Relazione storica - Ordine Architetti Roma
Transcript
Relazione storica - Ordine Architetti Roma
ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DI ROMA E PROVINCIA Concorso di Idee Piazza di Corte ARICCIA 2003 Concorso Nazionale di Idee per la pedonalizzazione di Piazza di Corte, la sistemazione ed utilizzo del Ponte Monumentale, il recupero dell’Area Archeologica e la riqualificazione del Centro Storico con l’area circostante RELAZIONE STORICA COMUNE DI ARICCIA Gli elementi di progetto di Marina Natoli Piazza di Corte Il complesso, di effetto scenografico, dovuto al Bernini, è ornato da due fontane che completano l'effetto costruito-natura con lo zampillare dell'acqua che anima con forze organiche la semplicità dello schema decorativo. A sinistra della piazza sorge la mole massiccia del Palazzo Chigi, già Savelli, sorto sui resti di un antico castello modificato da Gian Lorenzo Bernini per i Chigi tra il 1661 e il 1672. L'azione di rinnovamento esercitata dall'architetto si estese alla piazza, arricchita da una nuova grande Chiesa. La piazza di Corte si definisce nel dialogo instaurato tra Chiesa e Palazzo, posti nel punto più alto dell'abitato e quindi emergenze architettoniche e paesaggistiche che costituivano originariamente una sorta di Acropoli dominante la campagna. L'opera di rinnovamento dell'antico borgo, portò nel giro di pochi anni a mutare decisamente il volto e il carattere del paese. Il costante soggiorno dei nuovi padroni di casa, i Chigi, assicurerà al borgo sino al 1987, anno di vendita all'Amministrazione Comunale, una continuità storica di assoluto rilievo. Le fontane, elemento compositivamente importante, nell'ambito della sistemazione berniniana adattano uno schema neocinquecentesco a tazze sovrapposte con l'elemento verticale costituito dallo stemma Chigi, da cui zampilla l'acqua. Il triangolo visivo creato dal Bernini si completa con la fontanella rustica nella balaustra del cortile del Palazzo, nel tracciato ideale regolarizzatore dell'andamento trapezoidale e scosceso della Piazza di Corte arricchendo il complesso e costituendo l'elemento filtro tra la grandiosa monumentalità delle emergenze che connotano la piazza e la selvaggia e verdeggiante dimensione del parco. Anche questo elemento “minore” posto a decorazione di un campo aperto di una fastosa residenza di campagna, esprime l'armonica fusione tra spazio-natura e L. Rossini, Piazza di Corte, 1830 G. Primoli, Le capre alla Fontana del Popolo, 1882 spazio costruito, attraverso il gioco dell'acqua che trasforma la materia in luce e movimento. La Chiesa di S. Maria Assunta, realizzata dal Bernini nel 1664, preceduta da un pronao a tre arcate e sormontata da una ampia e bassa cupola è fiancheggiata da due portici simili a propilei; nella parte posteriore due bassi campanili sono decorati da due cupolini a cipolla, secondo una ispirazione che possiamo definire neopalladiana. L'Assunta rappresenta un'opera di grande significato nella parabola professionale e artistica del Bernini, superando il valore puramente locale per porsi come significativo momento nel quadro dell'evoluzione settecentesca della tipologia chiesastica. L'immagine dell'Assunta è quella di un opera che instaura un creativo dialogo contemporaneamente con contesti urbani e architettonici diversi, esempio emblematico della capacità di incidere nell'esistente e insieme di realizzare un brillante adattamento all'ambiente che rappresenta il risultato finale di un equilibrio dinamico. L'ispirazione primaria del Bernini per Ariccia appare decisamente legata al manierismo, con riferimento ai modelli palladiani e serliani che si esprimono nei propilei della piazza e nei padiglioni laterali porticati, dove il tema proprio della villa e la sintesi spaziale proposta da Pietro da Cortona per S. Maria della Pace costituiscono certamente le fonti principali. Il Palazzo è il monumento cronologicamente conclusivo del rinnovo urbano del fondo ariccino, costruendo il necessario contrappunto alla Chiesa dell'Assunta. La imponente presenza della residenza Chigiana nell'invaso urbano discende dal grandioso prospetto posto ad una quota maggiore rispetto alla chiesa e dalla efficace articolazione della facciata con l'emergenze dei torrioni laterali posti a conclusione del lineare snodarsi della facciata. Elementi di animazione La Fontana dei Delfini dopo il restauro, 2001 La Fontana dei Delfini dopo il restauro, 2001 scultorea sono l'alto portale e l'ampia scalinata antistante. Il grande salone d'onore posto all'interno del palazzo ricorda i fasti musicali della seicentesca Accademia degli Sfaccendati, istituzione che nel 1672 intendeva promuovere “occasioni di piacevoli incontri e divago culturale fuori dalle abituali faccende”. Numerosi i pittori impegnati nella decorazione delle stanze: Michelangelo Pace da Campidoglio (1610-70) dipinse una serie di tele per il cardinale Flavio Chigi nel 1665, il Baciccio (1639-1709) dipinse per l'alcova del cardinale una “Diana che sveglia Endimione”, Mario dei Fiori (1603-73) realizzò le “Quattro stagioni” in collaborazione con Maratta, Lauzi, Brandi e Rei. La piccola cappella presenta una preziosa sanguigna del Bernini. Di grande qualità l'appartamento neoclassico, realizzato alla fine del XVIII secolo per Sigismondo Chigi. Commissionate a Giuseppe Cades, Felice Giani e Liborio Coccetti e realizzate tra il 1787 e 1784, le tre sale rappresentano un raro esempio di apparato decorativo tra neoclassicismo e romanticismo, dove la delicatezza delle tempere su muro, l'ariosa spazialità della composizione e Il Palazzo Chigi, 1999 G. Primoli, La Processione, 1882-90 la raffinatezza dei paesaggi costituiscono un insieme di particolare preziosità nell'ambito di tutto il territorio laziale. Il Palazzo si affaccia tramite l'arioso cortile nel Parco, che rappresenta una delle ultime testimonianze di quella che era un tempo la vegetazione dei Castelli romani, nato come “barco”, cioè “bosco di delizia per la caccia” costituisce una anticipazione del “giardino romantico” per il suo carattere naturalistico e pittoresco. Nella Villa Chigi i viaggiatori del GrandTour già alla fine del 600' potevano ammirare un insieme unico di natura, monumenti e rovine antiche, sapientemente raffigurate nella pittura di Salvator Rosa o di Claude Lorrain. La villa ha avuto anche la funzione di proteggere la singolarità dei luoghi: il complesso berniniano di Ariccia è una sorta di scenario e di museo all'aperto, un costruito che si integrava perfettamente nello sfondo del rigoglioso paesaggio di campagna. G. Quarenghi, Veduta della Piazza di Corte, 1771 c. Il ponte monumentale La costruzione del ponte (1847-54) rappresenta l'episodio di maggior rilievo negli ultimi due secoli della storia di Ariccia. Costruito per evitare la salita dell'ultimo tratto del vallone ariccino estremamente scosceso, fu compiuto su disegno dell'architetto Bertolini. Esso si compone di tre ordini di archi. Il primo ordine in basso è composto di sei archi, quello di mezzo di dodici archi, quello superiore di diciotto archi. Dal fondo della valle al piano della strada è alto 72 metri, largo 9 e da una testa all'altra è lungo 312 metri. Dal ponte sia guardando verso la pianura che si estende fino al mare, sia volgendosi verso i boscosi contrafforti del Monte Cavo si gode, specialmente al tramonto, un indimenticabile panorama. All'estremità del ponte monumentale furono collocate le colonne in travertino realizzate su G. Primoli, Il viadotto di Ariccia dalla valle, 1882-90 disegno dell'architetto Alessandro F. Benoist, Il ponte dell’Ariccia, 1869 F. Knebel, La vecchia strada, 1860 Batocchi, in riferimento a quelle miliari della via Appia Antica parzialmente distrutte dal crollo del ponte sotto le bombe del 1944. L'imponente opera ha alterato il carattere e il significato dell'intervento berniniano della piazza di Corte, dove è andato perduto il valore di invaso compositivamente e funzionalmente circoscritto, favorendo il continuo e caotico attraversamento dei veicoli. Con l'apertura dell'altro ponte S. Rocco sulla strada di Genzano venne demolita la quinta seicentesca della estremità della piazza verso Galloro. L'area archeologica Con la sistemazione della via Appia nel 312 a.C. l'abitato di Ariccia si estese dall'alto dell'acropoli verso la valle e cominciarono a sorgere “tabernae”, magazzini, templi, edifici pubblici, mercati organizzati in un vero e proprio foro. Il foro della città si trovava sotto l'attuale abitato, ove era ubicata anche la prima “statio” della via Appia al XVI miglio, con una importante struttura di sosta, ricordata da Orazio nel suo viaggio verso Brindisi. Resti di ville romane testimoniano il grande sviluppo urbanistico conosciuto della zona intorno alla città in età imperiale, sin dai tempi di Augusto. Se l'acropoli era ubicata nella zona oggi occupata dal centro storico il foro era situato al di sotto dell'abitato sulla via Appia Antica. La sua collocazione nella valle di Ariccia, in una zona di deposito alluvionale e progressivo interramento fa si che si conservi una intera città praticamente intatta. Ne sono testimonianza le numerose vestigia archeologiche che affiorano con resti di strutture termali e la cella intatta di un tempio di età repubblicana, probabilmente destinato al culto di Diana. Sono presenti mura di età repubblicana, una antica sorgente destinata G. H. Busse, Il parco Chigi, 1841 alla alimentazione delle terme e al culto di Diana. Una ricostruzione effettuata dell'architetto Canina nell'800'mostra suggestivamente l'impatto che doveva avere per il visitatore il santuario e il “foro aricino” visto dall'Appia Antica. L'acquisizione pubblica di tale area compresa tra la via Appia Antica, l'abitato di Ariccia, via della Croce e via della Corte, denominata “Orto di Mezzo” già area del Santuario di Diana potrebbe consentire una riqualificazione archeologico ambientale di grande valore culturale con prospettive ulteriori di qualificazione dell'intero comprensorio di Ariccia. L'area archeologica del foro ariccino potrebbe essere facilmente collegata con il centro storico tramite una scala. I ritrovamenti già effettuati e quello che potrà emergere dagli scavi potrebbero essere ospitati in un nuovo museo archeologico da creare nell'area del centro storico. Interventi di riqualificazione arborea con le essenze latine tipiche della zona (lecci, cipressi, lauri) salderebbero l'area archeologica al Parco Chigi, circondando Ariccia di una cintura di verde così come è stata rappresentata in tutta l'iconografia dal XVI al XIX secolo. Ariccia potrebbe quindi offrire un itinerario artistico-architettonico-ambientale archeologico di grande qualità percorribile a distanze ravvicinate dal Parco Chigi alla piazza di Corte, al centro storico e all'area archeologica sotto l'abitato. L. Rossini, L’ingresso all’Ariccia, 1830 L. Hage, Il Bosco delle Muse, 1850 C. Labruzzi, Il Muraglione della Vallericcia, 1794 G. Primoli, Veduta di Vallericcia verso il paese, 1882 BIBLIOGRAFIA - R. Pane, Bernini architetto, Venezia 1953. - J. Pope Hennessy, Italian High Reinaissance and Baroque sculture, London 1963. - R. Wittkover, Art and architecture in Italy 1600-1750, Harmondsworth 1965. - P. Portoghesi, Roma barocca, Roma 1966. - F. Borsi, Bernini architetto, Milano 1980. - M. Fagiolo dell'Arco, F. Petrucci (a cura di), L'Ariccia del Bernini, Ariccia 1998. - M. Bernardini, M. Fagiolo dell'Arco, Gian Lorenzo Bernini, regista del Barocco, Ginevra-Milano 1999. - M. Natoli (a cura di), Piazza di Corte, il recupero dell'immagine berniniana, Roma 2000. - F. Petrucci (a cura di), Castelli e Castellani, viaggio nelle dimore storiche della provincia di Roma, Roma 2002. - Atlante del Barocco, Lazio/1, provincia di Roma, a cura di B. Azzaro, M. Bevilacqua, G. Coccioli, A. Roca de Amicis, Roma 2002. - R. Lefevre, Le antichità di Ariccia, scavi e ritrovamenti archeologici dal XVIII al XX secolo, Roma 1977. G. B. Falda, Veduta della Piazza di Corte, 1667 Ponte e Chiesa dell’Assunta, 1920 c. Veduta del paese di Ariccia, 1920 c. J. C. Recnhart, Il Panorama aricino, 1798 Il Ponte Monumentale, 1860 c. G. Primoli, Personaggi sul ponte, 1882-90 Il Ponte di Ariccia, 1901 c. Veduta del paese di Ariccia, 1794 c.