Trame dei romanzi greci
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Trame dei romanzi greci
LE TRAME DEI ROMANZI GRECI SUPERSTITI ROMANZO DI ALESSANDRO dello Pseudo-Callìstene (II a.C.?) Trama: Nectanèbo II (storicamente l'ultimo dei faraoni, che, sconfitto dal re di Persia Artaserse III nel 343, si rifugiò nell'Alto Egitto, ove se ne persero le tracce) è un grande mago. Dopo la sconfitta, si reca in incognito in Macedonia e seduce Olimpia, la moglie di Filippo, presentandosi a lei nella figura del dio Ammone. Nasce da questa unione Alessandro, che dunque non è figlio di Filippo; la sua nascita è accompagnata da “fragori di tuono e balenii di fulmini, tanto che l'universo intero ne fu sconquassato”: presagio certo delle sue azioni future. Il giovane Alessandro non assomiglia a nessuno, con quella chioma da leone, gli occhi di diverso colore, i denti aguzzi come quelli di un serpente e la statura piccolissima; in lui c'è una forza prodigiosa, che gli permette di domare Bucefalo e di trionfare nei giochi d'Olimpia, ma c'è anche una violenza demoniaca, che lo spinge a uccidere senza motivo il padre Nectanèbo e a far strage dei convitati di Filippo. Sulle vere imprese storiche di Alessandro l'anonimo autore sorvola, mentre le arricchisce di particolari inventati; alcuni esempi: la conquista dell'Italia e di Cartagine, il frequente scambio di lettere con Dario, i vari stratagemmi con cui conquista le città, il suo personale infiltrarsi come spia nell'accampamento persiano, da cui esce di nascosto nella notte portando via le coppe d'oro del re. Alessandro si reca fra l’altro nei favolosi paesi al di là della Persia, dove crescono alberi con mele più grosse di meloni, vivono esseri umani dalle braccia e le mani simili a seghe, giganti tutti tondi con occhi di fuoco, leoni con tre occhi e pulci grandi come rane, e tutta una serie di uomini, animali, piante prodigiose. La curiosità di Alessandro non ha limiti: entrato in una gabbia di vetro si fa calare nel fondo dell'Oceano per sondare che cosa ci sia; si avvia verso la terra dei Beati, da cui uccelli dal volto umano che gracchiano in greco lo consigliano di recedere; entra in una cesta cui aggioga due enormi uccelli per salire in cielo e dall'alto vedere il confine del mondo. Infine, tornato nei paesi conosciuti, si dirige verso l'India, dove vince il re Poro e assoggetta il paese. Allontanatosi dall'India va a visitare la reggia di Semiramide, il regno delle Amazzoni, la Città del Sole, un monte altissimo vicino al porto di Lisso, su cui sono costruite case d'oro e d'argento cinte da muta di zaffiro, e dove un uccello simile a una colomba ancora una volta lo avverte di non contrariare gli dèi e di tornarsene a Babilonia. Qui un mostruoso prodigio (un bambino nato morto, ma con la parte inferiore costituita da teste vive di leone e di cani selvatici) viene interpretato come segno che la fine di Alessandro è vicina: pochi giorni dopo, in un banchetto a casa di Medio, il re viene avvelenato e muore. LE AVVENTURE DI CHÈREA E CALLÌROE di Caritone di Afrodisia (I a.C. - I d.C.) Questo romanzo nel secolo scorso era stato considerato erroneamente come ultimo dei "big five", scritto quindi verso il IV sec d.C.: Rhode considerava infatti la sua linearità stilistica una affettazione di retore. Era evidentemente in errore. Riassunto: La vicenda è ambientata a Siracusa, durante le guerre peloponnesiache; l'autore è chiaramente ostile agli Ateniesi e quindi ne esalta la sconfitta; la protagonista è Calliroe, figlia di Ermocrate, uomo politico dominante della città, bellissima, così bella che tutti gli uomini che la vedono se ne innamorano perdutamente. Sulla via per andare a una festa religiosa, Calliroe incontra Cherea, figlio dell'avversario politico del padre; i due si innamorano l'uno dell'altro a prima vista. Cherea è bello e atletico, e Calliroe spera che si sposeranno, anche se lei non avrà voce in capitolo nella decisione, in quanto donna. Subito Cherea chiede a Ermocrate la mano della figlia, inizialmente rifiutatagli; intanto Calliroe si strugge perché non potrà sposare l'uomo che ama. Dopo poco, però, Cherea ottiene la mano della ragazza, e la sorprende sposandola. Purtroppo il loro matrimonio non è saldo, e la figura che emerge dalle liti è sempre Calliroe; gli spasimanti della ragazza, delusi del suo matrimonio, decidono di vendicarsi di lei facendo credere a Cherea che essa lo tradiva. Lui cade nel tranello e, accecato dall'ira, colpisce lo sterno di sua moglie con un fortissimo calcio, che le fa perdere i sensi. Creduta morta, lui si pente e si dispera mentre sono celebrati i funerali di sua moglie, sfarzosissimi, colmandole la tomba di tesori. Proprio questi tesori spinsero dei pirati a profanare la tomba per prenderli, e facendolo incontrarono Calliroe; dopo lo stupore iniziale, la presero schiava, dato che con la sua bellezza avrebbero potuto venderla per molto. Lei, sempre fredda e assennata, non oppone più di tanta resistenza; arrivata in Ionia, la sua bellezza è già famosa e attesa che il satrapo Dioniso la compra e la sposa. Sono oramai passati due mesi dal matrimonio quando Calliroe si accorge di aspettare un bambino da Cherea; indecisa, ha un lungo monologo con se stessa, dopo il quale decide di far credere a Dioniso che il figlio sia suo, tenendolo come pegno d'amore verso Cherea, già perdonato per il suo gesto impulsivo. Questi, scoperto che Calliroe è viva, va in Ionia per prenderla con sé, ma c'è bisogno di un processo per stabilire a chi tocchi la mano di Calliroe fra i due mariti; purtroppo il re, adibito a giudice, s'innamora di Calliroe, e la tiene con sé. Gli egiziani si ribellano al dominio Persiano, e Cherea, come atto di rivolta verso il re, si unisce a loro. Pur avendo questi perso, Cherea ottiene grande fama per la sua direzione della ribellione. Questa fama gli vale per impossessarsi dell'isola di Arado, dove si trova Calliroe che, indecisa sul da farsi, parla a lungo con un soldato, che poi Cherea interroga per scoprire che lo ama ancora. I due si ritrovano e tornano a Siracusa per continuare il matrimonio, mentre il loro figlio sta da Dioniso, uomo molto saggio, al quale Calliroe chiede di non risposarsi e non dimenticarla mai. Il romanzo si chiude con i festeggiamenti a Siracusa per il loro ritorno. Trama dettagliata: I LIBRO Calliroe, figlia di Ermocrate stratego dei Siracusani, durante la festa in onore della dea Afrodite incontra il ginnasta Cherea e subito i due si innamorano. A causa della straordinaria bellezza di lei il giovane, straziato dall’amore, trascura il ginnasio. Per porre fine a tale situazione l’assemblea popolare convince Ermocrate a concedere in sposa la figlia a Cherea. Gli altri pretendenti di Calliroe, delusi, mettono in scena un falso adulterio della fanciulla, con cui riescono ad ingannare il marito che, adirato con la moglie, la colpisce con un calcio. Calliroe si accascia esanime e subito viene creduta morta, immediato è il funerale e la sepoltura. Il pirata Terone, attratto dagli ornamenti funebri, profana la tomba della giovane, scoprendo che quella di Calliroe è una morte apparente. Decide così di trarre un ulteriore guadagno dalla vendita della giovane a Leona, servo di Dionisio, padrone di tutta la Ionia. II LIBRO Dionisio, folgorato dalla bellezza della giovane, crede alle sue origini nobili. III LIBRO Calliroe viene convinta da Plangon, serva di Dionisio, a sposare il padrone, solo per il bene del figlio di Cherea che scopre di aspettare. Dopo sette mesi nasce, quindi, il bimbo di Cherea, ma viene attribuito a Dionisio. La vicenda si sposta a Siracusa quando Cherea scopre la tomba profanata dell’amata: il giovane parte alla ricerca della giovane per mare, Ermocrate per terra. Il primo si scontra con la nave dei pirati, ormai morti, e riporta l’ultimo superstite, Terone, a Siracusa. In Questa città è sottoposto ad un processo, nel quale è costretto a confessare la vendita della giovane a Mileto. Perciò Cherea e l’amico Policarmo partono alla volta della città alla ricerca di Calliroe. A Mileto nel tempio di Afrodite vedono una statua della dea con il volto della fanciulla. Foca, servo di Dionisio, scoperta la presenza del giovane nella città decide di incendiare la nave di Cherea e vendere gli uomini dell’equipaggio come schiavi. Calliroe, invece, viene informata della morte di Cherea. IV LIBRO Anche per quest’ultimo vengono svolti i funerali a Mileto, a cui prende parte il satrapo di Caria, Mitridate, il padrone di Cherea e Policarmo. Ritornato in patria, disperato anch’egli d’amore per Calliroe, scopre che uno dei suoi schiavi è proprio quel Cherea creduto morto a Mileto. Decide, così, di aiutare il giovane invitandolo a spedire una lettera segreta all’amata, in cui sveli di essere ancora vivo. Questa, però, è intercettata da Dionisio, il quale crede sia una dichiarazione d’amore di Mitidate per Calliroe e, senza coinvolgere la fanciulla, vuole che il re di Persia sia il giudice della vicenda. V LIBRO A Babilonia giungono per il processo Dionisio con Calliroe e Mitridate con Cherea. Si sviluppa prima l’agone tra i due contendenti, che si conclude con l’arrivo in tribunale di Cherea, il quale dà una nuova impronta al processo. Mitridate, infatti, è prosciolto dall’accusa di adulterio e il secondo agone si svolge tra Cherea e Dionisio. VI LIBRO Il giudizio è rinviato di trenta giorni: il re si rende conto, intanto, di essere anch’egli innamorato di Calliroe e non riesce ad essere imparziale. A dare una svolta alla contesa d’amore interviene la rivolta dell’Egitto all’impero persiano. Il re, il suo esercito, Dionisio, la regina e Calliroe partono per la guerra. VII LIBRO Cherea, adirato con il re giudice, pensando di aver perso per sempre l’amata, si allea per vendetta agli Egiziani. Grazie a lui i ribelli riescono a conquistare numerose città, tra cui Tiro, e a giungere nell’isola di Arado, quartier generale del re di Persia. VIII LIBRO Qui Cherea e Calliroe si ricongiungono e restituiscono al re di Persia la regina Statira. Prima di partire per Siracusa la giovane le consegna una lettera per Dionisio, nella quale gli affida il figlio. I due innamorati, tornati finalmente nella città natale, sono accolti con entusiasmo dal popolo e Cherea narra tutte le peripezie accadute loro ai concittadini. RACCONTI EFESII DI ANZIA E ABROCOME di Senofonte Efesio (II d.C.) Riassunto: Abrocome, giovane e bel ritroso, viene punito da Eros che lo fa innamorare di Anzia, ricambiato. Subito prima del matrimonio, i genitori dei due consultano l'oracolo di Delfi per sapere come finirà la loro storia, ottenendo un responso positivo. Le disavventure dei due protagonisti iniziano subito dopo il matrimonio, durante un viaggio in Egitto. Abrocome sarà prima posseduto da un pirata e poi dalla figlia del capo dei pirati; dopo verrà venduto a un vecchio soldato, dalla cui casa dovrà scappare dopo che la moglie del vecchio avrà ucciso suo marito per avere Abrocome per sé. La donna lo accusa a questo punto dell'omicidio; il giovane, scappato in Egitto, viene arrestato e condannato ma, scampato due volte alla morte, viene condotto dal governatore che, sentita la sua tragica storia, si impietosisce e lo lascia andare a cercare la sua amata. Dopo aver risieduto un po' in Italia, tornando ad Efeso, si ferma a Rodi. Nel frattempo le avventure di Anzia non sono da meno: prima è venduta a un capraio, poi a dei mercanti cilici; rapita dai pirati sarà salvata da un alto ufficiale della Cilicia che, innamoratosi di lei, le chiederà di sposarlo. Lei si avvelena, ma muore solo apparentemente, quanto basta per essere sepolta e far sì che la sua bara sia riesumata da un gruppo di predoni in cerca di tesori tombali. Viene venduta e nuovamente rapita da pirati, ma questa volta, condannata a morte, viene salvata da un manipolo di soldati. E' purtroppo presa in antipatia dalla moglie del comandante, che si era pure lui innamorato di lei, e quindi viene venduta a un lenone di Taranto; si finge epilettica per non essere costretta a prostituirsi e, venduta, finisce a Rodi, dove è ritrovata da Abrocome. La vicenda si conclude quindi con il solito e tradizionale "happy end". La narrazione è così rigida e schematica che si è giunti a ipotizzare che il testo giunto sia l'epitome di un originale molto più esteso che è andato perduto. Trama dettagliata: Libro I Il dio Eros, decidendo di punire Abrocome, un giovane di Efeso, che, superbo della sua bellezza, sottovaluta la divinità e il sentimento di amore durante la festa di Artemide, lo fa innamorare di Anzia. Al tormento dei giovani vinti da Eros fa seguito la decisione dei genitori di unirli in matrimonio e di allontanarli da Efeso, per evitare il compimento di un funesto oracolo di Apollo. Ma la nave su cui si sono imbarcati viene assalita e incendiata dai pirati. Due di questi, Corimbo ed Euxino, innamoratisi il primo di Abrocome, il secondo di Anzia, cercano di dividere i due sposi, facendo loro proposte amorose. Libro II Abrocome e Anzia si confidano e decidono di morire piuttosto che cedere alle molestie dei due pirati. Ma Aspirto, il capobanda, colpito dalla bellezza dei due giovani, decide di prenderli con sè, sperando di ricavarne un grande guadagno. Tuttavia di Abrocome si innamora Manto, figlia di Apsirto, la quale decide di rivelare il suo amore al giovane mediante una lettera. La ripulsa di Abrocome provoca l’ira di Manto che con una menzogna lo accusa di aver tentato di usarle violenza. Aspirto crede alle parole della figlia e fa imprigionare e torturare Abrocome; dà Manto in sposa al giovane Meris, facendole dono di Anzia, Rode e Leucone, come schiavi. Gelosa di Anzia, Manto decide di farla convivere con il più abbietto dei suoi schiavi, il rustico capraio di nome Lampone. Questo, udita la storia di Anzia, mosso a pietà, la rassicura che l’avrebbe lasciata pura. Nel frattempo Aspirto scopre l’inganno della figlia e libera Abrocome, che si mette subito alla ricerca della sua amata. Meris, il marito di Manto, recandosi spesso dal capraio, si innamora perdutamente di Anzia e si confida col capraio. Quest’ultimo riferisce tutto a Manto e ne riceve da questa l’ordine di uccidere Anzia. Tuttavia, provando compassione per la fanciulla, decide di risparmiarla vendendola a dei mercanti. Questi, una volta salpati, vengono assaliti dai briganti di Ippotoo, che vogliono sacrificare Anzia ad Ares. Ma l’intervento del magistrato Perilao salva la giovane. Innamoratosi di lei, la conduce a Tarso, in Cilicia, le chiede di sposarlo ed ella lo supplica di attendere trenta giorni. Intanto Ippotoo incontra Abrocome e gli propone di diventare suo compagno di viaggio. Libro III I due si recano a Mazarcos, in Cappadocia e lì Ippotoo rievoca la sua triste storia d’amore con Iperante. Racconta anche i fatti recentemente accadutigli e Abrocome riconosce nella fanciulla menzionata da Ippotoo la sua Anzia. Pieno di speranze decide di tornare in Cilicia a cercarla. Intanto per Anzia sono trascorsi i 30 giorni e si preparano le nozze con Perilao. Anzia per mantenersi fedele ad Abrocome decide di morire e acquista del veleno da un medico, il quale, affezionato alla fanciulla, anziché darle un farmaco letale le consegna un sonnifero. Il giorno delle nozze Anzia beve il farmaco e cade in un sonno profondo. Perilao, credendole morta, fa preparare una tomba e compie i riti funebri. Di notte però Anzia si sveglia e decide di rimanere nella tomba e morire di fame: poco dopo giungono i ladri che irrompono nella tomba per impossessarsi degli ornamenti. Vedendo Anzia viva la rapiscono e la portano ad Alessandria d’Egitto. Intanto Abrocome, tornato in Cilicia, sente da una donna anziana il racconto della morte di Anzia e della sottrazione del suo cadavere. Frattanto i ladri, giunti ad Alessandria vendono Anzia al mercante indiano Psammis, che le vuole usare violenza. La ragazza, però, mente all’uomo dicendogli di essere stata consacrata alla nascita ad Iside fino a quando avesse raggiunto l’età da marito. Aggiunge quindi che c’era ancora un anno di tempo e che se Psammis le avesse usato violenza, sarebbe incorso nella terribile ira della dea. Psammis, persuaso dalle sue parole, decide di rispettarla. Intanto Abrocome decide di andarsene e si imbarca su una nave diretta ad Alessandria, che però sbaglia rotta e approda sula costa fenicia; i passeggeri vengono assaliti da dei pescatori del luogo che portano Abrocome a Pelusio, in Egitto, e lo vendono ad Araxo.La moglie di questo, Kyrno, innamoratisi di Abrocome, uccide il marito, ma vedendosi rifiutata dal giovane, lo accusa pubblicamente dell’omicidio.Abrocome viene arrestato e condotto ad Alessandria per espiare la sua pena. Libro IV Intanto Ippotoo e i suoi briganti se ne andavano in giro per la Siria razziando e uccidendo e cercando Abrocome, dapprima in Siria, poi in Egitto, fino a quando giunsero a Copto, luogo in cui decisero di fermarsi per rapinare i mercanti diretti in Etiopia e in India. Abrocome, presunto colpevole dell’omoicidio di Araxo, viene condannato dal governatore dell’ Egitto al supplizio della croce e viene legato a questa sulle rive del Nilo. Il giovane prega che il dio lo salvi da una pena ingiusta, e questo, mosso a pietà, lo accontenta facendolo precipitare nelle acque del fiume che lo trasportano dolcemente. Preso dalle guardie viene condannato ad essere bruciato vivo, ma ancora una volta, grazie alle sue preghiere, viene salvato dal dio attraverso un'inondazione del Nilo, che spegne le fiamme del rogo.Ritenendo il giovane un protetto del dio, il governatore lo fa trattenere in prigione, ma gli riserva ogni riguardo. Frattanto Psammis con Anzia si reca a Copto, ma la sua carovana viene assalita dai briganti di Ippotoo, che rapiscono anche la giovane. Anzia, non riconoscendo Ippotoo, né Ippotoo lei, decide di mentire riguardo alla propria identità. Intanto il governatore d’Egitto interroga Abrocome che gli racconta la sua pietosa storia. Il giovane viene liberato e salpa alla volta dell’ Italia per cercare notizie di Anzia, mentre Kyrno viene condannata alla croce. In seguito uno dei briganti, Anchialo, si innamora di lei e, dapprima cerca di conquistarla con lusinghe, poi tenta di usarle violenza. La giovane, però per difendersi lo uccide. Ippotoo, scoperto l’accaduto, la condanna a restare chiusa in una profonda fossa con due cani ferocissimi. Ma il guardiano della fossa Anfinomo sazia i cani perché non le facciano del male. Rinchiusa nella fossa con le belva ormai divenute mansuete e fedeli, Anzia compiange la sua sorte. Libro V La nave su cui si trova Abrocome giunge a Siracusa, dove il giovane cerca notizie di Anzia. Qui incontra il vecchio pescatore Egialeo, che gli parla della moglie Thelxinoe, che ha amato e che ama ininterrottamente nonostante sia morta: conserva addirittura il suo corpo nella propria casa. Racconta che conversa con la morta, mangia presso di lei, si corica accanto a lei. Nel frattempo Ippotoo e i suoi uomini si dirigono ad Alessandria, ma il guardiano Anfinomo, durante i preparativi riesce a restare inosservato e si nasconde in una grotta. Partiti i briganti, Anfinomo trae fuori dalla fossa la giovane, giurando di rispettarne la purezza. Rassicurata, Anzia con i due cani segue il brigante e insieme giungono a Copto. Intanto Ippotoo e i suoi saccheggiano le città della Siria e si dirigono poi verso l’Egitto. Il governatore dell’Egitto, venuto a sapere dei delitti della banda di Ippotoo, manda il giovane Polyido con un contingente di soldati ad affrontarli. Scontratosi con questi li uccide quasi tutti e ne fa prigionieri i rimanenti, tranne Ippotoo che riesce a fuggire. Polyido prosegue poi il suo cammino fino a Copto, dove cattura Anfinomo che gli racconta di Anzia, la quale, condotta in sua presenza, mente riguardo alla sua identità. Polyido, nonostante avesse moglie, si innamora di Anzia e tenta di usarle violenza, ma la ragazza si rifugia nel tempio di Iside e prega perché la dea la aiuti a conservarsi pura per Abrocome. Visto ciò Polyido le promette di rispettarla. Dopo tre giorni Anzia va al santuario di Api e chiede il responso al dio che gli assicura che si ritroverà con il marito Abrocome. Poco dopo, la moglie di Polyido viene a sapere dell’amore del marito per Anzia e decide di vendicarsi di lei, vendendola in un postribolo. La giovane viene quindi condotta in Italia e qui venduta. Intanto Ippotoo, sfuggito a Polyido, giunge a Taormina. Abrocome invece viaggia per l’Italia, mentre Leucone e Rode, i compagni di Abrocome e di Anzia, decidono di mettersi in viaggio per tornare ad Efeso. Durante il viaggio si fermano a Rodi e lì vengono a sapere che i due sposi non sono ancora tornati in patria. Intanto Anzia, a Taranto, viene condotta in un postribolo, ma finge di svenire e racconta al padrone del bordello di avere una malattia incurabile. Ippotoo, invece, spinto dalla necessità, sposa a Taormina una anziana vedova, che morendo gli lascia una grossa fortuna, che egli vorrebbe condividere con l’amico Abrocome; parte quindi per l’Italia accompagnato dal giovinetto Clistene. Il padrone del bordello, nel frattempo, decide di vendere Anzia e la espone nella piazza della città di Taranto, dove Ippotoo la riconosce come la giovane che ha ucciso uno dei sui compagni. Anzia gli chiede perdono per l’omicidio commesso, ma giura di averlo compiuto per legittima difesa. Ippotoo, dopo averla perdonata, la compra e col tempo si innamora di lei. Ella allora gli narra di Abrocome e del loro amore, e Ippotoo, sentendo che essa era la moglie del più caro fra i suoi amici, la circonda di ogni premura e la rassicura. Frattanto Abrocome approda a Rodi dove incontra Leucone e Rode, che dopo averlo riconosciuto si gettano ai suoi piedi, raccontandogli le loro avventure. Intanto anche Ippotoo ed Anzia giungono a Rodi e la giovane si recide una ciocca di capelli e la consacra al Sole, formulando una preghiera per Abrocome.Il giorno dopo Leucone e Rode, dopo aver visto la ciocca di capelli, incontrano la giovane, e benchè non la riconoscano subito si interessano di lei a causa della sua tristezza. Riconosciutala dai suoi racconti, la rassicurano dicendole che Abrocome è in vita ed è a Rodi. I due si ricongiungono tra la festa e la gioia degli amici. La folla acclama i giovani e leva lodi ad Iside per averli protetti. Gli sposi si recano a fare offerte di ringraziamento nel tempio di Iside. La sera nel talamo Abrocome e Anzia giurano di essersi stati reciprocamente fedeli e il giorno dopo con Ippotoo, Clistene, Leucone e Rode, fanno ritorno ad Efeso. LEUCIPPE E CLITOFONTE di Achille Tazio (II d.C.) Riassunto: Il romanzo, pervenutoci interamente, inizia con la presenza dell'autore che, scampato a una tempesta, giunge a Sidone dove osserva un quadro sul Ratto d'Europa. Mentre lo sta ammirando incontra Clitofonte, che gli racconta le sue avventure. Egli si era innamorato di Leucippe, e i due erano scappati insieme. Dopo un naufragio i due innamorati sono presi da una banda di briganti, ma per fortuna sono liberati poco dopo. Clitofonte e Leucippe vanno ad Alessandria, ma lei è subito rapita dai pirati. Intanto Clitofonte si dispera, perché la crede morta; dopo un po' di tempo si sposa con una vedova di Efeso, Melite, ma i due non consumano il matrimonio perchè Clitofonte vuole essere fedele alla donna che ama. Per una coincidenza o una beffa del destino, Leucippe era schiava di Melite, ma né lei né Clitofonte sapevano l'uno della presenza dell'altro. Il marito di Melite, creduto morto, fa improvvisamente ritorno, facendo imprigionare Clitofonte per aver sposato sua moglie; egli riesce in ogni modo a scappare dalla prigione grazie all'aiuto di Melite, ma è ritrovato e catturato poco dopo. Mentre Clitofonte crede che Leucippe sia stata uccisa, la ragazza si rifugia in un tempio di Artemide, dove la vicenda riesce a concludersi positivamente una volta che Melite ha dimostrato la sua fedeltà al marito durante la sua lunga assenza. Il romanzo si chiude con i festeggiamenti per il matrimonio fra Leucippe e Clitofonte, ritornati a Tiro. Trama dettagliata: I LIBRO Il narratore giunge a Sidone in seguito ad un naufragio e si reca al tempio per offrire un sacrificio di ringraziamento. Qui incontra un giovane, che si presenta col nome di Clitofonte e inizia a narrare la sua storia. Abitante di Tiro, si era innamorato di Leucippe, figlia di suo zio Sostrato di Bisanzio, ospitata in casa sua a causa della guerra mossa a Bisanzio dai Traci. Il cugino Clinia lo consiglia sull'arte amorosa, ma viene interrotto dalla tragica notizia della morte del giovinetto suo amante, durante una cavalcata. Seguono i lamenti funebri del padre del ragazzo e di Clinia. Clitofonte inizia il corteggiamento della fanciulla. II LIBRO Clitofonte con l'aiuto del fidato servo Satiro, riesce finalmente a vincere le resistenze di Leucippe. Egli tuttavia era promesso alla sorellastra Calligone, mentre Leucippe aveva suscitato l'amore del giovane bizantino Callistene. Per ottenerla, questi decide di rapirla, ma per errore trascina via con sé Calligone. Dopo qualche tempo, i protagonisti stabiliscono un convegno notturno, ma trovano come ostacolo il servo di Leucippe Conope e la madre Pantea. I due amanti fuggono insieme a Satiro e a Clinia. Si imbarcano e durante la navigazione conoscono il giovane Menelao. III LIBRO Scoppia una tempesta, a seguito della quale apparentemente solo Leucippe e Clitofonte sono sopravvissuti. Ritornati sulla terra ferma, si imbarcano di nuovo, e viaggiano verso Alessandria lungo il Nilo. Catturati in un assalto dai predoni, Clitofonte viene presto lberato dai soldati; Leucippe invece, è stata già portata via per essere sacrificata. La notte, Clitofonte assiste impotente all'uccisione dell'amata e tenta il suicidio per il dolore. Lo fermano Menelao e Satiro, che gli rivelano che in realtà Leucippe non è morta, grazie ad uno stratagemma da loro architettato. Nel frattempo, l'assalto decisivo dell'esercito contro i predoni viene rimandato a causa di un infausto presagio. IV LIBRO Lo stratega dell'esercito, al quale si sono uniti, si innamora di Leucippe; ella, però, riesce a tenerlo lontano, finchè egli non trova la morte in battaglia. Intanto un altro suo spasimante, cercando di conquistarla con un filtro d'amore, le causa un'improvvisa follia. Clitofonte riesce a guarirla grazie all'antidoto fornito da uno sconosciuto, Cherea. Finalmente i predoni vengono sconfitti e il Nilo torna navigabile. V LIBRO Cherea, segretamente innamorato di Leucippe, decide di rapirla durante una gita a Faro. Durante l’inseguimento, Clitofonte assiste alla sua decapitazione e ne raccoglie dal mare il corpo. Tornato ad Alessandria, dopo qualche tempo, incontra per caso l’amico Clinia: egli infatti non era morto nel naufragio, ma quando era tornato a Tiro aveva saputo che il padre di Leucippe l’aveva concessa in sposa a Clitofonte. Informa inoltre il giovane che Sostrato stava per giungere lì ad annunciargli la felice decisione. Clitofonte è disperato e Satiro, Menelao e Clinia gli consigliano di sposare Melite, una ricca vedova perdutamente innamorata di lui. A malincuore egli accetta, a patto che il matrimonio non venga consumato prima dell’arrivo a Efeso, per non mancare alla memoria di Leucippe. Ad Efeso, Melite affranca una schiava di origini libere, ridotta in terribili condizioni dall’amministratore Sostene, che viene licenziato. Mentre continua a respingere la moglie, Clitofonte viene a sapere che quella schiava è proprio Leucippe, che lo accusa di esserle stato infedele. Intanto Melite manda nei campi Leucippe per procurare un filtro d’amore per Clitofonte. Improvvisamente però, si ripresenta il marito di Melite, Tersandro, scampato in realtà al naufragio. Clitofonte viene imprigionato nella casa. Melite lo fa fuggire, solo dopo averlo convinto a concedersi a lei. VI LIBRO Clitofonte fugge travestito da Melite. Sostene intanto, per vendicarsi di Melite, rapisce Leucippe e decide di affidarla al padrone Tersandro per allontanarlo dalla moglie, ma mentre lo conduce dalla ragazza, incontra Clitofonte e lo rinchiude in prigione. Giunto presso Leucippe, Tersandro cerca di conquistarla ma ella lo respinge commuovendolo. Melite placa il marito sostenendo che Clitofonte non è il suo sposo ma è solo un ospite e che anzi ha per moglie Leucippe. Per avere una conferma Tersandro torna dalla fanciulla che resiste al suo tentativo di farle violenza. VII LIBRO Tersandro in preda all’ira lascia Leucippe, avendo compreso che non sarebbe mai riuscito a possederla. Escogita quindi di mandare in prigione da Clitofonte un uomo che gli faccia crederere che Leucippe sia morta per mano di Melite. Egli si dispera e, in vista del processo, decide di accusare se stesso e Melite sia di adulterio sia di omicidio. Così avviene; Clinia cerca inutilmente di discolparlo davanti al tribunale. Melite, a dimostrazione della propria innocenza, mette a disposizione la sua ancella perché testimoni sotto tortura e vuole che anche Tersandro faccia lo stesso con Sostene. Questi fugge immediatamente a Smirne, ma per errore lascia aperta la capanna dove era rinchiusa Leucippe. Dal momento che anche Sostene risulta scomparso, Clitofonte viene accusato della sua morte. Il giovane viene quindi condannato alla tortura e alla morte. In quel momento, però, giunge una processione di Bizantini, grati ad Artemide per aver vinto la guerra. Fra loro si trova anche Sostrato e la condanna di Clitofonte viene dunque sospesa. Intanto il sacerdote della dea annuncia che una fanciulla si è rifugiata nel tempio e Sostrato, giunto lì, riabbraccia la figlia Leucippe. VIII LIBRO Clitifonte, liberato, è ospite del sacerdote e qui narra a Sostrato tutta l’avventura, fin dalla fuga da Tiro e sottolinea l’intatta verginità di Leucippe. Dopo alcuni giorni, riaperto il processo, Tersandro pronuncia un discorso in cui si lamenta del fatto che Clitofonte sia ancora vivo e che, pur essendo un assassino (Sostene è ancora introvabile ), sia stato ospitato dal sacerdote nel tempio. Questi lo accusa di empietà e di essere lui stesso il vero uccisore di Sostene. Tersandro chiede che vengano messe alla prova la verginità di Leucippe e la fedeltà matrimoniale di Melite, lasciando il giudizio al dio Pan e alla dea Artemide. Gli oracoli risultano entrambi favorevoli, così Tersandro è costretto a fuggire, condannato all’esilio, dopo che anche Sostene è stato catturato. Leucippe racconta come sia sopravvissuta alla decapitazione dei predoni di Cherea e Sostrato spiega come Calligone abbia sposato il rapitore Callistene, lasciando così Clitofonte libero da ogni promessa. Leucippe e Clitofonte salpano per Bisanzio dove si uniscono in matrimonio. LUCIO O L'ASINO dello Pseudo-Luciano (II d.C.) Riassunto: Il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista (narrazione omodiegetica). Lucio, recatosi in Tessaglia (terra della magia) per affari, finisce a casa di una strega, ed essendo curioso fa di tutto per avere la complicità della schiava Palestra e ha una tresca amorosa con lei, nella speranza che lo faccia assistere ad un incantesimo. Un giorno la schiava gli mostra come la strega si sia trasformata in corvo. Lucio vuole provare a volare e Palestra sottrae l’unguento, che però si rivela essere quello sbagliato: Lucio infatti si trasforma in un asino. Per poter tornare uomo dovrà mangiare rose bagnate dalla rugiada mattutina. Palestra lo porta nella stalla. Arrivano però dei ladri che saccheggiano la casa e bastonano Lucio portandolo via. Altre botte le riceve in un campo dove fa razzia di lattuga perché non vuole il fieno. Lucio viene poi impiegato per le rapine. Durante una rapina si azzoppa e i ladri meditano di ucciderlo; di notte scappa e porta con sé una fanciulla rapita dai banditi per il riscatto. Viene ricatturato, ma è salvato perché arrivano le guardie; la fanciulla per gratitudine consegna Lucio l’asino a un allenatore di cavalli e alla moglie. Questi due però legano l’asino a una macina e lo fanno lavorare sodo. Un ragazzetto poi gli fa trasportare enormi quantità di legna, arrivando ad odiare l’asino fino a volerlo castrare. Lucio corre il rischio, ma il caso arriva in suo aiuto: la ragazza che l’aveva portato lì scompare durante un naufragio e l’asino è venduto a dei pellegrini, che però si rivelano disonesti e pervertiti. Si vendica di loro ragliando mentre fanno cose sconce: essi vengono così scoperti e incarcerati. L’asino diventa proprietà di un mugnaio e un ortolano, due cuochi. Questi cucinano pranzi buonissimi e durante la notte Lucio l’asino mangia le loro prelibatezze. Prima i due si incolpano a vicenda, poi, vedendo che è stato l’asino, ne sono piacevolmente stupiti e lo reputano molto intelligente (come in effetti è), tanto che lo usano per fare spettacoli, guadagnando molto denaro. Un giorno una donna si innamora dell’asino e vuole passare con lui una notte d’amore. I due diventano amanti. Alla fine Lucio riesce a tornare uomo, ma il finale non è quello sperato: egli infatti viene rifiutato con sdegno dalla donna (finale tipicamente "milesio"). STORIA VERA di Luciano di Samosata (II d.C.) Riassunto: Lucino [controfigura di Luciano], il protagonista, oltrepassa le colonne d’Ercole per curiosità. Una tempesta di più di due mesi lo fa arrivare in un’isola dove delle donne a forma di tralci d’uva sono letali per i marinai. Un uragano solleva la nave fino a 3000 stadi di altezza e dopo due settimane sbarcano sulla Luna. Vengono catturati dagli Ippoghipi e condotti dal re Endimione che sta combattendo una guerra contro i Solari o Elioti guidai da Fetonte. Da un lato combattono gli Ippoghipi, le pulci sagittari ecc., dall’altro le aereo formiche, ecc. Endimione viene sconfitto e Lucino coi compagni abbandona la luna che è un paese dove non ci sono donne, i figli nascono dal polpaccio, la pancia è pelosa all’interno e funge da sacca, i vecchi si dissolvono. Veleggiando arrivano a un asteroide di lanterne e vedono Nefeloloccughìa, la città immaginata da Aristofane. Tornano in mare dove c’è una balena enorme che li mangia. Esplorando la pancia della balena trovano un bosco su una collina fatta di melma, dove abitano un vecchio e suo figlio. Si alleano con questi contro dei vicini: Lucino e compagni trionfano prima sui piedi-di-sogliola, poi sui pagundi e poi sulle teste-di-tonno e le chele-di-granchio. Approfittando della bocca aperta della balena vedono una tremenda lotta tra giganti che usano le isole come triremi. Decidono di uscire dalla bocca e danno fuoco alla selva: la balena rantola e quanto apre la bocca la puntellano: in questo modo escono con la nave e scappano. Arrivano a un mare di ghiaccio, poi a uno di latte con un'isola di formaggio, poi a uno dalle acque limpidissime. Incontrano l'isola dei Sugheropodi, che hanno i piedi a forma di sughero. Arrivano quindi all’Isola dei Beati, dove nessuno invecchia, c’è sempre primavera, non serve lavorare, il vento porta tutto ciò di cui si necessita [parodia delle terre utopiche immaginate da alcuni narratori come Iambùlo]. Lucino e compagni vengono incatenati con delle rose da una pattuglia di guardia e portati al tribunale di Radamanto: ottengono un permesso di soggiorno di sette mesi. Incontrano Stesicoro, Elena, Licurgo, Omero, ecc. Lucino è incuriosito da Omero e lo intervista. Nemmeno qui però c’è una pace totale: dalle Isole degli Empi ci sono degli evasi (capeggiati da Falaride di Agrigento e Busiride d’Egitto) che tentano un attacco, che viene però respinto. Il figlio del vecchio incontrato nella balena si innamora di Elena e fugge con lei: i due colpevoli vengono catturati e puniti. Lucino e compagni vengono cacciati. Radamanto però predice a Lucino il futuro e gli dà una radice di pianta di malva da usare in caso di pericolo. Odisseo – di nascosto da Penelope – dà una sua lettera a Lucino per Calipso. I nostri eroi arrivano alle Isole degli Empi, si fermano un mese all’Isola dei Sogni, passano ad Ogigia dove c’è Calipso. In mare incappano nelle zucche-pirati che li attaccano, ma le zucche vengono attaccate dai Nocinauti; respingono poi dei corsari che montano dei delfini, cozzano contro un nido di Alcioni, passano per un mare di alberi, si imbattono in selvaggi dai crani di bue e li vincono, poi incontrano le donne dalle gambe d’asino, che si nutrono di forestieri. Si salvano, ma una burrasca li getta all’opposto della terra abitata. Lucino si ferma qui e dice che non racconterà più il seguito. Trama dettagliata: I LIBRO Lucino insieme a un equipaggio di cinquanta uomini salpa dalle Colonne d'Ercole verso l'Oceano Occidentale, ma sopraggiunge una violenta tempesta, che si placa dopo settantanove giorni. Approdati su un'isola Lucino e i suoi compagni trovano in una selva un'iscrizione di bronzo: "Fino a qui giunsero Ercole e Dioniso" e inoltre molte viti dalle cui radici scorrono gocce di vino [excursus sulle viti dal busto di donna]. All'alba ripartono ma un tifone solleva in aria la nave e la tiene sospesa per sette giorni e sette notti, quando, finalmente, essi riescono a scorgere in lontananza un'isola splendente:la Luna. Giungono dagli Ippogrifi che li conducono come prigionieri dal loro re Endimione. Questi racconta le vicende della sua vita e l'attuale stato di guerra in cui si trova impegnato a causa dell'ostilita' degli abitanti del Sole, gli Elioti, e del loro governatore Fetonte e infine invita Lucino e i suoi compagni a combattere insieme a lui. [excursus su guerra:i due schieramenti e il catalogo degli alleati:Cavalcavvoltoi, Cavalcalidinsalata, Ventocorridori, Pulciarcieri...] Conclusasi la guerra con la vittoria degli Elioti, Lucino e il suo equipaggio salpano e fanno una brevissima sosta sull'isola della Lucernaria, posta tra l'aria delle Pleiadi e l'aria delle Iadi. [excursus: descrizione della città]. Ripresa la navigazione aerea, giungono in vista della città di Nubicuculia, la "città delle nuvole" degli Uccelli di Aristofane (Lucino tesse un elogio del commediografo "uomo intelligente e sincero"). Nel frattempo, il vento cala e la nave può posarsi sul mare, ma subito viene inghiottita da una balena nel cui ventre è situata una grande città [excursus: descrizione della città]. Mentre esplora i luoghi circostanti, Lucino incontra un mercante cipriota, Scintaro, e suo figlio Cinira. Essi raccontano quali avventure li abbiano condotti nel ventre dell' animale e informano sulle altre tribù dell'isola, i Predisogliole, i Granchidi, i Salamoiati, i Caproni marini, tutti selvaggi, a cui essi sono costretti a pagare un tributo. Lucino e i suoi compagni, utilizzando il pretesto di non voler pagare il tributo come "casus belli", intraprendono una battaglia contro queste strane creature per prendere il possesso del paese e alla fine l'impresa ha buon esito. II LIBRO Stanchi del soggiorno nella balena, Lucino, il suo equipaggio, Scintaro e Cinira sperimentano vari stratagemmi per evadere. Infine appiccano un incendio e dopo alcuni giorni, quando l'animale è ormai morente, riescono a fuggire. Un vento gelido fa ghiacciare il mare e imprigiona la nave; liberatala a fatica, navigano facendola scivolare sul ghiaccio. Incontrano l'isola di formaggio e poi l'isola di Sugheria, dove, tuttavia, non sostano in quanto una piacevole brezza odorosa li sospinge verso una nuova isola: la Terra dei Beati, il cui governatore è Radamanto [excursus sulla città d'oro dei beati]. Il giudice Radamanto sta celebrando i processi ad Aiace, Teseo e Menelao, Alessandro e Annibale. Decreta che Lucino, con i suoi compagni, dovrà render conto dopo la morte della "curiositas" che li ha spinti al viaggio. Lucino, dopo sette mesi di soggiorno sull'isola, si congeda da Radamanto e salpa con il suo seguito per approdare poco dopo presso il Soggiorno degli Empi [excursus sul paesaggio]. Solo a tarda sera giungono nell' isola dei Sogni [excursus sulla città e i suoi abitanti]. Ripresa la navigazione incontrano sulla loro rotta l'isola Ogigia dove sbarcano per poter consegnare a Calipso una lettera da parte di Odisseo, il quale l'aveva affidata loro nella Terra dei Beati. Allontanatisi da Calipso giungono ad una selva sul mare; sollevano la nave e la posizionano sulle cime degli alberi per poter proseguire. Dopo che la nave è ritornata a poggiare sulla superficie del mare, è costretta a dirigersi su un ponte d'acqua gettato su un abisso che separa due mari. Giunti quindi nel continente degli Antipodi, approdano nell'isola Cabalusa, presso la città di Idamorgia, abitata dalle donne Onoskelee, "dalle gambe d'asino ", che si nutrono dei forestieri. Allora l'equipaggio, spaventato, riprende il largo ma una tremenda tempesta si abbatte con tanta violenza da distruggere la nave e da far giungere Lucino e i suoi compagni, naufraghi, in un'altra isola ignota. LE AVVENTURE PASTORALI DI DAFNI E CLOE di Longo Sofista (II-III d.C.) Riassunto: Il romanzo si apre con la descrizione di un quadro raffigurante una storia d'amore. L'autore narra allora la vicenda raffigurata: Dafni e Cloe sono figli di due famiglie ricche e nobili, ma, abbandonati da piccoli, sono stati allevati per tutta la vita dai pastori nell'isola di Lesbo. Cresciuti senza sapere cosa sia l'amore, i due a un certo punto scoprono di essere innamorati l'uno dell'altro. Cloe viene rapita, ma il dio Pan interviene e la libera. Dafni riesce a raggiungerla e la vita va avanti, con i due ragazzi sempre più attratti fra di loro, ma con un'ingenuità che impedisce loro di unirsi. I genitori di Cloe intanto decidono di darla in sposa a un ricco giovane; Dafni, disperato, si dà da fare e riesce a ritrovare suo padre, quello vero, e quindi scopre di essere ricco. Così, dopo molte peripezie, riesce a sposare Cloe, che in seguito scoprirà di appartenere ad una nobilissima famiglia di Mitilene. Dopo un matrimonio pastorale, i due hanno la possibilità di vivere nel lusso in una città, ma scelgono la vita libera e dura dei pastori e vanno a vivere in campagna. Trama dettagliata: I LIBRO Nell'isola di Lesbo due neonati, prima un maschio e due anni dopo una femmina, vengono abbandonati nella campagna di Mitilene. L'uno è allattato da una capra, l'altra da una pecora. Un pastore di nome Carione raccoglie il maschietto e vi trova accanto una mantellina di porpora fermata con una fibbia d'oro e un pugnale con l'elsa d'avorio; decide di adottarlo. Un altro pastore, Driante, che abita in una vicina fattoria raccoglie e adotta la bambina accanto alla quale rinviene una cuffietta ricamata in oro, un paio di sandali dorati, e cerchietti d'oro per le caviglie. I due trovatelli vengono chiamati Dafni e Cloe. Trascorsi tredici anni i genitori adottivi ritengono che i due fanciulli non debbano essere destinati alla vita pastorale per il loro rango elevato, ma, avvertiti da un sogno, sono spinti ad affidare loro il pascolo delle greggi. I due trascorrono insieme le giornate finché Cloe non comincia a provare i primi sentimenti d'amore per Dafni. Non conoscendo Eros, è spaventata dalle sensazioni che prova e crede che si tratti di una malattia. Quando poi il giovane Dorcone, innamoratosi di Cloe, propone una gara di bellezza tra sè e Dafni, il cui premio è un bacio della fanciulla, Cloe assegna la vittoria a Dafni il quale, dopo averla baciata, se ne innamora. Dorcone, deluso per la sconfitta, tenta di conquistare Cloe con la violenza, ma il tentativo fallisce e l'amore tra Dafni e Cloe sboccia. Durante l'estate trascorrono il tempo vivendo continuamente a contatto con la natura e divertendosi a narrarsi storie pastorali (excursus: racconto della fanciulla trasformata in uccello). In autunno inoltrato, alcuni pirati di Tiro approdano a Lesbo per fare razzia di quanto capiti loro sotto mano: bestiame, grano, vino, e catturano anche Dafni. Vedendo un giovane così grande e bello, i pirati rinunciano a qualsiasi altro bottino e prendono il largo. Le grida di Dafni e la vista delle capre del fanciullo in grande agitazione, spingono Cloe a cercare aiuto presso Dorcone. Il giovane, steso a terra, massacrato dai colpi dei pirati, prega Cloe di salvare la vita a Dafni, e in cambio di un suo ultimo bacio, le dona il flauto magico suonando il quale Cloe spinge le mucche a dirigersi in massa verso le navi dei pirati. A causa dell'impetuoso ingresso in mare del bestiame, alcuni pirati cadono in acqua e per la pesante armatura annegano; Dafni invece raggiunge la riva trascinato dalle sue mucche. I fanciulli, una volta ricongiuntisi, rendono gli onori funebri a Dorcone. Intanto il loro amore continua a crescere, alimentato anche dalla condivisione di momenti di intimità, come il bagno alla sorgente. II LIBRO Trascorso il periodo della vendemmia i due pastorelli ricevono una visita di Filete che narra loro come Eros gli abbia rivelato di proteggere i due giovani. Dafni e Cloe, felici di essere finalmente giunti a conoscenza di quale fosse la causa dei loro sentimenti e ricevuti da Filete consigli su come soddisfare completamente i loro desideri amorosi, incorrono però in una sventura. Infatti dei giovani di Metimna approdati in quelle terre e essendo privi di gomena per legare l'imbarcazione, ne fabbricano una con dei vimini verdi. Tuttavia quando le capre di Dafni si cibano delle piante, i giovani si trovano privati dell'imbarcazione. Dunque si recano da Dafni per punirlo e lo percuotono, ma quando il consiglio del villaggio stabilisce che la responsabilità di tutto ciò non e` imputabile a Dafni, decidono di tornare in patria. Convincono il loro paese a portare guerra contro Mitilene e durante una delle scorrerie dei Metimnesi Cloe viene rapita. Le ninfe promettono a Dafni disperato che con l'aiuto di Pan per il giorno seguente Cloe sarà libera. Infatti il dio ordina in sogno al capitano dei Metimnesi di liberare Cloe e le sue greggi e il capitano obbedisce con gioia infinita di Dafni. Seguono i ringraziamenti alle ninfe e a Pan e festeggiamenti.(excursus:creazione da parte di Pan della Zampogna) I due pastorelli felici di essersi ritrovati e ancora più ardenti d'amore si scambiano reciproci giuramenti di fedeltà. III LIBRO L'incursione dei Metimnesi con dieci navi nella terra di Mitilene spinge i Mitilenesi a dichiarare guerra per l'affronto subito, ma ben presto gli abitanti di Metimna so pentono della propria azione violenta e ristabiliscono un rapporto di pace.Intanto sopraggiunge l'inverno e i due fanciulli,non potendo vedersi, ciascuno rinchiuso nella propria casa, soffrono di nostalgia. Dafni tuttavia escogita un piano per vedere Cloe: fingendo di andare a caccia di uccelli presso l'abitazione di Cloe, ne incontra il padre Driante il quale lo invita a fermarsi per cena e fino al giorno successivo. Dafni ripercorre così quella strada molte volte durante l'inverno. Una volta giunta la primavera per i due giovani comincia una stagione vivace, piena di amore e di passione. Ben presto però Dafni si accorge che baci e carezze non gli bastano più, ma desidera avere con Cloe un rapporto più intimo come quello che osserva negli animali del bosco. Ma dimostratosi inesperto, è disperato e infelice. Dafni ha un vicino di casa che tiene con sè come concubina una donna molto raffinata, Licenio. Essa, avendo intuito il problema, insegna a Dafni le pratiche d'amore, mettendolo in guardia sui problemi che avrebbe sicuramente incontrato, in particolare sul fatto che Cloe avrebbe sofferto essendo ancora vergine. Spaventato da questi avvertimenti, Dafni decide di continuare a godere con Cloe dei soli piaceri ad entrambi noti. I due fanciulli trascorrono insieme le giornate, scoprendo sempre nuovi misteri della natura; un giorno Cloe viene a conoscenza del fenomeno dell'eco, sentendo riecheggiare la voce di alcuni marinai, e allora Dafni le narra la storia della ninfa Eco (excursus sulla ninfa Eco). Durante l'estate intorno a Cloe cominciano ad aggirarsi un gran numero di pretendenti, i quali chiedono la sua mano al padre Driante. I genitori, desiderando il meglio per la propria figlia, decidono di concederla in sposa al più ricco di questi giovani. Dafni, sapute queste notizie, consapevole della povera condizione economica del proprio padre Carione, è disperato. Ma un giorno a Dafni appaiono le ninfe della grotta e gli indicano il luogo dove avrebbe trovato una borsa contenente 3000 dracme; gli spiegano che tale ricchezza era stata scaraventata sulla riva per il naufragio di un vascello durante una tempesta. Dafni, recatosi sul posto, trova il denaro e, pieno di gioia, può chiedere a Driante la mano della figlia; questi gliela promette. Driante si reca dal padre di Dafni e insieme convengono che il matrimonio si sarebbe celebrato in autunno; Lamone infatti, essendo schiavo, avrebbe dovuto prima parlare con il proprio padre per disporre dei beni per il matrimonio. Dafni, felice per la decisione, corre da Cloe e, dopo averle comunicato la notizia, le dona la mela più bella dell'albero, la più ardua da cogliere, paragonandola a quella donata ad Afrodite. IV LIBRO Sul finire dell'estate Lamone, venuto a sapere di una prossima visita del suo padrone Dionisofane, sistema il podere e il giardino per propiziarsi il suo favore, per ottenere il consenso per il matrimonio. Da quelle parti abitava anche un certo Lampi, un bovaro tracotante innamorato di Cloe; egli, per impedire che il padrone accordasse a Dafni di sposare Cloe, rovina il giardino di Lamone, così che all'arrivo di Astilio, figlio del padrone, e del suo parassita Gnatone tutti i fiori appaiono distrutti. Nonostante ciò il giovane figlio, supplicato da Lamone, promette di intercedere per lui presso il padre. Durante una battuta di caccia Gnatone, innamoratosi di Dafni, cerca di sedurlo. Avendolo egli rifiutato, Gnatone decide di chiederlo in dono al giovane Astilo. Giunge frattanto anche Dionisofane con la moglie Clarista, che visitano ammirati i loro possedimenti; intanto però Gnatone riesce ad ottenere da Ascilto Dafni come proprio servo. Lamone decide allora di rivelare a Dionisofane la vera identità di Dafni e si viene così a sapere tramite gli oggetti ritrovati accanto al bimbo che il giovane è figlio di Dionisofane e Clarista. Dionisofane narra di aver esposto l'ultimo nato perché aveva già tre figli belli e sani. Ma i due maggiori gli erano morti poco dopo, e gli era rimasto solo Astilio. Ora chiedono perdono a Dafni di averlo esposto e lo abbracciano teneramente. Si procede con i festeggiamenti mentre Cloe, sentendosi dimenticata da Dafni, si allontana da sola infelice per i pascoli e il bovaro Lampi, approfittando dell'occasione, la rapisce. Dafni, venutolo a sapere, si dispera, ma Gnatone riesce a salvare la fanciulla e a riportarla da Dafni che la abbraccia e perdona il parassita del suo precedente comportamento vergognoso. A questo punto Driante, padre adottivo di Cloe, decide anch'egli di svelare le vere origini della giovane e di mostrare i suoi segni di riconoscimento. Dionisofane approva allora il matrimonio tra i due giovani, e li porta con sè in città. Qui, su ordine delle ninfe apparsegli in sogno, organizza un grande banchetto nel quale Cloe viene riconosciuta dal suo vero padre, il nobile e ricco Megacle. Si decide allora di tornare in campagna per celebrare il tanto desiderato matrimonio, in seguito al quale Dafni e Cloe scelgono di vivere nel luogo dove erano cresciuti. La loro felice e semplice esistenza in campagna fu in seguito allietata dalla nascita di due figli. STORIA DI APOLLONIO RE DI TIRO di autore anonimo (III d.C.?) È celebre, fra i romanzi dell'antichità, non tanto per virtù propria, quanto perché è la fonte di ispirazione del Pericle (1608) di Shakespeare, uno dei cinque drammi Shakespeariani definiti appunto "romance". Si presume sia del III secolo d.C., non si sa se scritto in greco o in latino. A noi è giunto in latino, ma ci sono indizi che si tratti di una traduzione, tra l'altro un po' affrettata. Trama dettagliata: Antioco, re di Antiochia, ha una figlia molto bella di cui "si dimenticò di esser padre e si sentì marito". "Per poter sempre godere dell'empio letto e liberarsi dai pretendenti delle nozze" ideò il gioco che chi avesse voluto sposarla doveva risolvere un indovinello. Chi fosse riuscito avrebbe avuto la figlia in moglie, chi avesse fallito sarebbe stato ucciso. Il nostro Apollonio, protagonista, partecipa alla gara e la vince, ma Antioco non tiene fede alla parola data, lo mette al bando, gli scatena contro dei sicari. Apollonio si dà alla fuga per mare, si rifugia a Tarso, salva la città da una carestia e ne riceve in cambio protezione e un monumento in pietra come segno di gratitudine. Poi riparte, sempre per mare, e colpito da una tempesta finisce solo e nudo su una spiaggia di Cirene ove un povero pescatore lo soccorre, lo nutre e lo riveste: "si tolse il mantello, lo divise in due parti uguali e glie ne porse una...". Qui a Cirene si distingue per nobiltà d'animo, conosce il re, ne sposa la figlia. "Grande fu fra gli sposi l'amore, straordinario l'affetto, incomparabile la tenerezza, senza nome la felicità...". Intanto muore il persecutore di Apollonio, l'orribile incestuoso Antioco, e Apollonio è nominato re suo successore. Da notare come muoiono i "cattivi": bruciati vivi, colpiti dal fulmine di Dio, lui e l'indegna figlia. Ne vedremo altri, altrettanto cattivi, morire in modo altrettanto orribile. Ecco che Apollonio si mette ora in viaggio per mare, per raggiungere il suo nuovo regno. La moglie è incinta di sette mesi. Durante la navigazione partorisce anzitempo una bambina e muore apparentemente muore - di parto: "il sangue si coagulò, s'arrestò la respirazione e la giovane si giacque come morta...". Apollonio è disperato, vorrebbe dare una sepoltura alla moglie, ma siamo in alto mare e il cadavere non può essere trattenuto sulla nave. Fa allora costruire una cassa in cui adagia il corpo allegandovi grandi ricchezze e una lettera in cui si invita a darne degna sepoltura. La bara finisce su una spiaggia dove c'è l'abitazione di un medico con i suoi allievi: uno di questi "esaminò il torace, esplorò il corpo ancor tiepido e da un lievissimo alito si accorse che la vita lottava ancora con la morte... Avvolse allora il corpo della donna e il sangue che s'era completamente coagulato in virtù del calore si liquefece e il respiro, rimasto bloccato, ricominciò a fluire attraverso le viscere...". Insomma, la giovane donna torna in vita e per suo desiderio, per "non essere contaminata da nessuno" si ritira in un monastero "di sacerdotesse di Diana dove si osservava con il massimo rigore la castità". Apollonio intanto sbarca a Tarso. Lascia la bambina - in compagnia d'una fidata nutrice - presso una coppia di amici, Stranguillione e Dionisiade, dotandola di cospicue ricchezze e dandole il nome di Tarsia e giura solennemente che non sarebbe tornato "e non si sarebbe più fatta la barba, né tagliati i capelli e le unghie, finché non avesse dato in moglie sua figlia". La bimba cresce credendosi figlia dei suoi ospiti, ma quando raggiunge i 14 anni la nutrice in punto di morte le racconta la sua storia e le rivela la sua identità di figlia di re Apollonio. Stranguillione e Dionisiade, dopo tanti e tanti anni di assenza di Apollonio, lo credono ormai morto e allora per impadronirsi della ricchezza di Tarsia a loro affidata danno l'incarico ad un loro schiavo di ucciderla. Ma mentre questi sta per vibrare - sulla spiaggia - il colpo di pugnale, dei pirati rapiscono la bellissima fanciulla. La portano a Mitilene e la vendono a "un lenone, un certo Nino, un essere senza sesso, tanto ricco quanto avaro" che la chiude in un suo bordello sperando di ricavarne (la fanciulla è giovane, vergine e bellissima) grandi ricchezze. Il primo cliente che si assicura il talamo della fanciulla è Atenagora, il signore della città, giovane, bello e onesto. Costui paga una cifra enorme per cogliere, primo, il fiore della verginità di Tarsia ma, giunto in camera, cede al pianto di lei, si commuove al racconto delle sue disavventure, si guarda bene dal toccarla e anzi se ne fa protettore. E doveva, Mitilene, essere proprio una città di gentiluomini, perché tutti i successivi clienti si comportano, con la fanciulla, in modo irreprensibile, persino il guardiano del postribolo, un dipendente del perfido Nino. La ragazza così si salva e continua ad arricchire Nino, ma non come etera da postribolo, bensì danzando, cantando e intrattenendo in piacevoli conversazioni i clienti, arti in cui è bravissima. Intanto Apollonio torna a Tarso - dopo appunto 15 anni - e qui scopre, così gli dicono gli infedeli amici cui l'aveva lasciata, che la figlia Tarsia è morta ed anzi gli è mostrato tanto di sepolcro con lapide a ricordo. Disperato il pover'uomo ritorna in mare e una tempesta lo trascina proprio a Mitilene, dove appunto c'è la figlia. Qui, grazie alla generosità e all'interessamento di Atenagora, avviene il riconoscimento, dopo una serie di malintesi. Ed è festa grande. L'incontro e l'abbraccio fra il padre creduto morto e la figlia creduta morta sono seguiti da altra gioia: Apollonio dà Tarsia in moglie ad Atenagora che ben se l'è meritata, avendola protetta dal perfido Nino. Ora inizia la nemesi: i buoni sono stati premiati, i cattivi devono pagare. E il primo a pagare è Nino, che per la sua turpitudine viene arso vivo mentre le sue ricchezze vanno in dote a Tarsia. Ma c'è ancora un'altra agnizione e un'altra vendetta: è un angelo a provvedere. Compare in sogno ad Apollonio e gli dice "dirigi verso Efeso e, là giunto, entra con tua figlia e suo marito nel tempio di Diana e racconta alla dea le tue peripezie. Va' poi a Tarso a vendicare i torti che la tua povera innocente figliola vi subì". Nel tempio di Diana Apollonio ritrova la moglie, creduta morta e abbandonata in mare. È sacerdotessa e "niuna v'era più di lei cara a Diana per scrupolosa osservanza di castità...". Insomma: è viva, è ancora giovane e bellissima e si è mantenuta casta per lui. Siamo al lieto, lietissimo fine. La coppia giovane, Tarsia e Atenagora, si prende il regno di Tiro mentre Apollonio si reca con la moglie a Tarso ove processa e condanna, all'orribile morte per lapidazione, Stranguillione e Dionisiade, rei d'aver ordinato d'uccidere Tarsia. Infine, ultimo bellissimo gesto di gratitudine, Apollonio ritrova quel pescatore di Cirene che lo salvò dal naufragio e divise con lui il mantello e lo compensa con grandi ricchezze e con la propria perenne amicizia: "generosissimo vecchio, io sono Apollonio re di Tiro, al quale tu desti metà del tuo mantello". LE ETIOPICHE di Eliodoro di Emesa (III-IV d.C.) Riassunto: Il romanzo racconta, con un'elaboratissima tecnica narrativa e molti spunti filosofici, la storia dell'amore di Teagene, nobile tessalo, per Cariclea, figlia del re Etiope, affidata in custodia al tempio di Apollo come sacerdotessa, perché, a differenza degli etiopi, è nata di carnagione bianca e quindi è stata esposta di nascosto dalla madre. I due si incontrano a Delfi e si innamorano non appena si vedono. Fuggiti per potersi sposare e vivere insieme, sono catturati dai briganti. Cadono successivamente nelle mani degli Etiopi, che li prendono come vittime da sacrificare per ringraziare Elios e Selene della loro vittoria sui Persiani. Quando i due stanno per essere sacrificati, Cariclea si fa riconoscere come loro principessa e figlia del Re d'Etiopia. Fa abolire i sacrifici di esseri umani e i due giovani possono finalmente sposarsi, divenuti sacerdoti di Elios e di Selene. Trama dettagliata: I Libro Alle foci del Nilo un gruppo di briganti cattura due giovani di singolare bellezza, Teagene e Cariclea, e Tiami, capo dei briganti, si innamora perdutamente di Cariclea. I due protagonisti vengono posti sotto la custodia di un altro prigioniero greco, Cnemone. II Libro Questi, durante la notte, racconta loro le proprie vicende: l’amore della matrigna per lui, il proprio rifiuto, le insidie e la vendetta della matrigna con la complicità dell’ancella Tisbe. Il progetto di Tiami di sposare Cariclea fallisce a causa di un attacco di altri predoni che permette ai tre di fuggire in una grotta, dove in precedenza si era recato Tiami stesso per uccidere Cariclea, temendo di non poterla avere per sé. In realtà per errore egli uccide l’ancella Tisbe. III Libro Cariclea, Teagene e Cnemone, una volta giunti nella foresta, decidono di separarsi e si danno appuntamento al villaggio di Chemmis. Cnemone, recatosi al luogo dell’incontro, si imbatte in un vecchio sacerdote egizio, Calasiris, il quale lo conduce a casa di Nausicle, mercante del villaggio. IV Libro Calasiris, che si rivela tutore di Cariclea, comincia a narrare a Cnemone le vicende precedenti alla cattura dei due giovani. Egli, una volta giunto al tempio di Apollo a Delfi, fa amicizia con Caricle, padre adottivo di Cariclea e sacerdote di Apollo, e quindi conosce la bellissima fanciulla; assiste ai giochi delfici, dove Cariclea s’incontra con Teagene e se ne innamora. Cariclea, a sua volta, cade in preda alla passione d’amore e ne manifesta i segni con febbre, insonnia, prostrazione. Temendo che sia malata o in preda ad un incantesimo, Calasiris chiede a Caricle i segni di riconoscimento della fanciulla, sperando di poter interpretare il suo destino dalla scritta sulla cinta che le fu apposta alla nascita. Nella scritta, in caratteri etiopi simili ai geroglifici egizi, Persinna, regina degli Etiopi, rivela che Cariclea è sua figlia. La regina fu costretta ad esporre la bambina, pur lungamente desiderata e nata dopo dieci anni di matrimonio con il re Idaspe, perché era di pelle bianca. La regina avanza un’ipotesi per il mistero della nascita di una figlia bianca come l’avorio: durante l’amplesso con lo sposo Idaspe, osservò sulla parete della stanza nuziale un dipinto, che raffigurava gli amori di Perseo e Andromeda; e di Andromeda appunto, la neonata riproduceva il colore e le splendide sembianze. La espose, dunque, per evitare il sospetto di adulterio, avvolgendole intorno come oggetti di riconoscimento, la cinta, preziose vesti e monili tra cui un anello del re Idaspe. V Libro Calasiris decide di aiutare Cariclea e Teagene ad assecondare il loro amore, fingendo un rapimento di Cariclea da parte di Teagene. I tre si mettono così in viaggio per l’Etiopia; giungono quindi con alcuni mercanti fenici a Zacinto dove vengono rapiti da una banda di pirati che li conduce alle foci del Nilo. Qui, durante un banchetto, scoppia un litigio tra i briganti, che porta alla sanguinosa strage, dopo la quale arrivano i predoni di Tiami. VI Libro Terminato il racconto di Calasiris, Nausicle giunge con la notizia del ritrovamento di Cariclea; si viene a sapere che nel frattempo i due giovani amanti erano stati catturati dai predoni capeggiati da Mitrane: Cariclea era stata riscattata da Nausicle, mentre Teagene era rimasto suo prigioniero. Spinta dall’amore per il giovane, Cariclea convince Calasiris a mettersi alla ricerca del suo amante, mentre Cnemone rimane nella casa del mercante Nausicle sposandone la figlia. VII Libro Tiami nel frattempo, dopo aver ucciso Mitrane, prende con sé Teagene e riconquista la carica di sacerdote a Menfi che gli era stata usurpata dal fratello. A Menfi Calasiris e Cariclea ritrovano Teagene e subito dopo il vecchio muore. VIII Libro Teagene e la fanciulla si trovano in difficoltà perché Arsace, moglie del satrapo della città, innamoratasi di Teagene, cerca con ogni mezzo di ottenere il suo amore. Per la morte di una serva, Cariclea viene ingiustamente condannata al rogo ma, salvata dall’intervento divino, riesce a fuggire e a dirigersi con Teagene verso Tebe. IX Libro Durante il viaggio vengono catturati da un gruppo di Etiopi, al seguito di Idaspe, che nel frattempo sta muovendo una sanguinosa guerra contro i Persiani. Il re, una volta ottenuta la vittoria, Marcia verso Meroe, capitale dell’Etiopia e, giunto qui, destina i due giovani al sacrificio per la celebrazione della vittoria. X Libro Durante i festeggiamenti, la fanciulla Cariclea esibisce gli oggetti di riconoscimento. Anche il dipinto, raffigurante gli amori di Perseo e Andromeda, viene portato dalla reggia sulla piazza dei sacrifici per confrontare le fattezze di Cariclea con quelle di Andromeda. La somiglianza risulta perfetta: la folla acclama Cariclea come figlia legittima di Persinna e Idaspe e i sovrani Etiopi acconsentono felici alle nozze di Cariclea con Teagene. I giovani vengono ordinati sacerdoti di Helios e Selene e accompagnati in festosa processione al palazzo regale di Meroe, ove celebrano la cerimonia nuziale.