II09_Tesi_Silvia Mascali Zeo
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Matricola 0000251965 Alma Mater Studiorum - Università di Bologna FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA Corso di laurea in Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro Aedes albopictus: DAL DISAGIO AL RISCHIO PER LA SALUTE. EVOLUZIONE DEL SISTEMA DI SORVEGLIANZA IN EMILIA-ROMAGNA Tesi di laurea in Igiene II Presentata da: dott.ssa Silvia Mascali Zeo Relatore: Dott. Guido Laffi Correlatore: Dott.Claudio Sessione I Anno Accademico 2008 Tutti i dati pubblicati sono riservati e il loro utilizzo è vietato. Per informazioni contattare [email protected] Venturelli INDICE PREMESSA............................................................................................................................. 1 CAPITOLO 1 – INTRODUZIONE....................................................................................... 5 1.1 AEDES ALBOPICTUS, AREALE DI ORIGINE ................................................................. 5 1.2 BIOLOGIA ED ETOLOGIA DEI CULICIDI .................................................................... 7 1.2.1 Culex pipiens ........................................................................................................ 18 1.2.2 Ochlerotatus caspius ............................................................................................ 20 1.3 AEDES ALBOPICTUS ....................................................................................................... 23 1.4 CRITERI PER IL RICONOSCIMENTO ................................................................................. 23 1.4.1 Morfologia dell’adulto ......................................................................................... 23 1.4.2 Morfologia delle uova .......................................................................................... 25 1.4.3 Morfologia delle larve .......................................................................................... 28 1.5 CICLO BIOLOGICO DI AEDES ALBOPICTUS ....................................................................... 29 1.6 DIFFUSIONE DI AEDES ALBOPICTUS .............................................................................. 34 1.7 DISTRIBUZIONE DI AEDES ALBOPICTUS.......................................................................... 35 1.8 DISAGIO SOCIALE E IMPORTANZA SANITARIA ................................................................ 42 1.8.1 La Chikungunya ................................................................................................... 43 1.8.2 Casi di Chikungunya nell’estate 2007 nella Regione Emilia-Romagna ............... 45 1.9 SORVEGLIANZA E LOTTA ............................................................................................... 49 1.9.1 La sorveglianza delle larve .................................................................................. 50 1.9.2 La sorveglianza degli adulti ................................................................................. 54 1.9.3 La sorveglianza delle uova ................................................................................... 54 1.9.4 La lotta ................................................................................................................. 55 1.9.4.1 Lotta antilarvale ........................................................................................ 56 1.9.4.2 Lotta contro gli adulti ........................................................................................ 57 1.9.5 Protocollo operativo della Regione Emilia-Romagna in presenza di casi sospetti o confermati di Chikungunya nel territorio regionale ..................................................... 59 1.9.5.1 Modalità di esecuzione della disinfestazione in aree indenni da Chikungunya 60 1.9.5.2 Interventi larvicidi ............................................................................................. 61 1.9.5.3 Rimozione focolai larvali .................................................................................. 61 1.9.5.4 Modalità di esecuzione della disinfestazione in aree con presenza di casi sospetti o accertati di Chikungunya .............................................................................. 61 CAPITOLO 2- OBIETTIVI................................................................................................. 65 CAPITOLO 3- MATERIALI E METODI ......................................................................... 73 3.1 EVOLUZIONE DEL SISTEMA DI MONITORAGGIO IN EMILIA ROMAGNA ........................... 73 3.2 LA RETE DI MONITORAGGIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA NELL’ANNO 2008 ..... 78 3.2.1 Ovitrappole utilizzate ........................................................................................... 80 3.2.2 Gestione del monitoraggio ................................................................................... 80 3.2.3 Protocollo operativo regionale per la gestione del monitoraggio ....................... 82 3.2.4 Scelta del numero di ovitrappole sul territorio regionale ................................... 84 3.2.5 Posizionamento delle ovitrappole ........................................................................ 88 3.2.6 Lettura campioni .................................................................................................. 88 3.2.7 Periodo di monitoraggio ...................................................................................... 88 3.3 LA RETE DI MONITORAGGIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA NELL’ANNO 2009 ..... 89 CAPITOLO 4- RISULTATI ................................................................................................ 91 4.1 ANALISI DEI DATI 2008 ................................................................................................. 91 4.2 ANALISI DEI DATI 2009 ................................................................................................. 92 4.2.1 Confronto dati del monitoraggio per AUsl Anno 2008-2009 .............................. 93 4.2.2 Confronto dati del monitoraggio per Capoluogo Anno 2008-2009 ..................... 97 4.2.3 Confronto dati del monitoraggio per Area Vasta Romagna Anno 2008-2009 .. 100 4.2.4 Confronto dati del monitoraggio per Comuni della Ausl di Cesena Anno 20082009 ............................................................................................................................. 101 CAPITOLO 5 -CONCLUSIONI ....................................................................................... 107 II BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................ 109 SITI INTERNET CONSULTATI ..................................................................................... 117 RINGRAZIAMENTI.......................................................................................................... 117 III PREMESSA La prima registrazione di Aedes albopictus in Italia è riconducibile all’inizio degli anni ’90 quando il vettore è stato introdotto attraverso il commercio di pneumatici usati. Dopo la sua introduzione la specie si è rapidamente diffusa mostrando un elevato livello di adattabilità alle condizioni ambientali del nostro paese. I primi rinvenimenti di zanzara tigre nella Regione EmiliaRomagna risalgono al 1994, anno in cui l’insetto fu trovato in un grosso deposito di pneumatici usati importati da un’azienda in rapporti commerciali con paesi extraeuropei, tra i quali gli USA e il Giappone. In un decennio Aedes albopictus ha coinvolto progressivamente tutte le città capoluogo e la maggior parte dei Comuni di pianura e bassa collina, comportando livelli elevati di disagio per la popolazione. Attualmente, nel periodo che va da aprile a ottobre, i Comuni maggiormente infestati nella Regione Emilia-Romagna, sono quelli che si trovano al di sotto dei 500 m s .l. m. La massima densità numerica della popolazione adulta si osserva generalmente tra metà agosto e metà settembre e, comunque, è strettamente correlata alle condizioni meteoclimatiche (temperatura, precipitazioni, ventosità), alle caratteristiche dell’area (urbana, rurale, marittima o collinare) e alle caratteristiche del microhabitat (dimensione e volume del focolaio, grado di insolazione, ecc). In alcune realtà di pianura e nelle zone costiere il periodo di presenza si estende, di frequente, fino a novembre inoltrato. Oggi Aedes albopictus non viene più considerata un semplice “fastidio”; infatti, l’episodio epidemico di febbre da Chikungunya virus, verificatosi in alcune zone della Regione Emilia-Romagna nell’estate 2007, ha concretizzato il pericolo che gli esperti del settore avevano previsto fin dal primo ingresso di 1 Aedes albopictus in Italia. Si è trattato, infatti, del primo outbreak di una malattia umana da arbovirus, trasmessa da uomo a uomo da una zanzara, verificatosi in un paese a clima temperato al di fuori dell’area endemica. Da questo momento in poi Ae. albopictus si è trasformata da fastidioso insetto di interesse ambientale, al pericoloso vettore di arbovirus di grande importanza sanitaria. Considerato che la zanzara tigre è un vettore naturale di questo e di altri arbovirus pericolosi per la salute umana e, visto che, la specie è ormai saldamente radicata in Italia, è necessario tenere sotto controllo l’infestazione, sia per evitare che un episodio simile a quello avvenuto nel 2007 possa verificarsi nuovamente, sia per evitare l’importazione eventuale di un agente patogeno più virulento, come quello della Dengue. Nella Regione Emilia-Romagna, la necessità di contenere l’espandersi delle popolazioni di zanzara tigre ha reso necessaria una pianificazione degli interventi a diversi livelli; agli Enti Locali spetta la gestione della disinfestazione, mentre il Servizio sanitario regionale è tenuto a supportare le Amministrazioni pubbliche per quanto riguarda la sorveglianza dell’infestazione, la programmazione degli interventi e le strategie di comunicazione e coinvolgimento dei singoli cittadini. Dalla comparsa di zanzara tigre in Regione (2a metà anni ’90) ad oggi, il sistema di sorveglianza ha subito una notevole evoluzione, potenziandosi e divenendo sempre più capillare. Il monitoraggio, attività prevista nell’ambito della sorveglianza entomologica, all’inizio aveva lo scopo di accertare la presenza della zanzara, ora, in seguito anche all’epidemia verificatasi nell’anno 2007, ha l’obiettivo di misurare il livello di infestazione in tutte le province e nei maggiori centri urbani. Dal 2005 l’Assessorato alle Politiche per la Salute promuove e finanzia un progetto regionale di sorveglianza e lotta alla zanzara tigre. Nel tempo il progetto regionale si è allargato in termini di partecipazione. 2 Dal 2005 faccio parte del Gruppo di lavoro regionale il quale, inizialmente, quando il progetto era in fase sperimentale, era rivolto solo al territorio della Romagna, mentre successivamente si è ampliato fino a coinvolgere tutti i Dipartimenti di sanità pubblica della Regione. Dal 2008, in seguito alle pressanti esigenze di controllo dell’infestazione conseguenti l’epidemia, il progetto è attuato in ambito locale da appositi gruppi di lavoro con la partecipazione di Comuni, Province, Aziende Unità Sanitarie Locali (AUsl) e Conferenze Territoriali Sociali e Sanitarie. L’epidemia ha, infatti, stimolato una forte integrazione e coinvolgimento dei vari Enti, all’interno dei quali numerose figure professionali sono state coinvolte: medici, veterinari, tecnici della prevenzione, assistenti sanitari ed entomologi. Oggi, nella nostra regione, la presenza di zanzara tigre viene considerata una vera e propria emergenza sanitaria, e per questo gli Enti competenti vengono incentivati ad adottare misure di lotta sempre più efficaci. Nel corso dell’anno 2007 la Regione Emilia-Romagna ha sostenuto le attività dei Comuni con un finanziamento di 1.000.000 di euro. Nella stagione 2008 è stato approvato il Piano regionale dell’Emilia-Romagna per la lotta alla zanzara tigre e la prevenzione della Chikungunya e della Dengue – Anno 2008. La disinfestazione è stata realizzata e gestita in tutto il territorio regionale dai Comuni in base alle linee di condotta definite nel piano. E’ stata effettuata un campagna informativa regionale, ripresa poi successivamente nell’anno 2009, al fine di coinvolgere e sensibilizzare maggiormente i cittadini alla corretta gestione degli spazi privati. Complessivamente il finanziamento necessario per la copertura di parte dei costi sostenuti dai Comuni interessati alla lotta alla zanzara tigre è stato di € 2.099.507,16. In ogni Comune, inoltre, sono state posizionate ovitrappole mediante una metodica omogenea messa a punto dal gruppo di lavoro di cui faccio parte. 3 Nel 2009 il sistema di sorveglianza, in capo al Servizio sanitario regionale, ha l’obiettivo di identificare tempestivamente i casi di infezione, anche solo sospetti, in modo da attivare tempestivamente le misure di controllo sanitario e di lotta alla zanzara tigre. Gli eventuali accertamenti diagnostici sono svolti dal Centro regionale di riferimento per le emergenze microbilogiche (CRREM) del Policlinico S.Orsola-Malpighi, nato nel 2008 e finanziato dal Progetto regionale. Medici di famiglia, pediatri, medici del Pronto soccorso e dei Servizi di continuità assistenziale sono coinvolti per il ruolo che possono avere nella eventuale prima individuazione di casi, mentre per quanto riguarda l’attività di monitoraggio e controllo sempre più forte, da parte delle varie strutture pubbliche, sanitarie e comunali, è l’esigenza di mettere in campo personale tecnico competente in materia. 4 CAPITOLO 1 INTRODUZIONE 1.1 Aedes albopictus, areale di origine Aedes albopictus, nota anche come “zanzara tigre”, appartiene all’ordine dei Ditteri, Famiglia Culicidae, Sottofamiglia Culicinae, Genere Aedes, Sottogenere Stegomya, Specie albopictus. E’ una specie di origine asiatica, il cui areale naturale di distribuzione comprendeva il sud-est asiatico, a partire dalle propaggini occidentali del sub-continente indiano, fino alle isole del Giappone. Il suo habitat originario è infatti rappresentato dalle foreste pluviali del sud-est asiatico (fig.1.1.2), ricche di piccole raccolte di acqua piovana, come le ascelle fogliari di alcune piante grasse, ad esempio le Bromeliacaee, i bambù spezzati e le cavità degli alberi, continuamente rifornite da abbondanti precipitazioni (Romi et al., 2006). Fig 1.1.1 Venturelli) 5 Adulto di Aedes albopictus (foto di Claudio Fig.1.1.2. Habitat naturale della zanzara tigre (foto di Claudio Venturelli) Dopo la seconda guerra mondiale, con l’aumentare degli scambi commerciali, ha iniziato a colonizzare aree geografiche, attraverso il trasporto passivo di uova, resistenti anche a lunghi periodi di disseccamento. Grazie alla sua plasticità biologica, una volta raggiunte nuove aree geografiche, la specie si adatta alle condizioni ambientali locali, in quanto riesce facilmente a utilizzare una varietà di piccole raccolte d’acqua dolce per lo sviluppo larvale, e nel deporre uova, è in grado di garantire una ibernazione chiamata “diapausa embrionale”. In Italia, le prime segnalazioni risalgono al 1990 nella città di Genova (Romi, et al. 2001). Le modalità e la rapidità con cui la specie si è diffusa nel nostro paese sono legate al commercio interno di copertoni usati che le grandi aziende importatrici, localizzate nelle regioni di nord-est, rivendevano ad imprese minori per la rigenerazione, ma anche al trasporto accidentale all’interno di veicoli. Ed è proprio la presenza di siti a rischio” (pneumatici usati e altri contenitori) dove ristagnano anche piccole quantità di acqua che consentono la 6 formazione di “aree primarie di colonizzazione” dalle quali ha inizio l’insediamento del territorio circostante. Oggi la zanzara tigre è diffusa su gran parte del territorio nazionale: è presente anche in Francia, Spagna, Svizzera, Belgio, Montenegro, Olanda, Grecia, Germania, Croazia, Slovenia, Bosnia Erzegovina e in Israele. In Emilia-Romagna in poco più di un decennio Aedes albopictus ha infestato tutte le città capoluogo e la maggior parte dei comuni di pianura e bassa collina di ogni provincia anche sfruttando il trasferimento passivo tramite il traffico veicolare. Come tutte le altre zanzare, Ae. albopictus presenta uno sviluppo strettamente legato alla presenza d’acqua dove depone le uova e dove si svolge il ciclo pre-immaginale. Le uova non sono poste direttamente in acqua, ma immediatamente sopra la superficie e schiudono solo quando sommerse e in presenza di condizioni climatiche e ambientali favorevoli. La zanzara tigre predilige piccole raccolte di acqua pulita e generalmente non utilizza i focolai larvali tipici delle zanzare più comuni, siano essi naturali (pozze, stagni, piccoli corsi d’acqua, ecc.) che artificiali (fontanili, canali per l’irrigazione, ecc.); questo la rende una specie tipica degli ambienti fortemente antropizzati, dove abbondano microfocolai costituiti da contenitori lasciati all’aperto (secchi, barattoli, bidoni, ecc.). Come molte zanzare del genere Aedes, l’adulto di questa zanzara si distingue per l’attività trofica diurna che si esplica soprattutto all’aperto e con estrema rapidità, nelle ore più fresche della giornata. Gli ospiti sui quali le femmine possono effettuare il pasto di sangue sono molteplici, principalmente uccelli e mammiferi, con una spiccata preferenza per l’uomo. 1.2 Biologia ed etologia dei Culicidi Le zanzare sono insetti appartenenti all’ordine dei Ditteri, sottordine Nematoceri, famiglia dei Culicidi la quale comprende 7 circa 3500 specie, raggruppate in due sottofamiglie: Culicini e Anophelini, facilmente distinguibili per diversi caratteri morfologici. Ai Culicini appartengono i generi Ochlerotatus, Aedes, Culex, Culiseta, Coquillettidia, Orthopodomyia e Uranotaenia; agli Anophelini il genere Anopheles (Romi et al, 1994). Le zanzare appartenenti ai generi Orthopodomyia (1 specie), Coquillettidia (1 specie), e Uranotaenia (1 specie) sono piuttosto rare e non rappresentano un problema sanitario. Ai generi Culex (circa 12 specie), e Aedes (circa 20 specie) appartengono, invece, specie di interesse sanitario, mentre al genere Culiseta appartengono 6 specie, considerate solo moleste. Per tutte le specie di Culicidi il ciclo si compone di una fase acquatica, la cui durata viene influenzata dalla temperatura dell’acqua e dalla disponibilità alimentare; in condizioni ottimali, nei mesi estivi, si compie in un tempo minimo di 5 giorni. Le dimensioni delle zanzare adulte variano tra le diverse specie. La maggior parte di esse sono presenti nelle zone calde del pianeta, ma alcune si sono adattate bene ai climi più rigidi come quello del Polo Nord, dove sono di vitale importanza per gli uccelli migratori che se ne nutrono durante i loro spostamenti (Venturelli, 2007). In Italia sono state classificate circa 70 specie, ma solo una decina di queste pungono l’uomo, in quanto solo in alcune specie le femmine sono ematofaghe, ossia necessitano del pasto di sangue per portare a maturazione le loro uova. Non tutte le specie di zanzare si nutrono di sangue umano: vi sono numerosi specie che preferiscono il sangue degli uccelli o di altri animali. Sono insetti olometaboli e compiono il loro ciclo attraverso 4 fasi di sviluppo: uovo, larva, pupa, adulto (Pantaleoni, 2005). 8 Fig 1.2.1 Ciclo biologico di Aedes albopictus (foto di Claudio Venturelli) Tutto il ciclo preimmaginale si può svolgere da 7 a 15 giorni e nei mesi estivi, con temperature elevate (T acqua = 26°C) si compie in un tempo minimo di 7 giorni (Venturelli, Macchini 2001). E’ importante sottolineare le differenze esistenti tra le sottofamiglie Anofelini e Culicini. Una prima distinzione può essere effettuata mediante l’osservazione degli stadi biologici. Ad esempio le uova di Anofelini si distinguono perché dotate di particolari strutture laterali dette galleggianti. Le larve sono prive del sifone, tipico organo respiratorio comune a tutti gli altri generi. Le pupe si distinguono per forma conica degli organi respiratori, detti orecchiette; gli adulti hanno gli organi di senso (palpi) lunghi quanto la proboscite mentre le femmine degli altri generi li hanno più corti. E’ possibile determinare rapidamente i vari generi appartenenti alla sottofamiglia dei culicini mediante l’analisi dei sifoni delle larve di IV stadio. La differenziazione sugli adulti, risulta invece molto più complessa. Nella maggior parte dei casi le uova vengono deposte direttamente sulla superficie dell’acqua, in alcuni casi sulla superficie umida del terreno vicino ai corsi d’acqua (Orthopodomyia e Aedes). Le zanzare del genere Culex e Culiseta depongono le uova esclusivamente sull’acqua, riunite in tipiche formazioni a “zattera” o “barchetta”, contenenti 100-400 uova, che riescono a galleggiare grazie all’esistenza di minuscole raccolte di aria comprese tra i singoli elementi. 9 Le zanzare del genere Anopheles e Aedes depongono le uova isolatamente e orizzontalmente. Le uova, deposte direttamente sull’acqua, schiudono in pochi giorni, mentre, quelle deposte sul terreno riescono a resistere anche per mesi all’essiccazione e schiudere simultaneamente una volta che il terreno viene nuovamente sommerso dalle acque. Alla schiusa delle uova segue una fase acquatica larvale, la cui durata può essere influenzata dalla specie, dalla temperatura e dal fotoperiodo. Gli stadi larvali sono quattro e si succedono attraverso 3 mute; la larva di IV stadio è l’unica i cui caratteri abbiano valore diagnostico. Dopo i quattro stadi larvali si ha la trasformazione in pupa, da cui, a seguito di una metamorfosi completa, emerge l’adulto alato. Fig 1.2.2 Differenziazione tra Anofelini e Culicini a vari stadi di sviluppo 10 Tutte le larve di zanzara vivono nell’acqua, in raccolte naturali o artificiali che costituiscono i così detti focolai larvali. Alcune specie si sviluppano in raccolte permanenti di acqua come stagni, aree palustri, ruscelli, torrenti ecc…Esistono specie d’acqua dolce e di acqua salata (Rioux, 1958). La larva ha forma cilindrica, vermiforme con il capo dotato di antenne, il torace appiattito e dotato di 9 segmenti. Nel penultimo segmento addominale si trova il sifone che ha funzioni respiratorie. Quest’organo reca una serie di piccoli denti (pettini), mentre un’altra struttura dentata (striglia) si impianta sul penultimo segmento addominale. I caratteri morfologici di pettine e striglia e la differente collocazione degli spiracoli tracheali vengono utilizzati in tassonomia. Solo nelle anofeline il sifone è assente e le larve respirano con una coppia di stigmi. L’assenza di tale organo, infatti, fa si che le larve per respirare devono disporre la parte ventrale del corpo, ove sono disposti gli spiracoli, a contatto con l’aria, assumendo una posizione parallela alla superficie dell’acqua. Fig 1.2.3 differenza morfologica delle larve di Anopheles, Culex, Ochlerotatus 11 Per respirare tutte le larve salgono spesso alla superficie dell’acqua, escluse quelle del genere Coquillettidia, che respirano mediante l’inserimento del loro sifone modificato nelle parti immerse dei vegetali. La respirazione delle larve di zanzara avviene attraverso due spiracoli tracheali (orifizi respiratori), circondati da strutture (valve) conformate per impedire l’entrata dell’acqua nella trachea e per facilitarne il galleggiamento (Pantaleoni, 2005). Sul capo delle larve si trovano delle spazzole boccale utilizzate per la nutrizione che avviene mediante la filtrazione delle particelle e dei microrganismi presenti nell’acqua (Venturelli e Macchini 2001). Le larve sono prive di zampe ma, in caso di pericolo, si spostano velocemente verso il basso con movimenti addominali. Fig.1.2.4 Larva di Anopheles 12 Fig.1.2.5 Larva di Culex Fig 1.2.6 differenza tra le pupe di Anofelini e Culicini Fig 1.2.7 pupe di Aedes albopictus 13 La pupa ha un aspetto completamene diverso dalla larva ed è molto mobile, se disturbata. E’ acquatica, ha aspetto rotondeggiante, il capo è fuso insieme al torace (cefalotorace), l’addome è ripiegato su se stesso. Sulla parte dorsale si notano due aperture o tube respiratorie fusiformi a corna, sul torace si notano gli abbozzi delle ali. Le pupe salgono in superficie solo per respirare (escluse quelle del genere Coquillettidia), non si nutrono nell’attesa di compiere la metamorfosi che darà origine all’ insetto adulto. Lo stadio di pupa dura da un giorno ad una settimana (a seconda della temperatura dell’acqua), poi la ninfa distende il corpo sulla superficie dell’acqua, il tegumento si rompe e, attraverso una fenditura dorsale della cuticola emerge l’adulto (sfarfallamento), che rimane appoggiato sul pelo dell’acqua per qualche momento prima di prendere il volo (Venturelli e Macchini, 2001). L’adulto, che vive in ambiente aereo, è un insetto dall’aspetto fragile, con il corpo diviso in tre parti: capo, torace e un addome molto affilato. Fig 1.2.8 caratteri morfologici di adulto di zanzara Sul capo si nota il caratteristico apparato boccale pungentesucchiante, vera e propria siringa ipodermica abilitata ad inoculare la saliva (con proprietà anticoagulanti, responsabile del fastidioso prurito, delle reazioni allergiche e della trasmissione di malattie 14 contagiose) e a prelevare il sangue dai capillari delle vittime (Celli, 1997). Lo stiletto è formato da sei componenti: • labbro superiore • due mandibole • due mascelle • prefaringe (nella parte superiore) • labbro inferiore (allungato e ripiegato anteriormente a forma di doccia per raccogliere i vari componenti dell’apparato boccale). La prefaringe è lo stiletto che, partendo dal labbro superiore, costituisce il canale di suzione. È proprio questo che consente alla zanzara di effettuare la sua azione pungente-succhiante: l’insetto si appoggia sul tessuto da pungere e lo perfora con tutti gli stiletti raggruppati, mentre il labbro inferiore si ripiega a gomito. Di seguito si attiva la prefaringe, una struttura cava, tramite un meccanismo simile a quello di un pistone aspira il sangue. Fig 1.2.9 Apparato pungente-succhiante delle zanzare Le zanzare sono guidate verso l’ospite da una costellazione di segnali visivi e olfattivi, in primo luogo dall’anidride carbonica emessa dalla respirazione, percepita alla distanza di 1 Km, man mano che si avvicina alla vittima viene guidata dall’odore del 15 sudore e dell’acido lattico formato dai muscoli, poi dalle correnti di convenzione che si formano attorno ad un essere vivente e che permettono l’individuazione dei capillari sanguigni. Dopo la puntura si può osservare l’addome della femmina riempirsi e colorarsi di rosso (Domenichini, et al 1989). L'apparato boccale è completato da un paio di palpi mascellari, particolarmente piumati nel maschio, che non sono interessati alla suzione. Le femmine hanno sui palpi peli cortissimi e radi (Domenichini, et al 1989). Fig 1.2.10 differenze tra le antenne dei maschi e delle femmine di zanzara 16 Nel torace troviamo uno scudo protettivo che sostiene l'unico paio di ali, su cui si notano le grosse caratteristiche nervature rivestite di pelo e i bilanceri, derivati dalla modificazione del secondo paio di ali. L'addome è ricoperto di grosse scaglie, è formato da 10 segmenti di cui gli ultimi 2 sono incastrati dentro l'ottavo, urite. L'ultimo segmento porta due cerci nella femmina e l'apparato copulatore del maschio. Gli adulti di zanzara, tanto i maschi quanto le femmine, si nutrono di liquidi zuccherini di origine vegetale, come ad esempio il nettare, la frutta in decomposizione o la melata degli afidi, elementi che apportano alle zanzare energie per il volo e per compiere l’attività riproduttiva. È la femmina che necessita proteine (assunte con il pasto di sangue) per portare a maturazione le sue uova; l’ospite può essere un rettile, un anfibio, altri insetti, o mammiferi; la preferenza di una o dell’altra vittima dipende dalla specie (Celli, 1997). Ci sono specie di zanzara attive al crepuscolo o di notte, altre che pungono di giorno, come Aedes albopictus. I maschi si spostano molto poco dai focolai di origine, mentre per le femmine la capacità di spostamento dipende da specie a specie. Dopo lo farfallamento le zanzare formano sciami dove le femmine, in genere, vengono fecondate in volo: un’unica fecondazione può essere sufficiente, grazie all’accumulo di gameti maschili nella spermateca di cui sono dotate le femmine per la deposizione. Esse depongono ogni 2-5 giorni, a seconda della specie e della temperatura ambientale un numero di uova che varia da qualche decina a qualche centinaio. In condizioni favorevoli una zanzara adulta può vivere da 3 a 4 settimane, gli adulti ibernanti possono vivere anche più di 6 mesi. 17 1.2.1 Culex pipiens La specie è costituita in realtà da due sottospecie, Cx. pipiens molestus e Cx. pipiens pipiens, difficilmente distinguibili. Per i diversi ambienti normalmente colonizzati la Cx. pipiens molestus è conosciuta come forma urbana mentre la seconda come forma rurale. Il carattere morfologico che consente una distinzione tra le due sottospecie (come larva) è rappresentato da un diverso indice sifonico (rapporto tra la lunghezza del sifone e il suo diametro maggiore): mediamente si aggira attorno a 3.5 per la molestus e a 3.8 per la pipiens. Gli adulti possono essere distinti analizzando, con l’elettroforesi, alcuni loci enzimatici del loro patrimonio genetico (Urbanelli et al. 1980). Entrambe le forme non si spostano a grandi distanze e sono attive di preferenza al crepuscolo e di notte in prossimità delle aree di sviluppo larvale da cui provengono. Possono entrare nelle abitazioni attirate dalla luce e dalla presenza di persone e rimangono attive per tutta la notte. La forma rurale è anche ornitofila mentre la molestus è solo antropofila. La molestus è in grado di accoppiarsi in ambienti ristretti (stenogamia) quali possono essere tombini o fognature, non necessita del pasto di sangue per portare a maturazione le prime uova (autogenia) e non entra in diapausa invernale (omodinama). Differenti sono inoltre gli ambienti utilizzati per lo sviluppo larvale; mentre la molestus predilige acque luride con forte carica organica anche se fortemente inquinate, la pipiens predilige acque limpide con sostanza organica di origine vegetale. Le zone di riproduzione sono le più svariate: tombini, cisterne, depuratori, reti di scolo e qualsiasi altra forma d'invaso anche di natura temporanea purché non vi siano pesci o altri artropodi predatori che normalmente sono in grado di contenere efficacemente le infestazioni. Sono attive da marzo a fine novembre con densità che variano in funzione dell’andamento stagionale. Normalmente svernano entrambe come femmine 18 feconde rifugiandosi in luoghi nascosti e tranquilli spesso costruiti dall’uomo come cantine, stalle, magazzini, ecc.. La molestus è in grado, però, di passare l’inverno in qualsiasi stadio vitale, compreso quello di maschio adulto (R. Pantaleoni 1997); le femmine possono pungere qualora le condizioni diventino favorevoli per brevi periodi. La velocità di sviluppo è variabile, in funzione della temperatura e della disponibilità di cibo, passando da poco più di una settimana ad oltre un mese; durante una stagione si possono perciò avere numerose generazioni. Culex pipiens è presente nella regione oloartica, afrotropicale e neotropicale, ed è una specie molto diffusa in Italia. Le zanzare del genere Culex depongono le uova direttamente sulla superficie dell’acqua le uova. Durante la stagione estiva le larve nascono in 24-48 ore e in una settimana raggiungono lo stadio di adulti. Le femmine di Culex pipiens si attivano al crepuscolo. Iniziano la stagione riproduttiva a fine maggio-inizio giugno e terminano di produrre uova a settembre. I siti in cui si possono sviluppare le larve vengono definiti focolai larvali, e sono costituiti da qualsiasi raccolta d’acqua, soprattutto quelle con alto carico organico (fognature, scarichi, tombini stradali, ecc.). Svernano come adulti, in una sorta di letargo, in luoghi riparati all’esterno o all’interno delle abitazioni, ad esempio nelle cantine, nei garage, nei depositi, nelle stalle, ma anche all’interno degli appartamenti. Fig 1.2.1.1 uova di Culex pipiens riunite in zattere galleggianti sul pelo dell’acqua 19 Fig 1.2.1.2 larva di Culex (sifone allungato) Fig 1.2.1.3 adulto di Culex Fig 1.2.1.4 esempio di focolaio di Culex 1.2.2 Ochlerotatus caspius Specie paleartica, molto comune in Italia, soprattutto nelle zone costiere e nelle risaie. Caratteri morfologici distintivi della larva: setola sifonica inserita distalmente rispetto all’ultima spina 20 del pettine, indice sifonico minore di 4, l’ottavo segmento delle larve di quarta età presenta 18-28 scaglie disposte su più file e con spina mediana nettamente distinta, sella del segmento anale interrotta ventralmente, setole frontali interne generalmente semplici, antenne con spicole, setola antennale multifida. Caratteri morfologici distintivi dell’adulto: palpi molto corti rispetto alla tromba, parte terminale dell’addome a punta, tarsi posteriori con banda centrale scura, la parte superiore dell’addome (tergite) presenta una banda centrale chiara e delle tacche chiare sulle coste. Sverna sotto forma d'uovo diapausante deposto solitamente nel terreno, nell'attesa delle condizioni ottimali. La prima schiusa avviene generalmente in aprile-maggio e le successive si susseguono in funzione della disponibilità dell’acqua oltre che del clima; infatti, essendo le uova deposte sopra il pelo dell’acqua, possono schiudere solo se sono sommerse. Adulti e larve possono essere ritrovati fino a novembre. Le larve si sviluppano solitamente in zone paludose, lagune, pozze, canali di scolo, e tollerano acque con gradi di salinità molto diversi che vanno dal dolce al salmastro. Le larve usufruendo talvolta di raccolte d’acqua temporanee molto piccole, sono caratterizzate da uno sviluppo larvale molto veloce, che gli consente di svilupparsi da uovo ad adulto, in presenza di cibo e temperature adeguate, in meno di una settimana. Nei focolai larvali può essere ritrovata in associazione a Cx. pipiens, An. maculipennis, Cs. Annulata. Le femmine pungono sia di giorno che di notte, con un picco verso il crepuscolo quando la temperatura si attenua; possono raggiungere una densità e un'aggressività talvolta allarmanti specialmente nelle zone costiere dove rappresentano una delle specie prevalenti. Generalmente sono antropofile ma attaccano qualsiasi altro animale, solo in caso di forti infestazioni possono spingersi anche all’interno delle abitazioni. Le alate possono spostarsi a distanze diversi chilometri, sfruttando i venti, invadendo i centri abitati e vanificando così la 21 lotta antilarvale eseguita localmente; ciò rende obbligatorio l’uso generalizzato, e non certo auspicabile, di adulticidi. Fig 1.2.2.1 larve di Ochlerotatus Fig 1.2.2.2 adulto di Ochlerotatus Fig 1.2.2.3 esempio di focolaio di Ochlerotatus Fig 1.2.2.4 esempio di focolaio di Ochlerotatus 22 1.3 Aedes albopictus Appartiene all’ordine dei Ditteri, Famiglia Culicidae, Sottofamiglia Culicinae, Genere Aedes, Sottogenere Stegomya , Specie albopictus. Arrivata in Italia da quasi 20 anni, la zanzara tigre è ormai ben adattata ai nostri ambienti ed è a quasi tutti gli effetti è una zanzara italianizzata. Tra tutte le specie di Culicini, infatti, Aedes albopictus, è una delle più abili a sperimentare con successo nuove risorse ecologiche. La sua grande capacità di adattamento le ha permesso di colonizzare gran parte dei continenti, dalla regione orientale a quella afrortropicale, da quella antartica fino a quella neotropicale e nell’Australia, entrando così a far parte della fauna culicidica locale di molte nazioni. Le popolazioni di Aedes albopictus che sono riuscite a colonizzare l’Europa sono dotate di una grande capacità di superare stagioni invernali anche molto rigide. Oggi, come già detto sopra, è stata rinvenuta in Germania, Francia, Svizzera, Spagna; Belgio, Olanda, Croazia, Montenegro, Spagna e Israele. 1.4 Criteri per il riconoscimento 1.4.1 Morfologia dell’adulto Aedes albopictus si distingue facilmente dal punto di vista morfologico dalla zanzara comune per la livrea “tigrata”. L’adulto di zanzara tigre, infatti, ha un corpo nero con striature bianche su capo, torace addome e sulle zampe. Le sue dimensioni sono di norma al di sotto del centimetro a seconda dell’ambiente in cui si 23 sviluppano le larve e alla quantità di cibo disponibile durante le fasi di sviluppo. La pigmentazione dominante è nera. Il capo è caratterizzato da una linea mediana di scaglie bianche che si estende fino allo spazio interoculare. La femmina ha la proboscide con scaglie scure e palpi mascellari bianchi nella porzione distale; il maschio ha palpi lunghi come la proboscide con anellature di scaglie bianche. Nel torace si evidenzia una caratteristica linea longitudinale di scaglie bianche che attraversa la faccia superiore del torace e prosegue sul capo. Le zampe hanno anellature bianche, l’addome presenta segmenti addominali con bande basali trasversali fatte di scaglie argentee separate basolateralmente dove formano macchie triangolari. Il netto contrasto dei due colori bianco e nero la rende facilmente riconoscibile rispetto altre specie. Fig.1.4.1.1 morfologia dell'adulto di Aedes albopictus: vista dorsale della femmina. A, zampe, paio anteriore; B, paio mediano; C, paio posteriore. 1-5 segmenti tarsali 24 1.4.2 Morfologia delle uova Per l’identificazione delle uova occorre un ingrandimento di almeno 100 volte. L’uovo ha forma ellittica con un lato più appiattito; subito dopo la deposizione è di colore biancastro, poi diventa sempre più scuro sino a diventare nero lucente. Le uova sono di forma ovoidale ellittica. Sulla superficie dell’esocorion si trovano dei “tubercoli” in rilievo apprezzabili a forti ingrandimenti. Le dimensioni medie variano da 0,610 mm x 0,193 mm. Possono essere confuse con le uova di Aedes geniculatus, specie che può colonizzare lo stesso focolaio. Aedes geniculatus è particolarmente insidiosa nell’Italia nord-orientale, è una specie arboricola comune, antropofila e aggressiva; si ritrova frequentemente nei boschi di latifoglie e nella alberature cittadine (di platano, tigli, ippocastano), ma può colonizzare anche piccole raccolte di acqua artificiale. Le dimensioni delle uova delle due specie di zanzare sono simili: per Ae.albopictus sono di 0,610x0,193 mm (Estrada-Franco J.G., 1995), mentre per Aedes geniculatus sono di 0,697x0,212 mm (Encinas G., 1982). Per quanto riguarda la forma, quelle di Aedes geniculatus hanno una forma meno affusolata. Fig.1.4.2.1 confronto fra le uova di Aedes albopictus (sinistra) e Aedes geniculatus (destra) 25 Allo microscopio elettronico a scansione le differenze si notano in maniera molto evidente; in particolare il corion nelle uova di Ae.albopictus appare cosparso di tubercoli semisferici ((Estrada-Franco J.G., 1995) mentre in quelle di Aedes geniculatus è percorso, ad esempio, da un reticolo di cellule poligonali (Encinas G., 1982). Fig.1.4.2.2 confronto al microscopio elettronico a scansione fra le uova di Aedes albopictus (alto) e Aedes geniculatus (basso) Le uova di Aedes albopictus consentono alla specie il superamento dei rigori invernali e dei periodi siccitosi estivi grazie 26 a raffinati meccanismi bio-fisiologici che permettono all’embrione di rimanere in uno stato di vita quiescente. Il corion (l’involucro) e l’arresto dello sviluppo dell’embrione permettono la resistenza al disseccamento e alle basse temperature nelle popolazioni selezionate nelle aree temperate: • a tenori di umidità del 60-75% e temperature di 25°C dopo 4 mesi la percentuale di sopravvivenza è ancora del 24%; • è stata osservata la sopravvivenza a –10°C per 24 ore Dopo la sommersione l’embrione conclude lo sviluppo e schiude in un tempo variabile da 0 a 6 giorni in funzione della temperatura e del fotoperiodo. In autunno le femmine depongono uova cosiddette diapausanti in quanto idonee a superare l’inverno. Le uova vengono deposte a partire da circa 60 ore dal pasto di sangue. La femmina le attacca singolarmente, appena sopra il livello dell’acqua, sulla parete del contenitore che trattiene l’acqua. Una piccola parte delle uova possono essere deposte anche sulla superficie dell’acqua. Fig.1.4.2.3 uova di Aedes albopictus 27 1.4.3 Morfologia delle larve Per la determinazione certa della specie a partire dagli stadi larvali occorre l’ausilio di uno stereomicrosopio (30-80 ingrandimenti). Capo • setole frontali interne bifide o multifide • antenne lisce (senza spicole) • setola antennale semplice Torace • setole flessibili, semplici o multifide • assenza di setole toraciche e addominali di forma stellata (a differenza di Ae. geniculatus) Addome • ottavo segmento: 6-13 scaglie in un’unica fila, costituite da un’unica grossa spina • sifone respiratorio: indice sifonico inferiore a 4, più corto o di lunghezza uguale a quella della setola interna della spazzola dorsale; non ha setole sulla superficie dorsale; setola sifonica impiantata distalmente rispetto all’ultima spina del pettine e il suo apice non raggiunge l’estremità del sifone. Pettine con spine uniformemente ravvicinate e di forma acuminata. Assenza di auricola sifonica (a differenza di Aedes geniculatus) • segmento anale (decimo segmento): sella formata da un largo sclerite che copre solo le superfici dorsali e laterali, interrotto ventralmente. 28 1.5 Ciclo biologico di Aedes albopictus Come tutte le altre zanzare il ciclo vitale della zanzara tigre comprende 4 stadi: uovo, larva, pupa e adulto La femmina di Aedes albopictus, responsabile delle punture all’uomo, può compiere diversi pasti di sangue a distanza di 3-5 giorni uno dall’altro e in condizioni ottimali può vivere anche più di 40 giorni. A partire da 3-4 giorni dopo il pasto di sangue le femmine di zanzara tigre depongono tra le 40 e le 80 uova, disponendole singolarmente appena sopra il livello dell’acqua appoggiate sul substrato disponibile. In laboratorio si è visto che ogni zanzara è in grado di deporre le uova anche per 7 cicli consecutivi, per un totale di 350-450 uova per individuo in una stagione. Grazie a raffinati meccanismi bio-fisiologici (diapausa embrionale), le uova di zanzara tigre possono sopravvivere in forma quiescente anche durante il freddo invernale e in periodi di siccità. Le popolazioni che hanno colonizzato l’Italia sono polimorfiche per i caratteri che inducono le femmine a deporre uova invernali diapausanti quando la temperatura scende sotto 10 °C e con 13-14 ore di luce (fotoperiodo). Una umidità del 60-70% e temperature di 25°C sono sufficienti a far sopravvivere circa un quarto delle uova deposte per 4 mesi. Da test di laboratorio è risultato che le uova sono capaci di sopravvivere a -10°C per 24 ore. Per cominciare a schiudersi basta che le uova vengano sommerse anche in una minima quantità d’acqua per un’ora a temperature miti. La durata dello stadio di larva dipende dalla temperatura, dalla disponibilità di cibo, dal volume dell’acqua del focolaio e dalla densità delle larve. In primavera e autunno, dalla deposizione delle uova fino allo sfarfallamento dell’adulto passano in media 15-20 giorni, mentre in piena estate bastano 6-8 giorni. La femmina raggiunge la maturità sessuale 24-48 ore dopo la nascita, si accoppia solo una 29 volta nel corso della sua vita dopo di che va in cerca di un pasto di sangue per portare a maturazione le loro uova. Le uova sono deposte dalla femmina in piccoli contenitori (focolai larvali) che, in ambiente urbano, sono rappresentati per lo più da pozzetti stradali, bocche di lupo, sottovasi, grigliati, bidoni, ecc. Le larve che crescono e si sviluppano esclusivamente in acqua, sono dotate di un sifone respiratorio che permette loro di respirare l’ossigeno atmosferico. Dopo quattro mute, la larva si trasforma in pupa che rappresenta l’ultimo stadio della vita acquatica di questo insetto. Dalla metamorfosi della pupa si origina l’adulto. Alle nostre latitudini il periodo favorevole allo sviluppo della zanzara tigre va da metà aprile fino alla fine di ottobre, con ampliamenti o restrizioni a seconda del profilo termico dell’area, della presenza di ristagni (focolai larvali) e dell’andamento meteo-climatico. Fig 1.5.1 femmina di Aedes albopictus durante la suzione di sangue L’ora del giorno riveste una grande importanza, infatti Aedes albopictus punge prevalentemente nelle ore più fresche: al mattino o verso l’imbrunire. 30 Fig 1.5.2 uova di Aedes albopictus Fig 1.5.3 larva di Aedes albopictus Le larve possono sopravvivere in determinate condizioni: 1. l’acqua deve essere stagnante, e non troppo corrente, 2. sono favorite dalla presenza di un alto carico organico da cui traggono nutrimento, 3. l’acqua deve permanere per un periodo sufficiente allo sviluppo delle larve Lo stadio larvale a temperatura media di 26°C e con cibo abbondante dura 7-8 giorni, a temperature intorno a 15°C si allunga fino a 20 giorni. Lo stadio di pupa è l’ultimo stadio acquatico e dura in funzione della temperatura, da 4 giorni a 15°C a 2 giorni a 25°C. 31 In estate, con temperature superiori a 25°C, l’intero ciclo biologico si può completare in 8-10 giorni. Il numero delle generazioni varia dalle caratteristiche del focolaio e dalla presenza di acqua nel periodo favorevole alla schiusa. Qualunque piccola raccolta d’acqua temporanea o perenne in grado di consentire l’ovodeposizione della zanzara e lo sviluppo delle larve è definita focolaio larvale (Romi, 1996). In città focolai tipici sono i tombini di scolo delle acque o le griglie di raccolta d’acqua, bottiglie, barattoli vasche,cavità di alberi, sacchetti di plastica, bidoni piante di idrocoltura, grondaie, annaffiatoi, sottovasi. Tra i diversi tipi di focolai si distinguono: • potenziali (negativi alla ricerca delle larve in un certo momento) • positivi (contenti larve o pupe) • inamovibili (quelli che non possono essere rimossi attraverso ad esempio svuotamento come i tombini) 32 Fig 1.5.4 alcuni esempi di tipici focolai larvali 33 1.6 Diffusione di Aedes albopictus La zanzara tigre è una delle 98 specie di zanzare presenti in Europa. La sua spiccata plasticità biologica e la capacità delle uova di sopravvivere alla stagione invernale nei climi temperati le hanno permesso di colonizzare rapidamente ambienti anche molto diversi tra loro come quello urbano e extraurbano, pianeggiante e collinare, accomunati dalla presenza di piccoli ristagni d’acqua. La chiave che può spiegare i motivi della sua diffusione, oltre alla capacità di quiescenza delle uova durante i periodi asciutti, è proprio legata agli innumerevoli ambienti collegati alle attività umane che essa è in grado di colonizzare costituiti appunto da contenitori di ridotte dimensioni. Nel suo ambiente originario di foresta queste erano rappresentate da cavità negli alberi, ascelle fogliari o buchi nella roccia mentre negli ambienti urbani delle nostre città possono essere sottovasi, tombini, bottiglie, barattoli, cestini dei rifiuti posizionati all’aperto, cassonetti della raccolta dei rifiuti e altri contenitori. La sua propensione a riprodursi in quantitativi di acqua molto ridotti è confermata dal fatto che non si sono mai osservate larve di zanzara tigre in fossi, laghi, canali e altri luoghi ricchi di acqua. La sua proliferazione è legata fondamentalmente infatti a diversi fattori: 1. disponibilità di focolai larvali, 2. abbondanza di precipitazioni atmosferiche estive (con picchi di popolazione a inizio estate e a agostosettembre), 3. temperature estive elevate che accelerano il ciclo di sviluppo larvale e favoriscono diverse generazioni / anno, 34 4. presenza di bassa vegetazione nella quale gli adulti trovano riparo durante le ore di inattività, soprattutto nei giardini privati. La tipologia abitativa delle nostre città è il fattore più importante per il suo sviluppo, i quartieri dove vi sono case basse o villette con orti o giardini, i condomini con spazi verdi interni o terrazzi, costituiscono un areale favorevole ad Aedes albopictus. 1.7 Distribuzione di Aedes albopictus 1.7.1 La situazione internazionale La zanzara tigre (Aedes albopictus) è stata segnalata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1985. Secondo i dati dei Centers for disease control and prevention (Cdc) statunitensi, oggi è ben radicata in almeno 866 contee di 26 Stati Usa. Sempre i Cdc riportano la sua introduzione nel 1986, in modo indipendente e probabilmente a causa del commercio di copertoni usati, in Brasile. Ora è presente in sette Stati brasiliani ed è diffusa in altri Paesi americani. Nel 1993, Aedes albopictus si è stabilita nella Repubblica Dominicana, la prima isola caraibica a essere infestata, e nel Messico settentrionale. Nel 1995, viene segnalata in Guatemala, a Cuba e in Bolivia. Nel 1996, in Salvador e in Colombia. Nel 2003 è stata segnalata anche nelle zone del sudest messicano. Nel 1997 viene segnalata la presenza di Aedes albopictus alle isole Cayman. Dal 1991 in Nigeria. Nel suo continente di origine, Aedes albopictus sta ampliando la sua diffusione nella zona del Pacifico. È stata segnalata nei porti della Nuova Zelanda e nelle zone settentrionali dell’Australia. 35 1.7.2 In Europa I dati raccolti dal rapporto 2009 dell’Ecdc sulla distribuzione della zanzara tigre in Europa riferiscono la situazione di 52 Stati membri dell’Unione Europea o di Paesi localizzati all’interno della regione geografica europea o vicini a essa. La presenza o assenza di Aedes albopictus non è stata accertabile per 24 Stati. Per 6 (Bielorussia, Islanda, Malta, Moldavia, Macedonia e Ucraina) non si è avuta risposta dagli esperti contattati. Per altri 18 (Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Isole Faroe, Gibilterra, Ungheria, Irlanda, Kosovo, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Norvegia, Polonia, Romania e Russia) non sono disponibili, o sono disponibili in minima quantità, informazioni sulla fauna locale di zanzare e non è stata implementata una sorveglianza specifica per Aedes albopictus. Per i restanti 28 Paesi, sono disponibili a sufficienza informazioni generali sulla fauna di zanzare per determinare l’assenza o presenza di Aedes albopictus, soprattutto sulla base di una sorveglianza regolare delle zanzare o di studi in larga parte dei territori. Negli ultimi cinque anni, 12 Paesi hanno potenziato una sorveglianza specifica per Aedes albopictus e altre zanzare esotiche. Alcuni Paesi hanno mantenuto la sorveglianza a livello nazionale e con regolarità, sia attivamente (come in Belgio, Francia e Olanda), sia passivamente (Serbia e Regno Unito). Come risultato, Aedes albopictus è stata osservata almeno in 16 Paesi, ma la qualità dei dati e delle informazioni è variabile, da una sorveglianza regolare a livello nazionale a una totale assenza di monitoraggio. I maggiori risultati sono: • Aedes albopictus è stata osservata una volta in Germania e in Svizzera, ma l’insediamento in queste regioni non è ancora stato provato 36 • si è regolarmente re-insediata in Olanda, ma non è ancora stato possibile osservare una sua diffusione al di fuori delle serre e quindi non è possibile considerarla insediata in questo Paese • si è regolarmente reintrodotta nel sud della Svizzera e le sostenute misure di controllo hanno prevenuto il suo insediamento e diffusione fino al 2006, ma dati recenti suggeriscono una ulteriore diffusione • è presente in centri isolati in Bosnia e Erzegovina, ma le informazioni sono troppo scarse per dare conferme con accuratezza • si è insediata con popolazioni stabili e potrebbe diffondersi in 11 Paesi e micro-stati: Albania, Croazia, Francia, Grecia, Monaco, Montenegro, Italia, San Marino, Slovenia, Spagna e Città del Vaticano. In questi Paesi, così come in altri, esistono focolai isolati. Fig 1.7.2.1 L’attuale distribuzione di Aedes albopictus in Europa(ECD, 2009) 37 La mappa mostra l'attuale distribuzione della zanzara Aedes albopictus a livello di regioni amministrative (NUTS3 o LAU1; 52 Stati, ministati o colonie; membri dell'Unione europea, e /o situati in Europa o geograficamente vicino a essa). Le regioni sono identificate con un codice-colore: • arancio: la specie è stata osservata in almeno un’amministrazione • viola: la specie è stata osservata solo in ambienti chiusi (in serra) • verde: sono stati condotti indagini e studi su zanzare nel corso degli ultimi cinque anni (2003-2007) e non è stato riportato alcun esemplare di Aedes albopictus • giallo chiaro: gli esperti locali non dispongono di dati recenti (ultimi cinque anni) sulla fauna della zanzara • grigio: non sono disponibili informazioni relative all’esistenza di studi sulla fauna della zanzara • bianco: i Paesi non inclusi in questo studio. Per la costruzione delle mappe l’Ecdc ha utilizzato solo dati confermati provenienti dagli esperti dei rispettivi Paesi. Le informazioni sulla presenza/assenza varia in termini di qualità, da una sorveglianza regolare e nazionale a una totale assenza di sorveglianza o studi; i colori verde, bianco e grigio forniscono informazioni di tipo qualitativo. 38 Fig.1.7.2.2 L’attuale distribuzione di Aedes albopictus nel bacino del Mediterraneo (ECD, 2009) La mappa mostra l'attuale distribuzione dei Aedes albopictus nel bacino del Mediterraneo, a livello di località (LAU2) per i dati sulla presenza, e a livello di regioni amministrative e Province (NUTS3 o LAU1) per gli altri dati. Le località sono state codificate con i colori come segue: • arancio: la specie è stata osservata nel 2007 • verde: sono stati condotti nel corso degli ultimi cinque anni (2003-2007) indagini e studi su zanzare, ma non è stato riportato alcun esemplare di Aedes albopictus • giallo chiaro: gli esperti locali non dispongono di dati recenti (ultimi cinque anni) sulla fauna della zanzara • grigio: non sono disponibili informazioni in merito all'esistenza di studi sulla fauna della zanzara • bianco: i Paesi non inclusi in questo studio. I dati sono stati forniti da esperti in diversi Paesi. I cerchi indicano piccoli focolai localizzati. Le informazioni sulla 39 presenza/assenza varia a livello qualitativo; verde, bianco e grigio indicano la qualità delle informazioni. Nel corso degli ultimi cinque anni, dodici Paesi hanno attivato specifici programmi di sorveglianza per Aedes albopictus e per altre zanzare esotiche. In alcuni Paesi, questa sorveglianza regolare e nazionale è stata sia attiva (Belgio, Francia, Paesi Bassi) sia passiva (Regno Unito, Serbia). Per quanto riguarda l'Albania, i dati a disposizione mostrano una distribuzione Aedes albopictus a macchia di leopardo, dovuta alla frammentazione della sorveglianza e ai pochi siti esaminati. La specie è presente molto probabilmente come popolazione omogenea in tutte le zone costiere, dal mare fino a un’altitudine di 690-700 metri sul livello del mare. 1.7.3 In Italia Secondo il rapporto 2009 dell’Ecdc sulla distribuzione della zanzara tigre in Europa e in Italia, le informazioni circa Aedes albopictus nel nostro Paese sono ampie. Ma nonostante questo, i dati precisi sulla distribuzione di Aedes albopictus nelle singole municipalità sono sporadici. Questo è dovuto al fatto che le attività di sorveglianza delle zanzare sono portate avanti solo in un numero limitato di aree e, soprattutto, non sono coordinate a livello nazionale. Al contrario le indagini sulle zanzare, quando organizzate, sono coordinate perlopiù a livello provinciale o regionale e portate avanti dall’Istituto superiore di sanità, dalle Asl, dalle Province, dalle università o da compagnie private. Quasi tutti i dati sono basati su risultati di sorveglianza attiva (ovitrappole) e passiva e sulla conferma delle diagnosi. Aedes albopictus è presente in gran parte dell’Italia, e l’Italia è da tempo il Paese più colpito dell’Europa. L’unica Regione che sembra essere completamente priva di Aedes albopictus è la Valle d’Aosta. Tutte le Regioni hanno Province infestate, anche se 40 alcune lo sono più di altre. Aedes albopictus è stata registrata in 1213 (15%) degli 8102 Comuni. Le aree più colpite sono quelle del Nord Est (Veneto e Friuli Venezia Giulia), la zona tra le Alpi e gli Appennini (buona parte della Lombardia e dell’Emilia Romagna) e le aree costiere del Centro. In queste zone, non solo ci sono molti Comuni infestati, ma la densità delle popolazioni di zanzare è spesso più alta rispetto a quella delle altre aree. Più in generale, Aedes albopictus è presente in molti Comuni costieri del Nord e del Centro Italia. Le aree dei delta (quella del fiume Po e i delta del Veneto e del Friuli) e le aree fino ai 500 metri di altitudine del nord Italia sono le più frequentemente infestate. Questo è dimostrato dalla proporzione di Comuni infestati nelle tre Regioni più colpite. In Emilia Romagna, 263 su 341 Comuni sono colpiti (77%). In Friuli 139 su 219 (63,4%). Quasi tutte queste località si trovano in aree a bassa quota, situate tra i colli ai piedi delle Alpi e il mare Adriatico. In Veneto il 50% dei Comuni sono infestati (291/581), soprattutto nell’area a sud delle Prealpi e delle Alpi. Quasi tutte le aree in zone montane sopra i 500 metri sul livello del mare sono libere da Aedes albopictus. Comunque, molti esperti sostengono che nelle Prealpi e nell’Appennino, Aedes albopictus può essere ritrovata in piccole popolazioni in paesi anche sopra i 500 metri, dove ci sono strade che da aree molto infestate a quote più basse portano a quote più elevate. Relativamente pochi rapporti sulla presenza di Aedes albopictus vengono dalle aree meridionali dell’Italia, anche se gli esperti ritengono che sia molto probabile che siano infestate molte aree costiere di Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Abruzzo e Sardegna. Questa scarsa quantità di rapporti è probabilmente dovuta a una ridotta attività di sorveglianza in queste aree. 41 1.8 Disagio sociale e importanza sanitaria La zanzara tigre rientra tra le specie pericolose per la salute pubblica per la sua capacità di trasmissione di alcuni patogeni, come ad esempio il virus della Chikungunya. In particolare nelle zone tropicali dell’Asia, la zanzara tigre è vettore di diverse malattie virali causate da arbovirus, tra cui la Dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti. L’epidemia di febbre da virus Chikungunya, che si è verificata nel corso dell’estate 2007 nelle Province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Bologna, ha dimostrato la possibilità di importazione di malattie trasmesse da vettori, che fino ad ora si erano manifestate solo in zone tropicali. La prima epidemia di Chikungunya nota risale al 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 è stata descritta un’epidemia in Indonesia attribuibile forse allo stesso agente virale. A partire dagli anni Cinquanta, varie epidemie di Chikungunya si sono verificate in Asia e in Africa. Nel 2007 per la prima volta questa malattia caratterizzata da febbre acuta ha origine autoctona in Europa. Da questo momento in poi la presenza di zanzara tigre sul territorio è divenuta oggetto di numerosi studi non solo per il fastidio arrecato dalla zanzara che risulta proporzionale alla densità dell’insetto, ma soprattutto per la sua capacità di trasmettere importanti arbovirus agenti di malattie umane. La zanzara tigre è infatti competente per la trasmissione di un grande numero di Arbovirus, fra cui numerosi Flavivirus, Bunyavirus e Alfavirus: questi includono, West Nile, Sindbis (presenti nell’area del mediterraneo), Febbre Gialla e molti altri. In condizioni di campo la zanzara tigre si è dimostrata competente a trasmettere: • 3 Flavivirus ( Dengue, West Nile e Encefalite Giapponese), 42 • 6 Bunyavirus (Jamestown Canyon, Keystone, LaCrosse, Potosi, Chache Valley Tensaw ), • 2 Alfavirus ( Chiungunya, Encefalomielite Equina dell’Est). Tali agenti patogeni completano il loro ciclo nelle ghiandole salivari dell’insetto e si trasmettono all’uomo durante la puntura. Prima dei casi di Chikungunya avventi in Regione EmiliaRomagna la zanzara tigre era temuta per il suo impatto sulle abitudini di vita della popolazione. Si tratta infatti di un insetto molto aggressivo, che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al tramonto. Le punture di Aedes albopictus procurano gonfiori e irritazioni persistenti, pruriginosi o emorragici, e spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono attenzione medica. La sua presenza in numerosi focolai può arrivare quindi a modificare le abitudini delle persone rendendo difficile ai bambini e agli anziani la vita all’aperto nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli durante la stagione calda. 1.8.1 La Chikungunya La Chikungunya è una malattia di origine virale, causata da un virus della famiglia delle Togaviridae, trasmessa tramite le punture della Zanzara Tigre. Bacino endemico della malattia sono diverse zone tropicali dell’Asia e dell’Africa. I sintomi della malattia sono simili a quella della Dengue e per questo non è sempre facile distinguere le due malattie. Dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni, si manifestano sintomi simili a quelli dell’influenza, caratterizzati da febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito e soprattutto importanti dolori articolari (da cui deriva il nome Chikungunya, che in lingua swahili significa "ciò che curva" o "contorce"), tali da limitare molto i movimenti dei pazienti che 43 quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni che consentano di non sentire il dolore. In alcuni casi, si può sviluppare anche una eruzione cutanea pruriginosa. Il tutto si risolve spontaneamente, in genere in pochi giorni, anche se i dolori articolari possono persistere anche per mesi. Le complicanze più gravi sono rare e possono essere di natura emorragica (anche se non così gravi come nella Dengue) entro 3-5 giorni, o neurologica, soprattutto nei bambini. In rarissimi casi la Chikungunya può essere fatale, più che altro in soggetti anziani che presentano già altre patologie di base. Il virus responsabile della Chikungunya viene trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, come Aedes aegypti e Aedes albopictus. La prevenzione della malattia consiste innanzitutto dell’impedire o ridurre al minimo le punture delle zanzare. Particolare attenzione deve essere prestata nel caso di viaggi in zone epidemiche. E’ infatti opportuno, in questi casi, seguire alcune precauzioni generali per difendersi dalle punture delle zanzare come ad esempio: • reti alle finestre o zanzariere nelle stanze in cui si soggiorna (meglio se impregnate con insetticidi) • insetticida • vestiti che non lascino scoperte parti del corpo (camicie con maniche lunghe, pantaloni lunghi ecc) di colore chiaro, perché i colori scuri attraggono le zanzare • repellenti sulle parti del corpo che rimangono scoperte, tenendo presente che il sudore ne riduce l'effetto. Le donne in gravidanza e i bambini dovrebbero consultare il proprio medico o farmacista prima di utilizzare i prodotti repellenti. Va prestata particolare attenzione ai bambini di età inferiore ai 3 mesi per i quali l’utilizzo dei repellenti è sconsigliato. I repellenti di sintesi (tipo Deet) in forma di crema o 44 spray sono efficaci contro la zanzara tigre, ma devono essere utilizzati con cautela. Da un recente studio francese (Corbel V., et al, 2009) è emerso che il DEET (N,N-dietil-meta-toluamide), principale ingrediente dei repellenti, risulta tossico per il sistema nervoso di mammiferi. In particolare sembra che il Deet inattivi un enzima importantissimo per il cervello, l'acetilcolinesterasi, un enzima 'forbice' che taglia e inattiva i neurotrasmettitori controllandone quindi il livello di attività. Nonostante ciò, il DEET, scoperto nel 1953, resta ancora oggi il repellente più usato perché è quello che ad una migliore azione repellente associa anche una maggiore durata d'azione. Alla luce di questo è importante sottolineare che è fondamentale fare un uso scrupoloso dei repellenti evitando di effettuare mix di più sostanze e non usare repellenti e insetticidi insieme; infine acquistare il repellente giusto leggendo l'etichetta e tenendo conto che l'Accademia Americana di Pediatria raccomanda l'uso di repellente a concentrazione minima di Deet (7%) su bambini sotto i 12 anni. Oggi ci sono sostanze di nuova generazione meno irritanti del Deet, come la picaridina. 1.8.2 Casi di Chikungunya nell’estate 2007 nella Regione Emilia-Romagna L’epidemia di febbre da virus Chikungunya si è verificata nel corso dell’estate 2007 nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena Bologna e Rimini. Escludendo il caso indice proveniente da un viaggio in India (regione del Kerala), il primo caso risale al 4 luglio, mentre nell’ultimo caso i sintomi sono comparsi il 28 settembre 2007. 45 Fig.1.8.2.1 Curva epidemiologica 9 39 19 103 15 46 6 5 Fig.1.8.2.2 Numero di casi confermati per località I casi segnalati come sospetti sono stati in totale 337: di questi 217 sono stati confermati positivi dai test di laboratorio, 30 sono classificati come probabili in quanto hanno rifiutato di fare il prelievo di sangue, mentre per i restanti 89 i test hanno dato esito negativo. Il focolaio originario si è sviluppato nelle località di Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna, dove si sono registrati 142 casi confermati; l’epidemia si è successivamente diffusa e ha dato origine ad alcuni piccoli focolai secondari; si sono inoltre registrati ulteriori casi sporadici in varie località della stessa zona. Una volta iniettato, il virus, dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni, si manifesta con una sintomatologia similinfluenzale che include febbre alta, cefalea, brividi, nausea, vomito e importanti atralgie, tali da limitare il moto e i movimenti dei pazienti. Tali disturbi possono durare numerose settimane, causando stati di prostrazione profonda nelle vittime. Il Servizio Sanitario dell’ Emilia Romagna, i Dipartimenti di sanità pubblica di Ravenna e Cesena,e i diversi Enti di ricerca, come il Centro Agricoltura e Ambiente di Crevalcore (CAA), l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lombardia e Emilia Romagna e l’ISS, hanno subito attivato misure di sorveglianza sui siti di riproduzione del vettore, con interventi di bonifica ambientale sia su suolo pubblico sia “casa per casa” nelle aree 47 private, tramite l’uso di insetticidi sia per le forme adulte che per quelle larvali. Inoltre è stata intrapresa una campagna di informazione e una sorveglianza attiva con appositi strumenti di monitoraggio. E’ stato redatto un protocollo operativo dal gruppo tecnico regionale dell’Assessorato Politiche per la Salute della Regione Emilia–Romagna da utilizzare nei casi di emergenza. Sono stati elaborati inoltre specifici piani di interventi straordinari in tutti i comuni di Area Vasta Romagna comprensivi di trattamento adulticida nelle aree colpite da focolaio. Fig.1.8.2.3 Intervento adulticida La presenza della Chikungunya in Emilia-Romagna è al momento controllata attraverso una capillare campagna di disinfestazione della zanzara tigre, unica misura efficace per ridurre il rischio di diffusione della malattia. Anche un adeguato uso di repellenti, reperibili in farmacia e da utilizzare seguendo le indicazioni, può ridurre il rischio di punture e quindi di infezioni da Chikungunya. 48 1.9 Sorveglianza e lotta Da tempo la Regione Emilia-Romagna ha attivato un sistema di sorveglianza dell’infestazione da zanzara tigre basato prevalentemente sull’utilizzo di ovitrappole e sulla ricerca attiva nel territorio di adulti e larve. Il Piano regionale per la prevenzione della Chikungunya e della Dengue 2008 nasce con l’obiettivo di potenziare il sistema di sorveglianza dell’infestazione da Aedes albopictus ottimizzando il numero di ovitrappole dislocate nel territorio per ottenere una stima quantitativa della presenza dell’insetto (vedi successivo paragrafo). Oltre a ciò sono previste attività di sorveglianza entomologica finalizzate al rinvenimento precoce di vettori di eventuale nuova introduzione, quale ad es. Aedes aegypti, nonché di vettori infetti provenienti da paesi in cui Dengue e Chikungunya sono endemiche. La sorveglianza può avvalersi di tecniche indirette e dirette. Le tecniche indirette di sorveglianza sono rappresentate da: • raccolta di informazioni tramite interviste e informazioni giunte dalla cittadinanza sul livello di molestia • censimento dei siti e delle attività a rischio di introduzione • monitoraggio degli adulti con trappole attrattive L’attrazione è dovuta a sostanze volatili o a stimoli visivi (“CO2 trap”, “duplex cone trap”, “visual trap”), che possono attrarre la femmina in cerca dell’ospite. Altre trappole, invece, combinate con un contenitore d’acqua e materiale vegetale in infusione, possono catturare femmine in cerca di un luogo di ovideposizione (“sticky trap”, “gravid trap”) • monitoraggio mediante ovitrappole 49 Le tecniche dirette di sorveglianza si basano sulla ricerca attiva sul territorio e sono tipicamente rivolte al rilevamento degli adulti e/o delle larve/pupe. 1.9.1 La sorveglianza delle larve Questo tipo di sorveglianza si effettua mediante sopralluoghi condotti in aree pubbliche e private ricercando tutti i possibili focolai larvali allo scopo di trovare larve e/o pupe di Ae. albopictus. In area pubblica la maggior parte dei focali presenti è rappresentata dalla rete di sgrondo superficiale della tombinatura stradale, mentre in area privata la ricerca è indirizzata principalmente verso tutti i possibili e potenziali contenitori di acqua. Dal 2009 l’attività di sorveglianza delle larve viene fatta anche nell’ambito del controllo di qualità degli interventi delle Ditte. I Comuni, infatti, ogni anno, affidano mediante appalto le attività di lotta alla zanzara tigre a Ditte di disinfestazione. L’attività principale richiesta alle Ditte è rappresentata dai trattamenti larvicidi. Essendo la lotta larvicida uno dei più validi sistemi di lotta, la Regione Emilia-Romagna ha incentivato l’introduzione di sistemi in grado di controllare la qualità di tali interventi. Nel 2009 alcune Ausl, in collaborazione con il Centro Agricoltura Ambiente, hanno messo a punto protocolli per l’attività di controllo di qualità degli interventi delle ditte. La AUsl di Cesena, per esempio, ha messo in campo i propri tecnici della prevenzione, dopo adeguata formazione, per lo svolgimento di questa attività per conto di tutti i Comuni del distretto cesenate. Tale servizio, abbinato anche ad una stretta collaborazione tra Comune (mediante il referente comunale individuato per la lotta alla zanzara tigre) e AUsl (mediante referente AUsl appartenente al Gruppo di Coordinamento regionale) si è rivelato molto utile in 50 quanto ha permesso ai Comuni, in caso di positività larvale, non solo di razionalizzare le risorse pretendendo un ulteriore trattamento gratuito da parte delle ditte ma anche di intervenire immediatamente evitando lo sfarfallamento degli adulti. Per il rilevamento di larve e pupe nelle tombinature pubbliche generalmente si utilizza una vaschetta bianca, un campionatore (dipper standard della capacità di circa 0,5 litri), e un barattolo per il trasporto eventuale del campione. Ad esempio per il controllo della qualità degli interventi delle Ditte le aree sono scelte a campione in base al calendario dei trattamenti larvicidi inviati dalla Ditta di disinfestazione. Vengono escluse le caditoie che non si riescono ad aprire. Il controllo avviene con la seguente modalità: • i campionamenti sono effettuati nell’intervallo di 5-21 giorni dalla data di avvenuto trattamento; • vengono aperti i tombini, e si attendono alcuni secondi (circa 30) per dare modo ad eventuali larve, che disturbate dall’apertura del manufatto fossero andate sul fondo, di tornare verso la superficie; • si effettua il prelievo con un dipper standard della capacità di circa 0,5 litri; • vengono eseguiti 2-3 campionamenti per caditoia, ad intervalli di alcuni secondi; • si versa il contenuto del campionamento in vaschette bianche in modo da migliorarne la visibilità Successivamente a seconda del tipo di prodotto utilizzato (Diflubenzuron o Pyriproxyfen) si seguono due procedure diverse. Visto che il Difluebenzuron agisce sulla muta dell’insetto il controllo si limita a constatare la presenza o meno di larve di culicidi di IV età e pupe nell’acqua contenuta nei tombini. Mentre nel caso di tombini trattati con Pyriproxyfen, viene prelevato un campione di 20-50 culicidi di III-IV età larvale e 51 pupe, conservato in contenitori da 200-300 ml con l’acqua del tombino stesso I campioni vengono portati in un locale apposito per il controllo dello sfarfallamento adulti. Per ogni campione viene verificata la percentuale di adulti sfarfallati (il locale scelto per la conservazione dei campioni è privo di condizionatore, la luce non influisce sullo sviluppo larvale e non è eccessivamente fresco). Le zanzare adulte che si sviluppano vengono conservate in provetta siglata con data di raccolta del campione e codice di riferimento del tombino di provenienza. Si considera ammissibile una percentuale di sfarfallamento per campione pari o inferiore al 10% (sul totale delle larve e pupe raccolte). Vengono segnalate tempestivamente le eventuali irregolarità riscontrate al referente comunale che può poi utilizzarle nel rapporto di lavoro con le imprese che eseguono la disinfestazione. Durante l’operazione di prelievo del campione i tecnici sono muntiti di pettorina rinfrangente, scarpe di sicurezza e guanti. Nel 2008, nell’ambito del Progetto regionale di lotta alla zanzara tigre, nei Capoluoghi di Area Vasta Romagna (Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini) è stato effettuato uno studio, finanziato dal Ministero della salute, allo scopo di valutare le correlazioni tra diversi metodi normalmente utilizzati per stimare la densità di popolazione di Aedes albopictus: indice di popolazione larvale, ovitrappole, catture su uomo, intervista. In ognuna delle 4 città sono stati effettuati tre turni di raccolta dati nel corso della stagione: Giugno (settimane 24-25), Luglio (settimane 29-30), fine Agosto (settimane 34-35). In totale sono stati effettuati 2920 sopralluoghi al fine di individuare e caratterizzare tutti i focolai attivi e potenziali distinti per tipologia di giardino (buona/cattiva manutenzione; intensità di ombreggiatura, ecc..). Ogni capoluogo è stato suddiviso in 6 aree (7 aree Rimini che risultava essere più grande); all’interno di ogni area sono stati 52 estratti 50 civici per ogni ciclo di indagine. I focolai attivi rinvenuti durante le ispezioni sono stati rimossi o trattati. Dai controlli è emerso che la tipologia di focolaio più produttiva in termini di zanzara tigre è rappresentata dai tombini; al secondo posto in questa graduatoria si collocano i bidoni, mentre i sottovasi, pur essendo i focolai potenziali più numerosi, all’ispezione non hanno quasi mai rivelato la presenza di zanzare. Nel corso dello studio sono state anche valutate lo stato dei giardini attribuendo un punteggio alle loro condizioni di manutenzione secondo una scala di disordine crescente. La correlazione tra stato di disordine del giardino e presenza di zanzare è netta, ed intuitivamente l’infestazione culicidica è crescente in modo proporzionale allo stato di manutenzione carente. E’ stata poi definita la correlazione statistica tra il dato delle ovitrappole e gli indici di infestazione usati comunemente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle valutazioni del rischio epidemiologico di trasmissione di arbovirus da parte di zanzare. L’OMS si basa principalmente su indici quali il Breteau Index (numero di focolai colonizzati per 100 giardini), l’House Index (percentuale di case con almeno un focolaio larvale) o il Container Index (percentuale di contenitori infestati) per stimare il rischio di malattie quali ad es. la Dengue. Lo studio effettuato in Area vasta Romagna, i cui risultati sono ancora in fase di pubblicazione, ha dimostrato che è possibile stimare questi indici, a partire dal dato delle ovitrappole con una ragionevole significatività statistica e ciò conferma l’importanza di gestire al meglio delle sue potenzialità il sistema regionale di sorveglianza della zanzara tigre. Una prima analisi dei risultati dell’indagine, ancora in fase di pubblicazione, evidenzia una stretta correlazione tra il grado di manutenzione dei giardini e l’infestazione larvale. Nelle aree private, inoltre, la maggior parte della popolazione larvale di Ae.albopictus è stata rilevata nei tombini, i quali rappresentano i 53 più importanti focolai pubblici e provati (seguiti dai bidoni di raccolta d’acqua piovana). 1.9.2 La sorveglianza degli adulti La sorveglianza degli adulti è in grado di rilevare gli adulti di zanzara in una determinata area. Pur consentendo una immediata quantificazione indicativa del fenomeno, non risulta sufficiente a indicare un’assenza di un’infestazione in atto. Si attua mediante la ricerca diretta di adulti nei mesi più caldi e preferibilmente nelle ore centrali della giornata nelle zone con vegetazione fitta (nel caso di un’abitazione parte del giardino esposta a nord con cespugli, siepi, alberi bassi), in prossimità di potenziali focolai, nei tombini e bocche di lupo. E’ importante considerare, ai fini della ricerca, che gli adulti neosfarfallati tendono a sostare sulle pareti del pozzetto e se disturbati (ad es. battendo sulla grata metallica) e tendono a fuoriuscire tra la vegetazione erbacea o arbustiva fitta mediante scuotimento che costringe gli eventuali adulti al volo. La loro cattura può essere agevolata dall’uso di aspiratori portatili a batteria o a bocca. La raccolta degli adulti è sconsigliata nel caso di epidemia in atto per il rischio che comporta a carico degli operatori. 1.9.3 La sorveglianza delle uova Il monitoraggio delle uova di zanzara tigre è un’ulteriore tecnica di sorveglianza trattata in maniera approfondita nel capitolo dedicato ai materiali e metodi. L’impiego delle ovitrappole di monitoraggio consente, dove la zanzara tigre non è ancora insediata, di rinvenirla precocemente e limitare la sua espansione, mentre dove è gia radicata rappresenta un metodo indiretto di sorveglianza in grado di ottenere 54 informazioni sullo sviluppo della popolazione di adulti. Si attua mediante contenitori di plastica nera riempiti di acqua all’interno dei quali vengono inserite delle listelle di masonite (la spiegazione dettagliata di rimanda al capitolo relativo ai materiali e metodi). 1.9.4 La lotta La lotta alle zanzare va sempre compiuta in termini preventivi, privilegiando la lotta alle larve rispetto agli interventi da attuare per abbattere la popolazione degli adulti. La prevenzione si avvale di strumenti molto semplici che si basano su una mirata campagna informativa, per consentire al cittadino di conoscere meglio l’insetto dannoso e aiutarlo a capire come poterlo combattere o come prevenire l’infestazione. Per potere raggiungere questo scopo è di fondamentale importanza diffondere materiale informativo, azione effettuata mediante incontri con la cittadinanza, lezioni di educazione ambientale rivolte alle scolaresche, impiego dei Media di informazione, istituzione di call center dedicati, applicazione di strumenti normativi e regolamentari (ordinanza del sindaco, regolamenti comunali di igiene e sanità pubblica), per stimolare la collaborazione della cittadinanza. Le indicazioni che vengono date riguardano principalmente il ciclo biologico, le modalità di sviluppo delle larve, gli accorgimenti da seguire nel periodo di riproduzione delle zanzare (da aprile a ottobre) da parte della popolazione per non creare inutili e proliferativi microfocolai larvali domestici. A fianco della prevenzione, intesa come riduzione e/o eliminazione dei focolai larvali, deve essere presa in considerazione la lotta alle larve e, se necessario, agli adulti di zanzara. 55 1.9.4.1 Lotta antilarvale Le aree private costituiscono la maggior parte dei siti a rischio e per questo ogni singolo cittadino, in ambito privato, deve provvedere alla rimozione di tutti i potenziali focolai larvali, cioè di tutti quei contenitori in cui può ristagnare l’acqua (come ad esempio i sottovasi e bidoni) e al controllo dei focolai inamovibili, cioè quelli nei quali non può essere eliminata l’acqua (tombini e zone di scolo e ristagno), mediante l’ utilizzo di un adeguato prodotto larvicida o mediante la chiusura con zanzariere. La rimozione dei focolai deve prevedere: • la bonifica delle microdiscariche in aree sub-urbane e periferiche • l’eliminazione, svuotamento dall’acqua e stoccaggio al coperto di contenitori, manufatti a rischio potenziale • lo stoccaggio al coperto di pneumatici inutilizzati (ad es. presso i gommisti) • la cura delle cavità nei tronchi • evitare dove possibile l’utilizzo di sottovasi • la copertura ermetica (con rete zanzariera, con tappi o coperchi) dei fusti, dei bidoni, delle vasche impiegati negli orti e nei giardini • lo svuotamento settimanale e pulitura a fondo degli abbeveratoi per gli uccelli gli animali domestici • il lavaggio e rinnovo completo dell’acqua nelle caditoie delle aree cortilizie. In Emilia-Romagna l’impegno di ogni cittadino viene affiancato dai trattamenti larvicidi effettuati dai Comuni della Regione Emilia-Romagna nelle aree pubbliche dove la più importante tipologia di focolaio è costituita dal sistema dei pozzetti stradali per lo sgrondo delle acque meteoriche. L’opportunità di intraprendere iniziative di lotta larvicida diretta in ambito privato è materia lasciata alla discrezionalità della 56 amministrazione locale. Secondo le indicazioni del gruppo regionale per la sorveglianza e la lotta alla zanzara tigre risulta invece obbligatorio attuare un piano straordinario di interventi “porta a porta” con trattamento larvicida dei focolai ineliminabili e rimozione di tutti i potenziali focolai larvali eliminabili per le situazioni in cui si è in presenza di casi accertati o sospetti di Chikungunya o Dengue. Nel 2008, ad inizio stagione, sono stati effettuati due turni di trattamenti larvicidi nelle aree dove si sono verificati casi autoctoni di Chikungunya nel 2007. Attualmente è obbligatorio impiegare formulati commerciali registrati allo scopo dal Ministero della Salute come Presidi medico-chirurgici (PMC). Sul mercato è possibile trovare gli stessi formulati larvicidi ad uso professionale anche in confezioni per l’uso domestico. I principi attivi larvicidi formulati ad azione antilarvale possono essere a base chimica o microbiologica. Quelli attualmente più utilizzati in Emilia-Romagna per la lotta larvicida nella tombinatura stradale sono il Diflubenzuron e il Pyriproxyfen che uniscono buona efficacia e persistenza d’azione a bassa tossicità. Il Bacillus thurgiensis israelensis non è consigliabile per scopi professionali per la scarsa persistenza delle formulazioni attualmente in commercio, ma è suggerito per l’uso domestico visto il suo profilo tossicologico di grande sicurezza. 1.9.4.2 Lotta contro gli adulti Questo tipo di lotta in Emilia-Romagna viene effettuato nelle situazioni in cui è in corso una epidemia in cui le zanzare fungono da agenti di trasmissione della malattia o quando vi è un rischio di sua insorgenza accertata dalla Autorità sanitaria locale. In questo caso vengono adottati specifici protocolli di intervento come quelli sopra richiamati che sono stati diffusi 57 specificatamente nel 2008 per Chikungunya, Dengue e West Nile Disease. Al di fuori delle situazioni di emergenza sanitaria la lotta contro gli adulti è da considerare solo in via straordinaria, inserita all’interno di una logica di lotta integrata, e mirata su siti specifici, dove le infestazioni di zanzare hanno raggiunto densità oltre la ragionevole soglia di sopportazione. La lotta integrata si basa prioritariamente sull’eliminazione dei focolai di sviluppo larvale, le azioni finalizzate a prevenire la loro creazione, l’applicazione di metodi larvicidi e l’intervento adulticida assume la connotazione di intervento a corollario. Questo perché gli interventi adulticidi hanno un effetto immediato nel breve periodo sul controllo delle popolazioni di zanzara, mentre gli interventi antilarvali, l’eliminazione dei ristagni di acqua e la prevenzione della loro formazione, producono risultati duraturi nel medio e lungo periodo. L’adulticida agisce come abbattente nei confronti delle popolazioni di zanzara presenti in un determinato ambiente nel momento dell’intervento stesso e indipendentemente dal principio attivo utilizzato, non ha la capacità di prevenire l’ondata delle zanzare. E’obbligatorio, nel rispetto della normativa vigente, utilizzare soltanto formulazioni registrate come Presidi Medicochirurgici (PMC) destinati alla lotta alla zanzara tigre ed è per contro vietato utilizzare formulati registrati per la lotta ai fitofagi del verde ornamentale o delle colture agricole anche se a base di principi attivi efficaci contro le zanzare. Gli elementi da considerare nella scelta del prodotto insetticida da impiegare sono: • le caratteristiche tossicologiche ed eco-tossicologiche del principio attivo. Queste sono desumibili dai dati forniti da banche dati internazionali, dalla bibliografia scientifica sull’argomento e dalla scheda di sicurezza del PMC 58 • l’assenza di odori o di effetti particolarmente irritanti per le mucose anche a basse concentrazioni • l’assenza di fitotossicità • le caratteristiche tossicologiche, chimico-fisiche, ecotossicologiche del PMC, che è possibile conoscere dalla lettura delle voci obbligatorie n.9, n.11 e n.12 della scheda informativa in materia di sicurezza (Scheda di Sicurezza). Si consiglia inoltre di evitare i PMC contenenti sostanze classificate con la frase di rischio: • R40 “Possibilità di effetti cancerogeni – prove insufficienti” • R68 “Possibilità di effetti irreversibili • R62 “Possibile rischio di ridotta fertilità” • R63 “Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati” Tenuto conto delle indicazioni fornite dalla ricerca in questo settore e delle attuali conoscenze tossicologiche potranno essere privilegiati formulati a base di piretrine naturali e piretroidi anche in associazione con piperonil butossido, senza solventi pericolosi. 1.9.5 Protocollo operativo della Regione Emilia-Romagna in presenza di casi sospetti o confermati di Chikungunya nel territorio regionale Il presente documento, inviato in data 1 settembre 2007 a Comuni e AUsl della Regione Emilia-Romagna e messo a punto dal “Gruppo regionale di sorveglianza “lotta alla zanzara tigre”, fornisce indicazioni operative per la conduzione degli interventi di disinfestazione, distinguendo tra aree in cui sono presenti casi sospetti o confermati di Chikungunya e territori indenni. 59 1.9.5.1 Modalità di esecuzione della disinfestazione in aree indenni da Chikungunya Si richiama la necessità di procedere su tutto il territorio regionale, ove presente zanzara tigre, con trattamenti larvicidi su suolo pubblico e attività di sollecitazione ai privati cittadini perché facciano un analogo intervento nelle aree di pertinenza delle proprie abitazioni, compresa la rimozione dei focolai larvali. Nei territori della Regione Emilia-Romagna attualmente privi di zanzara tigre è consigliata l’attivazione di una sorveglianza con ovitrappole per intercettare precocemente l’eventuale introduzione dell’insetto. 60 1.9.5.2 Interventi larvicidi Gli interventi larvicidi vanno condotti sui focolai che non possono essere eliminati e nei quali permane l’acqua. È il caso tipico delle caditoie stradali e dei pozzetti di raccolta delle acque piovane, sia in aree pubbliche che private. La tempistica di ripetizione di esecuzione dei trattamenti deve essere congrua con i prodotti impiegati, dei quali si raccomanda l’attento rispetto delle norme riportate in etichetta. 1.9.5.3 Rimozione focolai larvali La rimozione dei focolai larvali deve essere capillare ed eseguita sia in aree pubbliche che private, dove si concentra la maggior parte di questi. Andranno eseguite le seguenti procedure: • ispezione accurata di giardini, orti e aree verdi di pertinenza privata e pubblica; • eliminazione di sottovasi e di tutti i contenitori in grado di raccogliere acqua, anche in modo accidentale e in piccole quantità (ad es. giochi lasciati in giardino, teloni di plastica, ecc.) • svuotamento di bidoni, secchi, cisterne, recipienti in genere in caso di impossibilità all’eliminazione di contenitori, provvedere alla loro copertura in maniera ermetica e evitando avvallamenti. 1.9.5.4 Modalità di esecuzione della disinfestazione in aree con presenza di casi sospetti o accertati di Chikungunya Nelle aree interessate da casi di febbre virale da Chikungunya è necessario operare una immediata disinfestazione 61 capillare dalla zanzara vettore, con inizio delle attività almeno entro 24 dalla segnalazione. Definizione dell’area da trattare In caso di singola segnalazione l’area da disinfestare corrisponde a un cerchio di raggio pari a 100 metri dall’abitazione del soggetto. Nel caso che la singola segnalazione riguardi un’abitazione collocata in un centro densamente urbanizzato, privo di verde e di case con cortile, si dovrà valutare nello specifico l’opportunità di applicare le presenti indicazioni operative, avvalendosi anche del supporto del Gruppo regionale di sorveglianza e lotta alla zanzara tigre. Il Dipartimento di Sanità Pubblica, sulla base dell’inchiesta epidemiologica, potrà dare indicazioni su eventuali altre aree da disinfestare valutate soprattutto in rapporto all’attività lavorativa del soggetto. Il Dipartimento ha altresì il compito di fornire al soggetto norme comportamentali per contrastare la puntura di zanzara. In caso di focolaio epidemico, individuato e definito dal locale Dipartimento di Sanità pubblica, l’area da disinfestare, secondo le modalità più avanti indicate, sarà estesa fino a 300 metri dai casi più periferici del focolaio stesso, oltre che interessare tutta l’area del focolaio. 62 Fig.1.9.5.4.1 Definizione area da trattare mediante Web Gis Modalità di esecuzione della disinfestazione La disinfestazione deve essere articolata in tre fasi che devono essere condotte in modo sinergico: trattamento adulticida, trattamento larvicida e rimozione dei focolai larvali. La successione ottimale con cui questi trattamenti devono essere condotti è : • trattamenti adulticidi in aree pubbliche in orario notturno • trattamenti adulticidi, larvicidi e rimozione dei focolai in aree private (porta-porta); contestuale al trattamento larvicida nelle tombinature pubbliche. 63 Intervento adulticida Gli interventi adulticidi sono da condurre con l’obiettivo di abbassare prontamente la densità dell’insetto vettore e le ottimali modalità di esecuzione sono le seguenti. Prodotti: per tali tipi di interventi risultano particolarmente adatti i piretroidi, dotati di potere abbattente. Vanno impiegati i formulati dotati di minore tossicità e senza solventi (ad es. xilene e toluene). Attrezzatura: a seconda dell’agibilità delle aree da trattare possono essere usati nebulizzatori portatili o installati su veicoli. Tali attrezzature devono erogare particelle di aerosol con diametro inferiore a 50 micron. Luoghi da trattare: i trattamenti dovranno essere rivolti alla vegetazione (siepi, cespugli, arbusti) su aree pubbliche e private, fino ad una fascia di sicurezza di circa tre-quattro metri in altezza. Nel caso di trattamenti eseguiti su strade, deve essere assicurato l’intervento sia sul lato destro che sinistro, eventualmente con il doppio passaggio. In caso di sensi unici sarà opportuna la presenza della Polizia Municipale. Ripetizioni: i trattamenti adulticidi sulle strade pubbliche dovranno essere ripetuti per tre notti consecutive. In caso di pioggia intensa il programma delle tre ripetizioni va completato al termine della perturbazione. Norme precauzionali: i trattamenti devono essere eseguiti in assenza di persone e di animali. In caso di temporale o di brezza con raffiche superiori ai 3 metri al secondo l’intervento dovrà essere sospeso fino al ripristino delle idonee condizioni atmosferiche. Nebbia o pioggia di debole intensità non compromettono l’esito dell’intervento. I trattamenti vanno condotti garantendosi l’assenza di persone: pertanto su aree pubbliche andranno eseguiti in orari notturni. Gli abitanti delle zone 64 interessate dovranno essere preavvisati sul giorno e ora dell’intervento e gli operatori che effettuano il trattamento devono accertarsi che le finestre e le porte dell’abitazione interessata e di quelle adiacenti, dove il prodotto può arrivare, siano chiuse. Ovviamente gli operatori dovranno adottare gli idonei dispositivi di protezione individuale, compresi anche repellenti antizanzare. Documentazione: la ditta che eseguirà il trattamento deve rilasciare al committente una documentazione relativa all’intervento indicando: vie e numeri civici, data del trattamento, prodotto utilizzato. CAPITOLO 2 OBIETTIVI Aedes albopictus, dopo i suoi primi rinvenimenti nella Regione Emilia-Romagna (1994), in un decennio ha coinvolto progressivamente tutte le città capoluogo e la maggior parte dei Comuni di pianura e bassa collina. Ad oggi tutte le Province sono toccate dall’infestazione. La necessità di contenere l’espandersi delle popolazioni di zanzara tigre ha reso necessaria una pianificazione degli interventi a diversi livelli; agli Enti Locali spetta la gestione della disinfestazione, mentre il Servizio sanitario regionale è tenuto a supportare le Amministrazioni pubbliche per quanto riguarda la sorveglianza del rischio per la salute pubblica, la programmazione degli interventi e le strategie di comunicazione e coinvolgimento dei cittadini. Dal 2005 l’Assessorato alle Politiche per la Salute promuove e finanzia un progetto regionale di sorveglianza e lotta alla zanzara tigre per migliorare complessivamente la capacità di affrontare il problema posto dalla presenza di questo insetto, con l’obiettivo di: • mettere a punto linee guida per un corretto approccio alla gestione della problematica, sia in termini di sorveglianza dell’infestazione, sia di lotta all’insetto; 65 • promuovere strategie innovative per il controllo dell’infestazione; • incentivare la partecipazione dei cittadini per l’adozione di comportamenti corretti nel campo della prevenzione e lotta nelle aree private. Inizialmente il progetto ha visto coinvolto un gruppo di lavoro, di cui faccio parte, composto dai referenti delle AUsl di Area Vasta Romagna (Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini). Dal 2007 il gruppo di lavoro , istituito dall’Assessorato alle Politiche per la salute della Regione Emilia Romagna, si è allargato coinvolgendo i Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL di Bologna, Cesena, Ferrara, Forlì, Imola, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini. Numerose sono le collaborazioni all’interno del Gruppo di coordinamento tecnico: Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli” (per consulenza entomologica e sperimentazione di nuove metodologie di lotta); Arpa ER (per lettura delle listelle e fornitura dati meteo), CNR/IBIMET di Firenze (studio del microclima, modellistica), Fondazione Bruno Kessler e MPA Solutions (per implementazione webgis e studio della dinamica del vettore attraverso l’applicazione di un modello matematico). Dal 2008 in seguito alle pressanti esigenze di controllo dell’infestazione conseguenti l’epidemia di febbre Chikungunya trasmessa da zanzara tigre nel 2007, il progetto è attuato in ambito locale da appositi gruppi di lavoro con la partecipazione di Comuni, Province, Aziende Unità Sanitarie Locali (AUsl) e Conferenze Territoriali Sociali e Sanitarie. Dal 2007 ad oggi sono state intraprese dal gruppo di lavoro regionale numerose iniziative e messe a punto diverse strategie. L’epidemia ha rappresentato un evento rilevante per l’intera Europa, e ha dimostrato come il rischio di trasmissione di malattie attraverso la zanzara tigre sia un rischio concreto e attuale. In questo contesto, come dichiarato da una delegazione mista composta da rappresentanti Ecdc e Oms, il 66 Servizio sanitario regionale ha agito correttamente e tempestivamente riuscendo a contenere il numero dei casi. La rete di sorveglianza, attiva dal 2005, e sviluppata nell’ambito di tale progetto, si è dimostrata, nel momento dell’epidemia, uno strumento fondamentale per attivare le azioni necessarie volte al contenimento dei casi. La rete di raccolta dati è stata una base indispensabile per attingere tutte le informazioni necessarie relative al sistema di monitoraggio e sorveglianza sanitaria. Il fatto che in Emilia-Romagna si sia sviluppata una epidemia, con trasmissione del virus a livello locale, è dovuto a una serie di fattori concomitanti: alta densità della popolazione di zanzara tigre, caratteristiche climatiche e ambientali di alcune aree della Romagna, presenza di persone infette. Una situazione nuova, quella che si è realizzata, effetto sia della globalizzazione che dei cambiamenti climatici in atto. Nel 2008 la Regione Emilia-Romagna ha adottato il “Piano regionale di lotta alla zanzara tigre e di prevenzione della Chikungunya e della Dengue” con l’obiettivo di: 1. ottimizzare le attività di lotta alla zanzara tigre per ridurre quanto più possibile la densità di popolazione di questo insetto, 2. individuare quanto più precocemente possibile l’eventuale presenza di pazienti potenzialmente viremici per consentire la messa in atto rapida e coordinata di misure di protezione della salute. Il Piano tiene conto delle disposizioni nazionali in materia, con particolare riferimento al sistema di notifica obbligatoria, sorveglianza e controllo delle malattie trasmissibili, misure di profilassi internazionale e controllo dei movimenti internazionali delle merci, donazioni di sangue e prelievi di organi e tessuti. Nel piano si trovano vari documenti redatti, in parte, durante l’emergenza, tra cui il protocollo d’intervento in fase di emergenza. 67 Sempre nel corso dell’anno 2008 la Regione EmiliaRomagna ha promosso una campagna di comunicazione regionale allo scopo di sensibilizzare i cittadini e incentivarli alla collaborazione alla lotta alla zanzara tigre mediante la corretta gestione degli spazi privati. I prodotti della campagna informativa regionale distribuiti a partire dal 21 aprile 2008 vengono di seguito elencati: • Opuscolo informativo: stampato in 2.200.000 copie. Rappresenta lo strumento privilegiato per informare e coinvolgere attivamente tutti i cittadini nella lotta alla zanzara tigre, per invitare a proteggersi dalle punture e sul che fare in caso di sintomi riconducibili alla infezione da Chikungunya (febbre alta, astenia, importanti dolori articolari). E’ stato inviato a tutte le famiglie dell’EmiliaRomagna, alle Aziende sanitarie, agli amministratori di condominio, alle associazioni di categoria e di volontariato. • Depliant informativo: predisposto per la stampa con spazio per la personalizzazione. E’ stato inviato il 3 aprile 2008 ai Comuni per l’utilizzo nelle loro iniziative di informazione ai cittadini. • Depliant informativo per i viaggiatori: stampato in 160.000 copie è stato inviato, a partire dal 21 aprile 2008 alle agenzie di viaggio presenti in Emilia-Romagna e alle Aziende sanitarie per la diffusione nei servizi a disposizione dei viaggiatori. Contiene informazioni specifiche sulle malattie virali trasmesse dalle zanzare Aedes. • Depliant informativo per i cittadini stranieri: realizzato in 7 lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, cinese, arabo) e stampato in 100.000. E’ stato distribuito alle comunità e associazioni degli stranieri che abitano in Emilia-Romagna e ai Consultori familiari. Fornisce informazioni sul che fare per la lotta alla zanzara tigre e per proteggersi dalle punture anche nel caso di viaggi in Paesi 68 dove le malattie trasmesse dalla zanzara tigre sono endemiche, sul che fare in caso di sintomi che possano essere messi in relazione con il virus Ckikungunya. Fig 2.1 opuscolo per i Comuni (fronte e retro) • Manifesti e locandine: sono stati inviati a tutti i Comuni ad eccezione di quelli di montagna per l’affissione negli spazi 69 pubblici e nelle sedi di servizi comunali e messi a disposizione delle Aziende sanitarie per l’affissione interna. Le locandine sono state inviate alle Aziende sanitarie per l’affissione interna nelle sedi dei servizi e per l’invio ai medici e ai pediatri di famiglia, alle farmacie del territorio, agli amministratori di condominio. • Video e radiocomunicati • Annunci stampa • Sito internet www.zanzaratigreonline.it: contiene approfondimenti sulla lotta alla zanzara tigre, sugli interventi di disinfestazione, sulle malattie trasmesse dalla zanzara tigre. Ha un’area riservata, che rappresenta uno strumento di lavoro e di conoscenza, per gli operatori dei Comuni e per i componenti del gruppo di coordinamento regionale per la lotta alla zanzara tigre • Numero verde 800 033 • Documentario scientifico: documentario in DVD sulla biologia della zanzara tigre e la modalità per combatterla inviato ai Comuni e ai Dipartimenti di sanità pubblica delle AUsl e di altri operatori dei Servizi sanitari su richiesta. Nel 2009 tali materiali sono stati aggiornati e distribuiti con modalità lievemente differenti. Dalla comparsa di zanzara tigre in Regione ad oggi, si è assistito anche ad un’evoluzione del sistema di sorveglianza entomologica basata su ovitrappole. In Italia, nel 1993 il Ministero della salute emana una circolare (n° 42 Sorveglianza sulla diffusione delle zanzare della specie Aedes albopictus), con lo scopo di monitorare e sorvegliare l’ingresso della zanzara tigre nei vari territori. Le misure principali identificate nella circolare sono le seguenti: • i Servizi Territoriali devono attuare una azione efficace di sorveglianza in modo da evidenziare 70 tempestivamente la presenza di eventuali specie di zanzare non indigene • per qualsiasi caso sospetto procedere ad un campionamento di adulti e/o larve da inviare tempestivamente Laboratorio di Parassitologia dell' Istituto Superiore • informare contestualmente anche la Direzione Generale dei Servizi per l'Igiene Pubblica e la Direzione Generale dei Servizi Veterinari del Ministero della Sanità. • concordare eventuali interventi di disinfestazione con la Direzione Generale dei Servizi per l'Igiene Pubblica, la Direzione Generale dei Servizi Veterinari e con l'Istituto Superiore di Sanità. Dopo questa circolare, in attesa di una normativa nazionale, poi mai arrivata, ogni Regione gestisce in maniera autonoma la sorveglianza di questo insetto in base alle Linee Guida redatte dall’Istituto Superiore di Sanità. Nelle prime fasi di insediamento della zanzara tigre nella nostra Regione, molti Comuni attivano una rete di monitoraggio per accertarne la presenza. Nel 2005 l’Assessorato alle Politiche per la Salute promuove il progetto regionale di sorveglianza e lotta alla zanzara tigre; nel 2006, nei vari Comuni, comincia un lavoro di coordinamento per ottenere un dato numerico dell’infestazione, confrontabile e in grado di dare informazioni circa la sua evoluzione temporale. Inizia in questi anni la messa a punto di una raccolta omogenea dei dati del monitoraggio. La metodica di raccolta e analisi dei dati viene affinata fino alla messa a punto e alla definizione di criteri uniformi di monitoraggio nel territorio regionale. In questa fase iniziale il mio ruolo è quello di raccogliere in maniera omogenea i dati del monitoraggio da parte di tutte le Province della Regione. Nel 2007, prima dell’epidemia, 71 vengono posizionate in Regione circa 1600 ovitrappole con una metodologia ancora non completamente uniforme. In questo periodo, nasce il sito web www.zanzaratigreonline.it (da me attualmente gestito) che, oltre a fornire informazioni di carattere generale sulla zanzara tigre (biologia, abitudini, modalità di prevenzione e lotta), rappresenta un importante strumento di sorveglianza per le amministrazioni locali. Dopo l’epidemia viene potenziata la rete di monitoraggio attorno alle città colpite dall’epidemia e l’obiettivo del monitoraggio diviene quello di misurare il livello di infestazione in tutte le province e nei maggiori centri urbani, attraverso una definizione quantitativa del numero di uova. Dal 2008 il monitoraggio viene condotto con una metodologia standardizzata e criteri ben definiti in ogni fase del progetto: dalla definizione del numero ottimale di ovitrappole da posizionare, alla modalità di posizionamento, gestione delle ovitrappole durante la stagione del monitoraggio e lettura delle listelle. Attualmente l’obiettivo del monitoraggio è quello di misurare il livello di infestazione in tutte le province e nei maggiori centri urbani, con una metodica uniforme e omogenea. Nell’ambito del progetto regionale, in questi anni, si è cercato, inoltre, di studiare e mettere a punto linee guida comuni e omogenee da applicare su tutto il territorio. Sono nate così prima le "Linee guida per il controllo della zanzara tigre. Strategie di lotta integrata a Aedes albopictus: vademecum per gli operatori” (Bologna, 2006), poi "Linee guida gli operatori dell’EmiliaRomagna" (Bologna, Maggio 2008), e in ultimo “Linee guida per un corretto utilizzo dei trattamenti adulticidi” (Bologna, Maggio 2009). Scopo delle pubblicazioni è quello di predisporre e garantire interventi omogenei sul territorio e divulgare le metodologie messe a punto a tutti gli operatori coinvolti. 72 CAPITOLO 3 MATERIALI E METODI 3.1 Evoluzione del sistema di monitoraggio in Emilia Romagna Tra le attività previste nell’ambito della sorveglianza entomologica presentata nel Piano regionale di lotta alla zanzara tigre e di prevenzione della Chikungunya e della Dengue si trova, insieme alla cattura di esemplari adulti e alla mappatura e georeferenziazione dei siti controllati, anche lo studio della biologia e dinamica di popolazione nell’ambiente con monitoraggi già in essere e altri promossi in siti selezionati quali: porto di Ravenna, aeroporto di Bologna, siti a rischio di introduzione vettori (ad es. attività di commercio di pneumatici usati, ecc.). La sorveglianza, infatti, condotta sui luoghi a rischio di nuove introduzione oltre a fornire dati sulla presenza, la distribuzione e l’abbondanza relativa della zanzara tigre è contestualmente un’azione fondamentale per il rinvenimento precoce di altre specie esotiche di zanzara, potenziali vettori di arbovirus. Per la prima volta a livello europeo la Regione EmiliaRomagna definisce nel 2008 i criteri per implementare un sistema di monitoraggio uniforme su tutta la Regione. Prima del raggiungimento di questo recente obiettivo i Comuni avevano attivato, dalla comparsa di zanzara tigre, una rete di monitoraggio allo scopo di accertare la presenza della zanzara. E così, in Regione Emilia-Romagna, come anche in altre Regioni colpite dall’ingresso nel territorio della zanzara, inizia un monitoraggio con un numero ridotto di ovitrappole (4-5) principalmente nei siti a rischio come ad esempio i gommisti allo scopo di intercettare l’ingresso della zanzara nel territorio. Nel 2006, nella Regione Emilia-Romagna, inizia la raccolta dei dati relativi al monitoraggio attraverso la compilazione, da parte di ogni referente AUsl, di una 73 griglia in excel. Le ovitrappole presenti su tutto il territorio regionale vengono codificate con un criterio standard. MO 36005 06 Provincia Codice Istat 0501 001 Data di posizionamento (mese; giorno) Numero progressivo Anno corrente Fig 3.1.1 codifica utilizzata per le ovitrappole posizionate in Emilia-Romagna nel 2006-2007 La cadenza del monitoraggio generalmente è settimanale, e solo in alcuni casi quindicinale. Solo in quest’ultimo caso viene aggiunta all’acqua qualche goccia di Bacillus thuringensis var. israelensis per impedire lo sviluppo delle larve nell’arco della settimana. La gestione del monitoraggio a livello locale è affidata per la maggior parte a Ditte operanti sul territorio, a operatori del Comune o a volontari. La lettura delle listelle è fatta dalle stesse Ditte o in alcuni casi dai laboratori di Arpa. 74 Codice ISTAT Data installazione Codice regionale via civico Tipologia area Comune 16-mag-05 FC40007160505_001 arno 81 residenziale 40007 16-mag-05 FC40007160505_018 ticino 81 residenziale 40007 12-mag-05 FC40007120505_021 moretti 99 residenziale 40007 16-mag-06 FC40007160506_063 s_mauro 309 residenziale 40007 16 produttivo_industriale 40007 meucci_artigian 12-mag-06 FC40007120506_035 a 12-mag-06 FC40007120506_040 capranica 71 residenziale 40007 12-mag-06 FC40007120506_033 ungaretti 94 residenziale 40007 16-mag-06 FC40007160506_039 s_martino 2 residenziale_centro_storico 40007 Fig 3.1.2 Esempio di tabella di raccolta dati utilizzati in tutta la Regione Emilia-Romagna 75 Nel 2007, prima dell’epidemia, in Regione vengono posizionate circa 1600 ovitrappole con una metodologia non completamente uniforme. Il monitoraggio inizia nel mese di maggio e si è protrae fino a Ottobre. La lettura delle listelle è affidata, per la maggior parte dei campioni, ad Arpa ER, con applicazione di una procedura elaborata dal gruppo di lavoro regionale. Ciò permette di creare una banca dati aggiornata in tempo reale pubblicata sul sito www.zanzaratigreonline.it. I dati sono pubblicati durante tutta la stagione estiva, da maggio a ottobre, con cadenza settimanale. 69 150 71 73 113 214 414 363 Fig 3.1.3 Distribuzione del posizionate in tutta la Regione nel 2007 161 n° di ovitrappole Come tutte le attività previste nella prima stesura del progetto regionale anche il monitoraggio viene influenzato dall’infezione da virus Chikungunya manifestatasi in EmiliaRomagna nel corso dell’estate 2007. L’epidemia ha 76 rappresentato un evento rilevante per l’intera Europa, e ha dimostrato come il rischio di trasmissione di malattie attraverso la zanzara tigre sia rischio concreto e attuale. In questo contesto, come dichiarato da una delegazione mista composta da rappresentanti Ecdc e Oms, il Servizio sanitario regionale ha agito correttamente e tempestivamente riuscendo a contenere il numero dei casi. La rete di sorveglianza attiva dal 2005 e sviluppata nell’ambito di tale progetto, si è dimostrata, nel momento dell’epidemia, uno strumento fondamentale per attivare le azioni necessarie volte al contenimento dei casi. La rete di raccolta dati è stata una base indispensabile per attingere tutte le informazioni necessarie relative al sistema di monitoraggio e sorveglianza sanitaria. Nel momento dell’epidemia è stato tempestivamente intensificato il numero di ovitrappole nei territori colpiti dall’epidemia. 69 150 71 73 113 258 414 458 197 Fig 3.1.4 Distribuzione del n° di ovitrappole posizionate in tutta la Regione nel 2007 dopo l’epidemia Durante la stagione invernale 2007-2008 vengono studiate metodiche omogenee per la definizione del numero ottimale di ovitrappole da posizionare sul territorio. 77 3.2 La rete di monitoraggio della Regione EmiliaRomagna nell’anno 2008 Nell’anno 2008 viene implementata dalla Regione Emilia-Romagna una rete di monitoraggio con l’obiettivo di misurare il livello di infestazione in tutte le province e nei centri urbani a maggior estensione, attraverso una definizione quantitativa del numero di uova. Il monitoraggio mediante ovitrappole, basato sul numero di uova deposte in contenitori attrattivi, rappresenta un metodo indiretto di sorveglianza in grado di fornire informazioni sullo sviluppo della popolazione di adulti. I dati raccolti attraverso una dislocazione pianificata delle ovitrappole su maglie regolari e letti in correlazione con i dati meteoclimatici, sono indicatori “proxy”, cioè in grado di approssimare il grado di infestazione. Standardizzare le tecniche di monitoraggio è utile e necessario al fine di ottenere informazioni quantitative sulla densità di popolazione della zanzara tigre e quindi valutare il rischio epidemiologico associato alla sua presenza, conoscerne la dinamica stagionale, e descrivere l’andamento storico dell’infestazione. È quindi opportuno che in ogni caso il monitoraggio risponda a specifici criteri di casualità di raccolta dei campioni, di standardizzazione della gestione e non interferenza dei singoli siti di campionamento con operazioni di lotta specifica. Per questo è necessario non utilizzare le ovitrappole come guida per indirizzare la lotta in ambiti specifici perché questo finirebbe con l’inficiare la loro rappresentatività nel territorio circostante. Le ovitrappole, inoltre, non possono essere utilizzate per scopo di verifica amministrativa di qualità della disinfestazione in quanto il livello di presenza di zanzare 78 dipende da vari fattori non tutti riconducibili a chi è incaricato della lotta in ambito pubblico. La rete di monitoraggio predisposta nel 2008 nel territorio della Regione Emilia-Romagna ha l’obiettivo di stimare il livello di infestazione da zanzara tigre per ogni ambito provinciale e per i centri urbani a maggiore estensione, attraverso la definizione quantitativa del numero di uova raccolte. Il monitoraggio pertanto viene condotto definendo una metodologia standardizzata e criteri ben definiti in ogni fase del progetto: dalla definizione del numero ottimale di ovitrappole da posizionare , alla modalità di posizionamento, gestione delle ovitrappole durante la stagione del monitoraggio e lettura delle listelle. Nel 2008 vengono posizionate in totale 2741 ovitrappole. 201 199 164 231 322 379 445 550 250 Fig 3.2.1 Distribuzione nel numero di ovitrappole in Emilia-Romagna, 2008 79 3.2.1 Ovitrappole utilizzate Dal 2008 su tutto il territorio regionale vengono utilizzate ovitrappole standard costituite da un contenitore di plastica nera da 400 ml con un diametro di 8 cm forato a circa 2/3 della sua altezza in modo tale da contenere un volume di circa 285 ml. Su ogni ovitrappola è stata posta un’etichetta con il codice della stazione, segnato anche sulla listella Le ovitrappole vengono riempite con acqua declorata ed all’interno viene fissata una listella di masonite di dimensioni 12,5 x 2,5 cm Fig 3.2.1.1 Ovitrappola standard utilizzata nella Regione Emilia-Romagna 3.2.2 Gestione del monitoraggio Nel 2008 viene definito dal gruppo di lavoro un protocollo per la gestione del monitoraggio allo scopo di rendere omogeneo su tutto il territorio la gestione del monitoraggio nell’arco della stagione La raccolta settimanale delle listelle durante la stagione è affidata o ai tecnici della prevenzione della AUsl di 80 riferimento o a operatori individuati dai Comuni, avendo cura di evitare situazioni di conflitto d’interesse. 81 3.2.3 Protocollo operativo regionale per la gestione del monitoraggio Per il monitoraggio delle popolazioni di zanzara tigre si utilizzano delle specifiche trappole chiamate ovitrappole costituite da vasetti di plastica di colore nero da 400 ml con un diametro di 8 cm forato a circa 2/3 della sua altezza in modo tale da contenere un volume di circa 285 ml. Le ovitrappole vengono riempite con acqua declorata ed all’interno viene fissata, con una graffetta, un substrato di deposizione (listella di masonite 12,5 x 2,5 cm). Su ogni ovitrappola viene posta un’etichetta con il codice della stazione che dovrà essere segnato anche sulla listella con un pennarello indelebile o con una matita. La localizzazione delle ovitrappole deve garantire una copertura omogenea del territorio. A tal fine è opportuna la pianificazione della rete di monitoraggio sulla base di foto aeree o satellitari dell’area urbana. Le ovitrappole vanno posizionate a terra (fissandole possibilmente ad un supporto) in luoghi ombreggiati, sicuri e facilmente accessibili, in modo tale che le femmine gravide di Ae. albopictus, attratte dal colore scuro dell’ovitrappola e dall’acqua, depongano le uova sulla listella. La scelta dei luoghi in occasione del primo posizionamento deve essere condotta da tecnici esperti. Le stazioni devono essere mantenute fisse nel corso della stagione ed eventualmente degli anni. La descrizione precisa di ogni stazione viene riportata nello specifico database. Materiale per il monitoraggio in campo: • Ovitrappole di riserva 82 • • • • • • Listelle di masonite con graffette Verbali di consegna con relativi codici a barre Picchetti e fascette di plastica DB di descrizione delle stazioni Panno carta monouso, per pulire l’ovitrappola Sacchetti di cellophane (15x25 cm) in cui mettere le listelle raccolte (una listella per ogni sacchetto) o cartucciere • Piattine per la chiusura dei sacchetti • Pennarello indelebile o matita • Bidoncini di plastica con acqua declorata, in numero sufficiente ad effettuare la raccolta Ogni 7 giorni devono essere raccolte le listelle di masonite contenute nelle ovitrappole posizionate in punti prestabiliti del territorio comunale, secondo mappatura definita. E’ necessario rispettare il calendario di raccolta. La procedura per la raccolta listelle è di seguito schematizzata: 1. versare nel terreno (e non nei tombini o in altri luoghi) l’acqua contenuta nell’ovitrappola e riporre la listella di masonite prelevata nell’apposito sacchetto di cellophane 2. pulire adeguatamente l’ovitrappola internamente ed esternamente con un panno monouso (anche in caso cui l’ovitrappola sia stata trovata rovesciata) 3. riempire nuovamente l’ovitrappola con acqua ed inserire la nuova listella di masonite con la parte ruvida rivolta verso l’interno; fermandola con una graffetta alla parete 4. Riporre la listella nel sacchetto, o cartucciera, e apporre il codice a barre sul sacchetto e sul verbale di consegna 5. Le listelle raccolte e riposte nel sacchetto, devono essere consegnate alla sezione Provinciale di ARPA indicata per ogni Provincia, insieme al verbale di consegna debitamente 83 compilato. Fare fotocopia del verbale di consegna da dare al referente USL del monitoraggio. In alternativa possono essere indicate le listelle asciutte o non consegnate in apposito database. Si precisa che vengono consegnate ad ARPA solo le listelle di masonite che sono rimaste operative per sette giorni. Non vanno, pertanto, consegnate le listelle di ovitrappole trovate rovesciate o completamente asciutte al momento della raccolta. Per ogni listella non consegnata è necessario riportare nel verbale, di fianco al codice dell’ovitrappola, il motivo della mancata raccolta. Nel caso in cui l’ovitrappola sia sparita va sostituita con una nuova e se sparisce per tre volte consecutive, è necessario cambiare postazione cercando una posizione idonea nei dintorni ed aggiornando il data base delle posizioni. Le listelle vanno lette nel più breve tempo possibile dopo la raccolta. Si conservano integre per vari giorni purché a temperatura di refrigerazione, prima della “lettura” allo stereomicroscopio. Finito il giro di raccolta riempire d’acqua i bidoncini senza chiuderli, onde consentire la evaporazione del cloro. 3.2.4 Scelta del numero di ovitrappole sul territorio regionale . Per stabilire il numero di ovitrappole ottimale in grado di fornire un dato significativo, sono stati analizzati i risultati del sistema di monitoraggio effettuato nel 2007 nelle principali città della regione. Dai dati emerge che nei centri abitati è possibile confrontare e validare i dati rilevati dalle ovitrappole solo se sul territorio ne sono posizionate almeno 30-40, indipendentemente dall’estensione dell’area; ne consegue che, per ragioni di efficienza e di sostenibilità del sistema, le frazioni o i comuni di piccole dimensioni hanno contribuito 84 alla rete di monitoraggio solo a completamento della rete provinciale. È opportuno sottolineare le difficoltà esistenti nello stabilire un numero ottimale di ovitrappole valido per tutti i centri urbani e per ogni periodo dell’anno. Il dato relativo al numero ideale di ovitrappole dipende da diversi fattori, come la dispersione territoriale dell’insetto, la densità di popolazione, l’andamento meteo-climatico, le attività di lotta predisposte sul territorio e lo stadio di colonizzazione. Nelle aree caratterizzate da una bassa densità della specie e da una forte aggregazione spaziale occorre un numero più elevato di ovitrappole per ottenere un dato significativo, mentre nei territori in cui la colonizzazione è ormai ad uno stadio avanzato un numero inferiore di ovitrappole può ottenere lo stesso livello di precisione. Per stabilire il numero ottimale di ovitrappole da installare nel 2008 è stato utilizzato un coefficiente di precisione pari a 0.2 per i Capoluoghi di area vasta Romagna; mentre per tutti i centri urbani del territorio regionale con una superficie urbanizzata superiore ai 600 ha è stato scelto un livello di precisione pari a 0.3. In bibliografia si considera come livello di precisione ottimale un valore pari allo 0.1; mentre un livello di precisione compreso tra 0.2 e 0.3 è considerato sufficiente per il campionamento di Ae. aegypti (Mogi et al. 1990). Per la definizione del numero di ovitrappole da posizionare in ogni Comune si è fatto riferimento alle dimensioni del territorio urbanizzato, inteso come Capoluogo e sue frazioni. Sulla base dei dati del monitoraggio 2007, facendo riferimento a un livello di precisione pari a 0,2 è stato definito un numero minimo di ovitrappole da posizionare a livello provinciale; mentre in Fig. 3.2.4.1 è indicato il numero di 85 ovitrappole attivato in ogni Provincia nel corso del 2008. Questo numero è in genere più alto perché all’interno di ogni territorio provinciale è compresa almeno una città con superficie urbanizzata superiore ai 600 ettari e quindi destinata ad essere monitorata a sua volta con un livello di precisione di almeno 0,3 ed un conseguente elevato numero di ovitrappole. 86 Provincia Bologna Forlì Cesena Ferrara Ravenna Reggio Emilia Modena Rimini Parma Piacenza Totale N°ottimale di ovitrappole 182 239 141 190 178 180 189 174 156 1629 Fig 3.2.4.1 Numero di ovitrappole stimato per ambito provinciale per D=0,3 Complessivamente, nel 2008, sono state attivate nel territorio della Regione della Regione Emilia-Romagna 2741 ovitrappole. Provincia Bologna Forlì Cesena Ferrara Ravenna Reggio Emilia Modena Rimini Parma Piacenza Totale N° ovitrappole 445 550 199 379 231 322 250 201 164 2741 Fig 3.2.4.2 Numero di ovitrappole attivate sul territorio regionale nel 2008 87 3.2.5 Posizionamento delle ovitrappole Ciascun centro abitato è stato suddiviso in quadranti in numero uguale alle ovitrappole da posizionare; la localizzazione delle ovitrappole è stata progettata in modo da garantire una copertura omogenea del territorio sottoposto a sorveglianza e le stazioni scelte per ciascuna ovitrappola sono state mantenute fisse nel corso dell’intera stagione di monitoraggio. La griglia con i quadranti, le vie, l’uso del suolo, i centri abitati sono stati riportati su Mobile GIS. Le ovitrappole sono state posizionate e georeferenziate direttamente in campo utilizzando palmari equipaggiati con GPS (Global Positioning System) e Mobile GIS (ESRI ARCPAD). Il posizionamento delle ovitrappole è avvenuto all’inizio di maggio col supporto di tecnici esperti di CAA “G.Nicoli”. 3.2.6 Lettura campioni I campioni sono stati letti da 6 strutture della rete laboratoristica di ARPA ER (ReggioEmilia, Modena, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini), dall’ Università di Ferrara – Dipartimento di Biologia e evoluzione, dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma. I laboratori che a inizio stagione hanno partecipato a un circuito di verifica di qualità. 3.2.7 Periodo di monitoraggio Il posizionamento in tutta la Regione è avvenuto durante la settimana 19 (5-11 Maggio), la prima raccolta durante la settimana 20 (12-18 Maggio) e l’ultima nella settimana 44 (27 88 Ottobre-2 Novembre). Il numero totale di settimane monitorare è di 26. 3.3 La rete di monitoraggio della Regione EmiliaRomagna nell’anno 2009 Nell’anno 2009 vengono riapplicati i criteri definiti nel corso del 2008. Per manette la storicità del dato le ovitrappole vengono mantenute nella stessa posizione. Il posizionamento è stato svolto di tecnici dei vari dipartimenti di sanità pubblica e nel caso non fosse possibile mettere a disposizione lo stesso operatore che aveva seguito il monitoraggio lo scorso anno il posizionamento veniva eseguito in presenza dei tecnici del Centro Agricoltura Ambiente. Le ovitrappole hanno mantenuto la stessa codifica: solo quando venivano spostate dalla posizione originale per più di 100 m subivano una ricodifica. Il posizionamento è iniziato nella settimana 20 (11-17 maggio), la prima raccolta nella settimana 21 (18-24 maggio) e l’ultima nella settimana 41 (511 ottobre). Il numero totale di settimane è pari a 22 (compreso il posizionamento). Il numero totale di ovitrappole posizionate nell’anno 2009 è pari a 2606. 196 229 170 221 353 388 440 400 209 Fig 3.3.1 Distribuzione nel numero di ovitrappole in Emilia-Romagna, 2009 89 90 CAPITOLO 4 RISULTATI I dati analizzati di seguito si riferiscono ai dati raccolti nel territorio regionale negli anni 2008 e 2009 in quanto, solo dal 2008, il monitoraggio viene condotto mediante una metodica uniforme su tutto il territorio regionale. Questo rende possibile il confronto dei dati ottenuti nei diversi anni. I dati sono stati analizzati utilizzando come parametro la media del numero di uova ottenuta mediante la seguente formula: media numero uova= somma numero uova delle ovitrappole raccolte / numero di ovitrappole raccolte Dall’analisi vengono escluse le listelle non pervenute (a causa, esempio, dell’asportazione o rovesciamento dell’ovitrappola) e le listelle non identificabili al momento della lettura (generalmente si tratta di listelle ammuffite al momento della lettura che non consentono la corretta identificazione del numero di uova). 4.1 Analisi dei dati 2008 Per omogeneità di struttura territoriale e di livello di infestazione la Provincia di Bologna è stata accorpata all’area Emilia; mentre la Provincia di Ferrara all’area Romagna. L’analisi è stata condotta dalla settimana 18 alla settimana 40 di monitoraggio (dal 27 aprile al 5 ottobre). 91 44 42 40 38 36 34 32 30 28 26 24 22 20 350 300 250 200 150 100 50 0 18 media numero uova Monitoraggio Area Emilia ANNO 2008 settimana di monitoraggio Azienda USL di BOLOGNA Azienda USL di IMOLA Azienda USL di MODENA Azienda USL di PARMA Azienda USL di PIACENZA Azienda USL di REGGIO EMILIA Regione Emilia-Romagna 44 42 40 38 36 34 32 30 28 26 24 22 20 350 300 250 200 150 100 50 0 18 media numero uova Monitoraggio Area Romagna ANNO 2008 se ttimana di monitoraggio Azienda USL di CESENA Azienda USL di FERRARA Azienda USL di FORLI' Azienda USL di RAVENNA Azienda USL di RIMINI Regione Emilia-Romagna Dall’analisi dei dati emerge un trend di crescita, con un picco in corrispondenza della settimana 33 e uno nella settimana 37, sia per l’area Emilia che per l’area Romagna. Nell’area Romagna il numero medio di uova, benché raggiunga un valore più elevato rispetto all’area Emilia, decresce in modo più accentuato. 4.2 Analisi dei dati 2009 I dati relativi al 2009 vengono analizzati dalla settimana 21, che corrisponde all’inizio del monitoraggio estivo, fino alla settimana 37, fine della stesura del presente elaborato. 92 4.2.1 Confronto dati del monitoraggio per AUsl Anno 20082009 Di seguito vengono analizzati i dati relativi al monitoraggio 2008 e 2009 per AUsl della Regione EmiliaRomagna. Si conferma mediamente una diminuzione del grado di infestazione da zanzara tigre. In quasi tutti i territori delle AUsl si nota un picco nel 2009 in prossimità della settimana 36 (dal 31 agosto al 6 settembre), in alcuni casi anche molto evidente (ad esempio nell’AUsl di Forlì). Nell’anno 2008 si riconferma il picco nella settimana 33 e nella settimana 37. I dati relativi all’AUsl di Piacenza mostrano un andamento anomalo rispetto ai restanti territori, in quanto sino alla settimana 32 si evidenzia un andamento leggermente superiore rispetto al 2008. Monitoraggio AUsl Bologna 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di BOLOGNA 2009 150 AUsl di BOLOGNA 2008 100 50 se ttimana di monitoraggio 93 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio AUsl Cesena 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di CESENA 2009 150 AUsl di CESENA 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio Monitoraggio AUsl Ferrara 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di FERRARA 2009 150 AUsl di FERRARA 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio Monitoraggio AUsl Forlì 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di FORLI' 2009 150 AUsl di FORLI' 2008 100 50 se ttimana di monitoraggio 94 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio AUsl Imola 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di IMOLA 2009 150 AUsl di IMOLA 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio *manca il dato 2008 fino alla settimana 31 Monitoraggio AUsl Modena 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di MODENA 2009 150 AUsl di MODENA 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio AUsl Parma 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di PARMA 2009 150 AUsl di PARMA 2008 100 50 se ttimana di monitoraggio 95 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio AUsl Piacenza 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di PIACENZA 2009 150 AUsl di PIACENZA 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio AUsl Ravenna 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di RAVENNA 2009 150 AUsl di RAVENNA 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio AUsl Reggio Emilia 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di REGGIO EMILIA 2009 150 AUsl di REGGIO EMILIA 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio AUsl Rimini 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 AUsl di RIMINI 2009 150 AUsl di RIMINI 2008 100 50 settimana di monitoraggio 96 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 4.2.2 Confronto dati del monitoraggio per Capoluogo Anno 2008-2009 Di seguito vengono analizzati i dati relativi al monitoraggio 2008 e 2009 per ogni Capoluogo della Regione Emilia-Romagna. Si conferma una situazione anomala per il Capoluogo di Piacenza che mostra un andamento della media del numero di uova per ovitrappole raccolte, nelle settimane analizzate, superiore rispetto al 2008. Nelle altre realtà si nota, invece, una diminuzione del grado di infestazione da zanzara tigre. Si conferma il picco nel 2009 in prossimità della settimana 36 (dal 31 agosto al 6 settembre). Monitoraggio Piacenza 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Piacenza 2009 150 Piacenza 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Parma 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Parma 2009 150 Parma 2008 100 50 se ttimana di monitoraggio 97 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio Reggio Emilia 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Reggio Emilia 2009 150 Reggio Emilia 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Modena 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Modena 2009 150 Modena 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Bologna 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Bologna 2009 150 Bologna 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio *manca il dato del 2008 delle settimane 21,22,23,32,33 Monitoraggio Rimini 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Rimini 2009 150 Rimini 2008 100 50 settimana di monitoraggio 98 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio Forlì 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Forlì 2009 150 Forlì 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Cesena 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Cesena 2009 150 Cesena 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Ravenna 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Ravenna 2009 150 Ravenna 2008 100 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Ferrara 2008-2009 350 media numero uova 300 250 200 Ferrara 2009 150 Ferrara 2008 100 50 settimana di monitoraggio 99 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 4.2.3 Confronto dati del monitoraggio per Area Vasta Romagna Anno 2008-2009 Dall’analisi dei dati raccolti nei Capoluoghi di Area Vasta Romagna, si conferma per il 2008 un andamento trend di crescita con un picco in corrispondenza della settimana 33, mentre per il 2009 un picco nella settimana 36. Pur non corrispondendo il numero di ovitrappole posizionato nei due anni (si ricorda che Area Vasta Romagna, nel corso del 2008, è stata sottoposta ad una sperimentazione che ha richiesto il posizionamento di un numero maggiore di ovitrappole rispetto a quello del 2009) si riscontra un valore medio inferiore a quello rilevate 2008. Monitoraggio Area Vasta Romagna ANNO 2009 350 media numero uova 300 250 Ravenna 200 Cesena 150 Forlì 100 Rimini 50 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Area Vasta Romagna ANNO 2008 350 media numero uova 300 250 Ravenna 200 Cesena 150 Forlì 100 Rimini 50 settimana di monitoraggio 100 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 4.2.4 Confronto dati del monitoraggio per Comuni della Ausl di Cesena Anno 2008-2009 Di seguito vengono presi in esame i dati del monitoraggio dei Comuni dell’ AUsl di Cesena, nella quale lavoro. I dati seguono l’andamento dei dati regionali; si evince mediamente, infatti, una diminuzione dell’infestazione nel 2009 rispetto al 2008 e un picco in prossimità della settimana 36. I dati dei vari Comuni vengono messi a confronto con il dato medio della AUsl di Cesena. Dal confronto con quest’ ultimo parametro è possibile notare come il livello di infestazione sia influenzato, dai contesti ambientali e territoriali che caratterizzato le diverse realtà locali. Monitoraggio Bagno di R. 2008-2009 250 media num uova 200 Bagno di Romagna 2009 150 Bagno di Romagna 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Borghi 2008-2009 media numero uova 250 200 Borghi 2009 150 Borghi 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 settimana di monitoraggio 101 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio Cesena 2008-2009 media numero uova 250 200 Cesena 2009 150 Cesena 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Cesenatico 2008-2009 media numero uova 250 200 Cesenatico 2009 150 Cesenatico 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Gambettola 2008-2009 media numero uova 250 200 Gambettola 2009 150 Gambettola 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio Monitoraggio Gatteo 2008-2009 media numero uova 250 200 Gatteo 2009 150 Gatteo 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 settimana di monitoraggio 102 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio Longiano 2008-2009 media numero uova 250 200 Longiano 2009 150 Longiano 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 settimana di monitoraggio Monitoraggio Longiano 2008-2009 media numero uova 250 200 Longiano 2009 150 Longiano 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio Monitoraggio Mercato Saraceno 2008-2009 media numero uova 250 200 Mercato Saraceno 2009 150 Mercato Saraceno 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 se ttimana di monitoraggio 103 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio Montiano 2008-2009 media numero uova 250 200 Montiano 2009 150 Montiano 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio Monitoraggio Roncofreddo 2008-2009 media numero uova 250 200 Roncofreddo 2009 150 Roncofreddo 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio Monitoraggio San Mauro Pascoli 2008-2009 250 media numero uova 200 San Mauro Pascoli 2009 150 San Mauro Pascoli 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 se ttimana di monitoraggio 104 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 Monitoraggio Sarsina 2008-2009 250 media numero uova 200 Sarsina 2009 150 Sarsina 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 se ttimana di monitoraggio Monitoraggio Sogliano 2008-2009 250 media numero uova 200 Sogliano 2009 150 Sogliano 2008 100 Media Ausl Cesena 2009 50 settimana di monitoraggio 105 43 41 39 37 35 33 31 29 27 25 23 21 0 106 CAPITOLO 5 CONCLUSIONI L’evoluzione del sistema di sorveglianza avvenuto in Regione Emilia-Romagna ha consentito la messa a punto di una metodologia uniforme per la lotta alla zanzara tigre, dalla definizione di precisi protocolli operativi in fase di emergenza alla standardizzazione di tecniche come quella relativa al monitoraggio. Il sistema di monitoraggio, infatti, implementato con il Piano Regionale si è rivelato un valido strumento per ottenere una stima quantitativa della presenza di zanzara tigre. La standardizzazione della metodologia e il potenziamento della rete di monitoraggio ha permesso di ottenere dati confrontabili tra diverse aree della Regione. A conclusione della stagione 2008 si può affermare che il sistema è stato condotto con regolarità e che i vari attori coinvolti hanno cooperato positivamente. Il sistema si è dimostrato quindi gestibile dalle Amministrazioni Locali col coordinamento della struttura tecnica regionale. L’utilizzo della stessa metodologia nel corso della stagione 2009 ha permesso di mantenere la storicità del dato effettuando confronti per le diverse realtà territoriali. I dati rinvenuti nella maggior parte del territorio regionale nel corso del 2009 hanno constatato una complessiva diminuzione della presenza della zanzara tigre nel territorio associata ad una maggior attenzione e consapevolezza da parte sia delle Amministrazioni locali che da parte dei cittadini. Il sistema implementato dal Gruppo di lavoro, di cui faccio parte, ha permesso attraverso una pianificazione globale su tutto il territorio regionale di predisporre e ottimizzare gli interventi a livello locale. Gli studi che verranno portati avanti, a fronte dei risultati raggiunti fino ad ora, avranno l’obiettivo di razionalizzare le risorse messe a disposizione dalle varie Amministrazioni locali 107 con l’utilizzo ad esempio di nuove tecniche di monitoraggio. In particolare nell’anno 2009 verranno analizzati e confrontati i dati ottenuti con l’utilizzo di sticki trap (ovitrappole che consentono la raccolta adulti) e verificata la qualità dei dati raccolti con cadenza quindicinale. 108 BIBLIOGRAFIA • Angelini P., Finarelli AC, Silvi G., Borrini MB., Frasca G., Mattivi A., Massimiliani E., Po C., Angelini R., Venturelli C., Macini P. “Chikungunya emergency in Emilia-Romagna: learning throught experience”, Epidemiologia e prevenzione Anno 32 (4-5) luglioottobre 2008 • Angelini R., Finarelli AC, Angelini P., et al. “An outbreak of Chikungunya fever in the province of Ravenna, Italy”, Euro Sorveill 2007; 12(9): E070906.1. • Angelini P., Bellini R., Venturelli C., Veronesi R., "Linee guida per la sorveglianza e il controllo della zanzara tigre Aedes albopictus", in http://www.epicentro.iss.it, aprile 2005. • Angelini R., Finarelli A.C., Angelini P., "Pronto? 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