10. Economia finanza - Movimento Consumatori
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10. Economia finanza - Movimento Consumatori
LA SICILIA 10. LUNEDÌ 6 LUGLIO 2015 Economia finanza MERCOLEDÌ ASSEMBLEA IL BUSINESS. La contraffazione delle nostre eccellenze enogastronomiche fattura 60 mld, il doppio delle esportazioni Credito e Grecia i temi scottanti all’attenzione dei banchieri Agroalimentare, lotta all’italian sounding ROMA. Sarà, inevitabilmente, l’assemblea dell’«effetto Grecia». Col risultato del referendum appena alle spalle, mercoledì il tradizionale appuntamento con la “kermesse” annuale dell’Abi sarà la prima occasione pubblica per un confronto diretto tra le massime istituzioni economiche: di fronte alla platea di banchieri del Palazzo dei Congressi, parleranno il ministro dell’Economia Padoan e il governatore di Bankitalia Visco, oltre al padrone di casa Antonio Patuelli. Sotto i riflettori, ovviamente, la reazione dei mercati rispetto alla crisi legata alle sorti di Atene e le ripercussioni per l’economia, in particolare per il settore bancario, il più esposto di fronte ad eventuali nuove turbolenze sulle piazze finanziarie. Questo, in uno scenario in cui il sistema bancario italiano può comunque vantare una ritrovata solidità. Anche alla luce della scarsa esposizione rispetto alla Grecia. «Le nostre banche nazionali sono esposte verso la Grecia in misura molto limitata», ha ricordato nei giorni scorsi il presidente dell’Abi, evidenziando che il rischio contagio, almeno in questa fase, non è una minaccia concreta. Anche perché, rispetto al 2011, ci sono progressi evidenti, nel Paese e nelle banche. «Noi stiamo in Italia, non siamo nel 2011 ma nel 2015. L’Italia era il problema nel 2011, nel 2015 il problema è la Grecia», la sintesi di Patuelli. Sul fronte degli interventi del governo, poi, l’Abi può essere soddisfatta degli ultimi risultati incassati. A partire dal decreto approvato per ridurre da cinque anni a uno il tempo necessario per la deduzione fiscale delle perdite su crediti e velocizzare i tempi del contenzioso creditizio. «Nessun regalo» alle banche, ha già puntualizzato Patuelli ma «un efficientamento, scritto in punta di diritto, della legge di procedura fallimentare risalente al 1942, e della deducibilità delle perdite su crediti». In sintesi, «un provvedimento di legalità, che ci avvicina all’Europa». Da sempre, infatti, il presidente di turno dell’Abi chiede con forza al governo in carica di assicurare regole uguali al resto della concorrenza. Ora, però, con il quadro normativo che sta sensibilmente migliorando, le banche devono tornare ad aprire i rubinetti del credito alle imprese e alle famiglia. Un impegno rispetto a cui non l’Abi non intende sottrarsi. Proprio alla luce delle ultime novità. «Se i tempi sono più rapidi la macchina del credito trae giovamento: del resto le banche devono essere particolarmente prudenti nell’accantonare proprio nelle aree dove i tempi della giustizia civile sono più lunghi», ha fatto notare Patuelli dopo l’approvazione del decreto. Altro tema delicato, quello dell’anatocismo, la pratica di imporre interessi sugli interessi già maturati, che la legge di stabilità 2014 ha vietato e su cui i tribunali italiani si stanno esprimendo, schierandosi spesso, ma non sempre, a favore dei clienti Piano del governo per la promozione all’estero dei prodotti Made in Italy C’è il “Parmesan” prodotto nel Wisconsin, il “Proseccò made in Crimea e ci sono, anche i “pelati” made in China. Tutti prodotti che ovviamente con l’Italia non hanno niente a che fare, se non una vaga eco: tutto il resto è una spudorata contraffazione delle nostre eccellenze enogastronomiche. È il fenomeno dell’italian sounding che, come ha recentemente ricordato Coldiretti, nell’alimentare fattura oltre 60 miliardi di euro, quasi il doppio del valore delle nostre esportazioni agroalimentari. A questo fenomeno di matrice estera, se ne aggiunge uno ancora più insidioso: quello dell’italian sounding di matrice italiana, che, ha spiegato ancora Coldiretti, importa la materia prima (come latte, carni, olio) dai Paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia della falsificazione. Un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta. Per contrastare i fenomeni suddetti, nell’an- no dell’Expo, arriva un piano straordinario sul “Made in Italy”: la legge di stabilità per l’esercizio 2015 ha infatti attribuito uno stanziamento triennale straordinario alle attività di promozione e sviluppo dell’internazionalizzazione dei prodotti e dei servizi “Made in Italy”. L’ammontare complessivo è di 220 milioni di euro di cui 130 nel 2015. La lotta alla diffusione dei falsi prodotti italiani avverrà anche attraverso un piano di comunicazione rivolto ai “mercati obiettivo”, cioè Usa e Canada, con possibilità di espansione ad altri Paesi del continente americano come Messico e Brasile. Si tratta di aree dove il fenomeno dell’italian sounding si presenta particolarmente rilevante. Sempre secondo Coldiretti, infatti, negli Stati Uniti il 99% dei formaggi (il prodotto italiano più colpito dall’agropirateria) di tipo italiano è rappresentato da “tarocchi”, nonostante il nome richiami esplicitamente le nostre specialità casearie più note: dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago. La produzione di imitazioni dei formaggi ita- liani, ha sottolineato la Coldiretti, nel 2014 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di quasi 2.228 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack (2.040 milioni di chili nello stesso anno). L’altro strumento individuato dal piano di promozione del “Made in Italy” è una piattaforma di e-commerce per le Pmi, perché il web può consentire alle piccole imprese di su- perare i propri limiti dimensionali e di localizzazione, grazie a un accesso immediato ai mercati globali. Attraverso la piattaforma “Italydock”, messa a punto da Poste Italiane in collaborazione con Ice Agenzia, saranno svolte attività di web marketing nei principali Paesi europei (Regno Unito, Germania, Francia, Paesi scandinavi e Paesi Bassi) ed extra-europei (in particolare Russia e Cina). Ma le imprese, soprattutto quelle piccole o le start up, per sbarcare sui mercati internazionali ed esportare i loro prodotti, devono anche fare un salto di qualità organizzativo. Ecco allora che il piano del Mise prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto in forma di voucher per assumere un “temporary export manager”. Attraverso l’erogazione dei voucher, la misura consentirà alle pmi di accedere a management specializzato nell’export a costi ridotti. Per far crescere il numero delle piccole e medie imprese che esportano è, infatti, fondamentale assisterle nel dotarsi di competenze manageriali che ne accrescano la proiezione sui mercati internazionali. LA CASSAZIONE: LA DATA CON VALENZA PROBATORIA È QUELLA RISCONTRABILE SUL SITO DELLE POSTE Cartelle fisco, occhio al giorno della consegna Il Fisco che propone l’appello in ritardo, perde i soldi e viene condannato a pagare le spese di giudizio. Deve essere perciò cancellata la cartella di pagamento perché l’ufficio ha presentato l’appello fuori termine. Con il sito on line delle Poste il contribuente può dimostrare il giorno effettivo della consegna della cartella di pagamento. È infatti priva di valenza probatoria la data di spedizione della raccomandata che risulta dall’avviso di ricevimento senza alcuna attestazione dell’ufficiale postale. Considerato che la data indicata nella certificazione rilasciata dalle Poste è successiva al termine di scadenza per proporre l’appello, per la Cassazione, sentenza 12932/15, depositata il 23 giugno 2015, è inammissibile l’appello dell’ufficio. Ecco i fatti. L’agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per Cassazione contro la sentenza della Commissione tributaria regionale della Lombardia. Il giudice di appello aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto dall’ufficio contro la sentenza della Commissione tributaria provinciale che aveva ritenuto illegittimo l’accertamento emesso nei confronti di una società di assicurazioni per Iva anno 2006. Per i giudici di secondo grado, l’appello era stato proposto dopo la scadenza del termine, come risultava dalla certificazione delle poste e diversamente da quanto indicato dall’ufficio nella cartolina predisposta dallo stesso a titolo di avviso di rice- vimento. In questo senso, valgono i principi espressi dalla Cassazione nell’ordinanza 20786/2014, nella quale si precisa che «in tema di notificazioni a mezzo posta, la disciplina relativa alla raccomandata con avviso di ricevimento, mediante la quale può essere notificata la cartella di pagamento senza intermediazione dell’ufficiale giudiziario, è quella dettata dalle disposizioni concernenti il servizio postale ordinario per la consegna dei plichi raccomandati, di guisa che l’atto pervenuto all’indirizzo del destinatario deve ritenersi ritualmente consegnato a quest’ultimo, stante la presunzione di conoscenza… superabile solo se il medesimo dia prova di essersi trovato senza sua colpa nell’impossibilità di prenderne visione (Cassazione 6 giugno 2012, n. 9111) ». La Corte ha aggiunto (Cassazione 30 set- tembre 2011, n. 20027; Cassazione 19 agosto 2003, n. 12135) che «ove l’involucro della raccomandata contenga plurime comunicazioni, e il destinatario ne riconosca solo una, è necessario, perché operi la presunzione di conoscenza… che l’autore della comunicazione, il quale abbia scelto detta modalità di spedizione per inviare due comunicazioni, fornisca la prova che l’involucro le conteneva, atteso che … ad ogni atto da comunicare corrisponde una singola spedizione». Per i giudici di legittimità, appare evidente la piena conformità a legge della sentenza appellata dall’ufficio. Va quindi confermata la sentenza dei giudici di secondo grado che, considerando priva di alcun valore probatorio la data di consegna della raccomandata risultante dall’avviso di ricevimento in quanto priva di fede privilegiata non accompagnata da alcuna attestazione dell’ufficiale postale, hanno dichiarato inammissibile l’appello dell’ufficio in assenza di ulteriori elementi, che spettava all’ufficio dedurre e provare, per conclamare la tempestività dell’impugnazione. In conclusione, l’ufficio perde i soldi richiesti con la cartella di pagamento e viene anche condannato al pagamento delle spese di giudizio da liquidare in favore della società per 700 euro, più 100 euro per esborsi, oltre gli accessori come per legge. SALVINA MORINA TONINO MORINA LA SEDE DELLA CASSAZIONE ADDIO AL SEGRETARIO Cgia di Mestre, morto Bortolussi l’uomo che interpretava i numeri Giuseppe Bortolussi, l’uomo che negli ultimi 20 anni ha saputo interpretare i numeri del Nordest, dal boom del “piccolo è bello” alle tragedie silenziose dei suicidi di imprenditori, si è spento all’ospedale di Padova dopo aver combattuto per mesi contro un tumore. Il segretario della Cgia di Mestre è stato il “mago” di cifre, percentuali e tabelle, spiegando l’economia e le difficoltà delle piccole aziende alla platea dell’italiano medio attraverso analisi e comparazioni. Una laurea mancata in giurisprudenza dopo aver dato tutti gli esami, Bortolussi, veneziano di Gruaro, 67 anni, aveva messo a segno nel 1993 la prima battaglia sindacale di respiro nazionale contro la minimum tax, spingendo l’allora ministro delle Finanze Giulio Tremonti a togliere l’imposta a tutti i lavoratori autonomi. «Già nel 1992 - ricordava - dimostrai che un idraulico pagava più tasse delle società di capitali». Burbero e diretto nei modi, a lui si deve l’ideazione e l’implementazione dell’Ufficio studi degli Artigiani di Mestre, che da anni, più volte alla settimana, sforna percentuali e cifre sull’andamento dell’economia con riferimento soprattutto al Nordest. «L’importante è non sbagliare - sosteneva -. Sono tutti lì che mi aspettano al varco con il fucile puntato». SENTENZA A PARMA Anatocismo, tribunale dà ragione a banca ROMA. Non ci sono solo le sentenze a favore dei clienti e delle associazioni dei consumatori. L’anatocismo - semplificando, l’applicazione degli interessi sugli interessi già maturati da parte delle banche - dopo le modifiche introdotte al Testo unico bancario dalla legge di stabilità 2014, continua ad essere materia impegnativa per i tribunali di tutta Italia. Nell’ultimo caso, in una sentenza depositata lo scorso 25 giugno dal Tribunale di Parma, il giudice ha respinto il ricorso di un’associazione di consumatori, di fatto dando ragione agli stituti di credito. La nuova norma, ricorda il giudice Antonella Ioffredi nella sentenza consultata dall’Adnkronos, «prevede un divieto di capitalizzazione periodica degli interessi (anatocismo) innovando rispetto alla norma previgente che disponeva invece la legittimità dell’anatocismo alla sola condizione che gli interessi attivi e passivi fossero capitalizzati con la stessa periodicità (nella prassi bancaria, trimestrale) ». E, secondo i consumatori, la nuova disposizione di legge «avrebbe implicitamente abrogato» l’ultima deliberazione del Cicr in materia, del 2000, che consente l’anatocismo. Delibera, questa, che invece «continua ad essere applicata dagli istituti di credito, in attesa della nuova disciplina Cicr». Due gli elementi che, nel merito, inducono il giudice a respingere il ricorso. Primo «non sussiste il presupposto del “periculum in mora”» che, nella tesi dei consumatori, consisterebbe nel fatto che «l’elevatissima diffusività del comportamento oggetto del giudizio potrebbe determinare un danno collettivo enorme ed un grave pregiudizio per l’amministrazione della giustizia, ove i consuma- tori danneggiati dovessero agire in giudizio per chiedere il rimborso». Secondo, “i giusti motivi di urgenza” alla base del ricorso «non possono ravvisarsi, di per sé, genericamente nel carattere diffuso di un danno alla collettività di consumatori indeterminata». Nei gioni scorsi 14 associazioni di consumatori - Adiconsum, Adoc, Adusbef, CTCU, Cittadinanzattiva, Codacons, Confconsumatori Acp, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Rete Consumatori Italia (Assoutenti, Casa del Consumatore, Codici), Unione Nazionale Consumatori hanno scritto al governo sottolineando che «sebbene il divieto di anatocismo sia operante dal 1° gennaio 2014, ad oggi non è ancora stata adottata la deliberazione del Comitato interministeriale per il Credito e il Risparmio che deve regolare la produzione degli interessi nelle operazioni bancarie. Tale intervento eliminerebbe definitivamente ogni scusa alla palese violazione del divieto posta in essere dall’intero sistema bancario». 28 INCONTRI TELEFONICI E PRIVATI Euro 4,50 a parola A. Catania. Katerine: incantevole, sensuale affascinante...ore 9/19 tutti giorni!!! 3401151974 BELPASSO, paesi etnei, novità! Bellissimi massaggi cinesi completissimi!!! 3802692263 CALTAGIRONE. 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