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d’Italia SÌ DELLA CAMERA AL JOBS ACT. NEL PD 37 DISSIDENTI. L’OPPOSIZIONE ESCE DALL’AULA ANNO LXII N.274 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 WWW.SECOLODITALIA.IT Valeria gelsi L’opposizione ha abbandonato l’aula, 40 deputati del Pd non hanno votato, due hanno votato no e due si sono astenuti. Così il Jobs Act è passato alla Camera e torna al Senato con appena 316 sì, 6 no e 5 astenuti. In totale sono stati 260 i deputati che non hanno partecipato al voto. Gli assenti del Pd Fra i 40 assenti dem al voto solo sette erano giustificati. Fra loro c’era anche Enrico Letta. Gli altri hanno voluto esprimere il loro dissenso sulla delega sul lavoro, il cui impianto «nonostante le modifiche apportate alla Camera, non è soddisfacente», come hanno scritto in un documento in cui annunciavano che non avrebbero partecipato al voto. Tra i firmatari ci sono Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Francesco Boccia, Davide Zoggia e Alfredo D’Attorre. Civati vota no. Fassina: Renzi alimenta le tensioni Hanno votato e hanno votato no, mercoledì 26/11/2014 della Camera Marina Sereni ha parlato di «un ottimo lavoro fatto dal gruppo del Pd alla Camera». Un richiamo a non sottovalutare l’accaduto, invece, è venuto da Dario Ginefra per il quale ora «occorrerà un serio confronto all’interno del partito e dei gruppi parlamentari». invece, Pippo Civati e Luca Pastorino. «Manifesto un profondo dissenso su questo provvedimento e soprattutto per la campagna politica e culturale ad esso legata che non ho condiviso», ha detto Civati, mentre i “civatiani” Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini sono stati tra gli astenuti. «Renzi alimenta le tensioni sovversive e corporative», ha poi detto Stefano Fassina nel corso di una conferenza stampa della minoranza Pd. Nel governo e nel partito minimizzano Secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, però, l’atteggiamento dei dissidenti «era in qualche misura prevedibile». «Ci sono una discussione che va avanti da tempo e posizioni notoriamente diverse. Tuttavia anche chi non ha espresso voto favorevole alla fine ha apprezzato i miglioramenti e ha riconosciuto il lavoro svolto», ha sostenuto Poletti, mentre la vicepresidente Anche FI esce dall’aula Nelle file dell’opposizione, invece, è giunta a sorpresa la decisione di Forza Italia di uscire dall’aula. «La maggioranza si assuma le sue responsabilità», ha scritto su Twitter Renata Polverini, parlando del Jobs Act come di una «ulteriore pagina buia del governo Renzi». «Il voto sul cosiddetto Jobs Act di oggi alla Camera ha certificato lo stato confusionale della maggioranza che sostiene questo moribondo governo», è stato poi il commento del gruppo affidato a una nota. Durante la discussione, inoltre, si erano registrate le proteste, con urla e cartelli, di Sel, M5s e di alcuni lavoratori della Fiom che si trovavano in tribuna. Alla “docente anti-gay” nessuno ha ancora chiesto scusa. Vergogna Girolamo Fragalà Si è trovata all’inferno, condannata al rogo come una strega, senza nemmeno aver avuto la possibilità di difendersi. Tutti a parlare di lei, la famosa insegnante di Moncalieri accusata di aver detto che i gay sono malati. Tutti a spararle addosso (tranne il Secolo d’Italia, che l’ha difesa sin dall’inizio nutrendo forti dubbi sulle versioni diffuse a ritmi vertiginosi). Fiumi di inchiostro velenoso, titoloni sui giornali. E ora che è stata “assolta”, poche righe, non fa comodo a nessuno dire che non era vero niente, che ancora una volta era stata usata a sproposito la parola “omofobia”. Le reazioni indignate (con il Pd in prima fila) A scatenare il putiferio è bastata una voce, diffusa ad arte da qualche studente. I quotidiani hanno parlato di un “venerdì di ordinaria follia”, il preside dell’istituto aveva chiesto chiarimenti all’insegnante. Il vicesindaco della città, Paolo Montagna, aveva precisato che a Moncalieri “non c’è spazio né per gli omofobi, né per l’omofobia” e che si era in presenza di un “fatto grave” tanto che “ci muoveremo per mandare un messaggio forte e adottare efficaci provvedimenti”. Da parte sua il senatore del Pd, Andrea Marcucci, si era affrettato a mettersi in mostra annunciando a mari e monti un’interrogazione parlamentare per chiedere l’intervento del ministro Giannini: “Bisogna far luce su questa vicenda che, se confermata, sarebbe un “fatto intollerabile”. La verità ora è venuta a galla Ebbene, la vicenda non è stata confermata. Anzi, è stato accertato che nessun caso di omofobia si era verificato nella scuola di Moncalieri. L’in- dagine del preside e dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte ha avuto questo esito: il tema venne affrontato “in modo appropriato” dall’insegnante, che durante la lezione “ha svolto la propria funzione educativa nel rispetto dei diritti e della dignità degli studenti. Le diverse posizioni emerse durante la conversazione – ha specificato l’Ufficio scolastico regionale – rispecchiano il dibattito corrente nella società italiana circa il tema in discussione”. E dalle testimonianze dei ragazzi “si riscontra che il dialogo si è svolto con serenità, con toni e termini propri di un ambiente scolastico e della sensibilità degli studenti”. Qualcuno, a sinistra, abbia la forza di chiedere scusa a quell’insegnante trasformata nel mostro da sbattere in prima pagina. Forza Italia è sotto choc. E il Patto del Nazareno finisce nel mirino 2 Lando Chiarini Forza Italia il giorno dopo la batosta elettorale patita in Emilia Romagna ed in Calabria assomiglia ad un campo di battaglia. E come in ogni battaglia che si rispetti, i primi contrasti sorgono intorno all’ora, al luogo ed al terreno dello scontro. E se ad urne ancora aperte il Cavaliere aveva provveduto a convocare per oggi una rinione del Comitato di presidenza, ha provveduto subito Raffaele Fitto a far capire che è ora ormai di condividere persino le procedure delle convocazioni. «Ho appena scritto a Silvio Berlusconi per chiedere la riconvocazione della riunione in una data e in un orario che consentano a tutti di partecipare», ha fatto sapere il deputato pugliese, rimasto a Strasburgo per assistere alla visita ufficiale di Papa Bergoglio all’Europarlamento. E che la questione sia soprattutto politica e non solo procedurale è confermato dal fatto che anche Saverio Romano, Daniele Capezzone, Rocco Palese e Pino Galati hanno avanzato analoga richiesta. I “fittiani”: gli elettori non ci capiscono più Secolo d’Italia La protesta non sembra arginabile. Anche perché questa volta non tutti sono disposti a nascondere la crisi sotto l’ombrello della leadership di Berlusconi. Tutt’altro. Lo dice chiaramente l’ex-tesoriere Pdl Maurizio Bianconi che auspica una Forza Italia senza Cavaliere. Come lui la pensano in tanti e persino chi non se la sente di arriva a criticare la persona del Capo ne demolisce l’opera, a cominciare dal Patto del Nazareno, cioè l’accordo con Renzi sulle riforme (soprattutto elettorale). Un’intesa che Berlusconi consi- Esplode il M5S, sotto accusa i guru di Grillo: «Vadano su un’isola» Redazione La senatrice grillina Serenella Fucksia sceglie Facebook per scagliarsi contri gli «strateghi, superdivi del M5S, che oggi in perfetto stile “old politic”» dicono «che in Calabria non si poteva vincere» e «hanno il coraggio di dire che in Emilia Romagna il M5s ha più che tenuto..». Un attacco che ha bersagli ben precisi, a cominciare dall’analisi rassicurante di Beppe Grillo. La parlamentare grillina parla di «arrampicata sugli specchi», del «negazionismo» di «cerchi magici stellari» prendendosela in particolare con la staff della comunicazione del Movimento. A cominciare dal «Dott. Ing. Capo della Comunicazione M5S Rocco Casalino come si firma lui stesso, fa- moso al grande pubblico come ex partecipante al Grande fratello, ingegnere per caso e capo comunicazione del M5S, per una “botta de lato B”, come d’altra parte tutti noi portavoce del M5S ora in Parlamento». Ironie sulla «carriera lampo» di Ilaria Loquenzi Ma non viene risparmiata neppure un’altra consulente per la comunicazione del partito, Ilaria Loquenzi che viene definita «con una carriera lampo degna di Speedy Gonzales». La senatrice Fucsia si dice «contro le espulsioni a priori”, per cui non sarò mai io a voler spedire Rocco & CO su qualche isola, dove sono sicura avrebbero tutti una cornice più adeguata, (oltretutto MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014 dera vitale per continuare a stare nel giro che conta, soprattutto in vista dell’elezioni del successore di Napolitano al Quirinale, ma che molti nel partito considerano ormai come la vera causa dei disastri elettorali. Così la pensa il deputato “fittiano” Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione Affari Costituzionali: «Il patto del Nazareno – spiega – deve coesistere con la chiarezza di una politica antagonista alla sinistra. Non siamo stampella della sinistra e vogliamo mantenere un Dna chiarissimo da questo punto di vista». La gente vuole sentire cose di centrodestra. Rocco dice sempre di essere poliglotta…perché non metterlo alla prova?) ma almeno un affiancamento nuovo, un reset lo vogliamo fare prima che sia troppo tardi?». il deputato Walter Rizzetto, “reo” di aver partecipato a Omnibus su La7. La sua partecipazione «è stata a titolo del tutto personale, Rizzetto non rappresenta la posizione del M5S, né qualcuno gli ha dato questa responsabilità. Libero di dire la sua opinione e di partecipare ai talk, ma non a nome del M5S». Insomma, «il M5s non ritorna nei talk show». E chi lo fa è fuori da un Movimento, sempre più paralizzato dai diktat del suo “padre padrone”. E Grillo “scomunica” il deputato Rizzetto che è andato in tv L’attacco della senatrice Fucksia, che sarà probabilmente la prossima a essere cacciata dal M5S, arriva mentre un altro esponente pentastellato viene scomunicato da Grillo. A finire sulla gogna stavolta è Gasparri: «Prioritario restituire agibilità al Cavaliere» Un appello a mettere da parte “frazionismi” e ad offire un “leale sostegno” all’ex-premier arriva da Maurizio Gasparri, per il quale «la priorità per FI resta la battaglia per liberare Berlusconi da impedimenti persecutori che ne hanno limitato l’agibilità politica. Sappiamo tutti che si è trattato di una deliberata aggressione volta a indebolire il centrodestra nella sua leadership» Bergoglio all’attacco dell’Europa dei banchieri: ecco i 4 moniti del Papa Secolo MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014 Giacomo Fabi Era la prima assoluta del confronto tra il Papa “venuto dalla fine del mondo” e le istituzioni europee, nella fattiuspecie il Parlamento di Strasburgo. E l’attesa non è andata delusa perché Papa Francesco ha voluto subito puntare al cuore del problema dicendo a chiare lettere che l’Europa o cambia o è destinata a diventare periferia del mondo. In estrema sintesi, sono soprattutto quattro le gravi criticità europee evidenziate dal Pontefice nel corso del suo intervento. 1° – “Grandi ideali sostituiti da tecnicismi burocratici” Il primo riguarda l’eclissi dei “grandi ideali che hanno ispirato l’Europa“. Per il Papa “sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”. È un monito severo che sembra raccogliere le istanze sempre più forti e pressanti che arrivano da strati sempre più larghi dei popoli europei. È evidente che il peso della crisi e l’insistenza cieca sulle sole politiche di bilancio rappresentano agli occhi del Papa due facce d’Italia della stessa medaglia. 2° – “Il Vecchio Continente è malato di solitudine” Non è infatti casuale che il secondo affondo Egli lo abbia riservato alle condizioni spirituali del Vecchio Continente. “Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa – ha spiegato Francesco – è la solitudine, propria di chi è privo di legami”. Il Papa la vede “negli anziani abbandonati, nei giovani privi di opportunità per il futuro, nei numerosi poveri che popolano le Il “Sole24Ore”: centrodestra da rifondare nei valori e nell’identità Alberto Fraglia Un centro-destra da rifondare. Il Sole 24 Ore affronta il dopo voto delle regionali in un articolo di Gennaro Sangiuliano che non lesina critiche al centrodestra, né evita di spingere l’analisi sugli effetti che l’assenza di una alternativa a Renzi determina sulla stessa democrazia. Per Sangiuliano, pur con le dovute differenze di tempo e di luogo, torna di grande attualità il pensiero che Giuseppe Prezzolini sviluppò negli anni della sua residenza negli Stati Uniti, denunciando il deficit politico culturale, in Italia, di un moderno conservatorismo. “Il conservatorismo prezzoliniano, sobrio e moderno – scrive il vicedirettore del Tg Uno – saldo nei valori e nell’identità, ispirato a Machiavelli, Vico, Hobbes, ai grandi tradizionalisti francesi, a Dostoevskij e Heidegger, con un richiamo alla de- stra storica che governò l’Italia post unitaria, è l’esatto opposto del panorama di rovine, abitato da figure improvvisate, mediocri tragicomiche, che connota oggi il centrodestra italiano”. Le democrazie occidentali Una denuncia pesante, quella di Sangiuliano. Che trova spiegazione nel fatto che, altrove, in Germania, in Spagna, in Gran Bretagna, in Australia, e , da ultimo, in maniera ancor più corposa in America, dove i repubblicani hanno incassato un risultato storico conquistando Camera e Senato, e mettendo alle corde Obama, i moderati, pur con sostanziali diversità, sono presenti in maniera massiccia e governano. Insomma, le democrazie occidentali, chi più chi meno, “si alimentano nell’alternanza di schieramenti e pro- 3 nostre città e negli occhi smarriti dei migranti che sono venuti qui in cerca di un futuro migliore”. 4° – “Senza radici religiose non vi è futuro” Ma la critica più sferzante il Papa l’ha riservata ad “un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita” e quindi ad un’Europa che “lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello ‘spirito umanistico’ che pure ama e difende”. Ocorre, invece, un’Europa “che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità”. grammi”. Da noi, invece, non c’è una offerta credibile di questo tipo, capace di rappresentare “valori e idee alternative alla sinistra”. spostato l’asse della ricchezza verso l’Asia. Ci vorrebbe, insomma, una “grande elaborazione, prima ancora morale culturale”. Come dagli torto? Nel ’94, ricorda Sangiuliano, il centrodestra si presentò parlando di fisco, di Stato leggero, di corpi intermedi. Quel mondo è radicalmente stravolto. Sul tavolo del presente ci sono le grandi migrazioni, l’Asia, lo stritolamento del ceto medio, la demografia, l’ecosistema, la minaccia fondamentalista, l’energia. Ecco, “un centrodestra attivo dovrebbe partire dalle idee e scendere verso i programmi, con la credibilità delle persone”. Non muoversi in questa direzione, pone un limite a tutta la democrazia. 3° – “Istituzioni senz’anima” È l’Europa senz’anima quella contro la quale si scaglia il Pontefice, caratterizzata da una visione miope che porta all’emarginazione di chi, anziano o malato, è fuori dai “dall’ingranaggio” del consumo. E fa scattare l’applauso degli europarlamentari quando si sofferma sui “bambini uccisi prima di nascere”. Un mondo radicalmente stravolto E questo accade perché il centrodestra, in Italia, non è in crisi. Semplicemente non esiste più, si è dissolto. Come dimostra il voto regionale di domenica. Da dove ripartire? “Il tema, prima ancora che politico è tutto culturale” sottolinea, non a torto, l’opinionista de Il Sole 24Ore . Bisogna confrontarsi con la crisi epocale che attraversa l’economia, con i cambiamenti che hanno interessato i rapporti sociali, con una geopolitica che ha Poliziotto assolto, America in fiamme: afroamericani in rivolta a Ferguson Secolo 4 Laura Ferrari Il governatore del Missouri, Jay Nixon, ha deciso di inviare rinforzi della Guardia nazionale a Ferguson, in Missouri, per appoggiare la polizia locale. La Guardia nazionale è arrivata a Ferguson per dare manforte alla polizia impegnata a far fronte alle violenze scattate tra lunedì e martedì dopo la decisione del Gran giurì di non incriminare il poliziotto bianco Darren Wilson che nell’agosto scorso ha ucciso il 18enne afroamericano Mike Brown. Secondo la relazione del capo della polizia della contea di St.Louis, Jon Belmar, a Ferguson vi sarebbero almeno una dozzina di edifici in fiamme. Belmar afferma di avere udito almeno 150 colpi di arma da fuoco. I vigili del fuoco hanno difficoltà a domare una serie di incendi, a causa delle sparatorie in corso, ha aggiunto Belmar precisando che non si registrano vittime e che la polizia ha effettuato una trentina di arresti. «Quanto ho visto MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014 d’Italia questa notte – ha detto il capo della polizia – è probabilmente molto peggio della peggior notte dell’agosto scorso», quando erano scoppiati incidenti dopo l’uccisione di Brown. Dopo la decisione del Gran Giurì, composto da nove bianchi e tre neri, di non incriminare l’agente Wilson gli scontri e gli incidenti si sono verificati non solo a Ferguson, ma anche in altre città degli Stati Uniti . Secondo un responsabile della Missouri Highway Patrol che coordina le forze dell’ordine, il capitano Ron Johnson, «sono fatti che avranno un impatto sulla nostra comunità per lungo tempo». Il presidente alla polizia: “Moderazione coi manifestanti” Subito dopo il verdetto del Gran Giurì il presidente americano Barack Obama ha chiesto alla polizia di Ferguson di dar prova di moderazione nel trattare coi manifestanti. «Non si possono fare progressi lanciando bottiglie», ha detto dopo l’annuncio che l’agente Wilson non sarà incri- Cuore di mamma (afghana): per vendicare il figlio uccide 25 talebani Guido Liberati I talebani le hanno ammazzato il figlio, un ufficiale di polizia, in un attacco a un check point, davanti ai suoi occhi. Lei, invece di piangere e gridare, ha preso il kalashnikov, insieme alla figlia e alla nuora, e ha fatto una strage. Lei si chiama Reza Gul e vive in un villaggio nell’ovest dell’Afghanistan. In sette ore di scontro a fuoco, Reza e le altre due vendicatrici hanno massacrato 25 talebani, e ne hanno feriti altri 5. La storia la racconta un’agenzia afghana, la Khaama Press, ed è stata accreditata dal Ministero dell’Interno: il portavoce di quest’ultimo, Sediq Sediq, commenta orgoglioso che «la campagna armate delle donne contro i guerriglieri talebani è un simbolo di una più vasta rivoluzione e sollevazione popolare contro il gruppo». Silenzio invece dagli studenti islamici: solitamente loquaci nel rivendicare le loro stragi, ma evidentemente umiliati da essere stati sconfitti da tre donne. Come in un film di Tarantino Il mezzogiorno di fuoco al femminile si svolge in un villaggio nella provincia di Farah, a ovest. Una zona da Far West islamico, dove i talebani sono molto attivi e attaccano in continuazione le forze di sicurezza governative. Il figlio di Reza era un ufficiale di polizia e comandava un check-point, probabilmente vicino alla casa minato per la morte di Brown. «Ma esorto la polizia alla moderazione». Per Obama «c’è una questione reale nel Paese», sottolineando come ci sia «una profonda sfiducia tra la polizia e la comunità afroamericana». «Questo – ha spiegato il presidente americano – è l’eredità di una lunga storia di discriminazione nel nostro Paese. È necessario – ha proseguito – riconoscere come la situazione di Ferguson parla all’intero Paese e mostra le più ampie sfide che noi ancora affrontiamo come nazione». Nelle stesse ore, un poliziotto è stato ferito a colpi di pistola a University City, sobborgo di St. Louis, poco distante da Ferguson. Il poliziotto ferito a colpi di pistola a University City, un sobborgo di St. Louis vicino Ferguson, è stato colpito al braccio ed è fuori pericolo: lo rende noto il dipartimento di polizia di St. Louis, secondo cui l’episodio potrebbe non essere collegato alle proteste della madre. Quando i talebani attaccano il piccolo presidio, la donna vede tutto. I guerriglieri uccidono suo figlio davanti ai suoi occhi. I talebani pensano di aver vinto, e di sicuro non si preoccupano delle donne del paese. Per loro sono esseri inferiori, da rinchiudere in casa e far uscire solo coperte dal burqa. Ma i miliziani hanno fatto male i loro conti. Reza chiama a raccolta le altre donne di casa, la figlia e la nuora, moglie del figlio ucciso. Tutte e tre hanno qualcuno da vendicare. Evidentemente sanno dove trovare le armi. Escono con i kalashnikov, e danno inizio alla mattanza. I tronfi studentelli islamici si trovano di fronte queste tre Erinni delle montagne. Come in un film, Reza e le due parenti li ammazzano uno dopo l’altro. Loro provano a difendersi, probabilmente si trincerano da qualche parte. Resistono per sette ore, ma non hanno scampo di fronte alla furia delle tre donne. Alla fine, sul terreno restano solo cinque feriti. Gli altri, sono tutti morti. Almeno 25 talebani uccisi, riferisce l’agenzia. La questione femminile in Afghanistan E pensare che proprio in queste ore la organizzazione non governativa Oxfam aveva denunciato che su 23 incontri conosciuti fra governo afghano, comunità internazionale e talebani, «solo in due occasioni vi è stata una rappresentanza femminile… la comunità internazionale ha utilizzato anche il tema dei diritti delle donne per giustificare la sua presenza in Afghanistan. E dopo l’ottenimento di alcuni miglioramenti e investimenti per oltre 100 milioni di dollari, sarebbe una tragedia se si registrasse una inversione di tendenza». Reza, la tendenza l’ha invertita a modo suo. Ebola sbarca a Roma. E Gino Strada si dimentica di chiamare… MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014 Carlo Marini Fabrizio, il medico siciliano 50enne che ha contratto l’Ebola durante la sua prima missione con Emergency in Sierra Leone, prima di partire per l’Italia, dove è arrivato stamattina, ha contattato i suoi familiari. Lo ricostruiscono alcuni quotidiani che riportato colloqui con moglie e una figlia del primo italiano che ha contratto il virus. «State tranquilli, è tutto sotto controllo: mi sento bene e sarò curato», ha detto il medico a una delle sue due figlie, la più grande, come scrive La Stampa. «Le rassicurazioni di mio padre sono state sicuramente un grande regalo – ha rilevato la ragazza – perché sentire dalla sua voce che sta bene è tutta un’altra cosa che saperlo per via indiretta. Ma la paura c’è sempre». La moglie del medico, in un’intervista al Corriere della sera, sottolinea di volere «rassicurazioni vere, e Secolo d’Italia «sapere se passeranno settimane o mesi prima di rivederlo». che non c’è stato contatto con i ministeri degli Esteri e della Salute….». «Nessun contatto con i vertici di Emergency» Neppure diretti con i vertici di Emergency: «Non abbiamo parlato con Gino Strada – osserva – ma con una ragazza molto gentile, lo “C’è un nesso tra vaccini e autismo”. Arriva la sentenza choc Paolo Lami Una sentenza storica. Che apre le porte a una possibile class action di dimensioni inimmaginabili. Il Tribunale del Lavoro di Milano ha stabilito che il ministero della Salute dovrà versare per tutta la vita un assegno bimestrale a un bimbo affetto da autismo a cui nel 2006 fu iniettato il vaccino esavalente InfanrixHexaGSk. prodotto dalla multinazionale GlaxoSmithKline.La sentenza, firmata dal giudice Nicola di Leo sostiene che sarebbe stata «acclarata la sussistenza del nesso causale tra tale vaccinazione e la malattia». E ancora, citando la perizia del medico legale Alberto Tornatore, nominato dal Tribunale del Lavoro di Milano, «è probabile che il disturbo autistico del piccolo sia stato concausato sulla base di un polimorfismo che lo ha reso suscettibile alla tossicità di uno o più ingredienti (o inquinanti) dal vaccino InfrarixHexaSk». L’Istituto di Sanità esclude categoricamente correlazioni Prima di rivolgersi al giudice la fa- 5 miglia del bambino, che oggi ha 9 anni e il cui autismo è stato diagnosticato nel 2010, aveva presentato, nel 2011, una domanda di indennizzo al ministero della Sanità. Domanda che, però, la famiglia del bimbo si è vista respingere. Di qui la decisione di intentare la causa. La relazione fra autismo e vaccini è molto dibattuta da tempo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, che cita, al proposito, Stefania Salmaso, Direttore del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’ISS, «la presenza di una possibile associazione causale tra vaccinazioni e autismo è stata estensivamente studiata e non è stata evidenziata alcuna correlazione». In particolare l’Istituto Superiore di Sanità richiama una ricerca del marzo 2013 pubblicata sul Journal of Pediatric che «conferma tale conclusione in linea con le altre numerose evidenze scientifiche disponibili in materia». La ricerca, condotta, in quel caso dai Center for Disease Control di Atlanta su 256 bambini con disturbi dello spettro autistico dico senza polemica. Avranno tutti tante cose a cui pensare. Però noi vogliamo notizie certe». Spiega che a suo marito «stavano scadendo i tre mesi di aspettativa dall’ospedale» e che «venerdì sarebbe tornato in Italia» e che quindi «ce l’aveva quasi fatta». La famiglia del medico chiede all’autorità di «avere notizie certe” e di confrontati con 752 bambini non autistici «conferma – secondo l’ISS – le conclusioni del rapporto Immunization Safety Review: Vaccines and Autism del 2004 dell’Institute of Medicine basato su una approfondita revisione degli studi clinici ed epidemiologici disponibili sul nesso tra vaccini e autismo, effettuata da un gruppo indipendente di esperti negli Usa». 19 Paesi nel mondo hanno disposto il ritiro di alcuni lotti L’Iss ripercorre la controversa storia delle relazioni fra vaccini e autismo sollevate nel corso degli anni fin da quando sul prestigioso The Lancet compare, nel 1998, un articolo – poi ritirato successivamente dagli stessi autori e anche dalla rivista – su un’ipotesi di correlazione fra vaccini e autismo. L’autore della ricerca, il me- All’Ospedale Spallanzani di Roma in isolamento Il medico di Emergency, che è arrivato all’alba all’aeroporto di Pratica di Mare ed è stato trasportato all’Ospedale Spallanzani di Roma, è stato assistito, durante il volo dalla Sierra Leone all’Italia, da un team dell’Aeronautica militare specializzato in bio-contenimento composto da circa 25 persone tra medici, specialisti e personale di bordo. «La situazione è sotto controllo – fa sapere il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in un’intervista a Il Messaggero – Il paziente non avrà contatti né con i medici, né con gli infermieri. Tanto meno con la popolazione. Non c’è pericolo. L’ospedale Spllanzani è un centro di eccellenza a livello europeo». dico Andrew Wakefield, è stato poi radiato dall’Ordine dei medici per aver falsificato i dati della ricerca. Wakefield, dal canto suo, ha continuato a difendere strenuamente le sue ricerche e le sue conclusioni. Tuttavia il vaccino pediatrico Infarix Hexa – chiamato esavalente perché protegge contro sei malattie, difterite, tetano, poliomelite, epatite b, haemophilus b e pertosse – è finito sotto accusa centinaia di volte, è stato oggetto di esposti e denunce presso varie Procure italiane e, addittura, per alcuni lotti, nel 2012, ne è stato disposto il ritiro, per il rischio di contaminazione, in 19 Paesi nel mondo: Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Canada, Belgio, Olanda, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Albania, Australia, Malaysia, Vietnam, Qatar, Romania, Libano, Brasile e Malta. Italiani conciati per le feste: rincarano perfino gli alberi di Natale Secolo 6 Luca Maurelli Aumenta l’acqua, arriva il canone Rai in bolletta, poi c’è l’ingorgo fiscale di fine anno, la Tasi, gli acconti Irpef, l’Iva e chi più ne ha più ne metta. È il Natale in casa Cupiello nell’era di Matteo Renzi, grandi sacrifici e qualche momento per godere che si trasforma in sacrificio e ansia per il futuro. Il quadro che emerge dalle stime delle associazioni dei consumatori descrive un’Italia in affanno anche sui piccoli bilanci preventivi delle festività natalizie: consumi in calo, pochi soldi in tasca. Si spenderà ancora di meno Il potere d’acquisto delle famiglie è in discesa e la crisi continua così ad incidere pesantemente sui consumi, condizionando in maniera significativa anche le spese per i regali natalizi: secondo le prime stime dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori (Onf), que- d’Italia st’anno la contrazione sarà del 6,2%. Ogni famiglia spenderà per i regali di Natale appena 125,70 euro. Nonostante ciò, sempre secondo le prime proiezioni dell’associazione insieme all’Adusbef, i prezzi dei prodotti tipici delle festività continuano a registrare aumenti, seppur contenuti, crescendo in media dell’1,2%. Ad aumentare maggiormente sono i costi degli alberi di Natale (+3%), degli addobbi (+2%) e dei prodotti alimentari (+1,9%)%. In controtendenza i prezzi degli articoli Violenza sulle donne, una giornata con tanta retorica e pochi fatti Silvano Moffa Il termine “femminicidio” è ormai un termine entrato nell’uso comune. Sta ad indicare l’assassinio di donne, e, più ampiamente, la violenza occulta e palese di cui il sesso femminile è spesso vittima. Contempla, in una accezione ancor più larga, ogni forma di pressione, condizionamento psicologico collegato ad una malversazione costante dell’uomo nei confronti della donna. Tale da annientarne la personalità e ferirne la dignità. Come tale, è una violenza che non ha confini, supera le barriere dello spazio, penetra negli usi e costumi dei popoli, attecchisce in modelli culturali e religiosi pur diversi fra loro. E , in questo, assume un carattere universale. E’ proprio questo livello di “universalità” che, però, rischia di diventare spiazzante e fuorviante. La celebrazione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne proclamata dall’ONU, serve, senza dubbio, a denunciare un fenomeno che, appunto, non conosce confini geografici e amministrativi, e che le statistiche ci dicono in costante crescita dappertutto; questo carattere di “universalità”, in un giorno dedicato al tema, aiuta a riflettere sui riflessi di un degrado civile di un mondo dove le disuguaglianze sono aumentate e i più deboli sono sempre più deboli e indifesi. Eppure, nel profluvio della parole che scandiscono il tenore della “celebrazione”, si annida il tarlo di una generalizzazione banalizzante, che mette a nudo la povertà dei mezzi con cui si cerca di contrastare un fenomeno così devastante per le MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014 Il commercio è in ginocchio Gli ottanta euro di Renzi? E chi li ha visti? I commercianti, a quanto pare, no. Le vendite al dettaglio continuano a registrare segno negativo, ”una flessione che rappresenta – secondo il Codacons – il colpo di grazia definitivo per il bonus da 80 euro in busta paga, introdotto dal Governo Renzi per risollevare i consumi e le sorti del commercio, ma che non ha prodotto il minimo effetto sull’economia del paese”. «La riduzione delle vendite dello 0,5% registrato dall’Istat è ancor più allarmante se si considera che già nel 2013 le vendite avevano segnato una diminuzione del 2,1% rispetto all’anno precedente – spiega l’associazione – I cali, dunque, si aggiungono ad altri cali, uccidendo il settore del commercio, portando i negozi al fallimento e alimentando la disoccupazione. I commercianti non potranno nemmeno fare affidamento sulle spese di Natale, per le quali le famiglie italiane prevedono una contrazione media dei consumi del -5%». Secondo il Codacons, servono misure ad hoc per far riprendere le vendite. Ma da quell’orecchio il governo, a quanto pare, non vuol sentire. donne, vittime di abusi, stupri, violenze di ogni genere. Insomma, una data fissata in calendario vale se incide davvero sulle coscienze, se aiuta a modificare comportamenti, se recupera il valore della dignità della persona, a prescindere dal sesso, dalla razza, dalle opinioni politiche e dalla fede religiosa. Se, invece – e questo è il punto che più dovrebbe inquietare – serve soltanto a metterci a posto l’anima, la coscienza, senza interrogarsi su quel che si è fatto di concreto e di sostanziale per prevenire e combattere il fenomeno, ecco qui che, con il volgere del tempo, quella data perderà di senso e di significato, si trasformerà in un ritualismo senza costrutto. Un rito inutile e, a lungo andare, persino fastidioso e controproducente. Se poi, femminicidio dovesse, per malaugurata ipotesi ( ma ci sono, purtroppo, già alcuni segnali in tal senso) fare rima con femminismo, allora ci sarebbe uno stravolgimento del problema. In una lettera inviata alle donne della rete antiviolenza, Lucia Annibaldi (qui il videomessaggio), la giovane avvocatessa sfigurata con l’acido dal fidanzato, con grande lucidità ha scritto: “Tu sei mia può essere forse una frase sussurrata in un momento di intimità, non una realtà che autorizza un uomo a trattarvi come se foste un suo possesso“. “So bene per esperienza personale – continua il messaggio – che uscire dal buio in cui ti confina il ‘non amore’ è difficilissimo. Lo può essere per mille motivi, a cominciare dalla paura, ma anche perché non si è indipendenti economicamente, perché ci sono di mezzo i figli, perché si finisce col vivere in una condizione psicologica devastante. Lo so è una strada ripidissima e la salita sembra insuperabile. Ma credetemi non è così”. “Tutto si può superare se serve a ritrovarsi, a tornare ad essere se stesse, a essere libere, finalmente. Tutto si può superare se si ceglie di essere felici”. Ma per imboccare la via del ritorno alla vita, prima di tutto “serve un lavoro interno, su se stesse. E poi la fiducia verso il futuro e la vita stessa”. Di qui l’appello al non lasciare sole le donne che subiscono violenze. Appunto: non lasciamole sole. Un monito che scava in ognuno di noi più di mille parole celebrative. da regalo di ultima generazione, che segnano una contrazione del 2%. Non mancano le idee regalo low cost, con un budget al di sotto dei 20 euro, si va dalla cover per i cellulari all’infusore per il te’ fino al contapassi. Strage del “904”, ora tocca a Riina. E dovranno testimoniare i Servizi segreti Secolo MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014 Roberto Frulli Riparte nell’aula bunker di Firenze il processo per la strage del rapido 904 avvenuta il 23 dicembre 1984 e a causa della quale morirono 17 persone e 260 rimasero ferite. Sul banco degli imputati stavolta c’è il boss Totò Riina accusato di essere il mandante della strage. Il suo avvocato, Luca Cianferoni, mette subito a segno il primo colpo: nonostante l’opposizione del pm, la Corte d’assise di Firenze ammette, come richiesto dal legale del boss, le testimonianze del sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, e del direttore del Dis, Giampiero Massolo. Il pm di Firenze, Angela Pietroiusti, si era inutilmente opposta alla richiesta sostenendo che, sia riguardo Minniti sia riguardo Massolo, nel fascicolo non vi sia «alcun elemento di prova circa la loro conoscenza dei fatti». La loro testimonianza, aveva aggiunto il pubblico ministero replicando all’avvocato Cianferoni, avrebbe «un contenuto meramente esplorativo, più che una prova sarebbe un’attività di indagine», si tratterebbe «della cosiddetta prova a sorpresa: verrebbe pregiudicato il diritto alla controprova». Nel 1989 la prima sentenza sulla strage del 904 Ma il presidente della Corte d’Assise di Firenze, Ettore Nicotra, ha accolto le richieste della difesa di Riina perché, ha sottolineato, «non può ritenersi l’assoluta irrilevanza» delle testimonianze di Minniti e Massolo, pur spiegando che i giudici delimiteranno il tema delle due testimonianze per garantire «la pertinenza dell’esame ai fatti oggetto del processo». La Corte ha, invece, accolto la richiesta del pm, rigettando la testimonianza del direttore del carcere di Sulmona, Giacinto Siciliano, che avrebbe dovuto «riferire sulla proclamazione di innocenza da parte di Guido Cercola, morto suicida nel 2005», impiccatosi a sessant’anni e dopo 20 anni di carcere. L’accusa ha chiesto le testimonianze di Giovanni Brusca e altri collaboratori di giustizia, come Gaspare Mutolo e Gioacchino La Barbera. Riina era collegato in videoconferenza e per il momento non ha chiesto di rilasciare dichiarazioni durante il processo. La prossima udienza il 9 dicembre, quando verrà ascoltato il consulente che ha confrontato l’esplosivo usato per il Rapido 904 con quello utilizzato nelle stragi degli anni Ottanta e Novanta. La vicenda processuale del 904 è lunga e complessa e questo capitolo che vede Totò Riina sul banco degli imputati è solo l’ultimo atto nato dal’ordinanza di custodia cautelare emessa il 27 aprile 2011 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli nei confronti del boss accusato di essere il mandate della strage. La prima pronuncia fu della Corte d’Assise di Firenze nel 1989: vennero condannati, fra gli altri, Guido Cercola, Pippo Calò, Giuseppe Misso ed altri personaggi fra i quali il tedesco Friedrich Schaudinn che, a giudizio dei magistrati, si occupò dei congegni elettronici dell’ordigno. Sentenza smontata dalla Corte di Cassazione La sentenza di secondo grado fu emessa il 15 marzo 1990 dalla Corte d’Assise d’appello di Firenze e confermò sostanzialmente le conclusioni dei giudici di primo grado, pur mutando pene e responsabilità. Ma un anno dopo la Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, smontò completamente la ricostruzione fatta dai giudici fiorentini di primo e secondo grado e annullò con rinvio la sentenza d’appello, disponendo quindi un nuovo giudizio dinnanzi ad altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Passarono esattamente due anni e a marzo del 1992 i giudici della nuova sezione della Corte d’Assise d’Appello di Firenze confermarono alcuni ergastoli mentre tre degli imputati vennero assolti dall’accusa di strage. Otto mesi dopo la Corte di Cassazione confermò la sentenza, riconoscendo la «matrice terroristico-mafiosa» dell’attentato. Una storia a parte fu quella di Massimo Abbatangelo, deputato del Msi, accusato da Pierluigi Vigna della strage. Nel 1994 la Corte d’Assise d’appello di Firenze lo assolse dal reato di strage demolendo la ricostruzione di Vigna e lo condannò a sei mesi con l’accusa di aver consegnato l’esplosivo a Giuseppe Misso. I parenti delle vittime del rapido 904 proposero ricorso per Cassazione ma persero pesantemente e furono costretti a rifondere le spese processuali. Alcuni anni dopo emerse documentalmente che Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi 7 d’Italia d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci i servizi segreti dell’Est, in particolare la Stasi, il servizio segreto della Germania dell’est, accreditavano la responsabilità dell’attentato al rapido 904 al terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez detto Carlos lo Sciacallo che, in quegli anni, aveva insanguinato l’Europa in lungo e in largo con attentati su aerei, treni e all’interno di stazioni ferroviarie e i cui complici furono intercettati e arrestati, carichi di esplosivi, anche in Italia. In particolare il giudice francese Jean-Louis Bruguière che indagava su Carlos, arrestato e detenuto nel frattempo in Francia dove è stato poi condannato all’ergastolo proprio sulle risultanze degli accertamenti di Bruguiere, ottenne, dopo un lungo lavoro di ricerca e attraverso rogatorie in tutto il mondo, un’enorme documentazione dalla quale emergeva che i Servizi segreti dell’Est rifornivano di armi ed esplosivi Carlos e i suoi complici e li ospitavano in alcune basi che poi, quando Carlos era assente, venivano regolarmente perquisite dagli 007 della Stasi per capire quali fossero i movimenti, i legami e i progetti del terrorista venezuelano. Le analogie con gli attentati compiuti da Carlos In seguito ad una di queste perquisizioni “fredde”, appunto, la Stasi, in particolare il capitano Borostowski, responsabile della Sezione “Terrorismo Internazionale” del ministero per la Sicurezza dello Stato dell’ex-Ddr cristallizzò in un rapporto scritto ciò che aveva trovato e, in particolare, la responsabilità di Carlos e dei suoi complici nella strage del 23 dicembre 1984. Bruguiere, sollecitato da una rogatoria della Commissione parlamentare Stragi italiana, su richiesta dell’allora suo presidente, il senatore diessino Giovanni Pellegrino, consegnò questa documentazione alla Commissione. Qualche anno dopo lo stesso Vigna chiederà con una lettera alla Commissione copia di quella documentazione arrivata dalla Francia e che riguardava il 904. Nel frattempo il parlamentare di An, Enzo Fragalà, ricostruirà in una complessa interrogazione, gli attentati compiuti da Carlos negli anni 70-80 con gli attentati che avvennero in Italia scoprendo straordinarie e incredibili analogie e somiglianze fra l’attentato al 904 e l’attentato compito da Carlos a un treno in Francia, fra la strage alla stazione di Bologna e l’attentato, compiuto, sempre da Carlos, alla stazione di St. Etienne, in Francia, fra la strage di Ustica e l’attentato a un aereo della Pan Am, partito da Roma, caduto sullo Ionio, sempre opera del terrorista venezuelano. 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