Palazzo Chigi Il Palazzo Chigi di Ariccia con la frontistante Piazza di

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Palazzo Chigi Il Palazzo Chigi di Ariccia con la frontistante Piazza di
©Palazzo Chigi |Comune di Ariccia
Palazzo Chigi
Il Palazzo Chigi di Ariccia con la frontistante Piazza di Corte, progettata dal Bernini su commissione di
papa Alessandro VII (1655-1667), costituisce uno dei più eccezionali ed unitari complessi
architettonici del Barocco Romano.
La monumentale residenza chigiana è stata ceduta a particolari condizioni di favore dal principe
Agostino Chigi Albani della Rovere al Comune di Ariccia, con atto notarile del 28 dicembre 1988. In
questi anni sono stati eseguiti radicali lavori di restauro, prima a livello strutturale, poi con la
sistemazione delle facciate e recentemente degli interni (con i fondi del Giubileo), ultimati nel mese
di novembre 1999. Da allora il Palazzo è stato definitivamente aperto al pubblico; fruibile tramite
visite guidate, ospita contemporaneamente anche mostre, concerti ed eventi culturali di varia
natura.
Il vecchio palazzo tardo-cinquecentesco dei Savelli fu ristrutturato ed ampliato tra il 1664 ed il 1672,
probabilmente dietro un’idea del Bernini dal suo allievo Carlo Fontana. Il monumento si presenta
come un ibrido architettonico tra il castello, per il suo carattere turrito, la villa, come denota la
tipologia ad “u” caratteristica delle ville della Campagna Romana, ed appunto il palazzo, quale appare
dalla piazza. La sua disposizione simmetrica e la razionalità dell’impianto, unitamente al carattere
essenziale del linguaggio architettonico, ne fanno un esempio originale e precoce dell’evoluzione
classicista del barocco berniniano, allo scorcio del Seicento.
E’ stato la più importante dimora della famiglia Chigi, già proprietaria del Palazzo Chigi di Roma, oggi
sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
E’ un esempio unico di dimora storica rimasta sostanzialmente inalterata nel suo arredamento, in
parte originario ed in buona parte proveniente dalle varie proprietà chigiane, in primo luogo dal
Palazzo romano. Pertanto oggi la dimora si presenta come un interessante compendio della
committenza Chigi, nonostante le dispersioni, subite anche a seguito di divisioni ereditarie,
dell’ingente patrimonio artistico della casata senese.
La raccolta di dipinti è costituita da opere di Baciccio (Il Beato Giovanni Chigi, ritratti di Clemente IX,
Sigismondo Chigi e Flavio Chigi), Cavalier d’Arpino (Angeli con strumenti della Passione modelli per i
mosaici della Cupola di San Pietro), Pierfrancesco Mola (Allegorie dei Sensi), Salvator Rosa (Pindaro e
Pan), l’importante serie delle Stagioni eseguite da Mario de’ Fiori in collaborazione con Maratta,
Giacinto Brandi, Bernardino Mei e Filippo Lauri, paesaggi di Pandolfo Reschi, Jos de Momper,
Tempestino, Monsù Vernel, Gilles du Mont, numerosi importanti ritratti di Ferdinand Voet, Giovanni
Maria Morandi, Alessandro Mattia da Farnese, ma anche tele di artisti del Settecento.
Di rilevante interesse iconografico alcune raccolte formanti serie tematiche, come nella “stanza delle
belle”, con i ritratti delle nobildonne dell’aristocrazia romana del Seicento, nella “stanza delle suore”,
con i ritratti delle monache di casa Chigi, o nel “Gabinetto dei Ritratti” illustrante tutta la successione
dei Chigi dal ‘400 ad oggi (un unicum nel genere ritrattistico-genealogico).
Si conserva un nucleo di sculture seicentesche di artisti berniniani quali Giuseppe Mazzuoli, Bernardo
Fioriti, Ercole Ferrata, Orfeo Boselli e dello stesso Bernini; tra le opere si distingue un capolavoro
assoluto della ritrattistica barocca: il busto in terracotta di Alessandro VII di Melchiorre Cafà.
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Il Palazzo ospita importanti mobili del Seicento, molti eseguiti dall’intagliatore berniniano Antonio
Chicari, come la “farmacia” progettata da Carlo Fontana e i due splendidi tavoli da muro disegnati da
Bernini, recentemente esposti alla mostra monografica di Palazzo Venezia.
La presenza di arredi nati per il Palazzo e riscontrabili attraverso inventari e pagamenti, consente oggi
di stabilirne autore, costo ed anno di costruzione, fornendo un importante fonte di conoscenza per la
storia del mobile romano del Seicento.
Una delle caratteristiche più prestigiose dell’arredamento è rappresentata dai preziosi parati in cuoio
stampato detto di “Cordova”, che rivestono numerose sale, un tempo diffusi in tutta Europa ed in
molte ville della Campagna Romana, oggi estremamente rari.
Tra le decorazioni murarie, oltre la celebre sanguigna di Gian Lorenzo Bernini raffigurante San
Giuseppe con il Bambino nella cappella, risalgono al Seicento le ariose decorazioni delle volte
dell’appartamento al piano terra con segni zodiacali e volatili, attribuite a Pietro Mulier detto “Il
Tempesta”.
Documentano la ininterrotta vitalità artistica del Palazzo i cicli decorativi neoclassici
dell’appartamento di Sigismondo Chigi al piano nobile, eseguiti da Nicola La Piccola, Giuseppe Cades,
Liborio Coccetti, Felice Giani e Giovanni Campovecchio, con scene in parte ispirate all’Orlando
Furioso. Ma anche la elegante decorazione con illusionismo naturalistico della “Sala da Pranzo
d’Estate” realizzata da Annibale Angelini a metà Ottocento.
Una sezione museale è stata dedicata alle donazioni dopo la cessione da parte di Maurizio Fagiolo
dell’Arco della sua importante collezione di dipinti del Barocco Romano, con opere di Baciccio,
Morandi, Borgognone, Giacinto e Ludovico Gimignani, Andrea Pozzo, Giuseppe Passeri ed altri artisti.
Sono preannunciate nuove donazioni, sempre legate al Seicento romano.
(Bibliografia: F. Petrucci, 1984; id., 2010; M. Villani, 2002; Ariccia 2003).
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