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d’Italia
SÌ DELLA CAMERA AL JOBS ACT. NEL PD
37 DISSIDENTI. L’OPPOSIZIONE ESCE DALL’AULA
ANNO LXII N.274
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
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Valeria gelsi
L’opposizione ha abbandonato
l’aula, 40 deputati del Pd non
hanno votato, due hanno votato
no e due si sono astenuti. Così il
Jobs Act è passato alla Camera e
torna al Senato con appena 316
sì, 6 no e 5 astenuti. In totale
sono stati 260 i deputati che non
hanno partecipato al voto.
Gli assenti del Pd
Fra i 40 assenti dem al voto solo
sette erano giustificati. Fra loro
c’era anche Enrico Letta. Gli altri
hanno voluto esprimere il loro dissenso sulla delega sul lavoro, il
cui impianto «nonostante le modifiche apportate alla Camera,
non è soddisfacente», come
hanno scritto in un documento in
cui annunciavano che non avrebbero partecipato al voto. Tra i firmatari ci sono Gianni Cuperlo,
Rosy Bindi, Francesco Boccia,
Davide Zoggia e Alfredo D’Attorre.
Civati vota no. Fassina: Renzi
alimenta le tensioni
Hanno votato e hanno votato no,
mercoledì 26/11/2014
della Camera Marina Sereni ha parlato di «un ottimo lavoro fatto dal
gruppo del Pd alla Camera». Un richiamo a non sottovalutare l’accaduto, invece, è venuto da Dario
Ginefra per il quale ora «occorrerà
un serio confronto all’interno del partito e dei gruppi parlamentari».
invece, Pippo Civati e Luca Pastorino. «Manifesto un profondo dissenso su questo provvedimento e
soprattutto per la campagna politica
e culturale ad esso legata che non
ho condiviso», ha detto Civati, mentre i “civatiani” Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini sono stati tra gli
astenuti. «Renzi alimenta le tensioni
sovversive e corporative», ha poi
detto Stefano Fassina nel corso di
una conferenza stampa della minoranza Pd.
Nel governo e nel partito minimizzano
Secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, però, l’atteggiamento
dei dissidenti «era in qualche misura
prevedibile». «Ci sono una discussione che va avanti da tempo e posizioni notoriamente diverse.
Tuttavia anche chi non ha espresso
voto favorevole alla fine ha apprezzato i miglioramenti e ha riconosciuto il lavoro svolto», ha sostenuto
Poletti, mentre la vicepresidente
Anche FI esce dall’aula
Nelle file dell’opposizione, invece, è
giunta a sorpresa la decisione di
Forza Italia di uscire dall’aula. «La
maggioranza si assuma le sue responsabilità», ha scritto su Twitter
Renata Polverini, parlando del Jobs
Act come di una «ulteriore pagina
buia del governo Renzi». «Il voto sul
cosiddetto Jobs Act di oggi alla Camera ha certificato lo stato confusionale della maggioranza che
sostiene questo moribondo governo», è stato poi il commento del
gruppo affidato a una nota. Durante
la discussione, inoltre, si erano registrate le proteste, con urla e cartelli,
di Sel, M5s e di alcuni lavoratori
della Fiom che si trovavano in tribuna.
Alla “docente anti-gay” nessuno ha ancora chiesto scusa. Vergogna
Girolamo Fragalà
Si è trovata all’inferno, condannata al
rogo come una strega, senza nemmeno aver avuto la possibilità di difendersi. Tutti a parlare di lei, la
famosa insegnante di Moncalieri accusata di aver detto che i gay sono
malati. Tutti a spararle addosso
(tranne il Secolo d’Italia, che l’ha difesa sin dall’inizio nutrendo forti dubbi
sulle versioni diffuse a ritmi vertiginosi). Fiumi di inchiostro velenoso, titoloni sui giornali. E ora che è stata
“assolta”, poche righe, non fa comodo a nessuno dire che non era
vero niente, che ancora una volta era
stata usata a sproposito la parola
“omofobia”.
Le reazioni indignate (con il Pd in
prima fila)
A scatenare il putiferio è bastata una
voce, diffusa ad arte da qualche studente. I quotidiani hanno parlato di
un “venerdì di ordinaria follia”, il preside dell’istituto aveva chiesto chiarimenti all’insegnante. Il vicesindaco
della città, Paolo Montagna, aveva
precisato che a Moncalieri “non c’è
spazio né per gli omofobi, né per
l’omofobia” e che si era in presenza
di un “fatto grave” tanto che “ci muoveremo per mandare un messaggio
forte e adottare efficaci provvedimenti”. Da parte sua il senatore del
Pd, Andrea Marcucci, si era affrettato
a mettersi in mostra annunciando a
mari e monti un’interrogazione parlamentare per chiedere l’intervento del
ministro Giannini: “Bisogna far luce
su questa vicenda che, se confermata, sarebbe un “fatto intollerabile”.
La verità ora è venuta a galla
Ebbene, la vicenda non è stata confermata. Anzi, è stato accertato che
nessun caso di omofobia si era verificato nella scuola di Moncalieri. L’in-
dagine del preside e dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte ha
avuto questo esito: il tema venne affrontato “in modo appropriato” dall’insegnante, che durante la lezione
“ha svolto la propria funzione educativa nel rispetto dei diritti e della dignità degli studenti. Le diverse
posizioni emerse durante la conversazione – ha specificato l’Ufficio scolastico regionale – rispecchiano il
dibattito corrente nella società italiana circa il tema in discussione”. E
dalle testimonianze dei ragazzi “si riscontra che il dialogo si è svolto con
serenità, con toni e termini propri di
un ambiente scolastico e della sensibilità degli studenti”. Qualcuno, a sinistra, abbia la forza di chiedere
scusa a quell’insegnante trasformata
nel mostro da sbattere in prima pagina.
Forza Italia è sotto choc. E il Patto
del Nazareno finisce nel mirino
2
Lando Chiarini
Forza Italia il giorno dopo la batosta elettorale patita in Emilia
Romagna ed in Calabria assomiglia ad un campo di battaglia.
E come in ogni battaglia che si
rispetti, i primi contrasti sorgono
intorno all’ora, al luogo ed al terreno dello scontro. E se ad urne
ancora aperte il Cavaliere
aveva provveduto a convocare
per oggi una rinione del Comitato di presidenza, ha provveduto subito Raffaele Fitto a far
capire che è ora ormai di condividere persino le procedure
delle convocazioni. «Ho appena
scritto a Silvio Berlusconi per
chiedere la riconvocazione della
riunione in una data e in un orario che consentano a tutti di partecipare», ha fatto sapere il
deputato pugliese, rimasto a
Strasburgo per assistere alla visita ufficiale di Papa Bergoglio
all’Europarlamento. E che la
questione sia soprattutto politica e non solo procedurale è
confermato dal fatto che anche
Saverio Romano, Daniele Capezzone, Rocco Palese e Pino
Galati hanno avanzato analoga
richiesta.
I “fittiani”: gli elettori non ci
capiscono più
Secolo
d’Italia
La protesta non sembra arginabile. Anche perché questa volta
non tutti sono disposti a nascondere la crisi sotto l’ombrello
della leadership di Berlusconi.
Tutt’altro. Lo dice chiaramente
l’ex-tesoriere Pdl Maurizio Bianconi che auspica una Forza Italia senza Cavaliere. Come lui la
pensano in tanti e persino chi
non se la sente di arriva a criticare la persona del Capo ne demolisce l’opera, a cominciare
dal Patto del Nazareno, cioè
l’accordo con Renzi sulle riforme (soprattutto elettorale).
Un’intesa che Berlusconi consi-
Esplode il M5S, sotto accusa i guru
di Grillo: «Vadano su un’isola»
Redazione
La senatrice grillina Serenella
Fucksia sceglie Facebook per scagliarsi contri gli «strateghi, superdivi
del M5S, che oggi in perfetto stile
“old politic”» dicono «che in Calabria non si poteva vincere» e
«hanno il coraggio di dire che in
Emilia Romagna il M5s ha più che
tenuto..». Un attacco che ha bersagli ben precisi, a cominciare dall’analisi rassicurante di Beppe
Grillo. La parlamentare grillina
parla di «arrampicata sugli specchi», del «negazionismo» di «cerchi magici stellari» prendendosela
in particolare con la staff della comunicazione del Movimento. A cominciare dal «Dott. Ing. Capo della
Comunicazione M5S Rocco Casalino come si firma lui stesso, fa-
moso al grande pubblico come ex
partecipante al Grande fratello, ingegnere per caso e capo comunicazione del M5S, per una “botta de
lato B”, come d’altra parte tutti noi
portavoce del M5S ora in Parlamento».
Ironie sulla «carriera lampo» di
Ilaria Loquenzi
Ma non viene risparmiata neppure
un’altra consulente per la comunicazione del partito, Ilaria Loquenzi
che viene definita «con una carriera lampo degna di Speedy Gonzales». La senatrice Fucsia si dice
«contro le espulsioni a priori”, per
cui non sarò mai io a voler spedire
Rocco & CO su qualche isola, dove
sono sicura avrebbero tutti una cornice più adeguata, (oltretutto
MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014
dera vitale per continuare a
stare nel giro che conta, soprattutto in vista dell’elezioni del
successore di Napolitano al
Quirinale, ma che molti nel partito considerano ormai come la
vera causa dei disastri elettorali. Così la pensa il deputato
“fittiano” Francesco Paolo Sisto,
presidente della commissione
Affari Costituzionali: «Il patto del
Nazareno – spiega – deve coesistere con la chiarezza di una
politica antagonista alla sinistra.
Non siamo stampella della sinistra e vogliamo mantenere un
Dna chiarissimo da questo
punto di vista». La gente vuole
sentire cose di centrodestra.
Rocco dice sempre di essere poliglotta…perché non metterlo alla
prova?) ma almeno un affiancamento nuovo, un reset lo vogliamo
fare prima che sia troppo tardi?».
il deputato Walter Rizzetto, “reo” di
aver partecipato a Omnibus su
La7. La sua partecipazione «è
stata a titolo del tutto personale,
Rizzetto non rappresenta la posizione del M5S, né qualcuno gli ha
dato questa responsabilità. Libero
di dire la sua opinione e di partecipare ai talk, ma non a nome del
M5S». Insomma, «il M5s non ritorna nei talk show». E chi lo fa è
fuori da un Movimento, sempre più
paralizzato dai diktat del suo “padre
padrone”.
E Grillo “scomunica” il deputato
Rizzetto che è andato in tv
L’attacco della senatrice Fucksia,
che sarà probabilmente la prossima a essere cacciata dal M5S,
arriva mentre un altro esponente
pentastellato viene scomunicato da
Grillo. A finire sulla gogna stavolta è
Gasparri: «Prioritario restituire
agibilità al Cavaliere»
Un appello a mettere da parte
“frazionismi” e ad offire un “leale
sostegno” all’ex-premier arriva
da Maurizio Gasparri, per il quale
«la priorità per FI resta la battaglia per liberare Berlusconi da
impedimenti persecutori che ne
hanno limitato l’agibilità politica.
Sappiamo tutti che si è trattato di
una deliberata aggressione volta
a indebolire il centrodestra nella
sua leadership»
Bergoglio all’attacco dell’Europa
dei banchieri: ecco i 4 moniti del Papa
Secolo
MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014
Giacomo Fabi
Era la prima assoluta del confronto tra il Papa “venuto dalla
fine del mondo” e le istituzioni
europee, nella fattiuspecie il
Parlamento di Strasburgo. E
l’attesa non è andata delusa
perché Papa Francesco ha voluto subito puntare al cuore del
problema dicendo a chiare lettere che l’Europa o cambia o è
destinata a diventare periferia
del mondo. In estrema sintesi,
sono soprattutto quattro le gravi
criticità europee evidenziate dal
Pontefice nel corso del suo intervento.
1° – “Grandi ideali sostituiti da
tecnicismi burocratici”
Il primo riguarda l’eclissi dei
“grandi ideali che hanno ispirato
l’Europa“. Per il Papa “sembrano
aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici
delle sue istituzioni”. È un monito
severo che sembra raccogliere le
istanze sempre più forti e pressanti che arrivano da strati sempre più larghi dei popoli europei.
È evidente che il peso della crisi
e l’insistenza cieca sulle sole politiche di bilancio rappresentano
agli occhi del Papa due facce
d’Italia
della stessa medaglia.
2° – “Il Vecchio Continente è
malato di solitudine”
Non è infatti casuale che il secondo affondo Egli lo abbia riservato alle condizioni spirituali
del Vecchio Continente. “Una
delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa – ha spiegato Francesco – è la solitudine,
propria di chi è privo di legami”.
Il Papa la vede “negli anziani
abbandonati, nei giovani privi di
opportunità per il futuro, nei numerosi poveri che popolano le
Il “Sole24Ore”: centrodestra
da rifondare nei valori e nell’identità
Alberto Fraglia
Un centro-destra da rifondare. Il Sole
24 Ore affronta il dopo voto delle regionali in un articolo di Gennaro Sangiuliano che non lesina critiche al
centrodestra, né evita di spingere
l’analisi sugli effetti che l’assenza di
una alternativa a Renzi determina
sulla stessa democrazia. Per Sangiuliano, pur con le dovute differenze
di tempo e di luogo, torna di grande
attualità il pensiero che Giuseppe
Prezzolini sviluppò negli anni della
sua residenza negli Stati Uniti, denunciando il deficit politico culturale,
in Italia, di un moderno conservatorismo. “Il conservatorismo prezzoliniano, sobrio e moderno – scrive il
vicedirettore del Tg Uno – saldo nei
valori e nell’identità, ispirato a Machiavelli, Vico, Hobbes, ai grandi tradizionalisti francesi, a Dostoevskij e
Heidegger, con un richiamo alla de-
stra storica che governò l’Italia post
unitaria, è l’esatto opposto del panorama di rovine, abitato da figure improvvisate, mediocri tragicomiche,
che connota oggi il centrodestra italiano”.
Le democrazie occidentali
Una denuncia pesante, quella di
Sangiuliano. Che trova spiegazione
nel fatto che, altrove, in Germania, in
Spagna, in Gran Bretagna, in Australia, e , da ultimo, in maniera
ancor più corposa in America, dove i
repubblicani hanno incassato un risultato storico conquistando Camera
e Senato, e mettendo alle corde
Obama, i moderati, pur con sostanziali diversità, sono presenti in maniera massiccia e governano.
Insomma, le democrazie occidentali,
chi più chi meno, “si alimentano nell’alternanza di schieramenti e pro-
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nostre città e negli occhi smarriti
dei migranti che sono venuti qui
in cerca di un futuro migliore”.
4° – “Senza radici religiose
non vi è futuro”
Ma la critica più sferzante il Papa
l’ha riservata ad “un’Europa che
non è più capace di aprirsi alla
dimensione trascendente della
vita” e quindi ad un’Europa che
“lentamente rischia di perdere la
propria anima e anche quello
‘spirito umanistico’ che pure ama
e difende”. Ocorre, invece,
un’Europa “che sia in grado di
fare tesoro delle proprie radici
religiose, sapendone cogliere la
ricchezza e le potenzialità”.
grammi”. Da noi, invece, non c’è una
offerta credibile di questo tipo, capace
di rappresentare “valori e idee alternative alla sinistra”.
spostato l’asse della ricchezza verso
l’Asia. Ci vorrebbe, insomma, una
“grande elaborazione, prima ancora
morale culturale”. Come dagli torto?
Nel ’94, ricorda Sangiuliano, il centrodestra si presentò parlando di fisco, di
Stato leggero, di corpi intermedi. Quel
mondo è radicalmente stravolto. Sul
tavolo del presente ci sono le grandi
migrazioni, l’Asia, lo stritolamento del
ceto medio, la demografia, l’ecosistema, la minaccia fondamentalista,
l’energia. Ecco, “un centrodestra attivo dovrebbe partire dalle idee e
scendere verso i programmi, con la
credibilità delle persone”. Non muoversi in questa direzione, pone un limite a tutta la democrazia.
3° – “Istituzioni senz’anima”
È l’Europa senz’anima quella
contro la quale si scaglia il Pontefice, caratterizzata da una visione
miope
che
porta
all’emarginazione di chi, anziano
o malato, è fuori dai “dall’ingranaggio” del consumo. E fa scattare
l’applauso
degli
europarlamentari quando si sofferma sui “bambini uccisi prima
di nascere”.
Un mondo radicalmente stravolto
E questo accade perché il centrodestra, in Italia, non è in crisi. Semplicemente non esiste più, si è dissolto.
Come dimostra il voto regionale di domenica. Da dove ripartire? “Il tema,
prima ancora che politico è tutto culturale” sottolinea, non a torto, l’opinionista de Il Sole 24Ore . Bisogna
confrontarsi con la crisi epocale che
attraversa l’economia, con i cambiamenti che hanno interessato i rapporti
sociali, con una geopolitica che ha
Poliziotto assolto, America in fiamme:
afroamericani in rivolta a Ferguson
Secolo
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Laura Ferrari
Il governatore del Missouri, Jay
Nixon, ha deciso di inviare rinforzi
della Guardia nazionale a Ferguson,
in Missouri, per appoggiare la polizia
locale. La Guardia nazionale è arrivata a Ferguson per dare manforte
alla polizia impegnata a far fronte alle
violenze scattate tra lunedì e martedì
dopo la decisione del Gran giurì di
non incriminare il poliziotto bianco
Darren Wilson che nell’agosto
scorso ha ucciso il 18enne afroamericano Mike Brown. Secondo la relazione del capo della polizia della
contea di St.Louis, Jon Belmar, a
Ferguson vi sarebbero almeno una
dozzina di edifici in fiamme. Belmar
afferma di avere udito almeno 150
colpi di arma da fuoco. I vigili del
fuoco hanno difficoltà a domare una
serie di incendi, a causa delle sparatorie in corso, ha aggiunto Belmar
precisando che non si registrano vittime e che la polizia ha effettuato una
trentina di arresti. «Quanto ho visto
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d’Italia
questa notte – ha detto il capo della
polizia – è probabilmente molto peggio della peggior notte dell’agosto
scorso», quando erano scoppiati incidenti dopo l’uccisione di Brown.
Dopo la decisione del Gran Giurì,
composto da nove bianchi e tre neri,
di non incriminare l’agente Wilson gli
scontri e gli incidenti si sono verificati
non solo a Ferguson, ma anche in
altre città degli Stati Uniti . Secondo
un responsabile della Missouri Highway Patrol che coordina le forze
dell’ordine, il capitano Ron Johnson,
«sono fatti che avranno un impatto
sulla nostra comunità per lungo
tempo».
Il presidente alla polizia: “Moderazione coi manifestanti”
Subito dopo il verdetto del Gran Giurì
il presidente americano Barack
Obama ha chiesto alla polizia di Ferguson di dar prova di moderazione
nel trattare coi manifestanti. «Non si
possono fare progressi lanciando
bottiglie», ha detto dopo l’annuncio
che l’agente Wilson non sarà incri-
Cuore di mamma (afghana):
per vendicare il figlio uccide 25 talebani
Guido Liberati
I talebani le hanno ammazzato il figlio, un ufficiale di polizia, in un attacco a un check point,
davanti ai suoi occhi. Lei, invece di piangere e
gridare, ha preso il kalashnikov, insieme alla figlia e alla nuora, e ha fatto una strage. Lei si
chiama Reza Gul e vive in un villaggio nell’ovest
dell’Afghanistan. In sette ore di scontro a fuoco,
Reza e le altre due vendicatrici hanno massacrato 25 talebani, e ne hanno feriti altri 5. La storia la racconta un’agenzia afghana, la Khaama
Press, ed è stata accreditata dal Ministero dell’Interno: il portavoce di quest’ultimo, Sediq
Sediq, commenta orgoglioso che «la campagna
armate delle donne contro i guerriglieri talebani
è un simbolo di una più vasta rivoluzione e sollevazione popolare contro il gruppo». Silenzio
invece dagli studenti islamici: solitamente loquaci nel rivendicare le loro stragi, ma evidentemente umiliati da essere stati sconfitti da tre
donne.
Come in un film di Tarantino
Il mezzogiorno di fuoco al femminile si svolge in
un villaggio nella provincia di Farah, a ovest.
Una zona da Far West islamico, dove i talebani
sono molto attivi e attaccano in continuazione
le forze di sicurezza governative. Il figlio di Reza
era un ufficiale di polizia e comandava un
check-point, probabilmente vicino alla casa
minato per la morte di Brown. «Ma
esorto la polizia alla moderazione».
Per Obama «c’è una questione reale
nel Paese», sottolineando come ci
sia «una profonda sfiducia tra la polizia e la comunità afroamericana».
«Questo – ha spiegato il presidente
americano – è l’eredità di una lunga
storia di discriminazione nel nostro
Paese. È necessario – ha proseguito
– riconoscere come la situazione di
Ferguson parla all’intero Paese e
mostra le più ampie sfide che noi ancora affrontiamo come nazione».
Nelle stesse ore, un poliziotto è stato
ferito a colpi di pistola a University
City, sobborgo di St. Louis, poco distante da Ferguson. Il poliziotto ferito
a colpi di pistola a University City, un
sobborgo di St. Louis vicino Ferguson, è stato colpito al braccio ed è
fuori pericolo: lo rende noto il dipartimento di polizia di St. Louis, secondo
cui l’episodio potrebbe non essere
collegato alle proteste
della madre. Quando i talebani attaccano il piccolo presidio, la donna vede tutto. I guerriglieri
uccidono suo figlio davanti ai suoi occhi. I talebani pensano di aver vinto, e di sicuro non si
preoccupano delle donne del paese. Per loro
sono esseri inferiori, da rinchiudere in casa e far
uscire solo coperte dal burqa. Ma i miliziani
hanno fatto male i loro conti. Reza chiama a
raccolta le altre donne di casa, la figlia e la
nuora, moglie del figlio ucciso. Tutte e tre hanno
qualcuno da vendicare. Evidentemente sanno
dove trovare le armi. Escono con i kalashnikov,
e danno inizio alla mattanza. I tronfi studentelli
islamici si trovano di fronte queste tre Erinni
delle montagne. Come in un film, Reza e le due
parenti li ammazzano uno dopo l’altro. Loro provano a difendersi, probabilmente si trincerano
da qualche parte. Resistono per sette ore, ma
non hanno scampo di fronte alla furia delle tre
donne. Alla fine, sul terreno restano solo cinque
feriti. Gli altri, sono tutti morti. Almeno 25 talebani uccisi, riferisce l’agenzia.
La questione femminile in Afghanistan
E pensare che proprio in queste ore la organizzazione non governativa Oxfam aveva denunciato che su 23 incontri conosciuti fra governo
afghano, comunità internazionale e talebani,
«solo in due occasioni vi è stata una rappresentanza femminile… la comunità internazionale ha utilizzato anche il tema dei diritti delle
donne per giustificare la sua presenza in Afghanistan. E dopo l’ottenimento di alcuni miglioramenti e investimenti per oltre 100 milioni di
dollari, sarebbe una tragedia se si registrasse
una inversione di tendenza». Reza, la tendenza
l’ha invertita a modo suo.
Ebola sbarca a Roma. E Gino Strada
si dimentica di chiamare…
MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014
Carlo Marini
Fabrizio, il medico siciliano 50enne
che ha contratto l’Ebola durante la
sua prima missione con Emergency in Sierra Leone, prima di
partire per l’Italia, dove è arrivato
stamattina, ha contattato i suoi familiari. Lo ricostruiscono alcuni
quotidiani che riportato colloqui con
moglie e una figlia del primo italiano che ha contratto il virus.
«State tranquilli, è tutto sotto controllo: mi sento bene e sarò curato», ha detto il medico a una delle
sue due figlie, la più grande, come
scrive La Stampa. «Le rassicurazioni di mio padre sono state sicuramente un grande regalo – ha
rilevato la ragazza – perché sentire
dalla sua voce che sta bene è tutta
un’altra cosa che saperlo per via indiretta. Ma la paura c’è sempre».
La moglie del medico, in un’intervista al Corriere della sera, sottolinea
di volere «rassicurazioni vere, e
Secolo
d’Italia
«sapere se passeranno settimane
o mesi prima di rivederlo».
che non c’è stato contatto con i ministeri degli Esteri e della Salute….».
«Nessun contatto con i vertici di
Emergency»
Neppure diretti con i vertici di
Emergency: «Non abbiamo parlato
con Gino Strada – osserva – ma
con una ragazza molto gentile, lo
“C’è un nesso tra vaccini e autismo”.
Arriva la sentenza choc
Paolo Lami
Una sentenza storica. Che apre
le porte a una possibile class action di dimensioni inimmaginabili.
Il Tribunale del Lavoro di Milano
ha stabilito che il ministero della
Salute dovrà versare per tutta la
vita un assegno bimestrale a un
bimbo affetto da autismo a cui nel
2006 fu iniettato il vaccino esavalente InfanrixHexaGSk. prodotto
dalla multinazionale GlaxoSmithKline.La sentenza, firmata dal
giudice Nicola di Leo sostiene
che sarebbe stata «acclarata la
sussistenza del nesso causale
tra tale vaccinazione e la malattia». E ancora, citando la perizia
del medico legale Alberto Tornatore, nominato dal Tribunale del
Lavoro di Milano, «è probabile
che il disturbo autistico del piccolo sia stato concausato sulla
base di un polimorfismo che lo ha
reso suscettibile alla tossicità di
uno o più ingredienti (o inquinanti) dal vaccino InfrarixHexaSk».
L’Istituto di Sanità esclude categoricamente correlazioni
Prima di rivolgersi al giudice la fa-
5
miglia del bambino, che oggi ha
9 anni e il cui autismo è stato diagnosticato nel 2010, aveva presentato, nel 2011, una domanda
di indennizzo al ministero della
Sanità. Domanda che, però, la
famiglia del bimbo si è vista respingere. Di qui la decisione di intentare la causa. La relazione fra
autismo e vaccini è molto dibattuta da tempo. Secondo l’Istituto
Superiore di Sanità, che cita, al
proposito, Stefania Salmaso, Direttore del Centro nazionale di
epidemiologia, sorveglianza e
promozione della salute dell’ISS,
«la presenza di una possibile associazione causale tra vaccinazioni e autismo è stata
estensivamente studiata e non è
stata evidenziata alcuna correlazione». In particolare l’Istituto Superiore di Sanità richiama una
ricerca del marzo 2013 pubblicata sul Journal of Pediatric che
«conferma tale conclusione in
linea con le altre numerose evidenze scientifiche disponibili in
materia». La ricerca, condotta, in
quel caso dai Center for Disease
Control di Atlanta su 256 bambini
con disturbi dello spettro autistico
dico senza polemica. Avranno tutti
tante cose a cui pensare. Però noi
vogliamo notizie certe». Spiega
che a suo marito «stavano scadendo i tre mesi di aspettativa dall’ospedale» e che «venerdì
sarebbe tornato in Italia» e che
quindi «ce l’aveva quasi fatta». La
famiglia del medico chiede all’autorità di «avere notizie certe” e di
confrontati con 752 bambini non
autistici «conferma – secondo
l’ISS – le conclusioni del rapporto
Immunization Safety Review:
Vaccines and Autism del 2004
dell’Institute of Medicine basato
su una approfondita revisione
degli studi clinici ed epidemiologici disponibili sul nesso tra vaccini e autismo, effettuata da un
gruppo indipendente di esperti
negli Usa».
19 Paesi nel mondo hanno disposto il ritiro di alcuni lotti
L’Iss ripercorre la controversa
storia delle relazioni fra vaccini e
autismo sollevate nel corso degli
anni fin da quando sul prestigioso
The Lancet compare, nel 1998,
un articolo – poi ritirato successivamente dagli stessi autori e
anche dalla rivista – su un’ipotesi
di correlazione fra vaccini e autismo. L’autore della ricerca, il me-
All’Ospedale Spallanzani di
Roma in isolamento
Il medico di Emergency, che è arrivato all’alba all’aeroporto di Pratica
di Mare ed è stato trasportato all’Ospedale Spallanzani di Roma, è
stato assistito, durante il volo dalla
Sierra Leone all’Italia, da un team
dell’Aeronautica militare specializzato in bio-contenimento composto
da circa 25 persone tra medici,
specialisti e personale di bordo.
«La situazione è sotto controllo – fa
sapere il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in un’intervista a Il
Messaggero – Il paziente non avrà
contatti né con i medici, né con gli
infermieri. Tanto meno con la popolazione. Non c’è pericolo.
L’ospedale Spllanzani è un centro
di eccellenza a livello europeo».
dico Andrew Wakefield, è stato
poi radiato dall’Ordine dei medici
per aver falsificato i dati della ricerca. Wakefield, dal canto suo,
ha continuato a difendere strenuamente le sue ricerche e le
sue conclusioni. Tuttavia il vaccino pediatrico Infarix Hexa –
chiamato esavalente perché protegge contro sei malattie, difterite, tetano, poliomelite, epatite b,
haemophilus b e pertosse – è finito sotto accusa centinaia di
volte, è stato oggetto di esposti e
denunce presso varie Procure
italiane e, addittura, per alcuni
lotti, nel 2012, ne è stato disposto
il ritiro, per il rischio di contaminazione, in 19 Paesi nel mondo:
Spagna, Francia, Germania,
Gran Bretagna, Canada, Belgio,
Olanda, Grecia, Repubblica
Ceca, Slovacchia, Albania, Australia, Malaysia, Vietnam, Qatar,
Romania, Libano, Brasile e
Malta.
Italiani conciati per le feste:
rincarano perfino gli alberi di Natale
Secolo
6
Luca Maurelli
Aumenta l’acqua, arriva il canone
Rai in bolletta, poi c’è l’ingorgo fiscale di fine anno, la Tasi, gli acconti Irpef, l’Iva e chi più ne ha
più ne metta. È il Natale in casa
Cupiello nell’era di Matteo Renzi,
grandi sacrifici e qualche momento per godere che si trasforma in sacrificio e ansia per il
futuro. Il quadro che emerge
dalle stime delle associazioni dei
consumatori descrive un’Italia in
affanno anche sui piccoli bilanci
preventivi delle festività natalizie:
consumi in calo, pochi soldi in
tasca.
Si spenderà ancora di meno
Il potere d’acquisto delle famiglie
è in discesa e la crisi continua
così ad incidere pesantemente
sui consumi, condizionando in
maniera significativa anche le
spese per i regali natalizi: secondo le prime stime dell’Osservatorio
nazionale
Federconsumatori (Onf), que-
d’Italia
st’anno la contrazione sarà del
6,2%. Ogni famiglia spenderà per
i regali di Natale appena 125,70
euro. Nonostante ciò, sempre secondo le prime proiezioni dell’associazione insieme all’Adusbef, i
prezzi dei prodotti tipici delle festività continuano a registrare aumenti,
seppur
contenuti,
crescendo in media dell’1,2%. Ad
aumentare maggiormente sono i
costi degli alberi di Natale (+3%),
degli addobbi (+2%) e dei prodotti alimentari (+1,9%)%. In controtendenza i prezzi degli articoli
Violenza sulle donne,
una giornata con tanta
retorica e pochi fatti
Silvano Moffa
Il termine “femminicidio” è ormai
un termine entrato nell’uso comune. Sta ad indicare l’assassinio di donne, e, più ampiamente,
la violenza occulta e palese di cui
il sesso femminile è spesso vittima. Contempla, in una accezione ancor più larga, ogni forma
di pressione, condizionamento
psicologico collegato ad una
malversazione costante dell’uomo nei confronti della donna.
Tale da annientarne la personalità e ferirne la dignità. Come tale,
è una violenza che non ha confini, supera le barriere dello spazio, penetra negli usi e costumi
dei popoli, attecchisce in modelli
culturali e religiosi pur diversi fra
loro. E , in questo, assume un
carattere universale. E’ proprio
questo livello di “universalità”
che, però, rischia di diventare
spiazzante e fuorviante.
La celebrazione della Giornata
mondiale contro la violenza sulle
donne proclamata dall’ONU,
serve, senza dubbio, a denunciare un fenomeno che, appunto,
non conosce confini geografici e
amministrativi, e che le statistiche ci dicono in costante crescita
dappertutto; questo carattere di
“universalità”, in un giorno dedicato al tema, aiuta a riflettere sui
riflessi di un degrado civile di un
mondo dove le disuguaglianze
sono aumentate e i più deboli
sono sempre più deboli e indifesi. Eppure, nel profluvio della
parole che scandiscono il tenore
della “celebrazione”, si annida il
tarlo di una generalizzazione banalizzante, che mette a nudo la
povertà dei mezzi con cui si
cerca di contrastare un fenomeno così devastante per le
MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014
Il commercio è in ginocchio
Gli ottanta euro di Renzi? E chi li
ha visti? I commercianti, a quanto
pare, no. Le vendite al dettaglio
continuano a registrare segno negativo, ”una flessione che rappresenta – secondo il Codacons – il
colpo di grazia definitivo per il
bonus da 80 euro in busta paga,
introdotto dal Governo Renzi per
risollevare i consumi e le sorti del
commercio, ma che non ha prodotto il minimo effetto sull’economia del paese”. «La riduzione
delle vendite dello 0,5% registrato
dall’Istat è ancor più allarmante
se si considera che già nel 2013
le vendite avevano segnato una
diminuzione del 2,1% rispetto
all’anno precedente – spiega l’associazione – I cali, dunque, si aggiungono ad altri cali, uccidendo
il settore del commercio, portando i negozi al fallimento e alimentando la disoccupazione. I
commercianti non potranno nemmeno fare affidamento sulle
spese di Natale, per le quali le famiglie italiane prevedono una
contrazione media dei consumi
del -5%». Secondo il Codacons,
servono misure ad hoc per far riprendere le vendite. Ma da
quell’orecchio il governo, a
quanto pare, non vuol sentire.
donne, vittime di abusi, stupri,
violenze di ogni genere. Insomma, una data fissata in calendario vale se incide davvero
sulle coscienze, se aiuta a modificare comportamenti, se recupera il valore della dignità della
persona, a prescindere dal
sesso, dalla razza, dalle opinioni
politiche e dalla fede religiosa.
Se, invece – e questo è il punto
che più dovrebbe inquietare –
serve soltanto a metterci a posto
l’anima, la coscienza, senza interrogarsi su quel che si è fatto di
concreto e di sostanziale per prevenire e combattere il fenomeno,
ecco qui che, con il volgere del
tempo, quella data perderà di
senso e di significato, si trasformerà in un ritualismo senza costrutto. Un rito inutile e, a lungo
andare, persino fastidioso e controproducente. Se poi, femminicidio dovesse, per malaugurata
ipotesi ( ma ci sono, purtroppo,
già alcuni segnali in tal senso)
fare rima con femminismo, allora
ci sarebbe uno stravolgimento
del problema.
In una lettera inviata alle donne
della rete antiviolenza, Lucia Annibaldi (qui il videomessaggio), la
giovane avvocatessa sfigurata
con l’acido dal fidanzato, con
grande lucidità ha scritto: “Tu sei
mia può essere forse una frase
sussurrata in un momento di intimità, non una realtà che autorizza un uomo a trattarvi come
se foste un suo possesso“. “So
bene per esperienza personale –
continua il messaggio – che
uscire dal buio in cui ti confina il
‘non amore’ è difficilissimo. Lo
può essere per mille motivi, a cominciare dalla paura, ma anche
perché non si è indipendenti
economicamente, perché ci
sono di mezzo i figli, perché si finisce col vivere in una condizione psicologica devastante. Lo
so è una strada ripidissima e la
salita sembra insuperabile. Ma
credetemi non è così”. “Tutto si
può superare se serve a ritrovarsi, a tornare ad essere se
stesse, a essere libere, finalmente. Tutto si può superare se
si ceglie di essere felici”. Ma per
imboccare la via del ritorno alla
vita, prima di tutto “serve un lavoro interno, su se stesse. E poi
la fiducia verso il futuro e la vita
stessa”. Di qui l’appello al non
lasciare sole le donne che subiscono violenze. Appunto: non lasciamole sole. Un monito che
scava in ognuno di noi più di
mille parole celebrative.
da regalo di ultima generazione,
che segnano una contrazione del
2%. Non mancano le idee regalo
low cost, con un budget al di sotto
dei 20 euro, si va dalla cover per
i cellulari all’infusore per il te’ fino
al contapassi.
Strage del “904”, ora tocca a Riina.
E dovranno testimoniare i Servizi segreti
Secolo
MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2014
Roberto Frulli
Riparte nell’aula bunker di Firenze il processo per
la strage del rapido 904 avvenuta il 23 dicembre
1984 e a causa della quale morirono 17 persone
e 260 rimasero ferite. Sul banco degli imputati stavolta c’è il boss Totò Riina accusato di essere il
mandante della strage. Il suo avvocato, Luca
Cianferoni, mette subito a segno il primo colpo:
nonostante l’opposizione del pm, la Corte d’assise
di Firenze ammette, come richiesto dal legale del
boss, le testimonianze del sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, e del direttore
del Dis, Giampiero Massolo.
Il pm di Firenze, Angela Pietroiusti, si era inutilmente opposta alla richiesta sostenendo che, sia
riguardo Minniti sia riguardo Massolo, nel fascicolo
non vi sia «alcun elemento di prova circa la loro
conoscenza dei fatti». La loro testimonianza,
aveva aggiunto il pubblico ministero replicando all’avvocato Cianferoni, avrebbe «un contenuto meramente esplorativo, più che una prova sarebbe
un’attività di indagine», si tratterebbe «della cosiddetta prova a sorpresa: verrebbe pregiudicato il
diritto alla controprova».
Nel 1989 la prima sentenza sulla strage del 904
Ma il presidente della Corte d’Assise di Firenze,
Ettore Nicotra, ha accolto le richieste della difesa
di Riina perché, ha sottolineato, «non può ritenersi
l’assoluta irrilevanza» delle testimonianze di Minniti e Massolo, pur spiegando che i giudici delimiteranno il tema delle due testimonianze per
garantire «la pertinenza dell’esame ai fatti oggetto
del processo».
La Corte ha, invece, accolto la richiesta del pm, rigettando la testimonianza del direttore del carcere
di Sulmona, Giacinto Siciliano, che avrebbe dovuto «riferire sulla proclamazione di innocenza da
parte di Guido Cercola, morto suicida nel 2005»,
impiccatosi a sessant’anni e dopo 20 anni di carcere. L’accusa ha chiesto le testimonianze di Giovanni Brusca e altri collaboratori di giustizia, come
Gaspare Mutolo e Gioacchino La Barbera. Riina
era collegato in videoconferenza e per il momento
non ha chiesto di rilasciare dichiarazioni durante il
processo. La prossima udienza il 9 dicembre,
quando verrà ascoltato il consulente che ha confrontato l’esplosivo usato per il Rapido 904 con
quello utilizzato nelle stragi degli anni Ottanta e
Novanta.
La vicenda processuale del 904 è lunga e complessa e questo capitolo che vede Totò Riina sul
banco degli imputati è solo l’ultimo atto nato dal’ordinanza di custodia cautelare emessa il 27
aprile 2011 dalla Direzione Distrettuale Antimafia
di Napoli nei confronti del boss accusato di essere il mandate della strage. La prima pronuncia
fu della Corte d’Assise di Firenze nel 1989: vennero condannati, fra gli altri, Guido Cercola,
Pippo Calò, Giuseppe Misso ed altri personaggi
fra i quali il tedesco Friedrich Schaudinn che, a
giudizio dei magistrati, si occupò dei congegni
elettronici dell’ordigno.
Sentenza smontata dalla Corte di Cassazione
La sentenza di secondo grado fu emessa il 15
marzo 1990 dalla Corte d’Assise d’appello di Firenze e confermò sostanzialmente le conclusioni
dei giudici di primo grado, pur mutando pene e
responsabilità. Ma un anno dopo la Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale,
smontò completamente la ricostruzione fatta dai
giudici fiorentini di primo e secondo grado e annullò con rinvio la sentenza d’appello, disponendo quindi un nuovo giudizio dinnanzi ad altra
sezione della Corte d’Assise d’Appello di Firenze.
Passarono esattamente due anni e a marzo del
1992 i giudici della nuova sezione della Corte
d’Assise d’Appello di Firenze confermarono alcuni ergastoli mentre tre degli imputati vennero
assolti dall’accusa di strage. Otto mesi dopo la
Corte di Cassazione confermò la sentenza, riconoscendo la «matrice terroristico-mafiosa» dell’attentato.
Una storia a parte fu quella di Massimo Abbatangelo, deputato del Msi, accusato da Pierluigi
Vigna della strage. Nel 1994 la Corte d’Assise
d’appello di Firenze lo assolse dal reato di strage
demolendo la ricostruzione di Vigna e lo condannò a sei mesi con l’accusa di aver consegnato l’esplosivo a Giuseppe Misso. I parenti
delle vittime del rapido 904 proposero ricorso per
Cassazione ma persero pesantemente e furono
costretti a rifondere le spese processuali.
Alcuni anni dopo emerse documentalmente che
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
7
d’Italia
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
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Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
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i servizi segreti dell’Est, in particolare la Stasi, il servizio segreto della Germania dell’est, accreditavano la responsabilità dell’attentato al rapido 904 al
terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez
detto Carlos lo Sciacallo che, in quegli anni, aveva
insanguinato l’Europa in lungo e in largo con attentati su aerei, treni e all’interno di stazioni ferroviarie e i cui complici furono intercettati e arrestati,
carichi di esplosivi, anche in Italia.
In particolare il giudice francese Jean-Louis Bruguière che indagava su Carlos, arrestato e detenuto nel frattempo in Francia dove è stato poi
condannato all’ergastolo proprio sulle risultanze
degli accertamenti di Bruguiere, ottenne, dopo un
lungo lavoro di ricerca e attraverso rogatorie in
tutto il mondo, un’enorme documentazione dalla
quale emergeva che i Servizi segreti dell’Est rifornivano di armi ed esplosivi Carlos e i suoi complici
e li ospitavano in alcune basi che poi, quando Carlos era assente, venivano regolarmente perquisite
dagli 007 della Stasi per capire quali fossero i movimenti, i legami e i progetti del terrorista venezuelano.
Le analogie con gli attentati compiuti da Carlos
In seguito ad una di queste perquisizioni “fredde”,
appunto, la Stasi, in particolare il capitano Borostowski, responsabile della Sezione “Terrorismo Internazionale” del ministero per la Sicurezza dello
Stato dell’ex-Ddr cristallizzò in un rapporto scritto
ciò che aveva trovato e, in particolare, la responsabilità di Carlos e dei suoi complici nella strage
del 23 dicembre 1984.
Bruguiere, sollecitato da una rogatoria della Commissione parlamentare Stragi italiana, su richiesta
dell’allora suo presidente, il senatore diessino Giovanni Pellegrino, consegnò questa documentazione alla Commissione. Qualche anno dopo lo
stesso Vigna chiederà con una lettera alla Commissione copia di quella documentazione arrivata
dalla Francia e che riguardava il 904. Nel frattempo
il parlamentare di An, Enzo Fragalà, ricostruirà in
una complessa interrogazione, gli attentati compiuti da Carlos negli anni 70-80 con gli attentati che
avvennero in Italia scoprendo straordinarie e incredibili analogie e somiglianze fra l’attentato al
904 e l’attentato compito da Carlos a un treno in
Francia, fra la strage alla stazione di Bologna e l’attentato, compiuto, sempre da Carlos, alla stazione
di St. Etienne, in Francia, fra la strage di Ustica e
l’attentato a un aereo della Pan Am, partito da
Roma, caduto sullo Ionio, sempre opera del terrorista venezuelano.
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7 agosto 1990 n. 250