Obiettivo e decorso”
!
!
!
!
Allegato 5 – “Scheda degli obiettivi di laboratorio”
!
!
!
!
!
!
Allegato 6 – “Scheda di sintesi”
!
!
Allegato 7 – Jann Schumacher, direttore
Ruolo
1. Da quanto tempo è direttore del Centro Residenziale e come si declina il suo ruolo
nella presa a carico dell’utenza?
Io sono responsabile del Centro da sempre… cioè da quando l’abbiamo aperto nel ’97, è
stato un po’ costruito da me e poi tutta l’evoluzione negli anni. Per quanto riguarda la
presa a carico, il mio ruolo fondamentalmente è quello di monitorare la verifica generale
dei vari aspetti, che proceda il lavoro a livello di presa a carico settoriale e rispettivamente
di coordinamento tra settori questo soprattutto con gli strumenti operativi di comunicazione
e con i vari momenti di riunione oltre agli scambi diretti con gli operatori e poi mi occupo
con i colleghi di quelli che sono i colloqui di ammissione o di sintesi, quindi i momenti un
po’ più legati alla definizione generale degli obiettivi del percorso…
Modello teorico
2. Per quanto riguarda il modello teorico, quali sono i principali concetti o approcci
teorici che riguardano la presa a carico del Centro Residenziale?
Si, si… sono degli ambiti molto vasti quindi uno è un discorso biopsicosociale
sicuramente, l’altro è tutta la questione della multidisciplinarietà, poi però non è che c’è un
modello specifico teorico di gestione della multidisciplinarietà o del biopsicosociale.
Biopsicosociale vuol dire che nella multidisciplinarietà ci si occupa dei vari aspetti, quindi,
non è un modello che ha una prevalenza, quindi che vede il suo intervento di cura, che ne
so, solo sull’aspetto medico o solo sull’aspetto psicologico… ma comprende tutti i vari
aspetti, per cui la cura dell’alcolismo vuol dire intervenire a livello medico, sia fisico che
psichico, a livello psicologico, dove poi ci sono tutta una serie di modelli che adesso ti
dico… e a livello sociale, quindi, anche un intervento su tutti gli aspetti dove c’è tutto
l’intervento educativo, riabilitativo… e quindi tutti gli aspetti legati alla rete primaria,
secondaria, … dal benessere relazionale, economico, la questione lavorativa, abitativa,
debiti, … insomma ci si occupa un po’ di tutti gli aspetti.
Che poi non è un modello teorico di quel tale autore, sono quelle prassi di intervento
globale sui vari aspetti in un’ottica multidisciplinare. L’ottica multidisciplinare, poi anche lì,
ci può essere un focus più interdisciplinare o più multidisciplinare… per noi è un discorso
per cui ogni disciplina e ogni ruolo ha una sua importanza, non ci sono ruoli che sono più
importanti di altri, ma tutti gli aspetti sono importanti e il risultato è dato dall’insieme di tutti
questi interventi, è da considerare tutti questi aspetti. Poi chiaramente ci sono dei filoni
importanti che uniscono un po’ tutti questi aspetti che sono quelli dell’essere orientati al
benessere in generale su tutti questi vari aspetti dove quindi anche i ruoli specifici tengono
conto degli altri aspetti e tutta la questione dell’alcologia, della terapia delle dipendenze,
dei modelli così generali e nello specifico, poi, i modelli di colloquio motivazionale…
prevenzione della ricaduta, e qui siamo già a un livello di modelli, teorie e autori più
!
!
specifici e… poi che sono, non per forza, però comunque abbastanza vicini, poi per altri
aspetti a strumenti legati alla terapia cognitivo comportamentale …
Quindi ecco, un po’ questi aspetti che poi fanno parte poi del lavoro dello psicologo, ma
non solo, anche in altri aspetti subentrano un po’ questi strumenti, questi modelli, …
Modello operativo
3. E’ presente qui al Centro Residenziale un documento in cui viene riportato
esplicitamente il funzionamento della struttura? (Manuale di qualità…)
Nel manuale di qualità ci sono tutti i vari aspetti, nel primo documento generale c’è il
concetto di funzionamento che è quello che più in generale risponde a questo, poi ci sono
mille altre specificità…
4. Secondo lei, le indicazioni su quel manuale vengono seguite e mantenute nelle
varie procedure e si possono considerare ancora attuali?
Mah.. allora.. il manuale viene aggiornato e rivisto completamente dal primo all’ultimo
concetto e procedura ogni due anni, quindi, è aggiornato… c’è stato l’audit di ri
certificazione un annetto neanche fa… sei mesi fa… quindi anche in vista di quello
chiaramente poi si aggiorna tutto eccetera eccetera… al 90% le procedure vengono,
quelle più importanti, vengono seguite, poi ovviamente le procedure tipo, che ne so,
segnare i km quando si usa il furgone, magari non sempre, no ecco.. quelle cose lì poi non
raggiungono un tasso di adesione e di rispetto della procedura al 100%, ma quelle legate
alla presa a carico si, perché sono comunque quelle fondamentali, che son tante… però
sono proceduralizzate, poi chiaramente, solo le cose che veramente hanno bisogno di
essere in questo modo, poi ci sono tutta una serie di cose che non sono proceduralizzate
perché vengono gestite molto più flessibilmente…
5. Esiste un progetto riabilitativo individuale? Come e da chi viene elaborato questo
progetto?
Quindi appunto, ci sono gli obiettivi e i progetti di ogni settore di intervento che ha i suoi
più o meno formalizzati e poi vengono discussi e condivisi nelle riunioni di sottoéquipe,
nelle sintesi con la rete e così via…
6. Ci sono degli obiettivi generali che toccano ogni singolo ospite? (per esempio
l’astinenza totale=
Non è per forza un obiettivo, quella è la condizione durante la permanenza, poi non è
realistico pensare che per tutti c’è l’obiettivo di astinenza completa… vuoi perché il caso è
troppo cronico e ha già avuto cinque terapie specifiche, trenta ricoveri in clinica
psichiatrica e tutta una serie di difficoltà ancora attuali per le quali si lavora orientati su
quello (l’astinenza), ma si sa che l’obiettivo principale è quello del miglioramento della
qualità di vita, di risolvere alcuni aspetti di reintegrazione e… in realtà sono poi più quelli..
!
!
poi lo stesso può valere sull’altro fronte, su casi di persone molto giovani, che non
riescono a decidere di volere impegnarsi in un progetto di astinenza per tutta la vita se
hanno solo ventitré anni per dire… noi si lavora in quel senso, però poi possono prevalere
altri obiettivi.
7. Esistono dei dossier in cui sono riportati tutti i dati relativi a ogni singolo ospite?
Si, ci sono varie cose… nel senso che tutte queste cose sono nei dossier settoriali da una
parte, sono informatizzate dall’altra parte e quindi accessibili a tutti… e poi c’è il clasour
che raccoglie le informazioni principali per tutti quanti in ricezione… mentre una cartella
sul singolo, informatizzata, che raccolga tutto questo e non basta perché poi deve
sintetizzarlo ancora eccetera.. quello è un obiettivo ambizioso e difficile che abbiamo per
il prossimo periodo…
Processi di comunicazione fra settori
8. Come avvengono i processi di comunicazione tra gli operatori dei diversi settori di
intervento comprendendo anche i consulenti esterni al Centro? (settori interni e
esterni)
Bè la comunicazione interna ha i suoi strumenti che sono il diario di bordo, tutti i vari
documenti che vengono elaborati e messi a disposizione di tutti, le riunioni d’équipe, gli
scambi diretti fra operatori, sia verbali che per mail o per telefono eccetera…
Con la rete esterna, a partire dai consulenti dove c’è un discorso un po’ più specifico e
privilegiato, invece, sono soprattutto i mensili incontri di sintesi… i rapporti poi di
dimissione alla fine e… durante, a seconda della situazione, si mantiene il contatto al di là
del mensile incontro per aggiornamenti significativi via mail o per telefono.
9. Quali potenzialità e quali criticità vedi in queste modalità in cui attualmente avviene
la comunicazione?
La criticità è legata alla complessità e al numero di persone che intervengono per cui… su
ogni utente ci sono venti persone che intervengono all’interno e magari, in alcuni casi,
cinque o sei figure all’esterno… per cui la criticità è dovuta al fatto che magari in alcuni
momenti un po’ di urgenza, se non viene applicata la procedura di informare le persone
significative, qualcuno possa essere dimenticato o non raggiunto tempestivamente… cosa
che succede diciamo molto raramente… all’interno questo non succede perché comunque
essendoci degli strumenti ai quali accedono tutti con su le informazioni più importanti e
con le riunioni settimanali… questo non succede.. lì la criticità è, invece, semmai dovuta
alla residenzialità, alle informazioni che cambiano costantemente sulle 24 ore del giorno,
tutti i giorni dell’anno, quindi, che ci siano troppe informazioni… o rispettivamente che
possano alcune magari invece rimanere settoriali e non condivise e poi invece mancare…
quello è il potenziale limite di criticità, però in realtà la vera.. è il fatto che ne abbiamo
troppe e quindi c’è la necessità di filtrare e selezionare per avere poi quelle che sono utili.
!
!
10. Quali ipotesi di miglioramenti vedi in questi processi di comunicazione?
Mah.. è quello che ti dicevo che abbiamo già previsto, solo che appunto non è così
semplice, nel senso che le cartelle informatizzate che sono presenti… dobbiamo farne
sviluppare una specifica per noi che riprenda tutti i canali di comunicazione, gli strumenti e
i documenti già presenti, che li fa confluire e che li filtra e li sintetizza per poi avere al
monitor la cartella del singolo con in evidenza quelle otto cose che scaturiscono da cento
pagine di documenti che riguardano la persona e questo dovremmo farlo, costruire
appositamente, come sistema informatico, quindi è anche un po’ un problema di costi…
però l’obiettivo è prima o poi di arrivare a questo.
!
!
Allegato 8 – Traccia intervista referenti
PREMESSE DELLA PRESA A CARICO INDIVIDUALE NEL CENTRO
RESIDENZIALE
1. Quali sono secondo lei le potenzialità di un percorso di presa a carico
residenziale per una persona con alcol-dipendenza?
2. Quali sono le specificità della presa a carico del Centro Residenziale?
a. Le fasi (disintossicazione, prima fase, seconda fase, terza fase, post
cura)
b. La dimensione gruppo
c. Il colloquio
d. La relazione
e. Le regole/sanzioni/privilegi
f. Il lavoro occupazionale
g. Le famiglie
h. L’équipe
3. Quali sono gli approcci teorici che la guidano nel suo specifico ruolo nella
presa a carico individuale degli utenti del centro residenziale?
COSTRUZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO
4. In che modo nel suo ruolo partecipa alla costruzione del progetto di presa a
carico?
5. (indagare il processo di costruzione)
a. Cosa fa operativamente per costruire il progetto?
b. Come avviene il processo di condivisione con l’utente e le sue persone
significative (rete primaria)?
c. Come avviene il processo di condivisione con i partner del progetto
(rete secondaria)?
6. Utilizza degli strumenti specifici (griglie, dossier, …) per la raccolta regolare di
informazioni?
a. Se sì, quali?
b. Quali informazioni, e attraverso quali modalità/strumenti, condivide con
il team curante interno ed esterno?
!
!
7. Dalla sua esperienza, nel processo di costruzione del progetto di presa a
carico individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
GESTIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO ALL’INTERNO e
ALL’ESTERNO DEL CENTRO RESIDENZIALE
8. Con quali modalità e strumenti si occupa della presa a carico degli utenti del
Centro Residenziale?
9. Quando accadono eventi significativi nel processo di presa a carico
individuale, quali informazioni vengono condivise con i partner del progetto
(utente, rete interna ed esterna)
10. Dalla sua esperienza, nel processo di gestione del progetto di presa a carico
individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
COORDINAMENTO DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO CON GLI ATTORI
COINVOLTI (utenti, rete primaria, rete secondaria)
11. In quali momenti, formali e informali, avviene il coordinamento del progetto
con gli attori coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative - rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
12. In questi momenti, formali e informali, con quali modalità/strumenti avviene la
condivisione delle informazioni e delle strategie/scelte di intervento con gli
attori coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative – rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
13. Dalla sua esperienza, nel processo di coordinamento del progetto di presa a
carico individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
!
!
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
VALUTAZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO INDIVIDUALE
14. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la
valutazione in itinere del progetto con gli attori coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative - rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
15. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la
verifica finale del progetto con gli attori coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative - rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
16. Dalla sua esperienza, nel processo di valutazione del progetto di presa a
carico individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
Allegato 1 – Scheda “Obiettivi del progetto individuale”
Allegato 2 – “Scheda di segnalazione”
Allegato 3 – Scheda “Situazione all’entrata”
Allegato 4 – Scheda “Obiettivo e decorso”
Allegato 5 – “Scheda degli obiettivi di laboratorio”
Allegato 6 – “Scheda di sintesi”
Allegato 7 – Jann Schumacher, direttore
Ruolo
1. Da quanto tempo è direttore del Centro Residenziale e come si declina il suo ruolo
nella presa a carico dell’utenza?
Io sono responsabile del Centro da sempre… cioè da quando l’abbiamo aperto nel ’97, è stato un po’ costruito da me e poi tutta l’evoluzione negli anni. Per quanto riguarda la presa a carico, il mio ruolo fondamentalmente è quello di monitorare la verifica generale
dei vari aspetti, che proceda il lavoro a livello di presa a carico settoriale e rispettivamente
di coordinamento tra settori questo soprattutto con gli strumenti operativi di comunicazione
e con i vari momenti di riunione oltre agli scambi diretti con gli operatori e poi mi occupo
con i colleghi di quelli che sono i colloqui di ammissione o di sintesi, quindi i momenti un
po’ più legati alla definizione generale degli obiettivi del percorso…
Modello teorico
2. Per quanto riguarda il modello teorico, quali sono i principali concetti o approcci
teorici che riguardano la presa a carico del Centro Residenziale?
Si, si… sono degli ambiti molto vasti quindi uno è un discorso biopsicosociale sicuramente, l’altro è tutta la questione della multidisciplinarietà, poi però non è che c’è un modello specifico teorico di gestione della multidisciplinarietà o del biopsicosociale.
Biopsicosociale vuol dire che nella multidisciplinarietà ci si occupa dei vari aspetti, quindi,
non è un modello che ha una prevalenza, quindi che vede il suo intervento di cura, che ne
so, solo sull’aspetto medico o solo sull’aspetto psicologico… ma comprende tutti i vari aspetti, per cui la cura dell’alcolismo vuol dire intervenire a livello medico, sia fisico che
psichico, a livello psicologico, dove poi ci sono tutta una serie di modelli che adesso ti
dico… e a livello sociale, quindi, anche un intervento su tutti gli aspetti dove c’è tutto l’intervento educativo, riabilitativo… e quindi tutti gli aspetti legati alla rete primaria,
secondaria, … dal benessere relazionale, economico, la questione lavorativa, abitativa, debiti, … insomma ci si occupa un po’ di tutti gli aspetti.
Che poi non è un modello teorico di quel tale autore, sono quelle prassi di intervento
globale sui vari aspetti in un’ottica multidisciplinare. L’ottica multidisciplinare, poi anche lì, ci può essere un focus più interdisciplinare o più multidisciplinare… per noi è un discorso per cui ogni disciplina e ogni ruolo ha una sua importanza, non ci sono ruoli che sono più
importanti di altri, ma tutti gli aspetti sono importanti e il risultato è dato dall’insieme di tutti questi interventi, è da considerare tutti questi aspetti. Poi chiaramente ci sono dei filoni
importanti che uniscono un po’ tutti questi aspetti che sono quelli dell’essere orientati al benessere in generale su tutti questi vari aspetti dove quindi anche i ruoli specifici tengono
conto degli altri aspetti e tutta la questione dell’alcologia, della terapia delle dipendenze,
dei modelli così generali e nello specifico, poi, i modelli di colloquio motivazionale… prevenzione della ricaduta, e qui siamo già a un livello di modelli, teorie e autori più
specifici e… poi che sono, non per forza, però comunque abbastanza vicini, poi per altri
aspetti a strumenti legati alla terapia cognitivo comportamentale …
Quindi ecco, un po’ questi aspetti che poi fanno parte poi del lavoro dello psicologo, ma non solo, anche in altri aspetti subentrano un po’ questi strumenti, questi modelli, …
Modello operativo
3. E’ presente qui al Centro Residenziale un documento in cui viene riportato esplicitamente il funzionamento della struttura? (Manuale di qualità…)
Nel manuale di qualità ci sono tutti i vari aspetti, nel primo documento generale c’è il
concetto di funzionamento che è quello che più in generale risponde a questo, poi ci sono
mille altre specificità…
4. Secondo lei, le indicazioni su quel manuale vengono seguite e mantenute nelle
varie procedure e si possono considerare ancora attuali?
Mah.. allora.. il manuale viene aggiornato e rivisto completamente dal primo all’ultimo concetto e procedura ogni due anni, quindi, è aggiornato… c’è stato l’audit di ri certificazione un annetto neanche fa… sei mesi fa… quindi anche in vista di quello chiaramente poi si aggiorna tutto eccetera eccetera… al 90% le procedure vengono, quelle più importanti, vengono seguite, poi ovviamente le procedure tipo, che ne so,
segnare i km quando si usa il furgone, magari non sempre, no ecco.. quelle cose lì poi non
raggiungono un tasso di adesione e di rispetto della procedura al 100%, ma quelle legate
alla presa a carico si, perché sono comunque quelle fondamentali, che son tante… però sono proceduralizzate, poi chiaramente, solo le cose che veramente hanno bisogno di
essere in questo modo, poi ci sono tutta una serie di cose che non sono proceduralizzate
perché vengono gestite molto più flessibilmente…
5. Esiste un progetto riabilitativo individuale? Come e da chi viene elaborato questo
progetto?
Quindi appunto, ci sono gli obiettivi e i progetti di ogni settore di intervento che ha i suoi
più o meno formalizzati e poi vengono discussi e condivisi nelle riunioni di sottoéquipe,
nelle sintesi con la rete e così via…
6. Ci sono degli obiettivi generali che toccano ogni singolo ospite? (per esempio
l’astinenza totale=
Non è per forza un obiettivo, quella è la condizione durante la permanenza, poi non è
realistico pensare che per tutti c’è l’obiettivo di astinenza completa… vuoi perché il caso è troppo cronico e ha già avuto cinque terapie specifiche, trenta ricoveri in clinica
psichiatrica e tutta una serie di difficoltà ancora attuali per le quali si lavora orientati su
quello (l’astinenza), ma si sa che l’obiettivo principale è quello del miglioramento della qualità di vita, di risolvere alcuni aspetti di reintegrazione e… in realtà sono poi più quelli.. poi lo stesso può valere sull’altro fronte, su casi di persone molto giovani, che non riescono a decidere di volere impegnarsi in un progetto di astinenza per tutta la vita se
hanno solo ventitré anni per dire… noi si lavora in quel senso, però poi possono prevalere altri obiettivi.
7. Esistono dei dossier in cui sono riportati tutti i dati relativi a ogni singolo ospite?
Si, ci sono varie cose… nel senso che tutte queste cose sono nei dossier settoriali da una
parte, sono informatizzate dall’altra parte e quindi accessibili a tutti… e poi c’è il clasour che raccoglie le informazioni principali per tutti quanti in ricezione… mentre una cartella sul singolo, informatizzata, che raccolga tutto questo e non basta perché poi deve
sintetizzarlo ancora eccetera.. quello è un obiettivo ambizioso e difficile che abbiamo per
il prossimo periodo…
Processi di comunicazione fra settori
8. Come avvengono i processi di comunicazione tra gli operatori dei diversi settori di
intervento comprendendo anche i consulenti esterni al Centro? (settori interni e
esterni)
Bè la comunicazione interna ha i suoi strumenti che sono il diario di bordo, tutti i vari
documenti che vengono elaborati e messi a disposizione di tutti, le riunioni d’équipe, gli scambi diretti fra operatori, sia verbali che per mail o per telefono eccetera… Con la rete esterna, a partire dai consulenti dove c’è un discorso un po’ più specifico e privilegiato, invece, sono soprattutto i mensili incontri di sintesi… i rapporti poi di dimissione alla fine e… durante, a seconda della situazione, si mantiene il contatto al di là del mensile incontro per aggiornamenti significativi via mail o per telefono.
9. Quali potenzialità e quali criticità vedi in queste modalità in cui attualmente avviene
la comunicazione?
La criticità è legata alla complessità e al numero di persone che intervengono per cui… su ogni utente ci sono venti persone che intervengono all’interno e magari, in alcuni casi, cinque o sei figure all’esterno… per cui la criticità è dovuta al fatto che magari in alcuni momenti un po’ di urgenza, se non viene applicata la procedura di informare le persone significative, qualcuno possa essere dimenticato o non raggiunto tempestivamente… cosa
che succede diciamo molto raramente… all’interno questo non succede perché comunque essendoci degli strumenti ai quali accedono tutti con su le informazioni più importanti e
con le riunioni settimanali… questo non succede.. lì la criticità è, invece, semmai dovuta
alla residenzialità, alle informazioni che cambiano costantemente sulle 24 ore del giorno,
tutti i giorni dell’anno, quindi, che ci siano troppe informazioni… o rispettivamente che possano alcune magari invece rimanere settoriali e non condivise e poi invece mancare… quello è il potenziale limite di criticità, però in realtà la vera.. è il fatto che ne abbiamo
troppe e quindi c’è la necessità di filtrare e selezionare per avere poi quelle che sono utili.
10. Quali ipotesi di miglioramenti vedi in questi processi di comunicazione?
Mah.. è quello che ti dicevo che abbiamo già previsto, solo che appunto non è così
semplice, nel senso che le cartelle informatizzate che sono presenti… dobbiamo farne sviluppare una specifica per noi che riprenda tutti i canali di comunicazione, gli strumenti e
i documenti già presenti, che li fa confluire e che li filtra e li sintetizza per poi avere al
monitor la cartella del singolo con in evidenza quelle otto cose che scaturiscono da cento
pagine di documenti che riguardano la persona e questo dovremmo farlo, costruire
appositamente, come sistema informatico, quindi è anche un po’ un problema di costi… però l’obiettivo è prima o poi di arrivare a questo.
Allegato 8 – Traccia intervista referenti
PREMESSE DELLA PRESA A CARICO INDIVIDUALE NEL CENTRO RESIDENZIALE
1. Quali sono secondo lei le potenzialità di un percorso di presa a carico residenziale
per una persona con alcol-dipendenza?
2. Quali sono le specificità della presa a carico del Centro Residenziale?
a. Le fasi (disintossicazione, prima fase, seconda fase, terza fase, post cura)
b. La dimensione gruppo
c.
d.
e.
f.
Il colloquio
La relazione
Le regole/sanzioni/privilegi
Il lavoro occupazionale
g. Le famiglie
h. L’équipe
3. Quali sono gli approcci teorici che la guidano nel suo specifico ruolo nella presa a
carico individuale degli utenti del centro residenziale?
COSTRUZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO
4. In che modo nel suo ruolo partecipa alla costruzione del progetto di presa a carico?
5. (indagare il processo di costruzione)
a. Cosa fa operativamente per costruire il progetto?
b. Come avviene il processo di condivisione con l’utente e le sue persone significative (rete primaria)?
c. Come avviene il processo di condivisione con i partner del progetto (rete
secondaria)?
6. Utilizza degli strumenti specifici (griglie, dossier, …) per la raccolta regolare di informazioni?
a. Se sì, quali?
b. Quali informazioni, e attraverso quali modalità/strumenti, condivide con il
team curante interno ed esterno?
7. Dalla sua esperienza, nel processo di costruzione del progetto di presa a carico
individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
GESTIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO ALL’INTERNO e ALL’ESTERNO DEL CENTRO RESIDENZIALE
8. Con quali modalità e strumenti si occupa della presa a carico degli utenti del Centro
Residenziale?
9. Quando accadono eventi significativi nel processo di presa a carico individuale,
quali informazioni vengono condivise con i partner del progetto (utente, rete interna
ed esterna)
10. Dalla sua esperienza, nel processo di gestione del progetto di presa a carico
individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
COORDINAMENTO DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO CON GLI ATTORI
COINVOLTI (utenti, rete primaria, rete secondaria)
11. In quali momenti, formali e informali, avviene il coordinamento del progetto con gli
attori coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative - rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
12. In questi momenti, formali e informali, con quali modalità/strumenti avviene la
condivisione delle informazioni e delle strategie/scelte di intervento con gli attori
coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative – rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
13. Dalla sua esperienza, nel processo di coordinamento del progetto di presa a carico
individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
VALUTAZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO INDIVIDUALE
14. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la
valutazione in itinere del progetto con gli attori coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative - rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
15. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la
verifica finale del progetto con gli attori coinvolti?
a. Utenza
b. Persone significative - rete primaria
c. Rete secondaria interna ed esterna
16. Dalla sua esperienza, nel processo di valutazione del progetto di presa a carico
individuale:
a. Quali aspetti sono più funzionali?
b. Quali aspetti sono più critici?
c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?
'
Quali' sono'
secondo' lei'
le'
potenzialit
à' di' un'
percorso' di'
presa'
a'
carico'
residenzial
e' per' una'
persona'
con' alcol)
dipedenza?'
Quali' sono'
le'
specificità'
della' presa'
a'carico'del'
Centro'
Residenzial
e?'
Settore&
infermieristico&1&
Un&Centro&
Residenziale&è&un&
ambiente&
protetto,&c’è&più&
tutela&e&l’utente&si&
può&sperimentare&
per&fasi.&
C’è&la&relazione&
con&anche&il&
colloquio,&il&lavoro&
occupazionale&e&le&
fasi&che&iniziano&
con&la&
disintossicazione.&
C’è&poi&anche&la&
dimensione&del&
gruppo&che&
permette&la&
condivisione&e&il&
confronto.&
L’équipe&è&
multidisciplinare,&
ognuno&ha&il&suo&
specifico&ruolo,&si&
dovrebbe&avere&
un&punto&di&
incontro&fra&tutti&
per&lavorare&con&
un&obiettivo&
comune,&ma&
questo&non&è&
facile.&
Un&percorso&
residenziale&serve&per&
potersi&sperimentare&
in&un&ambiente&
protetto.&È&utile&
perché&permette&di&
capire&che&si&può&
vivere&senza&la&
sostanza&mantenendo&
relazioni,&attività&
lavorative,&...&è&una&
palestra&per&
sperimentarsi&in&cui&
anche&le&discussioni&e&
i&litigi&sono&molto&
utili.&
Un&percorso&
residenziale&
permette&di&far&
fronte&alla&difficoltà&
personale&con&il&
problema,&si&può&
dare&più&controllo&e&
più&protezione,&poi&
c’è&anche&l’aspetto&
del&vivere&insieme,&
vicini,&che&amplifica&
le&dinamiche&e&fa&
emergere&le&
emozioni&e&le&
difficoltà&da&
affrontare&e&
superare.&
Fondamentali&penso&
siano&la&dimensione&
del&gruppo&e&le&fasi.&
Le&fasi&permettono&
il&passaggio&dalla&
protezione&
all’autonomia,&c’è&la&
possibilità&di&
sperimentarsi&fuori,&
tornare&e&affrontare&
in&ambiente&
protetto&i&vissuti&
esterni.&Deve&
esserci&all’inizio&
accoglienza&e&
protezione&e&poi&la&
spinta&al&
cambiamento.&Il&
colloquio&per&
l’educativo&è&il&
mezzo&principale&di&
lavoro,&mentre&per&
quanto&riguarda&
regole&e&sanzioni&
servirebbe&più&
coordinazione&
all’interno&
dell’équipe.&C’è&poi&
Il&CR&non&è&ne&un&
ospedale&ne&un&luogo&
chiuso&con&regole&
ferree.&C’è&in&parte&l’uso&
del&gruppo&come&
sostegno&e&confronto,&
ma&non&è&qualcosa&di&
strutturato&e&
organizzato&da&noi&se&
non&per&quel&che&
riguarda&i&gruppi&parola&
dei&terapisti.&È&una&
struttura&che&cerca&di&
assomigliare&il&più&
possibile&a&un&contesto&
normale,&dando&
strumenti&e&appoggio&
che&la&persona&dovrà&
mantenere&anche&dopo.&
Ci&sono&poi&sicuramente&
le&fasi&e&la&
strutturazione&della&
giornata&con&i&laboratori&
e&i&congedi.&La&
specificità&penso&sia&
anche&e&soprattutto&
l’offerta&di&un’équipe&
multidisciplinare&e&
Una&delle&nostre&
specificità&è&il&
lavoro&
occupazionale&che&
occupa&gran&parte&
del&tempo,&c’è&poi&
l’aspetto&del&gruppo,&
della&relazione&con&i&
colloqui&piuttosto&
che&le&regole&e&le&
sanzioni,&ma&
predomina&l’ambito&
lavorativo.&C’è&poca&
autogestione,&
abbiamo&il&cuoco,&la&
donna&delle&pulizie,&
…&e&anche&il&
coinvolgimento&
della&famiglia&è&
quasi&nullo.&Viene&
offerto&inoltre&un&
apporto&medicoG
infermieristico&e&
psichiatrico&così&
come&un&supporto&
sociale&con&la&
presenza&al&100%&di&
un&assistente&
ALLEGATO'9')'PREMESSE'DELLA'PRESA'A'CARICO'INDIVIDUALE'NEL'CENTRO'RESIDENZIALE'
Settore&
Settore&laboratori&
Settore&educativo&
Settore&consulenza&
Settore&terapeutico&
infermieristico&2&
sociale&
1&
Una&delle&
Un&percorso&
C’è&il&distacco&dal&
potenzialità&è&
residenziale&si&attua&
territorio&e&
l’esistenza&anche&
solo&con&un&certo&grado& l’isolamento&
di&un&approccio&
di&motivazione&e&dopo&
dall’habitat&in&cui&si&
educativo&e&non&
un&periodo&di&
è&sviluppata&la&
solo&sanitario.&C’è&
disintossicazione.&Esso&
dipendenzaG
accoglienza&e&
offre&un&sostegno,&
patologia.&
multidisciplinarit
un’organizzazione&della&
à.&
giornata,&della&
quotidianità.&È&un&
ambiente&&protetto&per&
mettersi&alla&prova.&
Ci&sono&le&fasi&
anche&se&la&
disintossicazione&
viene&attuata&in&
ospedaleGclinica&e&
la&dimensione&del&
gruppo&sia&
formale&che&in&
formale.&C’è&la&
relazione,&la&
tecnica&del&
colloquio&è&molto&
usata.&Meno&
presente&&è&la&
dimensione&della&
famiglia.&
C’è&il&contatto&con&gli&
operatori&che&
allestiscono&dei&piani&
con&obiettivi&
individuali,&la&scheda&
degli&obiettivi&da&
costruire&con&l’utente.&
A&volte&gli&obiettivi&
sono&nostri&e&non&
sempre&sono&
riconosciuti&dai&
pazienti,&quindi,&è&
importante&definire&
gli&obiettivi&a&seconda&
di&cosa&un&paziente&
vuole&raggiungere&ed&
è&in&grado&di&
raggiungere.&C’è&poi&la&
convivenza,&
l’inserimento&nei&
laboratori&
occupazionali,…&il&
coinvolgimento&della&
famiglia&è&poco&
presente,&anche&se&
personalmente&sono&
un&aspetto&
fondamentale.&
Settore&terapeutico&2&
C’è&sicuramente&il&
fattore&protettivo&con&
il&distacco&
dall’ambiente&e&dalla&
sostanza.&Inoltre&vi&è&
l’intensità&della&presa&
a&carico.&
Ci&sono&i&colloqui&
regolari,&i&momenti&di&
gruppo&regolari&in&
settimana&e&l’aspetto&
multidisciplinare&che&
è&molto&importante.&
Fondamentale&è&poi&la&
centralità&
dell’individuo.&
Settore&consultori&
invianti&
Un&percorso&
residenziale&
permette&di&
attuare&un&
cambiamento&
riprendendo&in&
mano&la&propria&
vita.&È&un&
ambiente&protetto&
che&favorisce&il&
cambiamento.&
La&specificità&è&
affrontare&la&
dipendenza&e&gli&
aspetti&correlati.&Il&
percorso&prevede&
le&varie&fasi,&i&
congedi&a&casa&e&il&
lavoro&
occupazionale.&
Quali' sono'
gli'approcci'
teorici' che'
la' guidano'
nel'
suo'
specifico'
ruolo' nella'
presa'
a'
carico'
individuale'
degli' utenti'
del' Centro'
Residenzial
e?'
&
&
&
&
&
Elementi&
infermeria&
psichiatria.&
di&
e&
Elementi&
infermeria&
psichiatria.&
di&
e&
L’approccio& teorico& è&
quello&
partecipato,&
non&
c’è&
comportamentismo& o&
direttività,& ci& sono&
sanzioni& e& regole,& ma&
per&
favorire&
la&
convivenza.& Ci& sono&
poi& le& fasi& con& le&
correlate&limitazioni&e&
sanzioni& previste& dal&
regolamento& e& dal&
progetto& individuale.&
Si& cerca& di& non& calare&
mai& dall’alto& nulla,&
obiettivi& compresi.& I&
terapisti&
sono&
cognitiviG
comportamentali.& I&
consulenti&sono&per&lo&
più& psicologi& con&
competenze&
da&
counseler&
che&
mettono& in& atto& la&
terapia&
strategica&
breve.&
C’è&
poi&
l’aspetto&
farmacologico& con& la&
somministrazione& di&
farmaci& che& possono&
aiutare,& per& esempio,&
con&il&craving.&
il&lavoro&
occupazionale&
inteso&come&lavoro&
vero&e&proprio&e&la&
relazione&che&è&di&
base.&L’aspetto&delle&
famiglie,&invece,&è&
poco&presente,&
marginale.&
Si& fa& riferimento& al&
colloquio&
motivazionale.& C’è&
poi&
l’aspetto&
empatico&e&la&spinta&
all’assunzione&
di&
responsabilità.&
Fondamentale&penso&sia&
il& come& entrare& in&
relazione& oltre& alle&
conoscenze&più&pratiche&
delle& leggi.& Io& ho& fatto&
mie&la&teoria&di&Rogers&e&
la&
pianificazione&
neurolinguistica,& poi& c’è&
la&
sistemica&
e&
l’approccio&
motivazionale.&
l’individualità.&&
Io& mi& rifaccio& a& un&
discorso& alcologico&
con&
interventi&
psicoterapiciG
psicologici& legati& a&
una&
visione&
cognitivoG
comportamentale.&
sociale.&
Ci& sono& elementi&
cognitivoG
comportamentali& e&
altri& del& colloquio&
motivazionale.&
C’è& sicuramente&
l’aspetto&
motivazionale& con&
le&
fasi&
del&
cambiamento.& Nei&
consultori& inoltre&
facciamo&
riferimento& anche&
al&
contesto&
sistemicoG
familiare&
e&
soprattutto& alla&
collaborazione&
con& la& rete& che& è&
fondamentale& per&
il&
buon&
funzionamento& di&
un&progetto.&
'
In' che' modo'
nel' suo' ruolo'
partecipa'
alla'
costruzione'
del' progetto'
di' presa' a'
carico?'
Indagare' il'
processo' di'
costruzione'
Settore&
infermieristico&
1&
Mi&occupo&dello&
stato&di&salute,&
alcuni&pazienti&
arrivano&
debilitati&
fisicamente&con&
carenze&e&valori&
sballati.&
Lavoriamo&con&
l’équipe,&con&il&
medico&e&lo&
psichiatra.&Con&
la&famiglia&
abbiamo&
pochissimi&
scambi&e&
dipende&
dall’utente.&Con&
l’équipe&gli&
scambi&
avvengono&in&
riunione,&con&il&
quaderno&e&nei&
passaggi&di&
consegna.&Con&
l’utente&per&lo&
più&ci&sono&le&
visite&o&anche&i&
colloqui.&
Settore&
infermieristico&
2&
Cerchiamo&di&
capire&i&
problemi&fisici&
della&persona,&
qual&è&la&cura&e&
agiamo.&È&una&
modalità&molto&
medica.&
Guardiamo&la&
diagnosi&e&
interveniamo.&
Con&i&familiari&
condividiamo&
solo&in&base&alla&
situazione,&
mentre&con&
l’équipe&durante&
le&riunioni&
settimanali&e&
con&il&quaderno.&
Con&l’utente&c’è&
la&relazione&e&le&
visite.&
Si&parte&da&un’analisi&
della&domanda&
dell’utente,&del&perché&
vuole&fare&questo&
percorso.&Dopo&un&
mesetto&si&compila&
insieme&un&formulario&
relativo&a&più&ambiti&
(familiare,&sociale,&
tempo&libero,&…)&e&
ogni&mese&lo&si&rivede&
focalizzandoci&su&
obiettivi&e&mezzi&in&
vista&anche&dei&
congedi.&&
Attuiamo&la&
compilazione&di&
questi&formulari.&Per&
quanto&riguarda&la&
condivisione,&è&poca&
con&la&rete&primaria,&
mentre&con&l’utente&è&
nei&colloqui&stessi&che&
si&definiscono&gli&
obiettivi.&Con&l’équipe&
si&condivide&nelle&
riunioni.&
Personalmente&
partecipo&molto&nel&
progetto&di&presa&a&
carico.&Raccolgo&la&
segnalazione,&valuto&
l’idoneità&e&la&fattibilità&
del&percorso&e&mi&
confronto&con&il&
consulente&che&è&il&
mandante&del&caso.&
Raccolgo&le&
informazioni&e&comincio&
a&costruire&il&progetto&
per&la&quotidianità,&mi&
occupo&delle&sintesi&e&
delle&comunicazioni&con&
l’équipe&interna.&
Non&sono&attivo&nella&
segnalazione.&C’è&un&
progetto&dell’inviante&che&
viene&definito&anche&con&
chi&fa&l’ammissione&qui&
anche&se&poi&si&sviluppa&in&
divenire.&Io&entro&solo&nel&
progetto&relativo&al&mio&
settore&che&rimane&
qualcosa&di&verbale,&
discusso&e&contratto&
direttamente&con&l’utente.&
Il&mio&ruolo&non&prevede&
molto&collegamenti&con&
l’esterno.&La&condivisione&
avviene&durante&le&
riunioni&nelle&quali&però&
non&è&prevista&una&
formalizzazione&degli&
obiettivi&stabiliti&con&i&
miei&utenti.&
Come&settore&non&sono&
molto&coinvolto&nella&fase&
della&costruzione.&Vengo&
informato&della&persona&
che&mi&viene&attribuita&
con&la&quale,&nei&colloqui,&
definisco&un&progetto&
settoriale.&
Mi&baso&sulla&
scheda&degli&
obiettivi&
compilata&in&
precedenza&da&un&
operatore&con&
l’utente&e&lavoro&
su&quello.&Per&
quanto&riguarda&la&
condivisione,&
quando&si&riesce&
cerco&di&
incontrare&i&
familiari&almeno&
una&volta,&con&
l’utente&invece&si&
costruisce&tutto&
insieme.&Con&
l’équipe&interna&ci&
sono&le&riunioni&
dove&avvengono&
Normalmente&gli&
obiettivi&di&un&
progetto&vengono&
stabiliti&fuori&dal&
mio&settore&anche&
con&l’apposita&
scheda,&io&li&
riprendo&e&inizio&a&
lavorarci&con&la&
persona.&Da&lì&
inizia&anche&lo&
scambio&con&
l’équipe.&
Settore&
terapeutico&2&
Il&progetto&viene&
preparato&dai&
consulenti&con&
l’utente&e&i&vari&
partner&prima&
dell’ammissione&alla&
struttura&di&Cagiallo,&
poi&c’è&la&
disintossicazione&e&
si&inizia&il&percorso.&
Poi&ci&sono&altri&casi&
segnalati&ai&
consultori&da&
ospedali&o&cliniche,&
il&consulente&deve&
conoscere&la&
persona&e,&in&breve&
tempo,&stendere&il&
progetto.&Il&
consultorio&fa&un&
po’&da&interfaccia&fra&
Cagiallo&e&gli&enti&
esterni.&
Con&il&colloquio&
motivazionale&si&
cerca&di&motivare&la&
persona&a&fare&il&
passo&del&
cambiamento,&poi&si&
fa&la&segnalazione&e&
la&visita&a&Cagiallo.&Il&
progetto&si&
costruisce&insieme&
all’utente&e&alla&sua&
rete.&La&
condivisione&è&
molto&importante&in&
un&progetto&di&
questo&tipo.&&
Settore&consultori&
invianti&
ALLEGATO'10')'COSTRUZIONE'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'
Settore&laboratori&
Settore&educativo&
Settore&consulenza&
Settore&terapeutico&1&
sociale&
Con&il&mio&ruolo&
talvolta&mi&occupo&
anche&di&fare&gli&
inserimenti,&
quindi&
accompagnare&la&
persona&dalla&
clinica&alla&
struttura,&
presento&il&
regolamento&e&il&
timing&
settimanale.&
Inoltre,&partecipo&
anche&alle&sintesi&
con&l’utente&e&
l’ente&collocante&
con&cui&ci&si&
confronta&
sull’andamento&
del&percorso,&sugli&
obiettivi&e&sul&
progetto.&
Accompagniamo&
la&persona&nella&
struttura,&
spiegandole&cosa&
avviene&al&suo&
interno.&Dopo&un&
primo&periodo&si&
definiscono&gli&
obiettivi&con&la&
“scheda&degli&
obiettivi”&che&
serve&soprattutto&
all’équipe&per&
capire&come&agire.&
Gli&obiettivi&
vengono&
individuati&con&
l’utente,&c’è&il&
coinvolgimento&
della&famiglia&solo&
se&ha&senso.&Il&
Utilizza' degli'
strumenti'
per'
la'
raccolta'
regolare' di'
informazioni
?'
Come'
avviene'
la'
condivisione'
delle'
informazioni'
il'
team'
curante'
interno)
esterno?'
Dalla'
sua'
esperienza,'
nel' processo'
di'
costruzione'
del' progetto'
di' presa' a'
carico:'
)'
aspetti'
funzionali;' )'
aspetti'
critici;'
)'
ipotesi'
di'
miglioramen
to?'
Non&abbiamo&
schede&da&
compilare,&
abbiamo&dei&
raccoglitori&con&
tutti&i&
documenti.&
Normalmente&in&
riunione&si&
condivide&tutto.&
Si&potrebbe&
migliorare&
l’équipe&e&la&
comunicazione&
interna,&non&
sempre&è&chiaro&
è&l’obiettivo&
comune.&
Ci&sono&gli&
incarti&medici&e&
i&nostri&
raccoglitori.&
Normalmente&
condividiamo&
quello&che&serve&
con&il&quaderno&
e&le&riunioni.&
Un&aspetto&
critico&è&la&
mancanza&di&
informazioni&
sugli&utenti&
prima&che&
arrivino.&Penso&
che&da&
migliorare&ci&sia&
il&come&reperire&
le&informazioni.&
processo&di&
condivisione&con&
l’équipe&interna&
andrebbe&
migliorato,&le&
informazioni&delle&
volte&sono&
frammentate.&
C’è&la&“scheda&
degli&obiettivi”&e&
quella&dei&
laboratori&che&
però&non&tutti&
fanno.&
Andrebbero&
modificate&e&
migliorate&perché&
così&non&vanno&
bene.&C’è&poi&il&
quaderno,&ma&
penso&sarebbe&più&
funzionale&avere&
delle&cartelle&
specifiche&per&
ogni&paziente.&La&
condivisione&
avviene&con&il&
quaderno&e&le&
riunioni&dove&
però&dovremmo&
concentrarci&di&
più&sugli&obiettivi.&
Penso&che&come&
sia&strutturata&la&
riunione&è&
funzionale,&
sarebbe&più&
efficiente&se&ci&si&
concentrasse&di&
più&sugli&obiettivi.&
L’aspetto&più&
critico&è&che&non&
c’è&molta&unione&
all’interno&
dell’équipe&forse&
per&la&
frustrazione&che&
può&dare&un&
Abbiamo&questi&
formulari&che&però&
non&permettono&una&
raccolta&regolare&di&
informazioni,&
andrebbero&rivisti&
anche&i&nostri&
strumenti&settoriali.&
C’è&poi&il&quaderno&o&i&
miei&appunti&
personali.&&
La&condivisione&
avviene&per&lo&più&
nelle&riunioni,&con&i&
consulenti&è&rara&e&
passa&per&lo&più&con&le&
sintesi&o&i&rapporti&di&
dimissione.&
In&questa&fase&della&
presa&a&carico,&
funzionali&sono&i&punti&
stabili&in&sintesi.&Punto&
critico&riguarda&le&
informazioni,&spesso&
carenti,&proveniente&dai&
vari&settori,&anche&il&
modo&di&raccoglierle,&
con&il&quaderno,&non&è&
molto&funzionale,&si&
potrebbe&pensare&a&
delle&singole&schede&
dell’utente.&Un'altra&
ipotesi&di&
miglioramento&è&l’idea&
Al&momento&
dell’ammissione,&c’è&la&
scheda&di&segnalazione&
con&varie&informazioni&
utili.&Con&il&consulente&
gli&scambi&avvengono&
nelle&sintesi,&via&mail.&
Come&strumenti&
abbiamo&la&“scheda&
degli&obiettivi”,&ci&sono&
poi&vari&raccoglitori.&La&
condivisione&viene&
attuata&su&tre&temi:&
come&aiutare&la&persona&
con&il&mantenimento&
dell’astinenza,&l’ambito&
abitativo&e&l’ambito&
occupazionale.&Ci&si&
informa&con&le&note&sul&
quaderno,&nelle&riunioni&
o&con&i&rapporti&delle&
sintesi.&
Importante&sarebbe&
formalizzare&questa&
costruzione&del&progetto,&
non&funzionale&è&il&fatto&
che&non&si&fa,&non&c’è&un&
documento&scritto&per&
tutti,&quindi,&le&
informazioni&non&sono&
chiare&e&se&cambiano&non&
tutti&ne&sono&a&
conoscenza.&Come&ipotesi&
di&miglioramento&ci&
potrebbe&essere&il&
reintrodurre&dei&momenti&
di&incontro&e&di&
aggiornamento&fra&i&
Io&raccolgo&sempre&le&
informazioni&emerse&
durante&i&colloqui&con&i&
miei&appunti,&raccolgo&poi&
gli&altri&dati&(verbali,&
sintesi,&aggiornamenti,&…)&
all’interno&delle&mie&
cartelle&specifiche&per&
paziente.&Delle&volte&
somministro&anche&test&o&
formulari&per&raccogliere&
dati&clinici.&La&
condivisione&di&queste&
informazioni&avviene&
verbalmente&o&metto&a&
disposizione&dei&
documenti&in&base&alla&
situazione.&
Come&punto&
critico&penso&ci&sia&
il&coordinamento&
fra&i&vari&settori,&
essendo&
un’équipe&che&si&
alterna,&può&
succedere&che&si&
perdano&le&
informazioni.&Un&
miglioramento&
potrebbe&essere&
quello&di&definire&
dei&coordinatori&
di&progetto&che&
raccolgano&e&
Non&uso&
strumenti&di&
raccolta&dati.&Le&
informazioni&che&
emergono&dai&
colloqui&con&gli&
utenti&vengono&
condivise,&nelle&
riunioni&o&nel&
quaderno,&con&gli&
altri&se&pertinenti&
e&utilizzabili&dagli&
altri&settori.&Con&la&
rete&esterna&ci&
sono&le&sintesi.&
Io&penso&che&
fondamentale&sia&
l’elasticità&e&la&
prontezza.&La&
procedura&è&un&po’&
questa,&forse&da&
migliorare&sarebbe&
la&costruzione&
condivisa&del&
progetto&sia&con&
l’utente&che&con&il&
suo&entourage&e&le&
sue&persone&
significative.&
Usiamo&la&scheda&di&
segnalazione&
standard&e&altri&
allegati&(rapporti&
medici&o&altro).&Con&
la&scheda&di&
segnalazione,&a&
Cagiallo&cerchiamo&
di&far&avere&
l’anamnesi&della&
persona,&la&storia&
del&consumo&e&le&
varie&vicissitudini.&
Si&cerca&di&dare&un&
quadro&generale.&
gli&aggiornamenti&
e&gli&scambi&di&
informazione.&
L’aspetto&critico&
potrebbe&essere&che&
non&sempre&è&chiaro&
l’obiettivo&della&
struttura,&non&c’è&
molto&coordinamento&
fra&gli&operatori&e&fra&i&
settori&e&questo&può&
causare&confusione.&
L’aspetto&funzionale&
per&me&sono&i&colloqui&
in&cui&si&chiariscono&
gli&obiettivi,&i&mezzi,&si&
modifica&il&progetto,&…&&
Mentre&per&le&ipotesi&
di&miglioramento,&più&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
lavoro&di&questo&
tipo.&Forse&come&
ipotesi&di&
miglioramento&si&
potrebbe&pensare&
a&una&figura&che&
coordini&e&tenga&
unito&il&progetto.&
che&nella&costruzione,&
ne&vedrei&nella&fase&
del&coordinamento&fra&
i&settori.&Forse&penso&
che&sottolineare&
maggiormente&i&
passaggi&delle&fasi&
migliorerebbe&la&
presa&a&carico&
dell’utente.&
del&responsabile&di&
progetto&che&diventa&
responsabile&dell’intero&
progetto&di&un&tot&di&
utenti&occupandosene&
in&tutti&i&suoi&aspetti&e&
che&aiuterebbe&l’équipe&
stessa&a&coordinarsi&
meglio.&
referenti&settoriali&di&un&
progetto,&una&procedura&
andata&persa&per&via&del&
tempo,&della&difficoltà&a&
organizzarsi.&Oppure&c’è&
l’idea&del&referenti&di&
coordinamento,&un&case&
manager,&che&si&occupi&in&
prima&persona&del&
progetto.&
conservino&tutte&
le&informazioni&
riguardo&una&
persona&e&si&
occupi&di&
diffonderle&in&tutti&
i&settori.&
Funzionale&penso&
siano&le&riunioni&
con&la&loro&
strutturazione.&
'
Con' quali'
modalità'
e'
strument
i'
si'
occupa'
della'
presa' a'
carico'
degli'
utenti' del'
Centro'
Residenzi
ale?'
Quando'
accadono'
eventi'
significati
vi'
nel'
processo'
di'presa'a'
carico'
individua
le,' quali'
informazi
oni'
vengono'
condivise'
con'
i'
partner'
del'
progetto?'
Dalla' sua'
esperienz
a,'
nel'
processo'
di'
gestione'
del'
progetto'
di'presa'a'
Settore&
infermieristico&1&
Oltre&alla&terapia&
farmacologica,&la&
gestione&medica&e&
degli&appuntamenti,&
i&trasporti,&…&poi&
importante&c’è&la&
relazione&e&l’ascolto.&
Non&usiamo&degli&
strumenti&per&la&
presa&a&carico&se&
non&i&nostri&
raccoglitori,&anche&
se&sarebbe&meglio&
però&avere&una&
cartella&
informatizzata.&
Quando&avviene&
qualcosa&di&
significativo,&tipo&
una&ricaduta,&c’è&la&
segnalazione&a&tutti,&
consulenti&
compresi,&talvolta&
anche&ai&partenti.&
Con&la&rete&interna&
si&condivide&sul&
momento&o&con&la&
riunione&o&tramite&il&
quaderno.&
Per&quanto&riguarda&
questa&fase&non&mi&
viene&in&mente&
nulla.&
Principalmente&con&
il&colloquio&
individuale&oppure&
con&quelli&di&sintesi&
o&di&rete&in&cui&il&
paziente&è&presente&
o&meno.&Con&la&rete&
delle&volte&si&
comunica&anche&via&
mail&o&via&telefono.&
Come&strumento&
abbiamo&la&scheda&
degli&obiettivi&di&
laboratorio.&
Usiamo&il&colloquio&
settimanale&anche&se&gli&
utenti&possono&rivolgersi&
a&noi&in&qualsiasi&
momento&del&turno.&Come&
strumenti&abbiamo&i&
formulari&con&gli&obiettivi&
e&il&decorso&benché&
abbiano&una&funzionalità&
limitata,&sono&un&po’&
macchinosi&e&quasi&
squalificanti&anche&per&la&
puntualità&che&ci&viene&
richiesta&nella&
compilazione&e&
nell’aggiornamento.&
Con&gli&utenti&si&condivide&
tutto&così&come&con&i&
colleghi&durante&le&
riunioni&o&sul&quaderno.&
Rispetto&alla&rete&esterna,&
non&sempre.&
Gli&aspetti&funzionali&sono&
quelli&legati&al&colloquio,&
quelli&più&negativi&sono&
legati&al&fatto&che&
all’interno&della&struttura&
ognuno&ha&un&progetto&
differente&e&la&convivenza&
può&essere&difficile.&Come&
ipotesi&di&miglioramento&
In&generale&si&può&dire&che&
nella&struttura&opera&
un’équipe&
multidisciplinare&dove&
ognuno&ha&un&proprio&
ruolo.&La&difficoltà&sta&
nella&convivenza&di&questi&
ruoli&differenti,&ogni&tanto&
si&rischia&di&interferire&
Noi&portiamo&avanti&il&
progetto&segnalato&dal&
consulente.&Le&modalità&
sono&gli&incontri,&i&
colloqui,&la&condivisione&
degli&obiettivi&con&l’utente&
e&l’équipe.&A&livello&
operativo&in&prima&
persona&mi&occupo&dei&
contatti&con&l’esterno&
soprattutto&nelle&sintesi.&
Come&strumenti&ci&sono&il&
dialogo,&il&confronto&la&
rete&primaria&e&
secondaria,&il&telefono,&le&
mail,&le&visite&in&loco.&
Gli&eventi&significativi&
legati&al&mio&settore&sono&
condivisi&sicuramente&con&
l’équipe&e&in&alcuni&casi&
anche&con&la&rete&esterna,&
si&pensi&per&esempio&alla&
possibilità&di&
collocamento&in&foyer&
L’utente&dovrebbe&
sempre&essere&
aggiornato.&Per&
quanto&riguarda&la&
rete&interna,&di&
solito,&gli&eventi&
significativi&sono&
sempre&discussi.&
Con&l’équipe&
condivido&le&
informazioni&in&
base&alla&
pertinenza&con&la&
presa&a&carico.&
Io&penso&che&
importante&sia&il&
passaggio&di&
informazioni,&la&
comunicazione.&
Un&aspetto&
positivo&è&la&
strutturazione&
delle&riunioni,&
Valuto&quanto&
possono&essere&
utili&agli&altri&
settori&e,&in&base&
alla&necessità,&
riporto&
l’informazione.&&
Attuo&dei&colloqui&
di&sostegno&e&
motivazione&e&poi&
c’è&lo&scambio&con&
l’équipe&nelle&
riunioni.&
Un&aspetto&critico&
riguarda&la&
gestione&della&
trasmissione&delle&
informazioni&in&
un’équipe&
multidisciplinare&
che&non&si&
incontra&spesso.&
Regolarmente,&a&
settimana,&c’è&un&
colloquio&
individuale.&Per&
quanto&riguarda&la&
gestione&indiretta&
c’è&la&discussione&
e&l’aggiornamento&
con&i&colleghi&nelle&
riunioni.&
ALLEGATO'11')'GESTIONE'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'ALL’INTERNO'E'ALL’ESTERNO'DEL'CENTRO'RESIDENZIALE'
Settore&
Settore&laboratori&
Settore&educativo&
Settore&consulenza&sociale&
Settore&
Settore&
infermieristico&2&
terapeutico&1&
terapeutico&2&
Ci&sono&le&visite&con&
il&medico&o&lo&
psichiatra,&quando&
stanno&male&
arrivano&in&
infermeria…&come&
strumenti&abbiamo&i&
raccoglitori,&gli&
operatori&di&
laboratorio&e&gli&
educatori&hanno&le&
loro&schede.&Noi&
abbiamo&gli&incarti&
medici,&le&terapie&
farmacologiche,&…&
Con&il&paziente&
condividiamo&tutto&
così&per&esempio&nei&
colloqui&come&anche&
con&la&rete&esterna&e&
interna&nelle&
riunioni&piuttosto&
che&nelle&sintesi.&
L’aspetto&funzionale&
è&la&
multidisciplinarità,&
mentre&l’aspetto&
negativo&è&il&
mancato&
riconoscimento&dei&
ruoli&nella&
multidisciplinarità&
Dipende&dalla&
situazione,&le&
informazioni&che&
condividiamo&sono&
di&tipo&medicoG
infermieristico,&ma&
non&sempre&
possiamo&dire&tutto.&
Un&aspetto&critico&è&
che&ogni&tanto&qui&
pongono&degli&
obiettivi&un&po’&
illusori,&
normalmente&si&
dovrebbe&tener&
conto&delle&risorse&e&
dei&limiti&della&
Settore&
consultori&
invianti&
C’è&la&sintesi&
mensile&dove&
avviene&la&
condivisione&del&
percorso&con&
l’utente&e&gli&
operatori&di&
Cagiallo.&
Il&consulente&
avvisa&Cagiallo&
in&base&al&caso&e&
alla&situazione;&
è&poi&l’operatore&
di&Cagiallo&che&
condivide&con&
l’équipe&del&
Centro&
Residenziale.&In&
generale&la&
condivisione&
dovrebbe&
avvenire&
durante&la&
sintesi,&ma&
alcuni&fatti&
necessitano&
tempi&più&brevi.&
In&generale&le&
cose&
funzionano.&Si&
può&sempre&
migliorare&sul&
discorso&
comunicativo,&
come&informare,&
quando&
carico:' )'
aspetti'
funzional
i;')'aspetti'
critici;' )'
ipotesi' di'
migliora
mento?'
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
persona,&delle&sue&
priorità,&…&qui&non&
sempre&viene&fatto.&
Come&
miglioramento&
quindi&proporrei&
l’evidenziare&lo&
stato&emotivo&e&le&
priorità&del&
paziente,&metterlo&
di&più&al&centro.&
stessa&forse&per&
competizione,&…&
manca&un&po’&la&
volontà&a&
comunicare.&Come&
ipotesi&di&
miglioramento&
servirebbe&lavorare&
sull’équipe.&
penso&si&debba&lavorare&
per&creare&più&unità&
nell’équipe,&per&
migliorare&la&
comunicazione&all’interno&
dei&settori&e&fra&settori.&
Una&volta&c’erano&le&
riunioni&fra&i&referenti&
settoriali&di&un&progetto,&
questo&favoriva&la&
coordinazione.&In&
generale&poi&penso&che&le&
riunioni&non&vengano&
sfruttate&abbastanza,&si&
tende&a&non&parlare&degli&
obiettivi&dei&progetti&
individuali.&
con&altri&settori,&altri&
contesti,&altri&campi&
d’intervento.&Un&punto&
critico&penso&sia&il&limite&
che&ogni&operatore&ha&nel&
cogliere&l’operato&dei&
colleghi&e,&quindi,&riuscire&
a&incastrare&il&proprio&
intervento&in&maniera&
funzionale.&Come&ipotesi&
di&miglioramento,&
propongo&ancora&il&
responsabile&di&progetto&
che,&secondo&me,&
potrebbe&aiutare&nella&
progettualità.&&
Come&ipotesi&di&
miglioramento&si&
potrebbero&
aumentare&le&
tempistiche&della&
riunione.&
anche&se&credo&
che&un’ipotesi&di&
miglioramento&
potrebbe&essere&la&
presenza&di&un&
referente,&un&
coordinatore&del&
caso&formalmente&
definito&che&
raccolga&e&
diffonda&le&
informazioni.&
informare,&con&
che&modalità,&…&
anche&la&
condivisione,&sia&
interna&che&
esterna,&è&
migliorabile.&&
'
In' quali'
momenti,'
formali' e'
informali,'
avviene' il'
coordina
mento'
del'
progetto'
con'
gli'
attori'
coinvolti?'
(utenza;'
rete'
primaria;'
rete'
secondari
a)'
In' questi'
momenti,'
formali' e'
informali,'
con' quali'
modalità
/strumen
ti'avviene'
la'
condivisi
one' delle'
informazi
oni'
e'
delle'
strategie
/scelte' di'
intervent
o' con' gli'
Settore&
infermieristico&
1&
Ci&sono&i&
colloqui&
individuali&con&
le&varie&figure&
presenti,&con&
l’assistente&
sociale&ci&sono&
anche&quelli&con&
la&rete&esterna&o&
con&la&famiglia.&
Ci&sono&le&
sintesi&mensili.&
Mentre&
all’interno&
dell’équipe&c’è&la&
riunione.&
Come&strumenti&
abbiamo&il&
telefono,&le&mail,&
i&verbali&e&le&
schede&degli&
altri&settori&che&
noi&infermieri&
non&abbiamo.&
Poi&c’è&il&
quaderno&che&
usiamo&tutti&i&
giorni.&
Con&l’utente&nei&
colloqui&non&ci&sono&
strumenti.&Con&la&rete&
esterna&ci&sono&le&
sintesi,&mentre&con&
l’équipe&interna&mi&
viene&in&mente&solo&il&
quaderno&e&le&
riunioni.&
Importante&è&
raccogliere&più&
informazioni&possibili&
da&tutti&i&settori&e&
servizi&che&si&occupano,&
o&si&sono&occupati,&della&
persona.&C’è&quindi&la&
raccolta&delle&
informazioni&sia&a&
livello&cartaceo&che&
informatico,&perché&è&da&
su&informazioni&che&si&
lavora.&Dall’équipe&di&
Cagiallo&non&sempre&mi&
arrivano&molte&
informazioni,&le&trovo&
talvolta&carenti.&
Con&l’utenza&suddivido&
il&formale&dall’informale&
in&base&a&quando&do&
l’appuntamento&o&
quando&sono&loro&a&
presentarsi&qui,&poi&
spetta&a&me&dare&la&
forma&all’incontro.&Con&i&
colleghi&di&Cagiallo&c’è&la&
riunione.&Con&la&rete&
primaria&come&la&
famiglia&ci&sono&i&vari&
appuntamenti&e&gli&
scambi&telefonici.&
Con&l’utenza&ci&sono&
i&colloqui,&con&la&
rete&primaria,&
invece,&è&raro&per&
via&del&tipo&di&ruolo&
che&ho.&Con&l’équipe&
ci&sono&i&momenti&
formali&delle&
riunioni&in&cui&c’è&
condivisione&
oppure&momenti&di&
aggiornamento&
informale&(per&
esempio&in&
corridoio).&
Personalmente&ho&
più&modo&di&
aggiornarmi&con&i&
colleghi&nei&
momenti&più&
informali,&ma&
questo&necessita&
una&condivisione&
degli&orari.&
Con&l’utente&ci&sono&
i&colloqui,&con&
l’équipe&c’è&la&
riunione.&A&livello&
informale&non&c’è&
molto&perché&
rimane&poco&tempo,&
quindi,&si&ricorre&
all’uso&del&
quaderno.&Magari&
altri&settori&hanno&
più&occasione&per&
scambiarsi&
informazioni&a&
livello&informale.&
Con&la&rete&esterna&
normalmente&si&
passa&dalla&sintesi.&
Non&c’è&un&canovaccio&
formalizzato,&c’è&informale:&
qual&è&la&situazione,&com’è&
andata&sotto&quel&
determinato&aspetto,&come&
va&con&la&sostanza,&…&
C’è&la&sintesi&in&cui&avviene&
il&coordinamento&e&la&
condivisione.&Si&potrebbe&
parlare&di&preGsintesi&dove&
gli&operatori&parlano&fra&
loro,&la&sintesi&quando&ci&si&
vede&con&l’utente&e&la&postG
sintesi&in&cui&si&fa&la&sintesi&
della&sintesi&stessa.&
Settore&consultori&invianti&
La&modalità&con&gli&
utenti&è&il&parlare.&
Non&c’è&uno&
strumento&specifico&
di&condivisione,&c’è&
l’incontro&e&il&
parlare.&Con&la&rete&
secondaria&c’è&la&
riunione,&la&parola&e&
il&quaderno.&
Con&l’utente&
appunto&c’è&il&
colloquio,&con&le&
persone&
significative&ci&
possono&essere&
degli&incontri&o&
delle&telefonate.&
Altro&strumento&
sono&le&mail&con&la&
rete&esterna.&Non&ci&
sono&veri&e&propri&
strumenti,&c’è&la&
scheda&degli&
obiettivi&che&poi,&
diciamo,&non&
sempre&si&usa.&Ci&
sono&i&verbali&delle&
ALLEGATO'12')'COORDINAMENTO'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'CON'GLI'ATTORI'COINVOLTI'
Settore&
Settore&laboratori&
Settore&educativo&
Settore&consulenza&
Settore&terapeutico&
Settore&terapeutico&
infermieristico&
sociale&
1&
2&
2&
Con&l’utenza&ci&
Con&l’utente&ci&sono&i&
sono&i&colloqui&e&
colloqui.&Con&la&
le&sintesi.&Per&
famiglia&c’è&poco&
l’équipe&ci&sono&
questo&aspetto&
le&varie&riunioni&
mentre&con&l’équipe&ci&
e&i&momenti&di&
sono&le&riunioni.&
passaggio&di&
consegna.&
Riunioni&e&
incontri&vari.&
Come&
strumento&c’è&il&
quaderno.&
Ci&sono&le&sintesi&
intese&come&
momenti&formali&
di&condivisione&
del&progetto&con&
l’utente,&il&
consulente,&un&
operatore&di&
Cagiallo&e,&
talvolta,&delle&
persone&
significative&
(familiari,&
curatore,&…).&A&
livello&informale&
ci&sono&i&vari&
colloqui&con&gli&
utenti&durante&il&
percorso&stesso.&
Quaderno&e&mail&
sono&alcuni&degli&
strumenti&più&
usati&per&dare&
informazioni&utili&
soprattutto&per&le&
sintesi.&
Nelle&sintesi&lo&
strumento&è&il&
colloquio&
strutturato&dove&
si&riguardano&gli&
obiettivi,&si&fa&un&
bilancio&e&una&
sintesi&del&
percorso.&Altri&
strumenti&e&
modalità&sono&il&
quaderno,&i&
colloqui&con&gli&
utenti&fatti&dai&
vari&operatori,&i&
passaggi&di&
consegna.&Ci&
sarebbe&anche&la&
attori'
coinvolti?'
(utenza;'
rete'
primaria;'
rete'
secondari
a)'
Dalla' sua'
esperienz
a,'
nel'
processo'
di'
coordina
mento'
del'
progetto'
di'presa'a'
carico'
individua
le:'
)'
aspetti'
funzional
i;')'aspetti'
critici;' )'
ipotesi' di'
migliora
mento?'
&
&
Noi&più&che&altro&
collaboriamo&
molto&con&
medici&e&
psichiatri.&A&
livello&generale,&
come&équipe,&c’è&
separazione,&
spesso&nelle&
varie&
discussioni&in&
riunione&sento&
distacco.&Da&
migliorare&ci&
sarebbe&
l’équipe.&
Come&aspetto&
positivo&c’è&che&
le&cose&basilari&
vengono&
condivise:&un&
aspetto&critico&
riguarda&la&
gestione&più&
personale&delle&
informazioni.&
Qui&non&vedo&
però&ipotesi&di&
miglioramento.&
scheda&degli&
obiettivi&che&non&
dovrebbe&essere&
generica,&
servirebbe&una&
scheda&unica&che&
faccia&da&
continuum.&Altri&
momenti&di&
condivisione&sono&
la&riunione&e&la&
supervisione.&
Dopo&un&
confronto&anche&
con&uno&dei&
terapeuti&(R.&
Ballerini),&io&
credo&che&un&
aspetto&che&
caratterizzi&
Cagiallo&sia&la&
mancata&
distinzione&fra&
residenziale/foye
r&e&laboratori&
occupazionali,&
quindi&anche&
l’équipe&è&sempre&
la&stessa&con&il&
rischio&che&i&ruoli&
si&confondano.&
Bisognerebbe&
definire&di&più&i&
contesti,&
aumentare&la&
distinzione.&Così&
diventa&tutto&un&
miscuglio&che&si&
vede&nella&
riunione&dove&di&
fatto&si&è&divisi&
nella&
progettazione.&Gli&
utenti&però&tutto&
questo&lo&vivono.&
Per&me&funzionale&è&il&
colloquio.&A&livello&
d’équipe&ci&sono&le&
riunioni,&ma&sono&un&
po’&carenti,&non&
sembra&ci&sia&una&
presa&a&carico&da&un&
Centro,&ma&da&settori.&
Mi&sembra&che&
manchi&che&
dall’équipe&esca&
qualcosa&di&condiviso.&
Da&migliorare&
sicuramente&c’è&la&
condivisione&di&
aspetti&operativi&utili&
per&il&progetto&della&
persona.&Ci&si&
concentra&su&piccoli&
obiettivi&che&però&non&
per&forza&fan&parte&di&
un&quadro&generale&
che&l’utente&possa&
cogliere.&Io&penso&che&
si&debba&parlare&in&
équipe&di&questa&cosa,&
capire&come&mai&e&
trovare&delle&
soluzioni&insieme.&
Sono&molto&contento&di&
come&funziona&con&la&
rete&esterna,&c’è&il&
contatto&telefonico&o&via&
mail,&ci&si&da&
l’appuntamento,&si&
discute,&…&con&la&rete&
interna&è&un&po’&più&
difficoltoso&perché&
l’équipe&è&strutturato&in&
modo&che&non&sempre&ci&
si&può&incontrare&tutti&
insieme,&difficile&è&allora&
anche&riconoscere&gli&
interventi&dei&colleghi.&
Siamo&ancora&un&po’&a&
compartimenti&stagni&
malgrado&si&dica&di&
voler&collaborare&di&più.&
Come&ipotesi&di&
miglioramento&ci&vedrei&
ancora&l’idea&del&
responsabile&di&
progetto.&
Qui&più&che&
coordinamento,&c’è&
un&aggiustamento,&
come&funziona&
manca.&Può&
funzionare&con&i&casi&
che&richiedono&più&
attenzione,&ma&con&
quelle&persone&che&
danno&meno&
problemi&si&tende&a&
dedicargli&meno&
tempo&e&ci&si&
dimentica&di&loro.&
Diciamo&che&tutto&
funziona&per&quel&
po’&che&serve.&Penso&
che&come&ipotesi&di&
miglioramento,&
oltre&all’aumentare&
il&tempo&concreto,&si&
debba&lavorare&sulla&
gestione&dei&casi&e&
delle&situazioni.&Il&
tempo&è&
fondamentale,&
tempo&per&gli&utenti,&
per&l’équipe,&non&c’è&
quasi&mai&modo&di&
coordinarsi&tutti&
insieme.&
riunioni,&la&scheda&
degli&obiettivi,&il&
quaderno,&i&verbali&
delle&sintesi&
all’interno.&C’è&
invece&il&rapporto&di&
dimissione&alla&fine&
del&percorso&per&la&
rete&esterna.&
Come&detto&già&
prima&credo&che&gli&
aspetti&più&critici&da&
migliorare&siano&
quelli&legati&al&
passaggio&di&
informazioni&e&alla&
comunicazione.&
Penso&che&invece&
funzioni&la&
strutturazione&della&
riunioni.&Come&
ipotesi&di&
miglioramento&
opterei&sempre&per&
un&coordinatore&di&
progetto.&
La&sintesi&è&il&luogo&eletto&
alla&condivisione,&quindi,&
penso&che&l’ipotesi&di&
miglioramento,&rifacendomi&
al&concetto&di&preG
sintesi/sintesi/postGsintesi,&
debba&prevedere&che&ci&sia&
una&piena&condivisione&di&
quello&che&sta&succedendo&e&
di&quello&che&si&vuole&fare.&Si&
era&pensato&all’idea&di&una&
scheda&preGsintesi&e&sintesi,&
ma&non&è&stata&utilizzata&e,&
anche&se&ci&fosse,&non&so&
quanto&possa&essere&
funzionale&perché&sarebbe&
generica&e&i&casi&sono&molto&
specifici.&Penso&che&sia&
necessario&essere&elastici&
perché&le&situazioni&
possono&cambiare&molto&e&
nel&giro&di&poco&tempo.&
'
In' quali'
momenti,'
formali' e'
informali,'
e'
con'
quali'
modalità
/strumen
ti'avviene'
la'
valutazio
ne' ' in'
itinere'
del'
progetto'
con'
gli'
attori'
coinvolti?'
(utenza;'
rete'
primaria;'
rete'
secondari
a)'
In' quali'
momenti,'
formali' e'
informali,'
e'
con'
quali'
modalità
/strumen
ti'avviene'
la'verifica'
finale' del'
progetto'
con'
gli'
Settore&
infermieristico&
1&
Regolarmente&
con&le&riunioni&
che&dovrebbe&
essere&un&
momento&di&
condivisione,&
poi&ci&sono&le&
sintesi&e&i&vari&
colloqui&per&
quello&che&
riguarda&gli&
ospiti&e&la&rete&
esterna.&
A&livello&
settoriale&ci&si&
prepara&alla&
dimissione&
compilando&i&
documenti&per&
la&fine&del&
percorso.&Non&
c’è&un&vero&e&
proprio&
momento&in&cui&
si&fa&il&punto&del&
percorso;&c’è&la&
Settore&
infermieristico&
2&
È&un&aspetto&
trattato&
soprattutto&
nelle&riunioni&di&
sottoéquipe&con&
l’aggiornamento&
dei&casi.&Con&la&
famiglia&
dipende&dal&
caso.&Poi&ci&sono&
le&sintesi&che&
sono&fatte&
proprio&anche&
per&le&
valutazioni.&Con&
gli&utenti&c’è&il&
colloquio&
individuale.&
Sempre&con&la&
sintesi.&Si&fa&
sintesi,&poi&la&
settimana&di&
prova&e&infine&
c’è&la&
dimissione.&Per&
il&resto&ci&sono&
le&riunioni&
d’équipe.&
Di&fatto&ho&la&
sensazione&che&non&
ci&sia&una&
valutazione&in&
itinere&della&
progettazione&dei&
laboratori&e&del&
settore&educativo.&
C’è&poi&la&scheda&
degli&obiettivi,&ma&
anche&lì&è&
un’incognita.&
Sicuramente&è&
molto&in&itinere&la&
costruzione&degli&
obiettivi&con&
l’utente&nei&colloqui.&
Da&rivedere&è&la&loro&
formalizzazione&e&
condivisione&con&gli&
altri&operatori.&
Principalmente&
nel&colloquio;&per&
noi&il&colloquio&è&
un&po’&tutto.&
Inizialmente&si&
valuta&la&
situazione,&le&
risorse,&i&limiti,&…&
poi&si&fanno&le&
prove&e&si&vede&
cosa&ha&
funzionato.&È&
continuo&
ipotizzare&e&
vedere&con&un&
adeguare&
graduale.&Con&
l’équipe&invece,&
nella&valutazione,&
ci&sarebbe&il&
passaggio&tra&le&
varie&fasi&come&
momento&di&
riflessione&e&
valutazione,&ma&
ogni&tanto&questa&
cosa&si&perde.&&
La&verifica&finale&viene&fatta&nel&
periodo&vicino&alla&dimissione&o&
quando&vi&è&un’interruzione&del&
percorso.&Normalmente&la&
verifica&finale&si&attua&
nell’ultima&sintesi.&La&procedura&
prevede&che&si&decida&prima&in&
équipe,&poi&in&sintesi,&la&data&di&
dimissione,&si&conferma&il&
progetto&condiviso&esterno&
organizzato&durante&il&percorso&
dell’ospite&al&CR,&in&seguito&c’è&
la&settimana&di&prova.&Dopo&la&
C’è&la&sintesi&intesa&come&
momento&ufficiale&per&questo&
tipo&di&valutazione,&poi&ci&sono&
altri&tipi&di&incontri,&formali&o&
meno,&in&base&alla&situazione&
che&si&può&creare&per&cui&
l’équipe&si&ritrova&per&rifare&e&
rivalutare&i&punti&e&prendere&
decisioni&che&magari&prima&non&
erano&neanche&previste.&In&
generale&si&può&dire&che&ci&sono&
le&nostre&riunioni,&le&sintesi,&gli&
appuntamenti&con&la&rete,&…&il&
tutto&per&attuare&una&
valutazione&e&fare&il&punto&della&
situazione.&
Non&c’è&una&verifica&
finale,&non&ho&
neanche&mai&visto&
fare&delle&
valutazioni&rispetto&
agli&obiettivi,&non&
c’è&come&atto&
formale.&Per&quello&
che&riguarda&me,&
faccio&una&
valutazione&di&
quelle&che&sono&
state&le&evoluzioni&
Con&l’utenza&attuo&
una&valutazione&del&
decorso,&un&bilancio&
periodico,&durante&il&
colloquio&stesso.&Da&
un&punto&di&vista&
alcologicoG
psicologico,&delle&
volte&uso&dei&
questionari,&dei&test,&
anche&per&
individuare&i&
cambiamenti.&I&test&
sono&condivisi&con&
gli&altri&settori&solo&
se&necessario&e&
quando&è&
funzionale.&Con&i&
consulenti&c’è&solo&
una&comunicazione&
a&fine&degenza&con&
un&breve&rapporto&
di&dimissione.&Con&
l’équipe&c’è&la&
riunione.&
ALLEGATO'13')'VALUTAZIONE'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'INDIVIDUALE'
Settore&laboratori&
Settore&educativo&
Settore&consulenza&sociale&
Settore&terapeutico&
1&
Avviene&nel&
colloquio&di&
dimissione&
solitamente&
nell’ultima&sintesi&
dove&si&definisce&il&
termine&del&
percorso,&la&data&di&
uscita,&…&&
I&tempi&dei&
programmi&sono&
dati&dalle&sintesi&
che,&quindi,&
servono&anche&per&
monitorare&e&dare&
i&tempi.&Quando&
c’è&un&passaggio&
da&una&fase&
all’altra,&nei&
colloquio&con&
l’utente&si&fanno&
delle&valutazioni.&
Settore&
terapeutico&2&
Per&la&verifica&
conclusiva&c’è&la&sintesi&
finale&costruita&con&le&
riunioni&d’équipe&a&
Cagiallo.&Nella&sintesi&
finale&si&verifica&il&
raggiungimento&degli&
obiettivi&e&si&fissa&la&
data&di&dimissione.&A&
livello&di&documenti,&c’è&
il&rapporto&di&
dimissione&che&spiega&il&
percorso&e&le&
Settore&consultori&
invianti&
C’è&la&sintesi&con&i&vari&
rimandi&sulle&ricadute,&
consumi,&congedi…&si&
parla&dei&possibili&
inserimenti&o&prove&per&
l’esterno.&Diciamo&che&
c’è&una&valutazione&di&
tutti&questi&vari&aspetti.&&
Non&uso&
strumenti&
particolari.&La&
valutazione&viene&
fatta&con&la&
persona&nel&
colloquio&durante&
il&quale&si&riflette&
facendo&il&punto&
sulla&situazione&in&
base&agli&obiettivi&
fissati.&
Confrontandomi&
con&i&colleghi&ho&
dei&feedback&su&
come&il&progetto&
sta&andando,&
sempre&su&un&
piano&informale.&I&
momenti&quindi&
sono&il&colloquio&
con&la&discussione&
insieme&all’utente&
e&negli&scambi&e&
nei&confronti&con&
l’équipe.&Con&la&
rete&esterna&ci&
sono&le&sintesi&con&
l’operatore&che&
rappresenta&il&
Centro.&
Funziona&un&po’&
come&ho&detto&per&
la&valutazione&in&
itinere.&Quindi,&
colloquio,&sintesi&
finale&ed&
eventuale&
discussione&in&
équipe&che&
precede&la&sintesi&
finale.&Il&rapporto&
di&dimissione&è&un&
feedback&per&
attori'
coinvolti?'
(utenza;'
rete'
primaria;'
rete'
secondari
a)'
Dalla' sua'
esperienz
a,'
nel'
processo'
di'
valutazio
ne'
del'
progetto'
di'presa'a'
carico'
individua
le:'
)'
aspetti'
funzional
i;')'aspetti'
critici;' )'
ipotesi' di'
migliora
mento?'
dimissione&e&
basta.&
Manca&la&
comunicazione,&
dovremmo&
essere&in&
generale&più&
flessibili&e&
capaci&di&
adattarci.&Non&
c’è&molta&
organizzazione&
e&gli&utenti&
sentono&tutto&
questo.&
Un&aspetto&
critico&è&che&
bisognerebbe&
avere&più&
informazioni&
dall’esterno&
questo&per&tutti&
i&settori.&Di&
positivo&c’è&
l’aspetto&
multifunzionale&
e&
multidisciplinar
e.&Come&ipotesi&
di&
miglioramento,&
penso&che&a&un&
documento,&un&
qualcosa&che&
permetta&un&
maggior&
coinvolgimento&
delle&figure&
professionali,&
una&miglior&
condivisione&fra&
settori.&
In&questa&fase,&sono&
molti&coinvolti&
l’utente,&il&
consulente&e&gli&altri&
servizi&quando&c’è&
un&collocamento&
protetto.&Non&c’è&
molto&lavoro,&però,&
quando&la&persona&
rientra&a&domicilio.&
Questo&si&potrebbe&
migliorare,&magari&
attivando&dei&servizi&
esterni.&Cagiallo&
però&funziona&già&al&
meglio&di&come&
potrebbe&
funzionare&e&quello&
che&non&va&può&
essere&spiegato.&
Con&l’équipe&ci&
sono&le&riunioni,&
ma&questo&aspetto&
aspetto&della&
valutazione&finale&
c’è&poco&anche&se&
sarebbe&
interessante&
vedere&cosa&è&
stato&fatto&e&come&
è&andata.&
Per&quanto&
riguarda&l’équipe,&
come&ipotesi&di&
miglioramento&
penso&andrebbe&
bene&qualsiasi&
cosa&perché&
questo&aspetto&
manca&nella&
maniera&più&
assoluta&o,&
almeno,&&io&non&lo&
sento.&Nel&nostro&
settore&è&fatta,&ma&
poi&non&c’è&una&
messa&in&comune.&
Questo&è,&quindi,&
l’aspetto&critico.&
Secondo&me,&si&
dovrebbe&iniziare&
a&farla&per&capire&
anche&come&
Centro&dove&si&
vuole&andare,&
aiuterebbe&anche&
a&creare&coesione&
di&gruppo.&
settimana&di&prova&la&persona&fa&
un&colloquio&con&i&suoi&
operatori&di&riferimento&e&viene&
dimesso.&Quello&che&si&cerca&è&di&
mantenere&sempre&l’aggancio&
ambulatoriale&con&Ingrado.&
Pensando&a&questa&fase&della&
progettazione,&non&è&evidente&
far&collimare&ogni&aspetto&del&
progetto&futuro&di&una&persona.&
C’è&l’ambito&abitativo&(ritorno&in&
appartamento,&foyer,&
appartamento&protetto,…),&
l’inserimento/reinserimento&
lavorativo&o&la&ricerca&di&un&
laboratorio&protetto,&…&delle&
volte&si&hanno&delle&idee,&ma&poi&
succede&qualcosa&che&rallenta&o&
blocca&il&progetto,&solo&che&
ormai&la&data&di&dimissione&è&
stata&fissata.&Questo&per&dire&
che&si&cerca&di&organizzare&in&
maniera&il&più&completa&
possibile&la&presa&a&carico&che&
passa&dal&residenziale&
all’esterno,&la&vita&privata&e&
personale&dell’utente,&riuscirci&
però&a&tutti&gli&effetti&non&è&così&
semplice.&L’aspetto&funzionale&
quindi&è&che&lo&si&organizza,&
l’aspetto&meno&funzionale&è&che&
non&sempre&tutto&procede&come&
si&pensa,&non&è&tutto&coordinato&
come&lo&si&vorrebbe&e&questo&
nella&presa&a&carico&
psicologica&e&
psicoterapica&che&
poi&faccio&rientrare&
nel&rapporto&breve&
di&dimissione.&È&una&
mia&valutazione&che,&
quando&è&possibile,&
discuto&con&il&
paziente,&ma&che&di&
regola&non&viene&
condivisa&con&
l’équipe&anche&se&
poi&il&rapporto&viene&
archiviato&nel&
classatore&a&
disposizione&di&tutti.&
Il&consulente,&
invece,&riceve&
questo&rapporto.&
L’aspetto&funzionale&
per&me&è&la&
trasmissione&di&
informazioni&al&
consulente&con&cui,&
durante&il&percorso,&
non&ho&contatti&
formali.&L’aspetto&
critico&è&che&questa&
fase&è&molto&
sintetica,&c’è&questo&
rapporto&sintetico,&
parziale&e&molto&
breve.&In&effetti,&
sento&una&necessità&
personale&di&un&
passaggio&alla&fine&
che&permetterebbe&
di&dar&peso&a&quello&
che&si&è&fatto,&però&è&
relativo,&sarebbe&
più&utile&se&la&
valutazione&venisse&
fatta&in&divenire,&nel&
processo&di&
accompagnamento.&
Secondo&me,&la&
valutazione&va&
bene&così,&è&un&
aspetto&che&
funziona&
abbastanza&bene.&
Non&vedo&ne&
aspetti&critici&ne&
ipotesi&di&
miglioramento.&
l’inviante&da&parte&
del&settore&
psicologicoG
psicoterapeutico&e&
permette&di&
riassumere&il&
percorso&
trasmettere&delle&
informazioni&con&
una&valutazione&
un&po’&globale&del&
percorso&stesso.&
Su&richiesta&può&
essere&fatta&anche&
un&rapporto&più&
dettagliato,&ma,&di&
base,&c’è&quello&
breve.&&
Di&per&sé&la&valutazione&
funziona.&L’aspetto&
critico&è&più&sui&
contenuti,&sul&vedere&se&
il&progetto&funziona,&ma&
questo&dipende&anche&
dalle&risorse&del&
territorio.&Come&ipotesi&
di&miglioramento&si&può&
pensare&a&quella&di&
lavorare&sulla&
costruzione&di&un&
progetto&che&sia&il&più&
ideale&possibile&in&base&
a&quello&che&il&territorio&
offre.&&
In&generale&poi&c’è&il&
discorso&della&
comunicazione&fra&i&vari&
settori&che&è&un&aspetto&
fondamentale&che&
talvolta&può&dare&
problemi.&Tutti&hanno&la&
loro&visione,&le&loro&
aspettative,&quindi,&ci&
può&essere&tensione.&La&
comunicazione&è&un&po’&
un&problema&che&tutti&
indicazioni&future.&
Concretamente,&quando&
l’utente&viene&dimesso&
da&Cagiallo,&viene&
fissato,&ancor&prima&
della&dimissione,&
l’appuntamento&in&
ambulatorio.&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
&
non&è&neanche&facile&da&far&
capire&a&chi&non&è&sul&campo&o&
non&si&occupa&di&questo&
quotidianamente,&questo&quindi&
può&causare&attriti&all’esterno&o&
anche&all’interno&di&un’équipe.&&
Come&ipotesi&di&miglioramento&
non&vedo&tanto&il&modificare&
qualcosa&che&esiste&già&o&andare&
a&creare&qualcosa&di&nuovo,&
piuttosto&credo&che&vi&siano&gli&
aspetti&personali&che&giochino&
un&ruolo&fondamentale.&
hanno,&tutti&fanno&fatica&
a&capire&la&situazione&
dell’altro,&si&aspettano&
cose&precise,&mentre&
non&è&così&semplice.&
Come&ipotesi&di&
miglioramento&in&
generale,&penso&possa&
essere&utile&un&case&
manager,&anche&solo&
della&comunicazione.&
Allegato 14 – Schema funzionamento presa a carico
Costruzione del progetto di presa a carico individuale
Approccio
motivazionale
Strumenti:
Scheda di
segnalazione
Compilata dal
consulente
eventualmente
con l’utente
Consultorio
Percorso
stazionario/
residenziale
Assistente
sociale di
Cagiallo
Valuta idoneità e
fattibilità del
caso anche con
la scheda di
segnalazione
Approccio
Motivazionale
Modalità
Colloquio
In caso di idoneità
Disintossicazione fisica in
clinica
Operatore di Cagiallo + utente +
eventualmente medici
Un operatore di Cagiallo va a
prendere l’utente e lo accompagna al Centro
Residenziale
Approccio
Motivazionale
Modalità
Colloquio di ammissione
Operatore di Cagiallo + utente
Strumenti
Scheda “Obiettivi del progetto individuale”
Successivi colloqui per
costruire insieme gli obiettivi
del progetto e scegliere la
tipologia di percorso da
seguire (ambulatoriale, semistazionario o stazionario)
Consulente + utente +
eventuali persone significative
Approccio
Dialogico – conoscitivo motivazionale
Modalità
Colloquio di conoscenza
Assistente sociale + consulente + utente +
eventualmente persone significative
Strumenti
Scheda di segnalazione + appunti
In contemporanea
Presentazione
del caso
Strumento
Nessuno
Si valuta l’andamento della disintossicazione e si stabilisce la
data di ammissione
Modalità
Primo Colloquio di conoscenza
Consulente + utente +
eventuali persone significative
Arrivo
dell’ospite
Modalità
Riunione alla
presenza di tutti
gli operatori
Strumenti
Scheda di
segnalazione e
appunti e
trascrizione dati
su verbale
Presentazione del
caso +
individuazione figure
di riferimento
terapeuta –
educatore –
operatore di
laboratorio
Assistente
sociale
Ospite
Infermieri
Approccio
Motivazionale
Modalità
Colloquio
Terapeuta
Educatore
Assistente sociale +
ospite
Strumenti
Nessuno
Approccio
Cognitivo
comportamental
e–
motivazionale
Modalità
Colloquio
Terapeuta + ospite
Strumenti
Nessuno
Approccio
Motivazionale
Operatore di
laboratorio
Approccio
Motivazionale
Modalità
Colloquio
Modalità
Colloquio
Educatore + ospite
Operatore di laboratorio +
ospite
Strumenti
Scheda
“Situazione
all’entrata”
Strumenti
Scheda “Scheda degli obiettivi di
laboratorio”
Approccio
Medicosanitario
Modalità
Colloquio o
visita medica
Infermiere/a +
ospite
Strumenti
Raccoglitori con
incarti medici,
referti e rapporti
Gestione del progetto di presa a carico individuale
Approccio
Motivazionale
Modalità
Sintesi mensile
Consulente esterno + Assistente
sociale o eventualmente
Operatore di laboratorio+ ospite
Consulente
Strumenti
Rapporto relativo la
sintesi elaborato
successivamente
Ospite
Assistente
sociale
Infermieri
Approccio
Motivazionale
Modalità
Colloquio
Assistente sociale +
ospite
Strumenti
Nessuno
Educatore
Operatore di
laboratorio
Terapeuta
Approccio
Approccio
Motivazionale
Cognitivo
comportamentale
– motivazionale
Modalità
Colloquio
Modalità
Colloquio
Terapeuta + ospite
Strumenti
Nessuno
Approccio
Motivazionale
Modalità
Colloquio
Educatore + ospite
Operatore di
laboratorio + ospite
Strumenti
Scheda
“Obiettivi e decorso”
Strumenti
Scheda “Scheda degli obiettivi di
laboratorio”
Approccio
Medicosanitario
Modalità
Colloquio o
visita medica
Infermiere/a +
ospite
Strumenti
Raccoglitori con
incarti medici,
referti e rapporti
Approccio
Dialogico partecipato
Strumenti
Verbali su cui vengono riportati gli
aggiornamenti
Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti
All’interno del Centro
Residenziale
All’esterno del Centro
Residenziale
Approccio
Dialogico-partecipato
Approccio
Dialogico-partecipato
Modalità
Riunione settimanale o
passaggi di consegna
Modalità
Sintesi mensile
Infermieri
Educatori
Operatori di laboratorio
Assistente sociale
Terapeuti
Assistente sociale o eventualmente
Operatore di laboratorio +
consulente esterno + ospite
Strumenti
Rapporto relativo la sintesi
elaborato successivamente
Strumenti
Quaderno con le note
giornaliere degli operatori
+
Verbali su cui vengono
riportati gli aggiornamenti
Approccio
Motivazionale
Dialogico-partecipato
Modalità
Colloquio
Educatore + ospite
Infermiere + ospite
Operatore di laboratorio +
ospite
Terapeuta + ospite
Assistente sociale + ospite
Strumenti
Nessuno
Ospite
Valutazione del progetto di presa a carico individuale
Fra operatori
all’interno del Centro
Residenziale
Valutazione in
itinere
Approccio
Dialogico-partecipato
All’esterno del Centro
Residenziale
Approccio
Dialogico-partecipato
Modalità
Riunione settimanale
(principalmente durante
l’aggiornamento dei casi in sottoèquipe, quindi fra i
riferimenti settoriali dell’utente)
Modalità
Sintesi mensile
Assistente sociale o eventualmente
Operatore di laboratorio +
consulente esterno + ospite
Infermieri
Educatori
Operatori di laboratorio
Assistente sociale
Terapeuti
Strumenti
Rapporto relativo la sintesi
elaborato successivamente
Strumenti
Verbali su cui vengono riportati
gli aggiornamenti
Fra operatori
all’interno del Centro
Residenziale
Verifica finale
All’esterno del Centro
Residenziale
Approccio
Dialogico-partecipato
Non risulta
esserci un
momento di
verifica finale
Modalità
Sintesi finale prima della
dimissione
Assistente sociale o eventualmente
Operatore di laboratorio +
consulente esterno + ospite
Strumenti
Rapporto relativo la sintesi
elaborato successivamente