Verbale CC del 4 maggio corretto

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Verbale CC del 4 maggio corretto
ORIGINALE
Cod. 11097
CITTA’ DI SESTO SAN GIOVANNI
Medaglia d’Oro al V.M.
VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE
N.
Registro deliberazioni
Verbale n. 13/1
Sessione Straordinaria
Seduta di prima convocazione
L’anno DUEMILANOVE, il giorno QUATTRO del mese di MAGGIO, alle ore 21.02,
nella Residenza Comunale, previo esaurimento delle formalità prescritte dalla Legge Comunale e
Provinciale, si è riunito sotto la Presidenza del Sig. Felice Cagliani,
il Consiglio Comunale composto da:
GIORGIO OLDRINI - SINDACO
e dai CONSIGLIERI COMUNALI:
1 Antoniolli Anna Maria – 2 Cagliani Felice Stefano
– 3 Cerchia Francesco Luigi – 4 Croatto Lorena –
5 Di Cristo Vincenzo – 6 Di Pietro Stefania
–
7 Di Stefano Roberto
- 8 Eberini Saverio –
9 Filippelli Antonino Orazio – 10 Gerosa Angelo - 11 Giancola Christian – 12 La Corte Claudio
Silvio –
13 La Corte Orazio –
14 Lamiranda Antonio – 15 Landucci
Franca – 16 Leo Umberto Antonio –
17 Nicosia Giuseppe – 18 Nossa Moreno Livio – 19 Notarnicola Stefania
– 20 Pasini Giuseppe –
21 Pennasi Chiara Ornella – 22 Rivolta Andrea – 23 Scacchi Andrea – 24 Senzamici Pasquale – 25 Tabacco Alessandra –
26 Talamucci Olga Luisa – 27 Taldone Filomeno – 28 Torraco Luigi – 29 Tremolada Marco – 30 Vaini Ercole Roberto–
Risultano assenti i Consiglieri:
Cerchia, Di Stefano, Lamiranda, Leo, Notarnicola,
Pasini, Pennasi, Tabacco, Taldone, Tremolada.
Sono pertanto presenti N. 21 membri
Risultano presenti, inoltre, i seguenti Assessori:
Amato, Chittò, Morabito, Teormino, Zucchi.
Partecipa all’adunanza il Vice Segretario Generale Dott. Massimo Piamonte.
Il Sig. Presidente, riconosciuta legale l’adunanza, dichiara aperta la seduta.
OGGETTO
CANDIDATURA DI SESTO SAN GIOVANNI A PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’
– PRESENTAZIONE PROGETTO UNESCO.
IL PRESIDENTE
Riferisce: “Buonasera a tutti. La parola al Segretario Generale per l’appello nominale.”
IL VICE SEGRETARIO GENERALE: “ Procede all’appello nominale dal quale risultano 21
presenti e 10 assenti (Cerchia, Di Stefano, Lamranda, Leo, Notarnicola, Pasini, Pennasi,
Tabacco, Taldone, Tremolada)”.
Entra l’Assessore Pozzi.
PRESIDENTE: “ 21 presenti, la seduta è valida. Iniziamo con l’Inno d’Italia, invito tutti ad
alzarsi in piedi.”
Viene eseguito l’Inno Nazionale.
PRESIDENTE: “Grazie e buona sera a tutti. Anche stasera, trattandosi di un Consiglio
Comunale normale, ho bisogno di tre scrutatori. Consigliere Vaini grazie, Consigliere Eberini
grazie, Consigliere Antoniolli grazie. Stasera siamo stati convocati con un tema unico, che
risulta riportato sull’Ordine del giorno, ed è la candidatura di Sesto San Giovanni a
Patrimonio Mondiale dell’Umanità, questa sera facciamo la presentazione del Progetto
Unesco. Abbiamo invitato qui in Sala con noi naturalmente, essendo una serata istituzionale,
tutti i Presidenti dei Consigli di Quartiere o loro delegati, e poi abbiamo il Professor Bergeron,
che è il relatore della presentazione della candidatura di Sesto San Giovanni. Naturalmente
questo qui è un passaggio ufficiale, è l’ultimo passaggio dopo aver preparato il dossier, in
modo tale da informare in modo compiuto i Consiglieri Comunali di questa particolare
iniziativa, che è particolarmente importante a nome di tutta la città. Penso che su questa
ipotesi, così come è avvenuto per la nomina della Commissione c’è un parere abbastanza
condiviso nel percorso fin qui seguito da parte di tutti i Consiglieri, e quindi c’è stata
un’adesione convinta anche da parte, sia della maggioranza che dell’opposizione,
un’adesione convinta a partecipare alla Commissione che seguirà poi questo cammino.
Cosa è il paesaggio culturale evolutivo, solo due parole che vi vado a leggere, così sarò
brevissimo. Con l’espressione paesaggio culturale evolutivo si intende un paesaggio che è il
frutto di un’iniziale esigenza sociale, economica, amministrativa e/o religiosa, e che si è
sviluppata nella sua forma attuale in associazione con e in risposta al suo ambiente naturale.
Questi paesaggi riflettono tale processo evolutivo nella loro forma e nei loro elementi
costituivi, si suddividono in due sottocategorie, il paesaggio fossile e il paesaggio vivente, un
paesaggio che mantiene un ruolo sociale attivo nella società contemporanea, strettamente
associata con il tradizionale modo di vita in cui il processo evolutivo è tutt’ora in corso. Al
tempo stesso mostra significative tracce materiali della sua evoluzione nel corso del tempo.
È un sito abbastanza nuovo per quanto riguarda il patrimonio dell’Unesco, finora c’è un solo
comune che fa parte di questo sito, ed è un comune, se non ricordo male, della Scozia.
Sesto, naturalmente, per la storia industriale del ‘900 ha titoli a sufficienza, poi lo vedremo
con la relazione del Professor Bergeron, per poter chiedere la candidatura all’interno di
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questo sito. La serata si svolgerà in questo modo, apriamo la seduta naturalmente dando la
parola al Sindaco per un’introduzione, dopodiché darò la parola al Professor Bergeron, che
illustrerà un po’ più nel dettaglio la nostra candidatura, e poi la parola al Dottor Federico
Ottolenghi, Dirigente del Settore Cultura che ha seguito direttamente questo cammino. Due
parole solo di presentazione per il Professor Bergeron, il Professor Bergeron è docente di
storia economica e sociale dell’industrializzazione nell’Europa occidentale, in qualità di
direttore degli studi all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Parigi dal 1971 al
1997. È Presidente onorario a vita del The International Committee for the Conservation of
the Industrial Heritage, membro fondatore di Koinetwork, Agenzia Europea sempre del
Comitato che vi ho citato prima. Direttore della Rivista “Patrimoine de l’industrie/Industrial
Patrimony” pubblicata da Koinetwork, in collaborazione con lo stesso Istituto e con ICOMOS
– International Council for Monuments and Sites. Purtroppo stasera non può essere
presente, avrebbe completato la relazione del Professor Bergeron, la Professoressa Pontois,
perché è ammalata, e quindi non ha potuto essere presente questa sera. Comunque la sua
relazione, per i Consiglieri che fossero interessati a conoscerla, l’avete già ricevuta, ce
l’avete nel dossier che vi è stato consegnato. Fatta questa presentazione, ricordo solo, a
giustificazione degli assenti di questa sera, sono assenti giustificati la Consigliera Pennasi, la
Consigliera Tabacco, che mi ha pregato di dire che non ha potuto essere presente perché ha
un impegno nell’altro suo incarico politico, che però condivide questa proposta, questa
candidatura da parte di Sesto San Giovanni, ritenendo la cosa che sia estremamente
importante per tutta la città. Risulta altresì assente giustificato il Consigliere Lamiranda, il
Consigliere Taldone, il Consigliere Notarnicola, che so che ha qualche problema di salute in
famiglia, e l’Assessore Di Leva Pasquale che è impegnato in un'altra riunione a Milano. Do la
parola al Sindaco, prego.”
Si da atto che entrano i Consiglieri: Cerchia, Pasini, Leo.
Entra l’Assessore Urro.
Presenti: n. 24
SINDACO: “Grazie e buonasera a tutti. Ci troviamo questa sera per un incontro fuori
dall’ordinario per noi, e credo che sia anche un elemento di soddisfazione in più per tutti noi,
in quanto questo incontro seminariale ci dà l’occasione di un dibattito più sereno, forse, del
solito, e meno impegnato in un confronto di politica stretta, diciamo così. Quindi credo che
questa sia un’occasione da sfruttare a fondo, con grande serenità e con grande impegno da
parte di tutti noi. Volevo prima di tutto salutare il Professor Luis Bergeron che è qui con noi,
e che è stato prezioso nell’accompagnarci insieme alla Professoressa Pontois, a cui
mandiamo un saluto e un augurio di guarire rapidamente. Ci hanno accompagnato in questo
cammino, che è per l’appunto la candidatura all’Unesco per la categoria del paesaggio
culturale evolutivo. Noi abbiamo fatto questa scelta tempo fa, perché siamo convinti, e lo è
convinta, credo, la città, che il patrimonio di memoria di Sesto San Giovanni, sia un
patrimonio non soltanto straordinariamente importante, ma che sia la base per un futuro di
questa nostra comunità, soprattutto davanti ai mutamenti profondi che hanno investito Sesto
San Giovanni, dalla fine del secolo scorso in avanti. Credo che questa sia una coscienza
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condivisa, se è vero come è vero che nella nostra città, prima, indipendentemente dalla
candidatura dell’Unesco, ma come sentire profondo della città, abbiamo qui da noi a Sesto
San Giovanni un Istituto di storia dell’età contemporanea di straordinario valore. Abbiamo qui
da noi gli istituti di storia della CGIL e della CISL, quindi come dire, la coscienza che c’è un
patrimonio, che naturalmente da qui poi spazia perché in questi istituti non ci sono soltanto
documenti e studi che riguardano strettamente la nostra città, o parte della nostra città, ma
da qui partono per spaziare su luoghi e su temi che vanno al di là di Sesto San Giovanni.
Tuttavia credo che questo significhi, insieme a molte altre iniziative che ci sono nella nostra
città, e che si ripetono, questa convinzione abbastanza diffusa, che senza una memoria
adeguata non c’è un futuro, e che nella condivisione, anche sulla base di discussioni e di
differenze evidenti di concezioni, ma insomma sulla condivisione di una valorizzazione delle
tradizioni migliori della città, non ci può essere un futuro. Ricordo che qualche tempo fa
venne da noi, a incontrare gli studenti delle medie superiori Moni Ovadia, che faceva una
provocazione, diceva ognuno di voi pensate se improvvisamente si cancellasse la vostra
memoria personale, sareste improvvisamente nel vuoto. Vi si potrebbe accusare o attribuire
qualsiasi cosa, non avreste un futuro perché non avreste una memoria che vi accompagna.
Credo lo stesso, in qualche modo, attenga le città e anche le nazioni, e quindi il rispetto della
memoria sia parte, per l’appunto, del futuro. Noi naturalmente non vogliamo ripetere il
passato, il passato ovviamente non si ripete, ma dal passato trarre ispirazioni per la parte
migliore che ci ha consegnato, per guardare insieme ad un futuro condiviso, e questo credo
che sia un nostro cammino. Da noi si stava verificando un paradosso, che alcuni dei luoghi
della vita pre–industriale di Sesto San Giovanni, vita certo importante, ma anche allo stesso
tempo meno differenziata rispetto ai comuni vicino a noi, grazie al fatto che una di queste
ville si erano salvate, ed erano state poi via via valorizzate o utilizzate. In qualche modo
questa memoria si stava salvando, e si rischiava invece di perdere un patrimonio di memorie
e di tradizioni, che è quello che ha fatto di Sesto San Giovanni, Sesto San Giovanni. Che l’ha
fatta quella che Monsignor Olgiati definiva un mito della sestesità, e che in qualche modo l’ha
fatta differente da tutti gli altri comuni di questa zona del nord Milano, e in parte anche della
stessa Milano. Dunque il cammino che noi abbiamo percorso in questo periodo, e che ci
proponiamo naturalmente di continuare a percorrere con questa nostra candidatura
all’Unesco, è quella di mantenere fermi alcuni punti fondamentali e fondanti della nostra
identità, per guardare insieme al futuro, e questo è stato il cammino fin qui fatto. Come
sapete c’è un dossier di cui parlerà poi il Professor Bergeron e Ottolenghi, c’è un dossier che
è stato costruito con un tempo anche lungo, in qualche modo più lungo di quello che noi non
pensassimo quando è iniziato questo cammino. Ma naturalmente come spesso succede, non
succede solo a noi per la verità, i cammini quando si inizio i scopre poi che sono più
complessi, ma anche più affascinanti di quanto non si pensi all’inizio. Io, come qualcuno sa
amo molto i poeti, e amo ripetere i versi di Antonio Machado, che diceva sempre
“camminante, non c’è il cammino, il cammino si fa andando”.Quindi anche noi, con questa
candidatura, abbiamo percorso un cammino che non sapevamo bene quale fosse, lo
abbiamo scoperto andando. Non è per noi solo quest’esperienza, come viene ricordato dagli
esperti, è un’esperienza che hanno percorso molte altre città, o altre città che si sono
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candidate a questo nostro stesso percorso. Il nostro, tra virgolette, concorrente,
bonariamente concorrente, che è il luogo più accreditato, insieme a Sesto San Giovanni, per
entrare in questa categoria che è il Nord-Pas de Calais, la zona delle miniere del Nord-Pas
de Calais ha iniziato addirittura prima di noi, e ancora non ha completato il cammino. Questo
non per cercare una scusa o per cercare una giustificazione, ma per invece ribadire questo
fatto, che certi cammini che si intraprendono si rivelano nel corso del tempo e nell’corso
dell’esperienza, molto più ricchi, ci cambiano e ci impongono di cambiare con molta più
intensità di quanto non avessimo pensato. A noi è successo questo, tra l’altro, come è
evidente, il cammino dell’Unesco si è intrecciato in questi anni con altri cammini ugualmente
importanti, che hanno influito e sono stati influiti da questa nostra candidatura. C’è stato tutto
il dibattito sul Piano del Governo del Territorio che ancora non è finito, e che in questi giorni
ha registrato le osservazioni che dovranno essere poi discusse di nuovo in Consiglio
Comunale, ma diciamo così, le schede di una parte dell’altra si sono arricchite, e hanno
consentito di avere un panorama più ampio di quello che noi non pensassimo. Naturalmente,
come voi sapete, la candidatura all’Unesco è una candidatura che riguarda il sito di Sesto
San Giovanni, e questa è una nostra specificità, nel senso che è un panorama ampio quello
che noi proponiamo, non è solo un luogo, un monumento, ma è per l’appunto un sito ricco di
vari luoghi, di varie esperienze, di varie costruzioni materiali ed immateriali, che fanno per
l’appunto della nostra città un’esperienza quasi unica. Ma naturalmente questa è una parte
del cammino, perché l’Unesco richiede, e questo credo che sia l’altro discorso
straordinariamente interessante, che questo cammino sia accompagnato, sostenuto,
arricchito da una grande partecipazione cittadina. Già in questi anni noi abbiamo cercato, con
successi e con meno successi, di portare all’attenzione della città questo fatto di partecipare
al cammino dell’Unesco, e abbiamo cercato insieme di costruire iniziative direttamente
organizzate dall’Amministrazione Comunale, o sostenute o prese da altre associazioni di cui
la città è ricca, che riguardano per l’appunto, direttamente o indirettamente, l’esperienza del
paesaggio culturale evolutivo. Una per tutte, credo che conosciate molto bene l’esperienza
dell’organizzazione di Sesto e i suoi studenti dell’altro anno, con la partecipazione di varie
centinaia di ragazzi e ragazze delle nostre scuole, in quello che è un incontro annuale ormai
tradizionale, organizzato all’ANPI, dalle Associazioni Combattentistiche d’arma, e che si
rivolge a tutti gli studenti, allievi e alunni delle nostre scuole, che ha avuto allora proprio
questo tema, e su questo tema si sono esercitati centinaia di ragazzi, di alunni, da quelli più
piccoli a quelli delle scuole medie superiori, con un'altra caratteristica molto interessante.
Proprio perché oramai le nostre scuole hanno una partecipazione di ragazzi, anche figli di
famiglie che vengono da altre parti del mondo, attorno ad una riscoperta delle tradizioni e
delle radici della nostra città, si sono confrontati bambini e ragazzi, per l’appunto italiano con
cognomi sestesissimi, ed altri invece che da altri continenti sono arrivati qui, o sono nati qui
figli di famiglie che da altre parti del mondo sono arrivate. Questo è un cammino
naturalmente che noi dobbiamo continuare, il fatto che per unanime decisione è stata
costituita una Commissione Consiliare, e tutti i partiti di maggioranza e di opposizione ne
fanno parte, e che significativamente per toglierli un sapore di parte politica è presieduta dal
Presidente del Consiglio Comunale, credo che vada in questo senso. Ci consente anche di
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guardare ad un ampliamento del dibattito nella città, che venga colto, venga sentito come un
dibattito ed una partecipazione che riguarda tutti i cittadini, al di là, per l’appunto delle
differenze, assolutamente legittime peraltro, di politica, di posizioni e via dicendo. Noi in
questo cambino siamo orientati, il passaggio di questa sera, naturalmente è un passaggio
che a noi sembra interessante, lo è perché ci confrontiamo per l’appunto con il dossier che è
stato costruito, con quello che ci dirà il Professor Bergeron, e perché naturalmente voi sapete
che da qui comincia poi tutta un'altra parte del cammino ufficiale.Cammino ufficiale che
meglio di me dirà naturalmente il Dottor Ottolenghi, riguarda adesso il passaggio al Ministero
degli Esteri per esaminare il nostro dossier, fare le eventuali osservazioni, e poi tornare
invece per il cammino finale. Durante tutti questi passaggi, naturalmente è importante che ci
sia da parte del Consiglio Comunale, e di tutta la città, una condivisione sostanziale del
lavoro, che non vuol dire naturalmente una visione edulcorata, melensa o totalizzante della
situazione della nostra città, ma che invece io credo voglia dire un mettere insieme le energie
di tutti, le idee di tutti per un cammino condiviso. Questa è la preziosità, credo, dell’occasione
che ci siamo offerti, e che questa sera il dibattito può continuare a sottolineare. Grazie. “
Si da atto che entra il Cons. Di Stefano.
Entra l’Assessore Brambilla.
Presenti: n. 25
PRESIDENTE: “Grazie signor Sindaco. A completezza delle informazioni che vi ho dato,
prima di dare la parola al Professor Bergeron.Voi troverete presso il tavolo della Presidenza
stasera, o comunque nei giorni successivi presso gli Uffici della Presidenza, il dossier
originale della richiesta della candidatura. Poi troverete pure la rassegna stampa dal 2006 al
2009, e la rassegna degli eventi dal 2006 al 2009.Stasera avete ricevuto i curriculum dei
Professori, il Professor Bergeron e la Professoressa Pontois, l’intervento della Professoressa
Pontois, e avete la copia della rivista Patrimonio dell’Industria, quell’articolo su Sesto, che è
in inglese. È stato comunque poi distribuito ai Capigruppo una copia del dossier, quindi i
singoli Capigruppo poi hanno copia di questo dossier. Adesso proseguiremo con l’intervento
del Professor Bergeron e del Dottor Ottolenghi, dopodiché i Consiglieri che intendono
intervenire con domande, interventi di vario genere, sono autorizzati a farlo. Visto che ho la
parola, chiedo scusa, rubo ancora due minuti per una comunicazione che ho dimenticato di
fare, visto che è un Consiglio Comunale normale. Con questa sera mi è stata presentata, a
firma dei Consiglieri Olga Talamucci, Angelo Gerosa e Moreno Nossa, una comunicazione
che vi leggo:
“”Con la presente comunichiamo la formazione del nuovo gruppo consiliare Sinistra per
Sesto San Giovanni, che nasce dall’unione del gruppo di Sinistra Democratica PSE, e del
Gruppo Misto Movimento per la Sinistra. “”
Quindi già da stasera c’è un gruppo in meno rispetto al numero totale che avevamo in
precedenza. A questo punto do la parola al Professor Bergeron, prego.”
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PROFESSOR BERGERON: “Egregio signor Presidente, Egregio signor Sindaco, Egregi
membri del Consiglio. Da qualche anno ho avuto occasione, a più riprese, unitamente con la
Dottoressa Maria Teresa Maiullari Pontois, di lavorare con la città di Sesto San Giovanni nel
quadro della stretta ed efficiente collaborazione, stabilità tra il gruppo europeo Koinetwork, e
le istanze culturali e politico – amministrative del vostro Comune. È stato la fonte di una
grande soddisfazione per me, e di una simpatia sempre approfondita per il sito storico –
industriale di Sesto. In effetti risale al 2001 la partecipazione di Sesto ad un progetto europeo
intitolato “Le aree industriali dismesse fra passato e futuro”, lanciato dall’Ecomuseo della
Comunità Urbana di Le Creusot-Monteceau les Mines ai tempi della mia Presidenza. Una
partecipazione che mi ha fatto capire, scoprendo in particolare gli sforzi svolti attorno al
progetto del Museo dell’Industria e del Lavoro, e non solo come prima partendo di una
conoscenza formale ed accademica, l’intensità ed il carattere eccezionale di portata
internazionale dell’esplosione industriale avvenuta nella vostra città dai primi anni del
‘900.Senza dubbio da questo momento è nata, per ciò che mi riguarda, l’idea della validità di
una futura candidatura di Sesto sulla base del suo patrimoniale industriale, sia immateriale
che materiale. Dieci anni circa dopo l’apertura, chiaramente evidenziata, della lista del
patrimonio mondiale dell’Unesco, alle testimonianze di questo patrimonio ormai riconosciuto
come parte dei beni culturali dell’umanità, insieme a quelli artistici o naturali per esempio.
Dopo la scossa, inerente alla chiusura delle grandi fabbricate, e nonostante la prima ronda
delle demolizioni, l’alleanza tra ricerca, memoria viva degli abitanti e primi successi della
salvaguardia, aveva suscitato l’idea che la formazione a scala locale, nazionale e
internazionale del patrimonio sestese, potrebbe non solo sostenere il mantenimento della
memoria della città, ma anche costituire, attraverso i suoi componenti vividi ed umani, un
assetto di primo ordine per uno sviluppo economico, così come culturale, che ormai è
avviato, e che apre nuovi capitoli di successo per Sesto. Dunque oggi sono onorato di
condividere i vostri dibattiti, in occasione di una riunione che vedo personalmente essenziale
sotto due aspetti. Il primo aspetto è quello dell’affermazione di una convinzione collettiva,
per quanto riguarda la legittimità e la qualità della candidatura alla lista dell’Unesco,
promossa dalla città di Sesto San Giovanni. La candidatura non può essere una cosa di un
gruppo ristretto di appassionati delle vestige del passato recente della città, o di taluni
particolari dello sviluppo novecentesco della tecnica o dell’architettura. Deve essere
promossa dai rappresentanti della comunità locale, e della frazione più elevata possibile della
cittadinanza, ormai abbastanza bene informata e mobilitata da anni, a mezzo di iniziative
adeguate di comunicazione e di varie azioni culturali. Questa alleanza di tutti i supporters
indispensabile nella fase preparatoria della candidatura, lo sarà ancora di più nel futuro se
viene accettato il dossier, al fine di giustificare il valore universale dei beni eletti. Il patrimonio
non esiste o non sopravvive almeno, se non è radicato nella consapevolezza, quotidiana e
permanente, di una popolazione. Il secondo aspetto è quello della ripresa di una raccolta
sintetica dei punti essenziali, per una chiara comprensione delle caratteristiche che
assicurano l’altissima qualità della candidatura, e forniscono, a mio avviso almeno, motivi di
ottimismo rispetto al suo successo.Occorre bene inquadrare la prospettiva, non si tratta, nel
caso del vostro dossier, di affrontare una competizione fra città di differenti categorie,
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dimensioni, vocazioni storiche o ricchezze di beni culturali, in un quadro che inoltre ha i propri
limiti dell’Italia, in tal caso sarebbe un tentativo molto pericoloso. Certo il dossier di
candidatura non ha omesso di ricordare il fatto che, in una prima tappa del suo sviluppo,
Sesto San Giovanni ha potuto emergere nel passato come un borgo non privo di interesse,
ed in particolare apprezzato dai benestanti dell’area milanese, che hanno lasciato la loro
traccia fino ai nostri giorni, nel tessuto e nel paesaggio urbano. Poi non ha omesso neanche
di sottolineare il salto di Sesto San Giovanni in un'altra configurazione spaziale e
demografica, nell’età della ferrovia e soprattutto della grande industrializzazione del ‘900.Per
finire il dossier non ha mancato di esporre le grandi linee di una riconfigurazione postindustriale, tanto economica che sociale, schizzando un ampio e originale schema di
ristrutturazione dopo la chiusura dell’epoca dell’industria, organizzando una convivenza fra
produzione, patrimonio, rinnovo ed estensione dell’edilizia a fini privati e pubblici, e
l’ambiente generale, grazie al quale Sesto San Giovanni prenderà posto fra le città europee
del secolo XXI più avanzate. Per concludere questo rapidissimo panorama cronologico,
vorrei sottolineare che solo nella terza fase, quella iniziata da dieci o quindici anni, Sesto San
Giovanni potrà godere della sua piena autonomia urbanistica, e delineare i componenti della
sua eredità urbana. Nel corso della seconda fase, quella del ‘900 a dire il vero, la città è stata
condizionata nel suo sviluppo, nella sua forma, dalle esigenze e pressioni dell’industria
trionfante sul territorio. Ne è risultato un caso di giusta posizione fra il vecchio nucleo urbano,
e un dominio delle fabbriche, molto esteso e fitto, rinchiuso su se stesso, servito da un’asse
maggiore ferroviario ancorato su collegamenti a lunga distanza, e nello stesso tempo che
dava vita ad una rete locale propriamente industriale. Tuttavia vorrei dire che una tale
interessante ripartizione territoriale, non costituisce veramente in sé un esempio di
particolare interesse universale. La seconda fase di quello che sto parlando, ovviamente è
stata quella della predominanza dell’ingegno industriale sestese e dei suoi prodotti, che
costituisce precisamente l’oggetto della candidatura. Mentre gli aspetti urbani, anche se
molto importanti, fanno parte degli effetti laterali, quasi secondari, dello sboccio della
cosiddetta città delle fabbriche. Con altre parole la Sesto del ‘900 non è la protagonista della
candidatura, che viene in realtà accentrata sulla formazione mondiale di una storia
particolare di industria di interesse universale. La Sesto del secolo XXI vuole sottoporre
all’Icomos – Unesco una storia fatta di memoria, di prestigio, di successi, di valori umani, di
risorse per l’avvenire, una storia del progetto imprenditoriale dell’innovazione tecnica di un
laboratorio della cultura operaia, dell’audacia architettonica, che rappresenta un momento
unico della tarda rivoluzione industriale occidentale. Altrettanti elementi riassunti sul territorio
di un polo fortemente coerente. Al suo turno la città, nella terza fase del suo destino intende,
se ho bene capito, integrare quella storia nelle sue nuove prospettive, e nelle regole
ambientali che ormai governano i Piani Urbanistici nell’Unione Europea. Ha scelto di
promuovere, per suo conto, il concetto di paesaggio culturale evolutivo, come definito anche
nell’ultimo paragrafo della nota diffusa dalla Direzione relazioni esterne, e di procedere al di
là dei danni della crisi del fine ‘900.Il dossier mette perfettamente in rilievo le differenti misure
che segnalano questo andamento. Bisogna anche sottolineare il carattere assolutamente
originale della proposta sestese, rispetto ad altre iniziative in provenienza di siti
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recentemente iscritti sulla lista del patrimonio mondiale, o di cui ancora è in corso di
elaborazione il dossier. Sesto San Giovanni, pur combattendo evidentemente sotto la
bandiera dei grandi siti del patrimonio industriale, non corre nella stessa corsia. In questi
giorni stanno moltiplicandosi le candidature di grandi bacini di carbone, o di metalli di ogni
sorta, talvolta sotto la forma di strade o di siti cosiddetti in serie, o ancora le proposte di
valorizzare le vestigia della metallurgia, degli alti forni.Sotto una dimensione compatta Sesto
San Giovanni offre, per ciò che la riguarda, di mantenere la visione e la conoscenza di una
lavorazione dell’acciaio, basata su tecniche indipendenti, e dell’uso multifunzionale
dell’acciaio, legato all’evoluzione dei mercati. Così, a dire il vero, si è imparato Sesto un
significato molto distinto nel panorama delle industrie metalliche del secolo scorso.
Nonostante è vero che se si riavvicinano parecchie esperienze di candidatura, sotto l’aspetto
di un attivo coinvolgimento delle popolazioni, o della stretta cooperazione fra le autorità
comunali oltre le frontiere di una sola città. Fu il caso negli ultimi anni del secolo scorso,
attorno a Blaenavon, nel contesto della regione meridionale del Galles, e si osserva dall’inizio
degli anni 2000, nel caso del bacino minerario della Regione Nord-Pas de Calais in Francia,
dove il progetto riunisce circa 160 comuni tra due dipartimenti, sotto il patrocinio della
Regione stessa. Le dimensioni territoriali o demografiche non sono condizioni di successo,
come lo dimostrano i due esempi appena citati. Vorrei ricordare che la prima città che è stata
ad affrontare la selezione Unesco in Italia, nel settore del patrimonio industriale quindici anni
fa, era Capriate San Gervasio, una città di circa 7.000 abitanti. Sono personalmente
convinto che Sesto San Giovanni ora ha assunto un ruolo esemplare nell’evoluzione della
politica culturale ed urbanistica dell’Italia, nel dichiarare la sua volontà in occasione del
presente dossier, di paesaggio culturale evolutivo la sua volontà di riconciliazione e di
inaugurazione di un sostegno tra passato e futuro urbano. Probabilmente, e per ragioni che
bisognerebbe esplicitare troppo in dettaglio, grazie alla sua posizione storica, culturale e
geografica all’interno del ventaglio delle maggiori città industrializzate del paese. Sono lieto di
proporre inoltre, e per finire, una serie di considerazioni che riguardano la preparazione del
dossier, per quanto ho avuto occasione di seguirla, a distanza certo, ma a mezzo di continui
scambi elettronici. Devo dire che non sono sorpreso né inquieto, della durata richiesta
dall’operazione, ha necessitato il ricorso ad un’estrema diversità di fonti, di servizi pubblici a
differenti livelli, di dati sparsi e non elaborati nella prospettiva della candidatura, e senza
potersi appoggiare su una bibliografia adeguata, che praticamente non esiste. Coloro che
hanno condotto a buon esito, la strutturazione e la redazione del dossier di candidatura
hanno, lo dico, puramente e veramente inventato la metodologia, tenendo nel contempo in
conto le esigenze molto costringenti delle istruzioni fornite dall’Icomos, di cui il rispetto
scrupoloso è una condizione di base della presa in considerazione del dossier da parte del
Segretario Internazionale di quella organizzazione. Una metodologia che ha dovuto includere
una fase preliminare direi di vere ricerche, con il contributo di tali strutture, quali l’Isec o il
Politecnico ad esempio. Voglio dire, oggi e stasera, che rimango veramente ammirato del
livello di coinvolgimento al quale sono state giunte tutte le direzioni del comune, e più
generalmente ammirato della mobilitazione di tutte le risorse, sia umane che informative, di
natura tecnica, scientifica o storica. Ma anche molto soddisfatto dell’articolazione delle
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disposizioni di tutela patrimoniale sulla progettazione urbanistica, che non è poca cosa da
riuscire. Penso, inoltre, che un grande sforzo è stato consentito nell’elaborazione del Piano di
Gestione, che sempre più richiede l’attenzione critica degli esperti del patrimonio mondiale.
Ci sono tre fasi nell’implementazione di una candidatura e nel suo successo durevole, la
prima è quella della scelta dell’oggetto, della sua validità e dell’adeguamento dei suoi
contenuti alle categorie definite dall’Unesco – Icomos. Avviene, in realtà, anche quella fase al
termine di un periodo di più o meno lunga maturazione locale. La seconda fase corrisponde
all’attività di quel grande cantiere di lavoro giuridico e scientifico, che ha prodotto il
documento posto oggi sotto i vostri occhi. La terza fase funziona dopo la vittoria con il dovere
di evitare il fallimento della realizzazione, o il degrado delle iniziative, grazie precisamente a
quel famoso Piano di gestione. Nel caso di Sesto mi pare che due linee direttrici sono ormai
previste, l’una che definisce un’autorità comunale centralizzata, dotata di un controllo
rigoroso del mantenimento del sito, e delle varie forme di valorizzazione dei beni. L’altra, che
prevede un ampio sostegno da parte della società locale, o più largamente della società
italiana, è la messa in rete con altri siti industriali nell’ambito regionale in particolare.
Sarebbe, ovviamente, opportuno affiancare anche al Comune un’agenzia per le relazioni
internazionali, sia istituzionali che culturali al fine di, correttamente, inserire Sesto San
Giovanni nei circuiti di clientele e di scambi tra i maggiori centri della metallurgia europea o
mondiale. Certo non voglio ignorare le preoccupazioni che nascono in qualche parte
dell’opinione, rispetto alle prospettive di realizzazione del progetto esposto nel dossier di
candidatura. Tuttavia vorrei portare tali preoccupazioni o inquietudini, in un contesto giusto
ed equilibrato, questo tipo di dossier non richiede la presentazione di un progetto di
valorizzazione portato a sua conclusione. Il Piano di gestione può apparire valido se la
delineazione, i contenuti e i mezzi pratici o legali sono proposti e precisati, mentre tutta
un'altra parte appare, in ogni caso, ormai realizzata e integrata alla vita della popolazione. Mi
riferisco ad una fase molto emozionale del signor Sindaco Oldrini, in occasione del suo
intervento in un convegno che abbiamo fatto insieme a Bordeaux nel dicembre scorso. Una
frase, adesso non l’ho sotto gli occhi, nella quale diceva che era soddisfatto di vedere il suo
figlio andare… (citazione in lingua francese). Le aree dismesse e i monumenti dell’industria,
che finora rimangono in attesa di ristrutturazione o di riuso, godono ormai di misure di tutela,
di piani di valorizzazione turistica e culturale o economica, o di interesse pubblico collettivo,
che risultano di un’attenta progettazione, in particolare da parte del Museo dell’Industria e del
Lavoro. L’approvazione dei principi definititi da Renzo Piano, da parte del Consiglio, assicura
la permanenza di uno schema di risviluppo urbano di alto valore, e di qui la qualità, senza
dubbio, potrebbe fungere da forza di attrazione verso gli investitori, anche in periodo di crisi.
A proposito della crisi, la crisi è una cosa che si dice ormai in tutti i Paesi, è il tempo giusto
per l’audacia, ed in ogni caso siamo arrivati all’inizio del secolo XXI in un periodo in cui
appare un nuovo ruolo economico della cultura, come strumento di sviluppo economico. Il
patrimonio non solo come risorsa di un nuovo tipo di turismo, ma come fondamentale nel
mantenimento di una cultura della tecnica e dell’innovazione, di una cultura
dell’imprenditorialità, nelle nuove generazioni della popolazione. Questo tema è
precisamente quello di un piccolo workshop che l’Agenzia Koinetwork organizzerà a fine
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maggio, con delegazioni del Giappone e di cinque regioni europee, tra quelle la Lombardia
stessa.Penso che dovrebbero apparire una serie di proposte di grande interesse sotto questo
punto di vista. Concludo dicendo semplicemente, dalla mia parte almeno, auguri e non
temere l’audacia. “
PRESIDENTE: “Grazie Professore Bergeron. È importante l’affermazione che la cultura
possa essere motore di sviluppo, soprattutto in questo momento di crisi, che si sposa
benissimo con questo progetto, ce lo auguriamo di cuore. Do la parola ora al Dottor
Ottolenghi, che si avvarrà della collaborazione delle sue collaboratrici. Prego. “
DOTTOR OTTOLENGHI: “Signor Presidente, signor Sindaco, signori e signore Consiglieri,
signori e signore della Giunta. In questa prima parte del mio intervento vorrei dare conto,
sinteticamente, della struttura del dossier, dello schema, della bozza del dossier di
candidatura, che è stato consegnato questa sera a tutti i Capigruppo. Come forse avete
potuto vedere, il dossier si articola secondo disposizioni tassative dell’Unesco, in nove
capitoli. Le linee guida dell’Unesco indicano sia i titoli e il contenuto di ogni capitolo, sia i titoli
e i contenuti di ogni paragrafo del capitolo. Noi abbiamo ulteriormente articolato numerosi
paragrafi in sottoparagrafi, per poter dare conto meglio della complessa realtà della nostra
città. Il primo capitolo parla dell’identificazione del bene, cioè dell’oggetto della candidatura,
e ne dà tutte le coordinate geografiche.Il secondo capitolo descrive in modo preciso il bene,
su questo tornerò. Il terzo dà le ragioni della giustificazione dell’iscrizione. Il quarto tratta
dello stato di conservazione e dei fattori che incidono sul bene, quando dico bene, lo ripeto,
parliamo sempre del sito industriale che sottoponiamo alla candidatura. Il quinto capitolo,
anche su questo tornerò, riguarda la tutela e la gestione del bene. Il sesto è il Piano di
monitoraggio sulla tutela e sulla gestione. Qui si conclude la parte di documentazione e
programmatica del dossier. Seguono altri tre capitoli, che sono rispettivamente:
Documentazione, contatti dell’autorità responsabile e firma dell’autorità responsabile, che
elencano e spiegano tutti i testi e i documenti di riferimento, per poter conoscere e valutare la
candidatura. A questo si aggiunge una nutrita serie di allegati, che rimanda soprattutto ai
principali documenti di pianificazione e di gestione dell’Amministrazione Comunale, e di atti
convenzionali fra l’Amministrazione e altri soggetti, che possono interessare la gestione del
patrimonio industriale. Di questi allegati fanno parte anche una documentazione fotografica,
ed una documentazione bibliografica. Per andare oltre la semplice articolazione in capitoli,
dirò che questi nove capitoli possono essere raggruppati in tre parti principali. La prima parte
è quella che è definita dal capitolo 2, possiamo vedere sinteticamente l’indice, che è una
descrizione del sito che sottoponiamo a candidatura. È una descrizione storica ed urbanistica
della città di Sesto, della sua storia, dello sviluppo industriale, produttivo, economico e
sociale, che si conclude con un’importante allegato costituito dalle 37 schede, che analizzano
in modo compiuto i 37 beni che abbiamo individuato come maggiormente significativi per la
candidatura. Questi beni sono di volta in volta singoli edifici o complessi di edifici, ma di
questo aspetto poi parlerà l’Architetto Livia Loffi Randolin, del Settore Urbanistica, che ha
curato in particolare, insieme con altri colleghi, questa parte del dossier. Questa è la
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struttura della descrizione di ciò che è oggetto della candidatura. Il secondo elemento forte
del dossier, è quello individuato dal capitolo tre, che espone i tre criteri sui dieci ammessi
dall’Unesco, in base ai quali si avanza la proposta di candidatura. I tre criteri che abbiamo
individuato sono:
Il criterio numero tre, sempre sul totale dei dieci previsti dall’Unesco, e cioè il fatto che il sito
industriale di Sesto sia una testimonianza unica, o quanto meno eccezionale, di una
tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa. Il secondo criterio che abbiamo
individuato è il criterio numero quattro dell’Unesco, e cioè il fatto che questo sito costituisce
un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un’insieme architettonico o tecnologico, o
di un paesaggio, che illustri una o più importanti fasi nella storia umana. Infine il criterio
numero sei, che recita: è direttamente o materialmente associata con avvenimenti o
tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie, dotate di un significato
universale eccezionale. Una volta individuati, argomentati questi tre criteri, in base ai quali si
avanza la proposta di candidatura, viene proposta una dichiarazione che è un po’ il cuore del
dossier, di valore universale o eccezionale del sito che si propone per la lista del patrimonio
mondiale. Queste affermazioni del valore eccezionale sono suffragate da un’analisi di altri siti
industriali comparabili a livello internazionale, che vengono presi in esame per evidenziarne
le analogie, le differenze, e per mettere in evidenza quelli che sono gli aspetti peculiari e
rilevanti del sito industriale sestese. Il terzo e ultimo blocco significativo del dossier, che è
composto dai capitoli 5 e dai relativi allegati, dal capitolo 6, è il cosiddetto Piano di gestione.
Piano di gestione che viene nel dossier dopo una rassegna delle trasformazioni in corso nella
città dal punto di vista urbanistico, e quindi anche dei progetti e processi di trasformazione in
atto. Dicevo, questa parte del Piano di Gestione è composta di una sezione discorsiva e di
una serie di schede. La sezione discorsiva mette in evidenza le politiche che si intende
perseguire, per tutelare e valorizzare i beni che vengono proposti all’iscrizione. Vorrei a
questo proposito ricordare il valore, non solo come è stato più volte detto, delle politiche di
tipo urbanistico o relative ai beni materiali, ma anche quell’insieme di politiche culturali, di
conservazione, elaborazione e trasferimento della memoria, di cui una parte significativa in
città, anche se non esclusiva, è svolta dalla Fondazione Isec, che sono parte integrante della
candidatura, e della possibilità di leggere il territorio della nostra città in termini significativi
dal punto di vista storico. Voglio dire cioè che la candidatura e il progetto, si compone da un
lato degli aspetti fisici, materiali dei monumenti, dei siti, degli edifici, e dall’altro degli elementi
di memoria, degli elementi documentali, degli archivi, della storia scritta e della storia orale,
che messi in concessione con il patrimonio fisico, riescono a dare l’idea di un’evoluzione
storica che possa essere leggibile nella realtà di oggi. Il Piano di Gestione, dunque, individua
gli elementi per tutelare, valorizzare e far agire sia gli aspetti della memoria fisica, sia gli
aspetti della memoria culturale. Accanto a questo, in allegato al capitolo 5 è individuata una
sezione composta nuovamente di schede, che fanno riferimento in modo puntuale ai 37 beni
schedati nella parte relativa alla descrizione del patrimonio, e che individuano le politiche, gli
interventi previsti per la conservazione e la tutela di questi beni. Voglio a questo proposito
fare solo due precisazioni. La prima è che in questo caso non ci troviamo di fronte a 37
schede ma un numero molto inferiore, 13 se non sbaglio, perché nelle prime due schede
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sono stati raggruppati tutti i beni che sono afferenti all’area della ex Breda, e tutti i beni che
sono afferenti all’area delle ex Falck. Questo perché, appunto, parliamo di gestione secondo
criteri di valorizzazione della memoria, e non solo di gestione di luoghi fisici. La seconda
considerazione è che il Piano di Gestione è al tempo stesso l’elemento più in divenire
dell’intero dossier, nel senso che mette insieme interventi di recupero già realizzati e in
qualche modo avviati, si faceva poco fa l’esempio del Carroponte, che è uno di questi casi,
fino ad individuare interventi di recupero in corso e all’estremo opposto individua interventi
che ancora devono essere realizzati, e per i quali vengono indicate delle linee guida. Per
questo, dunque, è la parte più in divenire del dossier, perché man mano che si passerà dalle
linee guida all’attuazione di politiche concrete, le indicazioni, che in alcuni casi sono ancora
di carattere generale, potranno e dovranno precisarsi e concretizzarsi in singole politiche e in
singoli interventi. Qui l’elemento decisivo è l’intervento anche del Consiglio Comunale, e in
particolare della Commissione, che a questo proposito è stata istituita che, credo, insieme
con le attività di promozione dovrà affrontare soprattutto questo tema nella fase finale di
elaborazione del dossier, che dirò più avanti. Questi sono gli elementi essenziali, ho provato
a raggruppare i 9 capitoli del dossier nei tre elementi centrali che lo compongono. Resta da
citare il capitolo 6, che è in qualche modo, dal punto di vista concettuale, un’appendice del
Piano di Gestione, perché mentre il capitolo 5 individua, come dicevo, gli strumenti e gli
obiettivi della gestione, il capitolo 6 individua alcune misure di monitoraggio, che il Comune si
dà per poter controllare e verificare che gli elementi individuati dal Piano di Gestione siano
effettivamente portati avanti nei modi previsti. Forse vale la pena, a questo punto, ascoltare
dall’Architetto Loffi Randolin una, anche qui sintetica esposizione della struttura delle schede
del patrimonio, che fanno parte integrante del dossier.”
Si da atto che escono i Cons. Gerosa e Pasini
Presenti: n. 23
ARCH. LOFFI RANDOLIN: “Buonasera a tutti. Mi è stato richiesto di illustrare la genesi,
l’architettura delle schede, che sono una parte integrante del dossier, la cui redazione ha
impegnato non poche risorse, sia nella fase iniziale di predisposizione, sia successivamente
nelle indagini che abbiamo svolto sul campo. Occorre ricordare che nell’ambito della
costruzione del dossier, di presentazione per la candidatura Unesco, si è reso necessario
approfondire le conoscenze sul patrimonio storico e testimoniale del Comune, anche per
consentire agli esperti di comprendere meglio il complesso tessuto urbano della nostra città.
Per facilitare il compito degli specialisti, che dovranno esaminare e valutare la candidatura,
sono state quindi compilate come ha già accennato precedentemente il Dottor Ottolenghi, 37
schede, che individuano gli elementi più rilevanti del patrimonio industriale e documentale. È
stato redatto un vero e proprio repertorio, riferito alle tipologie edilizie più significative, e alla
loro presenza nel tessuto urbano. Il punto di partenza per definire i beni da schedare, è stato
l’elenco allegato al Piano Regolatore allora vigente, questo lavoro di schedatura è cominciato
grosso modo nell’autunno del 2006. Questo riferimento è stato indispensabile per una lettura
attenta del territorio sestese. Questa lista è stata parzialmente rivista, in parte perché la
realtà si era comunque modificata negli anni, in parte perché erano intervenute delle nuove
12
normative, soprattutto per quello che riguarda l’introduzione della Legge 12, che comunque
introduceva delle innovazioni, soprattutto rispetto alle definizioni delle categorie di intervento.
Attraverso una proficua ed intensa collaborazione attivata dall’Amministrazione con il DIAP, il
Dipartimento di Architettura del Politecnico di Milano e con Koinetwork, è stato messo a
punto uno schema di rilevazione, capace di contenere sia dati architettonici e strutturali degli
edifici, sia le fonti storiche, sia i significati simbolici e culturali dei beni evidenziati. Gli sforzi
congiunti dei tecnici del settore dell’urbanistica, e dei ricercatori di DIAP, e naturalmente del
Dottor Bergeron e la Dottoressa Pontois, che ci hanno sempre pungolati e tenuti molto
sottocontrollo, hanno prodotto un modello di scheda del tutto originale, perché mirato non
solo o non tanto alla catalogazione di edifici di pregio, ma interessato a trasmettere, anche se
sinteticamente, il valore testimoniale e simbolico degli elementi studiati. Notevole è stata la
disponibilità offerta dalla comunità cittadina per indagare questo aspetto, trattandosi di storia
recente, o addirittura contemporanea, la documentazione quindi spesso non è
sistematizzata. Abbiamo però potuto contare su collaboratori di valore, prima di tutto il già
ricordato Isec, e poi semplici cittadini o ex lavoratori delle grosse fabbriche. Mi piace
ricordare le preziose indicazioni che abbiamo avuto dall’Ingegner Rossini e dal Signor
Falconati, che molti di voi conoscono, che ci hanno consentito un approccio non soltanto
tecnico, ma basato anche su testimonianze dirette, e di ciò siamo veramente loro molto grati.
La scelta degli edifici da inventariare, naturalmente ha meritato non poche riflessioni, infatti
dalla ventina di schede inizialmente previste, 17 anzi per la verità, oggi ne sono allegate a
dossier ben 37, frutto di una crescente consapevolezza che non era possibile circoscrivere la
realtà di Sesto alle sole emergenze edilizie di origine industriale, che pure ci sono e sono,
come sapete, straordinarie. Ma che occorreva restituire, allargando il numero degli oggetti
censiti, l’eccezionale complessità della storia dell’evoluzione della città, che nasce dalla
sommatoria di edifici, di spazi, di funzioni, ma anche dalle relazioni che si snodavano tra la
vita che si svolgeva all’interno della fabbrica, e tutto quello che avveniva al di fuori di questa.
Questa lista che abbiamo stilato ha, pertanto, il merito di includere tipologie di edifici
sufficientemente diversificate, indispensabili come supporto ad ampio spettro, per un futuro
percorso della memoria all’interno del Parco dell’Archeologia Industriale, oggetto della
candidatura. Possiamo mostrare una mappa, dove è rosso sono evidenziati tutti i punti che
corrispondono agli oggetti schedati. Come si vede dalla mappatura, la presenza di
emergenze morfologiche significative, è dislocata in modo diffuso per la città. Le 37 schede
di catalogazione, che direttamente o indirettamente si riferiscono al patrimonio industriale
cittadino, sono state redatte a partire, come dicevo, dall’autunno del 2006, e sono state
organizzate in quattro categorie funzionali, tutte riconducibili all’articolato mondo che
comunque nella fabbrica aveva il suo punto di origine e il suo fulcro. Le categorie sono le
seguenti, “housing” si riferisce alla categoria delle abitazioni destinate alla forza lavoro nelle
sue diverse componenti. Quindi ci sono le case degli operai, i villaggi, le villette degli
impiegati e dei dirigenti. C’è poi la categoria industriale degli edifici, con una funzione
direttamente produttiva, o comunque inseriti all’interno dei recinti delle grosse fabbriche .
Segue una categoria destinata, dedicata ai servizi, cioè la variegata presenza di locali e di
strutture ricreative, sociali e sportive, come i campi sportivi Breda, Falck, Marelli o l’asilo
13
Montessori, che tanta parte hanno avuto nella vita comunque della classe lavoratrice della
città. Infine è schedata la Villa Torretta per la sua stretta relazione con la storia operaia della
grande industria. A loro volta le schede predisposte sono state concepite e suddivise per
sezioni omogenee, che partono dalla raccolta dei dati identificativi del bene, quale
l’ubicazione, condizione giuridica, utilizzo originario ed attuale, e presenza di eventuali
vincoli. Questa è una rappresentazione di una scheda, in particolare quella del Villaggio Diaz.
Una seconda sezione è dedicata alla natura concreta del bene, partendo quindi dalla
morfologia dell’edificio, o del complesso degli edifici come nel caso dei villaggi, e quindi al
rapporto che questi hanno con il tessuto urbano circostante. Ci si sofferma poi sull’identità
fisica dell’oggetto, vale a dire sulla tipologia edilizia, sulle caratteristiche strutturali,
architettoniche e costruttive, e sullo stato di conservazione, sulle ipotesi di intervento e di
riutilizzo. C’è poi una parte che riveste un interesse particolare, e che riguarda il valore
simbolico dell’oggetto della scheda. Questo si riferisce sia ad avvenimenti peculiari collegati
al bene, sia al ruolo e alla funzione che questo ha rivestito per la collettività. Questo settore
della scheda ha richiesto una ricerca a tutto tondo, perché le informazioni spesso non erano
sistematizzate, e quindi è stato necessario spulciare archivi, schede e documenti inediti,
fondamentale anche in questa fase del lavoro è stata la possibilità di accedere alla fonte,
quasi inesauribile, messa a disposizione dall’Isec. Concludono l’indagine riferimenti
bibliografici e iconografici, per questi ultimi oltre a reportage fotografici estemporanei e svolti
da molti di noi, ci si è spesso avvalsi degli archivi storici del Comune, cui si è attinto un po’ a
mani vaste, facendo anche un’opera minuziosa di controllo e verifica del contenuto di cartelle
polverose, spesso non al loro posto. Con la necessità di scannerizzare planimetrie e progetti
in parte riportati sulle schede, e molte anche sono comprese nell’allegato B, allegato al PGT.
La messa a punto e la stesura di questo materiale è stata comunque anche un’occasione
importante da un punto di vista sperimentale, se così possiamo dire, per censire e catalogare
una parte del patrimonio della città diffuso e variegato. Infatti se queste schede non appaiono
con una assoluta novità ai membri del Consiglio, è perché il format che abbiamo messo a
punto è stato poi in parte, anche se semplificato, utilizzato per inventariare in occasione della
redazione del quadro conoscitivo del PGT, un’ulteriore notevole numero di edifici, anche
appartenenti a categorie non inserite nei beni segnalati per la candidatura, come le cascine o
le altre ville, o altre diverse tipologie di servizi. Non tutti questi beni sono oggetto di uguale
trattamento, anche se tutti sono stati ritenuti, in ogni caso, degni di uguale attenzione. Il
lavoro di schedatura, nel suo complesso, è stato certamente anche propedeutico alla
definizione dei principi e dei criteri contenuti nel Piano delle Regole, che come sapete è uno
dei tre documenti che compongono il PGT. Il Piano delle Regole, per ciascuna categoria
individua strumenti e misure, dirette a conservare e a proteggere gli edifici e le aree con un
valore storico documentale, e indica nelle norme tecniche le procedure che consentiranno di
conservare la memoria della storia di Sesto, e di rendere di nuovo vivo questo patrimonio. Il
paragrafo dedicato all’ambito di tutela e valorizzazione dei beni storico–documentali, è
dedicato ai beni meritevoli di tutela, tra questi rientrano i siti segnalati e schedati per il
dossier. La tutela e la valorizzazione dei beni storico – documentali della città delle
fabbriche, fermo restando l’obbligo a carico dei proprietari di conservare e mettere in
14
sicurezza questi beni, rimanda inoltre agli strumenti urbanistici e agli atti convenzionali, come
accennava prima Ottolenghi. O rinvia, la disciplina di detti beni, alle previsioni del Piano dei
Servizi per quanto attiene gli edifici pubblici o di uso pubblico. Gli interventi ammissibili sono,
di norma, quelli che consentono di mantenere efficiente la struttura, nel rispetto dei caratteri
tipologici del bene stesso, e del servizio erogato. C’è da aggiungere, infine, che la volontà
dell’Amministrazione di tutelare il paesaggio culturale evolutivo presente nel territorio di
Sesto San Giovanni, esce indubbiamente rafforzata dalla candidatura per l’Unesco, sia che
questa venga accolta, come ritengo tutti ci auguriamo, sia che l’esito non sia positivo.
Perché comunque ha innestato una riflessione trasversale e molto ampia, sul futuro della
città, e quindi indipendentemente dall’esito credo che un risultato positivo sia comunque già
stato raggiunto. “
Si da atto che esce il Con. Senzamici.
Presenti: n. 22
PRESIDENTE: “Grazie all’Architetto. Un ultimo intervento da parte del Dottor Ottolenghi.So
che è faticoso ascoltare, però lo abbiamo deciso in sede di Commissione, perché ci
sembrava opportuno portare a conoscenza di tutti quale è stato un po’ il cammino che è stato
fatto su questa candidatura, quindi stasera ci tocca la fatica dell’ascolto. Grazie. “
DOTTOR OTTOLENGHI: “Grazie Presidente. Volevo concludere con una sintetica
informazione, che soprattutto i Consiglieri che fanno parte della Commissione già conoscono,
relativa al lavoro che ci aspetta da qui in poi. Posto che nel materiale che avete a
disposizione, si dà conto anche del lavoro che è stato fatto finora. Il lavoro si articola
soprattutto in due aspetti, uno di tipo tecnico – istituzionale, entro questo mese invieremo il
dossier al Ministero dei beni e delle attività culturali, avviando così di fatto, in modo formale,
la procedura che finora è stata seguita in termini informali, nel senso che abbiamo tenuto
informato l’Ufficio Patrimonio Unesco del Ministero, dello stato di avanzamento dei lavori, e
delle tappe che avevamo dinnanzi. Il Ministero dovrà, ovviamente, analizzare il dossier e
formulare le due osservazioni, richieste di chiarimento, e richieste e proposte di integrazioni,
e con questo le rimanderà all’Amministrazione Comunale. Sarà compito dell’Amministrazione
realizzare le integrazioni richieste dal Ministero, incontrando in questo il lavoro della
Commissione Consiliare e del Consiglio Comunale, arrivando poi in Consiglio
all’approvazione del Piano di Gestione, così come eventualmente anche integrato sulla base
delle indicazioni del Ministero, per poter poi inviare nuovamente, la versione a questo punto
definitiva del dossier, al Ministero. Il Ministero, se lo farà proprio, presenterà il dossier, e
quindi la candidatura all’Icomos nelle sedi internazionali, perché le candidature alla lista del
Patrimonio Mondiale vengono avanzate dagli Stati, e quindi per essi dai Governi. L’Icomos a
quel punto dovrà assegnare il dossier ad un pool di esperti, reclutati presso gli organismi
internazionali competenti accreditati, che valuteranno la candidatura sia attraverso l’analisi
dei documenti presentati, quindi il dossier e gli allegati, il sito web, sia attraverso sopralluoghi
sul campo. Il resoconto dei lavori degli esperti individuati, costituirà la base per una sintesi,
una decisione sintetica dell’Icomos, che potrà essere di rifiuto, di accoglimento, o di richiesta
15
di supplemento di istruttoria per chiarire meglio alcuni aspetti, e che una volta completato
eventualmente il supplemento di istruttoria, inoltrerà la richiesta al World Heritage Committee
dell’Unesco, il Comitato Internazionale del Patrimonio dell’Unesco, che dovrà formalizzare la
decisione finale. Questa è la parte istituzionale che abbiamo di fronte. A questa parte si
accompagna un lavoro di promozione e sostegno di partecipazione alla candidatura, che
oltre ad avere un significato per la città, ha un significato anche tecnico. Nel senso che, in
modo più o meno formale, ma nei fatti fra gli elementi di valutazione della candidatura c’è
anche il grado di coesione, di partecipazione, di adesione, di sostegno, che la candidatura ha
da parte della città. In primo luogo perché il fatto che altri possano credere e ritenere valida
questa candidatura, naturalmente è influenzata da quanto ci crede, e la ritiene valida la città
proponente. In secondo luogo anche per un aspetto più tecnico, e cioè il fatto che di fronte
alle difficoltà che inevitabilmente sorgeranno nella gestione e nella tutela, il grado di
coesione, di convinzione della città e delle sue istituzioni, è un elemento significativo per
valutare la probabile capacità, ritenute di superamento di queste difficoltà, da parte della
città. Cioè la capacità, di fronte alle difficoltà, di trovare le risorse per farvi fronte. Di questo
lavoro di promozione e sostegno fa parte, naturalmente, il lavoro con altre istituzioni e i
comuni a noi vicini, la Provincia, che tra l’altro, posso dire, è qui presente questa sera con il
Direttore Centrale del Settore Cultura, e la Regione Lombardia. Vale la pena sottolineare
che sia Provincia di Milano, sia Regione Lombardia, hanno dato il proprio patrocinio al
workshop che Koinetwork, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, organizza a
Parigi per il 27, 28 e 29 di questo mese, che è un workshop euro-giapponese sull’economia e
il patrimonio industriale. E che in occasione di questo workshop vedrà anche l’inaugurazione
di una mostra sulla città di Sesto e sul progetto di candidatura, presso la Maison d’Italie di
Parigi, che abbiamo conosciuto in questa occasione essere stata realizzata da Falck,
finanziata, realizzata e commissionata da Falck all’inizio del secolo scorso. Quindi le
istituzioni, Comuni, Provincia e Regione, gli enti tematici che lavorano attorno a questi temi,
quindi L’Associazione Italiana per l’Archeologia Industriale, l’AIPAI, il Ticcih Comitato
Internazionale di cui si è già parlato, l’AUDIS, l’Associazione per le Aree Urbane Dismesse,
la Rete TRACE delle città in trasformazione, di cui Sesto San Giovanni fa parte e al cui
interno sarà realizzato un altro workshop internazionale, che avrà luogo invece il 20 e il 21
sempre di questo mese a Sesto, al MIL, proprio per mettere a confronto realtà industriali e
urbane in traformazione, l’Istituto Nazionale di Urbanistica etc. Un terzo punto è quello che si
sviluppa attraverso l’organizzazione di convegni e congressi, come quelli che ho già
ricordato, o il prossimo Congresso Mondiale del Ticcih previsto in Germania a fine agosto.
Infine, ma come si suol dire ultimo non per importanza, è il coinvolgimento della popolazione
cittadina e dell’opinione pubblica, a scala metropolitana e nazionale. Quindi abbiamo
cominciato a lavorare in diverse direzioni, uno strumento, a questo proposito, è il sito della
candidatura che è stato pubblicato dopo la riunione consiliare del marzo corso, in cui è stata
istituita la Commissione dedicata alla candidatura, e sul quale si dà conto, passo passo di
tutte le attività, e anche degli eventi e della rassegna stampa che sono, come ha detto il
Presidente del Consiglio in apertura di seduta, sono disponibili per i Consiglieri qui su carta e
presso gli uffici, ma che sono anche consultabili continuamente sul sito. A proposito del sito
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vorrei citare un episodio a cui ha già fatto riferimento l’Architetto Loffi Randolin poco fa, e
cioè il fatto che attraverso la pubblicazione di materiale sul sito, hanno cominciato ad attivarsi
gli interessi di alcuni cittadini, ricordava l’Ingegner Rossini che è stato per molti anni il
Direttore nell’OMEC, cioè l’Officina Meccanica e Costruzioni della Falck, che è uno dei più
rilevanti edifici catalogati all’interno del progetto di candidatura, e che vedendo questo lavoro
ci ha contattati, e ci ha consegnato uno straordinario catalogo di fotografie che abbiamo
acquisito digitalmente, naturalmente lasciando a lui gli originali, che sono anche questi
disponibili sul sito. Sarà presto disponibile anche la videointervista, che è stata realizzata a
cura dell’Isec, che è una testimonianza significativa, che porta testimonianze significative
della storia dell’Omec e della Falck. Questo per dire anche la potenzialità di un processo di
partecipazione, sia dal punto di vista del coinvolgimento, sia dal punto di vista del risultato
scientifico, perché poi una parte delle conoscenze e delle informazioni possono essere
reperite soltanto in questa forma. Ci sono altri contatti in corso, e quindi credo che altri
archivi e altre testimonianze di altre persone verranno acquisite. Di questo lavoro fa parte,
poi naturalmente la stampa di materiale informativo a diversi livelli di approfondimento, il
rilancio se la Commissione Consiliare lo riterrà, del Comitato di sostegno alla candidatura,
con tutte le modifiche, correzioni e innovazioni che dovranno essere introdotte, la costruzione
di una rete di istituzione di cittadini amici della candidatura, la promozione di manifestazioni
ed iniziative, che in realtà proseguono ormai da anni, anche se qualche volta magari non
hanno avuto il marchio dell’Unesco, ma che erano sui temi della storia cittadina del
patrimonio industriale. Infine la raccolta di idee, proposte, materiali e testimonianze che può
avvenire anche attraverso il coinvolgimento attivo dei cittadini.Il primo appuntamento previsto
a questo proposito, è il gioco on line “ma quante ne sai”, che sarà realizzato attraverso il
portale del cittadino, in collaborazione con la biblioteca civica, biblioteca centrale e quindi il
settore cultura, che propone alcune domande ai cittadini sulla storia di Sesto, e che poi
prevede nell’arco di due settimane di pubblicazione, un premio a chi risponderà in modo
corretto al maggior numero di domande, alcune semplici ma altre abbastanza complicate.
Ma questo naturalmente è solo un primo passo e un primo esempio, di una ampia attività di
promozione che può essere sviluppata. Grazie. “
Presenti: n. 21
Si da atto che esce il Cons. Eberini
PRESIDENTE: “Grazie a lei, grazie al Dottor Ottolenghi. A questo punto è terminata la fase
di presentazione etc. Se ci sono dei Consiglieri che vogliono fare interventi o richieste di
chiarimento, dare un proprio contributo a questa serata, sono pregati di prenotarsi. Come
dicevamo, naturalmente questa è una serata di carattere proprio seminariale, cioè
informativa, poi è logico che il lavoro continuerà all’interno della Commissione che abbiamo
costituito, in modo tale da completare anche i passaggi rivolti alla città, o rivolti ad altre
associazioni che lavorano su questo tema. Consigliera Landucci prego. “
CONS. LANDUCCI: “Io volevo fare solo una domanda, un’informazione. Siccome si è parlato
di diverse candidature, io volevo capire, ma in questa competizione c’è un numero, cioè ci
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sono solo delle gare annuali, biennali, c’è un numero di vincitori possibili, cioè come è che
funziona? Perché questo non lo si è capito minimamente. Grazie. “
PRESIDENTE: “Grazie a lei. Se ci sono altri interventi, magari li raccogliamo insieme, così
poi diamo le risposte in un unico turno. Consigliere La Corte prego. “
CONS. LA CORTE SILVIO: “Anche io vorrei fare solo una domanda, oltre che ringraziare
tutti quanti hanno collaborato alla realizzazione della prima parte del progetto, ma non sto qui
a farla lunga dopo aver ringraziato, perché avremo altre occasioni. La mia domanda è
questa, ho guardato un po’ l’elenco dei beni inseriti in questo progetto, e ovviamente ci sono
molti beni che pur essendo tutelati, per come io ricordo la città di Sesto San Giovanni, non
sono inseriti perché evidentemente fanno parte di un altro percorso. Mi sono dato questa
spiegazione, non riesco a dare una spiegazione invece dell’assenza del Villaggio C.E.C.A. di
Via Pisa 179, che non sono il Museo Campari, per cui capisco che non possano rientrare qui
dentro, ma per come immagino io entrano in quel percorso. Non sto facendo un discorso
campanilistico di quartiere, lo conosco un po’ di più ed è proprio una domanda tecnica per
capire, per saperne una in più. Naturalmente mi sembra una cosa assolutamente bellissima,
davvero, per tutto quello che è stato detto non soltanto per l’architettura, ma per la storia
vera. Naturalmente dispiace ricordare quante cose di Sesto oggi non ci sono più
materialmente, io il primo ricordo che ho è che Via Rovani non era diritta come adesso, era
curva, c’erano da una parte le trafilerie e corderie, e dall’altra, se non ricordo male, le
Distillerie Moroni. Era curva e c’era qualche pittore, che ogni tanto si metteva lì la domenica
a dipingere questo viale, era proprio totalmente diverso da oggi, non c’è più ovviamente, Via
Rovani è quella, comunque molto è rimasto e mi sembra veramente un lavoro ammirevole e
positivo. Grazie. “
PRESIDENTE: “Grazie a lei Consigliere La Corte. La parola al Consigliere La Corte Orazio,
prego. “
CONS. LA CORTE O.: “Grazie Presidente, brevemente. Il lavoro che è stato fatto è
veramente interessante, encomiabile, e noi tutti, almeno da parte nostra e del nostro gruppo
ci impegneremo a sostenere. Anche io volevo fare una domanda tecnica, sapere se esiste la
possibilità di inserire qualche altro elemento, qualche altro gioiellino nella città. La città, la
storia industriale di Sesto non è stata solo la Breda e la Falck, ma c’erano tante altre piccole
e piccolissime industrie che gravitavano sul territorio. Come ricordava il Consigliere Silvio La
Corte, poco tempo fa è stato abbattuto e recuperato e messo via, un pezzo di un capannone
veramente interessante, fatto di strutture in ghisa arzigogolate, che io ho avuto la fortuna di
vedere in piedi e di guardare, e che oggi è da qualche altra parte. Cioè è depositato da
qualche parte, non so se potrà entrare, perché ci sono delle procedute molto specifiche per
gli edifici, quello è stato smontato, non so se si potrà reinserirlo, ma ci sono anche tante altre
piccole cose, e Sesto non era solo la Breda e la Falck, c’erano le Marelli, Ercole e Magneti, e
le cose che sono scomparse, ma ci sono ancora delle cose interessanti. Quindi volevo
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sapere se questo elenco di edifici che è stato inserito c’è la possibilità di ampliare, e appunto
se c’è questa possibilità eventualmente sarebbe interessante inserire qualche altro edificio.
Grazie. “
PRESIDENTE: “Grazie Consigliere La Corte. Se non ci sono altri interventi chiudiamo qui la
fase degli interventi, e do la parola al Dottor Ottolenghi per le risposte. Prego. “
DOTTOR OTTOLENGHI: “Per quanto riguarda la questione posta dalla Consigliera
Landucci, il numero di candidature. Fino a qualche anno fa questo problema non si poneva,
questo problema invece si pone a partire da una decina di anni fa, dal 2000, quando in un
solo anno sono state inserite in tutte le categorie, complessivamente 61 siti all’interno della
lista del patrimonio mondiale. Questo ha prodotto una qualche preoccupazione all’interno
dell’Icomos e dell’Unesco, e ha indotto a stringere un po’ le fila delle possibili adesioni, e a
stabilire dal 2004 un numero massimo di 30 iscrizioni all’anno, e anche un numero massimo
di iscrizioni all’anno per ogni Paese. Questo è un po’ più flessibile però, perché qui parliamo
indicativamente di due iscrizioni all’anno per Paese come massimo, però questo dipende
anche dal Paese e dalla categoria. Diciamo che oggi per esempio è estremamente difficile
per l’Italia, poter far passare nuove candidature nell’ambito del patrimonio culturale artistico
più tradizionale, di cui come sappiamo l’Italia è ricchissima in generale, e anche in termini di
siti riconosciuti dall’Unesco. Mentre c’è maggiore possibilità di proporre candidature in altri
ambiti, nei quali l’Italia è debole o del tutto assente, come il caso del patrimonio industriale.
Le conversazioni che abbiamo avuto con il Ministero dei Beni Culturali andavano
esattamente in questa direzione, quindi sì, credo di aver risposto alla sua domanda. Per
quanto riguarda invece la questione posta dal Consigliere Silvio La Corte sul Villaggio
C.E.C.A., questa è una questione che noi ci siamo posti e abbiamo dibattuto. Alla fine
abbiamo poi optato per non includerlo, perché abbiamo individuato in via prioritaria alcune
tipologie abitative più direttamente legate allo sviluppo di singoli complessi industriali, come
sono, per esempio, i due blocchi di case Breda classificati, il Villaggio Falck, il Villaggio Diaz.
Però tra gli allegati al dossier ci sono anche quei materiali che fanno parte del PGT, che
hanno censito anche altri siti, altri luoghi, altri edifici, oltre a quelli catalogati ai fini
dell’Unesco. Quindi sono ugualmente riconosciuti come luoghi di valore storico, anche se
non inseriti all’interno della lista per l’Unesco. Devo dire che a questo proposito però, tra
l’altro il Villaggio C.E.C.A. non è l’unico, perché esistono poi, sia pure di tutt’altro genere, le
case di Via Rovani, esistono le case dell’ex Marelli, quindi per stare anche solo sulla tipologia
abitativa esistono altri casi significativi, che sono comunque censiti nel complesso del
dossier, anche se si è scelto, almeno in questa fase, di non allargare troppo e quindi di non
dedicare una scheda specifica a questi temi. Anche se voglio dire che comunque la
classificazione non è del tutto chiusa, quindi c’è qualche margine per fare un’ulteriore
considerazione, soprattutto sui casi che sono stati già analizzati e sono stati oggetto di una
scelta per rivalutare, riverificare se sia il caso di includerli pienamente all’interno delle schede
catalogate. Anzi ne approfitto per dire che un caso di questo genere ci si è presentato nel
corso della redazione del dossier, ma nell’ultimo periodo, quando non sembrava più
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opportuno modificare la struttura allungando ulteriormente i tempi, quindi abbiamo deciso di
lasciarlo così, però riservandoci poi di aggiornare il dossier, in questo caso le schede nel
corso del lavoro istruttorio fra Sesto e Roma, che si avvierà prossimamente. È il caso della
collina del Parco Nord, sulla quale c’è il Monumento ai Deportati, perché quella collina è in
realtà un’ex discarica di scorie della lavorazione della Breda Fucine, e il Teatro che è stato
realizzato alle pendici della collina, è in realtà il Carroponte, in origine il Carroponte con il
quale venivano movimentati i materiali che poi venivano portati alla discarica. La riflessione
sull’opportunità di includere pienamente quel sito tra i beni catalogati, è sorta a seguito
dell’incontro a cui abbiamo partecipato, a cui faceva riferimento all’inizio il Professor
Bergeron, nel Nord-Pas De Calais nel novembre scorso, all’interno del processo di
candidatura di quell’area al patrimonio mondiale. Perché uno degli elementi significativi del
paesaggio industriale di quel bacino, sono esattamente i cumuli di scorie del carbone che si
levano, mi pare ce ne sono circa 150 in tutto il territorio, questi grossi cumuli neri che si
alzano all’interno di questo paesaggio verde, e sono una cosa abbastanza significativa. Ma
in alcuni casi, nei casi tra l’altro più, diciamo dei depositi più antichi, anche lì o per via
naturale, o per decisione esplicita di rimboschimento, sono diventati colline utilizzabili e
fruibili a tutti gli effetti. Quindi questo è un esempio di una questione che può essere oggetto
di una rivisitazione da qui alla stesura finale, anche prendendo in considerazione gli analoghi
siti che si trovano all’interno del Parco della Media Valle del Lambro, che in questo caso non
possono essere compresi formalmente e diventare oggetto di schede di candidatura, perché
sono in territorio di Cologno Monzese, ma che sono presenti nel Parco ai confini con Sesto,
che sono altrettanto significativi dal punto di vista delle modificazioni del paesaggio naturale,
prodotte dal processo produttivo. Tra l’altro in questo lavoro stiamo procedendo in piena
collaborazione con il Parco della Media Valle del Lambro e il Parco Nord. In questo quadro,
per finire, credo che possa essere valutata anche la questione che veniva posta dal
Consigliere Orazio La Corte, anche se lì bisogna capire quale sarà poi la destinazione di quel
capannone che è stato smontato, e quindi credo che ogni decisione sul dossier per quanto
riguarda questo manufatto, debba essere rinviata a quale sarà l’utilizzo o la collocazione, se
ci sarà, di questo manufatto all’interno della città. “
PRESIDENTE: “Io ringrazio il Dottor Ottolenghi, ringrazio tutti voi della pazienza con cui
avete seguito i lavori, e aggiorniamo la continuazione dei lavori su questo progetto all’interno
delle commissioni che abbiamo costituito, dove avremo modo di incontrarci e di confrontarci
ancora. Grazie a tutti e buonanotte. “
Alle ore 22.48 il Presidente dichiara chiusa la seduta.
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