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! ! Centro Residenziale Ingrado: trattamento comunitario dell’alcol-dipendenza Percorso di analisi della presa a carico settoriale attuata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo Studentessa Gobetti Francesca Corso di laurea Opzione Lavoro Sociale Educatrice Sociale Progetto Tesi di Bachelor ! Luogo e data di consegna Manno, Settembre 2015 ! ! ! ! ! ! ! Un ringraziamento speciale a tutte le persone che in questi anni di formazione sono sempre rimaste al mio fianco, supportandomi e sopportandomi in tutto e per tutto. Ringrazio i miei amici, i miei colleghi e la mia commissione di accompagnamento, Serenella ed Elisa, per il prezioso aiuto e sostegno che mi hanno dato, ma soprattutto un pensiero speciale è rivolto alla mia famiglia senza la quale non sarei mai diventata quella che sono. ! ! ! ! ! ! ! ! “Portami a essere un compagno paziente, ad ascoltare con il cuore aperto come il cielo. Concedimi la vista per vedere attraverso i tuoi occhi e orecchi desiderosi di ascoltare la sua storia. Crea un prato aperto e sicuro su cui potremmo camminare insieme. Fa’ che io sia una fonte pura nella quale si possa riflettere. Aiutami a trovare la tua saggezza e la tua bellezza in lei, con la consapevolezza che desideri che lei viva in armonia, in salute, nell’amore e nella forza. Fa’ che io onori e rispetti la sua scelta sulla via che seguirà e fa’ che lei possa seguirla liberamente. Fa’ che io sia ancora una volta consapevole che, anche se lei e io siamo differenti, c’è un luogo tranquillo dove siamo uniti1” ! ! ! “L’autrice è l’unica responsabile di quanto contenuto nel lavoro” !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Il#colloquio#motivazionale.#Preparare#la#persona#al#cambiamento.#(A! cura!di)!Guelfi!G.P.,!C.!Passudetti!,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erickson,!p.!45.!! Versione!del!Colloquio!Motivazionale!sottoforma!di!preghiera,!canto,!danza!indiana.! ! ! ! ABSTRACT Centro Residenziale Ingrado: trattamento comunitario dell’alcol-dipendenza L’interesse per la tematica sviluppata in questo lavoro di tesi nasce nei mesi precedenti al periodo di pratica professionale svolto al Centro Residenziale Ingrado, con la proposta, da parte degli operatori del centro, di revisionare gli strumenti di progettazione. Da qui l’origine di un interesse personale nei confronti del tema della progettazione cui è ricollegabile quella che è poi diventata una curiosità sempre maggiore verso la presa a carico effettuata a Cagiallo nei confronti di persone con alcol-dipendenza. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di partire da un’analisi delle procedure di presa a carico dei vari settori di intervento del Centro Residenziale per arrivare a ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Per agevolare il raggiungimento di tale meta, sono stati sviluppati una serie di micro-obiettivi che hanno permesso di cogliere la costruzione, la gestione, il coordinamento e la valutazione di un progetto di presa a carico individuandone approcci, modalità e strumenti. I principali temi toccati con questo lavoro sono stati quelli della progettazione partecipata e del lavoro in équipe, due aspetti basilari nel lavoro sociale che si è cercato di declinare nell’ottica della pratica professionale comunitaria con persone che presentano problemi di dipendenza. Dopo un primo approfondimento bibliografico, è stata attuata l’intervista preliminare al direttore della struttura per avere un primo quadro della situazione, in seguito è iniziata l’esaminazione della documentazione interna a disposizione che ha permesso l’individuazione di un canovaccio di domande somministrate successivamente ai referenti dei settori attivi nella presa a carico. Per giungere a quanto prefissato, è stata attuata una comparazione fra le risposte degli operatori presi in considerazione utilizzando la tecnica delle ipotesi di significato che ha facilitato la lettura delle stesse con la teoria e la documentazione interna. I risultati di questo lavoro sono suddivisibili in due sezioni: da una parte vi è l’analisi della presa a carico grazie a cui è stato possibile evidenziare che l’approccio dominante è quello dialogico-partecipato declinato in modalità come il colloquio e la riunione, mentre la seconda parte dell’obiettivo ha permesso l’individuazione di tre principali ipotesi di miglioramento che sono state successivamente presentate all’équipe operativa della struttura. Partendo da un’osservazione e da un’analisi di un servizio concreto e attivo sul territorio, è possibile riflettere sul senso della progettazione e del lavoro d’équipe, su quanto questi due elementi siano fondamentali e intersecati fra loro. La progettazione ! ! ! partecipata racchiude il suo valore nella co-costruzione di significati condivisi, nella negoziazione e nel confronto, tutti elementi che, se attuati all’interno di uno staff, permettono la coesione e facilitano la collaborazione in quanto ogni operatore si riconoscerà come membro di qualcosa di più grande che non è la semplice somma delle sue singole parti, ma un’entità con caratteristiche proprie, un’équipe che insieme decide e insieme agisce. ! ! ! ABSTRACT ! INDICE 1. Introduzione .................................................................................................................................. 1 2. Descrizione del contesto lavorativo ........................................................................................... 2 3. Metodologia del lavoro di tesi ..................................................................................................... 4 3.1 Obiettivo di tesi ..................................................................................................................... 4 3.2 Metodo del percorso ............................................................................................................. 5 Dissertazione .................................................................................................................................... 7 4. Alcol e alcolismo .......................................................................................................................... 7 4.1 La presa in carico di persone con alcol-dipendenza ............................................................ 8 4.2 Lavoro di comunità ............................................................................................................... 8 4.2.1 Approccio motivazionale ..................................................................................... 11 4.2.2 Terapia cognitivo-comportamentale ................................................................... 12 4.2.3 Terapia farmacologica ........................................................................................ 13 4.3 Progettazione partecipata .................................................................................................. 13 5. Analisi di quanto emerso dalle interviste ai referenti settoriali ............................................. 16 5.1 Premesse della presa a carico individuale nel Centro Residenziale .................................. 16 5.2 Costruzione del progetto di presa a carico ......................................................................... 18 5.3 Gestione del progetto di presa a carico all’interno e all’esterno del Centro Residenziale .. 24 5.4 Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti (utenti, rete primaria, rete secondaria) ....................................................................................................................... 27 5.5 Valutazione del progetto di presa a carico individuale ....................................................... 29 6. Conclusioni ................................................................................................................................. 32 6.1 Risultati del lavoro .............................................................................................................. 32 6.2 Trasferibilità del mio lavoro di tesi per la professione dell’educatore in qualsiasi contesto socio-educativo ........................................................................................................................ 34 6.3 Punti forti e limiti del mio lavoro di tesi – lettura critica del percorso .................................. 35 Bibliografia Sitografia Allegati ! 1! ! 1. Introduzione L’ultima tappa del mio percorso formativo in Lavoro sociale SUPSI come educatrice si è sviluppata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo, un ambiente protetto in cui gli ospiti hanno la possibilità di intraprendere un percorso terapeutico-riabilitativo che prevede un recupero delle capacità personali e socio-professionali in seguito a una disintossicazione dalla fase acuta. Il mio inserimento come stagiaire all’interno della struttura mi ha permesso di costruirmi fin dalle prime settimane delle ipotesi e delle idee che avrei potuto sviluppare nel mio lavoro di tesi. Ho, infatti, avuto modo di acquisire sempre più informazioni in merito al funzionamento del Centro Residenziale, alle procedure di presa a carico e alla progettazione interna notando come vi fossero talune complicazioni procedurali e, talvolta, di comprensione, per esempio, delle schede da compilare riportanti gli obiettivi relativi al progetto rivolto agli ospiti. In aggiunta a ciò, è sorta una richiesta da parte di alcuni operatori dell’équipe che mi hanno esplicitato quanto fosse multiforme tale compilazione e suscettibile a varie interpretazioni. Durante un incontro informale con alcuni colleghi in cui si è discusso anche del mio progetto di tesi è inoltre emerso che durante l’AUDIT della qualità è stata riscontrata una necessità di miglioramento negli strumenti di valutazione da cui la richiesta di individuarne altri più funzionali. Questi elementi, dunque, si possono considerare la spinta motrice che mi hanno condotto a volgere la mia attenzione verso la tematica della progettazione incrementandone sempre più il mio interesse tanto che ho deciso di farla diventare il fulcro del mio lavoro di tesi. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di partire da un’analisi delle procedure di presa a carico nei differenti settori di intervento del Centro Residenziale di Cagiallo per arrivare a ipotizzare delle modalità operative per l’elaborazione di progetti educativi individuali partecipati con l’équipe e l’utenza. Per raggiungere questo obiettivo, ho adottato un metodo qualitativo caratterizzato dall’analisi documentale e dall’uso dell’intervista semi-strutturata. La mia tesi, dunque, è legata al tema, a me caro, della progettazione e ad altri argomenti che finora non avevo mai avuto modo di trattare se non genericamente. Per questo motivo, nel corso di questo lavoro, mi sono posta dei sotto-obiettivi che espliciterò successivamente, ho svolto ricerche per ampliare le mie conoscenze ed essere, dunque, in grado di esaminare la problematica con un grado di preparazione adeguato. Lavorare nel sociale significa lavorare nella complessità delle relazioni e del quotidiano, diventa allora indispensabile essere inseriti in un’ottica di progettualità che permetta di orientare gli interventi in riferimento agli obiettivi e alle finalità ! 2! ! educative che si vogliono raggiungere2. Ritengo importante che dietro a ogni azione, un operatore sociale ponga una riflessione, la quale deve essere necessariamente legata a una meta che si vuole raggiungere. È proprio questa la motivazione che mi ha portato, come futura educatrice, a condurre una ricerca di questo tipo. Nelle pagine successive di questo lavoro verrà presentato dapprima il contesto socio educativo in cui ho svolto il periodo di pratica professionale, in seguito, vi sarà la spiegazione più dettagliata dell’obiettivo della mia tesi e dei relativi sotto obiettivi che sono stati per me il fil rouge della mia ricerca, la guida che mi ha permesso di muovermi senza perdere di vista quanto volessi raggiungere. Per una maggiore comprensione, la dissertazione sarà suddivisa in un primo approfondimento teorico dei concetti chiave che sono stati fondamentali per svolgere le interviste e l’elaborazione di questo lavoro. Nella seconda parte, invece, si troverà l’analisi delle interviste ed, infine, le conclusioni del lavoro svolto. 2. Descrizione del contesto lavorativo In questo paragrafo saranno esposte in maniera sintetica le informazioni più rilevanti per comprendere il funzionamento e l’organizzazione del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo. Quanto scritto è una rielaborazione sulla base di ciò che è stato raccolto con la pratica professionale, il manuale di qualità interno3 e le informazioni presenti sui vari opuscoli oltre che sul sito online4. Il Centro Residenziale (CR) Ingrado di Cagiallo è una delle strutture di Ingrado e ospita uomini e donne adulti/e che vogliono intraprendere un percorso terapeuticoriabilitativo dalla dipendenza (fisica e/o psichica) alcolica in seguito a una disintossicazione fisica. Oltre al CR, Ingrado offre altri servizi di carattere differente: - Strutture a carattere ambulatoriale, quali i consultori di Bellinzona, Biasca, Chiasso, Locarno, Lugano e Mendrisio, che offrono prestazioni multidisciplinari di sostegno sociale e psicologico, i centri di consulenza e aiuto e le unità di circolazione; - Strutture a carattere semi-stazionario, come il centro diurno di Bellinzona, che garantisce una presa a carico caratterizzata da prestazioni psico-pedagogiche sul corso dell’interna giornata, e il centro d’accoglienza diurna (CAD) di Viganello, contraddistinto da programmi socio-assistenziali finalizzati a ridurre i rischi sanitari e sociali. Il Centro Residenziale nasce nel 1997 a Cagiallo, in Capriasca, e fin da allora si è sempre occupato di offrire soggiorni residenziali caratterizzati da percorsi di cura individualizzati. La struttura dispone di 26 posti letto, suddivisi fra camere doppie e singole, ed è l’unica in Ticino a occuparsi esclusivamente della dipendenza dalle !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 2!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!La#progettazione#educativa.!Roma!:!Carocci!Faber! 3!Ingrado,!servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!! 4!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!http://www.ingrado.ch.!(URL!consultato!il!19.04.2015) ! ! 3! ! sostanze alcoliche avvalendosi di un’équipe multidisciplinare che accompagna l’utenza in ogni fase del percorso garantendo una presa a carico globale. L’équipe del Centro, infatti, è composta da uno psicologo nonché responsabile del servizio, due psicoterapeuti, due infermieri, cinque psico-educatori, cinque operatori di laboratorio, un assistente sociale e tre vegliatori. Il modello di intervento cui fa riferimento il CR è quello biopsicosociale secondo cui vi è una connessione fra tutti gli aspetti che caratterizzano un individuo, ne consegue dunque che l’intervento di cura presenta un’attenzione all’aspetto medico, sia fisico che psichico, psicologico e sociale5. A partire da ciò, avviene l’elaborazione del progetto educativo “per quella determinata persona, in quel determinato periodo della sua vita, tenendo conto delle risorse strutturali, professionali e umane presenti nel nostro Centro, nella rete socio-sanitaria e nella rete sociale nella quale il cliente si inserisce”6. Il progetto di presa a carico individuale prevede l’ammissione nella struttura tramite i consultori presenti sul territorio che si occupano di attuare un primo contatto con la persona e stabilire i macro-obiettivi che verranno poi declinati a Cagiallo. L’intervento si articola in fasi, per cui il primo momento è quello del contatto, della motivazione e della progettazione che di norma avviene, appunto, tramite i consultori, i quali possono optare per una segnalazione dell’ospite al Centro Residenziale. Segue la fase della disintossicazione fisica che, generalmente, avviene presso un ospedale o una clinica psichiatrica. Il momento successivo prevede l’inizio del percorso presso la struttura di Cagiallo in cui la persona può usufruire delle prestazioni garantite dall’intersettorialità che prevede uno stretto legame fra ambiti di diversa natura che comunicano e collaborano fra loro per garantire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti con l’ospite stesso. Intervengono, dunque, nel progetto completo di presa a carico il settore psicoterapico, educativo, infermieristico, lavorativo (laboratori di falegnameria, decorarte, selvicoltura - orticoltura, cucina, lavanderia, economia domestica) e di consulenza sociale. I settori appena presentati si ritrovano per discutere i casi e gli aggiornamenti degli stessi durante le riunioni d’équipe in modo da inquadrare periodici rimandi che vengono attuati mensilmente durante le sintesi7. Le riunioni sono suddivise in tre momenti: una prima parte di incontro settoriale, la sottoéquipe con le persone di riferimento principali in base all’utenza e un confronto in plenaria in presenza di tutti. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 5!Engel,!George!L.!1977.!La#necessità#di#un#nuovo#modello#di#medicina#:#una#sfida#per#la#biomedicina.#In!AeRXAbilitazione! e! Riabilitazione.! Anno! XV,! N.1.! 2006! https://it.scribd.com/doc/12780697/ArticoloXGeorgeXEngelXScienceX1977X NuovoXModelloXMedicinaXTraduzioneXitalianaXAlbasiXClerici!(URL!consultato!il!02.05.2015)! 6!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!http://www.ingrado.ch.!(URL!consultato!il!19.04.2015)! 7!Le!sintesi!sono!incontri,!a!cadenza!normalmente!mensile,!fra!l’ospite,!un!rappresentante!del!CR,!il!consulente!(l’ente! collocante)! e,! talvolta,! un! familiare.! Durante! questi! colloqui,! si! analizza! l’andamento! del! percorso! del! cliente,! gli! obiettivi!prefissati!in!precedenza!e!si!discute!in!merito!al!progetto!futuro!di!post!cura.! ! 4! ! Ogni progetto educativo è guidato da macro obiettivi valevoli per tutta l’utenza: “- Accettazione della malattia e confronto con la dipendenza da sostanze; - Riduzione dei problemi causati dalla dipendenza da sostanze; - Aumento della consapevolezza e della capacità di gestione rispetto ai fattori (emotivi, cognitivi, relazionali, ecc.) che influenzano il proprio rapporto con la sostanza; - Apprendimento della capacità di astinenza e prevenzione delle ricadute; - Riabilitazione socio-professionale (competenza psicosociale nella vita relazionale, lavorativa e nel tempo libero); - Aumento della stima di sé, della capacità di comunicazione e di gestione dei conflitti; - Responsabilizzazione rispetto alla progettazione del proprio stile di vita”8. Da essi viene stabilito il progetto educativo con la compilazione della scheda “Obiettivi del progetto individuale” (Allegato 1) insieme al cliente entro un mese dall’ammissione dello stesso. Nello stesso periodo avviene anche la delineazione degli obiettivi del settore lavorativo e di quello educativo. L’équipe multidisciplinare è chiamata a collaborare e cooperare mantenendo anche un legame con i servizi esterni per garantire interventi funzionali all’utenza. Quella del CR è un’équipe caratterizzata da figure professionali differenti, con compiti e ruoli vari. Ho lavorato a stretto contatto con ospiti e colleghi dal lunedì al venerdì potendomi spostare all’interno di più laboratori e avendo anche la possibilità di partecipare ad alcuni momenti di progettazione. Tutto questo mi ha permesso di avere un numero maggiore d’informazioni utili per lo sviluppo di questo lavoro. 3. Metodologia del lavoro di tesi 3.1 Obiettivo di tesi L’esperienza svolta presso il Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo mi ha consentito di confrontarmi con un contesto e un’utenza a me sconosciuti, così come non avevo mai lavorato in un’équipe multidisciplinare e numerosa come quella incontrata in questi mesi. Quest’occasione mi ha dato l’opportunità di crescere su più fronti fin dai primi momenti di stage. In uno dei lavori stesi prima della pratica professionale, parlavo, infatti, di “ruoli, con corrispondenti compiti e responsabilità, molto differenti fra loro, ma tutti funzionano costantemente con interventi attuati in sinergia e in complementarietà per affrontare la malattia in modo globale con interventi mirati al campo di ciascuna di queste professioni”9. Durante la pratica professionale, la presenza di queste figure distinte mi era chiara e visibile, partecipavo ai momenti di scambio, ma non ero a conoscenza di cosa accadesse !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Documentazione#interna#–!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali.! 9!Dal!progetto!autoXformativo,!Gobetti!Francesca,!31.12.2014! ! 5! ! realmente negli altri settori. Questo è uno dei vari motivi che ha portato all’individuazione dell’obiettivo della mia tesi: Analizzare le procedure di presa a carico dei vari settori di intervento del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo con la finalità di ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Per aiutarmi nella riflessione e nel proseguimento del lavoro, mi sono posta una serie di sotto obiettivi che mi hanno permesso di rimanere coerente con quanto volessi raggiungere: • Comprendere come avviene la costruzione del progetto di presa a carico individuale all’interno del Centro Residenziale individuandone approcci, modalità e strumenti messi in atto; • Comprendere come avviene la gestione del progetto di presa a carico individuale all’interno del Centro Residenziale afferrandone approcci, modalità e strumenti messi in atto; • Comprendere come vengono coordinati e mantenuti i collegamenti fra i referenti del progetto di presa a carico individuale interni ed esterni alla struttura di Cagiallo per la condivisione e il monitoraggio dello stesso; • Comprendere come avviene la valutazione di un progetto di presa a carico con i referenti interni ed esterni alla struttura di Cagiallo; • Ipotizzare delle modalità operative e degli strumenti per la costruzione, la gestione e il monitoraggio dei progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza; • Attuare un momento di condivisione di quanto emerso dal lavoro di tesi per stimolare ulteriori riflessioni. 3.2 Metodo del percorso La prima tappa del percorso che ho svolto si è sviluppata con l’intervista preliminare somministrata al responsabile della struttura, Jann Schumacher. Lo scopo di questo primo passaggio è stato quello di avere una prima introduzione al funzionamento della struttura così da impostare, in seguito, il percorso del mio lavoro di tesi. Grazie a questo momento, ho avuto modo di definire i filoni teorici che orientano gli interventi attuati nella struttura. Sulla base di tale delineazione, approfondendo le ricerche, ho individuato gli autori più adatti per il mio lavoro. Per incrementare, quindi, le mie conoscenze in merito alla tematica dell’alcologia, mi sono rifatta agli scritti del neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin10, per quanto concerne, invece, il lavoro di comunità, ho trovato molto utile gli apporti dello psicologo e psicoterapeuta Leopoldo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 10!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Manuale#di#alcologia.#Erickson!Live! ! 6! ! Grosso11. Fondamentali sono poi stati i concetti legati alla progettazione dialogicapartecipata sviluppati durante i corsi di studio alla SUPSI di cui ho approfondito il pensiero di vari autori, quali Marinella Sclavi, Franca Olivetti Manoukian e Francesco D’Angella. Riferendomi poi ad altri orientamenti citati dal direttore Jann Schumacher durante l’intervista, ho approfondito il Colloquio Motivazionale facendo riferimento ad autori come Gian Paolo Guelfi e Valerio Quercia12. Mentre, in merito alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, mi sono ricollegata al testo Terapia cognitivo comportamentale di Judith Beck13. Dopo un primo approfondimento bibliografico e un esame della documentazione interna a Ingrado (Manuale di qualità, sito online, dossier, schede degli obiettivi, schede di valutazione, …), ho sviluppato le tracce delle interviste da somministrare ai referenti dei settori che partecipano al progetto di presa a carico dell’utenza. Ho pensato di intervistare queste specifiche persone proprio perché, per mandato, alcuni di loro sono i rappresentanti dell’ambito di intervento in cui operano. Per quanto concerne, invece, i consultori, la mia scelta è caduta su Dario Gennari, responsabile dei consultori. Dopo la somministrazione delle interviste sono passata alla loro analisi in cui ho avuto modo di comparare quanto emerso con la teoria e quanto, invece, riportato sui documenti ufficiali. Una volta terminato questo stadio, ho ipotizzato delle modalità operative e degli strumenti per la condivisione, la gestione e il monitoraggio dei progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Infine, l’ultimo passaggio prevede una messa in comune, all’interno dell’équipe, dei risultati ottenuti con questo lavoro per poter stimolare ulteriori riflessioni. Avendo svolto varie interviste, ho cercato di incrementare le mie competenze facendo riferimento ad alcuni testi come il manuale di sociologia La ricerca qualitativa14. Ho deciso di utilizzare lo strumento qualitativo delle interviste, più nello specifico le interviste semi-strutturate, perché, per raggiungere gli obiettivi prefissati, avevo necessità di reperire informazioni non ottenibili solo con l’osservazione o con l’analisi documentale, avevo, infatti, bisogno di dar voce più in profondità a ciò che volevo indagare sollecitando con domande mirate i referenti dei vari settori15. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!La#comunità#terapeutica#per#persone#tossicodipendenti.!Torino:!Edizioni! Gruppo!Abele! 12!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Il#colloquio#motivazionale.#Preparare#la#persona#al#cambiamento.#(A! cura!di)!Guelfi!G.P.,!C.!Passudetti!,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erickson! 13!Beck,!Judith!S.!2013.!La#terapia#cognitivoDcomportamentale.!Roma:!Astrolabio! 14!Cardano,!Mario.!2011.!La#ricerca#qualitativa.!Bologna:!Il!Mulino.! 15!Carey,!Malcom.!2013.!La#mia#tesi#in#servizio#sociale.!Trento:!Centri!Studi!Erickson! ! 7! ! Dissertazione 4. Alcol e alcolismo Quando si parla di alcol è difficile non sapere cosa sia; la nostra società odierna, con i suoi usi e costumi, ci porta a esserne circondati, ovunque si vada, questa sostanza non è difficile da reperire. Ma cos’è l’alcol? Come lo si può considerare? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’alcol è una droga, pur essendo legale, rimane una sostanza psicotropa che può indurre dipendenza oltre che comportare delle patologie fisiche e/o psichiche, disturbi comportamentali e disordini sociali16. Quando si parla di alcol si fa riferimento all’alcol etilico o etanolo, una sostanza incolore e tossica il cui uso, in base alle dosi, può avere vari effetti sull’organismo. Da ciò la distinzione fra uso e abuso. Con il termine “uso” si può far riferimento propriamente all’utilizzo di una qualche sostanza oppure a un’abitudine, una consuetudine o ancora a un modo di comportarsi proprio di una collettività, di un gruppo etnico o sociale17. Se il concetto di “uso” rientra ancora in un quadro di normalità, quello di abuso fa riferimento alla situazione per cui “una sostanza viene utilizzata modificando lo stato di coscienza; siamo in presenza di un uso che può diventare problematico anche se per lo più viene percepito dal soggetto come “ricreativo”, moderato e non regolare”18. La dipendenza è, invece, “l’assunzione persistente di sostanze allo scopo di prevenire o diminuire i sintomi d’astinenza fisici o psichici”19. Essendo l’alcol, a livello farmacologico, “una droga con effetti psicoattivi”20, il suo abuso può comportare una dipendenza. Per questo motivo l’OMS, nel 1960, ha inquadrato l’alcolismo nell’ambito delle tossicomanie; l’alcol, dunque, “è una sostanza capace di dare dipendenza sia fisica che psichica. È una droga con effetti sia sedativi che euforizzanti”21. Il bere è un comportamento a rischio e l’alcolismo è la conseguenza di un consumo eccessivo e prolungato nel tempo, è un passaggio dal consumo sociale, quindi accettato dal gruppo, a una dipendenza con la comparsa di disturbi medici e comportamentali. La diagnosi di alcolismo è caratterizzata dall’analisi di sintomi cognitivi, comportamentali e fisici cui si associa l’incapacità del soggetto di controllare !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 16!Brunetto!G.P.,!Candio!D.,!Filippini!D.,!e!Zermiani!M.!(A!cura!di).!Alcol.#Informazioni#dalla#ricerca.#2008.!Pubblicazione! no!profit.!www.dronet.org!(URL!consultato!il!06.06.2015)! 17!Vocabolario!online!Treccani.!http://www.treccani.it/vocabolario/uso2/!(URL!consultato!il!06.06.2015)! 18!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Dipendenze#a!cura!di!M.!Steiner.!2014.!SUPSI!:!Manno! 19!Ibid.! 20!Arnao,!Giancarlo.!1999.!La#droga#in#100#parole.#Dizionario#ragionato#sul#fenomeno#droga#:#sostanze,#effetti,#cultura#e# politica.!Padova:!Muzzio!editore,!p.!13! 21! Lucchini,! Alfio,! Felice! Nava,! e! Ezio! Manzato.! 2008.! Buone# pratiche# e# procedure# terapeutiche# nella# gestione# del# paziente#alcolista.!FrancoAngeli:!Milano! ! 8! ! l’assunzione della sostanza rimanendo indifferente alle ripercussioni sul piano biopsico-sociale22. Una tossicodipendenza da alcol è contraddistinta da un’intossicazione cronica con un deterioramento sociale e fisico; secondo le statistiche la dipendenza fisica colpisce solo una minoranza dei consumatori, ma quella psichica è più complessa da sradicare23. Da ciò la necessità di individuare il trattamento più adeguato. 4.1 La presa in carico di persone con alcol-dipendenza I primi trattamenti rivolti a persone con problemi di alcol-dipendenza cominciano a prendere forma solo dopo il secondo dopoguerra, con progetti di prevenzione, cura e riabilitazione. Fra essi tuttora possiamo individuarne di differenti. Il trattamento ospedaliero prevede una degenza della persona alcolista presso un reparto ospedaliero con il fine principale di contenere la sindrome astinenziale nonché individuare una diagnosi medica più specifica, stabilizzare una terapia farmacologica e, possibilmente, preparare per una presa in carico più importante. Il trattamento dispensariale24 è consigliato per quei soggetti che non presentano disturbi gravi e spesso si attua a livello consultoriale. Tale modalità prevede che vi sia una presa in carico da parte di un medico, uno psicologo, un assistente sociale e un consulente che, dopo un primo momento di accoglienza, attueranno una valutazione della situazione di vita della persona cercando di individuare il trattamento più adeguato. L’intervento, in base all’utenza, può limitarsi a una presa a carico ambulatoriale in cui viene messo in atto un lavoro di presa di conoscenza della propria situazione di vita, di miglioramento dello stile di vita, di cambiamento, di motivazione e di mantenimento dell’astinenza. Dal momento in cui tale approccio non porta a risultati funzionali, allora ci può essere il passaggio a un trattamento più multidimensionale, quello residenziale e/o di comunità. 4.2 Lavoro di comunità Le prime comunità terapeutiche nacquero circa nella seconda metà del secolo scorso come servizio specifico destinato a persone con una dipendenza di o da sostanze psicoattive illegali. Oggi il concetto di comunità è cambiato in relazione sia ai mutamenti sociali che culturali. Come sostengono Leopoldo Grosso e Maurizio Coletti, nella società odierna sarebbe più corretto utilizzare il termine “Comunità Ridefinita”25. Il concetto in questione si ricollega alla teoria del dottore ed esperto nel !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 22!L’approccio!bioXpsicoXsociale!è!quello!che!caratterizza!la!maggior!parte!dei!trattamenti!legati!all’alcoldipendenza!;! esso! prende! in! considerazione! il! paziente! inserito! nel! suo! contesto! sociale;! si! occupa! di! fattori! psicologici,! sociali! e! biologici!implicati!nel!disagio!della!persona!(Engel,!George!L.!1977.!Op.#cit.)! 23!Arnao,!Giancarlo.!1999.!Op,#cit.,!p.!14! 24!Indica!un!tipo!di!approccio!che!prevede!delle!strutture!volte!a!occuparsi!di!un!determinato!problema!sanitario!in! tutti!i!suoi!livelli!di!prevenzione.!! 25!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.! ! 9! ! trattamento dell’abuso di sostanze George De Leon26 che individua quelli che sono i nuovi aspetti fondamentali della “Comunità Modificata”, elementi che Leopoldo Grosso e Maurizio Coletti riassumono in: “- la considerazione dell’uso di sostanze come una circostanza secondaria; - la centralità dell’individuo; - la prospettiva di una guarigione; - la prospettiva di raggiungimento di uno stile sano di vita ai livelli individuale, micro e macro sociale”27. La comunità terapeutica modificata, o ridefinita, è un ambiente protetto che prevede un trattamento residenziale della dipendenza con lo scopo di far ritrovare alla persona un equilibrio personale; essa si basa sulla scelta libera e volontaria e su una solida motivazione. Riallacciandomi a quanto riportato dal neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin, una comunità terapeutica è caratterizzata da: - presenza di un gruppo relativamente numeroso d’individui accumunati da disturbi del comportamento; - membri che hanno deciso volontariamente di entrarvi; - obiettivo di favorire un cambiamento dello stile di vita; - democrazia; - fine ultimo di far sì che i membri possano uscire e tornare a viver meglio nel mondo reale; - intense interazioni fra i membri; - momenti periodici di gruppo; - presenza di trattamenti diversi; - una strutturazione il più possibile vicina alla vita reale28. In comunità si opera tenendo conto della diagnosi d’invio che deve presentare non solo aspetti medico-infermieristici bensì anche contenuti legati alle dinamiche relazionali, possibilità di doppia diagnosi29 e descrizione del consumo problematico di sostanze. È grazie a questo primo step che gli operatori della comunità potranno delineare i confini del trattamento per l’ospite, definendo il percorso in modo che sia il più individualizzato possibile con un rispetto anche per la terapia farmacologica. Il primato è inoltre dato alla relazione per cui gli interventi attuati dagli operatori devono essere “motivazionali” e di accoglienza, non più “confrontazionali” con la regola e la !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 26! De! Leon,! George.! 1997.! Community# as# method#:# therapeutic# communites# for# special# population# and# special# settings.! Greenwood!Publishing!Group:!New!York.! 27!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!100! 28!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.! 29!La!doppia!diagnosi,!o!comorbilità,!è!un!termine!che!indica!“la#presenza#nella#stessa#persona#di#un#comorbidità,#cioè#di# un# disturbo# tossicomanico# e# di# una# sintomatologia# psichiatrica”# (Bonetti! Alessandro,! and! Raffaella! Bortino.! 2005.! Tossicodipendenza#e#doppia#diagnosi:#la#relazione#d’aiuto#in#Comunità.!Milano:!FrancoAngeli,!p.21)! ! 10! ! sanzione come in passato. Per far ciò una comunità terapeutica necessita di un personale adeguatamente formato, un’équipe pluridisciplinare e multidisciplinare che possa garantire una presa in carico multidimensionale. All’interno di un contesto comunitario-residenziale, un’équipe deve occuparsi principalmente di tre assi e deve avere il tempo materiale per poterlo fare: - costruzione e aggiornamento dei programmi individualizzati degli ospiti; - coordinamento e coerenza tra gli operatori e i loro interventi; - organizzazione della collaborazione con la rete esterna30. Il percorso all’interno di una comunità terapeutica è definito dal susseguirsi di fasi; partendo da un primo contatto con i servizi esterni ai centri residenziali, possono anche essere consultori o ambulatori, si attua un’iniziale valutazione dello stato di dipendenza con una conseguente analisi di quale possa essere il percorso più idoneo per l’individuo. Dopo questo momento ci può essere la segnalazione della persona a una specifica struttura per un trattamento residenziale, quindi, ne deriva una disintossicazione dalla fase acuta, solitamente attuata in clinica o in un contesto ospedaliero, per poi passare all’ammissione in una struttura stazionaria. All’interno del servizio residenziale, i programmi richiedono un primo momento di accoglienza e “blackout”31, una chiusura con finalità protettiva per aiutare la persona nella gestione del craving32 e per favorire l’inserimento del nuovo arrivato nell’ambiente. Lo step successivo prevede, invece, l’interiorizzazione, quindi la modifica dei propri comportamenti con l’accettazione delle regole di convivenza e della vita comunitaria. Una volta raggiunti questi obiettivi ci sarà il momento in cui la persona dovrà mettersi alla prova con i rientri a casa già durante il percorso, i congedi, in modo che vi sia sempre un accompagnamento da parte dello staff operante fino alla dimissione vera e proprio che darà inizio al post trattamento, quindi, all’uscita definitiva della persona dalla struttura e al mantenimento di contatti minimi. Nelle comunità terapeutiche per persone con problemi di alcol-dipendenza è necessario tener conto delle loro specificità, delle risorse rimaste intatte e delle loro competenze in modo da creare programmi, il più possibile di breve durata, che permettano loro di mantenere attivi i legami con le proprie reti. Un altro aspetto non di minor importanza è la chiarezza dei programmi e degli obiettivi stessi la cui individuazione deve avvenire con la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti nell’ottica di un approccio partecipativo e motivazionale. L’intervento prevede un’analisi funzionale della situazione e della persona per comprendere il senso che l’abuso alcolico ha per lei, i motivi che lo innescano e quelli per cui lo mantiene33. I !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 30!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,#p.!381 ! 31!Ibid.!p.!148! 32!Il!craving!è!il!desiderio!impulsivo!e!incontrollabile!di!assumere!una!sostanza!psicoattiva!o!un!particolare!alimento.! 33!Lucchini,!Alfio,!Felice!Nava,!e!Ezio!Manzato.!2008.!Op.#cit.,!p.!77! ! 11! ! percorsi devono inoltre prevedere uno stretto legame territoriale “rinunciando al ruolo totalizzante assunto in passato”34; va, dunque, a cadere il ruolo di chiusura e contenimento tipico delle comunità passate. Uno dei principali obiettivi del percorso residenziale in una comunità per persone con alcol-dipendenza è quello di attuare una diagnosi in un ambiente libero dalla sostanza per poter individuare la storia di vita del soggetto, le sue capacità, i limiti e le risorse, così come fondamentale risulta essere una diagnosi motivazionale per individuare la posizione dell’individuo rispetto al cambiamento. È solo sulla base di questi primi due passi che sarà possibile individuare gli obiettivi del percorso stesso35. 4.2.1 Approccio motivazionale L’approccio motivazionale, anche conosciuto come Colloquio Motivazionale, nasce in Norvegia nel 1982; inizialmente applicato soprattutto nell’ambito delle dipendenze, oggi è definito come “uno stile collaborativo di conversazione volto a rafforzare la motivazione e l’impegno al cambiamento di una persona, (…) è una conversazione sul cambiamento”36. Fondamentale in questo metodo è allora la relazione collaborativa che deve esserci con l’utente, è grazie a essa che si può evocare la sua motivazione, la sua consapevolezza e il suo riconoscere e accettare il cambiamento. Rifacendomi al continuum di stili comunicativi presentati nel libro Il Colloquio Motivazionale, tale approccio prevede non tanto un dirigere o un seguire, ma piuttosto un guidare, un non fare né troppo né troppo poco. Importante è che il Colloquio Motivazionale non sia manipolazione, alla base ci deve sempre essere il suo spirito fondante, un determinato atteggiamento emotivo e cognitivo caratterizzato da quattro elementi chiave: la collaborazione, quindi la presenza attiva di tutti gli attori coinvolti; l’accettazione, implica una valorizzazione assoluta della persona e della sua autonomia con un interesse attivo e uno sforzo di comprensione della prospettiva dell’Altro; la propensione all’aiuto, ovvero la scelta di impegnarsi a ricercare e favorire il benessere degli altri e l’evocazione di quel qualcosa che le persone già hanno in sé, ma che spetta all’operatore aiutare a far emergere. Come già Carl Rogers sosteneva nel suo testo Terapia centrata sul cliente37, anche l’essenza dell’approccio motivazionale risiede nel porre al centro dell’intervento il punto di vista dell’Altro; alla base di ogni azione deve sempre esserci il soggetto che diventa attore attivo del suo destino. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 34! Hinnenthal,! Ina! M.,! e! Mauro! Cibin.! 2011.! Il# trattamento# residenziale# breve# delle# dipedenze# da# alcol# e# cocaina.# Il# modello#Soranzo.!!Torino:!SEEd,!p.!17! 35!Ibid.! 36!Ibid,!p.!31! 37!Rogers,!Carl!R.!2013.!La#terapia#centrata#sul#cliente.!Milano:!Giunti!Editore! ! 12! ! Nelle comunità vengono attuati periodici e regolari colloqui di vario tipo, spesso di tipo motivazionale, finalizzati a individuare strategie utili per attuare in maniera funzionale un cambiamento38. Per far ciò il Colloquio Motivazionale si sviluppa in quattro processi39: - Stabilire una relazione. È l’attimo in cui due soggetti, ognuno con le proprie aspettative e le proprie “lenti”40, entrano in una relazione proficua e collaborativa, un rapporto terapeutico; - Focalizzare. Questo passo prevede l’esplicitazione del motivo per cui si attua il colloquio, permette la definizione della via per attuare il cambiamento, è la fase in cui si delineano i cambiamenti che la persona vuole attuare; - Evocare. Il terzo processo presuppone il portare in superficie le motivazioni al cambiamento insite nella persona; è il momento in cui si deve dar voce alla persona e alle sue ragioni garantendo accettazione, aiuto e sostegno per rafforzare la motivazione personale; - Pianificare. È l’ultimo stadio del processo raggiungibile solo quando la persona è davvero disponibile a voler cambiare e necessita allora di una pianificazione, di un aiuto nell’organizzare la svolta. Parlando di cambiamento però non si può non fare riferimento al modello degli stadi del cambiamento41che cerca di descrivere come i pazienti si muovono nei processi decisionali e nella modifica dei propri comportamenti. Questo modello prevede un primo momento di precontemplazione in cui non vi è ancora un pensiero concreto di cambiamento. Nella seconda fase, la contemplazione, invece, c’è una sorta d’ideazione, la nascita di un pensiero, di un voler far qualcosa, ma ancora non si fa nulla. La terza fase è quella della determinazione, ovvero della reale pianificazione, seguita dall’azione, quindi la realizzazione di quello che si è pensato e organizzato, fino al mantenimento del nuovo comportamento. È utile conoscere questa suddivisione in quanto permette di riconoscere dove si può trovare la persona e, quindi, attuare interventi funzionali anche per mezzo del Colloquio Motivazionale. 4.2.2 Terapia cognitivo-comportamentale L’approccio cognitivo-comportamentale nacque fra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60 con Aaron T. Beck, psicoanalista che cercò di dimostrare la validità empirica della psicoanalisi con una serie di sperimentazioni arrivando tuttavia a scoprire qualcosa di innovativo. Beck, infatti, giunse a individuare nuove spiegazioni in merito alla !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 38!Lucchini,!Alfio,!Felice!Nava,!e!Ezio!Manzato.!2008.!Op.#cit,#p.!77! 39!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Op.#cit.! 40!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Processi#relazionali#e#comunicativi#a!cura!di!F.!Pirozzi!e!A.!Nuzzo.!Anno!scolastico!2012.! Manno!:!DSAS! 41! Rollnick,! Stephen,! Pip! Mason,! e! Chris! Butler.! 2012.! Cambiare# stili# di# vita# non# salutari.! (A! cura! di)! Guelfi! G.P.,! C.! Passudetti,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erikson,!p.!37! ! 13! ! depressione identificandone la causa nei pensieri e nelle credenze distorte da ciò lo sviluppo di questa forma di psicoterapia. La terapia cognitivo-comportamentale è una forma di “psicoterapia strutturata, di breve durata e orientata al presente, volta a risolvere i problemi attuali e a modificare il modo di pensare e il comportamento disfunzionale”42. Alla base del trattamento vi è il principio della concettualizzazione-comprensione dei singoli utenti che parte con l’analisi dei documenti relativi alla diagnosi per poi perfezionarsi duranti gli incontri; il terapeuta cerca di fare in modo di attuare un cambiamento a livello cognitivo nell’Altro per far sì che da esso parta una trasformazione duratura anche a livello emotivo e comportamentale. L’intervento è finalizzato a toccare le credenze della persona più profonde su di sé, sul mondo e sugli altri per far sì che possa imparare a pensare in maniera più realistica e adattiva. Quando si parla di credenze si intende quelle “convinzioni, idee considerate verità assolute”43 che permettono di leggere il mondo in un determinato modo. Alcuni aspetti fondamentali di quest’approccio, similmente al Colloquio Motivazionale, riguardano la necessità di una relazione terapeutica solida, una collaborazione e partecipazione attiva ambo le parti, un iniziale focus sul presente e un lavoro centrato sugli obiettivi prefissati che si vogliono raggiungere. 4.2.3 Terapia farmacologica Nell’ambito dell’alcolismo, sulla base di una visione bio-psico-sociale, vi è anche da considerare l’aspetto farmacologico. La riabilitazione dalla dipendenza da alcol, infatti, è spesso caratterizzata dal craving e altre patologie che necessariamente richiedono un intervento più medico. Proprio in vista di un approccio multimodale e integrato per la dipendenza da alcol, il contributo della farmacoterapia è fondamentale. A livello farmacologico, dunque, gli obiettivi principali riguardano “il mantenimento dell’astinenza e/o la diminuzione dei disturbi fisici e psichici correlati all’uso di alcol”44. 4.3 Progettazione partecipata Come riportato nel paragrafo precedente relativo al “Lavoro in comunità”, uno dei ruoli fondamentali dell’équipe è quello di occuparsi della costruzione e dell’aggiornamento dei programmi individualizzati degli ospiti, una funzione che fa riferimento al concetto di progettazione. “Qualsiasi azione professionale s’inserisce in un quadro progettuale implicito o esplicitato nel mandato istituzionale”45, ciò significa che dietro a ogni intervento deve esserci una riflessione, un obiettivo e una finalità. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 42!Beck,!Judith!S.!2011.!Op.#cit,!p.!15 ! 43!Ibid,!p.!46! 44!Allamani,!Allaman,!Daniela!Orlandini,!Gabriele!Bardazzi,!Andrea!Quartini,!e!Antonio!Morettini.!2000.!Il#libro#italiano# di#alcologia.#Volume#I.!S.E.E!:!Firenze,!p.!355! 45!Balerna,!Chiara,!e!Michele!Mainardi!(A!cura!di)!2010.!Progettualità#e#intervento#sociale:#modelli#e#approcci.!Manno:! SUPSI!DSAS.!Dispensa!a!supporto!dei!corsi.! ! 14! ! Fondamentale allora è una prima conoscenza del contesto socio-culturale e istituzionale in cui si opera in quanto essi forniscono già dei limiti entro cui agire, un pensiero da seguire. Dopo questo iniziale momento, vi sono le seguenti tappe della progettazione: - Ideazione, in riferimento a quando si comincia a pensare a un progetto, un’iniziativa; - Attivazione, è il momento in cui si analizza la domanda, si verificano le risorse, si identificano gli attori coinvolti e il problema con le relative strategie d’intervento e, infine, si cerca di ottenere il consenso. Si attua la co-costruzione e la lettura degli obiettivi condivisi; - Progettazione, è la stesura cartacea del progetto con la programmazione delle fasi, l’individuazione dei bisogni, delle tempistiche e dei materiali; - Realizzazione, è l’attuazione vera e propria degli interventi; - Verifica, è il momento finale della progettazione che può prevedere una riformulazione, ridefinizione o conclusione del progetto. Le tappe qui presentate possono essere presenti in una logica differente in base al differente approccio cui si fa riferimento; in questo paragrafo mi concentrerò prevalentemente sulla progettazione dialogica-partecipata che pone il focus centrale sulla fase dell’attivazione. La progettazione dialogica-partecipata fa riferimento a un approccio che prevede la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti, siano essi operatori o utenti; è “un’attività di produzione di –mondi possibili-, di invenzione e realizzazione di artefatti materiali e simbolici, un’attività esplorativa e costruttiva volta alla ricerca e alla definizione dei problemi”46. Tale modello implica una ricerca e una costruzione condivisa di significati per attuare una co-costruzione della situazione e del progetto stesso promuovendo l’incontro e il confronto fra i partecipanti. Il nodo centrale della progettazione dialogica è la costruzione di un significato comune del problema per il quale è necessaria una condivisione delle rappresentazioni e delle idee di tutti. È in questo modo che tutti gli attori diventano protagonisti nel processo di progettazione con la co-costruzione della lettura della situazione iniziale condivisa, la definizione delle strategie e degli interventi da mettere in atto per raggiungere degli obiettivi egualmente formulati con il consenso di ogni partecipante. Questo approccio rifiuta la causalità lineare e la lettura “a priori” della situazione per favorire, invece, il cambiamento negoziato, confrontato e concertato con i destinatari47. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 46!Lanzara,!G.!F.!Capacità#negativa,#p.!104!in!La#progettazione#luogo#di#cambiamento,#a!cura!di!D’Angella!F!e!Orsenigo!A.! in!Animazione!sociale!1997.!Torino:!Gruppo!Abele! 47!Maida,!Serenella,!e!Alicia!Iglesias!(A!cura!di)!2014.!La#progettazione#dialogica#partecipata.#L’approccio#concertativo.# Dispensa!a!supporto!del!modulo!Teorie!e!metodologie!dell’intervento!sociale.!Manno:!SUPSI!DEASS! ! 15! ! L’aspetto di questo approccio che vorrei porre in evidenza è quello legato alla cocostruzione condivisa il quale implica un confronto, una collaborazione e una cooperazione con gli altri. Gli operatori sociali non possono pensare di poter lavorare da soli, in totale autonomia, come afferma la psicosociologa Franca Olivetti Manoukian, “il lavoro sociale non può essere individuale (…) non può essere realizzato in solitudine da un singolo operatore o da un singolo servizio (…) il lavoro sociale si fa con altri per affrontare dei problemi: quindi si fa con chi ne è direttamente portatore (…) e con chi a vario titolo può essere anche indirettamente interessato48”. Lavorare con gli altri non è semplice, ci possono essere difficoltà di comprensione o addirittura scontri di opinione; condividere è un processo complesso che richiede energie e tempo. Si possono verificare separazioni e compartimentazioni, ci possono essere simmetrie, conflitti e suddivisioni gerarchiche rigide fra colleghi e/o fra servizi49. Questi sono tutti elementi che non favoriscono la comunicazione e che possono essere fonte di disturbi sia sul piano del contenuto sia della relazione comportando difficoltà, quindi, nell’intero processo di progettazione e rischiando, dunque, di intaccare la presa a carico in generale di un servizio. Una situazione è sempre composta da più di un solo soggetto per cui bisogna tener conto del contesto in cui è inserito, delle persone significative, della rete secondaria, … per questo motivo è fondamentale che nella progettazione siano presenti e attivi tutti gli attori coinvolti, che i servizi lavorino insieme e che gli stessi utenti possano dar voce in prima persona ai propri bisogni. È in questo modo che si può dar vita a un progetto funzionale per lo specifico caso. Per attuare una co-costruzione e una condivisione che abbia come fine la creazione di una progettualità, è importante che avvenga un riconoscimento nel contesto dell’esistenza di soggetti diversi50, di servizi esterni alla struttura o di figure professionali interne che hanno dei ruoli e dei compiti precisi all’interno di un progetto. Si prenda ad esempio concreto il progetto di un utente in comunità di riabilitazione da una dipendenza: sarà seguito da un’équipe multidisciplinare, quindi, da figure interne differenti fra loro così come anche da operatori esterni, siano essi mandanti o altro. Se tutte queste persone fra loro non parlano, non si confrontano, non co-costruiscono, il progetto perde funzionalità. Da ciò nasce l’esigenza che ognuno si riposizioni e si riconosca all’interno di una visione più progettuale. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 48! Olivetti! Manoukian,! Franca.! Re/immaginare# il# lavoro# sociale.# Riscoprirsi# soggetti# attivi.! 2005! Torino:! I! Geki! di! Animazione!Sociale! 49!Camarlinghi,!Robert,!e!Francesco!D’Angella.!Perché#è#importante#lavorare#con#gli#altri?!In!Animazione!Sociale!2008.! Torino:!Gruppo!Abele! 50! Olivetti! Manoukian,! Franca.! Per# una# nuova# progettualità# del# lavoro# sociale.# In! Animazione! Sociale! Gennaio! 2005.! Torino:!Gruppo!Abele! ! 16! ! 5. Analisi di quanto emerso dalle interviste ai referenti settoriali Nel presente capitolo darò spazio all’attuazione dell’analisi delle interviste somministrate ai referenti settoriali del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo fra maggio e giugno. Le domande sono state elaborate basandomi principalmente sulla teoria e sulla documentazione analizzata nei mesi precedenti. Dopo la somministrazione audioregistrata delle domande, è stata attuata la trascrizione completa non integrale delle risposte per poi muovermi in un’analisi verticale51dei dati con la tecnica dell’ipotesi di significato che prevede l’estrapolazione di “codici” dai dati emersi durante le interviste (codifica dei dati)52. Il capitolo è suddiviso in paragrafi ripartiti in base ai sotto-obiettivi presentati nel capitolo 3.1 Metodologia del lavoro di tesi – Obiettivo di tesi. Per una maggior comprensione sono stati prodotti degli schemi (Allegato 14) utilizzabili durante la lettura. 5.1 Premesse della presa a carico individuale nel Centro Residenziale Sintesi e analisi Secondo la maggior parte degli intervistati, la potenzialità principale di un percorso stazionario riguarda la protezione e la tutela che una struttura del genere può offrire, in molti parlano, infatti, di “ambiente protetto” e “palestra” in cui sperimentarsi. Due degli intervistati hanno messo l’accento sul “distacco dal territorio e l’isolamento dall’habitat in cui si è sviluppata la dipendenza-patologia” (Allegato 9) così come altri hanno evidenziato l’aspetto del vivere insieme e dell’intensità della presa a carico, entrambi elementi che il neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin considera come caratteristiche delle comunità terapeutiche53. Un percorso stazionario, quindi, si attua in un ambiente protetto in cui avviene un susseguirsi di fasi: da un iniziale periodo di chiusura e protezione, prima fase, si passa ai primi contatti con l’esterno, seconda fase, fino alla terza fase che precede la dimissione in cui s’intensificano i congedi e si prepara la persona al distacco dalla struttura54. Entrando più nello specifico nel servizio offerto dalla struttura di Cagiallo, è emerso che la maggior parte degli intervistati riconosce come una delle principali specificità quella del lavoro occupazionale che, secondo uno dei referenti del settore terapeutico, “occupa gran parte del tempo” (Allegato 9), così come poi c’è la dimensione del gruppo intesa sia a livello formale con i gruppi gestiti dagli operatori (gruppo parola, info-scuola, …), sia a livello informale. In entrambi i casi si può dire che vi è una connotazione di gruppo come sostegno e confronto. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 51! L’analisi! verticale! prevede! una! riscrizione! delle! interviste! attorno! a! determinati! temi.! Dalle! lezioni! del! modulo! Indagine#di#campo#e#ricerca#scientifica!a!cura!di!P.!Cavadini.!Anno!scolastico:!2014.!Manno:!DSAS! 52!Carey,!Malcom.!2013.!Op.#cit.,!p.!181! ! 53!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.! 54!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali.! ! 17! ! Altri elementi che contraddistinguono la presa a carico residenziale di Ingrado sono il colloquio e la relazione, intesi per molti come i principali mezzi di lavoro; il poco coinvolgimento della famiglia nei percorsi e, infine, il carattere multidisciplinare dell’équipe. Questi aspetti sono presentati nella parte seconda del libro di Maurizio Coletti e Leopoldo Grosso55 come peculiarità di una comunità e, ad essi, gli autori aggiungono l’accesso volontario alla struttura, un elemento presente anche a Cagiallo. Facendo un collegamento con la documentazione interna al servizio, basilari nel progetto di presa a carico sono i principi della “multidisciplinarietà” e dell’”individualità56”. Gli stessi referenti intervistati, infatti, dichiarano che vi sono figure professionali differenti che operano in diversi settori ponendo al centro la persona con le sue caratteristiche, ma pur sempre inserita in un contesto con altre persone. Nuovamente emergono i principi caratteristici delle comunità in cui degli individui accomunati da una problematica analoga attuano un percorso di questo tipo volontariamente per cambiare la propria vita57. Per quanto riguarda, invece, gli approcci teorici, questi ultimi sono relativi al tipo di settore cui si fa riferimento. Gli infermieri fanno capo a una formazione infermieristica psichiatrica, infatti, come già detto, in una comunità si opera anche tenendo conto della diagnosi di arrivo della persona; l’ambito psicoterapeutico è, invece, principalmente caratterizzato da un indirizzo cognitivo comportamentale secondo il quale il comportamento disfunzionale può essere corretto e modificato con procedure che agiscono a livello cognitivo, con l’apprendimento di nuove modalità di reazione58. Infine, il colloquio motivazionale è l’approccio presente in più settori (educativo, terapeutico e consultori); è uno degli approcci più usati nel settore delle dipendenze in quanto funzionale nel guidare la persona al cambiamento. Considerazioni Partendo da questa prima analisi relativa alle premesse della presa a carico della struttura presa in considerazione, penso sia subito possibile evidenziare un concetto importante. Seppur nessuno degli intervistati consideri la struttura di Cagiallo quale una comunità, concretamente, secondo anche i riferimenti teorici presi in considerazione, il Centro Residenziale è considerabile una “Comunità ridefinita” in relazione al concetto individuato da George De Leon e presentato da Maurizio Coletti e Leopoldo Grosso59. Sono, infatti, emerse, sia dalle interviste che dai documenti ufficiali, delle particolarità della struttura di Cagiallo che ne richiamano i principi. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 55!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.# 56!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.! 57!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit. ! 58!Bernieri,!Fabio.!2006.!Alcolismo.#Le#strade#per#uscirne.!Franco!Angeli:!Milano,!p.!81! 59!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.! ! 18! ! Come ho poi avuto modo di osservare in prima persona in qualità di stagiaire, gli elementi presentati dagli intervistati sono effettivamente i più dominanti in un contesto come quello di Cagiallo. Il colloquio è, infatti, la modalità principale con cui si attuano gli interventi in gran parte dei settori. Il lavoro occupazionale e i congedi, invece, sono due degli elementi chiave di un percorso di questo tipo: il primo si riferisce propriamente al concetto di centro terapeutico riabilitativo che caratterizza la struttura di Cagiallo, mentre i congedi sono i momenti in cui la persona realmente si mette alla prova sperimentandosi all’esterno di un ambiente protetto. 5.2 Costruzione del progetto di presa a carico Sintesi e analisi Dalle risposte fornite dai vari intervistati, è possibile ricomporre la fase della costruzione di un progetto di presa a carico unendo i differenti punti di vista settoriali. Ricollegandomi alla documentazione interna al servizio nonché ai testi di riferimento relativi all’argomento come quello di Leopoldo Grosso e Maurizio Coletti60, l’ammissione a un percorso residenziale avviene per il tramite di enti esterni, nel caso di Cagiallo, i consultori di Ingrado distribuiti sul territorio ticinese con i quali avviene la “fase di contatto, motivazione e progettazione”61. Anche nell’intervista il consulente afferma che il progetto è costruito con gli ospiti prima dell’ammissione a Cagiallo con la modalità del colloquio basato su un approccio motivazionale; lo strumento di questo primo passaggio è la “Scheda di segnalazione” (Allegato 2) contenente “varie informazioni utili” (Allegato 10). Riallacciandomi all’approccio motivazionale, la persona giunge al consultorio in una fase di precontemplazione in cui non pensa ancora concretamente alla sua situazione come problematica per poi passare alle fasi successive del modello degli stadi del cambiamento arrivando, quindi, insieme al consulente a elaborare un progetto con la presa a carico più adeguata per la sua situazione che può essere, per esempio, quella residenziale. Basandomi, infatti, sempre sulla documentazione interna, è il consulente esterno che deve “motivare la persona a fare il passo” (Allegato 10). In riferimento, invece, alla teoria legata alla progettazione partecipata, questo momento legato ai consultori è ricollegabile alla fase di ideazione della progettazione. Quando la persona giunge in consultorio, dunque, ha inizio la costruzione del progetto insieme all’ospite e alle sue persone significative; avviene una costruzione condivisa di significati che permette il passaggio dall’ideazione all’attivazione. Da ciò la segnalazione alla struttura di Cagiallo dopo la quale si attua un colloquio di conoscenza con un operatore del servizio residenziale durante il quale si stabiliscono anche gli obiettivi di massima del !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 60!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.! 61!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!Strategie#di#sviluppo:#Concetto#di#funzionamento#e#presa#a# carico! ! 19! ! programma terapeutico-riabilitativo62. Dalla documentazione interna non è specificato chi sia l’operatore che attua tale colloquio, dall’intervista risulta essere l’assistente sociale che espressamente riporta in una sua risposta: “valuto l’idoneità e la fattibilità del percorso e mi confronto con il consulente che è il mandante del caso” (Allegato 10). In seguito, lo stesso operatore che si è occupato di questo primo incontro, gestisce anche la comunicazione interna all’équipe e, quindi, fornisce ai colleghi le informazioni sulla persona durante il momento di plenaria della riunione usando anche la copia della “Scheda di segnalazione” (Allegato 2) lasciatagli dal consulente. Prima dell’arrivo vero e proprio alla struttura stazionaria, c’è la fase della disintossicazione fisica in cui entra in gioco, oltre alla componente motivazionale, anche quella medico-sanitaria. Dalla clinica, infatti, la persona arriva con una specifica farmacoterapia, infatti, il trattamento multimodale dell’alcolismo prevede anche questo aspetto. Come espresso nell’intervista, può occuparsi del trasporto della persona dalla clinica a Cagiallo anche l’operatore di laboratorio che presenterà poi il regolamento e il timing settimanale. Analizzando i documenti interni, si parla di colloquio d’ammissione anche una volta che la persona è disintossicata e inizia il percorso a Cagiallo. È il momento dell’accoglienza in cui la persona viene vista dall’infermiere di turno per la visita d’entrata, dall’operatore di laboratorio con cui concorda l’inserimento e l’inizio delle attività lavorative, dall’assistente sociale con cui vengono concordati gli obiettivi del progetto e dall’educatore che gli presenterà il Regolamento, le attività del tempo libero e le condizioni per i congedi63. Dall’ammissione della persona entro un mese, alcuni operatori riportano che avviene la compilazione della scheda degli “Obiettivi del progetto individuale” (Allegato 1) che, come sostiene il referente laboratoriale, “serve soprattutto all’équipe per capire come agire” (Allegato 10) e riporta gli obiettivi del percorso definiti insieme all’ospite stesso. Entrando nel merito degli strumenti, sia per l’ambito occupazionale, sia per quello educativo, i mezzi usati dai vari settori “andrebbero migliorati” (Allegato 10) e, inoltre, non sono usati per una raccolta regolare di informazioni. Per quanto concerne il settore terapeutico, per entrambi i referenti è emersa una scarsa partecipazione attiva in questa fase, infatti, uno dei due referenti afferma: “gli obiettivi vengono stabiliti fuori dal mio settore, io li riprendo e inizio a lavorarci con la persona” (Allegato 10). La modalità messa in atto dai terapeuti risulta essere sempre quella del colloquio, ma non emergono strumenti specifici. Per quanto concerne l’ambito educativo, con l’uso della scheda “Situazione all’entrata” (Allegato 3), gli educatori, durante i colloqui individuali, analizzano la domanda dell’utente e le sue motivazioni per stabilire gli obiettivi settoriali. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 62!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali 63!Ibid.# ! ! 20! ! Dalla risposta, invece, del referente laboratoriale, emerge che gli obiettivi vengono definiti con l’utente dopo un primo periodo tramite la “Scheda degli obiettivi di laboratorio” (Allegato 5) con la modalità del colloquio individuale. In riferimento al settore infermieristico, invece, la loro partecipazione alla costruzione del progetto risulta essere legata per lo più a ciò che concerne lo stato di salute e i problemi fisici, uno di loro parla di una “modalità molto medica” (Allegato 10). La modalità, infatti, da loro usata in questa fase è relativa alle visite mediche e al colloquio, inoltre, fanno uso di raccoglitori contenenti vari documenti e incarti medici. La famiglia è attiva per lo più nella fase preliminare della costruzione del progetto, il consulente, infatti, riporta che “il progetto si costruisce insieme all’utente e alla sua rete” (Allegato 10). Successivamente i rapporti diminuiscono e, come sostengono Grosso e Coletti, diventano di “carattere informativo e di relazioni informali”64. Dalle interviste, per quel che riguarda la condivisione interna, emergono modalità per lo più dialogiche come la riunione, i passaggi di consegna fra gli operatori in cambio turno e il “quaderno”. Quest’ultimo è uno strumento di condivisione e scambio di informazioni collocato nella ricezione della struttura “dove vengono cronologicamente riferiti gli avvenimenti e le comunicazioni di interesse generale”65. Curare la comunicazione interna in una comunità terapeutica è fondamentale in quanto questo permette che l’équipe venga vissuta come entità competente e omogenea capace di prendere decisioni, ma anche di farsi influenzare dal contributo degli ospiti66. Per quanto riguarda gli scambi con l’esterno, dalle risposte risulta che sia principalmente il settore della consulenza sociale a mantenere gli scambi con i consulenti esterni durante le sintesi, il momento privilegiato di scambio in cui si definiscono tempi e modalità del progetto, si discute sugli obiettivi e li si aggiornano67. Per la fase della costruzione del progetto di presa a carico, sondando gli aspetti critici è emerso che, in generale, vi sia una carenza di informazioni che risultano essere poco condivise, un altro aspetto riguarda il coordinamento fra settori e la poca chiarezza degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Le riunioni sono, invece, per alcuni un aspetto funzionale. Come ipotesi di miglioramento è emersa soprattutto l’idea di introdurre una figura che abbia come ruolo quello di responsabile interno di progetto, un case manager (Allegato 10). Un operatore ha, invece, proposto di concentrarsi di più sugli obiettivi, un altro ha presentato l’idea di reintrodurre un “momento di incontro e di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 64!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!206! 65!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Comunicazione#interna! 66!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.! 67!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali! ! 21! ! aggiornamento fra i referenti settoriali di un progetto” (Allegato 10), una procedura che in passato c’era e che è andata persa in quanto richiedeva tempo in più. Tale riunione prevedeva l’incontro fra i riferimenti settoriali dell’ospite che discutevano il caso confrontandosi a vicenda e aggiornando gli obiettivi per ogni ambito (Allegato 668). Considerazioni Come presentato nei paragrafi precedenti, la presa a carico di un ospite inserito al Centro Residenziale inizia prima del suo arrivo a Cagiallo. Ritengo che la fase legata ai consultori sia fondamentale in un percorso di questo tipo, è in questa tappa che si sonda la motivazione della persona, si co-costruiscono significati comuni e si ridefinisce la situazione ponendo le basi per un progetto e individuando i macroobiettivi dello stesso. Lo strumento usato in questa tappa è la “Scheda di Segnalazione” (Allegato 2) che permette una raccolta di dati concernenti la persona. Nella prima parte si richiamano le informazioni anagrafiche, la situazione abitativa, scolastica, lavorativa e finanziaria. In seguito si cerca di ricostruire il percorso della persona con i precedenti contatti con altri servizi e verificando se vi siano stati altri ricoveri o collocamenti. C’è poi una parte riguardante l’individuazione delle capacità di autogestione e di relazione dell’individuo per passare poi a tutto quello che riguarda il consumo di sostanze e le relative conseguenze. La sezione di questa scheda che ritengo sia la più utile per un progetto futuro a Cagiallo è quella che si riferisce agli obiettivi terapeutici-riabilitativi cui vengono lasciate solo tre righe e che, fra le varie cose, avendo avuto la possibilità di vedere delle “Schede di segnalazione” compilate, non sempre viene definita. In generale penso che come strumento di raccolta dati sia utile se usato correttamente e se venga data la stessa importanza a ogni sua parte. Affermo ciò in quanto è con questo strumento che avviene la presentazione della persona all’assistente sociale che successivamente ripresenta all’équipe stessa. In relazione alla presentazione del futuro ospite all’équipe, penso che questo sia un momento molto importante della progettazione in quanto permette allo staff di crearsi delle idee e delle aspettative. La presentazione avviene con l’uso della stessa “Scheda di segnalazione” (Allegato 2) e di appunti presi dall’assistente sociale, è, infatti, più ricca e fornisce maggiori informazioni. L’unico aspetto più critico legato a questo momento, secondo me, è riferibile al fatto che non sempre si ha molto tempo a disposizione per portare delle domande di riflessione. Un altro appunto è legato al collocamento di tali schede che non sempre sono facili da reperire e, quindi, riconsultare. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 68!In!allegato!è!possibile!trovare!una!copia!di!una!“Scheda!di!sintesi”,!un!documento!redatto!durante!gli!incontri!fra!i! referenti!del!progetto!di!un!determinato!ospite.!La!copia!mi!è!stata!fornita!da!uno!dei!due!terapeuti!intervistati!ed!è!un! esempio!con!dati!fittizi.! ! 22! ! Riferendomi, invece, alla costruzione del progetto di presa a carico all’interno della struttura di Cagiallo, la modalità usata è quella del colloquio in cui si mette in atto un approccio dialogico-partecipato che risulta altamente funzionale in quanto realmente viene valorizzata la centralità dell’ospite e il suo punto di vista. L’aspetto critico riguarda però lo strumento usato, la scheda degli “Obiettivi del progetto individuale” (Allegato 1). Questo strumento presenta una prima colonna verticale riportante dei potenziali ambiti problematici, segue la colonna relativa alla motivazione, poi quella riguardante i potenziali ambiti di obiettivo e, infine, la priorità. Anche visivamente penso sia possibile rilevare l’ambiguità della struttura stessa del documento che potrebbe essere soggetto a numerose interpretazioni. Anche in relazione a esso mi è capitato di confrontare delle schede compilate da differenti operatori che la intendevano in maniera quasi opposta. Prendendo, ad esempio, la colonna “Potenziali ambiti di obiettivo” vi era chi esplicitava in maniera chiara l’obiettivo da raggiungere e altri che, invece, descrivevano il “Potenziale ambito problematico”. Questa scheda, in realtà, dovrebbe riportare in sé il progetto generale della persona inserita nel Centro, potrebbe essere considerata l’equivalente dello PSI (Piano di sviluppo individualizzato). Sulla base di ciò ritengo che la sua utilità dovrebbe essere basilare, è ciò che permette di capire come si sta lavorando, in quale direzione si vuole o si dovrebbe andare. Se fosse possibile, sarebbe funzionale che venisse rivisto nella forma e nel significato. Oltre a questo documento legato alla progettazione, vi sono altre due tipologie di schede in questa fase: per l’ambito laboratoriale c’è la “Scheda degli obiettivi di laboratorio” (Allegato 5), mentre per il settore educativo c’è la scheda “Situazione all’entrata” (Allegato 3). Entrambi gli strumenti sono usati con la modalità del colloquio sulla base dell’approccio dialogico-partecipato. Confrontandoli entrambi hanno dei punti forti e degli aspetti più critici. La “Scheda degli obiettivi di laboratorio” (Allegato 5) presenta una serie di livelli (comportamentale, relazionale e di mantenimento-sviluppo di competenze pratiche e cognitive) che si declinano in sottopunti verso cui si deve esprimere il raggiungimento o meno dell’obiettivo per il quale viene lasciata una sola riga. Sicuramente si può dire che la compilazione di una scheda di questo tipo sia semplice e veloce, ma il risultato non riesce a essere efficace. Non viene lasciato lo spazio per esplicitare l’obiettivo in modo chiaro e completo, inoltre non si possono specificare i mezzi e le risorse per raggiungerlo. Per quel che riguarda, invece, la scheda degli educatori “Situazione all’entrata” (Allegato 3), anche per essa ritengo presente come aspetto poco funzionale il fatto che lasci poco spazio per descrivere o porre delle osservazioni più approfondite anche se, nel contempo, viene lasciato più spazio agli obiettivi con una specificazione anche dei mezzi per raggiungerli. ! 23! ! Per entrambi questi strumenti potrebbe essere utile una revisione e una modifica della struttura e del senso, infatti, anche dalle interviste risulta che “andrebbero migliorati” (Allegato 10) e che sono “macchinosi e quasi squalificanti” (Allegato 11). Un altro aspetto interessante per ciò che riguarda questa fase è legato al progetto interno ai settori. Anche tramite l’uso di questi strumenti, dalle interviste, sembra che ogni settore attui una costruzione degli obiettivi interna al proprio ambito di intervento, ma emerge poi che un aspetto critico è proprio il coordinamento fra settori e la poca chiarezza degli obiettivi. Penso, quindi, rifacendomi proprio ai concetti della progettazione partecipata, che sicuramente è importante discutere e costruire insieme all’ospite gli obiettivi, ma ritengo sia altrettanto indispensabile che poi vengano presentati e ridiscussi anche con l’intera équipe. Questo, infatti, favorisce l’unione interna, ma anche la coerenza stessa di azione: se i colleghi sanno su cosa si sta lavorando con una determinata persona, agiranno senza squalificare gli interventi precedenti. Vorrei inoltre esprimere il mio punto di vista in merito allo strumento di scambio di informazioni che a Cagiallo è chiamato “quaderno” e che, per altri, può essere considerato come una sorta di diario di bordo. Questo strumento è usato tutti i giorni da ogni operatore che, in base al proprio punto di vista, annota quelle che per lui sono osservazioni pertinenti e utili. L’uso prevede che si scriva il nome dell’ospite e di fianco la nota. Non vi è un’annotazione tutti i giorni di tutti gli ospiti, si scrive di quegli utenti su cui si ha da dire qualcosa. L’aspetto positivo è che è uno strumento immediato per far circolare le informazioni in quanto non si deve aspettare la riunione settimanale, ma il rischio è che i dati si smarriscano. Infatti, le annotazioni, che delle volte sono anche delle decisioni di intervento piuttosto che delle richieste di consigli su come agire, non vengono più riportare da nessuna parte, rimangono in quel quaderno e delle volte ce ne si dimentica. Un’ultima riflessione relativa la costruzione del progetto di presa a carico riguarda la famiglia e il suo poco coinvolgimento nella costruzione del progetto di presa a carico all’interno del Centro Residenziale come risulta dalle risposte degli intervistati. A parer mio ritengo che questo aspetto necessariamente abbia una forte influenza su tutto il percorso dell’ospite. Se non si integra la famiglia, piuttosto che le persone significative, di una persona attraverso momenti privilegiati come possono essere dei colloqui in cui si attuano tecniche come la teoria della narrazione che permette la riformulazione di una situazione integrando tutti i punti di vista69, il lavoro attuato rimarrà in parte carente in quanto mancherà questo punto di vista e la stessa persona si ritroverà poi a confrontarsi con qualcosa che non ha fatto pienamente parte del suo percorso. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 69!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Colloquio#educativo!a!cura!di!S.!Maida.!Anno!scolastico!2014.!Manno:!DSAS! ! 24! ! 5.3 Gestione del progetto di presa a carico all’interno e all’esterno del Centro Residenziale Sintesi e analisi La gestione del progetto di presa a carico fa riferimento alla fase della realizzazione del progetto, per cui l’attuazione vera e propria degli interventi in base a ciò che è stato individuato nel processo di negoziazione con l’utente avvenuto precedentemente con i colloqui prima in consultorio, poi con i vari riferimenti settoriali all’interno del Centro Residenziale. Nel manuale di qualità è riportato il concetto di interdisciplinarietà per cui nella struttura di Cagiallo si opera secondo settori dialoganti fra loro in modo da affrontare la malattia nella sua globalità. All’interno della struttura di Cagiallo, la gestione del progetto di presa a carico individuale cambia da settore a settore. Per quel che riguarda il settore infermieristico, vi è un richiamo al trattamento farmacologico legato a un’assistenza infermieristica in cui tale figura risulta essere versatile in quanto “consente interventi flessibili sia di tipo sanitario che relazionale ed educativo”70, dalle interviste questo aspetto emerge in modo esplicito in quanto uno dei referenti riporta che “c’è la relazione, c’è l’ascolto” (Allegato 11). Gli strumenti sono i raccoglitori e gli incarti medici. Per il settore occupazionale, l’approccio messo in atto è quello motivazionale e la modalità è quella del colloquio individuale. Tale settore, come riportato nella documentazione interna, si occupa dell’inserimento all’interno dei vari laboratori degli utenti in modo tale che ricomincino a rispondere a tempi, ritmi, orari e compiti così che “si costringa la persona ad abituarsi o a riabituarsi allo svolgimento delle attività quotidiane, a rimettere in piedi un rapporto con lo sforzo e la fatica (…)”71. Lo strumento usato dagli operatori di laboratorio è la “Scheda degli obiettivi di laboratorio” (Allegato 5). L’ambito educativo, come riportato nei documenti interni, si occupa di tutto quel che riguarda le risorse socio-relazionali della persona, dell’organizzazione dei suoi congedi e del suo tempo libero. In questo settore è dominante l’approccio motivazionale e la modalità del colloquio individuale il cui obiettivo è “di accogliere e far elaborare il portato emotivo specifico, contribuire a una verifica del percorso, far superare difficoltà specifiche”72. Come emerge dalle interviste, lo strumento degli educatori è la scheda “Obbiettivi e decorso” (Allegato 4). Per il settore terapeutico, l’approccio messo in atto è per lo più quello motivazionale con un richiamo anche alla terapia cognitivo comportamentale. I terapeuti, infatti, nei colloqui individuali con gli utenti usano strategie come l’analisi delle competenze !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 70!Allamani,!Allaman,!Daniela!Orlandini,!Gabriele!Bardazzi,!Andrea!Quartini,!e!Antonio!Morettini.!2000.!Op.#cit.,!p.!389.! 71!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!199! 72!Ibid.,!p.!188! ! 25! ! sociali, il problem solving e il self control per agire e modificare il comportamento disagevole legato all’abuso alcolico73. Per questo settore non risultano esserci degli strumenti specifici. Sulla base di quanto riporta il referente del settore della consulenza sociale, quest’ambito è caratterizzato principalmente dal mantenere i contatti con l’esterno tramite le sintesi piuttosto che attivando altri servizi della rete in riferimento alla situazione di ogni singolo ospite. Lo stesso rappresentante dei consultori nell’intervista specifica che la gestione del progetto di presa a carico avviene con “la sintesi mensile dove avviene la condivisione del percorso con l’utente e l’operatore di Cagiallo” (Allegato 11). Con l’utente la presa a carico da parte dell’assistente sociale avviene con la modalità del colloquio. In relazione alla condivisione di eventi significativi, dalle interviste è emerso che quando accade qualcosa, secondo quattro referenti su otto c’è una segnalazione di tutto all’équipe interna, secondo gli altri, invece, dipende dalla situazione e/o dalla pertinenza/utilità dell’informazione. Le modalità principali con le quali avviene la trasmissione delle informazioni utili per la gestione del progetto di presa a carico risultano ancora essere le riunioni, mentre come strumento si può individuare il “quaderno”. Anche nella documentazione interna è specificato che tutte le figure e i settori professionali coinvolti devono aggiornare costantemente il loro intervento in sinergia e in complementarietà tra di loro rimandando ai momenti strutturati e ufficiali in cui avviene la comunicazione, appunto le riunioni o le sintesi74. Per questo passaggio della gestione della presa a carico all’interno e all’esterno del Centro Residenziale, quali aspetti positivi sono stati evidenziati la multidisciplinarietà dell’équipe, la strutturazione delle riunioni e il colloquio. Sondando, invece, i punti critici, secondo gli intervistati, vi sono: gli obiettivi “un po’ illusori” (Allegato 11) dovuti alla mancanza di attenzione alle risorse e ai limiti della persona; il mancato riconoscimento dei ruoli nella multidisciplinarietà stessa cui si lega la complicata coabitazione di ruoli differenti e la difficoltà nel cogliere l’operato dei colleghi, e infine vari problemi legati alla “gestione della trasmissione di informazioni in un’équipe multidisciplinare che non si incontra spesso” (Allegato 11). Come ipotesi di miglioramento, secondo uno dei referenti del settore infermieristico, si dovrebbe evidenziare lo stato emotivo e le priorità del paziente ponendolo maggiormente in una posizione centrale nella progettazione; dal punto di vista del settore occupazionale ed educativo bisognerebbe invece attuare un lavoro sull’équipe per creare più coesione e per migliorare la comunicazione all’interno dei settori e fra di essi, fra le ipotesi viene ricordata la riunione fra i referenti settoriali di un progetto che venivano fatte in passate. Secondo l’assistente sociale e uno dei !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 73!Beck,!Judith!S.!2011.!Op.#cit.! 74!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#Residenziali.! ! 26! ! referenti del settore terapeutico, introdurre la figura di un responsabile di progetto, un coordinatore, potrebbe migliorare la situazione. Infine, le altre ipotesi di miglioramento vertevano sull’aumentare le tempistiche della riunione piuttosto che migliorare la comunicazione e la condivisione. Considerazioni Per quanto concerne la gestione del progetto di presa a carico, è emerso un aspetto dalle interviste che reputo basilare nel lavoro sociale: la relazione e l’ascolto. Questi due elementi sembrano essere caratteristici di ogni settore e, da quanto io stessa ho potuto vedere, confermo quanto riportato nelle interviste. Ritengo sia importante, per qualunque professione del sociale, mantenere sempre viva la relazione che è fatta di ascolto, empatia e accettazione incondizionata dell’altro. Da questa base poi, ogni settore dispiega il proprio operato: ogni ruolo ha degli specifici compiti e delle responsabilità, è quindi funzionale, anche in vista dell’approccio bio-psico-sociale vigente, che vi sia una multidisciplinarietà della presa a carico con una visione multimodale dell’alcolismo stesso. È però emerso come aspetto critico legato a ciò che sembra esservi un mancato riconoscimento dei ruoli che porta a una convivenza difficoltosa fra operatori da ciò la proposta di un miglioramento dell’équipe stessa. In effetti, sia da quanto riportato nelle interviste che da quello che ho potuto vedere, non sempre è facile vivere in un’équipe numerosa ed eterogenea come quella di Cagiallo. Penso che sia fondamentale anche in questo caso che si apra la discussione su questo aspetto, magari anche tramite la modalità della supervisione, così che si possano affrontare le problematiche interne in modo che non ricadano sull’utenza. L’approccio partecipato, infatti, prevede la collaborazione e la condivisione in équipe, se questo manca, va a cadere il principio stesso del lavoro in équipe e della presa a carico multidisciplinare e multimodale. Ritornando invece alla gestione del progetto all’interno di ogni settore, come si è visto, vi è sempre la modalità del colloquio con l’approccio dialogico-partecipato. Per quanto riguarda gli strumenti, per l’ambito occupazionale c’è sempre la “Scheda degli obiettivi di laboratorio” (Allegato 5) di cui ho parlato nel paragrafo precedente, mentre per il settore educativo vi è la scheda “Obbiettivi e decorso” (Allegato 4) che è quasi uguale allo strumento usato nella costruzione del progetto (“Situazione all’entrata” – Allegato 3), ma presenta una spazio maggiore per scrivere. L’aspetto positivo, quindi, è che si possono approfondire maggiormente le osservazioni piuttosto che gli obiettivi e i mezzi. L’unico appunto che vorrei portare riguarda la colonna relativa le osservazioni (oss1/oss2/oss3) la cui compilazione non è evidente in quanto non è chiaro se vada riportata la data dell’osservazione o l’osservazione stessa. Infine, l’ultima riflessione che porto riguarda proprio gli aspetti critici emersi dalle interviste, vi è stato chi ha parlato di “obiettivi illusori” (Allegato 11) e di gestione della ! 27! ! trasmissione delle informazioni non funzionale. Penso che questi punti possano ricollegarsi a una carenza nella fase precedente della progettazione, quella della negoziazione in équipe così come anche quella della progettazione vera e propria poiché gli strumenti stessi che vengono usati non sono pienamente funzionali né per tenere memoria né per creare significati condivisi. 5.4 Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti (utenti, rete primaria, rete secondaria) Sintesi e analisi Il coordinamento di per sé non è una fase specifica della progettazione, ma è il processo che permette la condivisione, la collaborazione, il confronto e l’aggiornamento durante tutta la progettazione. Nella progettazione dialogicapartecipata è previsto che ogni attore coinvolto sia attivo e partecipe. Dalle interviste sembra che con gli ospiti questo aspetto venga mantenuto durante i colloqui nei vari settori piuttosto che nelle sintesi, mentre la famiglia, è emerso che, anche per quanto riguarda il coordinamento, è poco coinvolta, se non nell’ambito della consulenza sociale con i quali c’è maggiore scambio. Per quanto riguarda, invece, l’équipe, il coordinamento avviene, secondo quasi tutti gli intervistati, con la modalità dialogica delle riunioni d’équipe. Altri hanno aggiunto, come ulteriori momenti di scambio, il passaggio di consegna fra operatori in turno e i momenti di condivisione informale “in corridoio” (Allegato 12). Come strumento, per cinque degli intervistati, risulta esserci principalmente il “quaderno” che, anche ufficialmente, è riconosciuto come mezzo in cui vengono registrate le quotidiane comunicazioni di aggiornamento. In relazione all’approccio dialogico-partecipato, il coordinamento è possibile se vi è la costruzione di un significato comune al problema, ovvero che venga raggiunto “un accordo anche parziale sui significati”75. La riunione è la modalità con cui gli operatori interni alla struttura di Cagiallo dovrebbero arrivare a individuare significati comuni per poi far sì che l’operatore del Centro che parteciperà alla sintesi possa condividere quanto accordato in precedenza in équipe con il consulente esterno in presenza anche dell’utente. Le sintesi sono, infatti, un altro momento di coordinamento e di condivisione; il referente del settore consultori le considera come “luogo eletto per la condivisione” (Allegato 12). Da ciò, secondo lui, l’importanza di una piena messa in comune precedente a questo momento. Per quanto riguarda la fase del coordinamento del progetto di presa a carico, dalle interviste non sono emersi molti aspetti positivi, secondo uno dei referenti del !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 75!D’Angella,!Francesco,!e!Angelo!Orsenigo.!Tre#approcci#alla#progettazione,#p.!62!in!La#progettazione#luogo#di# cambiamento,#a!cura!di!D’Angella!F.!e!Orsenigo!A.!in!Animazione!sociale!1997.!Torino:!Gruppo!Abele! ! 28! ! settore terapeutico “tutto funziona per quel po’ che serve” (Allegato 12), per alcuni funzionali sono il colloquio e il coordinamento con la rete esterna. Gli aspetti critici presentati, invece, riguardano vari elementi in base al settore. Secondo i referenti dell’ambito infermieristico, del settore occupazionale, di quello educativo e della consulenza sociale, un punto critico riguarda in generale la separazione all’interno dell’équipe; qualcuno ha parlato di “compartimenti stagni” (Allegato 12), divisione nella progettazione, presa a carico da parte di settori, ma non di un Centro. Secondo altri intervistati, un aspetto critico riguarda la gestione delle informazioni, l’aspetto più comunicativo, mentre secondo uno dei referenti dell’ambito terapeutico “più che coordinamento, c’è un aggiustamento” (Allegato 12). Le ipotesi di miglioramento presentate riguardano sempre un lavoro sull’équipe, la condivisione di aspetti utili per il progetto degli utenti e, infiene, il parlare in équipe per capire e trovare delle soluzioni insieme. Tra le idee proposte da parte del settore della consulenza sociale e da uno dei referenti dell’ambito terapeutico ritorna ancora quella del coordinatore di progetto. Infine, secondo l’altro referente del settore terapeutico, bisognerebbe anche in questo caso aumentare il tempo perché “non c’è quasi mai modo di coordinarsi tutti insieme” (Allegato 12). Considerazioni Dal mio punto di vista, il coordinamento per quel che riguarda un progetto di presa a carico è uno degli aspetti basilari. Sulla base di quanto studiato finora e di quanto potuto osservare nella pratica, senza di esso difficilmente un progetto avrà una piena funzionalità. Il coordinamento, insieme alla condivisione, è ciò che permette a un’équipe di essere vista come entità unità e non come somma di singoli componenti, è l’elemento che permette di attuare interventi coerenti con quanto si vuole raggiungere e con quanto viene fatto dagli altri operatori. Da quanto emerso dalle interviste e in base anche a quello che è possibile individuare nella documentazione interna, tale processo, nel Centro Residenziale di Cagiallo, dovrebbe aver luogo principalmente nelle riunioni durante le quali si discute, ci si confronta e si aggiorna l’intervento. La riflessione che mi sorge però è legata a uno degli aspetti critici riportati nelle interviste, alcuni parlano di funzionamento a “compartimenti stagni” (Allegato 12) piuttosto che presa a carico da parte di settori e non di un Centro. Ciò dimostra che non sembra esservi molta coesione all’interno dell’équipe, ma che piuttosto si tenda a lavorare riferendosi al proprio settore. Provando a immaginare dei motivi legati a questa situazione, penso che questa separazione possa essere legata al fatto che non vi è concretamente nulla, nessuno strumento, che faccia da collante. Durante le riunioni c’è dialogo, le decisioni si prendono insieme, ma non vengono riportate su nessun documento legato alla progettazione, vengono annotate sul verbale che poi, dopo un certo periodo, viene archiviato e le indicazioni presenti in esso vanno perse. Questa “perdita di ! 29! ! informazioni” potrebbe essere letta come un dare poca importanza al momento della riunione, quindi, al confronto degli operatori che, di conseguenza, perdono lo stimolo per aprirsi agli altri settori confinandosi nel proprio. Un altro motivo, invece, potrebbe essere legato al fatto che nelle fasi precedenti della progettazione non avviene una piena condivisione e costruzione dei significati: vengono comunicati all’équipe gli obiettivi prefissati nel colloquio di ammissione e poi ogni settore sembra ricavarne dei propri obiettivi specifici settoriali con l’utente senza però diffondere pienamente le informazioni e confrontarsi con i colleghi. Da ciò potrebbe derivare la divisione a compartimenti. Un altro appunto che vorrei portare riguarda lo strumento che gli intervistati considerano legato a questo momento del coordinamento: il “quaderno”. In effetti, esso è lo strumento adibito a questa funzione, ma, come già detto nelle considerazioni legate alla “Costruzione del progetto di presa a carico”, il fatto che vi vengano annotate tutte le informazioni legate a tutti gli ospiti, può creare confusione e comportare il rischio di perdere dati preziosi per l’operato. Per quanto riguarda, invece, il coordinamento del progetto con l’utenza, come emerge da più fronti, l’approccio usato è sempre quello dialogico-partecipato con la modalità del colloquio individuale e, finora, penso sia un aspetto il quale non si può che connotare in maniera positiva. Il coordinamento con la rete esterna, quindi il consulente, come detto avviene durante le sintesi mensili e, anche nei suoi riguardi, sembra avvenga in maniera funzionale. La stessa équipe viene aggiornata con il rapporto steso dall’operatore di Cagiallo che riporta quanto avvenuto nell’incontro. L’unica annotazione che vorrei mettere in luce riguarda il coordinamento che precede la sintesi. Non sempre c’è un pieno confronto e lo stesso assistente sociale ha riportato nelle sue risposte che vi è una carenza di informazioni. Questo si ricollega a quanto scritto poco prima: è importante che vi sia questa condivisione in équipe, soprattutto prima delle sintesi, così che l’operatore di Cagiallo possa essere realmente rappresentate e portavoce del pensiero dell’intera équipe. 5.5 Valutazione del progetto di presa a carico individuale Sintesi e analisi La valutazione in itinere è quel processo nella progettazione che permette di attuare dei bilanci intermedi, di apportare modifiche nel percorso e/o di ridefinire gli obiettivi attualizzandoli. Propriamente essa “accompagna l’intervento stesso (…) andando ad analizzare le eventuali correzioni da apportare”76. Di questa tappa della progettazione non si parla in maniera diretta nella documentazione ufficiale interna alla struttura, vi sono dei riferimenti all’aggiornamento del progetto all’interno dei vari !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 76!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!Op.#cit.,!p.!51! ! 30! ! settori con l’ospite tramite i colloqui, modalità di cui parlano anche gli intervistati per questa fase, mentre, in più riprese, viene definito che è nelle sintesi mensili, quindi con un operatore di Cagiallo, il consulente collocante e l’utente, che viene valutato l’andamento del progetto di presa a carico e vengono fatte le eventuali correzioni. Secondo il settore della consulenza sociale, infatti, le sintesi sono da intendersi “come momento ufficiale per questo tipo di valutazione” (Allegato 13). Con l’équipe il luogo principale di valutazione è la riunione, più nello specifico è la seconda fase della sottoéquipe in cui viene attuato un confronto dialogicopartecipato durante il quale si discute sull’andamento del progetto di ogni singolo ospite. Secondo però sia il settore occupazionale sia quello educativo non c’è una valutazione in itinere, “ogni tanto questa cosa si perde” (Allegato 13). La valutazione finale, sia come riportato nel manuale di qualità sia dalla maggioranza degli intervistati, è attuata durante la sintesi finale in cui si analizza il raggiungimento degli obiettivi e si fissa la data di dimissione. Essa avviene, dunque, al termine del percorso dell’ospite. All’opposto, due referenti sostengono che non vi sia questo momento. La verifica finale “pone in gioco la dimensione di chiusura del progetto (…), la chiusura non può mai essere data in quanto l’educazione è un processo infinito (…)”77. Sulla base di ciò, infatti, è possibile affermare che l’ospite stesso, una volta uscito dalla struttura di Cagiallo, sarà sempre seguito a livello ambulatoriale dal consulente che l’ha segnalato al Centro Residenziale e che ha mantenuto i legami tramite le sintesi. Lo strumento legato a questa fase della progettazione, come riportato dai terapeuti intervistati, è il “Rapporto di dimissione”, ovvero “un feedback del settore psicologicopsicoterapeutico che permette di riassumere il percorso, trasmettere delle informazioni con una valutazione un po’ globale del percorso stesso” (Allegato 13). Sondando gli aspetti positivi, gli unici a sostenere che questo aspetto funziona al meglio sono il settore occupazionale e uno dei due referenti terapeutici. Per quanto concerne gli aspetti più critici, secondo uno degli infermieri manca comunicazione e organizzazione, secondo l’altro sono carenti le informazioni dall’esterno. Dal punto di vista del settore educativo la fase della valutazione e della messa in comune manca, mentre secondo l’altro referente dell’ambito terapeutico il passaggio è molto sintetico. Il settore della consulenza sociale e, inizialmente, anche quello dei consulenti esterni si sono concentrati di più sul progetto sostenendo che l’aspetto critico sia la difficoltà nel far collimare tutti gli aspetti più legati ai servizi e alle risorse esterne sul territorio. Il referente dei consultori ha poi parlato della “comunicazione fra i vari settori che è un aspetto fondamentale che talvolta può dare problemi” (Allegato 13). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 77!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!Op.#cit.,!p.!51# ! 31! ! Quali ipotesi di miglioramento, secondo uno dei referenti dell’ambito infermieristico sarebbe utile se ci fosse qualcosa che agevolasse il coinvolgimento di tutte le figure professionali; dal punto di vista del settore educativo, invece, bisognerebbe iniziare ad attuare la valutazione per capire dove il Centro Residenziale voglia andare e anche per creare più coesione di gruppo. Secondo uno dei referenti del settore terapeutico, invece, bisognerebbe che fosse fatta maggiormente in divenire. L’assistente sociale, invece, sostiene che più che modificare qualcosa, vi siano degli aspetti personali che entrano in gioco, mentre secondo il consulente esterno potrebbe essere funzionale la presenza di un case manager del progetto. Considerazioni Per quel che riguarda la valutazione in itinere di un progetto di presa a carico, come riportato dagli intervistati, con gli ospiti avviene tramite la modalità del colloquio individuale. Aggiungerei che, benché non emerga nessuno strumento specifico, in realtà, gli strumenti presentati precedentemente riportano degli spazi per annotare delle osservazioni periodiche, quindi, considerabili delle valutazioni nel corso del percorso. Quanto risulta dai colloqui individuali, in base a quello che ho avuto modo di osservare, viene riportato in équipe durante le riunioni. Esse, quindi, diventano il luogo della valutazione in itinere, in particolare, come già detto, nella seconda parte, la sottoéquipe. Il fatto che alcuni degli intervistati abbiano riportato che questa fase della progettazione non sia molto presente, potrebbe essere legata al fatto che, a livello orale viene attuata, ma, dal punto di vista documentale, le annotazioni vengono riportate solo su verbale che poi, dopo un certo periodo, viene appunto archiviato e, quindi, le informazioni vanno perse. Alla discussione in questo momento della riunione, inoltre, viene dato concretamente poco tempo: si discute in merito a dodici ospiti circa nel tempo di un’ora, massimo un’ora e mezza. Essendomi trovata io stessa in quella situazione, si sente la pressione del tempo e si tende a parlare molto velocemente di quegli ospiti che richiedono meno attenzioni per concentrarsi di più sugli altri. In questo modo però si trascurano momenti preziosi di progettazione e si è costretti a dover scegliere su quale utente parlare o meno. La sintesi mensile è, invece, considerata quasi all’unisono il momento prediletto per questa tappa della progettazione, ma, anche qui, richiamo la riflessione che già avevo esposto relativa l’importanza della condivisione prima della sintesi. Per quel che concerne, invece, la verifica finale, ritengo sicuramente positivo e indispensabile che avvenga nell’ultima sintesi che precede la dimissione dell’ospite, ma, nel contempo, penso sia fondamentale che abbia luogo anche all’interno dell’équipe. Come riportato dagli operatori intervistati così come da quello che ho potuto osservare in prima persona, tale momento non avviene, l’ospite esce dalla struttura e difficilmente si parla ancora del suo percorso. Considero, invece, che sia importante che l’équipe abbia un momento in cui possa riflettere su quello che è ! 32! ! successo, sulle modalità e gli interventi adottati in modo che ci si possa rendere conto di ciò che è stato funzionale o meno, quindi, permetterebbe la crescita nonché una valorizzazione stessa del lavoro svolto. 6. Conclusioni 6.1 Risultati del lavoro L’obiettivo del presente lavoro era quello di analizzare le procedure di presa a carico dei vari settori di intervento del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo con la finalità di ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Con l’analisi sviluppata nelle pagine precedenti ho avuto modo di raggiungere i vari sotto-obiettivi che mi ero posta all’inizio dell’intero percorso svolto in questi mesi arrivando a individuare che il principale approccio messo in atto è quello dialogico-partecipato, il quale presuppone una co-costruzione di significati condivisi e la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti. La modalità principale in cui quest’ultimo viene concretizzato nei confronti dell’utenza è quella del colloquio che, in base alla fase della progettazione, può essere di consulenza, progettazione o valutazione. Per quanto concerne l’équipe, invece, è risultata come principale modalità quella della riunione o della sintesi per quel che riguarda la rete esterna. Colloquio, riunione e sintesi risultano avere una connotazione positiva per gran parte dei referenti intervistati, sono delle modalità funzionali che permettono di mettere in atto i principi della progettazione dialogica-partecipata in quanto favoriscono il confronto e la discussione fra più individui. Un altro aspetto positivo della presa a carico settoriale attuata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo è risultata essere anche la multidisciplinarietà, quindi la presenza di più e differenti figure all’interno dell’équipe operativa. Questa caratteristica è ciò che permette alla struttura di occuparsi dell’alcolismo in tutte le sue sfere favorendo un approccio multimodale in un’ottica bio-psico-sociale. Rileggendo quanto ho potuto analizzare con questo lavoro, penso di poter affermare che vi siano certamente degli aspetti positivi così come altri che, invece, potrebbero essere migliorati. Sulla base di ciò, in relazione anche alla seconda parte del mio obiettivo di tesi, ho cercato di ipotizzare delle modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e con l’utenza. Una delle idee che quasi tutti gli intervistati in più e differenti momenti hanno portato è quella di un case manager, un responsabile di progetto interno che si occupi di gestire le informazioni relative una determinata persona in relazione a tutti i settori. È sicuramente una proposta, secondo me, ben pensata, ma per far sì che sia anche funzionale penso si debba preparare l’équipe stessa. Se l’équipe è abituata a funzionare, come sembra risultare, a “compartimenti stagni” (Allegato 12), la figura del responsabile di progetto non sarà la soluzione riparatoria a tutto, anzi, addirittura, ! 33! ! chi investirà questo ruolo si potrebbe trovare a rincorrere i vari operatori settoriali per ricercare informazioni e tenere unito il progetto. È, quindi, forse più adeguato in primo luogo agire sull’équipe come alcuni degli intervistati hanno proposto. Penso anch’io che sia fondamentale attuare un lavoro sull’interno staff, per esempio con delle supervisioni mirate che facciano emergere le dinamiche interne e che permettano a tutti di poter esprimere davvero il proprio punto di vista. Da quello che ho potuto recepire durante lo stage, l’équipe di Cagiallo è soggetta a un forte turnover78, anche questa caratteristica potrebbe aver indotto a queste dinamiche di separazione e confinamento nei proprio settori. Un'altra strategia per favorire la coesione interna potrebbe essere quella di creare degli strumenti specifici per la progettazione. Un esempio potrebbe essere un dossier individuale al cui interno vengano riportate le informazioni relative a tutti i settori, quindi, vi sarà il progetto di quell’utente in relazione all’ambito educativo, laboratoriale, terapeutico con allegate le note degli infermieri sulla sua salute fisica e il suo trattamento farmacologico. Partendo da ciò, mi ricollego agli strumenti usati attualmente nei vari settori, quindi le schede di cui ho parlato nei paragrafi precedenti e le cui copie è possibile trovare in allegato. Alcuni degli intervistati hanno espresso che esse andrebbero migliorate trovandole “quasi squalificanti” (Allegato 11). Io stessa ritengo che non siano particolarmente utili per la trasmissione delle informazioni, gli stessi obiettivi riportati non sono sempre semplici da comprendere e spesso sono suscettibili a interpretazioni. Sempre in relazione a dei possibili strumenti, ripensando alle informazioni, le scelte e le decisioni prese in équipe che vengono solo trascritte nei verbali i quali successivamente vengono archiviati, un’altra idea potrebbe essere quella di riportare tali dati in una cartella alla portata di tutti. Purtroppo con questo lavoro non mi è stato possibile entrare molto nel dettaglio sull’analisi dettagliata o sulla concreta modifica di questi strumenti anche per via del tempo a disposizione, così come non ho avuto molte possibilità di entrare più nello specifico nell’analisi delle diverse proposte presentate dagli operatori intervistati. Penso, quindi, che il mio lavoro di tesi possa essere sicuramente approfondito in più parti diventando in questo modo punto di partenza per altri lavori e riflessioni. L’ultimo sotto-obiettivo che mi ero prefissata è, invece, relativo all’attuazione di un momento di condivisione insieme a tutta l’équipe del Centro Residenziale di quanto emerso con questo lavoro per stimolare ulteriori riflessioni. Questo momento avverrà nei mesi successivi alla consegna di tale scritto e spero possa essere la spinta per far diventare quelle che sono ora solo delle ipotesi di miglioramento qualcosa di più concreto in base alla reale utilità che gli operatori delineeranno o meno. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 78!Ricambio!del!personale! ! 34! ! 6.2 Trasferibilità del mio lavoro di tesi per la professione dell’educatore in qualsiasi contesto socio-educativo Il lavoro educativo è caratterizzato da molte complessità; esso si sviluppa nelle pieghe delle relazioni umane e si muove nel confronto e nella relazione che vede presenti più attori. Nella relazione educativa non si è mai da soli: si collabora, si cocostruisce, ci si confronta e delle volte ci si può anche scontrare. Con questa tesi sono partita da quella che è un’analisi della presa a carico attuata nella struttura residenziale di Cagiallo per arrivare a scoprire altresì degli aspetti che non avevo immaginato. Questo lavoro mi ha portato a individuare una serie di difficoltà legate sia alla progettazione, sia al lavoro d’équipe per quel che riguarda una struttura specifica di Ingrado. Entrambi questi due aspetti, però, sono caratteristici del lavoro sociale in generale e, andando più nello specifico, sono anche i due versanti maggiormente vulnerabili sui quali molti autori si sono interrogati e hanno espresso il loro punto di vista. Nella nostra professione non si lavora da soli, si coopera con altri educatori così come, prendendo a esempio il Centro Residenziale o altri servizi attivi sul territorio ticinese, anche con altre figure professionali. Ritengo che sia sempre fondamentale il riconoscimento del proprio ruolo e di quello altrui, infatti, come sostiene Sergio Tramma in L’educatore imperfetto, ogni professione è portatrice di un proprio sapere e di proprie competenze79. Partendo da ciò, dunque, operando in sinergia e complementarietà proprio, come sostenuto nel Manuale di Qualità interno a Ingrado, si può davvero arrivare ad attuare un intervento multimodale che può sostenere l’individuo nella sua globalità sia esso una persona con una dipendenza alcolica, con un handicap o un minore allontanato dal contesto familiare. Quando un’équipe è coesa e si ascolta, riesce a essere percepita davvero come una totalità che è “qualcosa di più, o meglio, di diverso dalla somma dei suoi membri”80, in tal maniera, l’utenza stessa in quel singolo operatore che sta attuando un intervento non vedrà solo lui, ma in lui vedrà l’intera équipe che insieme ha deciso e insieme agisce. Accade però che se c’è divisione, frustrazione e malcontento, l’intervento anche pensato e progettato al meglio non sarà funzionale, avrà sempre al suo interno una piccola crepa. Sulla base di ciò deriva l’importanza della condivisione in équipe che può essere favorita dalla stessa attuazione della progettazione partecipata in quanto questo approccio pone come perno centrale la co-costruzione di significati condivisi. Credo che in ogni équipe sia importante creare un circolo virtuoso in cui se si condivide, anche solo per ciò che concerne la progettazione, si può creare coesione !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 79!Tramma,!Sergio.!2014.!L’educatore#imperfetto.!Roma:!Carocci!editore,!p.!123! 80! Tratto! dalle! slide! del! modulo! Processi# nelle# équipe! a! cura! di! F.! Pirozzi! e! A.! Nuzzo.! Anno! scolastico! 2014.! Manno:! DSAS! ! 35! ! ed essendoci quest’ultima si crea il clima di confronto anche per quelle che sono le dinamiche interne. L’educatore di per sé è la figura per eccellenza legata alla relazione, dovrebbe, quindi, porsi nell’ottica dell’ascolto attivo, dell’accettazione e della negoziazione con tutti gli attori con cui lavora, siano essi ospiti, colleghi o servizi. Come professionisti siamo chiamati a modificare ogni giorno il nostro punto di vista, ad andare oltre a ciò che vediamo, a ricercare nuovi orizzonti e nuove letture di situazioni per intravedere qualcosa che prima non c’era. Come riporta in una delle sue riposte, il consulente di Ingrado sostiene che “sia necessario essere elastici” (Allegato 12). Non posso che essere pienamente d’accordo con quanto afferma, l’elasticità è una delle capacità che maggiormente dovrebbero caratterizzare l’educatore sociale per ogni tipologia di situazione con cui si confronta sia esso un intervento, un confronto in équipe o il vivere le relazioni professionali stesse. 6.3 Punti forti e limiti del mio lavoro di tesi – lettura critica del percorso Per raggiungere il mio obiettivo di tesi, ho cercato di calarmi nel ruolo di ricercatrice, somministrando interviste, analizzandole e addentrandomi in ricerche bibliografiche non sempre evidenti da svolgere, ma che mi hanno permesso di compiere dei passi avanti nelle mie conoscenze anche scoprendo nuovi autori che prima mi erano sconosciuti. Il percorso che ho avuto modo di svolgere mi ha aiutato a crescere su più fronti, permettendomi di sviluppare competenze di vario tipo, professionali e non, che certamente mi ritorneranno utili nel mio futuro. Penso che uno dei punti forti del lavoro che ho svolto sia proprio legato al fatto che esso mi ha permesso di attuare delle riflessioni più approfondite sui temi in questione. Con il percorso che ho attuato ho compreso ancor di più l’importanza della progettazione piuttosto che del lavoro d’équipe e di quanto si possano influenzare a vicenda. Ho, inoltre, avuto modo di denotare quanto sia ampia questa presa a carico da ciò anche una maggior complessità nell’analisi stessa: ogni intervistato aveva delle idee proprie e trovare un filo comune non è stato evidente. Un altro aspetto positivo è ricollegabile poi alla scoperta di determinati punti critici che potrò portare in équipe e che potrebbero essere fonte di ulteriori riflessioni e, quindi, di miglioramento della presa a carico. Una delle difficoltà incontrare in questo percorso è, invece, stata legata principalmente al mio ruolo di ricercatrice. Non è stato, infatti, sempre semplice per me essere stagiaire e nel contempo intervistatrice dei miei stessi colleghi. Penso inoltre di poter affermare che l’argomento stesso preso in esame era piuttosto ampio, quindi, forse una approfondimento. circoscrizione maggiore avrebbe favorito un miglior ! ! Bibliografia Allamani, Allaman, Daniela Orlandini, Gabriele Bardazzi, Andrea Quartini, e Antonio Morettini. 2000. Il libro italiano di alcologia. Volume I. S.E.E : Firenze Arnao, Giancarlo. 1999. La droga in 100 parole. Dizionario ragionato sul fenomeno droga: sostanze, effetti, cultura e politica. Padova: Muzzio editore Brandani, Walter, e Manuela Tomisich. 2014. La progettazione educativa. Roma: Carocci Faber Balerna, Chiara, e Michele Mainardi (A cura di) 2010. Progettualità e intervento sociale: modelli e approcci. Manno: SUPSI DSAS. Dispensa a supporto dei corsi. Beck, Judith S. 2011. La terapia cognitivo comportamentale. Roma: Astrolabio Bernieri, Fabio. 2006. Alcolismo. Le strade per uscirne. Milano: Franco Angeli Bonetti Alessandro, e Raffaella Bortino. 2005. Tossicodipendenza e doppia diagnosi: la relazione d’aiuto in Comunità. Milano: FrancoAngeli Camarlinghi, Roberto, e Francesco D’Angella. Perché è importante lavorare con gli altri? In Animazione Sociale 2008. Torino: Gruppo Abele Cardano, Mario. 2011. La ricerca qualitativa. Bologna: Il Mulino Carey, Malcom. 2013. La mia tesi in servizio sociale. Trento: Centro Studi Erickson Coletti, Maurizio, e Leopoldo Grosso. 2011. La comunità terapeutica per persone tossicodipendenti. Torino: Gruppo Abele De Leon, George. 1997. Community as method : therapeutic communites for special population and special settings. New York: Greenwood Publishing Group Hinnenthal, Ina M., e Mauro Cibin. 2011. Il trattamento residenziale breve delle dipedenze da alcol e cocaina. Il modello Soranzo. Torino: SEEd Hudolin, Vladimir. 2013. Manuale di alcologia. Erickson Live ! ! Ingrado. Servizi per le dipendenze. Documentazione interna – manuale di qualità Lanzara, G. F. Capacità negativa, in La progettazione luogo di cambiamento, a cura di D’Angella F e Orsenigo A. in Animazione sociale 1997. Torino: Gruppo Abele Dalle lezioni del modulo Indagine di campo e ricerca scientifica a cura di P. Cavadini. Anno scolastico: 2014. Manno: DSAS Lucchini, Alfio, Felice Nava, e Ezio Manzato. 2008. Buone pratiche e procedure terapeutiche nella gestione del paziente alcolista. Milano: FrancoAngeli Miller, William R. e Stephen S. Rollnick. 2014. Il colloquio motivazionale. Aiutare le persone al cambiamento. (A cura di) Guelfi G.P., C. Passudetti , e V. Quercia. Trento: Erickson Olivetti Manoukian, Franca. Per una nuova progettualità del lavoro sociale. In Animazione Sociale. Gennaio 2005. Torino: Gruppo Abele Olivetti Manoukian, Franca. Re/immaginare il lavoro sociale. Riscoprirsi soggetti attivi. 2005. Torino: I Geki di Animazione Sociale Progetto auto-formativo. Gobetti Francesca. 31.12.2014 Rollnick, Stephen, Pip Mason, e Chris Butler. 2012. Cambiare stili di vita non salutari. (A cura di) Guelfi G.P., C. Passudetti, e V. Quercia. Trento: Erikson Maida, Serenella, e Alicia Iglesias (A cura di) 2014. La progettazione dialogica partecipata. L’approccio concertativo. Dispensa a supporto del modulo Teorie e metodologie dell’intervento sociale. Manno: SUPSI DEASS Slide del modulo Colloquio educativo a cura di S. Maida. Anno scolastico 2014. Manno: DSAS Slide del modulo Dipendenze a cura di M. Steiner. Anno scolastico 2014. Manno: DSAS Slide del modulo Processi nelle équipe a cura di F. Pirozzi e A. Nuzzo. Anno scolastico 2014. Manno: DSAS ! ! Slide del modulo Processi relazionali e comunicativi a cura di F. Pirozzi e A. Nuzzo. Anno scolastico 2012. Manno: DSAS Tramma, Sergio. 2014. L’educatore imperfetto. Roma: Carocci editore Sitografia Brunetto G.P., Candio D., Filippini D., Zermiani M. (A cura di). Alcol. Informazioni dalla ricerca. 2008. Pubblicazione no profit. http://www.dronet.org/ (06.06.2015) Engel, George L. 1977. La necessità di un nuovo modello di medicina : una sfida per la biomedicina. In AeR-Abilitazione e Riabilitazione. Anno XV, N.1. 2006 https://it.scribd.com/doc/12780697/Articolo-George-Engel-Science-1977-NuovoModello-Medicina-Traduzione-italiana-Albasi-Clerici (02.05.2015) Ingrado. Servizi per le dipendenze. http://www.ingrado.ch/ (19.04.2015) Treccani. Vocabolario online. http://www.treccani.it/ (06.06.2015) ! ! Allegati ! Allegato 1. Copia scheda “Obiettivi del progetto individuale” Allegato 2. Copia “Scheda di segnalazione” Allegato 3. Copia scheda “Situazione all’entrata” Allegato 4. Copia scheda “Obbiettivi e decorso” Allegato 5. Copia “Scheda degli obiettivi di laboratorio” Allegato 6. Copia “Scheda di sintesi” Allegato 7. Trascrizione dell’intervista a Jann Schumacher Allegato 8. Traccia dell’intervista ai referenti Allegato 9. Data reduction “Premesse della presa a carico individuale del Centro Residenziale” Allegato 10. Data reduction “Costruzione del progetto di presa a carico” Allegato 11. Data reduction “Gestione del progetto di presa a carico all’interno e all’esterno del Centro Residenziale” Allegato 12. Data reduction “Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti” Allegato 13. Data reduction “Valutazione del progetto di presa a carico individuale” Allegato 14. Schema funzionamento presa a carico ! ! Allegato 1 – Scheda “Obiettivi del progetto individuale” ! ! Allegato 2 – “Scheda di segnalazione” ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! Allegato 3 – Scheda “Situazione all’entrata” ! ! Allegato 4 – Scheda “Obiettivo e decorso” ! ! ! ! Allegato 5 – “Scheda degli obiettivi di laboratorio” ! ! ! ! ! ! Allegato 6 – “Scheda di sintesi” ! ! Allegato 7 – Jann Schumacher, direttore Ruolo 1. Da quanto tempo è direttore del Centro Residenziale e come si declina il suo ruolo nella presa a carico dell’utenza? Io sono responsabile del Centro da sempre… cioè da quando l’abbiamo aperto nel ’97, è stato un po’ costruito da me e poi tutta l’evoluzione negli anni. Per quanto riguarda la presa a carico, il mio ruolo fondamentalmente è quello di monitorare la verifica generale dei vari aspetti, che proceda il lavoro a livello di presa a carico settoriale e rispettivamente di coordinamento tra settori questo soprattutto con gli strumenti operativi di comunicazione e con i vari momenti di riunione oltre agli scambi diretti con gli operatori e poi mi occupo con i colleghi di quelli che sono i colloqui di ammissione o di sintesi, quindi i momenti un po’ più legati alla definizione generale degli obiettivi del percorso… Modello teorico 2. Per quanto riguarda il modello teorico, quali sono i principali concetti o approcci teorici che riguardano la presa a carico del Centro Residenziale? Si, si… sono degli ambiti molto vasti quindi uno è un discorso biopsicosociale sicuramente, l’altro è tutta la questione della multidisciplinarietà, poi però non è che c’è un modello specifico teorico di gestione della multidisciplinarietà o del biopsicosociale. Biopsicosociale vuol dire che nella multidisciplinarietà ci si occupa dei vari aspetti, quindi, non è un modello che ha una prevalenza, quindi che vede il suo intervento di cura, che ne so, solo sull’aspetto medico o solo sull’aspetto psicologico… ma comprende tutti i vari aspetti, per cui la cura dell’alcolismo vuol dire intervenire a livello medico, sia fisico che psichico, a livello psicologico, dove poi ci sono tutta una serie di modelli che adesso ti dico… e a livello sociale, quindi, anche un intervento su tutti gli aspetti dove c’è tutto l’intervento educativo, riabilitativo… e quindi tutti gli aspetti legati alla rete primaria, secondaria, … dal benessere relazionale, economico, la questione lavorativa, abitativa, debiti, … insomma ci si occupa un po’ di tutti gli aspetti. Che poi non è un modello teorico di quel tale autore, sono quelle prassi di intervento globale sui vari aspetti in un’ottica multidisciplinare. L’ottica multidisciplinare, poi anche lì, ci può essere un focus più interdisciplinare o più multidisciplinare… per noi è un discorso per cui ogni disciplina e ogni ruolo ha una sua importanza, non ci sono ruoli che sono più importanti di altri, ma tutti gli aspetti sono importanti e il risultato è dato dall’insieme di tutti questi interventi, è da considerare tutti questi aspetti. Poi chiaramente ci sono dei filoni importanti che uniscono un po’ tutti questi aspetti che sono quelli dell’essere orientati al benessere in generale su tutti questi vari aspetti dove quindi anche i ruoli specifici tengono conto degli altri aspetti e tutta la questione dell’alcologia, della terapia delle dipendenze, dei modelli così generali e nello specifico, poi, i modelli di colloquio motivazionale… prevenzione della ricaduta, e qui siamo già a un livello di modelli, teorie e autori più ! ! specifici e… poi che sono, non per forza, però comunque abbastanza vicini, poi per altri aspetti a strumenti legati alla terapia cognitivo comportamentale … Quindi ecco, un po’ questi aspetti che poi fanno parte poi del lavoro dello psicologo, ma non solo, anche in altri aspetti subentrano un po’ questi strumenti, questi modelli, … Modello operativo 3. E’ presente qui al Centro Residenziale un documento in cui viene riportato esplicitamente il funzionamento della struttura? (Manuale di qualità…) Nel manuale di qualità ci sono tutti i vari aspetti, nel primo documento generale c’è il concetto di funzionamento che è quello che più in generale risponde a questo, poi ci sono mille altre specificità… 4. Secondo lei, le indicazioni su quel manuale vengono seguite e mantenute nelle varie procedure e si possono considerare ancora attuali? Mah.. allora.. il manuale viene aggiornato e rivisto completamente dal primo all’ultimo concetto e procedura ogni due anni, quindi, è aggiornato… c’è stato l’audit di ri certificazione un annetto neanche fa… sei mesi fa… quindi anche in vista di quello chiaramente poi si aggiorna tutto eccetera eccetera… al 90% le procedure vengono, quelle più importanti, vengono seguite, poi ovviamente le procedure tipo, che ne so, segnare i km quando si usa il furgone, magari non sempre, no ecco.. quelle cose lì poi non raggiungono un tasso di adesione e di rispetto della procedura al 100%, ma quelle legate alla presa a carico si, perché sono comunque quelle fondamentali, che son tante… però sono proceduralizzate, poi chiaramente, solo le cose che veramente hanno bisogno di essere in questo modo, poi ci sono tutta una serie di cose che non sono proceduralizzate perché vengono gestite molto più flessibilmente… 5. Esiste un progetto riabilitativo individuale? Come e da chi viene elaborato questo progetto? Quindi appunto, ci sono gli obiettivi e i progetti di ogni settore di intervento che ha i suoi più o meno formalizzati e poi vengono discussi e condivisi nelle riunioni di sottoéquipe, nelle sintesi con la rete e così via… 6. Ci sono degli obiettivi generali che toccano ogni singolo ospite? (per esempio l’astinenza totale= Non è per forza un obiettivo, quella è la condizione durante la permanenza, poi non è realistico pensare che per tutti c’è l’obiettivo di astinenza completa… vuoi perché il caso è troppo cronico e ha già avuto cinque terapie specifiche, trenta ricoveri in clinica psichiatrica e tutta una serie di difficoltà ancora attuali per le quali si lavora orientati su quello (l’astinenza), ma si sa che l’obiettivo principale è quello del miglioramento della qualità di vita, di risolvere alcuni aspetti di reintegrazione e… in realtà sono poi più quelli.. ! ! poi lo stesso può valere sull’altro fronte, su casi di persone molto giovani, che non riescono a decidere di volere impegnarsi in un progetto di astinenza per tutta la vita se hanno solo ventitré anni per dire… noi si lavora in quel senso, però poi possono prevalere altri obiettivi. 7. Esistono dei dossier in cui sono riportati tutti i dati relativi a ogni singolo ospite? Si, ci sono varie cose… nel senso che tutte queste cose sono nei dossier settoriali da una parte, sono informatizzate dall’altra parte e quindi accessibili a tutti… e poi c’è il clasour che raccoglie le informazioni principali per tutti quanti in ricezione… mentre una cartella sul singolo, informatizzata, che raccolga tutto questo e non basta perché poi deve sintetizzarlo ancora eccetera.. quello è un obiettivo ambizioso e difficile che abbiamo per il prossimo periodo… Processi di comunicazione fra settori 8. Come avvengono i processi di comunicazione tra gli operatori dei diversi settori di intervento comprendendo anche i consulenti esterni al Centro? (settori interni e esterni) Bè la comunicazione interna ha i suoi strumenti che sono il diario di bordo, tutti i vari documenti che vengono elaborati e messi a disposizione di tutti, le riunioni d’équipe, gli scambi diretti fra operatori, sia verbali che per mail o per telefono eccetera… Con la rete esterna, a partire dai consulenti dove c’è un discorso un po’ più specifico e privilegiato, invece, sono soprattutto i mensili incontri di sintesi… i rapporti poi di dimissione alla fine e… durante, a seconda della situazione, si mantiene il contatto al di là del mensile incontro per aggiornamenti significativi via mail o per telefono. 9. Quali potenzialità e quali criticità vedi in queste modalità in cui attualmente avviene la comunicazione? La criticità è legata alla complessità e al numero di persone che intervengono per cui… su ogni utente ci sono venti persone che intervengono all’interno e magari, in alcuni casi, cinque o sei figure all’esterno… per cui la criticità è dovuta al fatto che magari in alcuni momenti un po’ di urgenza, se non viene applicata la procedura di informare le persone significative, qualcuno possa essere dimenticato o non raggiunto tempestivamente… cosa che succede diciamo molto raramente… all’interno questo non succede perché comunque essendoci degli strumenti ai quali accedono tutti con su le informazioni più importanti e con le riunioni settimanali… questo non succede.. lì la criticità è, invece, semmai dovuta alla residenzialità, alle informazioni che cambiano costantemente sulle 24 ore del giorno, tutti i giorni dell’anno, quindi, che ci siano troppe informazioni… o rispettivamente che possano alcune magari invece rimanere settoriali e non condivise e poi invece mancare… quello è il potenziale limite di criticità, però in realtà la vera.. è il fatto che ne abbiamo troppe e quindi c’è la necessità di filtrare e selezionare per avere poi quelle che sono utili. ! ! 10. Quali ipotesi di miglioramenti vedi in questi processi di comunicazione? Mah.. è quello che ti dicevo che abbiamo già previsto, solo che appunto non è così semplice, nel senso che le cartelle informatizzate che sono presenti… dobbiamo farne sviluppare una specifica per noi che riprenda tutti i canali di comunicazione, gli strumenti e i documenti già presenti, che li fa confluire e che li filtra e li sintetizza per poi avere al monitor la cartella del singolo con in evidenza quelle otto cose che scaturiscono da cento pagine di documenti che riguardano la persona e questo dovremmo farlo, costruire appositamente, come sistema informatico, quindi è anche un po’ un problema di costi… però l’obiettivo è prima o poi di arrivare a questo. ! ! Allegato 8 – Traccia intervista referenti PREMESSE DELLA PRESA A CARICO INDIVIDUALE NEL CENTRO RESIDENZIALE 1. Quali sono secondo lei le potenzialità di un percorso di presa a carico residenziale per una persona con alcol-dipendenza? 2. Quali sono le specificità della presa a carico del Centro Residenziale? a. Le fasi (disintossicazione, prima fase, seconda fase, terza fase, post cura) b. La dimensione gruppo c. Il colloquio d. La relazione e. Le regole/sanzioni/privilegi f. Il lavoro occupazionale g. Le famiglie h. L’équipe 3. Quali sono gli approcci teorici che la guidano nel suo specifico ruolo nella presa a carico individuale degli utenti del centro residenziale? COSTRUZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO 4. In che modo nel suo ruolo partecipa alla costruzione del progetto di presa a carico? 5. (indagare il processo di costruzione) a. Cosa fa operativamente per costruire il progetto? b. Come avviene il processo di condivisione con l’utente e le sue persone significative (rete primaria)? c. Come avviene il processo di condivisione con i partner del progetto (rete secondaria)? 6. Utilizza degli strumenti specifici (griglie, dossier, …) per la raccolta regolare di informazioni? a. Se sì, quali? b. Quali informazioni, e attraverso quali modalità/strumenti, condivide con il team curante interno ed esterno? ! ! 7. Dalla sua esperienza, nel processo di costruzione del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? GESTIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO ALL’INTERNO e ALL’ESTERNO DEL CENTRO RESIDENZIALE 8. Con quali modalità e strumenti si occupa della presa a carico degli utenti del Centro Residenziale? 9. Quando accadono eventi significativi nel processo di presa a carico individuale, quali informazioni vengono condivise con i partner del progetto (utente, rete interna ed esterna) 10. Dalla sua esperienza, nel processo di gestione del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? COORDINAMENTO DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO CON GLI ATTORI COINVOLTI (utenti, rete primaria, rete secondaria) 11. In quali momenti, formali e informali, avviene il coordinamento del progetto con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative - rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 12. In questi momenti, formali e informali, con quali modalità/strumenti avviene la condivisione delle informazioni e delle strategie/scelte di intervento con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative – rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 13. Dalla sua esperienza, nel processo di coordinamento del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? ! ! b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? VALUTAZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO INDIVIDUALE 14. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la valutazione in itinere del progetto con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative - rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 15. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la verifica finale del progetto con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative - rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 16. Dalla sua esperienza, nel processo di valutazione del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? Allegato 1 – Scheda “Obiettivi del progetto individuale” Allegato 2 – “Scheda di segnalazione” Allegato 3 – Scheda “Situazione all’entrata” Allegato 4 – Scheda “Obiettivo e decorso” Allegato 5 – “Scheda degli obiettivi di laboratorio” Allegato 6 – “Scheda di sintesi” Allegato 7 – Jann Schumacher, direttore Ruolo 1. Da quanto tempo è direttore del Centro Residenziale e come si declina il suo ruolo nella presa a carico dell’utenza? Io sono responsabile del Centro da sempre… cioè da quando l’abbiamo aperto nel ’97, è stato un po’ costruito da me e poi tutta l’evoluzione negli anni. Per quanto riguarda la presa a carico, il mio ruolo fondamentalmente è quello di monitorare la verifica generale dei vari aspetti, che proceda il lavoro a livello di presa a carico settoriale e rispettivamente di coordinamento tra settori questo soprattutto con gli strumenti operativi di comunicazione e con i vari momenti di riunione oltre agli scambi diretti con gli operatori e poi mi occupo con i colleghi di quelli che sono i colloqui di ammissione o di sintesi, quindi i momenti un po’ più legati alla definizione generale degli obiettivi del percorso… Modello teorico 2. Per quanto riguarda il modello teorico, quali sono i principali concetti o approcci teorici che riguardano la presa a carico del Centro Residenziale? Si, si… sono degli ambiti molto vasti quindi uno è un discorso biopsicosociale sicuramente, l’altro è tutta la questione della multidisciplinarietà, poi però non è che c’è un modello specifico teorico di gestione della multidisciplinarietà o del biopsicosociale. Biopsicosociale vuol dire che nella multidisciplinarietà ci si occupa dei vari aspetti, quindi, non è un modello che ha una prevalenza, quindi che vede il suo intervento di cura, che ne so, solo sull’aspetto medico o solo sull’aspetto psicologico… ma comprende tutti i vari aspetti, per cui la cura dell’alcolismo vuol dire intervenire a livello medico, sia fisico che psichico, a livello psicologico, dove poi ci sono tutta una serie di modelli che adesso ti dico… e a livello sociale, quindi, anche un intervento su tutti gli aspetti dove c’è tutto l’intervento educativo, riabilitativo… e quindi tutti gli aspetti legati alla rete primaria, secondaria, … dal benessere relazionale, economico, la questione lavorativa, abitativa, debiti, … insomma ci si occupa un po’ di tutti gli aspetti. Che poi non è un modello teorico di quel tale autore, sono quelle prassi di intervento globale sui vari aspetti in un’ottica multidisciplinare. L’ottica multidisciplinare, poi anche lì, ci può essere un focus più interdisciplinare o più multidisciplinare… per noi è un discorso per cui ogni disciplina e ogni ruolo ha una sua importanza, non ci sono ruoli che sono più importanti di altri, ma tutti gli aspetti sono importanti e il risultato è dato dall’insieme di tutti questi interventi, è da considerare tutti questi aspetti. Poi chiaramente ci sono dei filoni importanti che uniscono un po’ tutti questi aspetti che sono quelli dell’essere orientati al benessere in generale su tutti questi vari aspetti dove quindi anche i ruoli specifici tengono conto degli altri aspetti e tutta la questione dell’alcologia, della terapia delle dipendenze, dei modelli così generali e nello specifico, poi, i modelli di colloquio motivazionale… prevenzione della ricaduta, e qui siamo già a un livello di modelli, teorie e autori più specifici e… poi che sono, non per forza, però comunque abbastanza vicini, poi per altri aspetti a strumenti legati alla terapia cognitivo comportamentale … Quindi ecco, un po’ questi aspetti che poi fanno parte poi del lavoro dello psicologo, ma non solo, anche in altri aspetti subentrano un po’ questi strumenti, questi modelli, … Modello operativo 3. E’ presente qui al Centro Residenziale un documento in cui viene riportato esplicitamente il funzionamento della struttura? (Manuale di qualità…) Nel manuale di qualità ci sono tutti i vari aspetti, nel primo documento generale c’è il concetto di funzionamento che è quello che più in generale risponde a questo, poi ci sono mille altre specificità… 4. Secondo lei, le indicazioni su quel manuale vengono seguite e mantenute nelle varie procedure e si possono considerare ancora attuali? Mah.. allora.. il manuale viene aggiornato e rivisto completamente dal primo all’ultimo concetto e procedura ogni due anni, quindi, è aggiornato… c’è stato l’audit di ri certificazione un annetto neanche fa… sei mesi fa… quindi anche in vista di quello chiaramente poi si aggiorna tutto eccetera eccetera… al 90% le procedure vengono, quelle più importanti, vengono seguite, poi ovviamente le procedure tipo, che ne so, segnare i km quando si usa il furgone, magari non sempre, no ecco.. quelle cose lì poi non raggiungono un tasso di adesione e di rispetto della procedura al 100%, ma quelle legate alla presa a carico si, perché sono comunque quelle fondamentali, che son tante… però sono proceduralizzate, poi chiaramente, solo le cose che veramente hanno bisogno di essere in questo modo, poi ci sono tutta una serie di cose che non sono proceduralizzate perché vengono gestite molto più flessibilmente… 5. Esiste un progetto riabilitativo individuale? Come e da chi viene elaborato questo progetto? Quindi appunto, ci sono gli obiettivi e i progetti di ogni settore di intervento che ha i suoi più o meno formalizzati e poi vengono discussi e condivisi nelle riunioni di sottoéquipe, nelle sintesi con la rete e così via… 6. Ci sono degli obiettivi generali che toccano ogni singolo ospite? (per esempio l’astinenza totale= Non è per forza un obiettivo, quella è la condizione durante la permanenza, poi non è realistico pensare che per tutti c’è l’obiettivo di astinenza completa… vuoi perché il caso è troppo cronico e ha già avuto cinque terapie specifiche, trenta ricoveri in clinica psichiatrica e tutta una serie di difficoltà ancora attuali per le quali si lavora orientati su quello (l’astinenza), ma si sa che l’obiettivo principale è quello del miglioramento della qualità di vita, di risolvere alcuni aspetti di reintegrazione e… in realtà sono poi più quelli.. poi lo stesso può valere sull’altro fronte, su casi di persone molto giovani, che non riescono a decidere di volere impegnarsi in un progetto di astinenza per tutta la vita se hanno solo ventitré anni per dire… noi si lavora in quel senso, però poi possono prevalere altri obiettivi. 7. Esistono dei dossier in cui sono riportati tutti i dati relativi a ogni singolo ospite? Si, ci sono varie cose… nel senso che tutte queste cose sono nei dossier settoriali da una parte, sono informatizzate dall’altra parte e quindi accessibili a tutti… e poi c’è il clasour che raccoglie le informazioni principali per tutti quanti in ricezione… mentre una cartella sul singolo, informatizzata, che raccolga tutto questo e non basta perché poi deve sintetizzarlo ancora eccetera.. quello è un obiettivo ambizioso e difficile che abbiamo per il prossimo periodo… Processi di comunicazione fra settori 8. Come avvengono i processi di comunicazione tra gli operatori dei diversi settori di intervento comprendendo anche i consulenti esterni al Centro? (settori interni e esterni) Bè la comunicazione interna ha i suoi strumenti che sono il diario di bordo, tutti i vari documenti che vengono elaborati e messi a disposizione di tutti, le riunioni d’équipe, gli scambi diretti fra operatori, sia verbali che per mail o per telefono eccetera… Con la rete esterna, a partire dai consulenti dove c’è un discorso un po’ più specifico e privilegiato, invece, sono soprattutto i mensili incontri di sintesi… i rapporti poi di dimissione alla fine e… durante, a seconda della situazione, si mantiene il contatto al di là del mensile incontro per aggiornamenti significativi via mail o per telefono. 9. Quali potenzialità e quali criticità vedi in queste modalità in cui attualmente avviene la comunicazione? La criticità è legata alla complessità e al numero di persone che intervengono per cui… su ogni utente ci sono venti persone che intervengono all’interno e magari, in alcuni casi, cinque o sei figure all’esterno… per cui la criticità è dovuta al fatto che magari in alcuni momenti un po’ di urgenza, se non viene applicata la procedura di informare le persone significative, qualcuno possa essere dimenticato o non raggiunto tempestivamente… cosa che succede diciamo molto raramente… all’interno questo non succede perché comunque essendoci degli strumenti ai quali accedono tutti con su le informazioni più importanti e con le riunioni settimanali… questo non succede.. lì la criticità è, invece, semmai dovuta alla residenzialità, alle informazioni che cambiano costantemente sulle 24 ore del giorno, tutti i giorni dell’anno, quindi, che ci siano troppe informazioni… o rispettivamente che possano alcune magari invece rimanere settoriali e non condivise e poi invece mancare… quello è il potenziale limite di criticità, però in realtà la vera.. è il fatto che ne abbiamo troppe e quindi c’è la necessità di filtrare e selezionare per avere poi quelle che sono utili. 10. Quali ipotesi di miglioramenti vedi in questi processi di comunicazione? Mah.. è quello che ti dicevo che abbiamo già previsto, solo che appunto non è così semplice, nel senso che le cartelle informatizzate che sono presenti… dobbiamo farne sviluppare una specifica per noi che riprenda tutti i canali di comunicazione, gli strumenti e i documenti già presenti, che li fa confluire e che li filtra e li sintetizza per poi avere al monitor la cartella del singolo con in evidenza quelle otto cose che scaturiscono da cento pagine di documenti che riguardano la persona e questo dovremmo farlo, costruire appositamente, come sistema informatico, quindi è anche un po’ un problema di costi… però l’obiettivo è prima o poi di arrivare a questo. Allegato 8 – Traccia intervista referenti PREMESSE DELLA PRESA A CARICO INDIVIDUALE NEL CENTRO RESIDENZIALE 1. Quali sono secondo lei le potenzialità di un percorso di presa a carico residenziale per una persona con alcol-dipendenza? 2. Quali sono le specificità della presa a carico del Centro Residenziale? a. Le fasi (disintossicazione, prima fase, seconda fase, terza fase, post cura) b. La dimensione gruppo c. d. e. f. Il colloquio La relazione Le regole/sanzioni/privilegi Il lavoro occupazionale g. Le famiglie h. L’équipe 3. Quali sono gli approcci teorici che la guidano nel suo specifico ruolo nella presa a carico individuale degli utenti del centro residenziale? COSTRUZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO 4. In che modo nel suo ruolo partecipa alla costruzione del progetto di presa a carico? 5. (indagare il processo di costruzione) a. Cosa fa operativamente per costruire il progetto? b. Come avviene il processo di condivisione con l’utente e le sue persone significative (rete primaria)? c. Come avviene il processo di condivisione con i partner del progetto (rete secondaria)? 6. Utilizza degli strumenti specifici (griglie, dossier, …) per la raccolta regolare di informazioni? a. Se sì, quali? b. Quali informazioni, e attraverso quali modalità/strumenti, condivide con il team curante interno ed esterno? 7. Dalla sua esperienza, nel processo di costruzione del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? GESTIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO ALL’INTERNO e ALL’ESTERNO DEL CENTRO RESIDENZIALE 8. Con quali modalità e strumenti si occupa della presa a carico degli utenti del Centro Residenziale? 9. Quando accadono eventi significativi nel processo di presa a carico individuale, quali informazioni vengono condivise con i partner del progetto (utente, rete interna ed esterna) 10. Dalla sua esperienza, nel processo di gestione del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? COORDINAMENTO DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO CON GLI ATTORI COINVOLTI (utenti, rete primaria, rete secondaria) 11. In quali momenti, formali e informali, avviene il coordinamento del progetto con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative - rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 12. In questi momenti, formali e informali, con quali modalità/strumenti avviene la condivisione delle informazioni e delle strategie/scelte di intervento con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative – rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 13. Dalla sua esperienza, nel processo di coordinamento del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? VALUTAZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO INDIVIDUALE 14. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la valutazione in itinere del progetto con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative - rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 15. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la verifica finale del progetto con gli attori coinvolti? a. Utenza b. Persone significative - rete primaria c. Rete secondaria interna ed esterna 16. Dalla sua esperienza, nel processo di valutazione del progetto di presa a carico individuale: a. Quali aspetti sono più funzionali? b. Quali aspetti sono più critici? c. Quali sono le ipotesi di miglioramento? ' Quali' sono' secondo' lei' le' potenzialit à' di' un' percorso' di' presa' a' carico' residenzial e' per' una' persona' con' alcol) dipedenza?' Quali' sono' le' specificità' della' presa' a'carico'del' Centro' Residenzial e?' Settore& infermieristico&1& Un&Centro& Residenziale&è&un& ambiente& protetto,&c’è&più& tutela&e&l’utente&si& può&sperimentare& per&fasi.& C’è&la&relazione& con&anche&il& colloquio,&il&lavoro& occupazionale&e&le& fasi&che&iniziano& con&la& disintossicazione.& C’è&poi&anche&la& dimensione&del& gruppo&che& permette&la& condivisione&e&il& confronto.& L’équipe&è& multidisciplinare,& ognuno&ha&il&suo& specifico&ruolo,&si& dovrebbe&avere& un&punto&di& incontro&fra&tutti& per&lavorare&con& un&obiettivo& comune,&ma& questo&non&è& facile.& Un&percorso& residenziale&serve&per& potersi&sperimentare& in&un&ambiente& protetto.&È&utile& perché&permette&di& capire&che&si&può& vivere&senza&la& sostanza&mantenendo& relazioni,&attività& lavorative,&...&è&una& palestra&per& sperimentarsi&in&cui& anche&le&discussioni&e& i&litigi&sono&molto& utili.& Un&percorso& residenziale& permette&di&far& fronte&alla&difficoltà& personale&con&il& problema,&si&può& dare&più&controllo&e& più&protezione,&poi& c’è&anche&l’aspetto& del&vivere&insieme,& vicini,&che&lifica& le&dinamiche&e&fa& emergere&le& emozioni&e&le& difficoltà&da& affrontare&e& superare.& Fondamentali&penso& siano&la&dimensione& del&gruppo&e&le&fasi.& Le&fasi&permettono& il&passaggio&dalla& protezione& all’autonomia,&c’è&la& possibilità&di& sperimentarsi&fuori,& tornare&e&affrontare& in&ambiente& protetto&i&vissuti& esterni.&Deve& esserci&all’inizio& accoglienza&e& protezione&e&poi&la& spinta&al& cambiamento.&Il& colloquio&per& l’educativo&è&il& mezzo&principale&di& lavoro,&mentre&per& quanto&riguarda& regole&e&sanzioni& servirebbe&più& coordinazione& all’interno& dell’équipe.&C’è&poi& Il&CR&non&è&ne&un& ospedale&ne&un&luogo& chiuso&con®ole& ferree.&C’è&in&parte&l’uso& del&gruppo&come& sostegno&e&confronto,& ma&non&è&qualcosa&di& strutturato&e& organizzato&da&noi&se& non&per&quel&che& riguarda&i&gruppi&parola& dei&terapisti.&È&una& struttura&che&cerca&di& assomigliare&il&più& possibile&a&un&contesto& normale,&dando& strumenti&e&appoggio& che&la&persona&dovrà& mantenere&anche&dopo.& Ci&sono&poi&sicuramente& le&fasi&e&la& strutturazione&della& giornata&con&i&laboratori& e&i&congedi.&La& specificità&penso&sia& anche&e&soprattutto& l’offerta&di&un’équipe& multidisciplinare&e& Una&delle&nostre& specificità&è&il& lavoro& occupazionale&che& occupa&gran&parte& del&tempo,&c’è&poi& l’aspetto&del&gruppo,& della&relazione&con&i& colloqui&piuttosto& che&le®ole&e&le& sanzioni,&ma& predomina&l’ambito& lavorativo.&C’è&poca& autogestione,& abbiamo&il&cuoco,&la& donna&delle&pulizie,& …&e&anche&il& coinvolgimento& della&famiglia&è& quasi&nullo.&Viene& offerto&inoltre&un& apporto&medicoG infermieristico&e& psichiatrico&così& come&un&supporto& sociale&con&la& presenza&al&100%&di& un&assistente& ALLEGATO'9')'PREMESSE'DELLA'PRESA'A'CARICO'INDIVIDUALE'NEL'CENTRO'RESIDENZIALE' Settore& Settore&laboratori& Settore&educativo& Settore&consulenza& Settore&terapeutico& infermieristico&2& sociale& 1& Una&delle& Un&percorso& C’è&il&distacco&dal& potenzialità&è& residenziale&si&attua& territorio&e& l’esistenza&anche& solo&con&un&certo&grado& l’isolamento& di&un&approccio& di&motivazione&e&dopo& dall’habitat&in&cui&si& educativo&e&non& un&periodo&di& è&sviluppata&la& solo&sanitario.&C’è& disintossicazione.&Esso& dipendenzaG accoglienza&e& offre&un&sostegno,& patologia.& multidisciplinarit un’organizzazione&della& à.& giornata,&della& quotidianità.&È&un& ambiente&&protetto&per& mettersi&alla&prova.& Ci&sono&le&fasi& anche&se&la& disintossicazione& viene&attuata&in& ospedaleGclinica&e& la&dimensione&del& gruppo&sia& formale&che&in& formale.&C’è&la& relazione,&la& tecnica&del& colloquio&è&molto& usata.&Meno& presente&&è&la& dimensione&della& famiglia.& C’è&il&contatto&con&gli& operatori&che& allestiscono&dei&piani& con&obiettivi& individuali,&la&scheda& degli&obiettivi&da& costruire&con&l’utente.& A&volte&gli&obiettivi& sono&nostri&e&non& sempre&sono& riconosciuti&dai& pazienti,&quindi,&è& importante&definire& gli&obiettivi&a&seconda& di&cosa&un&paziente& vuole&raggiungere&ed& è&in&grado&di& raggiungere.&C’è&poi&la& convivenza,& l’inserimento&nei& laboratori& occupazionali,…&il& coinvolgimento&della& famiglia&è&poco& presente,&anche&se& personalmente&sono& un&aspetto& fondamentale.& Settore&terapeutico&2& C’è&sicuramente&il& fattore&protettivo&con& il&distacco& dall’ambiente&e&dalla& sostanza.&Inoltre&vi&è& l’intensità&della&presa& a&carico.& Ci&sono&i&colloqui& regolari,&i&momenti&di& gruppo®olari&in& settimana&e&l’aspetto& multidisciplinare&che& è&molto&importante.& Fondamentale&è&poi&la& centralità& dell’individuo.& Settore&consultori& invianti& Un&percorso& residenziale& permette&di& attuare&un& cambiamento& riprendendo&in& mano&la&propria& vita.&È&un& ambiente&protetto& che&favorisce&il& cambiamento.& La&specificità&è& affrontare&la& dipendenza&e&gli& aspetti&correlati.&Il& percorso&prevede& le&varie&fasi,&i& congedi&a&casa&e&il& lavoro& occupazionale.& Quali' sono' gli'approcci' teorici' che' la' guidano' nel' suo' specifico' ruolo' nella' presa' a' carico' individuale' degli' utenti' del' Centro' Residenzial e?' & & & & & Elementi& infermeria& psichiatria.& di& e& Elementi& infermeria& psichiatria.& di& e& L’approccio& teorico& è& quello& partecipato,& non& c’è& comportamentismo& o& direttività,& ci& sono& sanzioni& e& regole,& ma& per& favorire& la& convivenza.& Ci& sono& poi& le& fasi& con& le& correlate&limitazioni&e& sanzioni& previste& dal& regolamento& e& dal& progetto& individuale.& Si& cerca& di& non& calare& mai& dall’alto& nulla,& obiettivi& compresi.& I& terapisti& sono& cognitiviG comportamentali.& I& consulenti&sono&per&lo& più& psicologi& con& competenze& da& counseler& che& mettono& in& atto& la& terapia& strategica& breve.& C’è& poi& l’aspetto& farmacologico& con& la& somministrazione& di& farmaci& che& possono& aiutare,& per& esempio,& con&il&craving.& il&lavoro& occupazionale& inteso&come&lavoro& vero&e&proprio&e&la& relazione&che&è&di& base.&L’aspetto&delle& famiglie,&invece,&è& poco&presente,& marginale.& Si& fa& riferimento& al& colloquio& motivazionale.& C’è& poi& l’aspetto& empatico&e&la&spinta& all’assunzione& di& responsabilità.& Fondamentale&penso&sia& il& come& entrare& in& relazione& oltre& alle& conoscenze&più&pratiche& delle& leggi.& Io& ho& fatto& mie&la&teoria&di&Rogers&e& la& pianificazione& neurolinguistica,& poi& c’è& la& sistemica& e& l’approccio& motivazionale.& l’individualità.&& Io& mi& rifaccio& a& un& discorso& alcologico& con& interventi& psicoterapiciG psicologici& legati& a& una& visione& cognitivoG comportamentale.& sociale.& Ci& sono& elementi& cognitivoG comportamentali& e& altri& del& colloquio& motivazionale.& C’è& sicuramente& l’aspetto& motivazionale& con& le& fasi& del& cambiamento.& Nei& consultori& inoltre& facciamo& riferimento& anche& al& contesto& sistemicoG familiare& e& soprattutto& alla& collaborazione& con& la& rete& che& è& fondamentale& per& il& buon& funzionamento& di& un&progetto.& ' In' che' modo' nel' suo' ruolo' partecipa' alla' costruzione' del' progetto' di' presa' a' carico?' Indagare' il' processo' di' costruzione' Settore& infermieristico& 1& Mi&occupo&dello& stato&di&salute,& alcuni&pazienti& arrivano& debilitati& fisicamente&con& carenze&e&valori& sballati.& Lavoriamo&con& l’équipe,&con&il& medico&e&lo& psichiatra.&Con& la&famiglia& abbiamo& pochissimi& scambi&e& dipende& dall’utente.&Con& l’équipe&gli& scambi& avvengono&in& riunione,&con&il& quaderno&e&nei& passaggi&di& consegna.&Con& l’utente&per&lo& più&ci&sono&le& visite&o&anche&i& colloqui.& Settore& infermieristico& 2& Cerchiamo&di& capire&i& problemi&fisici& della&persona,& qual&è&la&cura&e& agiamo.&È&una& modalità&molto& medica.& Guardiamo&la& diagnosi&e& interveniamo.& Con&i&familiari& condividiamo& solo&in&base&alla& situazione,& mentre&con& l’équipe&durante& le&riunioni& settimanali&e& con&il&quaderno.& Con&l’utente&c’è& la&relazione&e&le& visite.& Si&parte&da&un’analisi& della&domanda& dell’utente,&del&perché& vuole&fare&questo& percorso.&Dopo&un& mesetto&si&compila& insieme&un&formulario& relativo&a&più&ambiti& (familiare,&sociale,& tempo&libero,&…)&e& ogni&mese&lo&si&rivede& focalizzandoci&su& obiettivi&e&mezzi&in& vista&anche&dei& congedi.&& Attuiamo&la& compilazione&di& questi&formulari.&Per& quanto&riguarda&la& condivisione,&è&poca& con&la&rete&primaria,& mentre&con&l’utente&è& nei&colloqui&stessi&che& si&definiscono&gli& obiettivi.&Con&l’équipe& si&condivide&nelle& riunioni.& Personalmente& partecipo&molto&nel& progetto&di&presa&a& carico.&Raccolgo&la& segnalazione,&valuto& l’idoneità&e&la&fattibilità& del&percorso&e&mi& confronto&con&il& consulente&che&è&il& mandante&del&caso.& Raccolgo&le& informazioni&e&comincio& a&costruire&il&progetto& per&la"idianità,&mi& occupo&delle&sintesi&e& delle&comunicazioni&con& l’équipe&interna.& Non&sono&attivo&nella& segnalazione.&C’è&un& progetto&dell’inviante&che& viene&definito&anche&con& chi&fa&l’ammissione&qui& anche&se&poi&si&sviluppa&in& divenire.&Io&entro&solo&nel& progetto&relativo&al&mio& settore&che&rimane& qualcosa&di&verbale,& discusso&e&contratto& direttamente&con&l’utente.& Il&mio&ruolo&non&prevede& molto&collegamenti&con& l’esterno.&La&condivisione& avviene&durante&le& riunioni&nelle&quali&però& non&è&prevista&una& formalizzazione°li& obiettivi&stabiliti&con&i& miei&utenti.& Come&settore&non&sono& molto&coinvolto&nella&fase& della&costruzione.&Vengo& informato&della&persona& che&mi&viene&attribuita& con&la&quale,&nei&colloqui,& definisco&un&progetto& settoriale.& Mi&baso&sulla& scheda°li& obiettivi& compilata&in& precedenza&da&un& operatore&con& l’utente&e&lavoro& su&quello.&Per& quanto&riguarda&la& condivisione,& quando&si&riesce& cerco&di& incontrare&i& familiari&almeno& una&volta,&con& l’utente&invece&si& costruisce&tutto& insieme.&Con& l’équipe&interna&ci& sono&le&riunioni& dove&avvengono& Normalmente&gli& obiettivi&di&un& progetto&vengono& stabiliti&fuori&dal& mio&settore&anche& con&l’apposita& scheda,&io&li& riprendo&e&inizio&a& lavorarci&con&la& persona.&Da&lì& inizia&anche&lo& scambio&con& l’équipe.& Settore& terapeutico&2& Il&progetto&viene& preparato&dai& consulenti&con& l’utente&e&i&vari& partner&prima& dell’ammissione&alla& struttura&di&Cagiallo,& poi&c’è&la& disintossicazione&e& si&inizia&il&percorso.& Poi&ci&sono&altri&casi& segnalati&ai& consultori&da& ospedali&o&cliniche,& il&consulente&deve& conoscere&la& persona&e,&in&breve& tempo,&stendere&il& progetto.&Il& consultorio&fa&un& po’&da&interfaccia&fra& Cagiallo&e&gli&enti& esterni.& Con&il&colloquio& motivazionale&si& cerca&di&motivare&la& persona&a&fare&il& passo&del& cambiamento,&poi&si& fa&la&segnalazione&e& la&visita&a&Cagiallo.&Il& progetto&si& costruisce&insieme& all’utente&e&alla&sua& rete.&La& condivisione&è& molto&importante&in& un&progetto&di& questo&tipo.&& Settore&consultori& invianti& ALLEGATO'10')'COSTRUZIONE'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO' Settore&laboratori& Settore&educativo& Settore&consulenza& Settore&terapeutico&1& sociale& Con&il&mio&ruolo& talvolta&mi&occupo& anche&di&fare&gli& inserimenti,& quindi& accompagnare&la& persona&dalla& clinica&alla& struttura,& presento&il& regolamento&e&il& timing& settimanale.& Inoltre,&partecipo& anche&alle&sintesi& con&l’utente&e& l’ente&collocante& con&cui&ci&si& confronta& sull’andamento& del&percorso,&sugli& obiettivi&e&sul& progetto.& Accompagniamo& la&persona&nella& struttura,& spiegandole&cosa& avviene&al&suo& interno.&Dopo&un& primo&periodo&si& definiscono&gli& obiettivi&con&la& “scheda°li& obiettivi”&che& serve&soprattutto& all’équipe&per& capire&come&agire.& Gli&obiettivi& vengono& individuati&con& l’utente,&c’è&il& coinvolgimento& della&famiglia&solo& se&ha&senso.&Il& Utilizza' degli' strumenti' per' la' raccolta' regolare' di' informazioni ?' Come' avviene' la' condivisione' delle' informazioni' il' team' curante' interno) esterno?' Dalla' sua' esperienza,' nel' processo' di' costruzione' del' progetto' di' presa' a' carico:' )' aspetti' funzionali;' )' aspetti' critici;' )' ipotesi' di' miglioramen to?' Non&abbiamo& schede&da& compilare,& abbiamo&dei& raccoglitori&con& tutti&i& documenti.& Normalmente&in& riunione&si& condivide&tutto.& Si&potrebbe& migliorare& l’équipe&e&la& comunicazione& interna,&non& sempre&è&chiaro& è&l’obiettivo& comune.& Ci&sono&gli& incarti&medici&e& i&nostri& raccoglitori.& Normalmente& condividiamo& quello&che&serve& con&il&quaderno& e&le&riunioni.& Un&aspetto& critico&è&la& mancanza&di& informazioni& sugli&utenti& prima&che& arrivino.&Penso& che&da& migliorare&ci&sia& il&come&reperire& le&informazioni.& processo&di& condivisione&con& l’équipe&interna& andrebbe& migliorato,&le& informazioni&delle& volte&sono& frammentate.& C’è&la&“scheda& degli&obiettivi”&e& quella&dei& laboratori&che& però&non&tutti& fanno.& Andrebbero& modificate&e& migliorate&perché& così&non&vanno& bene.&C’è&poi&il& quaderno,&ma& penso&sarebbe&più& funzionale&avere& delle&cartelle& specifiche&per& ogni&paziente.&La& condivisione& avviene&con&il& quaderno&e&le& riunioni&dove& però&dovremmo& concentrarci&di& più&sugli&obiettivi.& Penso&che&come& sia&strutturata&la& riunione&è& funzionale,& sarebbe&più& efficiente&se&ci&si& concentrasse&di& più&sugli&obiettivi.& L’aspetto&più& critico&è&che&non& c’è&molta&unione& all’interno& dell’équipe&forse& per&la& frustrazione&che& può&dare&un& Abbiamo&questi& formulari&che&però& non&permettono&una& raccolta®olare&di& informazioni,& andrebbero&rivisti& anche&i&nostri& strumenti&settoriali.& C’è&poi&il&quaderno&o&i& miei&appunti& personali.&& La&condivisione& avviene&per&lo&più& nelle&riunioni,&con&i& consulenti&è&rara&e& passa&per&lo&più&con&le& sintesi&o&i&rapporti&di& dimissione.& In&questa&fase&della& presa&a&carico,& funzionali&sono&i&punti& stabili&in&sintesi.&Punto& critico&riguarda&le& informazioni,&spesso& carenti,&proveniente&dai& vari&settori,&anche&il& modo&di&raccoglierle,& con&il&quaderno,&non&è& molto&funzionale,&si& potrebbe&pensare&a& delle&singole&schede& dell’utente.&Un'altra& ipotesi&di& miglioramento&è&l’idea& Al&momento& dell’ammissione,&c’è&la& scheda&di&segnalazione& con&varie&informazioni& utili.&Con&il&consulente& gli&scambi&avvengono& nelle&sintesi,&via&mail.& Come&strumenti& abbiamo&la&“scheda& degli&obiettivi”,&ci&sono& poi&vari&raccoglitori.&La& condivisione&viene& attuata&su&tre&temi:& come&aiutare&la&persona& con&il&mantenimento& dell’astinenza,&l’ambito& abitativo&e&l’ambito& occupazionale.&Ci&si& informa&con&le¬e&sul& quaderno,&nelle&riunioni& o&con&i&rapporti&delle& sintesi.& Importante&sarebbe& formalizzare&questa& costruzione&del&progetto,& non&funzionale&è&il&fatto& che&non&si&fa,&non&c’è&un& documento&scritto&per& tutti,&quindi,&le& informazioni&non&sono& chiare&e&se&cambiano&non& tutti&ne&sono&a& conoscenza.&Come&ipotesi& di&miglioramento&ci& potrebbe&essere&il& reintrodurre&dei&momenti& di&incontro&e&di& aggiornamento&fra&i& Io&raccolgo&sempre&le& informazioni&emerse& durante&i&colloqui&con&i& miei&appunti,&raccolgo&poi& gli&altri&dati&(verbali,& sintesi,&aggiornamenti,&…)& all’interno&delle&mie& cartelle&specifiche&per& paziente.&Delle&volte& somministro&anche&test&o& formulari&per&raccogliere& dati&clinici.&La& condivisione&di&queste& informazioni&avviene& verbalmente&o&metto&a& disposizione&dei& documenti&in&base&alla& situazione.& Come&punto& critico&penso&ci&sia& il&coordinamento& fra&i&vari&settori,& essendo& un’équipe&che&si& alterna,&può& succedere&che&si& perdano&le& informazioni.&Un& miglioramento& potrebbe&essere& quello&di&definire& dei&coordinatori& di&progetto&che& raccolgano&e& Non&uso& strumenti&di& raccolta&dati.&Le& informazioni&che& emergono&dai& colloqui&con&gli& utenti&vengono& condivise,&nelle& riunioni&o&nel& quaderno,&con&gli& altri&se&pertinenti& e&utilizzabili&dagli& altri&settori.&Con&la& rete&esterna&ci& sono&le&sintesi.& Io&penso&che& fondamentale&sia& l’elasticità&e&la& prontezza.&La& procedura&è&un&po’& questa,&forse&da& migliorare&sarebbe& la&costruzione& condivisa&del& progetto&sia&con& l’utente&che&con&il& suo&entourage&e&le& sue&persone& significative.& Usiamo&la&scheda&di& segnalazione& standard&e&altri& allegati&(rapporti& medici&o&altro).&Con& la&scheda&di& segnalazione,&a& Cagiallo&cerchiamo& di&far&avere& l’anamnesi&della& persona,&la&storia& del&consumo&e&le& varie&vicissitudini.& Si&cerca&di&dare&un& quadro&generale.& gli&aggiornamenti& e&gli&scambi&di& informazione.& L’aspetto&critico& potrebbe&essere&che& non&sempre&è&chiaro& l’obiettivo&della& struttura,&non&c’è& molto&coordinamento& fra&gli&operatori&e&fra&i& settori&e&questo&può& causare&confusione.& L’aspetto&funzionale& per&me&sono&i&colloqui& in&cui&si&chiariscono& gli&obiettivi,&i&mezzi,&si& modifica&il&progetto,&…&& Mentre&per&le&ipotesi& di&miglioramento,&più& & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & lavoro&di&questo& tipo.&Forse&come& ipotesi&di& miglioramento&si& potrebbe&pensare& a&una&figura&che& coordini&e&tenga& unito&il&progetto.& che&nella&costruzione,& ne&vedrei&nella&fase& del&coordinamento&fra& i&settori.&Forse&penso& che&sottolineare& maggiormente&i& passaggi&delle&fasi& migliorerebbe&la& presa&a&carico& dell’utente.& del&responsabile&di& progetto&che&diventa& responsabile&dell’intero& progetto&di&un&tot&di& utenti&occupandosene& in&tutti&i&suoi&aspetti&e& che&aiuterebbe&l’équipe& stessa&a&coordinarsi& meglio.& referenti&settoriali&di&un& progetto,&una&procedura& andata&persa&per&via&del& tempo,&della&difficoltà&a& organizzarsi.&Oppure&c’è& l’idea&del&referenti&di& coordinamento,&un&case& manager,&che&si&occupi&in& prima&persona&del& progetto.& conservino&tutte& le&informazioni& riguardo&una& persona&e&si& occupi&di& diffonderle&in&tutti& i&settori.& Funzionale&penso& siano&le&riunioni& con&la&loro& strutturazione.& ' Con' quali' modalità' e' strument i' si' occupa' della' presa' a' carico' degli' utenti' del' Centro' Residenzi ale?' Quando' accadono' eventi' significati vi' nel' processo' di'presa'a' carico' individua le,' quali' informazi oni' vengono' condivise' con' i' partner' del' progetto?' Dalla' sua' esperienz a,' nel' processo' di' gestione' del' progetto' di'presa'a' Settore& infermieristico&1& Oltre&alla&terapia& farmacologica,&la& gestione&medica&e& degli&appuntamenti,& i&trasporti,&…&poi& importante&c’è&la& relazione&e&l’ascolto.& Non&usiamo°li& strumenti&per&la& presa&a&carico&se& non&i&nostri& raccoglitori,&anche& se&sarebbe&meglio& però&avere&una& cartella& informatizzata.& Quando&avviene& qualcosa&di& significativo,&tipo& una&ricaduta,&c’è&la& segnalazione&a&tutti,& consulenti& compresi,&talvolta& anche&ai&partenti.& Con&la&rete&interna& si&condivide&sul& momento&o&con&la& riunione&o&tramite&il& quaderno.& Per&quanto&riguarda& questa&fase&non&mi& viene&in&mente& nulla.& Principalmente&con& il&colloquio& individuale&oppure& con&quelli&di&sintesi& o&di&rete&in&cui&il& paziente&è&presente& o&meno.&Con&la&rete& delle&volte&si& comunica&anche&via& mail&o&via&telefono.& Come&strumento& abbiamo&la&scheda& degli&obiettivi&di& laboratorio.& Usiamo&il&colloquio& settimanale&anche&se&gli& utenti&possono&rivolgersi& a&noi&in&qualsiasi& momento&del&turno.&Come& strumenti&abbiamo&i& formulari&con&gli&obiettivi& e&il&decorso&benché& abbiano&una&funzionalità& limitata,&sono&un&po’& macchinosi&e&quasi& squalificanti&anche&per&la& puntualità&che&ci&viene& richiesta&nella& compilazione&e& nell’aggiornamento.& Con&gli&utenti&si&condivide& tutto&così&come&con&i& colleghi&durante&le& riunioni&o&sul&quaderno.& Rispetto&alla&rete&esterna,& non&sempre.& Gli&aspetti&funzionali&sono& quelli&legati&al&colloquio,& quelli&più&negativi&sono& legati&al&fatto&che& all’interno&della&struttura& ognuno&ha&un&progetto& differente&e&la&convivenza& può&essere&difficile.&Come& ipotesi&di&miglioramento& In&generale&si&può&dire&che& nella&struttura&opera& un’équipe& multidisciplinare&dove& ognuno&ha&un&proprio& ruolo.&La&difficoltà&sta& nella&convivenza&di&questi& ruoli&differenti,&ogni&tanto& si&rischia&di&interferire& Noi&portiamo&avanti&il& progetto&segnalato&dal& consulente.&Le&modalità& sono&gli&incontri,&i& colloqui,&la&condivisione& degli&obiettivi&con&l’utente& e&l’équipe.&A&livello& operativo&in&prima& persona&mi&occupo&dei& contatti&con&l’esterno& soprattutto&nelle&sintesi.& Come&strumenti&ci&sono&il& dialogo,&il&confronto&la& rete&primaria&e& secondaria,&il&telefono,&le& mail,&le&visite&in&loco.& Gli&eventi&significativi& legati&al&mio&settore&sono& condivisi&sicuramente&con& l’équipe&e&in&alcuni&casi& anche&con&la&rete&esterna,& si&pensi&per&esempio&alla& possibilità&di& collocamento&in&foyer& L’utente&dovrebbe& sempre&essere& aggiornato.&Per& quanto&riguarda&la& rete&interna,&di& solito,&gli&eventi& significativi&sono& sempre&discussi.& Con&l’équipe& condivido&le& informazioni&in& base&alla& pertinenza&con&la& presa&a&carico.& Io&penso&che& importante&sia&il& passaggio&di& informazioni,&la& comunicazione.& Un&aspetto& positivo&è&la& strutturazione& delle&riunioni,& Valuto&quanto& possono&essere& utili&agli&altri& settori&e,&in&base& alla&necessità,& riporto& l’informazione.&& Attuo&dei&colloqui& di&sostegno&e& motivazione&e&poi& c’è&lo&scambio&con& l’équipe&nelle& riunioni.& Un&aspetto&critico& riguarda&la& gestione&della& trasmissione&delle& informazioni&in& un’équipe& multidisciplinare& che&non&si& incontra&spesso.& Regolarmente,&a& settimana,&c’è&un& colloquio& individuale.&Per& quanto&riguarda&la& gestione&indiretta& c’è&la&discussione& e&l’aggiornamento& con&i&colleghi&nelle& riunioni.& ALLEGATO'11')'GESTIONE'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'ALL’INTERNO'E'ALL’ESTERNO'DEL'CENTRO'RESIDENZIALE' Settore& Settore&laboratori& Settore&educativo& Settore&consulenza&sociale& Settore& Settore& infermieristico&2& terapeutico&1& terapeutico&2& Ci&sono&le&visite&con& il&medico&o&lo& psichiatra,&quando& stanno&male& arrivano&in& infermeria…&come& strumenti&abbiamo&i& raccoglitori,&gli& operatori&di& laboratorio&e&gli& educatori&hanno&le& loro&schede.&Noi& abbiamo&gli&incarti& medici,&le&terapie& farmacologiche,&…& Con&il&paziente& condividiamo&tutto& così&per&esempio&nei& colloqui&come&anche& con&la&rete&esterna&e& interna&nelle& riunioni&piuttosto& che&nelle&sintesi.& L’aspetto&funzionale& è&la& multidisciplinarità,& mentre&l’aspetto& negativo&è&il& mancato& riconoscimento&dei& ruoli&nella& multidisciplinarità& Dipende&dalla& situazione,&le& informazioni&che& condividiamo&sono& di&tipo&medicoG infermieristico,&ma& non&sempre& possiamo&dire&tutto.& Un&aspetto&critico&è& che&ogni&tanto&qui& pongono°li& obiettivi&un&po’& illusori,& normalmente&si& dovrebbe&tener& conto&delle&risorse&e& dei&limiti&della& Settore& consultori& invianti& C’è&la&sintesi& mensile&dove& avviene&la& condivisione&del& percorso&con& l’utente&e&gli& operatori&di& Cagiallo.& Il&consulente& avvisa&Cagiallo& in&base&al&caso&e& alla&situazione;& è&poi&l’operatore& di&Cagiallo&che& condivide&con& l’équipe&del& Centro& Residenziale.&In& generale&la& condivisione& dovrebbe& avvenire& durante&la& sintesi,&ma& alcuni&fatti& necessitano& tempi&più&brevi.& In&generale&le& cose& funzionano.&Si& può&sempre& migliorare&sul& discorso& comunicativo,& come&informare,& quando& carico:' )' aspetti' funzional i;')'aspetti' critici;' )' ipotesi' di' migliora mento?' & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & & persona,&delle&sue& priorità,&…&qui&non& sempre&viene&fatto.& Come& miglioramento& quindi&proporrei& l’evidenziare&lo& stato&emotivo&e&le& priorità&del& paziente,&metterlo& di&più&al¢ro.& stessa&forse&per& competizione,&…& manca&un&po’&la& volontà&a& comunicare.&Come& ipotesi&di& miglioramento& servirebbe&lavorare& sull’équipe.& penso&si&debba&lavorare& per&creare&più&unità& nell’équipe,&per& migliorare&la& comunicazione&all’interno& dei&settori&e&fra&settori.& Una&volta&c’erano&le& riunioni&fra&i&referenti& settoriali&di&un&progetto,& questo&favoriva&la& coordinazione.&In& generale&poi&penso&che&le& riunioni&non&vengano& sfruttate&abbastanza,&si& tende&a&non&parlare°li& obiettivi&dei&progetti& individuali.& con&altri&settori,&altri& contesti,&altri&campi& d’intervento.&Un&punto& critico&penso&sia&il&limite& che&ogni&operatore&ha&nel& cogliere&l’operato&dei& colleghi&e,&quindi,&riuscire& a&incastrare&il&proprio& intervento&in&maniera& funzionale.&Come&ipotesi& di&miglioramento,& propongo&ancora&il& responsabile&di&progetto& che,&secondo&me,& potrebbe&aiutare&nella& progettualità.&& Come&ipotesi&di& miglioramento&si& potrebbero& aumentare&le& tempistiche&della& riunione.& anche&se&credo& che&un’ipotesi&di& miglioramento& potrebbe&essere&la& presenza&di&un& referente,&un& coordinatore&del& caso&formalmente& definito&che& raccolga&e& diffonda&le& informazioni.& informare,&con& che&modalità,&…& anche&la& condivisione,&sia& interna&che& esterna,&è& migliorabile.&& ' In' quali' momenti,' formali' e' informali,' avviene' il' coordina mento' del' progetto' con' gli' attori' coinvolti?' (utenza;' rete' primaria;' rete' secondari a)' In' questi' momenti,' formali' e' informali,' con' quali' modalità /strumen ti'avviene' la' condivisi one' delle' informazi oni' e' delle' strategie /scelte' di' intervent o' con' gli' Settore& infermieristico& 1& Ci&sono&i& colloqui& individuali&con& le&varie&figure& presenti,&con& l’assistente& sociale&ci&sono& anche&quelli&con& la&rete&esterna&o& con&la&famiglia.& Ci&sono&le& sintesi&mensili.& Mentre& all’interno& dell’équipe&c’è&la& riunione.& Come&strumenti& abbiamo&il& telefono,&le&mail,& i&verbali&e&le& schede°li& altri&settori&che& noi&infermieri& non&abbiamo.& Poi&c’è&il& quaderno&che& usiamo&tutti&i& giorni.& Con&l’utente&nei& colloqui&non&ci&sono& strumenti.&Con&la&rete& esterna&ci&sono&le& sintesi,&mentre&con& l’équipe&interna&mi& viene&in&mente&solo&il& quaderno&e&le& riunioni.& Importante&è& raccogliere&più& informazioni&possibili& da&tutti&i&settori&e& servizi&che&si&occupano,& o&si&sono&occupati,&della& persona.&C’è&quindi&la& raccolta&delle& informazioni&sia&a& livello&cartaceo&che& informatico,&perché&è&da& su&informazioni&che&si& lavora.&Dall’équipe&di& Cagiallo&non&sempre&mi& arrivano&molte& informazioni,&le&trovo& talvolta&carenti.& Con&l’utenza&suddivido& il&formale&dall’informale& in&base&a&quando&do& l’appuntamento&o& quando&sono&loro&a& presentarsi&qui,&poi& spetta&a&me&dare&la& forma&all’incontro.&Con&i& colleghi&di&Cagiallo&c’è&la& riunione.&Con&la&rete& primaria&come&la& famiglia&ci&sono&i&vari& appuntamenti&e&gli& scambi&telefonici.& Con&l’utenza&ci&sono& i&colloqui,&con&la& rete&primaria,& invece,&è&raro&per& via&del&tipo&di&ruolo& che&ho.&Con&l’équipe& ci&sono&i&momenti& formali&delle& riunioni&in&cui&c’è& condivisione& oppure&momenti&di& aggiornamento& informale&(per& esempio&in& corridoio).& Personalmente&ho& più&modo&di& aggiornarmi&con&i& colleghi&nei& momenti&più& informali,&ma& questo&necessita& una&condivisione& degli&orari.& Con&l’utente&ci&sono& i&colloqui,&con& l’équipe&c’è&la& riunione.&A&livello& informale&non&c’è& molto&perché& rimane&poco&tempo,& quindi,&si&ricorre& all’uso&del& quaderno.&Magari& altri&settori&hanno& più&occasione&per& scambiarsi& informazioni&a& livello&informale.& Con&la&rete&esterna& normalmente&si& passa&dalla&sintesi.& Non&c’è&un&canovaccio& formalizzato,&c’è&informale:& qual&è&la&situazione,&com’è& andata&sotto&quel& determinato&aspetto,&come& va&con&la&sostanza,&…& C’è&la&sintesi&in&cui&avviene& il&coordinamento&e&la& condivisione.&Si&potrebbe& parlare&di&preGsintesi&dove& gli&operatori&parlano&fra& loro,&la&sintesi&quando&ci&si& vede&con&l’utente&e&la&postG sintesi&in&cui&si&fa&la&sintesi& della&sintesi&stessa.& Settore&consultori&invianti& La&modalità&con&gli& utenti&è&il&parlare.& Non&c’è&uno& strumento&specifico& di&condivisione,&c’è& l’incontro&e&il& parlare.&Con&la&rete& secondaria&c’è&la& riunione,&la&parola&e& il&quaderno.& Con&l’utente& appunto&c’è&il& colloquio,&con&le& persone& significative&ci& possono&essere& degli&incontri&o& delle&telefonate.& Altro&strumento& sono&le&mail&con&la& rete&esterna.&Non&ci& sono&veri&e&propri& strumenti,&c’è&la& scheda°li& obiettivi&che&poi,& diciamo,&non& sempre&si&usa.&Ci& sono&i&verbali&delle& ALLEGATO'12')'COORDINAMENTO'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'CON'GLI'ATTORI'COINVOLTI' Settore& Settore&laboratori& Settore&educativo& Settore&consulenza& Settore&terapeutico& Settore&terapeutico& infermieristico& sociale& 1& 2& 2& Con&l’utenza&ci& Con&l’utente&ci&sono&i& sono&i&colloqui&e& colloqui.&Con&la& le&sintesi.&Per& famiglia&c’è&poco& l’équipe&ci&sono& questo&aspetto& le&varie&riunioni& mentre&con&l’équipe&ci& e&i&momenti&di& sono&le&riunioni.& passaggio&di& consegna.& Riunioni&e& incontri&vari.& Come& strumento&c’è&il& quaderno.& Ci&sono&le&sintesi& intese&come& momenti&formali& di&condivisione& del&progetto&con& l’utente,&il& consulente,&un& operatore&di& Cagiallo&e,& talvolta,&delle& persone& significative& (familiari,& curatore,&…).&A& livello&informale& ci&sono&i&vari& colloqui&con&gli& utenti&durante&il& percorso&stesso.& Quaderno&e&mail& sono&alcuni°li& strumenti&più& usati&per&dare& informazioni&utili& soprattutto&per&le& sintesi.& Nelle&sintesi&lo& strumento&è&il& colloquio& strutturato&dove& si&riguardano&gli& obiettivi,&si&fa&un& bilancio&e&una& sintesi&del& percorso.&Altri& strumenti&e& modalità&sono&il& quaderno,&i& colloqui&con&gli& utenti&fatti&dai& vari&operatori,&i& passaggi&di& consegna.&Ci& sarebbe&anche&la& attori' coinvolti?' (utenza;' rete' primaria;' rete' secondari a)' Dalla' sua' esperienz a,' nel' processo' di' coordina mento' del' progetto' di'presa'a' carico' individua le:' )' aspetti' funzional i;')'aspetti' critici;' )' ipotesi' di' migliora mento?' & & Noi&più&che&altro& collaboriamo& molto&con& medici&e& psichiatri.&A& livello&generale,& come&équipe,&c’è& separazione,& spesso&nelle& varie& discussioni&in& riunione&sento& distacco.&Da& migliorare&ci& sarebbe& l’équipe.& Come&aspetto& positivo&c’è&che& le&cose&basilari& vengono& condivise:&un& aspetto&critico& riguarda&la& gestione&più& personale&delle& informazioni.& Qui&non&vedo& però&ipotesi&di& miglioramento.& scheda°li& obiettivi&che&non& dovrebbe&essere& generica,& servirebbe&una& scheda&unica&che& faccia&da& continuum.&Altri& momenti&di& condivisione&sono& la&riunione&e&la& supervisione.& Dopo&un& confronto&anche& con&uno&dei& terapeuti&(R.& Ballerini),&io& credo&che&un& aspetto&che& caratterizzi& Cagiallo&sia&la& mancata& distinzione&fra& residenziale/foye r&e&laboratori& occupazionali,& quindi&anche& l’équipe&è&sempre& la&stessa&con&il& rischio&che&i&ruoli& si&confondano.& Bisognerebbe& definire&di&più&i& contesti,& aumentare&la& distinzione.&Così& diventa&tutto&un& miscuglio&che&si& vede&nella& riunione&dove&di& fatto&si&è&divisi& nella& progettazione.&Gli& utenti&però&tutto& questo&lo&vivono.& Per&me&funzionale&è&il& colloquio.&A&livello& d’équipe&ci&sono&le& riunioni,&ma&sono&un& po’&carenti,&non& sembra&ci&sia&una& presa&a&carico&da&un& Centro,&ma&da&settori.& Mi&sembra&che& manchi&che& dall’équipe&esca& qualcosa&di&condiviso.& Da&migliorare& sicuramente&c’è&la& condivisione&di& aspetti&operativi&utili& per&il&progetto&della& persona.&Ci&si& concentra&su&piccoli& obiettivi&che&però&non& per&forza&fan&parte&di& un&quadro&generale& che&l’utente&possa& cogliere.&Io&penso&che& si&debba&parlare&in& équipe&di&questa&cosa,& capire&come&mai&e& trovare&delle& soluzioni&insieme.& Sono&molto&contento&di& come&funziona&con&la& rete&esterna,&c’è&il& contatto&telefonico&o&via& mail,&ci&si&da& l’appuntamento,&si& discute,&…&con&la&rete& interna&è&un&po’&più& difficoltoso&perché& l’équipe&è&strutturato&in& modo&che&non&sempre&ci& si&può&incontrare&tutti& insieme,&difficile&è&allora& anche&riconoscere&gli& interventi&dei&colleghi.& Siamo&ancora&un&po’&a& compartimenti&stagni& malgrado&si&dica&di& voler&collaborare&di&più.& Come&ipotesi&di& miglioramento&ci&vedrei& ancora&l’idea&del& responsabile&di& progetto.& Qui&più&che& coordinamento,&c’è& un&aggiustamento,& come&funziona& manca.&Può& funzionare&con&i&casi& che&richiedono&più& attenzione,&ma&con& quelle&persone&che& danno&meno& problemi&si&tende&a& dedicargli&meno& tempo&e&ci&si& dimentica&di&loro.& Diciamo&che&tutto& funziona&per&quel& po’&che&serve.&Penso& che&come&ipotesi&di& miglioramento,& oltre&all’aumentare& il&tempo&concreto,&si& debba&lavorare&sulla& gestione&dei&casi&e& delle&situazioni.&Il& tempo&è& fondamentale,& tempo&per&gli&utenti,& per&l’équipe,&non&c’è& quasi&mai&modo&di& coordinarsi&tutti& insieme.& riunioni,&la&scheda& degli&obiettivi,&il& quaderno,&i&verbali& delle&sintesi& all’interno.&C’è& invece&il&rapporto&di& dimissione&alla&fine& del&percorso&per&la& rete&esterna.& Come&detto&già& prima&credo&che&gli& aspetti&più&critici&da& migliorare&siano& quelli&legati&al& passaggio&di& informazioni&e&alla& comunicazione.& Penso&che&invece& funzioni&la& strutturazione&della& riunioni.&Come& ipotesi&di& miglioramento& opterei&sempre&per& un&coordinatore&di& progetto.& La&sintesi&è&il&luogo&eletto& alla&condivisione,&quindi,& penso&che&l’ipotesi&di& miglioramento,&rifacendomi& al&concetto&di&preG sintesi/sintesi/postGsintesi,& debba&prevedere&che&ci&sia& una&piena&condivisione&di& quello&che&sta&succedendo&e& di&quello&che&si&vuole&fare.&Si& era&pensato&all’idea&di&una& scheda&preGsintesi&e&sintesi,& ma&non&è&stata&utilizzata&e,& anche&se&ci&fosse,&non&so& quanto&possa&essere& funzionale&perché&sarebbe& generica&e&i&casi&sono&molto& specifici.&Penso&che&sia& necessario&essere&elastici& perché&le&situazioni& possono&cambiare&molto&e& nel&giro&di&poco&tempo.& ' In' quali' momenti,' formali' e' informali,' e' con' quali' modalità /strumen ti'avviene' la' valutazio ne' ' in' itinere' del' progetto' con' gli' attori' coinvolti?' (utenza;' rete' primaria;' rete' secondari a)' In' quali' momenti,' formali' e' informali,' e' con' quali' modalità /strumen ti'avviene' la'verifica' finale' del' progetto' con' gli' Settore& infermieristico& 1& Regolarmente& con&le&riunioni& che&dovrebbe& essere&un& momento&di& condivisione,& poi&ci&sono&le& sintesi&e&i&vari& colloqui&per& quello&che& riguarda&gli& ospiti&e&la&rete& esterna.& A&livello& settoriale&ci&si& prepara&alla& dimissione& compilando&i& documenti&per& la&fine&del& percorso.&Non& c’è&un&vero&e& proprio& momento&in&cui& si&fa&il&punto&del& percorso;&c’è&la& Settore& infermieristico& 2& È&un&aspetto& trattato& soprattutto& nelle&riunioni&di& sottoéquipe&con& l’aggiornamento& dei&casi.&Con&la& famiglia& dipende&dal& caso.&Poi&ci&sono& le&sintesi&che& sono&fatte& proprio&anche& per&le& valutazioni.&Con& gli&utenti&c’è&il& colloquio& individuale.& Sempre&con&la& sintesi.&Si&fa& sintesi,&poi&la& settimana&di& prova&e&infine& c’è&la& dimissione.&Per& il&resto&ci&sono& le&riunioni& d’équipe.& Di&fatto&ho&la& sensazione&che&non& ci&sia&una& valutazione&in& itinere&della& progettazione&dei& laboratori&e&del& settore&educativo.& C’è&poi&la&scheda& degli&obiettivi,&ma& anche&lì&è& un’incognita.& Sicuramente&è& molto&in&itinere&la& costruzione°li& obiettivi&con& l’utente&nei&colloqui.& Da&rivedere&è&la&loro& formalizzazione&e& condivisione&con&gli& altri&operatori.& Principalmente& nel&colloquio;&per& noi&il&colloquio&è& un&po’&tutto.& Inizialmente&si& valuta&la& situazione,&le& risorse,&i&limiti,&…& poi&si&fanno&le& prove&e&si&vede& cosa&ha& funzionato.&È& continuo& ipotizzare&e& vedere&con&un& adeguare& graduale.&Con& l’équipe&invece,& nella&valutazione,& ci&sarebbe&il& passaggio&tra&le& varie&fasi&come& momento&di& riflessione&e& valutazione,&ma& ogni&tanto&questa& cosa&si&perde.&& La&verifica&finale&viene&fatta&nel& periodo&vicino&alla&dimissione&o& quando&vi&è&un’interruzione&del& percorso.&Normalmente&la& verifica&finale&si&attua& nell’ultima&sintesi.&La&procedura& prevede&che&si&decida&prima&in& équipe,&poi&in&sintesi,&la&data&di& dimissione,&si&conferma&il& progetto&condiviso&esterno& organizzato&durante&il&percorso& dell’ospite&al&CR,&in&seguito&c’è& la&settimana&di&prova.&Dopo&la& C’è&la&sintesi&intesa&come& momento&ufficiale&per&questo& tipo&di&valutazione,&poi&ci&sono& altri&tipi&di&incontri,&formali&o& meno,&in&base&alla&situazione& che&si&può&creare&per&cui& l’équipe&si&ritrova&per&rifare&e& rivalutare&i&punti&e&prendere& decisioni&che&magari&prima&non& erano&neanche&previste.&In& generale&si&può&dire&che&ci&sono& le&nostre&riunioni,&le&sintesi,&gli& appuntamenti&con&la&rete,&…&il& tutto&per&attuare&una& valutazione&e&fare&il&punto&della& situazione.& Non&c’è&una&verifica& finale,&non&ho& neanche&mai&visto& fare&delle& valutazioni&rispetto& agli&obiettivi,&non& c’è&come&atto& formale.&Per&quello& che&riguarda&me,& faccio&una& valutazione&di& quelle&che&sono& state&le&evoluzioni& Con&l’utenza&attuo& una&valutazione&del& decorso,&un&bilancio& periodico,&durante&il& colloquio&stesso.&Da& un&punto&di&vista& alcologicoG psicologico,&delle& volte&uso&dei& questionari,&dei&test,& anche&per& individuare&i& cambiamenti.&I&test& sono&condivisi&con& gli&altri&settori&solo& se&necessario&e& quando&è& funzionale.&Con&i& consulenti&c’è&solo& una&comunicazione& a&fine°enza&con& un&breve&rapporto& di&dimissione.&Con& l’équipe&c’è&la& riunione.& ALLEGATO'13')'VALUTAZIONE'DEL'PROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'INDIVIDUALE' Settore&laboratori& Settore&educativo& Settore&consulenza&sociale& Settore&terapeutico& 1& Avviene&nel& colloquio&di& dimissione& solitamente& nell’ultima&sintesi& dove&si&definisce&il& termine&del& percorso,&la&data&di& uscita,&…&& I&tempi&dei& programmi&sono& dati&dalle&sintesi& che,&quindi,& servono&anche&per& monitorare&e&dare& i&tempi.&Quando& c’è&un&passaggio& da&una&fase& all’altra,&nei& colloquio&con& l’utente&si&fanno& delle&valutazioni.& Settore& terapeutico&2& Per&la&verifica& conclusiva&c’è&la&sintesi& finale&costruita&con&le& riunioni&d’équipe&a& Cagiallo.&Nella&sintesi& finale&si&verifica&il& raggiungimento°li& obiettivi&e&si&fissa&la& data&di&dimissione.&A& livello&di&documenti,&c’è& il&rapporto&di& dimissione&che&spiega&il& percorso&e&le& Settore&consultori& invianti& C’è&la&sintesi&con&i&vari& rimandi&sulle&ricadute,& consumi,&congedi…&si& parla&dei&possibili& inserimenti&o&prove&per& l’esterno.&Diciamo&che& c’è&una&valutazione&di& tutti&questi&vari&aspetti.&& Non&uso& strumenti& particolari.&La& valutazione&viene& fatta&con&la& persona&nel& colloquio&durante& il&quale&si&riflette& facendo&il&punto& sulla&situazione&in& base&agli&obiettivi& fissati.& Confrontandomi& con&i&colleghi&ho& dei&feedback&su& come&il&progetto& sta&andando,& sempre&su&un& piano&informale.&I& momenti&quindi& sono&il&colloquio& con&la&discussione& insieme&all’utente& e&negli&scambi&e& nei&confronti&con& l’équipe.&Con&la& rete&esterna&ci& sono&le&sintesi&con& l’operatore&che& rappresenta&il& Centro.& Funziona&un&po’& come&ho&detto&per& la&valutazione&in& itinere.&Quindi,& colloquio,&sintesi& finale&ed& eventuale& discussione&in& équipe&che& precede&la&sintesi& finale.&Il&rapporto& di&dimissione&è&un& feedback&per& attori' coinvolti?' (utenza;' rete' primaria;' rete' secondari a)' Dalla' sua' esperienz a,' nel' processo' di' valutazio ne' del' progetto' di'presa'a' carico' individua le:' )' aspetti' funzional i;')'aspetti' critici;' )' ipotesi' di' migliora mento?' dimissione&e& basta.& Manca&la& comunicazione,& dovremmo& essere&in& generale&più& flessibili&e& capaci&di& adattarci.&Non& c’è&molta& organizzazione& e&gli&utenti& sentono&tutto& questo.& Un&aspetto& critico&è&che& bisognerebbe& avere&più& informazioni& dall’esterno& questo&per&tutti& i&settori.&Di& positivo&c’è& l’aspetto& multifunzionale& e& multidisciplinar e.&Come&ipotesi& di& miglioramento,& penso&che&a&un& documento,&un& qualcosa&che& permetta&un& maggior& coinvolgimento& delle&figure& professionali,& una&miglior& condivisione&fra& settori.& In&questa&fase,&sono& molti&coinvolti& l’utente,&il& consulente&e&gli&altri& servizi&quando&c’è& un&collocamento& protetto.&Non&c’è& molto&lavoro,&però,& quando&la&persona& rientra&a&domicilio.& Questo&si&potrebbe& migliorare,&magari& attivando&dei&servizi& esterni.&Cagiallo& però&funziona&già&al& meglio&di&come& potrebbe& funzionare&e&quello& che&non&va&può& essere&spiegato.& Con&l’équipe&ci& sono&le&riunioni,& ma&questo&aspetto& aspetto&della& valutazione&finale& c’è&poco&anche&se& sarebbe& interessante& vedere&cosa&è& stato&fatto&e&come& è&andata.& Per&quanto& riguarda&l’équipe,& come&ipotesi&di& miglioramento& penso&andrebbe& bene&qualsiasi& cosa&perché& questo&aspetto& manca&nella& maniera&più& assoluta&o,& almeno,&&io&non&lo& sento.&Nel&nostro& settore&è&fatta,&ma& poi&non&c’è&una& messa&in&comune.& Questo&è,&quindi,& l’aspetto&critico.& Secondo&me,&si& dovrebbe&iniziare& a&farla&per&capire& anche&come& Centro&dove&si& vuole&andare,& aiuterebbe&anche& a&creare&coesione& di&gruppo.& settimana&di&prova&la&persona&fa& un&colloquio&con&i&suoi& operatori&di&riferimento&e&viene& dimesso.&Quello&che&si&cerca&è&di& mantenere&sempre&l’aggancio& ambulatoriale&con&Ingrado.& Pensando&a&questa&fase&della& progettazione,&non&è&evidente& far&collimare&ogni&aspetto&del& progetto&futuro&di&una&persona.& C’è&l’ambito&abitativo&(ritorno&in& appartamento,&foyer,& appartamento&protetto,…),& l’inserimento/reinserimento& lavorativo&o&la&ricerca&di&un& laboratorio&protetto,&…&delle& volte&si&hanno&delle&idee,&ma&poi& succede&qualcosa&che&rallenta&o& blocca&il&progetto,&solo&che& ormai&la&data&di&dimissione&è& stata&fissata.&Questo&per&dire& che&si&cerca&di&organizzare&in& maniera&il&più&completa& possibile&la&presa&a&carico&che& passa&dal&residenziale& all’esterno,&la&vita&privata&e& personale&dell’utente,&riuscirci& però&a&tutti&gli&effetti&non&è&così& semplice.&L’aspetto&funzionale& quindi&è&che&lo&si&organizza,& l’aspetto&meno&funzionale&è&che& non&sempre&tutto&procede&come& si&pensa,&non&è&tutto&coordinato& come&lo&si&vorrebbe&e&questo& nella&presa&a&carico& psicologica&e& psicoterapica&che& poi&faccio&rientrare& nel&rapporto&breve& di&dimissione.&È&una& mia&valutazione&che,& quando&è&possibile,& discuto&con&il& paziente,&ma&che&di& regola&non&viene& condivisa&con& l’équipe&anche&se& poi&il&rapporto&viene& archiviato&nel& classatore&a& disposizione&di&tutti.& Il&consulente,& invece,&riceve& questo&rapporto.& L’aspetto&funzionale& per&me&è&la& trasmissione&di& informazioni&al& consulente&con&cui,& durante&il&percorso,& non&ho&contatti& formali.&L’aspetto& critico&è&che&questa& fase&è&molto& sintetica,&c’è&questo& rapporto&sintetico,& parziale&e&molto& breve.&In&effetti,& sento&una&necessità& personale&di&un& passaggio&alla&fine& che&permetterebbe& di&dar&peso&a&quello& che&si&è&fatto,&però&è& relativo,&sarebbe& più&utile&se&la& valutazione&venisse& fatta&in&divenire,&nel& processo&di& accompagnamento.& Secondo&me,&la& valutazione&va& bene&così,&è&un& aspetto&che& funziona& abbastanza&bene.& Non&vedo&ne& aspetti&critici&ne& ipotesi&di& miglioramento.& l’inviante&da&parte& del&settore& psicologicoG psicoterapeutico&e& permette&di& riassumere&il& percorso& trasmettere&delle& informazioni&con& una&valutazione& un&po’&globale&del& percorso&stesso.& Su&richiesta&può& essere&fatta&anche& un&rapporto&più& dettagliato,&ma,&di& base,&c’è&quello& breve.&& Di&per&sé&la&valutazione& funziona.&L’aspetto& critico&è&più&sui& contenuti,&sul&vedere&se& il&progetto&funziona,&ma& questo&dipende&anche& dalle&risorse&del& territorio.&Come&ipotesi& di&miglioramento&si&può& pensare&a&quella&di& lavorare&sulla& costruzione&di&un& progetto&che&sia&il&più& ideale&possibile&in&base& a&quello&che&il&territorio& offre.&& In&generale&poi&c’è&il& discorso&della& comunicazione&fra&i&vari& settori&che&è&un&aspetto& fondamentale&che& talvolta&può&dare& problemi.&Tutti&hanno&la& loro&visione,&le&loro& aspettative,&quindi,&ci& può&essere&tensione.&La& comunicazione&è&un&po’& un&problema&che&tutti& indicazioni&future.& Concretamente,&quando& l’utente&viene&dimesso& da&Cagiallo,&viene& fissato,&ancor&prima& della&dimissione,& l’appuntamento&in& ambulatorio.& & & & & & & & & & & & & & & & non&è&neanche&facile&da&far& capire&a&chi&non&è&sul&campo&o& non&si&occupa&di&questo& quotidianamente,&questo&quindi& può&causare&attriti&all’esterno&o& anche&all’interno&di&un’équipe.&& Come&ipotesi&di&miglioramento& non&vedo&tanto&il&modificare& qualcosa&che&esiste&già&o&andare& a&creare&qualcosa&di&nuovo,& piuttosto&credo&che&vi&siano&gli& aspetti&personali&che&giochino& un&ruolo&fondamentale.& hanno,&tutti&fanno&fatica& a&capire&la&situazione& dell’altro,&si&aspettano& cose&precise,&mentre& non&è&così&semplice.& Come&ipotesi&di& miglioramento&in& generale,&penso&possa& essere&utile&un&case& manager,&anche&solo& della&comunicazione.& Allegato 14 – Schema funzionamento presa a carico Costruzione del progetto di presa a carico individuale Approccio motivazionale Strumenti: Scheda di segnalazione Compilata dal consulente eventualmente con l’utente Consultorio Percorso stazionario/ residenziale Assistente sociale di Cagiallo Valuta idoneità e fattibilità del caso anche con la scheda di segnalazione Approccio Motivazionale Modalità Colloquio In caso di idoneità Disintossicazione fisica in clinica Operatore di Cagiallo + utente + eventualmente medici Un operatore di Cagiallo va a prendere l’utente e lo accompagna al Centro Residenziale Approccio Motivazionale Modalità Colloquio di ammissione Operatore di Cagiallo + utente Strumenti Scheda “Obiettivi del progetto individuale” Successivi colloqui per costruire insieme gli obiettivi del progetto e scegliere la tipologia di percorso da seguire (ambulatoriale, semistazionario o stazionario) Consulente + utente + eventuali persone significative Approccio Dialogico – conoscitivo motivazionale Modalità Colloquio di conoscenza Assistente sociale + consulente + utente + eventualmente persone significative Strumenti Scheda di segnalazione + appunti In contemporanea Presentazione del caso Strumento Nessuno Si valuta l’andamento della disintossicazione e si stabilisce la data di ammissione Modalità Primo Colloquio di conoscenza Consulente + utente + eventuali persone significative Arrivo dell’ospite Modalità Riunione alla presenza di tutti gli operatori Strumenti Scheda di segnalazione e appunti e trascrizione dati su verbale Presentazione del caso + individuazione figure di riferimento terapeuta – educatore – operatore di laboratorio Assistente sociale Ospite Infermieri Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Terapeuta Educatore Assistente sociale + ospite Strumenti Nessuno Approccio Cognitivo comportamental e– motivazionale Modalità Colloquio Terapeuta + ospite Strumenti Nessuno Approccio Motivazionale Operatore di laboratorio Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Modalità Colloquio Educatore + ospite Operatore di laboratorio + ospite Strumenti Scheda “Situazione all’entrata” Strumenti Scheda “Scheda degli obiettivi di laboratorio” Approccio Medicosanitario Modalità Colloquio o visita medica Infermiere/a + ospite Strumenti Raccoglitori con incarti medici, referti e rapporti Gestione del progetto di presa a carico individuale Approccio Motivazionale Modalità Sintesi mensile Consulente esterno + Assistente sociale o eventualmente Operatore di laboratorio+ ospite Consulente Strumenti Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente Ospite Assistente sociale Infermieri Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Assistente sociale + ospite Strumenti Nessuno Educatore Operatore di laboratorio Terapeuta Approccio Approccio Motivazionale Cognitivo comportamentale – motivazionale Modalità Colloquio Modalità Colloquio Terapeuta + ospite Strumenti Nessuno Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Educatore + ospite Operatore di laboratorio + ospite Strumenti Scheda “Obiettivi e decorso” Strumenti Scheda “Scheda degli obiettivi di laboratorio” Approccio Medicosanitario Modalità Colloquio o visita medica Infermiere/a + ospite Strumenti Raccoglitori con incarti medici, referti e rapporti Approccio Dialogico partecipato Strumenti Verbali su cui vengono riportati gli aggiornamenti Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti All’interno del Centro Residenziale All’esterno del Centro Residenziale Approccio Dialogico-partecipato Approccio Dialogico-partecipato Modalità Riunione settimanale o passaggi di consegna Modalità Sintesi mensile Infermieri Educatori Operatori di laboratorio Assistente sociale Terapeuti Assistente sociale o eventualmente Operatore di laboratorio + consulente esterno + ospite Strumenti Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente Strumenti Quaderno con le note giornaliere degli operatori + Verbali su cui vengono riportati gli aggiornamenti Approccio Motivazionale Dialogico-partecipato Modalità Colloquio Educatore + ospite Infermiere + ospite Operatore di laboratorio + ospite Terapeuta + ospite Assistente sociale + ospite Strumenti Nessuno Ospite Valutazione del progetto di presa a carico individuale Fra operatori all’interno del Centro Residenziale Valutazione in itinere Approccio Dialogico-partecipato All’esterno del Centro Residenziale Approccio Dialogico-partecipato Modalità Riunione settimanale (principalmente durante l’aggiornamento dei casi in sottoèquipe, quindi fra i riferimenti settoriali dell’utente) Modalità Sintesi mensile Assistente sociale o eventualmente Operatore di laboratorio + consulente esterno + ospite Infermieri Educatori Operatori di laboratorio Assistente sociale Terapeuti Strumenti Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente Strumenti Verbali su cui vengono riportati gli aggiornamenti Fra operatori all’interno del Centro Residenziale Verifica finale All’esterno del Centro Residenziale Approccio Dialogico-partecipato Non risulta esserci un momento di verifica finale Modalità Sintesi finale prima della dimissione Assistente sociale o eventualmente Operatore di laboratorio + consulente esterno + ospite Strumenti Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente