Unità - Funize.com

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editoria d’arte
1€
Lunedì 15
Giugno 2009
“
www.unita.it
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Anno 86 n. 161
La destra xenofoba ha ottenuto consensi allarmanti. La Storia ci ha insegnato che alcuni
fenomeni iniziano inosservati o sembrano umoristici. Ma poi persone di cui si rideva
hanno creato situazioni in cui non si poteva mai più ridere. Jan Fischer, presidente Ue, 14 giugno
Ilgoverno
delleombre
I fantasmi di Berlusconi
Il premier teme il complotto e attacca.
D’Alema: è un leader dimezzato. Ci sarà
una scossa. L’opposizione sia pronta
p ALLE PAGINE 4-9
Il documento
Bertolaso
indagato
l’inchiesta
verso Roma
Napoli, traffico di rifiuti
Così il procuratore tutelò
il fascicolo p ALLE PAGINE 10-11
Il sottosegretario Guido Bertolaso
L’addio
L’ultima canzone
di Ivan Della Mea
poeta militante
Aveva 69 anni Ci lascia
in eredità musica, parole
e memoria p ALLE PAGINE 34-35
La foto d’autore. Oggi ritratto di Francesco Zizola per «I volti della solidarietà». In collaborazione con Enel Cuore Onlus p ALLE PAGINE 24-25
editoria d’arte
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Martedì 16
Giugno 2009
“
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Anno 86 n. 162
Sembra evidente che “alla gente” si può far credere ciò che si vuole, purché si abbia
pieno controllo dei mezzi d’informazione. Per quanto tempo (anni, decenni) la gente ci
creda e perché smetta di crederci, non è chiaro Luigi Meneghello, «Le Carte» (Rizzoli), 20 febbraio 1978
Principato
delle
macerie
Abruzzo, le tendopoli «blindate»
Pugno di ferro, continui divieti, pressioni:
gli sfollati in gabbia subiscono la Protezione civile
Ma oggi saranno a Roma per protestare
p ALLE PAGINE 4-8
Iran, ora Mousavi
sfida i divieti
Sangue in piazza
Il segretario Pd
si sceglierà
il 25 ottobre
con le primarie
Una folla oceanica con il leader riformista
contro Ahmadinejad. Spari sul corteo: un
morto. Il reportage di Fisk p ALLE PAGINE 10-13
Da Veltroni sostegno a
Franceschini. Prima uscita
Bersani-Letta p ALLE PAGINE 16-19
2
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LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Diario
CONCITA
DE GREGORIO
Oggi nel giornale
Direttore
[email protected]
http://concita.blog.unita.it
PAG. 18-19
MONDO
Iran, centinaia in manette
Mousavi: «Annullare il voto»
Filo rosso
Gli amici
se ne vanno
Naturalmente non c’è nessun complotto ai
danni di Berlusconi. Non da parte della sinistra, come in modo piuttosto patetico il
presidente del Consiglio vorrebbe far credere: sarebbe il primo caso al mondo di autogolpe, scriveva ieri Giovanni Maria Bellu, il
presunto complotto essendo costituito dai
comportamenti del premier medesimo.
Caso Mills e corruzione eletta a sistema, voli
di Stato e uso privato di beni pubblici, Noemigate - farfalline e minorenni - denunciato per
primi dalla Fondazione Farefuturo di Fini e
dalla moglie della vittima. Sono fatti. Quel
che disturba Berlusconi è che ci sia qualcuno che li riferisce: «Io li rovino», ha detto
qualche settimana fa ai suoi riuniti a palazzo
Grazioli. Intendeva giornali e giornalisti.
Sabato ha iniziato l’opera: ha chiamato l’industria italiana a non comprare pubblicità sui
media (pochi) che non dipendono da lui.
Pensa di rovinarli così, togliendo i soldi. È un
sistema. Nella sua logica deve sembrargli
l’unico: pagare o non pagare, questo è tutto.
Non c’è nessun complotto, ovviamente,
nemmeno da parte della destra come in
modo altrettanto patetico i giornali e le tv
che invece dipendono da lui (molti, quasi
tutti) ieri cercavano di illustrare: non c’è un
Bruto pronto ad accoltellarlo. È tutto molto
più semplice. Silvio Berlusconi, lo abbiamo
scritto il giorno del voto, ha perso le elezioni.
La destra (in specie la Lega) le ha vinte, lui le
ha perse: ha perso il plebiscito che si aspettava, quattro milioni di voti e sono stati meno
di tre, il 45 per cento ed è stato il 35. Una
sconfitta personale che era nell’aria da settimane. I nostri lettori ricorderanno che il 2
giugno, all’indomani del grande ricevimento
al Quirinale, titolammo questa pagina «Assediato da se stesso»: al Colle uomini solitamente a lui vicini (ex alleati e attuali sottosegretari, signori dell’Opus Dei e centristi, ministri e imprenditori di gran nome) parlavano
di una possibile sua sostituzione, al governo,
all’indomani del voto. Perché i cattolici lo
hanno abbandonato, perché Fini gli è ostile,
perché la Lega è più forte. Per ragioni personali, anche: perché non sta bene, perché la
passione per le ragazze occupa troppo del
suo tempo. Dunque Letta, si diceva e si dice.
Letta che da molte settimane non si vede e
tace. Letta o chiunque altro abbia la forza e il
consenso necessario per fare da solo le
riforme. Questo teme e sente Berlusconi:
che gli suggeriscano di lasciar fare ad altri. Si
infuria, allora: non è uomo capace di accettare sereno la quarta età privata e politica,
l’idea di arretrare deve sembrargli una provocazione e un agguato. Piuttosto fa da solo e
fa prima: fa subito. Così si capisce meglio
cosa intenda Massimo D’Alema quando dice
che potrebbe esserci «una scossa», un salto
di qualità nella deriva autoritaria. Potrebbe
farsi corrompere dal desiderio di mostrare il
suo ultimo sussulto di vigore: battere il pugno adesso. Ci sono pessimi segnali, del
resto: certe inchieste proseguono, i suoi
plenipotenziari nel mirino, denunce in cammino che nemmeno Ghedini riesce a fermare. Allora serve un’opposizione pronta a fare
la sua parte: vigile forte e reattiva, D’Alema
ha ragione. Non distratta dalla battaglia
precongressuale, per esempio. Un incoraggiamento a Franceschini, diciamo.
PAG. 20
ESTERI
Netanyahu: sì alla Palestina
ma sia uno stato disarmato
PAG. 14-15
ITALIA
Lega, show e diktat a Pontida
«Fondamentali per il governo»
PAG. 16
ITALIA
Parte l’inchiesta sulle ronde nere
PAG. 12-13
ITALIA
Crocetta: «Il Pd impari a contaminarsi»
PAG. 23
L’ANALISI
Gorbaciov e il mondo denuclearizzato
PAG. 36-37
CULTURE
Bambini, incontri ravvicinati col pirata
PAG. 44
SPORT
Moto Gp: in Spagna trionfa di Rossi
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MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Diario
CONCITA
DE GREGORIO
Oggi nel giornale
Direttore
[email protected]
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Filo rosso
Reprimere
il dissenso
«Domenica a Teheran è stata una giornata
surreale, infausta, una giornata di giornali
censurati e di parole e minacce sussurrate
contro l'oppositore politico di Mahmoud
Ahmadinejad, Mousavi. È stata una giornata
piena di poliziotti in borghese, di posti di blocco e di manifestazioni di sostegno del governo. No, non ci sarà un'altra rivoluzione in Iran.
Ma questa non è la democrazia promessa da
Ahmadinejad». Comincia così lo straordinario
reportage di Robert Fisk da Teheran che
pubblichiamo oggi nelle pagine di esteri.
Racconta, Fisk: «Abbiamo incontrato Ahmadinejad il Buono che ci ha fatto la predica parlando del nobile, compassionevole, dignitoso e
intelligente popolo iraniano. Ma abbiamo
incontrato anche Ahmadinejad il Cattivo che
ha giurato dinanzi a migliaia di sostenitori
urlanti che avrebbe fatto i nomi dei corrotti
che si sono schierati contro di lui». Ieri è stato
ucciso un dimostrante durante l'imponente
manifestazione dell'opposizione scesa in
piazza per chiedere che si voti di nuovo. Mousavi era lì, in maniche di camicia a braccia in
alto, una folla sotto di lui. L'Onu si dice preoccupata, chiede che «sia rispettata la volontà
del popolo». Certo. Si tratta si sapere quale sia,
esattamente, la volontà del popolo. Non c'entra ma c'entra: per assonanza vi suggerisco di
leggere la bella intervista di Roberto Carnero
a Petros Markaris, scrittore e poeta greco,
uomo gentile d'altri tempi temprato da esilio e
PAG. 26-27
MONDO
Yemen, massacrati gli stranieri
forse uccisi anche i tre bimbi
dittatura che oggi scrive gialli. Romanzi dove
dice più di quanto un saggio possa fare sulla
cupezza dei regimi: lo fa con la lievità che solo
chi conosce il dolore possiede.
Dedichiamo la copertina ad una nostra iniziativa: raccontare cosa sia diventato l'Abruzzo due mesi e dieci giorni dopo il terremoto.
Un laboratorio di coercizione sociale, di repressione del dissenso. Scrivono Massimo
Solani e Claudia Fusani: «Mentre decine di
migliaia di persone continuano a vivere disagi
enormi in Abruzzo il governo sperimenta un
modello di organizzazione sociale e, assieme,
un apparato di propaganda e di gestione del
consenso. In nome dell'emergenza è stato
limitato il potere decisionale delle comunità
locali. E' stato creato un sistema di controlli
che rende difficile il lavoro dei giornalisti e
molto complicata la diffusione delle notizie su
quanto accade all'interno delle 180 tendopoli». Oggi duemila cittadini del Principato delle
macerie raggiungeranno Roma: un sit in
davanti alla sede del governo proprio nel
giorno in cui la Camera dei deputati avvia la
discussione sul decreto-terremoto. Un provvedimento che la maggioranza non intende
modificare, è possibile l'ennesimo voto di
fiducia. Berlusconi e il suo governo si giocano
sulle macerie d'Abruzzo molta della loro credibilità, così come il capo della Protezione civile
Guido Bertolaso. Ieri è andato in tv a dire che
tutto va per il meglio. Leggete le cronache,
riparliamone.
Il nuovo segretario del Pd sarà deciso dalle
primarie. Si faranno il 25 ottobre, a un anno
dal Circo Massimo, sui nomi dei candidati
usciti dal congresso. Un compromesso, già
dice qualcuno: così non ci sarà posto per gli
outsider. Veltroni sostiene Franceschini e
chiede che «si ritrovi lo spirito del Lingotto».
Che si vada avanti, non indietro. Sarà una
lunga estate calda.
PAG. 22-23
ITALIA
La strage sul lavoro continua
quattro vittime in un giorno
PAG 38-39
CULTURE
«Io, Markaris un Montalbano
tra i misteri di Istanbul»
PAG. 20-21
ITALIA
Complotti e scosse, i dubbi di Fini
PAG. 28
L’INTERVISTA
Il portavoce di Abu Mazen su Netanyahu
PAG. 34-35
CONVERSANDO CON...
Daria Bignardi: «La mia tv laica»
PAG. 30-31
ECONOMIA
Europa, persi due milioni di posti
PAG. 42-43
CULTURE
La bottega elettrica di Neil Young
FRASE DI...
Il leader
dell’opposizione in Iran
Mousavi
«Il popolo iraniano non si piegherà a chi vuole prendere il potere con l’inganno. Vi esorto nuovamente a mantenere un’opposizione civile e legale, in modo pacifico, in tutto il Paese»
Staino
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Vent’anni senza
Fortebraccio
IL VERBO RUBARE
Terapia
Francesco Piccolo
La lezione del passato
na sinistra nuova. Si poteva leggere questa frase sui manifesti di Sinistra e Libertà. Possiamo prenderlo come il simbolo di
ciò che ha fatto tutta la Sinistra italiana da molti
anni a questa parte, fin dalla caduta del Muro (un
nome nuovo al partito) e da Tangentopoli (il maggioritario al posto del proporzionale). Da allora
ha cambiato molti nomi, si è divisa in mille pezzi e
riaccorpata in quattro, ha cambiato molti segretari. Ogni volta che ha perso (quasi sempre) o ha
deluso (sempre) ha esercitato una sola opzione:
bisogna fare qualcosa di nuovo. È esattamente
quello che succede in questi giorni: alcuni chiedono una segretaria del partito nuovissima, Di Pietro propone un’alleanza sulla base di un rinnovamento totale del gruppo dirigente, tutti vogliono
U
facce nuove, pensieri nuovi, una ventata d’aria
nuova che spazzi via tutto. Forse addirittura la
sede nuova verrà sostituita da un’altra ancora più
nuova. Alla fine, se chiedi a un militante cosa gli
manca, risponde: l’identità. E per forza: è tutto
nuovo!
Poi leggi le decine di pagine dedicate a Berlinguer, e ti rendi conto che, se invece di correre in
avanti per dimenticare subito tutte le sconfitte, si
provasse a guardare indietro, si troverebbe un tesoro di valori programmatici che basterebbe a
una decina di partiti. In più, ci sarebbero alcune
questioni del passato che converrebbe disseppellire; un solo esempio: la questione del conflitto d’interessi. Insomma, una proposta ci sarebbe già: fare tutte le cose che ci si è dimenticati di fare.❖
Ieri i giornali hanno riferito che il sostituto procuratore generale della Repubblica di Milano ha spiccato un «ordine
di comparizione» nei confronti del signor Felice Riva, responsabile del fallimento dei cotonifici Valle di Susa.
Noi non sappiamo cosa voglia esattamente dire «ordine di comparizione».
Ci pare però di capire che uno, con un
«ordine di comparizione» non va ancora in carcere, né è detto che ci andrà
mai. Peccato, peccato davvero. Ad ogni
modo, meglio un «ordine di comparizione» che niente, perché questo signor Riva, da quando migliaia di operai del
«Valle di Susa» sono, per colpa sua, senza lavoro, senza pensione e alla fame, è
già comparso dappertutto, prima che
davanti al magistrato: è comparso alle
«prime» della Scala, è comparso nei nights, è comparso sui panfili, è comparso sulle spiagge di lusso, è comparso sui
campi di calcio, è comparso nei casinò.
Non faceva che comparire, il signor
Riva, e nelle ore in cui non compariva
stava sicuramente nella sua fastosissima casa di Milano a nutrirsi e a riposare. Abbiamo qui, sotto gli occhi, una sua
foto. Voi non potete immaginare come
sta bene, il signor Riva. Non lo abbiamo
mai visto così in forma: abbronzato, fresco, ben vestito. Quando, finalmente,
comparirà in tribunale, per via dell’«ordine di comparizione», il magistrato lo
troverà uno splendore.
In casi come questo il termine «furto»
e il verbo «rubare» (neppure in sede di
imputazione, vale a dire subordinati a
prova) non si usano mai. I miliardi,
quando li rubano, si dice che sono stati
«distratti».
Le «distrazioni» di cui viene accusato
il signor Riva assommano a molti miliardi: se lo fu, fu un grosso sbadato, e non
si capisce come, in tanta svagatezza,
non abbia mai impoverito sé medesimo, ma sempre tenacemente, i suoi operai. I quali, essendo rimasti senza lavoro, si sono in gran parte dedicati allo studio della semantica, e vorrebbero almeno sapere dal giudice, al
più presto, se incontrando il signor Riva potranno dargli ufficialmente
del ladro. (Di vederlo
in galera non se ne
parla neanche. Non
siamo più ragazzi).
Da l’Unità
del 5 settembre 1968
3
FRASE DI...
Piero
Martino
portavoce del
segretario del
Partito Dd
«Da stasera (ieri, ndr) è ormai ufficiale: con la direzione Minzolini il Tg1 cessa di essere una testata del servizio pubblico, e diventa l'organo dell’offensiva di Berlusconi contro il Pd»
Staino
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Vent’anni senza
Fortebraccio
ALCUNE PAROLE
Zorro
Marco Travaglio
Senti chi straparla
Vista la fonte, D’Alema, c’è da dubitare che qualcuno stia davvero lavorando per rovesciare questo
governo eversivo e incostituzionale. Purtroppo.
Dalla Bicamerale al pellegrinaggio a Mediaset
“patrimonio del Paese”, il conte Max ha sempre
lavorato nella direzione opposta. Ma è comunque
divertente il panico seminato dalle sue parole nel
Pdl: una maggioranza oceanica, già costretta a 19
voti di fiducia in un anno, che trema come una
fogliolina al solo evocare la sua caduta, non deve
passarsela granchè bene. Anche perché, per mandare a casa il governo, dovrebbero esser d’accordo
un centinaio di deputati e una cinquantina di senatori Pdl. Ma l’aspetto più fascinoso del sacro terrore che attanaglia il centrodestra sono i nomi e le
facce e i pulpiti che lo esprimono. Da Pontida, Bos-
si e i suoi compari padani assicurano che «con la
Lega non ci sono rischi per il governo». Calderoli
aggiunge che «un governo che non sia eletto dal
popolo sarebbe un colpo di Stato». Strano, perché
l’unica volta in cui cadde un governo Berlusconi fu
nel 1994, e per mano della Lega, che poi appoggiò
il governo presieduto da un “non eletto”, cioè da
Lamberto Dini, con una maggioranza non proprio
in linea con quella uscita dalle urne. Oggi Dini,
passato al centrosinistra e poi ripassato in padella,
sta nel Pdl e dichiara che un governo tecnico (come il suo del 1995) sarebbe un’orribile lesione della volontà popolare. Fra i vari “non eletti” che facevano parte del suo governo, c’era un certo Franco
Frattini, ministro della Funzione Pubblica, oggi
ministro degli Esteri. Al Tappone è in buone mani.
Giovanni Spadolini, per la conservazione del quale si sta vigorosamente battendo «Italia Nostra», ha tracciato domenica sul Corriere della Sera, con quel suo
stile da vegliardo che fa la cura per ringiovanire sbagliando la dose degli ormoni, un profilo dell’anno 1968. Lo scritto
si apre con un richiamo alla grande impresa dell’Apollo 8, con cui l’America ha
riparato le amarezze del Vietnam. È chiaro che ragionando alla maniera di Spadolini gli Stati Uniti potranno sempre massacrare i boliviani, per esempio, a patto
che poi «riparino» sbarcando tre astronauti sulla Luna. Se andranno su Marte,
prima, per allenarsi, potranno distruggere la Francia.
Subito dopo l’articolo tratta lungamente, meticolosamente, della crisi cecoslovacca, poi passa a De Gaulle, poi al
Medio Oriente, poi alla Nato con accenti
di estasiata speranza. Quindi, in termini
frettolosi e generici, si accenna alla contestazione del mondo, e qui, dopo un brevissimo acuto finale, si chiude. Per il direttore del Corriere un 1968 italiano
non è esistito o non è degno di nota. Non
l’isolotto e Avola, non la Fiat e la Pirelli,
non la Cattolica e il Mamiani, non i pensionati e i disoccupati. Nello scritto non
ricorrono mai le parole «operai», «braccianti», «senzatetto», «fabbriche» e «fame», né «lavoro», «emigrazione», «vecchiaia», «miseria». Queste parole non
fanno parte della realtà di Giovanni Spadolini.
La sua cultura le ignora. Egli vuole un
mondo tranquillo, perché qui, in casa,
tutto vada avanti come prima. Ah certo,
qualche riforma ci vuole, alcuni restauri
sono da eseguire, ma come li decide la
Confindustria, non come li esigono i lavoratori. Fuori ha da esserci la Nato e qui
la Celere: se ci fosse assicurato un panorama come questo, il 1969 potrebbe essere un anno fausto.
Ecco come la grande borghesia intende la pace, la «sua» pace: non pronunciando dieci, venti parole che, al solo ripeterle, la accuserebbero. Per riempire i
suoi silenzi ha bisogno di
gente istruita che sappia
dottamente divagare. Così si fà scrivere, per esempio, uno Spadolini,
dal quale si vede quel
che può nascere a
proibire la pillola.
Da l’Unità
del 31 dicembre
1968
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LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Primo Piano
I fantasmi
Tutti gli uomini
del presidente
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?
GIANNI LETTA
SOTTOSEGRETARIO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
MARIO DRAGHI
PRESIDENTE DI BANKITALIA
GIULIO TREMONTI
MINISTRO DEL TESORO
Il delfino sottosegretario
Il governatore Il capo del
governo tecnico? In realtà
Draghi guarda con passione
alla Banca centrale europea,
il suo pallino
Il capo dell’Economia
L’eminenza «azzurrina» è in
silenzio da settimane. A lui
la vicenda veline e Noemi
non è proprio andata giù
sogna di fare il leader che
supera gli steccati e sfonda
anche a sinistra. È stato il
dominus dell’intesa FI-Lega
p L’ex vicepremier: «Berlusconi è un leader dimezzato, comanda "la guardia pretoriana”, Bossi»
p Bonaiuti: «D’Alema colpito da un colpo di caldo...». Ma il Cavaliere teme soprattutto i suoi alleati
D’Alema: «Potrebbero esserci
scosse improvvise nel Paese»
«Nella vicenda italiana potranno avvenire delle scosse improvvise... Questo comporta
che l’opposizone sia in grado
di assumersi le proprie responsabilità». D’Alema lancia l’affondo al premier. Ira nel Pdl.
MARIA ZEGARELLI
ROMA
Silvio Berlusconi «è ormai un leader
dimezzato», minacciato dai suoi
stessi alleati, tanto che le difficoltà
«possono esplodere anche all’interno del centrodestra, dove il malessere è evidente e la guardia pretoriana rappresentata da Bossi diventa
sempre più importante». Massimo
D’Alema, ospite di «In mezz’ora», di
Lucia Annunziata, riaccende i fuochi dello scontro tra maggioranza e
opposizione e lancia l’allarme.
LE SCOSSE
Berlusconi, dice, «non è un uomo
che accetti il declino politico e umano, animato com’è da un mito della
giovinezza, miti sempre pericolosi», dunque, non è escluso che il quadro possa cambiare. «Nella vicenda
italiana potranno avvenire delle
scosse». Scosse in che senso, chiede
Foto Ansa
Annunziata. «Scosse significa momenti di conflitto, difficoltà anche imprevedibili. Del resto, le scosse sono
così... imprevedibili...». E «questo aggiunge - richiede che l’opposizione
sia in grado di assumersi le proprie
responsabilità e anche che sia nella
pienezza delle sue funzioni». Immediata la reazione di Paolo Bonaiuti:
«Di quali scosse parla? Ha un colpo di
caldo...». E Daniele Capezzone: «È
un gregario di Repubblica e va dietro
alla loro campagna di fango». Il Pdl,
scosso da nervosismi, grida al complotto, al tentativo di «delegittimazione» del governo. A fine serata è lo
stesso D’Alema, «colpito da reazioni
esagitate e strumentali», a replicare:
«È Berlusconi a produrre instabilità e
a scuotere l’equilibrio di governo con
la denuncia di presunti complotti che
rivelano soltanto fragilità e l’insicurezza di chi oggi guida il paese». Così,
«questo teatrino del complotto diventa la scorciatoia, anziché fare i conti
con le ragioni di questa debolezza».
1 SU 4 CON IL PREMIER
Ironico e sferzante, replica alle «minacce del premier» ai media, lui che è
«padrone di Publitalia» ma non risparmia neanche il suo partito.
«Quando Berlusconi dice “gli italiani
Massimo D'Alema
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MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Il sisma
infinito
Vigilanza
democratica
Primo Piano
Mezz’ora di presidio
simbolico a Preturo
Sit in di duemila abruzzesi
stamattina alla Camera
Ha avuto una durata simbolica
il presidio istituzionale all'aeroporto di Preturo (dove per il G8 atterreranno i grandi della terra) organizzato da Stefania Pezzopane, Massimo
Cialente e dal vice presidente del Consiglio regionale Giorgio De Matteis.
Dal cratere a Montecitorio: sarà
lamarcia dei duemila. per gridare al governo che «siamo forti e gentili sì, ma fessi no». Oggi in piazza, davanti alla Camera, ci saranno i cittadinide L'Aquila, diOnna, di VillaSant'Angelo e di tutta la provincia.
p Con il terremoto in Abruzzo si sta sperimentando un sistema di controlli esagerati
p Uomini e donne delle Tendopoli non sono liberi. Oltre al gravissimo danno, anche la beffa
Pugno di ferro, cosi si vive
nel «Principato delle macerie»
In questi mesi è stato sperimentato un sistema di propaganda;
il commissario con poteri assoluti. Un modo di governare che
tanti piace al premier, ma che
sta limitando la libertà dei terremotati.
CLAUDIA FUSANI
[email protected]
MASSIMO SOLANI
[email protected]
L’atto fondativo è stato una scossa
sismica devastante. Nessuno quella tragica notte del 6 aprile era stato in grado di immaginare che nel
centro Italia stava per nascere un
nuovo Stato. Il terzo, dopo San Marino e il Vaticano, tra quelli che si
trovano all’interno dei confini nazionali: il Principato delle macerie.
Mentre decine di migliaia di persone continuano a vivere disagi
enormi, in Abruzzo il governo sperimenta un modello di organizzazione sociale e, assieme, un apparato di propaganda e di gestione
del consenso. In nome dell’emergenza è stato limitato il potere decisionale delle comunità locali. In
nome della propaganda è stato creato un sistema di controlli che rende difficile il lavoro dei giornalisti
e molto complicata la diffusione
delle notizie su quanto accade all’interno delle 180 tendopoli.
Oggi, dopo oltre due mesi di paziente attesa, duemila cittadini del
Principato delle macerie raggiungeranno la capitale d’Italia per far
sentire la loro voce. Lo faranno -
con un sit in davanti alla sede del
governo - proprio nel giorno in cui
la Camera dei deputati avvia la discussione sul decreto-terremoto.
Un provvedimento che la maggioranza non intende modificare, tanto che è possibile l’ennesimo voto di
fiducia.
Silvio Berlusconi ha fatto sul terremoto un forte investimento di immagine. La sua presenza quotidiana
nei luoghi della catastrofe ha accresciuto la sua popolarità. La decisione di trasferire il G8 dalla Maddalena all’Aquila l’ha rafforzata sul piano internazionale prima che le sue
vicende giudiziarie (il processo Mills) e coniugali (il caso Noemi) la riportassero al tradizionale basso livello.
Di certo il premier e il suo governo si giocano tra le macerie d’Abruzzo molta della loro credibilità. E il
capo della Protezione civile Guido
Bertolaso - che del Principato delle
Macerie è il capo supremo, ne è perfettamente consapevole. Così ieri dopo che i sudditi avevano occupato per protesta la pista dell’aeroporto di Preturo (quella dove, dopo le
opportune modifiche, atterreranno
i grandi del G8) si è affrettato a dare
una intervista al «La 7» per assicurare che tra le mecerie d’Abruzzo tutto
va per il meglio. E palazzo Chigi ha
diffuso un comunicato nel quale, tra
l’altro, si assicura che anche le seconde case saranno pagate. Chissà. Il
fatto è che questo concetto non è
presente nel decreto che oggi il Parlamento comincia a esaminare.
Così come non compaiono le iperboliche promesse fatte dal premier
in questi due mesi.❖
Foto di Cesare Abbate/Ansa
Cumulo di macerie di una piazza distrutta dal terremoto ad Onna
P
Parlando
di...
Polemiche
D’Alema: «Soni impegnato in campagna elettorale, anche se mi si consiglia o mi si
ingiunge di fare passi indietro.... Ma ricevo una quantità enorme di inviti da parte delle
organizzazioni del Pd. Dovrei correre dalla mattina alla sera dappertutto». Quanto al gruppo dirigente, «ho rapporti ottimi, piuttosto saltuari».
? ?
?
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
?
GIANFRANCO FINI
PRESIDENTE DELLA CAMERA
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO
PRESIDENTE DELLA FIAT
VITTORIO GRILLI
DIRETTORE GENERALE DEL TESORO
Il PERSONAGGIO OMBRA
TECNICO O POLITICO?
Il presidente urticante
L’ipotesi industriale
Un supermanager
L’uomo anti crisi
stanno come” non è vero. Più di un
terzo non ha votato e tra quelli che
hanno votato, grosso modo i due terzi, Berlusconi ha avuto il 35% dei voti. Quindi, ad essere generosi quelli
che stanno con lui sono 1 su 4». Spetta al Pd, allora, «mettere in campo
una proposta politica in grado di unire la maggioranza del Paese sapendo
che questa va al di là di quella politicamente schierata». Il mezzo è il congresso, da svolgere «in un tempo ragionevolmente breve, per discutere
di politica perché è evidente che non
può ridursi a una conta sul leader».
Anche ieri ha ribadito il suo appoggio
a Bersani, «lo devo confermare tutti i
giorni? Questo mi induce a pensare
che ci sia un sospetto, ma io ho sempre fatto quello che ho detto». Ossia:
non mi candido: «La mia candidatura
«È solo fantapolitica
di un premier che
vive sotto assedio»
Le uscite troppo istituzionali
di Fini, restano una spina
nel fianco. Non solo
per Berlusconi
Il presidente della Fiat
avrebbe dietro
la Confindustria. In passato
fu corteggiato dalla sinistra
Complotto anti Berlusconi? Nel Pd non ci credono. Latorre:
«Continuo allarmismo». Turco: «Non sottovalutiamo ciò
che accade». Castagnetti: «Mostrare senso di responsabilità»
Il focus
M.ZE.
ROMA
[email protected]
IL DIBATTITO SU WWW.UNITA.IT
Centinaia di messaggi sul nostro sito. Confronto a tutto campo tra i lettori dopo che l’Unità
online ha aperto il dibattito sull’intervista di D’Alema con Lucia
Annunziata.
ha senso in una sorta di emergenza
nazionale», che allo stato non sembra
profilarsi, perché « usciremo bene dai
ballottaggi», dunque, «non credo che
siamo alla necessità di chiamare la
vecchia guardia». Quanto al segretario futuro del Pd, il migliore «sarà
quello che eleggeremo», a capo di un
partito di centrosinistra «senza il trattino, anche se qualcuno sembra «che
voglia eliminare la sinistra», più che il
trattino stesso. Una vera alternativa
di governo, a cui non si può lavorare
da soli, ma creando alleanze sui programmi ampie, sulla «sintesi di idee
nuove». Dall’Udc alla sinistra.❖
del Tesoro proiettato
verso mete più ambiziose
I boatos lo danno come
pronto a sostituire Draghi
cosa si riferisce D’Alema
quando parla di «scosse
improvvise»? Esiste il
piano «eversivo» ipotizzato dal grande «picconatore», Francesco Cossiga, secondo cui ci sarebbe in programma la
sostituzione del premier con un non
eletto, come Mario Draghi, tanto per
non fare nomi? Fantapolitica, spiegano i collaboratori dell’ex premier,
stoppando «i soliti dietrologismi».
D’Alema, dicono, ha lanciato l’allarme all’opposizione, perché il primo
a remare contro «Berlusconi è proprio Berlusconi». «Più che una bomba, un petardo» - per dirla con D’Alema - la tesi del complotto. Tutt’altra
storia il ruolo che il Pd può giocare.
A
«I toni del confronto stanno raggiungendo una tale asprezza, si introducono fatti allarmanti, dall’attacco ai media a quelli al capo dell’opposizione, che quanto meno va
lanciato l’allarme», spiega Nicola La-
torre. Secondo Francesco Saverio
Garofani, amico e consigliere politico del segretario Dario Franceschini, «Il premier sta dando segni di
grande nervosismo, è come se vivesse sotto assedio e forse inizia ad avere meno fiducia dei suoi alleati». Da
qui ad una caduta del governo, però,
«ce ne corre». Più realistico il rischio
di forzature sulle riforme, «anche se
non ha ottenuto il plebiscito che si
aspettava, aspetto che può complicargli le cose».
In via del Nazareno, proprio per
questo c’è grande amarezza e grande
preoccupazione. Non ci si può lacerare per la «smania di candidature e autocandidature». Franceschini, dice
chi lo conosce, è ancora intenzionato
a presentarsi «la sua è l’unica candidatura che evita la mutazione genetica del Pd», ma per ora resta fuori
«dal chiacchiericcio» perché questi
erano i patti durante i ballottaggi.
«Preferisco pensare a costruire l’alternativa a questo governo, anziché alimentare le divisioni interne», ha detto il segretario ai suoi. «Condivido la
lucida analisi che ha fatto D’Alema
sulla situazione della politica italiana. Berlusconi ha cercato di intimidire i media e l’opposizione, ma ha an-
5
Un personaggio in grado
di superare il dissesto,
restituire peso alle
istituzioni e alle riforme
che ammesso la sua debolezza, il
suo calo di credibilità. È stato lui,
ancora una volta a svelare una situazione che il Paese non ha ancora colto», commenta l’ex popolare
Pierluigi Castagnetti, il quale non
nasconde la preoccupazione «per
qualche iniziativa allarmante da
parte del premier, come anche lo
stesso Franceschini ha più volte denunciato in campagna elettorale».
Per questo, secondo Castagnetti,
l’opposizione deve mostrare «un
grande senso di responsabilità collettiva» e il Pd deve tornare a parlare di politica. «A questo fiorire di nomi preferirei il fiorire di idee».
Secondo Livia Turco, il rischio
di «assuefazione a Berlusconi» può
colpire anche il Pd facendo «sottovalutare quello che sta accadendo.
D’Alema ha fatto un discorso di
grande lucidità politica». Ha «apprezzato molto quello che ha detto
Franceschini l’altro giorno in conferenza stampa, perché il premier ha
fatto un salto di qualità, è passato
al ricatto, al disprezzo delle regole», per questo non ci si può «adagiare su una opposizione ripetitiva,
dobbiamo essere attrezzati e smetterla con questa immorale corsa alle candidature». Secondo Pierluigi
Bersani, ufficialmente in pista per
la segreteria, «è evidente che è Berlusconi stesso a dare le scosse a Berlusconi. Basta leggere una rassegna stampa internazionale per rendersi conto di questa semplice realtà. Le reazioni nervose della destra
alle dichiarazioni di D'Alema testimoniano che il problema c'è». D’Accordo con D’Alema anche Giorgio
Tonini, «il rischio di una scossa c’è,
ma questo paese ha gli anticorpi
per reagire. il punto è lo squilibrio
tra il potere del premier e i risultati
del suo governo. Spetta a noi chiarirlo agli italiani». ❖
P
PARLANDO
DI...
Musica e
solidarietà
Si intitola «Unoper tutti,tutti per uno -Insieme per l'Abruzzo» l'iniziativaa scopo beneficoin programmaallostadio«SanCiro» aPortici(Napoli) venerdì26 giugnoalle 21.L'obiettivo della manifestazione, promossa dal Comune di Portici, è destinare l'intero incasso della
serata (ingresso 10 euro) al progetto di ricostruzione della Casa dello Studente de L'Aquila.
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
5
Dai valdostani visita
di solidarietà
Protesta degli allevatori
«Nessun prodotto locale»
Decreto, Pd: collaboriamo
se il governo ci ascolta
Ladelegazione del Consiglio regionale della Val D'Aosta giunta
a Pescara per una missione di solidarietà in favore delle popolazioni
abruzzesi colpite dal sisma, ha incontrato il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano.
Dopo il Comitato spontaneo allevatori d'Abruzzo (Cospa) anche gli allevatori aquilani aderenti all'
Ara denunciano di essere «in ginocchio» in quanto «il Comune disattende l'impegno di comprare carne e latticini locali per le tendopoli».
«Il Pd ha dato piena collaborazione per selezionare, fra gli
emendamenti, quelli più importanti
a fronte di una disponibilità del Governo di migliorare sensibilmente e
tenendo anche conto delle richieste
avanzate il decreto sul terremoto».
ed è una sigla militare. Un solo comandante supremo e assoluto: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, n˚1 della Protezione civile,
Commissario unico di governo per
l’emergenza terremoto Guido Bertolaso. SuperGuidoBoss per gli amici.
«Il Faraone», lo chiamano con affetto reverenziale gli aquilani. C’è da capirli: la loro vita dipende tutta da lui.
Uno spazio in più di libertà nella tendopoli, la casetta di legno, la verifica
in casa e l’allaccio del gas, persino la
possibilità di andare a trovare un
amico in un’altra tendopoli: tutto,
nel Principato delle macerie, dipende da SuperGuidoBoss.
Di.Co.Mac.
Foto di Claudio Lattanzio/Ansa
Ora, la tragedia dell’Aquila, i
Operai al lavoro alla scuola della Guardia di Finanza di Coppito in vista del G8
La legge Bertolaso
I lavori del G8
rendono eterna
l’emergenza
Il sisma all’Aquila ha trasformato città e provincia in un
piccolo stato con regole diverse. Tutto è in mano al
commissario. Per ogni cosa è necessario andare in DI.CO.MAC
Il dossier
CLAUDIA FUSANI
[email protected]
o capisci anche dai cartelli stradali. Sono rossi, bordati argento, riportano
acronimi, «DI.CO.MAC.»,
«COC», «COM 1», «COM
2» e via fino al sette. Mettono un po’
di soggezione, fanno “sparire” gli altri un po’ storti e rugginosi con i no-
L
mi dei paeselli Paganica, Onna, Poggio Piacente, Assergi.
Il primo cartello rosso dall’aria vagamente militare lo incontri lungo
la A24 all’altezza del bivio per Sulmona-Pescara. Il «Principato delle
macerie» comincia qui, comprende
un’area di circa 650 km/q, 49 comuni, più o meno 110 mila abitanti,
160 tendopoli, ma ha un unico centro. Anzi, pardon, una fortezza, la caserma della guardia di finanza di
Coppito. Un solo cuore pulsante, la
DI.CO.MAC, tutto maiuscolo, sta
per Direzione comando controllo,
suoi 300 morti, la distesa di bare, la
dignità del dolore e la fierezza di chi
ha perso tutto, sono qualcosa che
nessuno potrà mai dimenticare. Una
lezione per tutti. Così come, subito
dopo, non si potrà mai finire di dire
grazie ai circa diecimila volontari arrivati già nella notte del 6 aprile ai
piedi del Gran Sasso. Ma, come si dice, senza perdere la memoria bisogna guardare avanti. E capisci che
l’emergenza sisma è diventata qualcosa d’altro. E di diverso: una sorta
di piccolo stato con leggi e ordinamenti propri, con la Protezione Civile che si è sostituita agli amministratori locali, dove tutto è accentrato
nelle mani di pochi secondo una
struttura rigorosamente militare e
verticistica. Il fatto è che oggi all’Aquila qualsiasi cosa tu voglia fare,
anche se non sei terremotato, devi
per forza avere a che fare con la DI.
CO.MAC, già ribattezzata, generali
permettendo,
DI.CO.MAT,
“direzione comando matti”. Per due
mesi è stato ospitato nella palazzetto dello sport della caserma, generali entrando a destra e a sinistra, generali sopra il ballatoio e sotto. Al centro i tavoli delle varie direzioni della
Protezione civile, servizio dighe,
strade, sismologi, i banchi del Comune e della Provincia, dell’Anci e dei
Vigili del Fuoco. Ovunque schermi
giganti, cartine, mappe, i grafici con
l’andamento della terra: per due mesi nel palazzetto hanno lavorato 500
persone, 200 solo della Protezione
Civile che sono costate ogni giorno
70 euro di diaria più albergo e ristorante. Netta, quasi totale, prevalen-
Qualsiasi cosa uno
debba fare si passa
da qui
Potere di ordinanza
Con questo il
sottosegretario norma
su tutto
za di divise: militari o golfino blu e
polo listata col tricolore della Protezione civile. La centrale della
Spectre nei film di James Bond. Un
Spectre buona, ma sempre un
po’angosciante come tutte le aree
militarizzate: senza il budge non
entri, se entri ti cacciano, se cerchi
parlare con qualcuno ti buttano
fuori. Cittadini sfollati hanno girato a lungo in cerca di un’informazione. Comune e Provincia, con sede crollata, occupano tavoli sparsi,
ospiti in casa propria: qualcosa che
agli aquilani sta piacendo sempre
meno. Soprattutto ora che nell’economia della caserma la DI.CO.
MAC è stata retrocessa come importanza e spazi nella mensa allievi ufficiali. Ora l’emergenza è il G8.
Tanto Bertolaso è responsabile anche del summit.
«Ordine e disciplina» diceva
qualcuno. Talvolta serve. Non sempre: DI.CO.MAC ha deciso le venti
aree dove costruire le cinque mila
casette antisismiche e la cittadinanza si è lamentata; ha deciso, con i
tecnici, gli indici di abitabilità della
case; ha stabilito, tramite i fedeli
capi-campo, regole e divieti nelle
circa 160 tendopoli-caserme-lager; decide la destinazione delle
donazioni private, per ora 42 milioni di euro, più strutture come casette di legno e teatri tenda. Perchè
non decidono i sindaci? Grazie al
potere di ordinanza Bertolaso decide quanto può essere speso e in cosa: dagli appalti ai 27 abruzzesi assunti come co.co.pro. Centralizzare vuol dire anche rallentare. E togliere responsabilità. DI.CO.MAC
è ovunque. Bertolaso e fedelissimi
pure. Come certe super-mamme.
Lo fanno a fin di bene. Ma il risultato, spesso, è pessimo. ❖
6
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Problemi
di tenuta
Il presidente
dimezzato
Primo Piano
La scossa
Zanda: Pdl troppo irritato
toccati i nervi scoperti
Bersani: «Destra nervosa
il problema esiste»
Le reazioni scomposte di gran
parte del gruppo dirigente del
Pdl sono una lampante conferma
cheD'Alema le ha dette giuste ed ha
toccato qualche nervetto scoperto di
Berlusconi». Lo afferma Luigi Zanda,
vicepresidente del Pd al Senato.
«Mi pare evidente che è Berlusconi stesso a dare le scosse a
Berlusconi. Le reazioni nervose della
destra alledichiarazioni di D’Alema testimonianoche il problema c’è». Lo afferma il responsabile economico del
Pd Pier Luigi Bersani.
p Un azzurro della prima ora: «La Lega ha giurato fedeltà al premier ma fino a quando?»
p La Dda di Napoli indaga su eventuali legami tra papà Letizia e il clan dei Casalesi
Bossi e Noemi: il tramonto
del premier spaventa il Pdl
Foto Ansa
Restano tutte intatte le voci
sul passato del papà di Noemi
Letizia. Addirittura si ipotizza un legame con la famiglia
dei Letizia, storico gruppo di
fuoco legato al clan dei Casalesi.
ENRICO FIERRO
[email protected]
Alle «scosse» di Massimo D’Alema
il centrodestra risponde con il solito fuoco di fila dei dichiaratori a oltranza. Tutti a dire che no, movimenti tellurici non ce ne saranno,
quello del ribaltone è un desiderio
di D’Alema, una botta di caldo, il
governo va avanti. Con Berlusconi.
Ma, chiusi i microfoni e riposti i taccuini in tasca, qualche ammissione
sulle preoccupazioni dentro le fila
del Pdl arriva. «La Lega - ci dice un
parlamentare “azzurro” della prima ora da tempo non più nelle grazie del Cavaliere - tiene per il momento. Bossi ha giurato fedeltà a
Berlusconi. Ma fino a quando? Se
si scatena di nuovo la tempesta Noemi, sarà difficile anche per il leader leghista tenere a freno la sua
base». L’onorevole non dice di più,
ma quello che è certo è che nella
«crisis room» di Palazzo Grazioli sono in tanti a temere nuovi e clamorosi sviluppi del Casoria-gate. Se la
vicenda dei rapporti tra il Cavaliere e la ninfetta di Portici è ormai
chiara all’opinione pubblica, le
«scosse» potrebbero arrivare da
nuove rivelazioni sul papà di Noemi, Benedetto Elio Letizia. L’uomo
del mistero. Nessuno, fino a questo
momento, è riuscito a ricostruirne
Il presidente del Consiglio tra Fini e Tremonti
il passato. «Personaggio grigio, sfuggente, uno che nuota sempre un pelo sottacqua», dice chi lo conosce bene. Ad infittire il mistero hanno contribuito, e non poco, le bugie di Berlusconi. Ex autista di Craxi, militante di Forza Italia, suggeritore di candidature. Tutto smentito.
L’INCHIESTA
Nei giorni passati il periodico di inchiesta «La Voce della Campania»
ha pubblicato una copertina dal titolo più che eloquente: «Isso essa e ‘a
malavita». Foto di Berlusconi, Noemi e di Franco e Giovanni Letizia,
due camorristi del clan dei casalesi.
Nelle pagine interne un lungo articolo. «Il cerchio delle coincidenze comincia a stringersi. E prende corpo
l’ipotesi che Benedetto Letizia detto
Elio, sia originario dello stesso ceppo di Casal di Principe dal quale provengono Franco e Giovanni Letizia,
gruppo di fuoco del boss Giuseppe
Setola», si legge. L’inchiesta si conclude con la notizia di indagini da
parte della procura distrettuale di
Napoli su eventuali collegamenti e
parentele tra i Letizia di Secondigliano, quartiere nel quale ha vissuto il
papà di Noemi, e i Letizia di Casal di
Principe. Retroscena, illazioni, notizie «tirate»? Sta di fatto che l’inchiesta è uscita il 29 maggio e che non ha
ricevuto alcuna smentita, né dalla famiglia Letizia, né dalla procura. Forse il cratere del terremoto prossimo
venturo è a Casoria, l’epicentro nel
passato di Elio Letizia. Se questo accadrà, la previsione di D’Alema non
è poi tanto campata in aria. «È Berlusconi a produrre le scosse, è lui a produrre instabilità e a scuotere l’equilibrio di governo con la denuncia di
presunti complotti», ha aggiunto nel
pomeriggio di ieri l’ex ministro degli
Esteri.
Insomma, il problema è tutto in
un capo del governo uscito «dimezzato» dall’affaire Noemi. E che grida
al complotto. Se «Libero» ieri raffigurava in copertina un Berlusconi-Cesare accoltellato da Bruto, «Il Riformista» nei giorni scorsi elencava i nomi di un possibile «governo dei migliori». D’Alema, Tremonti, Casini e
Fini. Che potrebbero trovare - suggerisce il presidente emerito Francesco Cossiga - nel governatore della
Banca d’Italia Mario Draghi un punto di sintesi e di accordo. Fantapolitica? Forse. Per il momento qualcosa
si muove negli ambienti finanziari.
E riguarda i giornali. Se Berlusconi
invita gli industriali a fargli mancare
l’ossigeno della pubblicità, alcuni
grossi gruppi bancari si stanno muovendo in senso nettamente contrario. Si parla di significative iniezioni
di investimenti pubblicitari per aiutare i quotidiani ad affrontare la crisi. Sì, proprio quella stampa-maledetta che nelle prossime settimane
potrebbe essere chiamata a raccontare la «scossa».❖
6
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Il sisma
infinito
Vigilanza
democratica
Primo Piano
Sovranità limitata
Pezzopane (Pd): «Censurano
le nostre interviste»
Vito: non ci costringano
alla fiducia
Chi gestisce la tendopoli di Piazza d'Armi all’Aquila «tenta di
censurare preventivamente le interviste dei rappresentanti delle istituzioni
locali». Lo denuncia a Radio Radicale
lapresidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane.
«Mi auguro, come accaduto al
Senato, che sul dl terremoto si
possa evitare anche alla Camera il ricorso al voto di fiducia». Lo dice il ministro Elio Vito ai cronisti. «Il governo
confida che l'opposizione possa avere un atteggiamento responsabile.
La presidente della Provincia de L’Aquila
p Campi sorvegliati I nuovi «niet» della Protezione Civile: proibito prendere l’acqua in fontana
p Alta tensione «Blindati» anche i pasti e l’informazione. Rabbia «pronta a esplodere»
Dai volantini
ai caffè
La strategia
del «vietato»
Se si va a visitare un parente in
un altro campo il pass non bata
per ottenee un pasto. Le proteste non sono ammesse e per
ogni regola da rispettare c’è
qualcosa che non è permessa. I
residenti: «Siamo in gabbia».
MASSIMO SOLANI
[email protected]
Il Principato delle Macerie non è
fondato sul lavoro, ma sui divieti.
Ce ne sono di ogni tipo nelle centottanta strutture d’accoglienza gestite dalla Protezione Civile nel territorio colpito dal devastante sisma del 6 aprile. Passano i giorni e
per le migliaia di persone ancora
senza una casa i divieti aumentano. Non c’entra il buon senso, non
c’entra nemmeno la difficoltà di organizzare e gestire la vita quotidiana nei campi. Spesso c’è un di più
che sfugge alla logica e irrita i nervi già tesi di chi vive sospeso fra un
prima e un dopo.
ULTIME NOVITÀ
Gli ultimi divieti sono stati comunicati proprio nei giorni scorsi dalla
Protezione Civile: nei campi non si
può fare attività di volantinaggio,
dicono. E da domenica non si può
nemmeno mangiare esibendo alla
distribuzione dei pasti il pass da visitatore. Addio riunioni familiari alla
domenica nella tenda di questo o
quel parente. Chi vive in un campo,
hanno deciso i responsabili della
Protezione Civile, non può mangiare in un altro. E pazienza se ha deciso di fare visita ad amici e familiari.
È vietato. «Per entrare nel campo racconta Fabiana, che con i genitori
vive a Piazza d’Armi - bisogna consegnare all’ingresso un documento e
comunicare il nome e il numero di
tenda della persona a cui si sta facendo visita. Si può restare sino alle
20:00, ma da domenica non si ha
Comitati indesiderati
I ragazzi del 3e32 sono
«potenzialmente
pericolosi»
più diritto a ricevere un pasto. Per
far visita ai parenti - conclude amareggiata - si rischia di restare a stomaco vuoto». Chiedere al sindaco
Massimo Cialente è inutile. Nella
Principato delle Macerie le autorità
locali contano poco o nulla. «Non ne
sapevo niente - spiegava ieri il primo cittadino - di queste cose dovete
chiedere alla Protezione Civile. Certo, mi informassero qualche vol-
Divieti
Banditi anche cioccolata
e bevande alcoliche
È inutile cercarle, nei campi non
si trovano. Ufficialmente caffè,
cioccolata e alcool sono stati vietati
nei campiper noninnervosire le persone, ma nella realtà è una mossa assurda che ha ottenuto l’effetto opposto. E
quando da Piazza d’Armi sono spariti
anchei distributori automatici (apagamento) c’ è stata quasi una sommossa.
Si ha diritto ai pasti solo
nel campo in cui si risiede
È una delle ultime novità: da
qualche giorno non si possono
consumare pasti se non nel campo di
residenza.E nonserve nemmeno avere il pass da visitatore autorizzato. «È
per evitare che qualcuno ne approfitti», spiegano alla Protezione Civile.
D’orain poi sarà impossibile riunire attorno ad un tavolo famiglie separate
e sparpagliate nei campi.
Nemmeno le assemblee
sono permesse
Distribuire volantini nelle strutture gestite dalla Protezione Civile è vietato da qualche giorno. Si
può solo sperare che il responsabile li
affigga nelle bacheche. Inutile provare ad organizzare assemblee: i responsabili dei campi o i carabinieri intervengono immediatamente.
Passare il tempo insieme
in tende comuni? Non si può
Alcune famiglie ci avevano provato nel campo di Bazzano, ma
l’esperimento è durato poco. Avevano montato una tenda in cui preparare qualche pasto da consumare tutti
assieme, un tavolo per giocare a carte
o sedersi a fare quattro chiacchiere. I
responsabili l’hanno fatta smontare.
ta...». Del resto ogni giorno se ne scopre una e la gente anziché sorprendersi si incazza. E proprio per non
innervosire le persone, stando almeno a quanto spiegato dai responsabili, nei campi sono vietati caffè, cioccolata e alcoolici. «La verità - prosegue Fabiana - è che ormai siamo tutti al limite. Se qua esplode uno si innesca una reazione a catena che
non se la immaginano nemmeno».
E la situazione certo non aiuta. Prendiamo l’acqua: dalle fontanelle di
Piazza d’Armi è vietato prelevarla
per lavare gli indumenti o le tende.
E allora come si fa? «La prendiamo
lo stesso - ci dice un’anziana - e se
provano a dirmi qualcosa faccio un
casino».
DISSENSO NO GRAZIE
Eppure nel Principato delle Macerie
la disobbedienza civile la praticano
in pochi. Tutti hanno paura, molti
temono ritorsioni anche per il solo
fatto di raccontare qualcosa alla
stampa. Che del resto nei campi entra sempre di meno visto che la trafila per ottenere il permesso per entrare è sempre più complicata e le uniche telecamere ammesse, ormai, sono soltanto quelle chiamate ad immortalare le visite del presidente
del Consiglio Berlusconi. La contestazione, nel Principato delle Macerie, non è ammessa. L’informazione
nemmeno. L’attivismo di chi prova
a darsi da fare meno che mai. Ne
sanno qualcosa i ragazzi del comitato “3e32”. «Da sabato ci è vietato fare volantinaggio nei campi - spiega
Marco Sebastiani - Ma è solo l’ultima iniziativa. In occasione di una visita di Berlusconi abbiamo esposto
uno striscione fuori dalla caserma
di Coppito e in pochi secondo alcuni
Finanzieri sono intervenuti, hanno
sequestrato lo striscione e ci hanno
identificato. Ormai siamo costretti
a fare le assemblee per strada perché i responsabili delle strutture
non ci fanno entrare. Il 2 giugno eravamo a Piazza d’Armi per un evento
sportivo e la protezione Civile ci ha
impedito di entrare dicendo che il
P
PARLANDO
DI...
Un’ora sola
ti vorrei
Dureràsoltantoun’oral’incontrodioggi nellaSala OvaletraBerlusconieilpresidente
Barack Obama. In agenda il punto sulla preparazione del G8 e consultazioni su diversi temi
internazionali,dalMedioOrienteall'Afghanistan,finoairapportiest-ovest,conlaFederazione russa e la questione dell'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
L’ultima di Berlusconi:
«Vado da Obama
bello e abbronzato»
Nuova battuta del premier in partenza per Washington
Oggi l’incontro con il presidente degli Stati Uniti
dell’amministrazione americana dopo i giudizi espressi sugli Stati Uniti
da Muammar Gheddafi durante la
sua visita a Roma.
Dunque, nessun faccia a faccia
chiarificatore sulle parole del leader
libico ma una agenda fitta di temi
da affrontare, compreso quello di
un maggior impegno del nostro paese a Kabul. Il presidente del Consiglio ribadirà l’intenzione di rafforzare il ruolo italiano di stabilizzazione
CON TRONCHETTI E AFEF
Il viaggio
GIUSEPPE VITTORI
ROMA
[email protected]
vete qualcosa da dire a
Obama? Io vado, bello
abbronzato...». Silvio
Berlusconi lascia così la
villa di Portofino per recarsi all’aeroporto di Genova. Vola a
Washington per l’incontro ufficiale
A
con il presidente degli Stati Uniti.
Un’ora di colloquio, alle 16.15 locali, nello studio ovale della Casa
Bianca oggi pomeriggio per fare il
punto sulla preparazione del G8 e
per consultarsi su diversi temi internazionali, dal Medio Oriente all’Afghanistan, fino ai rapporti
Est-Ovest, con la Federazione russa
e la questione dell’ingresso della
Turchia nell’Unione europea.
Una riunione che, precisano fonti
diplomatiche di Palazzo Chigi, non
sarà affatto velata da «irritazioni»
Prima di partire da Portofino alla volta di Genova, per poi volare in America per incontrare
Obama, Berlusconi ha cenato
con Tronchetti Provera e la moglie Afef.
in Afghanistan come in Medio
Oriente. Nel corso dei colloqui saranno toccati molti temi caldi: situazione in Iran, la questione libanese.
I due leader concordano sull’ingres-
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
7
so della Turchia nell’Ue: Barack
Obama riconosce ad Ankara il ruolo fondamentale di ponte tra Asia
ed Europa, mentre Berlusconi da
tempo si spende per l’ingresso del
paese euroasiatico nell’Unione.
In agenda anche l’immigrazione e la richiesta degli Stati Uniti di
accogliere in Italia parte dei detenuti del supercarcere di Guantanamo, verso il quale il Cavaliere ha
già espresso una predisposizione
«assolutamente positiva». Quindi,
saranno toccate le questioni di interesse bilaterali, come i rapporti
commerciali e l’ingresso della Fiat
in Chrysler.
Un capitolo a parte sarà dedicato al G8, al prossimo vertice «delle
regole» per l’economia globale,
ma anche delle tematiche ambientali. Sullo sfondo, la «governance», la gestione dell'economia e la
necessità di trovare chiavi e formule per affrontare in modo strutturale le dinamiche della globalizzazione. Dopo l’incontro alla Casa Bianca, Berlusconi si recherà al Congresso per colloqui con esponenti
del Parlamento Usa. ❖
P
PARLANDO
DI...
Aiuti
Esperienza, know-how, due faldoni con dentro la storia tecnico amministrativa del
dopoterremoto in Friuli, la disponibilità a dare, anche durante la ricostruzione, lo stesso
supporto garantito nella fase dell'emergenza ed una prima tranche di 1,2 milioni di euro a
favore della realizzazione a Fossa. Il forte aiuto promesso dal Friuli Venezia Giulia.
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
7
Foto di Claudio Lattanzio/Ansa
La tendopoli del campo D'Armi
comitato è “potenzialmente pericoloso”. Intorno alla metà di maggio
eravamo riusciti ad entrare soltanto
in cinque, documenti all amano, e ci
hanno fatto seguire dagli uomini
dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Sabato - prosegue Marco - tre
ragazzi del comitato, fuori dal campo di Piazza d’Armi, con un microfono stavano pubblicizzando la manifestazione di Roma quando sono arrivati alcuni carabinieri che prima li
hanno identificati, poi li hanno seguiti fino alla macchina per controllare i documenti della vettura». «Ci
sentiamo come in gabbia», ci dice
sottovoce una donna al campo di
Bazzano. Dove alcune settimane fa
un anziano ha scelto di protestare
affiggendo un cartello sulla tenda
della segreteria. «Sono il carcerato
della tenda n.X - c’era scritto - oggi
non ho potuto mangiare perché non
avevo con me il tesserino di riconoscimento». ❖
IL LINK
IL SITO DELLA RETE DI COORDINAMENTO
www.3e32.com
Giornalisti
a Chieti, alla larga
dal summit
La Protezione Civile ha deciso di
ospitare i giornalisti accreditati
tra Chieti e Pescara, a circa 100
km di distanza. «Troppe richieste» è la motivazione. Ma il premier, un mese fa, disse: «Sala
stampa nel cuore del summit».
C.FUS.
[email protected]
«E per la prima volta anche i giornalisti, anche se non mi stanno simpatici, saranno ospitati nel cuore del
summit». Così parlò Berlusconi il 19
maggio scorso in una conferenza
stampa nella caserma di Coppito. La
illuminata concessione è durata lo
spazio di tre settimane. E’ di ieri infatti la notizia che i giornalisti saranno
invece ospitati a circa cento chilometri dal summit. Possono scegliere: Villaggio Mediterraneo a Chieti, oppure alberghi e altre strutture sempre
tra Chieti e Pescara. Si tratta di località distanti più di un’ora di macchina.
Significa che la stampa accreditata,
ci sono già oltre 4000 richieste, parteciperà al summit in video conferenza. Sono previste alcune eccezioni:
agenzie di stampa, televisioni e qualche prescelto dal Dipartimento della
Protezione civile, all’incirca un migliaio, potrà infatti seguire i lavori
del vertice dalla caserma di Coppito, cuore e fortezza dell’incontro.
Eventuali auto-organizzati sono
pregati astenersi.
Non distrubare il manovratore.
Alla larga i ficcanasi. Fosse solo per
le assemblee plenarie e gli incontri
bilaterali tra i 20 paesi ospiti, uno
potrebbe forse anche accontentarsi
di fare domande in video conferenza. Ma questo G8 sarà, soprattutto,
una vetrina e un’occasione per chiedere aiuto ai grandi della terra. Il
premier ha preparato la lista di nozze, 44 monumenti da ricostruire
con relativo progetto e budget, da
offrire a Obama piuttosto che Putin
o Gheddafi. Dai leader europei c’è
da aspettarsi poco vista la crisi. Le
delegazioni in tour tra le macerie,
naso all’insù e caschetto giallo in testa, Obama che alza il dito e dice,
più o meno: «A questo ci penso io».
Sarà questo il G8 da raccontare. E
da far vedere. Insieme con le voci
dei trentamila ancora nelle tendopoli in attesa di una casetta. Ma sarebbe un impiccio. Una testimonianza indesiderata. E allora, 100
km di distanza possono bastare.❖
8
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
L’ultima
gaffe
A Portofino un’altra
infelice uscita omosex
Primo Piano
Contro la stampa
Il premier: «Ci manca solo
che dicano che sono gay»
«Caro presidente, sarebbe
bello se fosse gay»
«Mihannodetto ditutto, cimanca solo che mi dicano che sono
gay...». Così ha ironizzato, sabato sera
a Portofino, il presidente del Consiglio
durantela cena con TronchettiProvera ricevendoda Aurelio Mancuso, presidente Arcigay, i «complimenti».
«Caro Cavaliere, se fossi in lei ci
farei un pensierino, in fin dei
conti un po’ di omosessualità c’è in
tutti e magari lei non ha ancora scoperto la sua. Se lei fosse gay sarebbe
veramente bello». Così Franco Grillini, presidente nazionale di Gaynet.
Franco Grillini
p Il Paese perverso La stampa è già senza risorse, divorate dall’azienda del padrone
p La crisi fa investire meno, ma Mediaset cresce... I giornali hanno meno del 30% della torta
Lo ha già fatto:
i quotidiani
nemici sono
senza pubblicità
Berlusconi chiede agli imprenditori di evitare di fare pubblicità sui quotidiani disfattisti, ma
la realtà è già questa. Grazie al
suo potere, Mediaset si divora i
soldi degli inserzionisti, uccidendo il pluralismo.
MARCO BUCCIANTINI
ROMA
[email protected]
In questo paese si è più realisti del
Re. Berlusconi chiede agli imprenditori di evitare gli spot sui quotidiani
per lui scomodi, ma è cosa già fatta.
L’Italia è il paese occidentale con la
percentuale più bassa di investimenti pubblicitari sulla carta stampata. Crisi generale, d’accordo. E
servilismo al padrone, come Berlusconi sa, perché in questo restringimento di introiti la sua Mediaset,
tramite la concessionaria Publitalia, non sente crisi. Il suo gruppo è
riuscito perfino ad aumentare la raccolta, che nel 2008 è stata sui 3 miliardi di euro. Mediaset ingrassa,
mentre gli altri media boccheggiano. Una posizione di forza e di privilegio coltivata negli anni, blindata
dalla legge Gasparri che ha alimentato il duopolio e adesso monetizzata. Per due ragioni: la sudditanza
psicologica, l’intervento diretto.
SERVILISMO
Ai potenti i favori si fanno, non devono nemmeno chiedere. È la sudditanza psicologica: così, negli ultimi dodici mesi - dati Nielsen Media - i maggiori 15 inserzionisti del nostro mercato
hanno aumentato i loro investimenti
su Mediaset per 30 milioni. La Rai è
rimasta pressoché ferma. In questo
scorcio di 2009 i quotidiani stanno assorbendo un calo drammatico del
15% sull’anno precedente, che è stato il peggiore di sempre. Va ricordato
che il mercato pubblicitario in Italia è
perverso: se in Germania le tv assorbono un quarto delle risorse, in Francia il 30%, in Spagna poco più, qui il
rapporto è contrario. Le televisioni si
mangiano il 65% della torta. Il resto è
per la stampa, che già fronteggia il calo dei lettori (91 copie ogni mille abitanti - quando in Giappone sono 624,
nel Regno Unito 300, nei paesi scandinavi fra i 450 e i 600). L’annus orribilis, lo hanno definito gli editori, sul
quale soffia il presidente del consiglio, sordo all’articolo 21 della Costituzione, che promuove e tutela il pluralismo nell’informazione.
E SPINTE
I dati Nielsen illustrano una situazione curiosa: davanti alla contrazione
degli investimenti in pubblicità commerciale (da 8 miliardi e 172 milioni
a 7 miliardi e 978 milioni), il gruppo
di Berlusconi divora il 38% del gruzzolo. Mediaset ha il vento in poppa,
gli altri annaspano controvento. La
carta stampata - tutta insieme - è al
33,4%. Quello che Berlusconi auspica lo ha già praticato, strangolando i
quotidiani. Giovando anche della mano che aiuta: le grandi aziende legate
al Tesoro, quindi alla politica - Enel,
Eni, Poste Spa - hanno foraggiato Mediaset. Eni ha versato 17,8 milioni a
Publitalia, 5 milioni in più rispetto al
2007, in un quadro di risparmi aziendali. L’Enel è passata da 10 milioni a
13.
Le Poste Spa negli ultimi due anni
hanno moltiplicato per sei la quota
per il Biscione. Clamorosa la paghetta degli investitori istituzionali: quando i ministeri e la presidenza del consiglio informano i cittadini con le
campagne sui temi sociali (ma anche
sull’anniversario della nascita di Garibaldi) la Rai non riscuote (per legge),
Mediaset sì: è passata da 4,5 milioni
a quasi 9. Con il risvolto grottesco dei
Stampa strangolata
Il calo degli introiti
MA MEDIASET INGRASSA
Secondo i dati della Nielsen Media,negli ultimi12 mesiimaggiori 15 inserzionisti del nostro mercatohannoamentatoi loroinvestimenti su Mediaset ben di 30
milioni.
35 spot per i 60 anni della Costituzione con cui s’infarcì la programmazione di Rete4, canale sentenziato come
incostituzionale.
BULIMIA
Ma la crisi è dura, checché ne dica Berlusconi (che intanto - si è visto - mette
al riparo le sue aziende). Così l’ordine
è di spremere ancora, e il ministro
Bondi non si sottrae, quando c’è da
dimostrare zelo. La sua proposta di
rinsecchire la Rai, togliendo gli spot a
una rete pubblica, sarebbe costata alla concessionaria Sipra circa 400 milioni di euro. Dove sarebbe finito il
bottino è inutile ricordarlo. L’idea
inorridì l’ex direttore generale della
Rai, Claudio Cappon. Ma adesso su
quella poltrona c’è Mauro Masi,
grand commis dello Stato, ganglo per
anni di Palazzo Chigi, gradito a Berlusconi. Che vede complotti, e davanti
agli attacchi del Times paventò l’acredine di Murdoch, senza però mai mai - nominarlo pubblicamente, restando allusivo (cosa che invece non
si risparmia con Repubblica e l’Unità).
Forse perché Sky non è così nemica:
negli ultimi due anni ha offerto i suoi
bouquet su Mediaset per 34,5 milioni. Réclame che sulla Rai sono
“passate” assai meno frequentemente, per un conto di 4 milioni scarsi. Pecunia non olet, si diceva un tempo. ❖
8
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Il sisma
infinito
Vigilanza
democratica
Primo Piano
Sovranità limitata
Dall’Unione europea
pronti 493 milioni di euro
Dissequestrate alcune strutture
su cui è aperta l’ inchiesta
Aiuti dello Stato anche
per le seconde case
Per far fronte ai danni provocati dal terremoto l'Unione europea è pronta a stanziare 493 milioni di
euro. È quanto ha confermato Dennis
Abbott, portavoce della commissaria
UeallaPolitiche regionaliDanutaHubner.
La magistratura dell'Aquila ha
parzialmentedissequestrato alcune strutture pubbliche interessate
all'inchiesta. Lo ha reso noto il procuratore della repubblica, Alfredo Rossini, spiegando: «Ciò è avvenuto dopo
aver prelevato quello che serviva».
«Anchele seconde case ubicate nel centro storico dell'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato». È quanto si legge in una
nota della presidenza del Consiglio.
p La protezione civile vuole smantellare i campi autonomi per portare tutti in quelli “ufficiali”
p I veri motivi Controllare i malumori e nascondere la mancanza di fondi per i terremotati
«Noi “dissidenti”, ci portano
via il cibo e le tende»
Eccoli qua, nelle tende accanto
alla casa, per salvare l’intimità:
per la protezione civile sono dissidenti da riportare alla ragione. Verranno loro tolte le tende,
e vietati loro i pasti delle mense.
E gli aquiliani si fanno la casa.
MARCO BUCCIANTINI
INVIATO A PAGANICA (L’AQUILA)
Paganica, sei km dall’epicentro del
sisma, 70 giorni dopo. Nonna Giovanna ha le mani tozze di chi ha speso la vita in Abruzzo, nei mestieri
degli abruzzesi. Ma sono svelte e intonate mentre fanno il merletto con
l’uncinetto, tic-tac, precise come un
pendolo. «Servirà per una tovaglia,
per un lenzuolo, vedremo». Mauro
Masciovecchio ha le mani robuste e
callose, e impolverate: con quelle si
sta facendo la casa, nel giardino che
aggrazia la sua villetta sul versante
del Gran Sasso, in fila ad altre simili. Sono esposte a sud, il sole le abbraccia e le violenta da mattina a sera. Giovanna vive dai Palmerini, famiglia ampia e cordiale: la loro casa
è una fotografia del 6 aprile 2009.
Ai vari piani ci sono ancora i mobili
rovesciati, i muri aperti dalla forza
del terremoto. «Non possiamo viverci». Sono edifici classificati fra E
ed F: inagibili, e ancora da verificare. Molte di queste famiglie – così
anche i Palmerini – si sono sistemate nei giardini attorno alla vecchia
casa, «per restare intorno alle nostre cose, per comodità, per conservare un po’ d’intimità».
GLI AUTORGANIZZATI
Le tende a queste persone orga-
nizzatesi in proprio doveva comunque fornirle la protezione civile. «Dopo i primi dieci giorni passati a dormire in macchina, ce le siamo procurate
da soli», proprio quelle blu “ufficiali”.
Sono i cosiddetti campi autonomi, la
famiglia Palmerini lo ha chiamato
Prato fiorito. Ci sono le due nonne,
poi Ernesto e la moglie Lidia, il figlio
Ivan, la figlia Deborah con il marito
Michele. Due nipoti, Dania e Vanessa, e due gatte esili, Chanel, nera
chiazzata ruggine, e Lullaby, che va
sul grigio scuro. I nomi di questi spazi
esorcizzano il terremoto, spesso in
dialetto, Campo mo’ tretteco: traballo, Campo tenemo resiste: resistiamo.
Campo per miracolo, perché i quattro
in quella tenda sono vivi per miracolo. La protezione civile vuole indietro
le tende. Una direttiva ordina il progressivo ritiro: «Devono andare tutti
nei campi ufficiali». Perché?
E perché non si può far sapere fra
gli sfollati della manifestazione odierna a Roma, vietando i volantinaggi?
Perché per riunirsi servono una serie
di permessi che nemmeno la legge
Cossiga sull’ordine pubblico, e ad
ogni assemblea partecipa almeno un
membro della protezione civile?
«Ci vogliono controllare: mi sono
fatta quest’idea», interpreta così la situazione Deborah Palmerini, ingegnere con il contratto di solidarietà.
Questa spiegazione è nei fatti. Una
chiara volontà di tenere tutti in grembo, di non consentire dissidenza nemmeno “fisica”: nei campi ufficiali (a
Paganica ce ne sono 5) non vengono
più distribuiti i pasti ai non
“residenti”. Che quando vanno a fare
la spesa spesso incontrano i veri sciacalli, che non sono quelli che rubano
nelle abitazioni abbandonate, «ma
quelli che ti vendono un chilo di pomodori a 4 euro, e una bombola del
gas a 50 euro». Nel provvedimento di
proibizione all’uso delle mense si accusano gli approfittatori. Capirai:
gente che si mette in fila per mangiarsi un pasto assieme agli sfollati. Più
autenticamente, è un’altra misura
per invogliare i secessionisti a vivere
nei campi gestiti dagli uomini di Ber-
L’ACQUA
Campi fai-da-te
Per 43 giorni nessuno si è preoccupato di fornire l’acqua. Le famiglie si sono approvvigionate
all’unica fontana del paese
tolaso. E ci sono altre ragioni, più materiali. Che spiegano anche l’ardore
di queste persone umiliate da Madre
Natura: i soldi non ci sono. Le promesse di Berlusconi – accaserò tutti
entro settembre – sono contraddette
dalla realtà. Gli emendamenti che
“finanziavano” la copertura della zona franca urbana, la compensazione
dei mancati introiti fiscali per gli enti
locali, gli espropri per i terreni da utilizzare per le nuove case... sono stati
bocciati in commissione Ambiente.
A chi ha provato a risollevarsi dal
sisma in autonomia spetterebbe un
contributo di 100 euro mensili (uno
sfollato in albergo ne costa 1.500). Il
terremotato fai-da-te è un risparmio
per lo Stato. Ma solo virtuale, perché
quei soldi non ci sono, i Palmerini
non li hanno mai visti: «Forse liquideranno qualcosa a novembre...».
Vittarli nei campi sarebbe un modo
per stracciare il debito.
Le inadempienze generano sfiducia. E questa è gente che conosce il tempo, scandito dal cielo, e
distingue una promessa da una battuta: «A settembre farà freddo, e a
settembre mancano 80 giorni». Così Mauro si è fatto la base di cemento armato su 40 metri quadri di
giardino, ha comprato il legno, lo
coibenterà, «spenderò 10 mila euro, soldi miei». L’altro motivo per
cui molti aquilani s’affrettano a farsi la casa è che «gli agglomerati previsti dal governo saranno dislocati
qua e là, noi di Paganica abiteremo
in tre zone lontane quindici chilometri da dove siamo cresciuti». Saranno venti porzioni in cui piazzeranno la popolazione di 67 frazioni del capoluogo: c’era una volta
un paese.
Quel giorno bastardo morirono
in cinque, perché molti paganichesi
dopo la scossa delle 23 ripararono
nelle macchine. Altrimenti sarebbe
finita come a Onna, in scala maggiore, perché qui vivono in 4 mila. Da
piazza della Concezione si vede
uno scorcio di paese ferito, un museo a cielo aperto, i tetti sfondati, le
pareti spalancate. Ma è il posto loro, vero Deborah? «Abbiamo questa tenda, e la nostra casa accanto:
vogliono farci sentire abusivi nel nostro giardino». Nonna Giovanna si è
portata avanti con il merletto, Mauro sta toccando le tavole, soddisfatto. Sotto la macchina una gatta nera si riposa: da come agita le zampe
per aria, Chanel sogna. ❖
P
PARLANDO
DI...
Giornalisti
sotto accusa
«Non ci sono categorie eversive, non i giornalisti né gli editori scomodi. L’Italia - così il
segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi dopo gli ultimi interventi
del presidente del Consiglio - non può finire fuori dall’Europa per leggi, atti, illiberali, parole
stridenti e minacciose del premier nei confronti della stampa».
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
9
Quando Tremonti
ordinò: sanzionate
Milena Gabanelli
Un esposto denuncia contro la trasmissione Report
dedicata alla social card. Il ministro chiede contraddittorio
Ma spesso al governo è concesso campo libero in Tv
Il caso
VIRGINIA LORI
ROMA
on la presente il sottoscritto prof. avv. Giulio
Tremonti chiede l’immediato esercizio dei poteri sanzionatori». Inizia
così l’ultimo affondo del ministro
dell’Economia contro l’informazione, avviato ai danni di Milena Gabanelli e la sua «pericolosa» trasmissione Report. Non è piaciuta al ministro la puntata su social card e Tremonti bond, nonostante fosse stato
intervistato lui stesso. Così ha scritto 5 cartelle di esposto-denuncia alla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione
parlamentare per l’Indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi. L’intento è chiaro: dimostrare
la poca obiettività del programma, e
dunque la lesione del dovere di informazione imparziale e completa
imposto dal servizio pubblico. Insomma, non è una rettifica, tantomeno una querela. Ma Tremonti
vuole comunque farsi sentire, eserci-
C
L’accusa del ministro
Maramotti
Parla di «lesione dei
princìpi di completezza
dell’informazione»
tare «il potere sanzionatorio».
Corpo a corpo In effetti il rapporto del ministro con giornali e mass
media in generale è costellato di
eventi leggendari. Rumors più disparati raccontano di telefonate infuocate, battibecchi nervosi, arrabbiature furibonde. Certo, tutti i politici si arrabbiano con la stampa. E
tutti vorrebbero averla amica e, se
possibile, asservita. Ma Tremonti è
tra i pochi (non l’unico, nell’intero
arco parlamentare) a prendere iniziative in prima persona, a guerreg-
giare all’arma bianca con chi si occupa di lui. È quasi un corpo a corpo che il ministro ingaggia a colpi
di pressioni indebite e invettive.
Anche perché - lo sanno bene anche i non addetti ai lavori - la verve
non gli manca.
5 cartelle e 7 punti A scorrere le
cinque cartelle anti-Gabanelli traspare un furore montante. Tremonti parla di «lesione dei principi di
completezza, correttezza, - si legge - obiettività ed imparzialità dell’informazione». Poi procede per
punti, elencandone sette. Nel primo parla di «sintesi deformata di
alcuni delicati e rilevanti aspetti
dell’attualità, che ha assunto i contorni della propaganda negativa».
Si riferisce forse il ministro al fatto
che la social card è stata fornita solo a pochi, e che molti l’hanno ricevuta scarica? O che rappresenta anche uno strumento su cui masterCard riesce a fare un buon business
grazie alle commissioni versate dai
commercianti? Tremonti parla di
«tesi preconfezionata», ma la realtà non è molto lontana da questa
tesi. Anzi. Il ministro non dimentica di difendere, naturalmente, il
«legittimo esercizio del diritto di
critica». Peccato però che questo secondo lui non sia il caso: perché tutto il contesto sarebbe stato creato
da Gabanelli attraverso una «capziosa estrapolazione di brani tratti
da conferenze stampa».
Si arriva così all’accusa (terzo
punto) di «utilizzo strumentale
del mezzo televisivo». Tremonti
rammenta come «tutte le trasmissioni di informazione devono rispettare la pluralità dei punti di vista e la necessità di contraddittorio». Peccato che (troppo) spesso
molti esponenti di governo appaiono in video davanti a un microfono e senza neanche una «faccia» a
porgere la domanda. A proposito
di contraddittorio. Naturalmente
meglio se all’ora di cena, e in una
giornata in cui qualcun altro ha
lanciato critiche all’operato dell’esecutivo. ❖
10
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
I punti
Le tappe
dell’inchiesta
Primo Piano
Rifiuti e giustizia
24 luglio 2008
Lo stralcio
Foto Ansa
A maggio 2008 scattano gli arresti per 25 persone nell’inchiesta
«Rompiballe». Tra gli indagati gli ex
commissari Pansa e Bertolaso. Il 24 luglioilprocuratoreLeporedecidelo stralcio delle loro posizioni e di altre quattro
persone. Servono approfondimenti.
Si sposta a Roma
l’indagine che
chiama in causa
Pansa e Bertolaso
È lo stralcio dell’inchiesta
«Rompiballe» già a giudizio. Un
anno fa il procuratore decise di
non rinviare a giudizio i due ex
commissari. Il ritorno a Napoli
del pm Corona, anche lui indagato, fa scattare l’incompatibilità.
CLAUDIA FUSANI
[email protected]
A furia di stralciare, alla fine l’inchiesta se ne va. Se ne va a Roma,
lasciando Napoli, l’indagine dove
sono indagati per falso, traffico illecito di rifiuti e truffa, il sottosegretario Guido Bertolaso e il prefetto di
Napoli Alessandro Pansa quando
erano entrambi commissari per
l’emergenza. Arriva nella Capitale,
per un gioco di competenze, un fascicolo che costituiva un vero e proprio assillo per il sottosegretario
che ha in mano le chiavi di tutte le
emergenze nazionali. E una spina
nel fianco per lo stesso Berlusconi.
Assilli e spine che adesso potrebbero dissolversi nel tempo.
Nel maggio 2008 decolla a Napoli l’inchiesta «Rompiballe», dove le
“balle” sono le ecoballe che, confezionate negli impianti di CDR,
avrebbero dovuto rifornire il termovalorizzatore di Acerra. La qual cosa, come sappiamo, non è mai avvenuta. I pm Noviello e Sirleo chiedono e ottengono 25 arresti. L’inchiesta ha una grande eco perché colpisce imprenditori e il cuore dell’ufficio dell’emergenza rifiuti. Tra gli in-
dagati ci sono anche Pansa e Bertolaso. Agli arresti finisce la sua vice, Marta Di Gennaro. Memorabile una sua
intercettazione: «Ammucchiamo balle e facciamo un mucchio di merdaccia».
A luglio 2008 il procuratore Lepore discute con i sostituti Noviello e Sirleo e l’aggiunto De Chiara la richiesta
di rinvio a giudizio per arrestati e indagati dell’inchiesta. Ma, nonostante
il parere contrario dei suoi collaboratori, Lepore decide di stralciare sei posizioni, tra cui Pansa e Bertolaso,
«perché sono necessari approfondimenti». I sostituti e lo stesso De ChiaIl sottosegretario all’Emergenza rifiuti, Guido Bertolaso
L’interrogatorio
Bertolaso ammette al
pm:«Gli impianti non
producevano ecoballe»
ra non hanno dubbi: quello stralcio è
infondato, «Lepore non ha voluto procedere per evitare conseguenze di tipo politico». Nella procura si apre un
conflitto che coinvolge Consiglio giudiziario e Csm che ancora oggi non è
sanato.
A gennaio 2009, la situazione sull’inchiesta Rompiballe è la seguente:
il filone principale è a giudizio (il processo comincia il 15 luglio); lo stralcio è nelle mani del procuratore. Che
a gennaio 2009 indaga Giovanni Corona, ex pm anticamorra della procura, come concorrente nel presunto reato compiuto da Pansa. Corona, infat-
ti, nel 2007, divenne consulente giuridico del commissario Pansa. Nel
2008, poi, diventa consulente del ministro Matteoli.
Occhio alla date. L’attività investigativa dell’inchiesta stralcio cammina sotto traccia, lentamente. Corona
viene interrogato in aprile quando
termina, non si sa bene perché, anche la sua collaborazione con il ministro delle Infrastrutture. Anche Bertolaso viene sentito e ammette: «Sapevo che gli impianti di CDR non realizzavano né ecoballe né fos (...) e servivano solo alla riduzione volumetrica
dei rifiuti solidi urbani». Ammissioni
chiare, esplicite. In linea con l’ipotesi
accusatoria dell’inchiesta madre. Eppure Lepore prende tempo. Aspetta.
Arriviamo a maggio. Corona, infatti, disoccupato, chiede, e gli spetta di
diritto, di tornare in procura a Napoli. Il Csm, il 15 maggio, dà il via libera. Il ritorno di Corona a Napoli deve
avvenire il 15 giugno, oggi. Ma nel
momento in cui rimette piede in ufficio, automaticamente, essendo lui indagato da quella procura, scatta l’incompatibilità. Sicuramente per l’inchiesta stralcio. Forse anche per tutto
il processo Rompiballe. Destinazione
Roma, dove qualcuno dovrà calarsi
dal nulla in quella vicenda oscura e
molto tecnica che sono i dieci anni di
emergenza rifiuti in Campania. E
un’inchiesta che era finita dovrà ricominciare da capo. Bertolaso, a maggio, era molto preoccupato. Fece una
conferenza stampa per denunciare di
essere sotto assedio della procura, lui
e i suoi uomini. Adesso si può preoccupare solo di G8 e terremoto. ❖
10
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Primo Piano
Rivolta a Teheran
Le reazioni
BAN KI-MOON
LA CASA BIANCA
L’UNIONE EUROPEA
Il segretario dell’Onu ha lanciato un appello alle autorità iraniane: l’autentica volontà del popolo va rispettata. Seguirò l’inchiesta sui brogli.
Washington non nasconde la preoccupazione
per lo scontro post-elettorale iraniano. Obama
ha comunque confermato la volontà di dialogo.
L’Europa chiede l’avvio di un’inchiesta sullo svolgimento delle presidenziali e il rispetto del diritto
dell’opposizione a manifestare pacificamente.
Mir Hossein Mousavi alza le braccia durante la manifestazione dell’opposizione ieri a Teheran
p Alcune persone attaccano la sede delle milizie integraliste Basiji che aprono il fuoco
p Prima della manifestazione il capo dell’opposizione era stato ricevuto da Khamenei
Iran, Mousavi sfida i divieti
In piazza spari e vittime
A Teheran una folla oceanica
manifesta con il leader dell’opposizione Mousavi e contesta
la vittoria elettorale di Ahmadinejad. Spari sui dimostranti. Almeno un morto. Ahmadinejad
rinvia la visita in Russia.
GABRIEL BERTINETTO
[email protected]
Ignorando i divieti una folla enorme
converge su piazza Asadi, a Teheran.
«Morte al governo dei bugiardi», gridano accusando di «golpe» il presidente Ahmadinejad. Per loro la sua
rielezione venerdì è una farsa, frutto
di giganteschi brogli. «Dove sono finiti i nostri voti», urlano con rabbia. I
voti per Mir Hossein Mousavi, che è
lì in piazza assieme a loro e con un
megafono in mano si rivolge ai soste-
nitori: «Siamo pronti a partecipare a
una nuova elezione presidenziale. Il
voto del popolo è più importante della mia persona o di chiunque altro».
Quanti sono? Centinaia di migliaia, un milione secondo alcuni. Certamente molti, molti di più rispetto a
domenica ed a sabato, quando le manifestazioni nascevano spontaneamente ora qua or là, senza mai raggiungere dimensioni considerevoli,
anche perché l’intervento degli agenti anti-sommossa era immediato e
violento.
TESTIMONE OCULARE
Ma ecco, è ormai notte, accade l’irreparabile. Parte dei dimostranti se ne
è andata. Altri sono ancora lì. D’improvviso si sentono degli spari. La
confusione è totale. Si parla di un
morto, forse di più. Un fotografo ira-
P
PARLANDO
DI...
Terremoto
e proteste
Oltre300 personehannopartecipato a Roseto degliAbruzzi (Teramo) all'assemblea
organizzata dai comitati creati dai cittadini per la ricostruzione. Durante l'incontro è stato
confermato il sit-in di protesta programmato per domani davanti alla Camera dei Deputati
in coincidenza con l' inizio della seduta per l'esame del dl sul terremoto.
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
11
1˚ dicembre 2008
Noviello e Sirleo al Consiglio
Gennaio 2009
L’ex pm Corona indagato
Aprile 2009
Corona lascia il ministero
15 maggio 2009
Il via libera del Csm
I due sostituti, coassegnatari
con il procuratore, dell’inchiesta
«Rompiballe», si rivolgono al Consiglio giudiziario di Napoli per denunciare ladecisione dello stralciodell’inchiesta e relativa avocazione. Da luglio a
dicembre, poi, non è stato fatto nulla.
Giovanni Corona, pm anticamorra nel 2007 distaccato a fare il consulente giuridico per Pansa e
poi, nel2008, per Matteoli,viene indagato dal procuratore Lepore come
concorrente nel reato contestato a
Pansa. È il primo atto dopo lo stralcio.
In aprile Corona conclude, prima del tempo, il suo incarico
presso il ministero delle Infrastrutture.
E chiede - è suo diritto - di tornare nel
suo vecchio ufficio a Napoli dove però
da tre mesi è anche indagato nello
stralcio dell’inchiesta «Rompiballe».
È il Consiglio superiore della
magistratura che ratifica il via
libera a magistrati che chiedono di
uscire e/o di tornare in ruolo. Corona ha chiesto di tornare a Napoli e il
Csm può solo dare l’ok. Non era informato, però, che era indagato.
Foto Ansa
All’inizio di luglio facciamo la notifica del 415 bis (avviso di chiusura
indagini ndr) anche per Bertolaso.
Il Procuratore teme problemi di
strepitus esterno e decidiamo, per
evitare strumentalizzazioni, di
chiamarlo in procura. Bertolaso
obiettò la sua innocenza, disse che
lui non conosceva tutta la vicenda
e che il 415 bis avrebbe potuto pregiudicare la sua legittimazione
esterna e la sua attività. A questo
punto il Procuratore disse che voleva fare lo stralcio. Io e Sirleo, per
andare incontro alle esigenze di
Bertolaso, abbiamo proposto di
procedere con una notifica al sottosegretario separata rispetto agli altri 32 indagati.
Una delle immagini della crisi dei rifiuti a Napoli e provincia
A fine luglio erano scaduti i ter-
«Eh, sognati che facciamo
il rinvio per il sottosegretario»
La ricostruzione davanti al Consiglio giudiziario del dietro le quinte dell’inchiesta «Rompiballe»
E perché, secondo i sostituti Noviello e Sirleo, il procuratore Lepore ha avuto «troppi riguardi»
Il documento
C.FUS.
[email protected]
l primo dicembre 2008 si presentano davanti al Consiglio
Giudiziario di Napoli, una sorta di primo grado del Csm, i sostituti Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo titolari delle principali inchieste sui rifiuti a Napoli (il processo Impregilo, Rompiballe e relativi
rivoli); l’aggiunto Aldo De Chiara coordinatore del pool sui rifiuti e il procuratore Giovandomenico Lepore a
cui nel maggio 2008 il governo dà,
con decreto, la titolarità assoluta in
tutta la regione per le indagini sui
rifiuti. L’audizione è stata richiesta
dai due sostituti che criticano il loro
procuratore perchè, in sintesi, stralciando l’inchiesta e, in qualche modo, tagliando fuori i legittimi titolari, avrebbe usato una serie di accorgimenti favorevoli ai due indagati
I
Pansa e Bertolaso. De Chiara condivide la posizione dei sostituti. Netta
la posizione di Lepore, preoccupato
di non far risultare all’esterno «fratture che non esistono, sono solo divergenze»: «Ho stralciato per fare
approfondimenti e per rispetto delle norme processuali».
La trascrizione dell’audizione è
lunga 104 pagine.
Il procuratore Lepore
«Macché favori, l’ho
fatto solo per il rispetto
delle norme processuali»
Noviello: «Nel gennaio 2008 prepariamo (con Sirleo ndr) la richiesta di custodia per 25 persone con
l’accusa di falso, abuso di ufficio e
traffico illecito di rifiuti nei confronti di 25 persone tra cui Alessandro
Pansa (commissario per l’emergenza rifiuti tra il 2006 e il 2007 ndr). Il
procuratore mostrò dubbi circa la
posizione di Pansa e negò il visto anche alla successiva ipotesi dei domiciliari. Ritenemmo così di mandare
la misura al gip senza la posizione di
Pansa che diventava destinatario di
un avviso di garanzia. I dubbi questa volta erano nostri visto che Malvagna, ad di Fibe, era il privato beneficiario del reato commesso da Pansa ma restava tra i 25 destinatari delle misure.
Intorno al 20 maggio 2008 comunicammo al Procuratore che anche
Bertolaso è indagato per gli stessi reati, Ebbe una reazione un po’ adirata (...). Dopo gli interrogatori del
gip, si apre una nuova fase di indagine per cui decidiamo alcune perquisizioni nei confronti della società Fibe-Impregilo e del commissariato
della Protezione Civile. Il procuratore ci consentì di effettuare la prima
ma per la seconda ci chiese cosa stavamo cercando e ci ordinò di avvisando un giorno prima. Era inutile.
Decidemmo di non procedere. (...)
mini per la richiesta di interrogatori e presentazioni di memorie difensive. Il procuratore doveva andare in ferie e, con una battuta, un
giorno ci disse: «Eh sognati però
che facciamo il rinvio per Bertolaso». In questo modo, aggiunse, tutelava la nostra indagine e il prestigio della procura. Io gli dissi come
un padre al figlio, evita di impelagarti in vicende di opportunità perchè se oggi c’è l’opportunità, ci sarà anche domani e non ne usciamo
più. Il Procuratore a quel punto disse: «Io mi prendo il fascicolo e perchè non si comprenda che lo faccio
solo per questi due, stralcerò anche gli altri che non sono stati attinti da misura interdittiva».
Lepore: «Mi spiace molto che si
dica che io abbia o stacolato le indagini. Si vuole insinuare che l’abbia fatto per salvare qualcuno.
Non è vero. Io l’ho fatto per il rispetto, mò ci vo, delle norme processuali perchè era una cosa che
non stava nè in cielo nè in terra
che uno (Bertolaso, ndr) presenta
una memoria difensiva e il giorno
dopo viene rinviato a giudizio».
Il Csm è stato investito della questione per dirimere il contrasto tra
procuratore e sostituti. E il 5 maggio 2009 produce un nota in cui si
limita a dire che «ogni revoca di fascicolo (Noviello e Sirleo non si occupano dello stralcio ndr)deve avvenire con un’adeguata e controllabile motivazione della scelta».❖
P
PARLANDO
DI...
New York
Times
L’esitodelvotoinIranciricorda«chenonpossonoesserviillusionisulgovernoiraniano e le sue intenzioni perniciose - ha scritto il New York Times, ma l’ultima cosa di cui gli
Stati Uniti o Israele hanno bisogno è un’altra guerra con un Paese musulmano. L’unica
scelta resta quella dei negoziati sostenuti da credibili incentivi e dure sanzioni».
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
11
EL BARADEI
LA FRANCIA
LUIZ INACIO LULA
Il direttore dell’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha esortato l’Iran ad accettare
l’offerta di dialogo fatta dagli Stati Uniti.
Dopo Berlino anche Parigi ha convocato l’ambasciatore per chiedere chiarimenti sullo scontro
post elettorale.
Il presidente brasiliano ha fatto sapere di voler
recarsi in Iran per incontrare il falco Ahmadinejad. Lo ha annunciato alla radio Cbn.
Foto di Behrouz Mehri/Afp
mente proibito, Khamenei ricevendo Mousavi, lanciava un segnale
piuttosto chiaro ad Ahmadinejad:
niente aggressioni, niente provocazioni poliziesche. Quanto al ricorso
contro il verdetto delle urne che secondo Mousavi sarebbe viziato dai
brogli, Khamenei assicurava che l’organismo competente, il Consiglio
dei Guardiani della rivoluzione,
l’avrebbe esaminato pronunciandosi
nel giro di dieci giorni.
Il risultato più importante per
Mousavi era il riconoscimento implicito del diritto ad esprimere in piazza il dissenso e a mostrare la forza
del movimento antigovernativo.
Mentre è difficile credere che si facesse illusioni sul giudizio del Consiglio
dei guardiani della rivoluzione circa
la validità del voto: la rielezione di
Ahmadinejad sarebbe stata definitivamente sancita.
DOCENTI DIMISSIONARI
niano, testimone oculare, afferma
che ad aprire il fuoco sono stati membri della milizia integralista Basiji,
dopo che la loro sede era stata attaccata da un gruppo di dimostranti. Impossibile sapere se gli aggressori fossero manifestanti esagitati o provocatori infiltrati fra di loro. Qualche ora
più tardi, ancora colpi di arma da fuoco, in tre diversi quartieri, nella parte nord della città. Non si sa se ci siano vittime né come si siano svolti i
fatti.
Gli eventi sono precipitati verso il
tragico epilogo serale, dopo che per
buona parte della giornata si era pensato che il conflitto politico innescato dalla disputa sulla validità del voto avesse trovato una ricomposizione pacifica. Un colloquio tra Mousavi e la Guida suprema Khamenei sembrava avere spianato la via verso una
soluzione concordata, che prevedeva il diritto dell’opposizione ad esprimere liberamente la propria protesta senza essere impedita da arresti e
aggressioni poliziesche. Benché il
corteo in centro rimanese ufficial-
Quali sbocchi avrà ora la crisi dopo i
tragici avvenimenti di ieri sera è assolutamente imprevedibile. In una situazione così tesa, il minimo incidente può avere contraccolpi pericolosi.
Gli animi sono esacerbati. Clamorosa l’iniziativa di un centinaio di docenti universitari di Teheran, che si
sono dimessi per protestare contro
un attacco ai dormitori dell'ateneo la
scorsa notte. Fra i dimissionari sarebbe Jabbedar-Maralani, considerato
il padre dell'ingegneria elettronica
in Iran. I professori hanno chiesto
che rinunci all’incarico il rettore
Farhad Rahbari, che non è stato capace di difendere la dignità dell'università e l’incolumità degli studenti.
A elezioni ormai concluse, un istituto di indagini demoscopiche americane rivela di avere previsto la vittoria di Ahmadinejad. Il sondaggio, effettuato in maggio, aveva dato Ahmadinead nettamente primo. Le intenzioni di voto in suo favore erano
addirittura doppie rispetto a quelle
per Mousavi, un margine cioè persino superiore a quello poi concretizzatosi nelle urne secondo i risultati ufficiali. «Mentre i media occidentali da
Teheran, nei giorni precedenti lo
scrutinio, parlavano di folle iraniane
entusiaste per il principale avversario di Ahmadinejad -scrivono gli autori della ricerca finanziata dal Rockefeller Brothers fund- la nostra campionatura scientifica nelle 30 province del paese dava Ahmadinejad in
ampio vantaggio». ❖
Intervista a Farian Sabahi
«Nei suoi veri piani
le elezioni del 2013»
La storica iraniana: «Il rivale di Ahmadinejad
punta a rafforzare l’opposizione
Attenti, la capitale Teheran non è tutto il Paese»
GA.B.
[email protected]
arian Sabahi, iraniana, insegna storia dei Paesi islamici all’università di Torino. Le chiediamo di aiutarci a capire cosa stia accadendo a Teheran.
F
La situazione pare in continua evoluzione. Che sbocchi può avere il movimento di protesta secondo lei?
«Essendo una storica di professione,
preferisco non ipotizzare scenari futuri. Una cosa mi pare evidente. L’esito del voto non si spiega solo con i
brogli. Mentre la campagna elettorale di Mousavi è durata tre settimane,
quella di Ahmadinejad è andata avanti per più di tre anni, durante i quali
ha elargito a destra e a manca, incrementando del 50% le pensione e del
30% gli stipendi degli insegnanti.
Inoltre 22 milioni di cittadini in più
hanno ottenuto l’assistenza sanitaria
gratuita. Tutto ciò gli ha guadagnato
consensi, anche se ha provocato la
crescita di inflazione e disoccupazione. Le proteste sono sincere, ma esiste anche un altro Iran, al di fuori della capitale, che spesso non viene considerato. Ci sono 4 milioni di nomadi
la cui scelta elettorale non è un fatto
individuale. E quando tu vedi il presidente che si sporca le scarpe di polvere per andare nei villaggi a stringere
le mani dei tuoi capi, questo basta a
orientare il tuo voto».
Lasciamo stare il futuro allora. Cosa
sta accadendo oggi ai vertici del potere in Iran?
«Un fenomeno interessante è la frattura avvenuta all’interno del sistema
istituzionale della Repubblica islamica. La propaganda di Ahmadinejad ha preso di mira figure di spicco dell’élite politico-religiosa. Le accuse di corruzione hanno messo in
serio imbarazzo il candidato riformatore Karroubi, la terza carica dello Stato Rafsanjani, grande sponsor
di Mousavi, e altri ancora, senza
escludere personaggi vicini alla Guida suprema Khamenei. Si è frantumata la coesione e l’omertà interna
all’establishment. Il blocco di forze
che fa capo ai Pasdaran è emerso
sempre più distinto ed autonomo rispetto agli altri centri di potere».
Si può allora ipotizzare che Mousavi, nel chiedere l’annullamento delle
elezioni, punti soprattutto a stabilire
un legame fra il movimento di cui è
in questo momento leader e settori
importanti dell’élite religiosa? Pur
sapendo che il voto non sarà invalidato, cerca di rafforzare le basi dell’opposizione che si candida a guidare nei prossimi anni?
«Si forse sta appunto pensando alle
presidenziali del 2013 e non all’irrealistica ipotesi di ripetere quelle appena svolte. È possibile che, come
lei dice, tenti di approfittare della
divisioni fra clero e Pasdaran. Ma
Mousavi per 20 anni è stato ai margini della politica. Non vediamo in
lui un raffinato stratega, un Andreotti iraniano. Lo stesso Khatami,
che sta dalla sua parte, viene spesso
sopravvalutato. La sua natura di riformatore è discutibile. Lo è forse
per gli standard iraniani, così come
un conservatore del calibro di Rafsanjani, in contrapposizione ad Ahmadinejad, è stato etichettato come moderato pragmatico». ❖
12
www.unita.it
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Si può
fare
Piccole e grandi
virtù
FEDERICA FANTOZZI
ROMA
[email protected]
indaco-coraggio che in
solitudine ha sconfitto
la mafia a Gela, gay dichiarato e cattolico praticante, poeta e cybernauta, lanciato al Parlamento Europeo da una messe di preferenze. Rosario Crocetta, 58 anni, è
primo cittadino della città siciliana dal 2003, quando il Tar ha capovolto un risultato di brogli e intercettazioni contro il «finocchio
comunista». Ora avvisa il Pd: «Vedo tanta bella gente per costruire
il partito. Ma basta con le appartenenze rigide: tra white e red, io chi
sarei, pink? Bisogna contaminarsi».
S
Italia
Zingaretti: non mi candido
a segretario del Pd
Serracchiani: in coppia
con Dario? Letto sui giornali
«Ringrazio i tanti che stanno sollecitando un mio impegno diretto alla candidatura a segretario Pd. Ma
confermo che non sarò candidato».
Così il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, all'ipotesi di una
sua candidatura alla segreteria del Pd.
«Un successo così non me lo
aspettavo, sapevo di avere fatto del mio meglio. Però 144 mila voti
sono davvero tanti. La vice di Franceschini? Veramente l'ho letto sui giornali». Lo dice Debora Serracchiani,
neo-europarlamentare del Pd.
Intervista a Rosario Crocetta
«Nel Pd tanta bella gente
ma basta con gli steccati
dobbiamo contaminarci»
Il sindaco di Gela: mi hanno votato non solo perché simbolo antimafia. In
questi anni ho combattuto la criminalità e dialogato con imprenditori e operai
150.368 preferenze. Se le aspettava?
«Posso dire di sì. Le avevo previste.
Su Facebook il mio profilo ha fatto
5mila contatti e ho dieci gruppi
non creati da me con migliaia di
amici».
Hafatto campagna elettorale virtuale?
«Nuove tecnologie e poesia. Ma so-
«Non sarò più sindaco
non capisco questa
incompatibilità per due
giorni a settimana
Impugnerò la norma»
prattutto stare con il corpo nella
mischia: ho fatto 120 comizi. Uno,
a Troina, a mezzanotte, con 300
ragazzi ad attendermi. Tutti mi dicevano: per vincere devi stare su
Internet. Di notte lo facevo, ma di
giorno incontravo gente. Volantinavo davanti alle fabbriche, ai mercatini, ai negozi. Tutti si stupivano
di vedere un sindaco “blindato”
tra loro. Questo mi ha portato una
simpatia incredibile».
Leiè sottoscorta, hannosventato diversi attentati. Come si vive con una
condanna a morte della mafia addosso? Piero Grasso sul “Magazine”
dice a Vittorio Zincone che ci vuole
una buona dose di fatalismo.
«Per uno come me è pesante. Io
non sono magistrato o poliziotto.
Una stretta di mano, un abbraccio
negato è dura. L’8 gennaio 2008,
giorno del mio compleanno, seppi
del piano di Cosa Nostra per eliminarmi. Mi ordinarono di mettere il
giubbotto anti-proiettile e feci un comizio indossandolo. Poi non l’ho
portato più. Fatalismo? Non so».
L’hanno votata soltanto perché è un
simbolo antimafia?
«No. Quello c’è, ho fatto scrivere
“sindaco antimafia”. Il mio slogan
era “orgogliosi di essere siciliani”.
Ma ho un programma netto: legalità, sviluppo, lavoro. Gela ha 80 mila
abitanti: era la città più distrutta dal
punto di vista urbanistico e culturale, in mano alla mafia. Ho combattuto la criminalità, realizzato opere
pubbliche, portato i conti del Comune in attivo, dialogato con imprenditori e operai. La Confindustria anti-pizzo di Ivan Lo Bello è frutto anche della mia battaglia».
Dice: mi votano gay e suore. Chi altri
vorrebbe che lo facesse?
«Ho un elettorato trasversale. Per il
70% di sinistra, il resto no. 50mila
voti vengono da destra, altri dal centro. Io sono cattolico praticante, faccio parte del comitato pastorale della mia parrocchia. Ho molti elettori
under 35, la metà sono laureati, la
maggioranza donne».
Lei ha avuto la deroga per candidarsi
pur essendo sindaco. Adesso dovrà
scegliere tra le due cariche.
«Purtroppo non sarò più sindaco,
12
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Primo Piano
Rivolta a Teheran
Le reazioni
TWITTER BATTE LA CENSURA
SIT-IN DI PROTESTA A ROMA
FRATTINI: IRAN, RESTA INVITO AL G8 DI TRIESTE
Il popolare social network ha diffuso informazioni tempestive e prive di censura sui sospetti che
hanno avvelenato il voto per le presidenziali.
Studenti iraniani con decine di cartelli con scritto
«Where is my vote?», hanno protestato ieri davanti all’Ambasciata dell’Iran a Roma.
L’Italia «mantiene l’invito all’Iran» al G8 esteri di
Trieste su Afghanistan e Pakistan. Lo ha fatto sapere il ministro degli Esteri Franco Frattini.
Foto Reuters
Il reportage
ROBERT FISK
TEHERAN
omenica a Teheran è
stata una giornata surreale, infausta, una giornata di giornali censurati e di parole e minacce
sussurrate contro l’oppositore politico di Mahmoud Ahmadinejad, Mousavi. (...)Una giornata piena di poliziotti in borghese, di posti di blocco e
di manifestazioni di sostegno del governo. Non ci sarà un’altra rivoluzione in Iran. Ma questa non è la democrazia promessa da Ahmadinejad.
D
Un poliziotto contro un manifestante in motocicletta durante gli scontri a Teheran
Il destino di un Paese
e le due facce
di Ahmadinejad
Ho incontrato il Buono e il Cattivo: da un lato elargisce i noti sorrisi
da umile lavoratore, dall’altro eccita la folla e imbavaglia la stampa
Abbiamo incontrato Ahmadinejad il Buono che ci ha fatto la predica nel corso di una conferenza stampa, che sembrava un set cinematografico, parlando del nobile, compassionevole, dignitoso e intelligente popolo iraniano. Ma abbiamo incontrato
anche Ahmadinejad il Cattivo che ha
giurato dinanzi a migliaia di sostenitori urlanti che avrebbe fatto i nomi
dei «corrotti» che si sono schierati
contro di lui in occasione delle elezioni. Non sono ancora certo di aver incontrato il presidente Ahmadinejad
sempre che si sia disposti a credere a
quel 63,62% che sostiene di aver ottenuto. Come giudicare un uomo che
per ben cinque volte parla delle elezioni presidenziali paragonandole
ad una partita di calcio e che poi –
P
PARLANDO
DI...
Congresso
Pd
«Credo che Franceschini abbia tutti i titoli e meriti di essere candidato segretario al
congresso. Io lo voterei senz'altro, ma sono argomenti che saranno affrontati dopo i
ballottaggi». È quanto afferma il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, ospite di
”'Telecamere”.
Letta: insieme a Bersani
ma la socialdemocrazia...
Sassoli: Franceschini va
riconfermato segretario
«Se viene archiviata la socialdemocrazia, come hanno fatto gli
elettori europei, e se la sua candidatura si appoggia a una nuova generazione, sono pronto a scendere in campo
a sostegno di Pierluigi Bersani». Lo dice Enrico Letta al Corsera.
«Indietro non si torna» e l'attualesegretario è riuscitoa rilanciare il progetto del partito, quindi «credoche DarioFranceschini debba essere riconfermato alla segretaria del
partito». Lo ha detto l'europarlamentare del Pd, David Sassoli.
ma non capisco questa incompatibilità per un impegno di due giorni
settimanali. Impugnerò la norma,
non voglio lasciare la mia città. Mi
si spezza il cuore. Non volevo candidarmi, ma il mandato scade nel
2011 e molti mi hanno consigliato:
senza una carica istituzionale ti uccideranno. Adesso Franceschini è
contentissimo, ma per avere la deroga è servita una petizione online».
Chi sono gli uomini nuovi del partito,
le speranze?
«Non per forza i giovani. Io ero nel
Pci di Berlinguer, non uno qualunque. Non sono mai stato marxista
né leninista ma gramsciano, con
un’idea della politica come libertà.
In questa campagna ho conosciuto
presidenti di circolo, quadri provinciali, imprenditori. Vedo tanta bella
gente con cui costruire il partito».
Perché allora si perdono elettori per
strada?
«Quello che ci frega è che siamo
troppo rigidi nell’identità storica.
Tra red e white io chi dovrei essere,
pink? Che senso ha? Ognuno ha la
sua storia ma anziché cristallizzare
La Rete
«Tutti mi dicevano:
per vincere devi stare su
Internet. Di notte lo facevo
ma di giorno volantinavo
davanti alle fabbriche»
Red, white e pink
«Tra red e white io chi
dovrei essere, pink? Chi mi
ha votato ha capito che
bisogna scoprire il piacere
della contaminazione»
le posizioni bisogna scoprire il piacere della contaminazione. Ecco: chi
mi vota lo ha capito».
I nemici la accusano di protagonismo
mediatico. È così?
«Lo dicono a chiunque prenda voti.
C’è un pizzico di invidia. Io non faccio la star tv: denuncio. Se avessi
combattuto questa guerra in segreto sarei già morto». ❖
«Tutti i miei elettori
andranno a votare
Ma Renzi ci rispetti»
Firenze, la risposta di Spini alla richiesta del candidato Pd
di esortare i suoi per il ballottaggio. «Non mi sottraggo
alla responsabilità: invito alle urne per scegliere il sindaco»
L’intervento
VALDO SPINI
aro Direttore, leggo sull’Unità un’intervista di
Francesco Sangermano
a Matteo Renzi dal titolo: “Chiedo a Spini di far
votare i suoi elettori”. Considero positivo il fatto che Matteo Renzi finalmente consideri una realtà democratica, con cui interloquire, quell’8,4%
dei voti che la mia candidatura ha
raccolto.
Sono sicuramente d’accordo con
Renzi su un punto: niente
“accordicchi”. Non ne ha bisogno lui
che di voti ne ha già tanti, non ne ha
bisogno Firenze che spera di avere
un Sindaco equilibrato e partecipe
dei problemi della città e neppure io,
in quanto, non dovendo correre al
ballottaggio non ho nulla da chiedere. Tutti ci hanno dato atto di una
campagna elettorale particolarmente brillante sui contenuti: questi sono a disposizione di un candidato sindaco che li voglia esaminare con calma e con scrupolo.
Ma veniamo al voto di domenica
prossima. Dietro il successo della
mia candidatura a Sindaco e della lista “Spini per Firenze”, c’è un appello di oltre mille cittadine e cittadini
di grande rilievo nella vita politica,
sociale e culturale. Considero quindi
i miei elettori delle personalità in grado di orientarsi da sole nel ballottaggio senza attendere prescrizioni
“dall’alto”. Ma non intendo sottrarmi alle mie responsabilità. Non solo
Il personaggio
Socialista di lungo corso
Al comune lo appoggia Rc
C
Valdo Spini, nato a Firenze nel
1946, socialista di lungo corso, è stato più volte deputato Psi, poi dell’Ulivo,ministro, infinedei Ds. Raccogliendo l’appoggio di parte della sinistra e
diRc, siè candidato asindaco diFirenze, ottenendo l’ 8,4 delle preferenze.
quindi invito tutti ad andare a votare
per il Sindaco, ma come ho già detto
apertamente a chi vuole boicottare il
referendum (che si terrà lo stesso
giorno) che la via giusta non è quella
di non presentarsi al seggio, ma quella di andare e rifiutare la scheda.
Dunque, nessun timore. La grande
maggioranza di chi ha votato “Spini
per Firenze” andrà a votare domenica prossima. Certo, a tutti noi, bruciano le bugie, (“chi vota Spini vota Berlusconi”), i ripetuti insulti che sono
inspiegabilmente continuati anche
dopo il primo turno di votazioni. Cito, per tutti, un episodio molto grave
per le sue implicazioni non solo politiche. Nel corso della trasmissione
“Telekomando”, ad una tv privata
fiorentina, l’ultima sera, quando era
impossibile smentire o correggere, il
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
13
candidato Sindaco Matteo Renzi
ha affermato testualmente: “Valdo
Spini ha con sé la gente che dice
dieci, cento, mille Nassiriya, quelli
della sinistra radicale. Io sto con i
carabinieri. Non con chi dice: dieci,
cento mille Nassiriya.”, spiegando
che questo avrebbe reso impossibile un accordo per un eventuale ballottaggio. Tale affermazione è falsa: non solo perché personalmente
ho partecipato con dolore alle esequie dei caduti di Nassiriya, ma perché Rifondazione Comunista, la
cui lista mi sosteneva, ha precisato
con una sua nota: “Alla vigilia delle
elezioni politiche del 2006 un esponente del Prc dichiarò il diritto alla
resistenza degli iracheni, l'allora segretario nazionale del Partito escluse l'esponente politico dalle candidature che si stavano definendo,
tanto che la componente che si riferiva a quell'esponente, nel maggio
del 2006 uscì dal partito per dare
vita a una nuova organizzazione”.
Dunque, per ristabilire con noi
un rapporto civile e costruttivo,
Matteo Renzi deve dare atto dell’infondatezza di questa sua affermazione e della leggerezza con cui è
stata fatta, in un nuovo clima di
chiarezza e di rispetto della diversità delle posizioni. Questo è quanto
la “sinistra radicale” (come ci ha
chiamato Renzi nel corso della
campagna elettorale) chiede al can-
REFERENDUM
«La cosa giusta è presentarsi
al seggio e rifiutare la scheda
per il referendum. Ma votare
per il sindaco». Adesso
necessario costruire
«un rapportopolitico serio».
didato Sindaco del centro-sinistra
per iniziare a costruire un rapporto
politico che è ben altro da una richiesta di posti e di poltrone. Chi
pensa ad accordi di questo tipo non
conosce né le mie battaglie politiche, né il mio elettorato e, se, mi è
permesso, ha perso forse troppo
precocemente le speranze nella politica. Grazie per l’ospitalità e molti
cordiali saluti.❖
P
PARLANDO
DI...
Washington
Post
Un sondaggio americano effettuato il mese scorso sulle intenzioni di voto degli iraniani alle elezioni presidenziali dava il presidente uscente Ahmadinejad ampiamente in
testa sul suo avversario Mousavi. Lo scriveva ieri il Washington Post, secondo cui i voti
ipotizzati per Ahmadinejad erano il doppio di quelli per Mousavi.
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
13
IL REGISTA MAKHMALBAF MANIFESTA A PARIGI
FIACCOLATA ORGANIZZATA DAL PD
LA CONDANNA DELLA MERKEL
Il regista Makhmalbaf e altri iraniani hanno protestato ieri a Parigi con striscioni contro quello che è
stato definito il «colpo di stato» delle elezioni.
Domani alle 19:00, fiaccolata davanti all’Ambasciata dell’Iran, a Roma, organizzata dal Pd, per
manifestare solidarietà agli iraniani.
La cancelliera tedesca Merkel ha condannato
gli arresti dei manifestanti in Iran, sottolineando che il governo è «molto preoccupato».
Foto Reuters
Foto Reuters
Le forze anti-sommossa non hanno risparmiato nemmeno le donne
Un sostenitore di Ahmadinejad contro una manifestante pro-Mousavi
dinanzi a noi tutti - con un filo di voce
e con il più gentile dei sorrisi lancia a
Mousavi un terribile avvertimento?
«Dopo una partita di calcio capita che
qualcuno pensi che la sua squadra doveva vincere, dopo di che esce dallo
stadio, sale in auto, passa con il rosso
e viene multato dalla polizia. Non ha
avuto la pazienza di aspettare il verde. Non mi fa piacere che ci sia qualcuno che ignora il semaforo rosso».
Abbiamo trattenuto tutti il respiro.
Poco meno di due ore dopo, dinanzi
a migliaia di persone a piazza
Val-y-Asr, abbiamo visto Ahmadinejad il Cattivo. «Ci accusano di essere bugiardi e corrotti», urlava. «Sono
loro i corrotti. Nella mia qualità di
presidente farò i loro nomi...». La folla rumoreggiava in segno di assenso.
Non c’era da stupirsene. (...) La giornata è cominciata male con l’ennesima dichiarazione pericolosa del comandante della polizia di Teheran,
Bahram Radan. «Abbiamo individuato abitazioni che fungono da basi di
criminali politici». (...) Poi c’è stata la
prima pagina del quotidiano «Etemate Melli» –Fiducia Nazionale– che appartiene ad un altro dei nemici di Ahmadinejad, Mehdi Karoubi. In cima
alla prima pagina figuravano i risultati elettorali e sotto una didascalia:
«Sui risultati elettorali, Mehdi Karou-
stano le menzogne e sono contenti
del loro destino...ma ci opponiamo ai
prepotenti e all’arroganza…. Gli iraniani non si faranno mai spaventare
dalle minacce», ha proseguito. Chiaramente Ahmadinejad aveva letto il
discorso di Barack Obama al Cairo –
tanto da sembrare a momenti la grottesca parodia del presidente americano. (...) Il discorso sembrava interminabile. Democrazia, etica, valori
umani, stato sociale, fiducia, rispetto
reciproco, giustizia, correttezza…..
Di tanto in tanto sembrava una versione aggiornata della Repubblica di
Platone con l’improbabile re-filosofo
dietro le rose bianche e rosse. Ma
c’era anche l’incomprensibile rifiuto
di fare i conti con la realtà. Quando
ho chiesto ad Ahmadinejad il Buono
se ricordava la giovane iraniana trascinata urlante al patibolo qualche
settimana prima mentre implorava
la madre al cellulare di salvarle la vita qualche secondo prima che la corda le spezzasse il collo, e se era in grado di garantire che una simile atrocità non si sarebbe mai più ripetuta nella Repubblica Islamica dell’Iran, si è
avventurato in una esegesi del sistema giuridico iraniano. «Sono contrario alla pena capitale», ha replicato.
«Non vorrei ammazzare nemmeno
una mosca. Ma la magistratura in
Sulla pena capitale
«Sono contrario alla
forca, non ammazzerei
nemmeno una mosca»
bi e Mousavi hanno rilasciato dichiarazioni che non possiamo pubblicare». Sotto la pagina era volutamente
bianca. (...) E per far capire come stavano le cose a pagina 2 del giornale
una fotografia grande come un francobollo di agenti della polizia di Teheran che correvano in una strada con
due spaventose didascalie. «La polizia per la Sicurezza Pubblica ha rilasciato una dichiarazione secondo cui
qualunque tipo di assembramento,
dimostrazione o celebrazione non autorizzati sono da considerare vietati.
Ogni assembramento è illegale e a pagarne le conseguenze saranno i candidati e i responsabili della loro campagna elettorale». Sapevamo cosa significava, tanto che ci siamo recati alla conferenza stampa di Ahmadinejad con la convinzione che ci sarebbero state altre minacce. Così è stato.
Ahmadinejad era seduto dietro
una miriade di rose bianche e rosse
con le spalle rivolte ad un poster che
ritraeva una montagna incappucciata di neve, con la bandiera iraniana
davanti a lui, la giacca alla Humphrey Bogart aperta e il suo caratteristico sorriso – il sorriso da Nazioni
Unite, da Cnn, da umile lavoratore,
da sportivo, da uomo saggio, insomma quello che conosciamo tutti – e la
consueta barba non rasata. (...) «Nei
Paesi a democrazia liberale, il popolo
viene espulso dal sistema e i professionisti si impadroniscono del potere, ma in Iran la democrazia si fonda
sull’etica». È andata avanti così per
un bel pezzo. (...) «Gli iraniani dete-
Risposte non date
Zittisce la Amanpour:
non si può fare una
seconda domanda
Iran è indipendente». E poi ha promesso che avrebbe chiesto al sistema giudiziario di rendere meno severe le pene e ha aggiunto che, a
suo giudizio, ai giudici iraniani
avrebbe fatto bene avviare un «dialogo» con i giudici americani ed europei. Ma la giovane donna giustiziata in maniera così crudele – per
un reato che potrebbe non aver
commesso – non figurava nemmeno indirettamente nella sua risposta. Eppure non era una mosca. Il
suo destino era stato deciso dal compassionevole Iran di Ahmadinejad.
E non era una mosca nemmeno
Mousavi quando Christiane
Amanpour della Cnn ha chiesto ad
Ahmadinejad il Buono garanzie sulla sua vita e su quella dei suoi sostenitori. Sulle prime nessuna risposta. Amanpour ha ripetuto la domanda. «Forse a causa della traduzione mi è sfuggito qualcosa», ha
detto sarcasticamente. «Forse le è
sfuggito il fatto che l’interprete le
ha detto che non poteva fare una seconda domanda», ha replicato Ahmadinejad. «No – ha aggiunto l’imperturbabile Amanpour – questa
non è una seconda domanda. Le sto
semplicemente ripetendo la prima!». Del tutto inutile, ovviamente.
(...). Quindi: guerra o pace? Dipende se abbiamo a che fare con Ahmadinejad il Buono o con Ahmadinejad il cattivo, suppongo.
*****
© The Independent
Traduzione di
Carlo Antonio Biscotto
14
Italia
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
p Pontida Alla manifestazione il senatur minaccia: «Noi siamo fondamentali per il governo»
p Il ministro: «Le chiamiamo associazioni di volontari, ma non abbiamo paura delle parole»
Maroni: «Vogliamo le ronde»
Bossi avverte la maggioranza
Foto Ansa
Migliaia di persone hanno partecipato al tradizionale appuntamento verde di Pontida. Una
Lega che, vittoriosa alle Europee, alza la voce: Bossi dice che
senza Lega non si governa, Calderoli chiede più potere.
ANDREA CARUGATI
INVIATO A PONTIDA
[email protected]
Una Pontida muscolare, ancora
più “celodurista” del solito. Appuntamento di buon mattino sul pratone della bergamasca per l’edizione
numero venticinque della kermesse leghista: folklore e salsicce, le
guardie verdi di Borghezio e il
“laburismo” di Zaia, la nazionale
padana sponsorizzata da Renzo
Bossi, che “a fine giugno disputerà
i mondiali dei popoli non riconosciuti”. Previste le sfide contro il
Kurdistan e l’Occitania. E il capitano dona la maglia sul palco ad un
emozionato Senatur. Bossi si entusiasma anche per il film “Il Barbarossa” di Renzo Martinelli, con Raz
Degan che fa l’Alberto da Giussano, di cui viene mostrato un promo
che sembra quasi uno spot della Lega. “Basta con Cinecittà, adesso i
film li facciamo a Milano”, tuona il
Senatur, indicando nel Martinelli,
“vero brianzolo”, una sorta di Rossellini del Carroccio. C’è pure Zuleika Morsut, miss camicia verde,
friulana di origine nordafricana,
che alla fine intona il Va pensiero e
Calderoli
Preso un quarto dei
voti. Le Regioni? Ne
vogliamo un quarto
incita alla “Padania libera”. Come
del resto fa Maroni all’inizio del
suo intervento, decisamente poco
intonato a un ministro dell’Interno: “Le ronde? Ebbene sì, le vogliamo, e le chiamiamo col loro nome,
senza pura. Ho già pronto il regolamento che consentirà di affiancar-
I ministri Zaia e Maroni sul palco di Pontida
le alle forze dell’ordine. Tutto il resto sono palle”. Sui clandestini: “La
sinistra è loro amica, noi li abbiamo
bloccati: a Lampedusa gli operatori
del centro sono senza lavoro, perché
da un mese non arriva più nessuno.
Ho dovuto trattare con Algeria, Tunisia, Libia, quasi fossi il ministro degli
Esteri: ma alla fine chi l’ha duro la
vince”.
Lo stato maggiore del Carroccio si
presenta al suo popolo con il bottino
pieno: federalismo approvato, superato il muro del 10% alle europee, i
sindaci verdi passati da 200 a 363.
“Siamo in ottantamila”, grida Roberto Calderoli dal palco, jeans corti e
abbronzatura africana. Ma è proprio
lui ai spiegare ai cronisti che “va bene festeggiare, ma bisogna soprattutto andare avanti con le riforme”. Bossi non parla per ultimo, rompendo la
IL CASO
È l’ora dei leghisti
emiliani e toscani
«Aperta una breccia»
La vera notizia del raduno di Pontida di ieri si è materializzata alle 6 di mattina all’autogrilldi ModenaNord, proprio di
fronte al grattacielo di uno dei colossi della cooperazione rossa. Un fiume di camicie verdi, manco fossimo a Varese. Leghisti con l’accento emiliano, romagnolo,
marchigiano, tutti in pullman per andare
avedere l’Umberto. Un signore è un veterano:“Anche i romagnoli nonne possono
più delle aziende che licenziano italiani
per tenersi gli immigrati in nero”. Arrivati
sul pratone, i romagnoli sono tra i più sfegatati: in prima fila dietro la transenna, a
cacciadiunbig.QuellidiMacerata,distretto delle calzature, hanno portato un pacco-dono per Calderoli. Che finalmente fa
capolino: un paio di scarpe di coccodrillo
verdi. Tra gli stand quello degli umbri: ”In
Valnerina viviamo nelle riserve, l’Umbria
sta con i fratelli del Nord”, recita il manifesto. Dal palco i colonnelli emiliani e toscanisonotraipiùincazzati.“Quellidisinistra
li abbiamo fatti neri”, urla il romagnolo
Gianluca Pini. E Claudio Morganti:”La Toscana è sempre più verde, il potere rosso
si sta sgretolando”. Il reggiano Alessandri
mostra alla base leghista il primo sindaco
verde della sua provincia, Giorgio Bedeschi di Viano: “Nella terra di Prodi e Franceschini gli abbiamo fatto un mazzo così,
nel muro rosso si è aperta una breccia,
adesso andremo avanti con i picconi!”.
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Là,
dove Volano le Aquile,
Nasce...
Così in Alto Nessuna!
C
CIFRE DA...
Gli omicidi
bianchi
474 i morti 474.820infortuni
sul lavoro
dall’inizio del 2009
(www.articolo21.info)
tradizione. Interviene prima dei
suoi ministri, per ricordare a Berlusconi che “la Lega continua a vincere, noi siamo fondamentali per governare”. Però verso il Cavaliere traballante la mano dei leghisti è tesa:
“Devo dare atto a Berlusconi che ha
mantenuto la parola, sul federalismo e sull’immigrazione ci ha dato i
voti, noi trattiamo bene chi ci tratta
bene”. E Calderoli, a proposito di un
eventuale governo istituzionale:
“Un governo che non sia quello riconosciuto dal popolo sarebbe un colpo di stato”. Già, ma il soccorso verde al Cavaliere non è a costo zero.
Calderoli fa i numeri: “Noi prendiamo un quarto dei voti del centrodestra, l’anno prossimo si vota in 13 regioni, dunque ce ne spetta almeno
un quarto”. E ancora: “La cosa anomala è che non ci siano ancora regioni guidate dalla Lega”. E Bossi:
“Lombardia e Veneto sono una grande occasione, la lega è capace di vincere”. Zaia guarda oltre: “La Lega deve contare nella stanza dei bottoni
UN BOTTINO PIENO
Superato il muro del dieci
per cento alle Europee, sindaci
verdi passati da 200 a 363:
forte dei numeri la Lega cerca
di passare all’incasso: «Ora
pensiamo alle riforme».
in Europa, anche nella Commissione. Basta far entrare quelle schifezze di merci cinesi!”. Insomma, è ora
di passare all’incasso. Bossi ha invitato a Pontida Guido Podestà, il candidato Pdl alla provincia di Milano, e
l’ha fatto pure parlare dal palco, con
tanto di fazzoletto verde al collo. “La
Lega tratta, anche se non c’è un nostro uomo vogliamo un presidente
che ci ascolti, quello di prima (Penati, ndr) ha bloccato la bretella Brescia-Bergamo-Milano”. Il milanese
Matteo Salvini (“Padania is not
Italy” sulla maglia) scorta il candidato tra la gente. Un ragazzo dello staff
di Podestà intona un coretto
(“Podestà, Podestà”), ma nessuno lo
segue. Tocca prendere in braccio un
bambino, ma gli animi non si scaldano. “Ogni voto è determinante, il verde ce l’ho nel cuore”, supplica il candidato, che dal palco abiura alla linea di Silvio: “Al referendum non voterò”. Applausi. Di Penati, però, nessuno qui parla male. Mentre una camicia verde in prima fila aizza i big:
“Formigoni fuori dalle balle”.❖
avvenuti nei
luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno a
oggi in Italia.
Referendum,
se il ministro
spiega come
«non votare»
Una guida al voto d’eccezione per il
popolo leghista riunito ieri a Pontida.
Un ministro dell’Interno, Bobo Maroni, che dal palco della kermesse del
carroccio ha invitato gli elettori che
andranno alle urne per i ballottaggi a
non ritirare la scheda del referendum
sulla legge elettorale. Ma non si è fermato qui: «Darò istruzioni precise ai
presidenti dei seggi perché non facciano i furbi. Faremo mettere dei cartelli chiari in tutti i seggi, in modo che
tutti sappiano che è un diritto non ritirare quella scheda. Per noi leghisti è
anche un dovere». «Fate attenzione a
non sbagliare», dice Maroni al suo popolo. «Quando andate a votare per i
ballottaggi dovete dire chiaramente
al presidente di seggio: “Io non voglio la scheda per il referendum»” Anche i nostri rappresentanti di lista verranno istruiti». Il collega ministro Calderoli batte e ribatte su questo tasto:
«Se il referendum passasse sarebbe
la fine della democrazia». E l’annuncio di Fini che voterà sì? «Buon per
lui, se è convinto che sia la cosa giusta fa bene a farlo», risponde Calderoli. Dura la reazione del presidente del
comitato referendario Giovanni Guz-
Calderoli
Per l’autore della legge
elettorale: «La fine della
democrazia se passasse»
IL SITO INTERNET DEL CARROCCIO
zetta: «Noi non ci sentiamo sicuri in
un paese in ci il ministro dell’Interno
lancia delle intimidazioni ai presidenti di seggio. Maroni non si comporti
come il ministro di una repubblica
delle banane: taccia e agisca solo attraverso atti ufficiali, senza strumentalizzare il ruolo che ricopre». Ruvido anche Mario Segni: «Bossi non
vuole il bipartitismo per chiedere
sempre di più e magari poi fare la crisi di governo. Se vince il sì la Lega perde il potere di ricatto».Anche Ignazio
La Russa ieri è tornato a schierarsi
per il sì, pur precisando: «Non sto facendo campagna perché sono impegnato nei ballottaggi. Ma oggi quel
referendum non ha più la stessa importanza perché la semplificazione
del sistema politico l’abbiamo già fatta con la nascita del Pdl». Massimo
D’Alema commenta: «Dopo la ritirata di Berlusconi, suggerita dalla guardia pretoriana Bossi, mi sembra difficile che possa vincere il sì...».
www.leganord.org
ANDREA CARUGATI
WWW.UNITA.IT
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
15
Pacchetto sicurezza
L’allarme del Csm:
rischi senza controllo
Il giudice ricorda che il Consiglio superiore della magistratura
espresse dubbi: deroga al principio che assegna allo stato
la tutela dei cittadini, discrezionalità, mancanza di requisiti
Il parere
LIVIO PEPINO
a qualche tempo la cronaca propone immagini che ci saremmo augurati di non rivedere
mai più: camicie nere,
verdi, grigie; ragazzi e uomini già
condannati per aggressioni e manifestazioni di odio razziale che esibiscono immagini e simboli di un passato
orrendo e via seguitando. A ciò conducono le «ronde», dichiaratamente
costituite per concorrere alla tutela
della sicurezza pubblica ma, intanto, sempre più spesso collegate con
questa o quella forza politica. La storia ci insegna dove porta la china.
Gli antidoti contro questa proliferazione ci sarebbero, anche sul piano
giuridico, ma la maggioranza, anziché utilizzarli, si accinge addirittura
- sotto la spinta leghista - a «legalizzare» ronde e associazioni consimili: con un disegno di legge governativo già approvato dalla Camera, dopo averci invano provato con un decreto legge.
D
I pericoli di questa operazione sono stati segnalati dal Consiglio superiore della magistratura in un parere
del 2 aprile scorso nel quale, dopo
avere espresso una critica di fondo
alla «deroga al principio che assegna
all’autorità pubblica l’esercizio delle
competenze in materia di tutela della sicurezza, escludendo che questa
possa essere affidata ai privati» osserva: «La perplessità di ordine generale è accentuata dalla finalità attribuita alle associazioni volontarie,
che è quella di “segnalare alle Forze
di polizia dello Stato o locali, eventi
che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di
disagio sociale”. L’elevato tasso di discrezionalità, già insito nella segnalazione di un danno solo potenziale
alla sicurezza urbana, diventa ancora più ampio con riferimento alle si-
tuazioni di disagio sociale, espressione talmente generica da poter
giustificare le segnalazioni più disparate. (La norma) non prevede
un effettivo controllo sull’attività
realmente svolta dalle associazioni e (...) suscita ulteriori perplessità in considerazione della genericità e delle lacune contenute nel testo. Basti pensare alla mancata previsione che le associazioni non debbano avere né natura né finalità di
ordine politico, in considerazione
del divieto, posto dall’art. 18, comma 2, Costituzione, di costituire associazioni che, anche indirettamente, perseguano scopi politici
mediante organizzazioni di carattere militare (per la sussistenza delle quali in base al decreto luogotenenziale n. 43/1948 sono sufficienti un’organizzazione di tipo gerarchico analoga a quella militare e la
dotazione di uniformi). Altrettanto si dica per l’assenza di ogni requisito negativo, preclusivo della partecipazione alle associazioni, come quelli di essere stati condannati per reati di violenza o per il compimento di atti di discriminazione
per motivi razziali, etnici, naziona-
LA RUSSA FRENA
«Sono contento che anche le
Lega abbia avuto un grande
successo. Non dimentichiamo
però che il Pdl ha preso più voti della somma di quelli che
avevano An e Fi».
li o religiosi. Infine la doverosa precisazione che i cittadini debbano
essere “non armati” non è tale da
fugare ogni dubbio sull’utilizzazione di strumenti, non definibili armi
in senso proprio, ma comunque atti a offendere e a compiere atti di
coercizione fisica». Il parere non lascia dubbi. Forse sta anche qui una
delle ragioni della crescente insofferenza del governo e del ministro
Alfano nei confronti del Csm.❖
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
15
FOGLIETTONE
Giuliano Capecelatro
[email protected]
Tutto merito di ECLSS, una macchina che rende l’urina potabile. Un’apparecchiatura
costosissima, che consentirà di abbattere il prezzo dell’acqua per le stazioni spaziali
E TRA LE STELLE
SI BRINDA CON LA PIPÌ
Disegno di Fabio Magnasciutti (Tecnica: digitale)
eve esserci stato un momento di comprensibile imbarazzo. Sguardi che si incrociano, domande abortite a fior
di labbra, che si rifugiano tra
le circonvoluzioni del cervello: la mia, la sua? O di quell’altro che neppure mi è tanto simpatico? Poi i tre contenitori di plastica si sono levati. Il liquido trasparente, inodore e insapore, è scomparso velocemente nelle gole spalancate, ma ancora un po’ riluttanti. E un urlo liberatorio ha sigillato l’inconsueto brindisi: «Grande!»
Batti e ribatti, i capoccioni della Nasa, l’agenzia
spaziale americana, avevano fatto centro. Da qualche giorno approvvigionarsi di acqua lungo le rotte siderali non rappresenta più un problema. Una
complessa apparecchiatura ricicla qualsiasi vapore aleggi a bordo: dalle docce alla traspirazione
del corpo. Per finire alla preziosa, aurea sostanza
che anche i tre astronauti chiamati al brindisi sulla
Iss (International Space Station), come ogni essere umano, portano sempre addosso: la loro stessa
D
pipì. L’urina, protagonista di un viaggio che l’aveva
ricondotta alle origini, quando non era che l’umile,
imprescindibile acqua.
Tutto merito di ECLSS. Che non è un parente
misconosciuto di ET, ma l’acronimo di Environmental Control and Life Support. In parole povere, una
macchina, nata nelle viscere del Marshall Space Flighty Center di Huntsville, in Alabama, in grado di
operare la scomposizione in fattori primi dell’urina
fino a renderla potabile. Un’apparecchiatura costosissima, 250 milioni di dollari, che consentirà però
di abbattere il prezzo dell’acqua per le stazioni spaziali. Salito, è il caso di dire, alle stelle. Oltre quattromila dollari al litro. E, anche se ECLSS è grande più
o meno quanto due capaci frigoriferi, di avere un
minor ingombro e poter ospitare più astronauti.
Quando ECLSS si mette all’opera, per prima cosa si
incarica di far bollire l’urina, che accantona residui
solidi, anidride carbonica e si trasforma in vapore;
che sarà distillato, raffreddato e di nuovo condensato fino a riacquistare lo stato liquido. Ma libero da
ogni impurità, limpido come acqua sorgiva. L’obiet-
www.officinab5.it
tivo attuale è riuscire a produrre una ventina di
litri al giorno. Ci si spaccavano la testa da numerosi anni, gli scienziati dello spazio. Già nel ’93 aveva preso forma un primo modello. Mentre un occhio indiscreto era puntato sulla Russia. La sfida
spaziale, continuazione con altri mezzi delle sfide
geopolitiche, va avanti senza sosta. Per malandata
che sia, dopo la caduta del muro e lo sfaldamento
dell’impero sovietico, la Russia non ha mai smesso
di perseguire una politica di potenza anche sullo
scacchiere intergalattico. Nella corsa al riciclaggio
dell’urina, gli scienziati russi si erano mossi prima
ed erano qualche passo più avanti. Con il festoso
brindisi sull’Iss, gli americani dovrebbero aver recuperato lo svantaggio. Ma ECLSS va messo a punto, registrato. Nei primi giorni ha fatto sudare freddo ingegneri a terra e astronauti nella stazione.
Dopo un avvio effervescente, e tre litri e mezzo di
urina riconvertita in acqua, ha preso a balbettare,
si è inceppato. Minuzie. La strada è segnata. E chissà se, al di là delle questioni di prestigio, ECLSS
non vorrà dare una mano anche per combattere i
giganteschi problemi idrici dell’umanità.❖
16
Italia
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
p Nel fascicolo dei pm milanesi né indagati né ipotesi di reato. Violazione della legge Scelba?
p D’Alia (Udc) : il governo le vieti. Saya (Msi) attacca il pm Spataro: «Vuole sovvertire lo Stato»
La procura indaga sulle Ronde Nere
Guardia Nazionale: «Andiamo avanti»
Foto Ansa
il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro ha chiesto alla Digos accertamenti sulla Guardia Nazionale. Aperto
un fascicolo d’inchiesta. L’allarme dei sindacati di polizia non
frena il ministro Maroni.
MASSIMO SOLANI
ROMA
[email protected]
Le aquile imperiali e le divise con i
simboli nazisti non sono passate
inosservate. La procura di Milano,
infatti, ha deciso di aprire un fascicolo di inchiesta sulla Guardia Nazionale Italiana presentata sabato
nel corso di un convegno del Nuovo
Movimento Sociale Italiano. Il procuratore aggiunto Armando Spataro, capo del pool antiterrorismo, in
accordo con il sostituto Manlio Minale ha disposto nuovi accertamenti sulla cosiddette “Ronde Nere” affidando l’incarico agli agenti della
Digos milanese. Nel fascicolo d’inchiesta, stando alle indiscrezioni,
non ci sarebbe ancora iscritto il nome di alcun indagato nè sarebbe stata ancora formulata una ipotesi di
reato. Anche se, a quanto è dato sapere, l’accusa potrebbe essere formalizzata presto e sarebbe quella di
violazione delle legge Scelba che
punisce la ricostituzione del disciolto partito fascista e l’apologia del fascismo.
Ipotesi investigative che non sembrano turbare i responsabili della
Guardia Nazionale. «La nostra è
una onlus regolarmente registrata,
come prescrive la legge, e non crediamo ci possa essere alcun tipo di
reato», ha infatti ribattuto ieri il vicepresidente della Guardia nazionale italiana Maurizio Monti. «È una
inchiesta assurda», ha invece tuonato Maria Antonietta Cannizzaro,
presidente dell’Msi e moglie di Gaetano Saya. Che nel luglio del 2005
fu arrestato per la vicenda del Dipartimento studi strategici antiterrorismo, una sorta di servizio segreto
parallelo con entrature al Viminale,
e che ieri dal suo sito Internet attaccava Spataro («un pagliaccio», «un
cialtrone», «un comunista everso-
Saluto romano al convegno dell’Msi nel corso del quale, sabato, è stata presentata la Guardia Nazionale
4 aprile
Due mesi fa l’inchiesta
denuncia de l’Unità
Fu l’Unità la prima a parlare del
pericolo delle “ronde nere” raccontando della creazione della Guardia Nazionale nell’edizione del 4 aprile scorso.
re») preannunciando contro di lui
una denuncia per «associazione per
delinquere finalizzata alla cospirazione politica e all’eversione contro le
leggi e le istituzioni dello stato».
Tutto questo clamore non sembra
però turbare il ministro dell’Interno
Roberto Maroni che ieri da Pontida
ha rilanciato: «Le abbiamo sempre
chiamate associazioni di volontari
per la sicurezza. Ma ora chiamiamole
col loro nome - ha gridato alla folla
del raduno leghista - Ebbene sì vogliamo le ronde». Del resto, ai tempi del
governo provvisorio della Padania,
era proprio Roberto Maroni ad occuparsi del reclutamento delle “camicie
verdi”.
Di certo, il progetto delle ronde
non piace in primis agli operatori di
polizia che ieri sono tornati a criticare il progetto governativo: «Nessuno
potrà impedire le ronde “fai da te” ed
assisteremo ad un proliferare dello
spontaneismo nella vigilanza sul territorio - è l’allarme lanciato ieri dal
segretario nazionale dell’associazio-
ne Funzionari di Polizia, Enzo Letizia - C’è, dunque, il rischio di una
concorrenza con derive imprevedibili, poiché i partiti, i sindacati o benefattori dal passato oscuro potranno pagare le loro ronde». Di certo
c’è che il caso della Guardia Nazionale approderà presto in Parlamen-
Gli insulti di Saya
Spataro? «Pagliaccio
e comunista eversore
Adesso lo denuncio»
to visto che il capogruppo al Senato
dell’Udc, Giampiero D’Alia, ha annunciato di voler presentare un’interpellanza per chiedere al governo
«di vietarle per motivi di pubblica
sicurezza». ❖
IL LINK
IL SITO DELLE RONDE NERE DELL’MSI
www.guardianazionaleitaliana.org
16
www.unita.it
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Italia
LE TAPPE DEL CONGRESSO
Foto di Andrea sabbadini
p C’è la data e il percorso. Il voto aperto a tutti, ma dopo la «selezione» del congresso
p Migliavacca: «Queste sono le regole». Concia: un errore, così si dissuadono gli outsider
Il 25 ottobre
si sceglierà
con le primarie
il segretario Pd
Sarà la Direzione del 26 a decidere, ma al Nazareno l’ipotesi è
questa: il congresso Pd sarà la
seconda domenica di ottobre,
l’elezione del leader la quarta.
Alla sfida delle primarie partecipano i tre più votati dal partito.
SIMONE COLLINI
ROMA
[email protected]
Il congresso del Pd si svolgerà dal 9
all’11 ottobre (la città più quotata è
al momento Roma). E due settimane dopo, domenica 25, ci saranno
le primarie che eleggeranno il nuovo segretario del partito. Manca la
formalizzazione, ma sono queste le
date su cui stanno ragionando i vertici Democratici.
Il regolamento che definisce scadenze e norme per scegliere il prossimo leader del Pd è pronto. Si tratta di
un documento piuttosto breve, messo a punto dal responsabile Organizzazione Maurizio Migliavacca dopo
una serie di consultazioni e che dovrà essere discusso e votato alla Direzione del 26 giugno. Ieri è stato mostrato ai segretari regionali, che non
hanno sollevato obiezioni sostanziali. Ma l’atmosfera nel Pd non è delle
migliori, il totonomine che impazza
mal si concilia con la richiesta di moratoria fino ai ballottaggi invocata da
Dario Franceschini e le norme che regolano l’iter congressuale rischiano
di surriscaldare ancora di più gli animi.
L’ELEZIONE IN DUE TEMPI
Perché poi un regolamento può apparire qualcosa di noioso e burocratico,
ma condiziona in maniera determinante il corso degli eventi. E le sole
prime indiscrezioni trapelate dal Nazareno hanno fatto scattare l’allarme
tra quanti - come i cosiddetti giovani
“piombini” - puntano ad eleggere un
segretario di totale rinnovamento,
svincolato da cordate e patti tra correnti.
L’elezione del prossimo segretario
del Pd passa infatti per un doppio voto. Gli iscritti al partito, a partire dai
Nicodemo Oliverio
«Giusto che gli iscritti
dicano qualcosa
in più degli altri»
congressi di circolo, passando per
quelli provinciali fino ad arrivare al
congresso nazionale - che da Statuto
viene definito «Convenzione nazionale» - votano i candidati alla segreteria.
Potranno partecipare soltanto
quelli che prenderanno la tessera Pd
entro il 21 luglio, mentre per correre
alla leadership bisognerà formalizzare la discesa in campo entro il 31 lu-
glio. Verrà applicata la norma statutaria per cui le candidature a segretario
devono essere sottoscritte «da almeno il 10% dei componenti dell’Assemblea nazionale» o «da un numero di
iscritti compreso tra 1500 e 2000, distribuiti in non meno di cinque regioni»: per evitare l’incontrollato proliferare delle candidature, sostengono i
vertici del Pd a prescindere dal posizionamento precongressuale; per evitare le candidature degli outsider, lamentano i “quarantenni”, che all’indomani della Direzione si ritroveranno al Lingotto per pianificare una
strategia d’attacco.
Ma c’è un altro elemento di frizione. Il congresso (o Convenzione) servirà per discutere le piattaforme politico-programmatiche in campo e alla
fine selezionerà soltanto i tre candidati più votati, che dovranno poi sfidarsi alle primarie aperte a tutti gli
elettori del Pd. Sarà questo voto, che
da Statuto dovrà svolgersi «entro e
non oltre la domenica successiva al
secondo lunedì di ottobre del 2009»
a decidere chi sarà il nuovo segretario del Pd.
La data verrà stabilita dalla Direzione del 26, ma al Nazareno stanno
pensando di scartare domenica 18 ottobre e di far approvare uno slittamento di sette giorni. Il congresso infatti, per consentire un’adeguata discussione degli iscritti dopo l’estate,
dovrebbe svolgersi nel secondo fine
settimana di quel mese, e quindi le
primarie verranno fissate molto pro-
P
PARLANDO
DI...
Digitale
terrestre
Nella notte tra domani e dopodomani, nel Lazio, Raidue e Retequattro passano al
digitale terrestre, non saranno più visibili senza un decoder o una tv di nuova generazione.
Diverse segnalazioni arrivano dal quartiere romano del Portuense per l’improvvisa sparizione di RaiDue anzitempo.
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Caccia al pellet
radioattivo
sequestrate oltre
10mila tonnellate
Attesi per oggi i risultati sulla
pericolosità per l’uomo delle ceneri
prodotte da stufe che hanno utilizzato i pellet radioattivi sequestrati sabato in 11 regioni (per complessive
10.000 tonnellate di materiale). Intanto, ieri, un altro sequestro dell’eco-combustibile è avvenuto nel
bolognese. È l’Arpa della Valle d’Aosta che, in collaborazione con il nucleo Nbcr dei vigili del fuoco valdostani, sta testando i campioni di
eco-combustibile contaminato con
Cesio 137 sequestrato sabato. I riscontri scientifici saranno consegnati alla procura delle Repubblica di
Aosta che sta coordinando, assieme
alla squadra mobile della questura,
l’operazione.
L’eco-combustibile in questione,
che in alcuni casi ha fatto rilevare
una radioattività cinque volte superiore alla soglia di tollerabilità, fa
parte di una partita - non completamente contaminata - di 10mila tonnellate giunte dalla Lituania nell’autunno scorso e distribuite da un importatore di Varese. L’operazione è
partita dalla segnalazione di un ao-
17
Foto Ansa
Guidava ubriaco, uccide tre persone sulla statale ionica
È piombato su di loro con la sua auto,
senza neanche accorgersi della loro presenza sul ciglio
della strada perchè le persone erano scese dalle auto dopo un lieve scontro. Natale Aloe, 50 anni, era a bordo della sua Bmw e andava veloce. Li ha falciati, provocando
una strage: tre morti e tre feriti, uno dei quali grave. Ades-
COSENZA
so è in carcere. Nel suo sangue gli agenti della polizia stradale hanno trovato un tasso alcolico superiore di tre volte rispetto a quello consentito dalla legge. Teatro dell’ennesima tragedia la statale 106 ionica. Le vittime sono 2
ventenni di Corigliano, Francesco Pietrafitta e Dario De
Luca, e Vincenzo Ciliberti, di 44, di San Lorenzo del Vallo.
L’appello della Coldiretti
Investire su produzione
di energia rinnovabile
della nostra agricoltura
Top News
INCIDENTI
stano che si era rivolto ai vigili del
fuoco dopo che si era accorto che i
pellet acquistati non bruciavano bene. E ieri altre 23 tonnellate di pellet
sono state sequestrate dalla squadra Mobile della questura di Bologna in un’azienda a Ponte della Venturina, una frazione di Granaglione
sull’Appennino al confine con la Toscana. Il sequestro è stato compiuto
nell’ambito delle indagini disposte
in tutta Italia. Il materiale è stato affidato in custodia giudiziale al titolare della ditta. Alla luce del sequestro, la Coldiretti invita ad investire
sulla produzione di energia rinnovabile dell’agricoltura italiana che «è
ottenuta per oltre il 70% da biomasse combustibili dove sono completamente assenti i rischi di contaminazione nucleare». L’organizzazione
agricola sottolinea inoltre che lo sviluppo delle energie rinnovabili prodotte nelle campagne italiane può
triplicare nei prossimi dieci anni,
per raggiungere una percentuale
dell’8% del totale, pari a 15,5 milioni di tonnellate di petrolio equivalente. ❖
Montagna
VACANZE
Turisti in pedalò
avvistano cadavere
Un fine settimana pesante per la montagna: quattro
persone sono morte e diverse sono
rimaste ferite. In Trentino, un alpinista di 50 anni è deceduto dopo
una caduta sulla Vedretta Nord,
che conduce a Cima Brenta.
Un’escursionista inglese di 60 anni è precipitata da una ferrata nel
nel comune di Livinallongo.
Un uomo senza vita in mare, davanti
alla scogliera tra la Baia Blu e San Terenzo, nel comune di Lerici. Ad avvistareil corpo che galleggiava sbattendocontro gli scogli,sono stati due turisti a bordo di un pedalò che hanno dato l’allarme. Si tratta di Franco Riccomi,60 anni, mercanted’arte e coinvolto in una truffa di quadri falsi. Era figlio dell’ex sindaco di Montecatini Lenio Riccomi.
ROMA
CAMORRA
Faida tra clan
Feriti padre e figlio
Quartieri spagnoli, Napoli: torna la
faida tra clan. L’ultimo episodio l’altra notte: feriti un ragazzo di 15 anni
e suo padre. La versione fornita alla
polizia, è quella della «punizione»
per aver reagito ad un tentativo di
rapina. Ma forse, c’è di più. Prima il
15 enne ferito: «Hanno provato a rapinarmi lo scooter», poi nello stesso
ospedalearriva il padre, anche lui ferito con un colpo d’arma da fuoco.
SCUOLA
Esami
ROMA
Settimana cruciale per
i circa 600 mila studenti che devono
sostenere gli esami di terza media.
Il calendario delle prove, sia scritte
sia orali, è deciso da scuola a scuola.
In gran parte degli istituti gli esami
cominciano oggi. Il primo scritto è
sempre il tema di italiano. A seguire, matematica, lingua straniera e
prova Invalsi. Poi gli orali.
Madre e figlia
scomparse
Giallo a Viterbo
VITERBO
S’infittisce il giallo
della scomparsa di Tatiana Ceoban, di 36 anni e della figlia Elena,
di 14, moldave, svanite nel nulla il
30 maggio scorso a Gradoli, un piccolo paese vicino al lago di Bolsena in provincia di Viterbo. Le due
donne sono state viste l’ultima volta in un negozio del paese, dove
avevano acquistato un videocassetta per riprendere la recita scolastica di fine anno di Elena, fissata
per il giorno successivo. Ma la sera, rientrando in casa, il convivente di Tatiana, Paolo Esposito, di 44
anni, ha trovato la videocassetta e
lo scontrino del negozio ma della
compagna e della figlia non c’era
più traccia. Contattati i parenti residenti in Moldavia, ma hanno risposto di non saperne nulla. Il pm
ha contestato alla donna il reato di
abbandono di minore: ha lasciato
a casa la fgilia di 5 anni avuta dal
convivente ma ha anche aperto un
fascicolo contro ignoti. ❖
C
21
CIFRE DA...
Gli omicidi
bianchi
477 i morti 477.754infortuni
sul lavoro
dall’inizio del 2009
(www.articolo21.info)
luglio Si chiude il
tesseramento del Pd in
vista della Convenzione nazionale
(il «vecchio» congresso).
babilmente per domenica 25 ottobre.
PARTITISTI E PRIMARISTI
Se l’accordo su date e slittamento
non mancherà, in Direzione rischia
invece di aprirsi una discussione sulle norme che regolano l’elezione del
segretario. Già all’epoca della stesura dello Statuto avevano innescato
un’accesa discussione tra quelle che
erano state definite anima
“partitista” e anima “primarista” del
Pd. Dice oggi Anna Paola Concia facendo riferimento al fatto che alle primarie vanno soltanto i tre più votati
al congresso: «Se vengono confermate queste regole, siamo di fronte a un
tentativo di dissuadere eventuali outsider. È un errore, non bisogna chiudersi, avere paura». La deputata Pd,
“piombina” della prima ora, sarà al
Lingotto il 27. «Lì ragioneremo anche sull’opportunità di chiedere una
modifica del regolamento, se approvato così com’è il 26. Non mi piace né
un partito solo delle tessere né solo
delle primarie, ma le regole devono
consentire un congresso in cui si discuta di contenuti, che garantisca il
coinvolgimento, un congresso vero,
non risolto prima ancora di iniziare».
Un allarme non condiviso da Migliavacca: «Vorrei dare un contributo
31 luglio
Data ultima per
candidarsi alla
segreteria del Pd
alla stabilità di questo partito, non alla confusione. Possono piacere o meno, ma queste sono le regole e non si
cambiano quando la partita è già cominciata. Al Pd serve un congresso in
cui la competizione sia non sui nomi
ma sulle risposte da dare al paese».
Linea condivisa da Nicodemo Oliverio, per il quale quella trovata è «una
buona mediazione per garantire sia
un percorso interno al partito che
l’apertura a tutti i cittadini». Più numerose candidature alle primarie, sostiene l’ex responsabile Organizzazione della Margherita, avrebbero determinato «una frammentazione che
avrebbe favorito il candidato più forte». E poi, si domanda, «per quale motivo uno si dovrebbe iscrivere al partito se non per dire una cosa in più anche per la scelta del candidato segretario?».❖
avvenuti nei
luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno a
oggi in Italia.
31
luglio La data ultima
per la presentazione
delle candidature alla segreteria
del Pd.
Tesseramento
Marantelli
sostituito
da Balzo
Vanio Balzo
A febbraio gli iscritti al Pd erano 376 mila in tutta Italia. Oggi dati
più aggiornati, spiegano al Nazareno, non ce ne sono. Anche perché, si
viene a sapere ora al quartier generale del partito, nel frattempo c’è stato
un passaggio di consegne e poi una
campagna elettorale che ha imposto
l’ordine delle priorità.
L’avvicendamento è passato piuttosto sotto silenzio ed è curioso, perché l’incarico non è proprio dei più
marginali, soprattutto con il congresso tra pochi mesi. Fatto sta che Daniele Marantelli non è più il responsabile tesseramento del Pd. L’incarico, a quello che scherzosamente i
compagni di partito definiscono il
«leghista rosso», per via delle sue origini varesine e del suo credo federalista, era stato affidato da Veltroni.
Dopo le sue dimissioni, Franceschini
ha atteso un po’ di tempo e poi ha
scelto per quell’incarico Vanio Balzo. Veronese, 50 anni compiuti tre
mesi fa, Balzo già lavorava nell’area
Organizzazione del Pd (e prima ancora in quella Ds). «Sicuramente nei
circoli di lavoro se n’è fatto in queste
settimane, ma con le primarie per
scegliere i candidati delle amministrative e poi con la campagna elettorale non mi sono permesso di chiedere dati e fare calcoli», spiega. Dopo i
ballottaggi, assicura il neoresponsabile del tesseramento, «ci sarà un’accelerazione». Anche perché di tempo non ce n’è tanto, visto che la data
ultima utile per partecipare al congresso è dopo appena 30 giorni.
S.C.
11
Ottobre Finisce la
Convenzione dei Democratici
con il varo delle candidature alla
segreteria del partito.
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
25
17
ottobre con le
primarie, i cittadini
sceglieranno il segretario tra i
candidati emersi dalla
Convenzione.
Bologna, Cazzola tira
in ballo la ex di Delbono
Dopo l’affaire del «corvo» che
ha fatto riemergere il patteggiamento per evasione fiscale di Alfredo Cazzola (Pdl), nella campagna che lo vede contrapposto a Flavio Delbono
(Pd), ecco affacciarsi la sfera personale. Alle 8.30 di ieri mattina ai microfoni di «Radio Città del capo» l’ex
presidente del Bologna calcio è entrato a gamba tesa sulla vita privata del
suo avversario politico, alludendo alla «signora Cinzia che è la sua ex compagna e che ha tantissimo da dire in
merito alla moralità di Delbono». Ac-
cuse vaghe spiegate meglio nel pomeriggio a È-tv: «Per quello che ne
so io, per quanto riguarda vita, viaggi e spese ci sono state condizioni
che non attenevano a un corretto
utilizzo di denaro pubblico», ha
chiarito. Secca la risposta di Delbono: «Accuse totalmente false. Per
Cazzola fare politica è unire la calunnia all’offesa. È uno stile che mi
fa vomitare, una ragione in più perché non diventi sindaco». Seguirà
una querela e lo stop agli altri faccia a faccia previsti. ❖
18
www.unita.it
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Mondo
Teheran i sostenitori del candidato d’opposizione Mir-Hossein Mousavi durante gli scontri di piazza
p Ahmadinejad celebra la rielezione davanti a migliaia di sostenitori nel centro di Teheran
p Mousavi si appella al Consiglio dei guardiani della rivoluzione: il voto non è valido
Iran, insiste
l’opposizione
«Annullate
il voto»
Scontri fra militanti filo-governativi ed oppositori a Teheran.
Ahmadinejad festeggia in piazza la vittoria. Mousavi esorta i
suoi a continuare le proteste e
chiede ancora l’annullamento
del voto.
GA.B.
[email protected]
Mir Hossein Mousavi non cede.
Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra
Rahnavard nega che sia agli arre-
sti domiciliari, ma un membro del
suo staff sostiene che «lo è di fatto»,
nel senso che gli è impedito uscire di
casa. E tuttavia continua a inviare
messaggi ai seguaci utilizzando il
suo sito internet che ieri era nuovamente agibile. «Continuate le proteste in modo pacifico e legale», raccomanda il leader dell’opposizione. E
annuncia di avere «presentato ufficialmente al Consiglio dei guardiani
della rivoluzione la richiesta di annullare il voto».
Teheran è stata teatro anche ieri
di cortei e raduni dei militanti rifor-
matori, infuriati per quello che considerano un furto elettorale perpetrato con brogli massicci. Spesso i
manifestanti anti-governativi sono
stati affrontati dalla polizia anti-sommossa. Ci sono stati anche
scontri con i sostenitori di Ahmadinejad, ma fortunatamente sino a sera non venivano segnalati episodi di
violenza gravi. Un numero imprecisato di oppositori sono stati fermati
anche ieri, mentre alcuni dirigenti
che erano stati arrestati sabato, sono stati rilasciati. Tra loro Reza Khatami fratello dell’ex-capo di Stato.
TRIONFO IN PIAZZA
Ma ieri è stata anche la giornata del
pubblico trionfo per il capo di Stato,
riconfermato per altri quattro anni
alla guida del paese sull’onda di una
percentuale di consensi altissima:
62,3%. In piazza Vali Asr fra lo sventolio delle bandiere nazionali color
rosso, bianco e verde e gli appalusi
scroscianti della folla, Ahmadinejad
ha respinto le accuse di frode: «Certa gente vuole la democrazia solo
per il proprio personale vantaggio.
La riconoscono solo finché il risultato del voto li favorisce».
La mobilitazione anti-governativa dilaga lontano da Teheran. Notizie di dimostrazioni arrivano da Tabriz e Orumieh, nell’Azerbaigian iraniano, da Hamadan, Rasht, Ahvaz,
Isfahan. Tabriz è la città natale di
Mousavi, ma anche lì lo spoglio delle schede gli ha riservato una brutta
sorpresa. Ammesso che sia stato tutto pulito e regolare, Mousavi è stato
sonoramente sconfitto anche in
quella che considerava per ragioni
anagrafiche una sua roccaforte.
Il Consiglio dei guardiani della rivoluzione, ai quali si è appellato
Mousavi affinché non convalidino il
voto, sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica,
Manifestazioni
Scontri tra fazioni
nella capitale
Proteste in altre città
composta di illustri teologi. Sabato
Mousavi aveva sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali
Khamenei e le autorità religiose della città santa di Qom. Queste ultime
sono rimaste silenti. Khamenei ha
invece emesso una dichiarazione
che avalla sostanzialmente la validità delle elezioni. Mousavi sembra inseguire un disegno, non si sa quanto
realistico ed efficace, di inserire un
cuneo nello schieramento conservatore. L’intenzione è spingere le istituzioni politico-religiose ad agire
contro gli organismi di matrice lai-
18
Italia
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
p L’ex segretario Pd lancia una grande iniziativa per il 2 luglio nella Capitale
p Appello su Facebook Con Franceschini anche Cofferati e Sereni. Chiamparino: non mi schiero
Veltroni
«Non si torna
indietro, sto
con Dario»
Foto Ansa
Una lettera su facebook per rilanciare il progetto del Pd disegnato al “Lingotto” e far avanzare «una nuova generazione di dirigenti». Il 2 luglio a Roma, al Capranica, «l’incontro di personalità e idee diverse».
JOLANDA BUFALINI
ROMA
[email protected]
Il candidato formalmente non c’è ancora perché le armi congressuali attendono, per incrociarsi, la conclusione dei ballottaggi alle amministrative. Ma se la candidatura dell’attuale segretario ci sarà, il sostegno
di Walter Veltroni è ovvio, in nome
dello spirito del Lingotto. È proprio
al Partito democratico così come fu
disegnato a Torino che Veltroni si richiama nel lanciare su Facebook un
«Lingotto 2», il due luglio a Roma, e
far intendere che lui si batterà per la
riconferma di Franceschini.
Nella lunga lettera on line Veltroni cita Dario Franceschini quasi alla
fine per sottolineare di avere assicurato «al suo sforzo intelligente un sostegno leale» ma in un contesto in
cui ricostruisce ciò che successe dopo le elezioni politiche: «Una sconfitta è una sconfitta, ma da una sconfitta un partito nato da pochi mesi
se raggiunge il 33% dei voti e oltre,
può tranquillamente ripartire». Invece, continua l’ex segretario «il partito è apparso subito impegnato in
sotterranei e laceranti scontri interni». L’autocritica di Veltroni è di non
essere riuscito, come avrebbe voluto a porre fine al «gioco perverso dei
posizionamenti individuali e dei giochi di corrente». «Per questo ho scelto di dimettermi assumendo anche
responsabilità non mie, come fa chi
concepisce la politica come servizio». Ora Veltroni è preoccupato
che il progetto del Pd sia messo in
discussione: «Sento attorno ad esso
richiami antichi a certezze inesistenti, si arriva a dire che sarebbe meglio lasciar perdere oppure ridurre
le ambizioni del Pd a un frammento
minoritario di uno schieramento
senza disegno riformista».
DIVERSE SENSIBILITÀ
Walter Veltroni con il segretario Pd Dario Franceschini
L’ex segretario sottolinea a scanso
di equivoci che è solo in nome del
«progetto» che ha chiesto a «personalità di diverse idee e sensibilità di
ritrovarsi a Roma il 2 luglio». E sottolinea la sua «assoluta ripugnanza
per le logiche correntizie» e la sua
convinzione «della necessità che
avanzi una nuova generazione di di-
rigenti». Non gente che viene dal
nulla ma persone come Francesca
Barracciu o Debora Serracchiani,
Francesca Balzani o Rosaria capacchione che, con la loro storia alle
spalle, non si sentono «ex» dei partiti di provenienza.
Quanto alle sensibilità diverse, il
sindaco di Torino Sergio Chiamparino conferma: «Il 2 luglio partecipo
perché quella discussione non prefigura la nascita di una corrente né,
almeno così mi sembra, la scelta di
uno schieramento congressuale». E
altrettanto fa Paolo Gentiloni che
ha accettato l’invito ma non fa
“endorsement” per l’attuale segretario.
BALLOTTAGGI
Mentre il segretario, impegnato a
Terni per il ballottaggio che vede
candidato per il Pd Leonardo Di Girolamo, sollecitato dai sostenitori dice che «ci proverà», a suo sostegno
arrivano le voci di Sergio Cofferati,
Lapo Pistelli, Marina Sereni, Antonello Soro, Davide Sassoli, anche se
tutti fanno precedere la dichiarazio-
Nuova classe dirigente
L’ex sindaco diRoma
guarda con fiducia alla
Serracchiani
ne dal «se» ci sarà la candidatura.
Come è possibile?, si chiede Rosy
Bindi «siamo stati convocati con urgenza dal segretario a urne ancora
aperte per prendere tutti l'impegno
a non aprire il dibattito congressuale prima dei ballottaggi. E invece ve-
IL CASO
Bassolino, cambio
in Regione: lasciano
Cozzolino e Velardi
NAPOLI
IlpresidentedellaCampania Bassolino ha accettato le dimissioni
da assessore di Andrea Cozzolino - eletto
a Strasburgo - e Claudio Velardi - che lascia dopo la sua dichiarazione di non-voto al primo turno per le Provinciali e per
le europee. Al loro posto Riccardo Marone (attività produttive e turismo) e GianfrancoNappi(agricoltura,pescaerapporti con i commissariati). La delega dei beni
culturali - che era di Velardi - passa al magistrato Oberdan Forlenza, che già aveva quelle al demanio e ai lavori pubblici.
P
PARLANDO
DI...
Violenza in
Afghanistan
Ilministrodell'InternoafghanoMohammadAnifAtamaritienecheitalebanitenteranno di rendere la prossima estate la «più sanguinosa». Nell’ultima settimana gli attacchi sono
aumentati del 40% (48 morti civili. 30 poliziotti, 176 talebani). Gli osservatori prevedono che
la vioolenza si aggraverà con l'avvicinarsi delle presidenziali e provinciali del 20 agosto.
La Bbc denuncia una forte interferenza che ostacola il satellite usato per
trasmettere il suo segnale radio e tv in
lingua farsi. L’inviato John Simpson e il
suo cameraman sono stati anche fermati dalla polizia a Teheran mentre filmavano gli scontri. La censura però non funziona: gli iraniani stanno postando su
YouTube (usare la chiave «Iran riot»)
unanotevolequantitàdivideoamatoriali, forniscono materiale ai media internazionali e li ridiffondono via blog. La maggior parte dei video delle manifestazioni
di sabato e di domenica notte sono stati
messi in rete ieri nella notte utilizzando
le falle nella censura del regime.
ca. In altre parole giocare sulle rivalità interne alla classe dirigente
MEDIA BOICOTTATI
Di fronte ad un risultato elettorale
inatteso, alle denunce di brogli, ed
alla tensione sociale che in Iran non
accenna a scemare, il governo Usa
resta in prudente attesa. Il vice di
Obama, Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza dello scrutinio,
senza però mai sostenere che a vincere possa essere stato l’avversario
di Ahmadinejad. «Ho dei dubbi -ha
detto Biden- ma ci asterremo dal fare commenti finchè non avremo
una visione chiara del processo complessivo e poi reagiremo».
Contro i media
Oscurata la Bbc
arrestati quattro
giornalisti stranieri
Preoccupate forse più per la circolazione delle notizie in patria che
per la propria immagine all’estero,
le autorità iraniane stanno ostacolando in ogni modo il lavoro della
stampa internazionale. Una forte interferenza elettronica ha bloccato le
trasmissioni della Bbc in lingua farsi. Due giornalisti olandesi e due belgi sono stati fermati dalla polizia
mentre riprendevano immagini di
incidenti a Teheran. I primi due,
Jan Eikelboom e Dennis Hilgers delle rete Nova, sono stati espulsi. Chiusi gli uffici della tv Al-Arabiya.❖
IL LINK
SITO DI DISSIDENTI IRANIANI
http://www.roozonline.com
19
Intervista a Bijan Zarmandili
IL CASO
L’Onda verde usa
YouTube e Internet
e aggira la censura
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
IL RISCHIO
CALCOLATO
DI OBAMA
FUTURO
PROSSIMO
Gabriel
Bertinetto
a mano resta tesa. L’esito del voto e i drammatici eventi in corso a Teheran non vanificano l’offerta americana di dialogo alla Repubblica islamica. Il vicepresidente Joe Biden ieri è stato
chiaro: «I colloqui con l’Iran non sono la ricompensa per essersi ben
comportati, ma la conseguenza di
una riflessione del presidente: se
sia cioè negli interessi Usa parlare
con quel regime. Il nostro interesse
non è mutato rispetto a prima delle
elezioni: vogliamo che la smettano
di cercare di procurarsi armi nucleari e sostenere il terrorismo».
Dunque si va avanti. La logica
della volontà negoziale statunitense prescinde dall’identità di chi detenga il potere a Teheran. Ma è evidente che quando Obama presentò
le sue proposte alcuni mesi fa, rinnovandole poi più volte sino al discorso tenuto al Cairo pochi giorni
prima delle elezioni, c’erano forti
speranze che l’era Ahmadinejad
fosse al tramonto.
La strada del negoziato in realtà
non sarebbe stata necessariamente
in discesa, se al posto di Ahmadinejad gli americani si fossero trovati di fronte come interlocutore Mousavi. Sul punto più controverso e
difficile del contenzioso, la questione nucleare e in particolare il diritto rivendicato da Teheran ad usare
l’arricchimento dell’uranio nei propri impianti, nessuno dei leader iraniani appare disposto a cedere.
Certo però che se il voto popolare avesse mandato a casa il presidente uscente, Washington avrebbe evitato l’imbarazzo di avere come interlocutore una figura screditata agli occhi dell’Occidente e di
Israele per i suoi atteggiamenti
estremisti e l’oratoria minacciosa.
Invece Obama si trova a fare i conti
con un Ahmadinejad reso ancora
più baldanzoso dalla riconferma a
suon di suffragi (e/o di brogli). E
avrà maggiori difficoltà nel convincere Israele che valga la pena di tentare la via del dialogo.❖
L
«Non solo speranza
Ai riformatori serve
più autorevolezza»
I brogli ci sono sicuramente stati. Ma il partito
di Ahmadinejad ha lavorato capillarmente
Ora Mousavi cerca di dividere i conservatori
GA.B.
[email protected]
ijian Zarmandili, studioso
iraniano che vive da molti
anni in Italia, segue con attenzione ed apprensione
gli eventi in corso a Teheran. Gli chiediamo un commento.
B
Le notizie dall’Iran sono drammatiche
e confuse. Secondo lei, Mousavi e l’opposizione hanno un piano o stanno improvvisando?
«Ecco, il dramma è proprio questo. Il
movimento riformatore in Iran ha perso la seconda elezione presidenziale
di fila. In precedenza gli otto anni della presidenza Khatami avevano sì modificato il Paese e creato una società
civile attiva, ma non avevano intaccato la sostanza del regime. Perché? Perché i riformatori non hanno elaborato un progetto politico chiaro e forte
rispetto a quello della nuova casta
emergente imperniata sui Pasdaran e
sugli apparati di sicurezza. Mousavi
non è riuscito a rimediare a quella lacuna. Ha suscitato speranze fra i giovani, le donne, i ceti medi delle grandi città, ma ha dimostrato di non avere la statura politica ed il carisma per
guidare un movimento così vasto verso traguardi tangibili. Per affrontare
un avversario potente ed organizzato
nelle varie articolazioni politiche, militari ed economiche in cui si esprime
l’azione sociale dei Pasdaran e delle
milizie Basiji, serve una testa pensante, un progetto articolato. Questo
manca oggi in Iran, ed è un dramma,
perché questa carenza può portare la
protesta allo sbando».
Mousavi però, pur mobilitando i suoi
versounobiettivoambizioso (l’annullamento del voto), si rivolge a interlocutori istituzionali: la Guida suprema, gli
ayatollah di Qom, il Consiglio dei guardiani. Non è un segno di ponderazione
e ragionevolezza?
«Il fatto è che non ha alternative.
Non può uscire dai confini istituzionali, dalla dialettica interna alle
strutture della Repubblica islamica.
Inoltre Mousavi è consapevole della frattura che soprattutto nel corso
dell’ultima campagna elettorale si è
consumata fra la nuova destra
emergente e la teocrazia classica.
Sconfitta la tendenza riformatrice,
lo scontro ora è interno al mondo
conservatore. Fra le due componenti del quale, sceglie quella che può
dargli una mano, cioè l’area di centro dei conservatori tradizionalisti.
Per fare dei nomi, gente come Rafsanjani, Larijani, Velayati. Personalità e ambienti che hanno influenza
sulla Guida suprema Khamenei. Ecco, se c’è un disegno politico da parte di Mousavi è questo: cercare alleati per tirare a sè Khamenei. Con
quale esito è difficile dire.
Una stragegia che nel breve periodo
punta a ottenere l’annullamento del
voto, e nel lungo a ribaltare i rapporti
di forza ai vertici del regime?
«Sì, anche se il vero risultato nel breve periodo non sarebbe tanto l’annullamento del voto, molto difficile. Piuttosto possono tentare di trasmettere al movimento l’idea che
non si sta lottando invano, che esiste un referente politico della propria azione, che esiste un margine
di dialogo, di negoziato. Certo tutto
sarà molto condizionato dalla vivacità della protesta e dal tipo di repressione cui andrà incontro».
L’ipotesidi elezionitruccate è credibile?
«Ci sono stati brogli sicuramente,
ma il successo di Ahmadinejad si
spiega soprattutto con il lavoro capillare svolto nell’ultimo anno dal
partito virtuale dei Baisji e dei Pasdaran attraverso i loro organismi
politici ramificati nei luoghi di lavoro, di studio, nelle associazioni».❖
P
PARLANDO
DI...
Granbassi
minacciata
Un triestino di 52 anni, G.D., è indagato per aver minacciato, con l'invio di buste con
proiettili, la fiorettista azzurra Margherita Granbassi (volto noto anche di Annozero). La
QuesturadiTriesteavrebbeindividuatotremissivedestinatemamairecapitateaGranbassi, in una delle quali, assieme a minacce generiche, sarebbe stato inserito un proiettile.
IL CASO
Cacciari: «Berlinguer
dimettiti». Lui: «Ho
mandato elettori»
«Carlo Luigi ti chiedo un gesto di
grande responsabilità, ma anche, se permetti, di intelligenza politica, quella stessa che ti ho sempre riconosciuto in tutti i
lunghi anni delle nostre comuni
“militanze”. Le tue dimissioni permetterebbero a una donna, valente amministratrice, che da sola, senza nessun appoggio del partito e delle sue correnti ha
ottenuto un risultato straordinario di entrarenelParlamentoeuropeo».CosìilSindacodiVenezia,esponentedelPd,Massimo Cacciari, in una lettera a Luigi Berlinguer lo invita a lasciare il posto al Parlamento Europeo a Laura Puppato, Sindaco Pd di Montebelluna, prima dei non
eletti nella circoscrizione nordest. Con la
medesima cortesia l’ex ministro dell’Università chiarisce che darà il massimo appoggio alla Puppato ma che ritirarsi sarebbe tradire il mandato degli elettori.❖
do che ci sono due pesi e due misure: quelli a cui si chiede di lavorare
per un buon risultato elettorale e
quelli che sono già schierati nella
battaglia congressuale».
No al «toto-segretario» conferma
Vincenzo Vita, «c’è tempo per tutto,
ora ci sono i ballottaggi. E Massimo
D’Alema, intervistato da Lucia Annunziata, si concentra sul rilancio
del progetto Pd «che non è stato fatto per eliminare la sinistra». E quanto ad una sua candidatura, avrebbe
senso in una sorta di «emergenza nazionale» ma siccome «penso che i
ballottaggi andranno abbastanza bene non credo sarà necessaria chiamare la vecchia guardia». ❖
IL LINK
IL SITO INTERNET DEL PD
www.partitodemocratico.it
Bersani e Letta
ritorna l’asse Pd
Prodi molto vicino
all’ex ministro
Esordio in una fabbrica di piastrelle di Sassuolo per il ticjet
Bersani-Letta. «Ripartire da lavoro e imprese», è il messaggio.
Nessun commento sul congresso: «Ora concentriamoci sui ballottaggi». Ma la corsa è iniziata.
ANDREA CARUGATI
INVIATO A SASSUOLO (MODENA)
[email protected]
Cinque anni dopo il loro fortunato
tour per i distretti produttivi del
Nord, eccoli di nuovo insieme, Pierluigi Bersani ed Enrico Letta, su è giù
per fabbriche e capannoni. Sassuolo,
una manciata di chilometri da Modena, distretto leader mondiale delle
piastrelle. Il ticket che che nel 2007
sfumò per un soffio si presenta alle
tre di pomeriggio alla Marazzi, una
delle aziende simbolo, 6500 dipendenti in tutto il mondo. Stavolta non
stanno più in due partiti diversi, ma
nello stesso, nuovo e già un po’ ammaccato.
RIPARTIRE DALLE IMPRESE
Il mondo produttivo del Nord, a differenza del 2004, ha decisamente voltato le spalle ai progressisti, Bersani e
Letta sono qui a difendere il sindaco
uscente di Sassuolo, Graziano Patuzzi, che domenica si gioca tutto nel ballottaggio contro una destra che ha
rialzato la testa, grazie soprattutto al-
la Lega. Impresa e lavoro, questo il
succo del messaggio del tandem Bersani-Letta, affiancati ieri da Vasco Errani, presidente dell’Emilia Romagna, membro della segreteria di Franceschini e già schieratissimo con
l’amico Pierluigi. «Oggi è molto peggio del 2004, per noi è un deserto: gli
imprenditori che ci guardano con attenzione sono una esigua minoranza», confida Letta. «Questo è un pezzo di società da cui il Pd deve ripartire, non voglio lasciarlo tutto alla destra». Domenica ha annunciato che
appoggerà Bersani al congresso,
«purché rinunci alla socialdemocrazia». Non pensa di snaturarlo troppo? «Ognuno porta il suo contributo
di idee, insieme dobbiamo andare
avanti, verso un punto di arrivo evolutivo...», spiega Letta. E Bersani che
ne pensa? «Nei prossimi sei mesi la
testa la dobbiamo mettere su impresa e lavoro, non è vero che nei distretti il Pd è scomparso, ma c’è un lavoro
enorme da fare». E la socialdemocrazia? «L’ho già detto che bisogna andare oltre, senza disfarci dei valori antichi. Io snaturato da Enrico? Ma lo sa
da quanti anni ci conosciamo?».
NO COMMENT SU VELTRONI
Conferenza stampa tra gres e piastrelle, scelta emblematica del nuovo tandem. Niente chiacchiere romane, no
comment su Veltroni che sostiene
Franceschini e su Rutelli che minac-
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
19
cia di uscire. «Ne parliamo dopo i
ballottaggi», rispondono in coro.
Così come all’unisono analizzano la
crisi. «Se il governo continua a non
fare niente c’è il serio rischio che i
piccoli imprenditori chiudano bottega per mettere in salvo le loro famiglie», attacca Letta. «Senza una
cura d’urto l’economia italiana rischia l’avvitamento», gli fa eco Bersani. Sotto i tigli del circolo ricreativo «La Fossetta» Bersani si lascia
più andare. «Berlusconi? 15 anni fa
lui aveva meno capelli, io di più: siamo alternativi anche dal punto di vista tricologico...Prima o poi gli italiani capiranno che uno finto dai
tacchi ai capelli non dice la verità...». «Non ne possiamo più del Pd
diviso, della Binetti!», gli urla un signore. E lui, per restare in tema con
la ceramica: «Prima o poi qualche
piastrella dovremo cominciare a
scaricarla...», dice sorridendo.
LE SIMPATIE DI PRODI
Da Bologna Romano Prodi apprezza l’idea di una sfida vera al congresso, a differenza del 2007. «Stavolta
deve scorrere il sangue ed emergere una linea chiara». «Però basta liti
prima dei ballottaggi, adesso bisogna concentrarsi». Prodi non nasconde la simpatia per Bersani, soprattutto nell’ipotesi che Rosi Bindi
Il Professore
«Serve un congresso
vero, in cui scorra
sangue»
possa schierarsi con lui, «incarnano
bene lo spirito dell’Ulivo». Ma almeno per ora non intende dare il suo
sostegno a nessuno. E Franceschini? «Ha lavorato bene prendendo
in mano un partito esangue, ma la
sua spinta iniziale si è esaurita», ha
confidato agli amici. Parole che, dicono gli uomini del Prof, non vanno
lette come una bocciatura del candidato «Dario». Almeno per ora. ❖
Una vita di lavoro all’Alfa Romeo
con Fiom-Cgil in difesa dei
lavoratori. Una vita nel Pci con
passione generosità infaticabile per
la costruzione di un paese dove la
Costituzione garantisce pace,
libertà, lavoro e dove le donne
hanno pari diritti.
IVAN DELLA MEA
e partecipa al dolore della famiglia
e degli amici. Le sue canzoni ci
hanno ispirato e ci
accompagneranno per sempre.
PIA LUCINI
in SAVINO
Carissima
Ci ha lasciato, al marito Renzo i
compagni della Di Vittorio si
stringono con affetto.
L’Arci nazionale piange la
scomparsa di
ZIA VANDA
Avremmo festeggiato con te il
compleanno ma possiamo solo
farti gli auguri. Baci dai tuoi nipoti.
20
Mondo
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
p La risposta a Obama Sì al dialogo, no al ritorno dei profughi e al congelamento delle colonie
p Le reazioni L’Anp palestinese: così si silura la pace. Obama: è un importante passo avanti
Netanyahu: Palestina sì, ma disarmata
E Gerusalemme è la nostra capitale
Foto Reuters
Si riprendano i negoziati di pace. Ma alle proposte del presidente Usa il premier israeliano
replica una raffica di no. L’Anp
riporti l’ordine a Gaza; quanto
ai profughi, la soluzione va cercata fuori dai confini di Israele.
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
ROMA
[email protected]
Teso in volto, visibilmente emozionato, Benjamin “Bibi” Netanyahu
sa di avere addosso gli occhi di
un’intera nazione. Sa, il primo ministro d’Israele, che ogni parola,
ogni silenzio, del suo discorso saranno oggetto di discussione nel
Paese, in Medio Oriente, negli
Usa. Dall’Università Bar-Ilan di
Tel Aviv, Benjamin Netanyahu delinea il suo «nuovo inizio». È la risposta a Barack Obama. “Bibi”
esorta i dirigenti palestinesi a riprendere subito i negoziati di pace, senza precondizioni.
Israele, assicura, si sente vincolato dagli accordi sottoscritti in
passato. «Non c’è un solo israeliano che vuole la guerra», scandisce
il premier.
STATO SMILITARIZZATO
Netanyahu rivolge un appello anche ai leader dei Paesi arabi allo
scopo di dar vita ad incontri diretti
di pace, nelle loro rispettive capitali o anche a Gerusalemme. «Sono
molto a favore dell’idea della pace
regionale, avanzata dal presidente Barack Obama», afferma il premier israeliano. Ma il punto chiave
del suo discorso, quello destinato
a lasciare il segno, riguarda lo Stato palestinese. “Bibi” non lo nega
ma ne definisce i caratteri. Un futuro Stato palestinese dovrà essere
smilitarizzato. «Non possiamo accettare uno Stato palestinese armato... un Hamastan», afferma Netanyahu. Nel contesto di accordi
di pace, Israele esigerà dunque in
merito garanzie precise. «Siamo disposti ad accettare uno Stato palestinese smilitarizzato, accanto ad
uno Stato ebraico» riconosciuto
dai palestinesi, dichiara il premier
to alla questione delle colonie,
malgrado i ripetuti appelli giunti
dagli Stati Uniti per un preciso impegno al loro congelamento. «La
questione territoriale – spiega - sarà discussa negli accordi definitivi.
Fino ad allora non aggiungeremo
nuovi insediamenti». Riferendosi
ai coloni, Netanyahu dice che essi
sono «nostri fratelli e sorelle» con i
quali è necessario raggiungere
una concordia nazionale.
NESSUNO STOP ALLE COLONIE
Bambini della scuola ebraica di Talmon, nella West Bank
israeliano. Un concetto, quest’ultimo, su cui “Bibi” torna nel suo discorso. Una condizione fondamentale per la pace è che i dirigenti palestinesi riconoscano Israele come Stato nazionale del popolo ebraico, insiste Netanyahu. La soluzione della
questione dei profughi palestinesi,
inoltre, deve avvenire al di fuori dei
confini di Israele, puntualizza.
LA QUESTIONE DI GERUSALEMME
Chiusura secca su Gerusalemme, il
cui status non è negoziabile. Gerusalemme deve restare la capitale indivisibile dello Stato di Israele, ribadisce il leader del Likud. Quello di Netanyahu è un discorso abile, preparato in ogni dettaglio. È un tentativo
di tenere assieme gli opposti: non
scontentare il presidente Usa e al
tempo stesso non vedere entrare in
crisi una coalizione di governo dove
è preponderante la forza della destra nazionalista.
LE CONDIZIONI DI BIBI
Israele si attende dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che riporti l’ordine nella Striscia di Gaza (che da tre anni è sotto
esclusivo controllo di Hamas).
«Non siamo disposti a sedere a un
Uno stato smilitarizzato
«Non accettiamo
un Hamastan. E loro
riconoscano Israele»
tavolo con terroristi che vogliono distruggerci», sottolinea Netanyahu riferendosi a Hamas. Il premier sa che
Washington chiede a Israele parole
chiare, ed atti concreti conseguenti,
su una questione cruciale: gli insediamenti. Qui l’equilibrismo del premier non regge. Nel suo discorso Netanyahu fa solo un breve riferimen-
All’interno delle colonie già esistenti la vita continuerà regolarmente, assicura il premier, escludendo così di fatto il loro congelamento. Lo sguardo del premier si
volge verso Teheran. Un Iran dotato di armi atomiche costituirebbe
«la peggiore minaccia per Israele,
il Medio Oriente e il mondo interno», avverte. «Nei miei prossimi
viaggi mi adopererò per cercare di
costituire una coalizione internazionale contro l’arsenale atomico
dell’Iran», annuncia “Bibi”.
Netanyahu non ha ancora terminato di parlare, che da Ramallah
arriva la prima reazione dell’Anp.
Negativa. Nabil Abu Rudeineh,
portavoce di Abu Mazen, accusa il
premier israeliano di «silurare»
con il suo discorso tutti gli sforzi di
pace. In particolare, Abu Rudeineh critica le parole del primo ministro israeliano su Gerusalemme
(«deve rimanere la capitale indivisibile di Israele») e sui profughi palestinesi («il problema va risolto
fuori dal territorio di Israele»). Durissimo è il commento che giunge
da Gaza. Hamas denuncia l’ideologia «razzista ed estremista» emersa dal discorso di Netanyahu.
Ma dagli Stati uniti il commento
non è negativo. Il protavoce della
Casa Bianca, Robert Gibbs, ha dichiarato che per il Presidente Obana l’impegno di Netanyahu sui
due Stati è «un grosso passo avanti». ❖
IL LINK
PER NOTIZIE E APPROFONDIMENTI
www.haaretz.com
20
Italia
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Foto Ansa
Maramotti
Il retroscena
SUSANNA TURCO
ROMA
[email protected]
Un’uscita «improvvida». Così, pur
conservando in pubblico una comprensibile riservatezza, nei conversari privati il presidente della Camera Gianfranco Fini avrebbe definito
l’intervento di Massimo D’Alema alla trasmissione In Mezz’ora. «Ha finito indirettamente per dare forza alla tesi di Berlusconi che urla al complotto», è stato il ragionamento, dopo che il presidente di Italianieuropei aveva negato il complotto ma invitato a guardare alle «difficoltà
che possono esplodere nel centrodestra» auspicando che il Pd si faccia
trovare «pronto» in caso di «scosse».
Riflessioni «improvvide», vale a
dire incaute. Non certo lunari. O
dal sen fuggite. Lo conferma del resto anche la cerchia più vicina a
D’Alema quando spiega che, certo,
serve una «opposizione pronta a
qualunque scenario, compreso
quello di un governo istituzionale».
La conseguenza però, spiegano i
non allineati del Pdl, è il serrarsi delle fila in un centrodestra che, se
chiamato in causa, per il Cav si compatta sempre di buon grado.
Lateoriadelcomplotto, in effetti, dopo aver raggiunto il suo apice
ieri è stata accuratamente smontata pezzo pezzo dai maggiorenti del
Pdl. Eppure, proprio chi nel centrodestra è invece più incline a tenere
d’occhio le difficoltà del berlusconismo conferma che un «complotto
non c’è mai stato». E che semmai si
tratta di «un progressivo avvicinarsi, lungo questi mesi, di alcuni personaggi che, pur senza avere nessuna agenda precisa, guardano con
preoccupazione alla credibilità italiana e potrebbero essere disponibili a
tamponare una emergenza» post crollo su se stesso del sistema berlusconiano.
Nonhannodubbio, costoro, nel dire che proprio di autoconsunzione, e
La terza carica
Ha definito improvvida
l’uscita di D’Alema. ma
non lunare
I realisti del Pdl
Molto distanti dal
premier, non credono
all’«eversione»
non di 25 luglio, si tratterebbe. Come
non hanno dubbio nell’indicare nel silentissimo ministro dell’Economia
Giulio Tremonti uno dei possibili indiziati dei «malesseri» del Pdl. «Nonostante il ruolo centrale nella crisi»,
spiegano, «è sempre più defilato. Negli ultimi mesi si è limitato all’Abruzzo. Non ha detto una parola non solo
sul caso Noemi, ma nemmeno in campagna elettorale». Non tutti sanno,
del resto, che nel giorno del decreto
su Eluana, non furono solo la Prestigiacomo e Matteoli a tentare un’opposizione al preteso unanimismo di
Berlusconi. Ma anche il superministro. «Così andiamo dritti allo scontro col Quirinale», fu il suo avvertimento. Previsione azzeccata. Poco
dopo, a mettere i bastoni tra le ruote
al Cavaliere si sarebbe messo anche
Gianfranco Fini.
Non un complotto, si diceva, ma
un avvicinamento possibile. Che si
staglia su uno scenario fatto di boatos al limite dell’incredibile e di ipotesi cupissime intorno al futuro del Cavaliere. «Io sospetto l’arrivo di altri
scandali, di altre foto spiacevoli temo
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi
Il complotto
smontato
Fini prudente
Tremonti tace
Il presidente della Camera ha considerato
incauta l’uscita dell’esponente Pd. Ma non si
ferma il dialogo tra maggioranza e opposizione
P
PARLANDO
DI...
Pirati
in Somalia
La Nato non riesce ad arginare la pirateria nel Mediterraneo e al largo della Somalia,
cheèraddoppiatadall’iniziodel2009.Loammettel'ammiraglioMarkP.Fitzgerald,comandante Nato: trai problemi la mancanza di regole di ingaggioprecise. Si può interveniresolo
se si coglie i pirati sul fatto. E, una volta catturati «noi non possiamo tenerli prigionieri».
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
21
p Congresso straordinario Si lavora alla rimonta. «I giochi sono aperti, vinceremo»
p Nel programma no ai tagli fiscali, minimo salariale, più tasse per i ricchi. E coalizioni larghe
Spd alla riscossa
Dopo la sconfitta
non cambia leader
e attacca Merkel
Già due volte l’Spd ha fatto una
«impossibile» rimonta. Nel
2002 e nel 2005. Ora ci riprova. Chiarimenti e discussioni
senza censure al congresso
straordinario. Alleanze con verdi e Fpd, non con la Linke.
GHERARDO UGOLINI
BERLINO
[email protected]
Come rimontare una situazione di
svantaggio che a tre mesi dalle elezioni politiche pare disperata? I risultati delle Europee hanno inchiodato la Spd ad un misero 20,8%,
peggior risultato storico, mentre i
due partiti cristiano-democratici
(Cdu e Csu) viaggiano sul 38% e la
cancelliera Merkel non vede l’ora
di scaricare i socialdemocratici dalla Grande Coalizione per dar vita
nella prossima legislatura ad un governo di centro-destra insieme ai liberali della Fdp.
Il candidato Steinmeier
«Conosco gli operai
Opel. Mai dirò che
sono irrilevanti»
La rimonta sembra dunque impossibile, ma i nipotini di Brandt ci
vogliono credere. Del resto per ben
due volte, nelle ultime consultazioni politiche, quando a guidarli era
Gerhard Schröder, il miracolo è riuscito. La prima volta, nel 2002, in
maniera perfetta, tant’è che la coalizione Spd-Verdi, data per spacciata
da tutti i sondaggi della vigilia, riuscì a confermarsi maggioranza nel
Paese. La seconda volta, nel 2005,
il miracolo fu soltanto sfiorato visto
che Schröder riuscì a recuperare
un distacco – che anche allora pareva abissale – fermandosi pochi decimali al di sotto della percentuale
raccolta da Cdu-Csu. Il problema è
che adesso Schröder non c’è più e i
leader del partito non sembrano avere né il carisma, né la forza di volontà e neppure la buona stella che avevano fatto dell’ex cancelliere uno specialista nelle rimonte.
Tuttavia in politica non si deve
mai dire mai. E così per discutere
quali strategie adottare in campagna
elettorale, per definire una serie di
punti programmatici da sottoporre
agli elettori, e soprattutto per evitare
di cadere in depressione dopo il disastro delle Europee, la Spd ha organizzato ieri a Berlino un congresso straordinario. È stata una giornata di
chiarimenti e discussioni fuori dai
denti, con un risultato finale unitario
nonostante le polemiche della vigilia
tra l’ala sinistra del partito, che pretende un posizionamento più marcatamente anti-Merkel, e l’ala più moderata di Franz Müntefering e Peer
Steinbrück che punta sulla necessità
di conquistare gli elettori di centro.
DURA LA CRITICA A MERKEL
Una buona occasione colta da
Frank-Walter Steinmeier per scrollarsi di dosso i panni del burocrate
senza slanci e passioni: mai come ieri il candidato cancelliere è apparso
grintoso e battagliero. «I giochi sono
ancora aperti, li terremo aperti e alla
fine vinceremo noi. Voglio diventare
il cancelliere di tutti i tedeschi» ha
esclamato in conclusione Steinmeier
davanti ai 525 delegati del congresso ai quali ha cercato di dispensare
ottimismo e fiducia.
Centrale nel suo discorso è stata la
critica ad Angela Merkel accusata di
appropriarsi spudoratamente dei
buoni risultati venuti dalle riforme
avviate e sostenute dalla Spd. Il leader socialdemocratico ha difeso la
politica del suo partito per quanto riguarda gli aiuti finanziari pubblici
per salvare le imprese e i posti di lavoro («senza di noi l’immagine di que-
Foto Ansa
Frank-Walter Steinmeier candidato Cancelliere, ieri a Berlino per il congresso Spd
L’ostaggio italiano
«Vagni è vivo». Il fratello:
temo una lunga trattativa
Eugenio Vagni, il tecnico italiano della
CroceRossa rapito nelleFilippine, è ancora vivo. Ne è certo il portavoce dei
marine filippini che guidano l’offensiva, tenente colonnello Edgar Arevalo.
«Le nostre informazioni sono chiare
-ha detto- è ancora vivo». La famiglia
però non si sente rassicurata perchè
la situazione nell’arcipelago meridionale delle Filippine resta molto calda.
Ancora ieri nell’isola di Joloci sono stati intensi combattimenti e sei guerriglieri del gruppo di Abu Sayyaf, gli
stessi che hanno in mano l’italiano, sono stati uccisi. Il tenente Arevalo ha
detto che le truppe «non si fermeranno finchè non avranno neutralizzato il
gruppo di Abu Sayyaf e risolto il problema del rapimento». Il fratello dell’ostaggio, Francesco Vagni, teme che
se il rilascio non avviene subito si apra
una fase in cui «la sua liberazione possa venire strumentalizzata per vicende politiche interne alle Filippine».
sto paese sarebbe ben diversa») attaccando la Merkel per aver definito «non rilevante per il sistema» il
destino della Opel. «Io – ha detto
Steinmeier – ho guardato gli operai
della Opel negli occhi. Ho visto la
loro paura. Ma ho visto anche la
speranza che loro hanno negli uomini politici. Ed io non dirò mai a
nessuno che non è rilevante per il
sistema».
IL PROGRAMMA
Per quanto riguarda il programma
elettorale i delegati hanno avvallato il documento preparato dalla direzione. Tra i punti qualificanti c’è
l’aumento dell’aliquota fiscale (dal
45 al 47%) per i redditi sopra i
125mila euro, la riduzione di quella iniziale (dal 14 al 10%) sui redditi più bassi, detrazioni fiscali per famiglie con figli, l’introduzione di
un minimo salariale generale pari a
7,50 euro l’ora. Sul tema delle alleanze il congresso si è pronunciato a
favore di una coalizione con i Verdi
e, non bastasse, anche con la Fdp
escludendo invece ogni ipotesi di
collaborazione con la Linke. ❖
P
PARLANDO
DI...
Villa
La Certosa
Le migliaia di immagini, circa 5.000, di ospiti vip di Villa Certosa, belle ragazze e
politici, nonchè dello stesso Silvio Berlusconi, che Antonello Zappadu ha dal 2006 al 2009
imprigionato nei suoi teleobiettivi, non saranno sigillate in un cd cosi come avvenne per le
altre 700 sequestrate al fotografo sardo nelle scorse settimane dai carabinieri.
Il superministro
Tremonti è sempre più
defilato, malgrado il
suo ruolo
18 giugno
Convegno promosso
da Farefuturo e
Italianieruopei
storie torbide», ha detto la Annunziata, tutt’altro che sola in queste
supposizioni.
Andrea
Camilleri
È notte fonda in Italia, quando il
Cavaliere corona il suo sogno: incontrare alla Casa Bianca Barack
Obama. Al presidente Usa, il Cavaliere porta in dono più soldati
italiani in Afghanistan. G8, Iran
e Guantanamo tra i temi toccati.
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
[email protected]
si alimenta dei continui scambi cultural politici tra le aree interessate a
costruire anche oltre Berlusconi.
Ne è un esempio il convegno del 18
su “Nazione, Cittadinanza e Costituzione”, inizio di un progetto al quale partecipano fra le altre Farefuturo di Fini e Italianieuropei di D’Alema, per lavorare su una nuova idea
di cittadinanza, basata sui valori
della Costituzione. Ne è un altro
esempio l’associazione “Italia decide” di Luciano Violante, alla quale
partecipano anche Tremonti e Gianni Letta. E che darà fuoco alle polveri il 2 luglio parlando di un tema apparentemente freddo come le grandi infrastrutture, e invece centrale
per chi voglia pensare un’Italia post
- e comunque non - berlusconiana.
Il Campione ruba la scena al Cavaliere. Inizia con un imprevisto fuoriprogramma il “grande giorno” di Silvio
Berlusconi alla Casa Bianca. Nello
stesso momento in cui l’ospite italiano veniva ricevuto nella Briefing
Room dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, un altro volto noto ha varcato i cancelli di Pennsylvania 1600: il campione della NBA LeBron James, il più popolare campione della pallacanestro americana insieme a Kobe Bryant. James è entrato nella Dressing Room e subito tra i
giornalisti americani è scattata l'eccitazione per l'inatteso incontro: tutti i corrispondenti Usa hanno in massa abbandonato la delegazione italiana per affollarsi intorno a James
nella speranza (chiaramente esaudita) di riuscire ad avere una stretta di
mano, un autografo, una fotografia.
La triste Italia di B
Il quotidiano spagnolo
attacca il premier
«Un paese che fu bandiera di libertà e cultura è guidato oggi
daunpoliticochecensural'informazionechenongliinteressa.Checosaèsuccesso in Italia? Perchè oggi è talmente
difficile da riconoscere per coloro che
l'amano». Il giornale spagnolo El Pais
dedica tutta una pagina alle riflessioni
delgiornalista escrittore JuanArias,76
anni, a lungo corrispondente del quotidianodaRomaecollaboratoredidiverse testate giornalistiche italiane. Arias
tracciaun parallelo con la Spagna della
fine del franchismo. «Uno dei governi
di Franco pensò di processarmi per un
articolosulcomportamento dellachiesa durante la dittatura, ma poi non lo
fece».Ariasricordache GiulioAndreotti«dicevadei politicispagnoliche mancava loro finezza» «Tristemente è cioè
che manca ora a tanti politici italiani, a
cominciare dal premier e dalla sua corte faranoica, che hanno orrore e timore della informazione libera«.
SPAGNA
21
Caffè amaro per il premier Lo Chef
Consiglia
l’incontro con Obama
In Afghanistan più soldati
Un avvicinamento che, intanto,
EL PAIS
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
SORRISI E STRETTE DI MANO
Ci pensa il “presidente abbronzato”
a distendere il Cavaliere. “Great to
see you, my friend!” (è bello vederti
amico mio): così, si affrettano a far
sapere fonti della delegazione italiana, Obama ha accolto alla Casa Bianca Berlusconi. E per rendere ancor
più idilliaco il quadretto, le fonti aggiungono che il presidente Usa ha
amichevolmente poggiato entrambe le mani sulle spalle del sorridente premier italiano. Il cerimoniale è
ridotto all’essenziale. In compenso,
i temi affrontati nell’ora di colloquio
spaziano su tutto l’arco dello scibile
internazionale: G8, Afghanistan,
Guantanamo, Iran, Medio Oriente,
Libano, Turchia, rapporti con Mosca, immigrazione…”. Tanta carne
al fuoco al punto di prolungare la
riunione delle due delegazioni ben
oltre il tempo (1 ora) prefissato.
MILITARI E DETENUTI
È proprio il maggiore impegno italiano in Afghanistan, sollecitato dagli
alleati americani in vista delle elezioni a Kabul, una delle risposte positive che l'Italia vuole dare alla nuova amministrazione americana, con
la quale è certa di poter instaurare
rapporti solidi. Berlusconi offre ad
Obama - per ora solo con l'obiettivo
di tenere in sicurezza l'Afghanistan
in vista delle elezioni - un rafforzamento del contingente italiano di oltre 500 unità (400 militari, che dovrebbero essere disimpegnati dal
Kosovo, carabinieri ed uomini addetti alla logistica, 2 aerei e 3 elicotteri che andranno a rafforzare la flotta già esistente).
Fonti diplomatiche di Palazzo
Chigi, confermano che nel bilaterale tra le due delegazioni si è anche
affrontato il tema dell'azzeramento
dei «caveat» e l'impiego del contingente italiano in tempo reale: oggi
le truppe non sono immediatamente operative, ma entrano in campo
dopo 6 ore dalla richiesta del comando delle operazioni (un tempo le
ore erano 72). All'ordine del giorno
anche la richiesta, da parte italiana,
di un maggior coinvolgimento nelle
decisioni e nello scambio di informazioni sui dossier di intelligence e militari. Importante poi la decisione di
fissare, per fine mese a Trieste, la
TRUPPE IN AFGHANISTAN
Le promesse: rafforzamento
del contingente italiano di oltre
500 unità: 400 militari, che dovrebbero essere disimpegnati
dal Kosovo, carabinieri, due aerei e tre elicotteri.
Conferenza di stabilizzazione dell'
area Af-Pak, (Afghanistan-Pakistan) alla quale dovrebbe prendere
parte anche l'Iran dopo le drammatiche elezioni a Teheran. Il premier
italiano, nel quadro dell'accordo europeo, ha offerto poi la disponibilità
di Roma ad accogliere alcuni detenuti del carcere di Guantanamo (dovrebbero essere 3), a patto che non
abbiano pendenze penali in Usa. I
rapporti con il democratico Obama,
nelle intenzioni di Berlusconi, dovranno diventare altrettanto robusti che con l'amico repubblicano George W. Bush. «Non mi spaventa la
differenza d'età - ragionava Berlusconi a poche ore dall’incontro - e
del resto io posso portare il contributo importante della mia esperienza
di leader, che si appresta a presiedere per la terza volta il G8». Un’impresa in salita. Perché Obama non ha
nulla, ma proprio nulla, dell’”amico
George”.❖
Pdl, che tonfo al sud!
Berlusconi rischia
di finire come Fanfani...
Camilleri, la circoscrizione Nord
Est è l’unica in cui Pd e Pdl pari sono: 28 e 28,01. Il vento leghista
non iniziò da lì? In Sicilia il Pdl fa
uno dei tonfi più clamorosi: dieci
punti in meno. Nell’Italia Dc, Veneto e Sicilia non erano il ventre molle della «balena bianca»? Fra i top
ten dei 72 eletti, figurano: Debora
Serracchiani, Rita Borsellino, Rosario Crocetta. Cosa hanno in comune? Che il Pd, magari tirandosi
i capelli, li ha scelti perché non richiamavano alla memoria vecchia
politica e vecchi apparati. Con candidati giusti, si vince anche nei posti più sbagliati.
ono da tempo convinto che il
candidato giusto sia sempre
da mettere in lista, anche in
circoscrizioni che potrebbero
apparire sbagliate. Naturalmente, intendiamoci sull’aggettivo «giusto».
Giusta è Debora Serracchiani, emersa
prepotentemente per la forza delle
sue idee, e che rappresenta quella voglia di facce nuove che tutti abbiamo.
Giusta è Rita Borsellino, che ha fatto di
tutto per non essere un simbolo, ma
un’attiva e costruttiva e pugnace presenza. Giusto è Rosario Crocetta, ex
sindaco di Gela, coraggiosissimo e indomito combattente contro la mafia.
Almeno tre cose li accomunano: specchiata onestà, propositi chiari, gran voglia di fare. E pensano con la loro testa, che non fa mai male. Lei accenna
al tonfo berlusconiano in Sicilia. A me
pare qualcosa di più, perché la crisi del
Pdl è avvenuta subito prima del voto
europeo, non dopo. Ed è una crisi interna, tanto che ha portato all’espulsione
dei tre assessori Pdl che avevano aderito al nuovo governo di Raffaele Lombardo. Si sta quasi riproducendo una
situazione milazziana. E sei mesi dopo
il governo Milazzo in Sicilia, Fanfani,
fino ad allora indiscusso premier, dovette passare la mano. Berlusconi, dal
profondo Sud, non sente tuonare un
campanello d’allarme?
[email protected]
S
SAVERIO LODATO
[email protected]
22
Mondo
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Yemen, rapiti
nove stranieri
Tre sono bambini
Sette tedeschi (fra cui tre
bambini), un britannico e una sudcoreana sono stati rapiti nella
provincia nord occidentale di Saada nello Yemen, al confine con
l'Arabia Saudita. Per il governo si
ZOOM
tratterebbe di un’azione dei ribelli
zaiditi, che negano il loro coinvolgimento: «Accuse infondate, le autorità vogliono infangare l'immagine
della ribellione Houti, nessuno di
noi ha mai commesso un atto così
vergognoso», dice un portavoce dei
ribelli. La rivolta zaidita è guidata
da Abdul Malik Al Houti. I ribelli
non riconoscono la legittimità del
governo del presidente Ali Abdallah
Saleh, che ha spodestato il governo
guidato dagli zaiditi nel 1978. ❖
Il golf e l’elicottero
Pioggia di critiche
al principe Andrea
In elicottero a spese dei contribuenti per presenziare a un party organizzato in un club di golf: è polemica in Gran Bretagna sul principe
Andrea, che per la sua scappata in
Kent, 43 minuti di volo, è costato
Foto Ansa
2.000 sterline ai suoi sudditi. E
non è la prima volta: il fratello del
principe Carlo, si è già guadagnato
il soprannome di «Air Miles Andy»
per l’abitudine di giocare a golf volando a spese della comunità. Questa volta è andato per un'ora da
Windsor al Royal Cinque Ports
Golf Club di Deal nel Kent, con pilota, co-pilota, e un agente di scorta.
Il Mail on Sunday sottolinea che
l’elicottero reale ha immesso una
tonnellata di co2 nell'atmosfera. ❖
In pillole
PAKISTAN , BOMBA AL MERCATO
OTTO I MORTI
Almeno otto persone sono morte,
27 i feriti, nell'esplosione di una
bomba in un mercato a Dera
Ismail Khan, 300 chilometri a sud
di Peshawar. È stato fatto esplodere un risciò proprio all’ora di punta. Nessuna rivendicazione, ma si
pensa che la matrice sia talebana.
L'OLANDA CONTRO LO SPAM
MULTE FINO A 450MILA EURO
Da ottobre il divieto di inviare messaggi pubblicitari indesiderati sarà supportato da multe fino a 450
mila euro. Lo ha annunciato il ministero dell'economia olandese.
ALTA MODA E RICLICLO. SFILATA
PER I 60 ANNI DI EMMAUS
India, trovato il corpo dello scienziato scomparso. Forse suicida
Sembrava una spy-story, ma forse no. Dopo giorni di
affannose ricerche per la scomparsa di Loganathan Mahalingam, scienziato della centrale nucleare indiana di Kaiga
(Stato indiano di Karnataka), il suo corpo è stato ritrovato
del fiume Kali. La polizia ora parla di suicidio, ma per giorni
si è temuto un rapimento. Lo scienziato lavorava nell’unità
di addestramento delle simulazioni nucleari. Il corpo, recuperato dai sommozzatori, è stato riconosciuto dalla moglie.
Stilisti come Christian Lacroix o
Stella Cadente hanno presentato
le loro creazioni, realizzate con
tessuti di recupero, in una sfilata
che ha celebrato a Parigi i 60 anni
della nascita di Emmaus, il movimento di solidarietà fondato dall'
Abbè Pierre. Il ricavato della vendita dei modelli, presentati alla Porte de Versailles, è destinato al sostegno del microcredito per le donne in India.
22
Italia
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Italia-razzismo
OSSERVATORIO
[email protected]
I precedenti
Sardegna, tre asfissiati
nella raffineria dei Moratti
Sei vittime nella vasca
maledetta in Sicilia
La cisterna diventa
una trappola: cinque morti
Se la scuola diventa
laboratorio
di dis-integrazione
SARROCH
26 MAGGIO 2009
IMPIANTO SARAS
MINEO
11 GIUGNO 2008
DEPURATORE COMUNALE
MOLFETTA
3 MARZO 2008
CAMION (TRUCK CENTER)
Tre operai morti per asfissia
nello spazio di pochi minuti, l’uno
per salvare l’altro: la tragedia meno
di un mese fa negli impianti della Saras di Sarroch, la raffineria di proprietà della famiglia Moratti, a 25
km da Cagliari.
Sei morti a Mineo, in Sicilia: pulivano una vasca del depuratore, quattro erano dipendenti comunali, altri
due di un azienda privata. Dopo quello della Thyssen di Torino è uno degli
incidenti più gravi dell’ultimo periodo.
In cinque muoiono a Molfetta
per le esalazioni liberatesi durante la
pulitura della cisterna di un camion.
Nella cisterna perdono la vita tre dipendenti e il titolare della «Truck
center», mentre un altro lavoratore
muore in ospedale 24 ore dopo.
p Nuova strage in Liguria, le vittime non avevano protezione
p Altri due decessi a Bergamo e Napoli. Polemiche sulla sicurezza
Soffocati nel depuratore
ma sono 4 morti in un giorno
Morti per asfissia mentre uno
aiutava l’altro. Morti per via
delle esalazioni provenienti da
una vasca di depurazione delle
acque. Ancora un tragico incidente sul lavoro a Imperia. Sono entrati senza protezioni.
MARISTELLA IERVASI
ROMA
[email protected]
«Ho visto uno dei miei compagni
scendere qualche scalino per spostare la pompa idraulica che non
prendeva bene». Ma l’operaio sarebbe scivolato, cadendo dentro la
vasca-cisterna che doveva spurgare. E subito si è accasciandosi all’interno. Dall’alto del depuratore un
altro operaio ha capito il pericolo
«ed è subito intervenuto per aiutarlo, ma si è sentito male anche lui.
Ho lanciato loro i salvagenti e sono corso a dare l’allarme». Mohamed Abidi, operaio tunisino, racconta con la voce tremante quel
che è accaduto nella cisterna del
sistema di pulizia delle acque fo-
gnarie di Riva Ligure. Ci risiamo.
L’Italia piange una nuova tragedia
sul lavoro. Due operai di 36 e 40 anni, morti per asfissia mentre uno aiutava l’altro per via delle esalazioni
provenienti da una vasca di depurazione delle acque. È accaduto ad Imperia, nel mese scorso tre vittime a
Sarroch, presso la Saras della famiglia Moratti in Sardegna. Sempre
per il gas killer. Proprio come accadde nel giugno del 2008 a Mineo, in
Sicilia o in precedenza a Molfetta
(Bari). Una strage infinita.
LE VITTIME
Si chiamavano Francesco Mercurio,
40 anni, di San Biagio della Cima, e
Gianfranco Iemma, 36 anni, residente a Genova. Erano cognati e
compagni di lavoro. Facevano parte
di una squadra di quattro persone
per conto della società Ciem Srl di
San Biagio della Cima, specializzata
nella pulizia dei depuratori. Sarebbero entrati nella vasca-cisterna senza le protezioni di sicurezza, senza i
respiratori. Avrebbero perso i sensi,
uno dietro l’altro, a causa della rare-
fazione dell’ossigeno e dell’alta
percentuale di anidride carbonica
nell’aria.
L’incidente alle 14.30 di ieri. Il
depuratore si trova nella zona del
torrente Argentina, fra Santo Stefano al Mare e Arma di Taggia. La
Ciem lavora per conto della Secom, società pubblica che gestisce
gli impianti di depurazione di otto
comuni dell’Imperiese. A dare l’allarme Adib, l’operaio tunisino-testimone. Ha lanciato i salvagente
ai suoi compagni, mentre una
quarto operaio è rimasto all’esterno dell’impianto. Sulla «bocca»
della vasca-cisterna si è precipitato un geometra della Ciem. Ma
ben presto anche quest’ultimo si è
sentito male: è rimasto intossicato
per le esalazioni provenienti dalla
vasca di depurazione ed è ricoverato all’ospedale di Sanremo. Le sue
condizioni di salute non sarebbero
gravi.
Le salme sono state recuperate
dai vigili del fuoco due oro.
Sempre ieri altri due incidenti a
Napoli e Bergamo.❖
llo stato attuale delle politiche per l’immigrazione,
gravemente carenti sotto
tutti gli aspetti, il più efficace strumento «spontaneo» di integrazione è rappresentato dalla scuola pubblica. Oggi, la frequentano oltre 600.000 minori stranieri (più
del 7% nella scuola dell’obbligo). In
quest’ambito di sostanziale convivenza pacifica si sono verificati recentemente alcuni fatti preoccupanti. A Padova in una scuola è stata diramata una circolare in cui si chiedeva agli studenti stranieri delle quinte di presentare il permesso di soggiorno (al fine di poter sostenere
l’esame di maturità). A Genova una
preside si è presentata in tutte le
classi e ha scritto alla lavagna i nomi
di chi avrebbe raggiunto la maggiore età nel corso dell’anno senza aver
chiarito la propria posizione giuridica. Ed è di qualche giorno fa la notizia di una ragazza sprovvista del codice fiscale che temeva di non poter
sostenere l’esame (cosa poi smentita dal ministro). Infine, a Milano, i
figli di genitori irregolari non potranno partecipare ai campi estivi
promossi dal comune.
In ogni caso, a settembre, i problemi saranno più ingarbugliati. E i rischi di discriminazione o, comunque, di rallentamento dei processi
di integrazione, se non di abbandono scolastico vero e proprio, saranno ancora maggiori. Infatti, come
scrive tecnichedellascuola.it, «in base alle nuove regole il dirigente scolastico sarà tenuto a chiedere copia
del permesso di soggiorno»: in mancanza di esso, «l’iscrizione verrebbe
comunque accettata ma il dirigente
dovrà segnalare i genitori all’autorità di pubblica sicurezza». O meglio:
così dovrebbe essere. Ma una simile
scelta sarebbe così irresponsabile
da indurci a sperare nel recupero di
un po’di buon senso. E di sale in zucca.
A
ITALIA-RAZZISMO è promossa da:
Laura Balbo , Rita Bernardini, Andrea Boraschi,
Valentina Brinis, Valentina Calderone, Silvio Di
Francia, Francesco Gentiloni, Pap Khouma, Luigi
Manconi, Ernesto M. Ruffini, Iman Sabbah, Romana
Sansa, Saleh Zaghloul, Tobia Zevi.
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
23
L’ANALISI
no dei problemi più urgenti
delmondo contemporaneo è
il pericolo delle armi nucleari. L’inatteso
test del 25
maggio e il lancio di una serie di missili a corto raggio da parte della Corea del Nord rappresentano l’ultimo
segnale di allarme.
Negli ultimi 15 anni nulla di nuovo è stato ottenuto nel campo del disarmo nucleare. A vent’anni dalla fine della guerra fredda, gli arsenali
contengono ancora migliaia di testate e il mondo corre il realistico rischio di una nuova corsa agli armamenti. Quanto ottenuto finora nel
campo del disarmo nucleare è stata
l’attuazione degli accordi firmati a
cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90: il Trattato INF (sui missili nucleari a raggio
intermedio) del 1987 che eliminava
due classi di missili nucleari e il Trattato START (per la riduzione delle
armi strategiche) del 1991 che avviava la più significativa riduzione di
sempre degli armamenti nucleari.
Migliaia di armi nucleari tattiche furono distrutte a seguito degli accordi tra Usa e Urss. Il processo di riduzione degli armamenti ha poi subito
un rallentamento e si sono andati indebolendo i meccanismi di controllo. Il CTBT (Trattato sulla messa al
bando dei test nucleari) non è entrato in vigore. La quantità di armi nucleari in possesso di Russia e Stati
Uniti continua a superare di molto
gli arsenali di tutte le altre potenze
nucleari messe insieme, la qual cosa
rende più difficile la loro integrazione nel processo di disarmo.
Si tratta di passi positivi. Ma problemi e pericoli sono di gran lunga
superiori. La causa di fondo va individuata nell’errata valutazione degli
eventi che hanno portato alla fine
della guerra fredda. Gli Stati Uniti e
alcuni altri Paesi l’hanno considerata una vittoria dell’Occidente e una
sorta di via libera alle politiche unilateraliste. Invece di creare una nuova
architettura internazionale in tema
di sicurezza fondata su una reale cooperazione, si è tentato di imporre
al mondo una “leadership monopolistica” ad opera dell’unica superpotenza rimasta. L’uso e la minaccia
della forza - illegali ai sensi della Carta delle Nazioni Unite - sono stati riconfermati come modo “normale”
per risolvere i problemi. Documenti
ufficiali hanno razionalizzato la dottrina della guerra preventiva e la necessità della superiorità militare
americana.
U
Il regime di non proliferazione nucleare è in pericolo. Anche se la maggiore responsabilità va attribuita alle due principali potenze nucleari,
sono stati gli Usa a denunciare unilateralmente il Trattato ABM (Trattato anti-missili balistici), a non ratificare il Trattato CTBT e a rifiutarsi di
concludere con la Russia un trattato
vincolante e verificabile sulle armi
offensive strategiche. Solo di recente ci sono state indicazioni che le
principali potenze nucleari comprendono come la situazione attuale sia insostenibile: i presidenti di
Russia e Stati Uniti hanno concordato di concludere entro la fine dell’anno un trattato in grado di ridurre le
armi offensive strategiche e ribadito
l’impegno a rispettare il Trattato di
non proliferazione. La dichiarazione congiunta prevede diversi altri
passi, compresa la ratifica ad opera
degli Usa del Trattato CTBT.
La causa principale di questa situa-
Mikhail Gorbaciov è stato insignito del premio Nobel per la Pace nel 1990
Mikhail Gorbaciov
QUELLE ARMI
PUNTATE
SUL MONDO
Il test della Corea del Nord è l’ultimo segnale
di allarme: il disarmo nucleare deve svegliarsi
dal lungo sonno e riprendere il cammino
zione è tuttavia l’incapacità dei
membri del club nucleare di proseguire il cammino lungo la strada dell’eliminazione delle armi nucleari.
Stando così le cose, ci sarà sempre il
pericolo che altri Paesi si dotino di
armi nucleari. Oggi dozzine di Stati
hanno la capacità tecnica di farlo. Il
pericolo nucleare può essere sventato solamente eliminando le armi nucleari. Ma a meno di renderci conto
della necessità di smilitarizzare le relazioni internazionali, di ridurre i bilanci della difesa, di porre fine alla
creazione di nuovi armamenti e di
impedire la militarizzazione dello
spazio, parlare di un mondo denuclearizzato è un vuoto esercizio di retorica. Ritengo che dopo il discorso del
presidente Obama del 5 aprile si sia
aperta la prospettiva realistica di
una ratifica del Trattato CTBT da
parte degli Stati Uniti. Sarebbe un
importante passo avanti, in particolare se affiancato da un nuovo trattato di riduzione delle armi strategiche tra Russia e Stati Uniti. Se così
fosse penso che altre potenze nucleari, sia i “membri ufficiali” del club nucleare che altri Paesi, dovrebbero
quanto meno congelare i loro arsenali nucleari e dirsi disposte ad avviare negoziati sulla limitazione e riduzione degli armamenti nucleari.
Qualora i Paesi che detengono gli arsenali nucleari più grandi affrontassero davvero il problema della riduzione degli armamenti nucleari, gli
altri non potrebbero più ignorare la
nuova realtà e continuare a nascondere i loro arsenali al controllo internazionale.
© IPS
Traduzione di Carlo A. Biscotto
P
PARLANDO
DI...
Minori
e lavoro
«Spesso c'è la necessità da parte dei ragazzi di contribuire all'economia familiare - ha
detto Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia - Sono stati i ragazzi stessi,
poi, a farci capire che il lavoro minorile diventa nocivo e inaccettabile quando lede la loro
dignità, i loro diritti e quando non offre nessuna opportunità di crescita e di futuro».
23
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
p Oggi al Quirinale Il Presidente convoca il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore
p «Non siamo lottizzati» Alle accuse del Guardasigilli rispondono anche i capi delle procure
Consiglieri Csm-Alfano:
interviene Napolitano
Saliranno al Colle anche i 3 consiglieri che si sono polemicamente dimessi dopo l’uscita del
ministro. Nuova questione dopo l’appello del Capo dello Stato a «superare la logica delle
correnti».
GIUSEPPE VITTORI
ROMA
[email protected]
Nell’affaire delle dimissioni dei tre
consiglieri dalla commissione per
gli incarichi direttivi del Csm in po-
lemica con Alfano - che aveva parlato di «lottizzazioni correntizie» nelle nomine dei capi degli uffici giudiziari - interviene Napolitano. Il capo
dello Stato - come annunciato venerdì - oggi ha convocato al Quirinale il
Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura e
subito dopo riceverà i tre consiglieri
«uscenti». Il presidente dunque si
trova ad affrontare una nuova «patata bollente» proprio pochi giorni dopo aver partecipato ad una seduta
straordinaria del plenum del Csm
nel corso della quale aveva definito
«altamente dannoso» il protagonismo dei pm e invitato il Csm a «superare la logica delle correnti» e a
«non assumere ruoli impropri».
PM SUL PIEDE DI GUERRA
Ma le dichiarazioni del Guardasigilli in una intervista al Tg2 il 10 giugno - ma smentite - hanno scatenato
le reazioni anche di numerosissimi
capi di procure e di tribunali, che si
sono sentiti colpiti proprio in quanto nominati dalla commissione accusata di seguire criteri spartitori. I capi degli uffici emiliani hanno parla-
to di «aggressioni ingiustificate»
da parte del ministro; i calabresi
hanno ricordano ad Alfano che
«tutte le nomine sono avvenute
con il concerto del ministro e la
maggiora parte di esse è avvenuta
all’unanimità». Ieri si sono fatti
sentire i procuratori campani (secondo i quali il Csm «merita la riconoscenza di tutti») e siciliani che
accusano il ministro di delegittimare tutti i magistrati nominati dal
Csm in incarichi direttivi o semidirettivi. In serata, sono proprio 13
magistrati designati dall’attuale
Csm (tra procuratori e aggiunti di
varie sedi giudiziarie italiane) a
scrivere al ministro una lettera allarmata in cui affermano di essere
stati nominati «per le nostre qualità professionali e non certo per logiche spartitorie» e fanno notare:
«Le sua affermazioni rischiano di
privare di ogni autorevolezza il nostro incarico». ❖
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«A casa è meglio!» significa assistenza domiciliare ad anziani non autosufficienti. Un'alternativa al ricovero nelle case di cura.
24
Italia
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
p Il pm: carcere e sequestro dei beni all’imprenditore indagato per gli appalti al Comune
p Alla sbarra anche tre ex assessori comunali. La replica: «Richieste prevedibili. Sono sereno».
La parabola del rais di Napoli
Chiesti 10 anni per Romeo
Foto Ansa
LA RICERCA
Piccoli schiavi:
solo a Roma più
di 200mila sfruttati
I ragazzini dei quartieri periferici, o
che comunque hanno una famiglia problematica alle spalle, e minori stranieri
non accompagnati: ecco l'identikit di chi
viene sfruttato. Anche nella Capitale esiste lo sfruttamento del lavoro minorile. E
riguarda soprattutto i ragazzini dei quartieri periferici, o che comunque hanno
una famiglia problematica alle spalle, e i
minoristranierinonaccompagnati.Unfenomeno che a Roma «si stima si aggiri intornoai200milaragazzini-hadettoValerioNeri,direttoregeneralediSavetheChildren che ha curato un dossier -, che è in
crescita acausa dell'impoverimento delle
famiglie» e che si diversifica in base al fattocheiminorennivadanoomenoascuola: nel primo caso lavorano soprattutto
nelle attività dei genitori (69% dei casi) o
di amici e conoscenti (22%), mentre nel
secondocasononmancanoleattivitàillegali, il lavoro nero nel settore della ristorazione, dell'artigianato o dell'edilizia, l'elemosina e la prostituzione.
L' immobiliarista Alfredo Romeo quando è uscito dal carcere di Poggioreale
Richieste pesanti dai pm per
uno scandalo di cui si è parlato
per mesi a Napoli e non solo.
Dieci anni per Romeo, pene tra
i cinque e i sette anni per gli assessori pd coinvolti nello scandalo.
ENRICO FIERRO
ROMA
[email protected]
Era il «grande regista della corruzione», l’uomo che aveva le mani
in tutti i partiti. Il grande manovratore di assessori comunali e di nomi importanti della politica napoletana e nazionale. Per Alfredo Romeo i pubblici ministeri dell’inchiesta «Magnanapoli» hanno chiesto
dieci anni di reclusione e la confisca dei beni. Sette anni per la sua
segretaria e sei anni per una sfilza di
assessori comunali tutti targati Pd:
Enrico Cardillo, Giuseppe Gambale,
Ferdinando di Mezza. Cinque anni e
otto mesi all’ex assessore all’edilizia
Felice Laudadio, 6 anni e 8 mesi per
l’ex vicepresidente della Provincia,
Antonio Pugliese. Un lungo elenco
di politici al servizio del grande immobiliarista, un lungo elenco di «cavallette d’allevamento» (la definizione è dei pm Raffaello Falcone, Pierpaolo Filippelli e Vincenzo D’Onofrio) pronte a divorare l’intera città
di Napoli. Romeo, inventore del Global service (la manutenzione stradale e del patrimonio immobiliare da
parte di una unica impresa) è considerato dai pm napoletani come l’inventore di un vero e proprio comitato. «Composto oltre che da tecnici e
professionisti, da assessori e pubbli-
ci funzionari». Giuseppe Gambale,
un ex parlamentare con un passato
di inflessibile giustizialista nella «Rete» di Orlando poi passato nel Pds e
infine approdato nel Pd, è accusato
di aver fornito «informazioni riservate» a Romeo sugli appalti pubblici gestiti dal Comune di Napoli, ricevendone in cambio promesse di denaro
e di assunzioni. In una telefonata
con Romeo parla di Rosa Russo Iervolino (che si mostrava contraria al
“sistema” Romeo). «Una scema completa, una che non si rende conto»,
la definisce.
L’EX SINDACALISTA
Enrico Cardillo, è un ex sindacalista.
Un passato da socialista e una carriera di assessore nelle file del Pd. E’ accusato di aver «influenzato le linee
programmatiche del Comune e del-
la Regione Campania in materia di
appalti e servizi pubblici» a favore
degli interessi del gruppo Romeo.
Che aiutava anche sul fronte dei
suoi guai giudiziari, grazie a contatti
con esponenti della magistratura napoletana. Ferdinando Di Mezza, assessore pure lui, nei confronti di Romeo aveva una sorta di sudditanza. I
pm lo definiscono uno «zelante» informatore di delibere, decisioni, programmi dell'amministrazione comunale. In cambio riceveva viaggi e soggiorni in alberghi a Milano per seguire la Fiera. Felice Laudadio è un amministrativista di riconosciuta fama.
Nel 2006 viene chiamato dalla Iervolino come Assessore all’edilizia con
delega al controllo delle gare d’appalto e ai contratti. Dopo l’arresto la
Iervolino lo ha difeso strenuamente:
«Laudadio è una persona di estrema
l’Unità
P
PARLANDO
DI...
Ballottaggio
a Milano
Libertà di voto. È la sceltadell'Udc per il ballottaggio alla provincia di Milano tra Podestrà (centrodestra) e Penati (centrosinistra). la decisione è stata presa nel corso di una
riunione alla presenza di Pier Ferdinando Casini e di Lorenzo Cesa con la delegazione
regionale lombarda dell'Udc e la partecipazione di Magdi Allam e Pierluigi Mantini.
correttezza e professionalità». Ma
le carte dei pm raccontano la storia
di una fiducia tradita. Laudadio, si
legge, «agiva in tandem con l’assessore Di Mezza al fine di perorare la
soluzione a cui era interessato Romeo, attirando sulla loro linea un
ignaro sindaco». Un brutto affare
che ha demolito la credibilità di
una intera classe dirigente a Napoli e in Campania. Uno scandalo almeno pari a quello della monnezza. Un affaire bipartisan. Perché
Romeo aveva rapporti anche con
uomini del Pdl. Italo Bocchino, in
primo luogo. E’ grazie a lui, secondo i pm, che il 20 marzo 2007 il
gruppo di An in Consiglio comuna-
La sentenza
Ieri le richieste dei pm
Ma la sentenza ci sarà
solo in ottobre
le cambia idea sul Global service di
Romeo. I due si telefonano e Bocchino rassicura l’amico immobiliarista: «Tutto bene, tutto ok, tutti allineatissimi». Sì, a Napoli erano tutti allineatissimi nel sostenere Alfredo Romeo, l’amico di tutti. Destra
e sinistra. Uniti nell’affare. Infine,
una considerazione dei pm: «Con
la nuova legge sulle intercettazioni una indagine come questa non
si sarebbe potuta fare».❖
IL CASO
Dopo la caduta
All’asta i palazzi
storici di Ricucci
ASTA
Volendo, uno può scegliere. Comprarli tutt’insieme oppure uno. Come si dice in questi casi:
viaalledanze. Sa-rebbe meglio:fuori
i soldi. In ogni modo, l’asta giudiziaria è stata fissata, e sarà il 16 luglio.
La base di partenza è di 149 milioni di euro: 86 milioni per il primo
complesso immobiliare, 56 per il secondo, 7 per l’ultimo. L’agenda del
notaio, per in-contri di approfondimento e per preparare la strategia,
ancoradisponedibuchiliberi.Fatevi
sotto.
L’asta riguarda tre pa-lazzi (colpiti
da pignoramento) di Stefano Ricucci, l’odontotecnico di Zagarolo, paese appena fuori Roma. Ricucci è diventato immobiliarista, milionario,
scalatore fidanzato di donne note e
belle,personainmanette,protagonista di inchieste giudiziarie, testi-monial e/o paradigma di una certa Italia, eccetera eccetera.
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
25
Sanitopoli, svolta
in Abruzzo:
nuove accuse
al forzista Aracu
Sembrano stringersi sempre
più attorno al nome di Sabatino Aracu - parlamentare di primissimo piano di Forza Italia e, ora, del Pdl, ex
coordinatore regionale del partito
azzurro in Abruzzo ed ex (da pochissimo) presidente del comitato dei
Giochi del Mediterraneo - gli ultimi
sviluppi della sanitopoli d’Abruzzo,
l’inchiesta che ha portato in carcere
tra gli altri l’ex governatore Del Turco. Nell’ultimo vertice in procura alla presenza dei sostituti Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, titolari - con il procuratore Nicola Trifuoggi - del fascicolo, e di polizia e
finanza - è stata infatti presa in esame la possibilità di misure cautelari
proprio nei confronti di Aracu - per
altro già indagato. In particolare gli
inquirenti stanno cercando ulteriori
conferme alle dichiarazioni del «pentito» Vincenzo Maria Angelini, ras
dell’imprenditoria della sanità sulle
cui ricostruzioni e ammissioni verte
Sospette tangenti
Vertice in procura
sulla possibilità di
richiederne l’arresto
l’inchiesta. Recentemente Angelini
avrebbe tirato in ballo di nuovo il
parlamentare, sostenendo di avergli
versato 500 mila euro, parte dei quali consegnati a mano a casa di Aracu
dalo stesso Angelini o attraverso un
altro personaggio di spicco dell’indagine, l’ex manager della Asl di Chieti
Luigi Conga. Fino ad oggi, Aracu era
finito nell’inchiesta per quella richiesta da due milioni di euro avanzata
ad Angelini: una tentata concussione. Il parlamentare avrebbe fatto
pressioni sostenendo come in Forza
Italia fosse lui a controllare, tutto
«per questo mi servono due milioni
per comprare casa a mio figlio». «Sabatì, vatti a farti fottere» la risposta
che ne ebbe. Tono che farebbe presumere come quel capitolo poteva considerarsi esaurito: di soldi ad Aracu
Angelini ne aveva già dati abbastanza. Se vero o meno si accerterà in seguito nel corso delle indagini.
Comunque elementi di riscontro
alla faccenda dei 500 mila euro sarebbero stati forniti alla Procura da
una ex moglie del deputato, la quale
nelel settimane scorse aveva consegnato agli inquirenti un dossier. A
sua volta, Aracu, commentando l'accaduto, aveva sostenuto che si tratta
di «dolorose questioni private». ❖
Milano: Gelmini contestata alla Mondadori
Il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, è stata contestata a
Milano da un gruppo di manifestanti appartenenti a Rete Scuola e dalle
Assemblee delle scuole del milanese. Il ministro era intervenuto alla presentazionedi un libro di Mario Giordano alla libreria Mondadori. La contestazione ha impedito al ministro di presenziare all’evento.
ROMA
Fittasi cappelle e tombe
durata 75 anni
Sono finite all’asta cappelle, tombe e
camere sepolcrali di tre cimiteri della
capitale. Potranno concorrere solo
cittadini che non abbiamo già manufatti di proprietà. È possibile visitarle
prima dell’affitto (durata del contratto 75 anni, salvo rinnovo).
MINACCE
Busta con proiettili
al ministro Alfano
Due buste contenenti ciascuna un
bossolo di proiettile sono state recapitate al ministero della Giustizia, indirizzatealGuardasigilli Angelino Alfano e al suo vice Roberto Piscitello.
In pillole
PALERMO, UBRIACO INVESTE E
UCCIDE BIMBO E MAMMA
Una giovane mamma e un bambino sono morti e altre sette persone
sono rimaste ferite, alcune delle
quali in modo grave. È questo il
tragico bilancio dell'ennesimo incidente stradale a Palermo causato
da un automobilista ubriaco.
STUPRO DI CAPODANNO,
CONDANNA A 2 ANNI E 8 MESI
Due anni e otto mesi di reclusione.
È la condanna che il gup di Roma,
Luigi Fiasconaro, ha inflitto a Davide Franceschini, il giovane di 22
anni di Fiumicino che confessò di
essere il responsabile dello stupro
di Capodanno ai danni una ragazza di 25, durante una festa alla Fiera di Roma.
26
www.unita.it
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Forum
Cara Unità
Dialoghi
VIA BENAGLIA, 25 - 00153 - ROMA
[email protected]
Luigi Cancrini
ALESSANDRO PAGANINI
L’internazionale del crimine
Perché gli italiani non reagiscono più alle notizie di corruzione, truffe,
guerre, stragi e porcherie che arrivano a valanga. Ultimissime l'antimafia collusa con la mafia, la sentenza Mills, l'abuso dei voli di Stato,
l'imbavagliamento della stampa sulle intercettazioni. Quando il dolore
è troppo, svieni. Quando la melma è troppa, ti giri di là.
RISPOSTA
Misha Glenny ha riassunto in un libro straordinario
(McMafia. Viaggio nel crimine organizzato globale, Mondadori 2008) il
modo in cui la criminalità organizzata si è diffusa in tutto il mondo
utilizzando una globalizzazione dei mercati avvenuta all’insegna della
deregulation ed in cui la fine della guerra fredda ha messo in crisi il
primato della politica. Quella che viviamo oggi è una situazione in cui
“l’ostilità americana, l’incompetenza dell’Europa, il cinismo russo, l’indifferenza giapponese e le ambizioni illimitate dell’India e della Cina
fanno insieme il gioco delle multinazionali legali e di quelle criminali”
ed è in questo contesto, credo, che noi dovremmo leggere il ruolo di
Berlusconi che col suo amico Putin, ha lavorato per rendere sempre più
facile il movimento dei capitali e più difficile il lavoro dei magistrati.
Rendendo più incerti i confini fra le attività lecite e illecite e utilizzando i
suoi, di guadagni, per costruire il consenso che gli permette di farsi eleggere e rieleggere. All’interno di un mondo in cui quella che si è globalizzata insieme all’economia è anche appunto la melma.
guiranno più.
ELETTORI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Basta lotte intestine
Gariano
Da convinti elettori del Partito Democratico chiediamo, o meglio
pretendiamo, che vengano definitivamente meno le lotte intestine, che si proceda uniti sotto
un’unica guida capace di incalzare continuamente il Presidente
del Consiglio e la sua maggioranza, svelando definitivamente la
loro totale incapacità. Non tradite la fiducia che vi è ancora stata
concessa o questa volta veramente i vostri elettori non vi se-
SERGIO PAGANI
Le tasse
Da un anno c'è un nuovo governo.
Dopo le tasse aumentate da Prodi
fulmini e saette e insulti a non finire. Ora quelle tasse non sono diminuite neanche di un centesimo. E
gli italiani tutti felici e contenti, ora
le tasse (che non sono assolutamente diminuite) vanno bene.
Non ne parla più nessuno, sono le
stesse di prima al 43 %.
EMANUELE
RUGGERO DA ROS
Enrico Berlinguer
Non c’è più sangue:
bravo Brunetta!
L'11 giugno del 1984 moriva a Padova
dopo un comizio in piazza della frutta
il compagno Enrico Berlinguer. Quel
giorno appresi la notizia alla radio,
ero in auto con mia moglie, e ritornavo a casa dopo una breve vacanza in
montagna. Fui colto da una grande
commozione,credevo profondamente nelle idee di quell'uomo e l'ho pianto come si piange un padre che lascia
i suoi figli soli e senza guida. Si, senza
guida, perché dopo la sua morte, la Sinistra Italiana non ha più avuto una
guida.
Con la morte di Enrico, è morta la speranza degli italiani onesti di realizzare
una società etica, più giusta e veramente democratica. Lo ricorderò
sempre con nostalgia, perché è stato
un grande italiano, un maestro di vita,
unuomoschivo eumile, checi ha insegnatoiveri valori della vita. Com'è lontana l'Italia di Enrico Berlinguer, solo
pensando a quella stagione ideale e
morale, una grande tristezza mi assale.
Oggi ilPaese è allosbando, iladri, icorrotti,i corruttori, gli imbroglioni, e idelinquenti, governano il Paese. La Chiesa Cattolica è complice, non reagisce
come dovrebbe, non alza la voce, e
continua a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cristiani e
poi li calpesta. Due milioni di persone
hannopartecipato aifunerali diBerlinguer, i più grandi funerali della storia
repubblicana, due milioni di italiani
che salutavano, piangevano, singhiozzavano. Cosa è rimasto oggi, in
quelle persone? Solo smarrimento,
confusione, disinteresse e questo è il
vero dramma della Sinistra Italiana
che non ha saputo trasmettere ai giovani i valori morali e ideali di Enrico
Berlinguer.
Alla fine di una serata elettorale ho
posto questa domanda al ministro
Brunetta: “ Io sono un piccolo statale,
guadagno molto meno di lei e svolgo un incarico meno importante del
suo, in pratica dovrei avere più tempo; invece, per 10 mesi all’anno non
riesco a leggere un solo libro e troppo spesso lavoro anche la domenica.
Lei, un libro riesce addirittura a scriverlo ed ha il tempo per andar in giro
a promuoverlo, ha addirittura il tempo di disegnare una linea di mobili –
linea“T.T”- inonore della sua fidanzata: ma lei quando lavora?” Brunetta,
con la solita grazia mi ha risposto: “ Io
lavoro di notte, ma il vero motivo è
che io sono bravo, molto più bravo di
lei e poi tenga il mio libro e impari!”
Ora chiedo al ministro Brunetta, anche se non ho ancora letto il suo libro, dov’è la sua bravura nell’aver
mandatoin crisi il sistema delle donazioni di sangue.
Aveva promesso l’8 agosto 2008,
che avrebbe tolto dal decreto
“antifannulloni” la norma che toglie
20ł allo statale ma non ai privati (art.
71, legge 33/08) nel giorno della donazione.
Donare il sangue con la possibilità
della retribuzione garantita per quel
giorno ha fatto funzionare il sistema
delle donazioni per decenni. Demolire questo equilibrio senza trovare
delle alternative è sbagliato. Basterebbe non dare il permesso lavorativo retribuito per la donazione a nessuno, né ai dipendenti statali né a
quelli privati, e con una parte dei tanti soldi risparmiati tenere aperti i centri trasfusionali tre ore la mattina di
tutti i sabati e di tutti i giorni festivi.
La troppa intelligenza lo ha confuso?
26
www.unita.it
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Mondo
Foto di Yahya Arhab/Ansa-Epa
Pochi europei si aggirano nelle stradine della città vecchia di Saana, capitale dello Yemen
p Sequestrati in nove Gli stranieri presi nel nord sarebbero tutti morti. Le donne mutilate
p Il giallo per alcune fonti tra i corpi ritrovati anche quelli dei 3 bimbi. «No, 6 ostaggi sono vivi»
Massacrati gli occidentali rapiti
Incubo al Qaeda sullo Yemen
Tutti morti i 9 ostaggi rapiti venerdì in Yemen. La conferma viene dal governo di Sanaa. Anche
se le informazioni dalla regione
montuosa dove erano in escursione sono ancora frammentarie. Prima indiziata: Al Qaeda.
RACHELE GONNELLI
[email protected]
Sono tutti morti, le quattro donne,
i due uomini e i tre bambini. Il loro
sequestro in Yemen è stato il più
breve e il più tremendo mai avvenuto. Un week end di orrore e morte. Una ferocia mai vista. Di solito i
turisti vengono sì rapiti nel Paese
arabo più povero ma per ottenere
un riscatto. Soltanto in due casi ci
sono stati ostaggi uccisi ed è stato
ad opera delle forze di sicurezza che
avrebbero dovuto liberarli, durante
il blitz. Questa volta è andato diversamente. Nessuna rivendicazione,
nessuna trattativa, solo una carneficina.
I media locali raccontano che sui
corpi dei nove stranieri uccisi lunedì
sono stati trovati anche arti mutilati. I rapitori avrebbero infierito sulle
donne, tre tedesche - tra cui la madre dei tre bambini rapiti con lei e
con il marito - e una sudcoreana,
spostata con l’ingegnere inglese amico del medico tedesco e della sua fa-
miglia. A loro - la famiglia tedesca e
la coppia di amici - si erano aggregate per una gita in una zona montuosa molto bella e impervia anche due
infermiere, due colleghe che lavora-
Stranieri nel mirino
Nel gruppo 7 tedeschi
un britannico
e una sudcoreana
vano con il medico nello stesso ospedale della provincia di Saada. I corpi sarebbero stati portati ad Akwan,
a est di Saada.
Non erano andati molto lontano.
In più, conoscevano la zona ed erano conosciuti perchè lavoravano da
molti anni nell’assistenza sanitaria
alla popolazione locale. Ciò che fa il
loro omicidio a sangue freddo ancora più efferato, come sottolinea anche il sito filogovernativo yemenita
«Sahwa».
Non che i camici bianchi vengano
solitamente risparmiati dalle bande
di sequestratori. Venerdì - lo stesso
giorno del loro rapimento - altri 24
ostaggi, personale medico di varie
nazionalità dell’ospedale saudita di
Saada, sono stati tutti liberati dopo
sole ventiquattr’ore dalla cattura
con la mediazione dei capi tribù locali. Questa volta invece il figlio di
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
La tiratura del 14 giugno 2009 è stata di 144.542 copie
27
LUISA MURARO
Cara Maite,
stavolta sbagli
Con la lettera che l’Unità intitola “I discorsi atemporali delle donne italiane”, Maite Larrauri accusa d’ignoranza dellarealtà tutte quelledonne, a cominciare da me, che, una settimana
fa, si sono trovate in Campidoglio per
la presentazione del mio libro Al mercatodella felicità. E trasmette alle donne italiane un messaggio politico delle sue amiche spagnole: “perché non
saltate al collo di quel mostro?” Sorprendentelezione daunpaese che ancora sanguina per le ferite di una spaventosa guerra civile. Forse l’Unità
avrebbe dovuto ricordare a Larrauri
che la vigilia elettorale, da noi almeno, non è fatta per i discorsi a ridosso
dell’attualità politica. Io, per parte
mia, le spiego due cose. Primo, il ritrovarci in Campidoglio a esporre una
concezione della politica che fa leva
sulla presa di coscienza e sulla capacità di concepire grandi desideri, è un
atto radicato nel presente. Secondo,
nessuna o quasi nessuna di quelle
donne lì presenti si è mai esonerata
dall’agire politico concreto, alcune seguendo modalitàtradizionali, altre secondo quelle inventate dal movimento femminista. A questo punto sono
obbligata a dire qualcosa del mio impegno per aiutare la società italiana a
ritrovare il meglio di sé stessa, s’intende, non io da sola ma con altre, nella
Libreria delle donne di Milano e nella
comunità filosofica Diotima. Quest’ultima ha dedicato una serie di conferenze per sostenere che “La politica e
il potere non sono la stessa cosa”. Nel
contesto della Libreria, Lorella Zanardo ha ideato il docufilm Il corpo delle
donnecontrola volgarità dell’immaginario televisivo, film ora di grande
successo che io ho seguito nel suo farsi e ho fatto conoscere agli inizi. Il penultimo numero della rivista della Libreria, “Via Dogana”, èdedicato all’Italia sottosopra (questo il titolo). Il sito
della Libreria, inoltre, ha preso posizione per Veronica Lario dal primo
momento, mostrando il valore politico del suo gesto e delle sue parole,
senza però farel’errore (umanoe politico) di attaccare le giovani donne
chiamate sprezzantemente veline.
Quando poi avrò lo spazio necessario
(ossia, quando i giornali e le televisioni me lo daranno) allora mi dedicherò
a interpretare gli umori e i malumori
delleclassi popolari a causa dell’immigrazione, per farla finita con le sconsiderate accuse di razzismo che hanno
provocato il loro spostamento a destra. Care amiche di Maite e cara Maite, nonfate l’errore digiudicare la realtà con i criteri di uomini che non hannomaitrovato il tempodi sapere quello che pensano le femministe.
MORTI SUL LAVORO
NON BASTA
AVER GIUSTIZIA
ITALIA E SPAGNA
PURCHÉ
SE MAGNA
ATIPICI
ACHI?
NOI
E LORO
Bruno Ugolini
Maurizio Chierici
GIORNALISTA
GIORNALISTA
erti facili entusiasmi possono far venire i brividi. Come nel caso della soddisfazione
espressa per via delle statistiche del 2008
relative a una decrescita dei morti sul lavoro pari all’otto per cento. Leggo sul “Sole 24 ore” che
ci sarebbero state 1.002 vittime nell'industria e nei
servizi. Cui aggiungere, però , altre 120 nell’agricoltura. “Solo” millecentoventidue morti, dunque. Un calo
dovuto in larga misura alla campagna incessante, fatta propria da molti mass media e istituzioni, a cominciare dalla presidenza della Repubblica. Un calo frutto anche dei provvedimenti governativi varati dal centrosinistra e rallentati dal centrodestra e che, comunque, sono serviti a scoraggiare imprenditori spesso
pronti a liberarsi dalle pastoie delle misure di sicurezza. Ora leggiamo che la Confindustria vara una mostra itinerante intitolata “Produciamo la sicurezza”
dedicata ai bambini perché imparino subito a proteggersi dai futuri lavori. Ma perché la stessa Confindustria si ostina a premere sul governo amico affinché
riduca le sanzioni previste dal centrosinistra? Eppure
la sola minaccia di sanzioni sembra aver prodotto risultati nei confronti di imprenditori che spesso affrontano con faciloneria i problemi della tutela operaia.
Non per cattiveria, ma perché così si risparmia. Investire in sicurezza ha dei costi immediati (risparmi nei
tempi lunghi). E ci sarebbe da calcolare il terribile costo per le famiglie dei familiari. Ho letto, tramite il
suggerimento dell’indefesso Marco Bazzoni (Operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza) una lettera di Graziella Marota, la mamma di Andrea Gagliardoni, un giovane che a 23 anni,
il 20 giugno del 2006, è stato stroncato mentre lavorava all’Asoplast, azienda dell’indotto Merloni. Una
mamma che dopo gli otto mesi di condizionale con la
sospensione della pena, emessi nei confronti del titolare della fabbrica non si da pace. Un verdetto vissuto
come un atto di scarsa giustizia. Graziella e altri hanno anche promosso un sito www.associazioneproandrea.it. Ora ha diffuso una lettera in cui rievoca la
figura del figlio che voleva imparare a suonare la
tromba, ma non ha fatto in tempo. Lei parla di una
“sconfitta dolorosa” qui come nelle tante tragedie sul
lavoro (Umbria-Oli, Molfetta, Thyssenkrupp, Mineo), una via Crucis quotidiana. Così tutto rischia di
finire nel dimenticatoio, mentre non si promuovono
“ronde per la sicurezza”. È comprensibile la sete di
giustizia. Eppure la giusta caccia ai colpevoli non potrà far rivivere Andrea e i tanti come lui. Quello che
bisognerebbe sradicare sono le colpe del futuro, le
cause delle morti, imponendo tutti i mezzi possibili
atti a proteggere le persone, impedire i sacrifici di nuovi Andrea. Dando innanzitutto ruolo e potere, partecipazione vera, al mondo del lavoro e ai suoi rappresentanti. Senza deleghe. http://ugolini.blogspot.com
isogna dire che Mario Cervi ( Il Giornale ),
Emilio Fede e Carlo Rossella ( Panorama )
avevano visto giusto: con Berlusconi, dignità internazionale italiana alle selle. Noemi e
le veline sono libellule effimere, risate da spiaggia.
Corruzione, appalti, mafie è la concretezza sulla quale costruire il futuro del paese. Chi guarda da lontano
ripete a memoria le parole del nostro B; giornali e Tv,
in Spagna e in Messico, non parlano d’altro. In un piccolo paese della Canarie – Morgan- il sindaco Francisco Gonzales e quattro consiglieri del Partito Popolare di Aznar, sono in galera da sei mesi: mani lunghe e
conflitto d’ interessi. Ebbene, alle elezioni di pochi
giorni fa, il PP dei corrotti ha raggiunto, proprio lì, il
69 per cento dei voti. E dall’agonia della “ detenzione
ingiusta “ il sindaco fa sapere: “Il popolo ci ha assolti.
Il popolo è il tribunale supremo che rigetta la macchinazione eversiva della magistratura politicizzata“.
Piccolo sindaco, piccolo municipio, da qualcuno doveva pur copiare. Copia anche Carlos Fabra, presidente
della Deputazione di Castellòn: vittoria storica del
suo PP. Durante i comizi, Parra allontanava le domande di chi voleva sapere come affronterà il rinvio a giudizio: evasioni fiscali, soldi pubblici svaniti, appalti
non trasparenti. “Gli elettori mi hanno assolto con laudae. La gente capisce la differenza tra squallidi cavilli
e l’importanza dei programmi annunciati per risolvere il problema della disoccupazione“. Italia, Italia ricorda ogni commentatore. Ricorda Previti, ricorda il
capitano della finanza Berutti, condannato a restare
in parlamento per aver coperto le casse nere di Berlusconi: se esce, va in galera. Ricorda Dell’ Utri, altro
capitolo filosofia mafia- Pdl. Visto che chi vota in Italia non ne tiene conto, i ladri spagnoli usano le nostre
parole. Fama che attraversa l’Atlantico; citazione messicana di Jornada e della potente tv: copre l’America
Centrale e raggiunge 30 milioni di ladinos negli Usa.
Mauricio Fernandez Garcia, ricandidato sindaco per
la destra del presidente Calderon, confessa in Tv di
aver governato “serenamente” il suo San Perdo, verso
il confine Usa, trovando accordi con Arturo Beltran
Leya, potente boss della droga “il quale mi ha aiutato
a proteggere la comunità da scioperi e disordini“. Rigorosa l’analisi del suo avvocato nell’esplorare la zona grigia del voto: “In Italia il presidente della regione
Sicilia, Cuffaro, è diventato senatore malgrado una
condanna di cinque anni. Garcia verrà rieletto“. Cosa
dire ? Piero Ottone nel libro Longanesi “Italia mia“
ricorda gli anni di quando era a Londra per il Corriere: “Nel parlamento di Westminster si aveva la sensazione che un uomo mediocre, in quell’ambiente, sarebbe diventato buon amministratore della cosa pubblica. Da noi era vero il contrario: un uomo di valore
in quest’altro ambiente, presto si sarebbe guastato“.
Non tutti, ma sempre di più. [email protected]
C
B
P
PARLANDO
DI..
Riforma
sanitaria Usa
Barack Obama non ha usato mezzi termini per mettere in guardia su un possibile
fallimento: «Il governo americano rischia di fare la fine di Gm (General Motors) e andare in
bancarotta se non troverà il modo di riformare la sanità», ha detto parlando a Chicago
all’American Medical Association.
un capo tribù è riuscito solo a trovare i cadaveri nel villaggio di Noshur.
Non hanno avuto scampo, come
fu nel 2002 per tre americani che lavoravano nell’ospedale della Chiesa
Battista di Jibla. Un commando qaedista entrò e gli scaricò addosso i caricatori, entrando poi nell’emporio
dei medicinali e facendo fuoco anche contro il farmacista, che invece
rimase ferito. Raccontò che quello
che gli aveva sparato era giovanissimo, quasi un bambino. E si parlò allora di un odio mirato contro i cristiani.
Nel Paese lavorano
ottanta italiani
La Farnesina: no ai viaggi
Un paese sconsigliato ai turisti
dalla Farnesina e dai tour operator, dove si avventurano solo gli
amanti del rischio. E dove comunque risiedono un’ottantina
di italiani. Tra donne segregate,
ragazzini armati e capi tribù.
I CRISTIANI E BIN LADEN
Anche la famiglia tedesca e le due
infermiere facevano parte di una
missione cristiana. Le autorità locali
hanno dapprima incolpato della loro sparizione un gruppo di ribelli sciiti che imperversano sulle montagne attorno alla città di Saada, capeggiate da Abd al Malik al Huthi.
Ma - faceva notare un esperto tedesco - il fratello di Al Malik vive esule
a Berlino. E gli huthi, oltre aver negato ogni responsabilità in questa
«atrocità», non sono un gruppo ter-
INDIA-PAKISTAN
Oggi a Iekaterinburg, la città degli Urali, si incontreranno il premier indiano Singh e quello pachistano Zardari. È il primo incontro dopo gli attacchi terroristici agli hotel di Mumbai.
rorista, quanto piuttosto lottano
contro le angherie della maggioranza sunnita salafita. La smentita non
ha impedito a un capo tribù filo governativo di uccidere ieri dieci ribelli huthi.
Alla fine per gli analisti e per i governi europei è ritenuto più probabile che la strage sia da collegare alle
infiltrazioni, più volte denunciate,
di unità di Al Qaeda in territorio yemenita. La zona di Saada è nel nord,
poco distante dalla frontiera con
l’Arabia Saudita. È un confine così
permeabile che fino alla fine degli
anni Novanta c’era ancora una disputa tra i due Paesi. Più recentemente i servizi di intelligence hanno
indicato lo Yemen - paese d’origine
del padre di Bin Laden, come il nuovo rifugio di Al Qaeda, la retrovia.
Così la spietata uccisione degli occidentali viene messa in rapporto con
l’arresto, avvenuto proprio venerdì
scorso in Yemen di un grande finanziatore di Al Qaeda, il saudita Hassan Hussein Bin Alwan, accusato di
aver rastrellato fondi per destabilizzare la monarchia di Riyad. Insomma, una pura rappresaglia.❖
R.G.
[email protected]
Non ci sono turisti italiani in Yemen. L’associazione dei tour operator sta facendo gli ultimi controlli incrociati ma da tempo la Farnesina
sconsiglia vivamente di recarsi individualmente o in gruppi organizzati
nell’antico regno della Regina di Saba. Uno dei luoghi più belli del pianeta, che Pier Paolo Pasolini durante le riprese del Fiore delle Mille e
una Notte nel 1971 definì «uno dei
miei sogni». Mentre sono un'ottantina gli italiani registrati al consolato
di Saana come residenti in Yemen.
LA TERRA CHE NON SI PUÒ VISITARE
Saada, la città dove facevano base i
nove stranieri uccisi ieri, si trova in
una delle zone più impervie e più povere di un Paese già poverissimo. Le
case in terra cruda con le loro finestre bianche traforate come ricami
sono più basse e tozze di quelle di
Shibam. Ma aggrappate alle rocce e
infiocchettate di nuvole e ponti sospesi. Un paese-presepe che però
non può essere visitato. In 15 anni
200 stranieri sono stati rapiti, anche
se nella stragrande maggioranza
dei casi i sequestri sono finiti con il
rilascio dietro pagamento di riscatti
e mediazione delle tribù locali. Nel
1998 e nel 2000 i blitz delle forze
governative hanno erroneamente
ucciso alcuni degli ostaggi. Non sono mancati però uccisioni mirate e
attentati. Nel luglio del 2007 a Marib sette turisti spagnoli furono uccisi da un ordigno mentre visitavano
le rovine dell’antico tempio di Bilquis. Anche allora si disse Al Qaeda.
Un altro attentato interpretavano
come intimazione al governo di Saana perchè spezzasse i fili della collaborazione con Washington per la ricerca dei terroristi fedeli a Bin Laden. Lo stesso si disse nel 2008 per
l’uccisione i due turiste del Belgio.
Adesso la situazione non appare
molto migliore. Il governo centrale
dopo la riunificazione di Yemen del
Nord e Yemen del Sud nel 1990 ancora non ha piena giurisdizione su
tutto il territorio. Anzi, la zona di
Saada risulta essere tra le più fuori
controllo.
Poco governato anche dagli antichi romani, questo lembo estremo
dell’Arabia Felix - poi provincia remota dell’Impero Ottomano, e ora
repubblica presidenziale - è rimasto nei secoli una enclave arretrata
in mano a gruppi tribali e iman zaiditi. Soltanto il 3 percento della terra risulta coltivabile. E ancora poco sfruttati i giacimenti di gas e petrolio con una media di estrazione
di 330 barili al giorno che vanno
all’80 percento per l’esportazione.
L’aspettativa di vita media è molto
bassa, in compenso quasi la metà
della popolazione ha meno di 15
anni. Sarà per questo che lo Yemen è l’unico Paese dove si diventa maggiorenni a 14 anni.
I commerci invece sono prosperi. Come in Somalia nei bazar yemeniti si può trovare di tutto. Non
c’è molta distinzione tra contrabbando e commercio. Del resto il
Corno d’Africa e la Somalia sono
soltanto al di là di uno stretto braccio di mare, che infatti i profughi
somali della guerra civile percorrevano a tratti anche a nuoto. Ora in
Somalia si combatte e si sospetta
fortemente che tra le milizie degli
Shabab ci siano anche combattenti stranieri. La retrovia potrebbe
appunto essere in Yemen.❖
IL CASO
Afghanistan
Insediato McChrystal
Guiderà l’Isaf
Il generale americano Stanley
McChrystal ha preso ufficialmente il
comando delle forze americane e Nato in Afghanistan prendendo il posto
del connazionale David McKiernan. Ex
capo delle forze speciali Usa, il generale McChrystal è stato designato nel
maggio scorso dal presidente degli
Stati Uniti Barack Obama che punta a
rivederelastrategiadell'interventomilitare internazionale contro i talebani
in Afghanistan. «Gli afghani sono al
centro della nostra missione - ha detto
il generale McChrystal- Essi sono in realtà l'essenza stessa della missione, il
cui scopo è quello di proteggerli dalla
violenza, qualsiasi sia la sua natura».
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
27
Internazionale
www.internazionale.it
In Vietnam
arrestato
l’avvocato paladino
della democrazia
FRANCESCA SPINELLI
Il 13 giugno, a Ho Chi
Minh, la polizia ha fatto irruzione nell'ufficio dell'avvocato Le
Cong Dinh, arrestandolo con l'accusa di cospirare contro lo Stato.
In base all'articolo 88 del codice penale vietnamita, rischia fino
a vent'anni di carcere. Dinh era
finito da tempo nel mirino del regime comunista per il suo impegno a favore della democrazia.
In passato ha difeso numerosi
attivisti, tra cui i colleghi Nguyen
Van Dai e Le Thi Cong Nhan, ora
in carcere, e il blogger Nguyen
Hoang Hai (noto come Dieu
Cay), condannato per evasione fiscale ma colpevole in realtà di
aver creato una comunità online
di giornalisti indipendenti. Come spiega il quotidiano Nhân
Dân, l'organo ufficiale del Partito
comunista, Dinh «dal 2005 è in
contatto con Nguyen Si Binh, responsabile di un'organizzazione
reazionaria con sede negli Stati
Uniti, il Partito d'azione popolare. Lo scopo di questo gruppo era
rovesciare il regime comunista in
Vietnam nel 2010. Dinh ha scritto decine di documenti, pubblicati su siti stranieri ostili e altri mezzi d'informazione, che distorcono le politiche e le leggi del governo».
Anche il resto della stampa nazionale – tra cui il giornale in lingua inglese Viet Nam News, pubblicato dall'agenzia di stampa governativa, e Thanh Nien, il quotidiano della Federazione nazionale giovanile del Vietnam – si limita a riportare la versione della polizia.
Dinh è inoltre accusato di aver
sfruttato le recenti polemiche su
alcuni progetti di estrazione di
bauxite per attaccare l'esecutivo
(progetti che, nonostante il loro
grave impatto ambientale, stanno andando avanti). «Il pluralismo ha funzionato in economia
negli ultimi vent'anni», ha dichiarato Dinh in un'intervista rilasciata alla Bbc nel 2006. «È ora di provare anche il pluralismo politico».
Ma a Hanoi il regime resiste.❖
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www.unita.it
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Forum
TOTÒ CONTRO I QUATTRO
ORA D’ARIA
Marco Travaglio
GIORNALISTA
a lettura degli house organ berlusconiani è sempre molto affascinante. Ma
lo sarà sempre più, col progredire della sindrome da Bagaglino che porterà
presto Al Tappone a presentarsi a un
summit internazionale con un pitale in testa, un
camicino modello Gheddafi e uno spazzolone in
mano per proclamarsi imperatore delle galassie.
Appena spara una cazzata, i dipendenti accorrono per esibire le prove della medesima.
Ieri Il Giornale titolava: «I segreti del piano
eversivo anti-Berlusconi», indicando i quattro nemici che tramano per sostituirlo con «un non eletto». Per la precisione: «veline, Mills, minorenni e
voli di Stato». Nella fretta il capocomico Giordano ha dimenticato Veronica e Kakà, ma già i suddetti Quattro bastano a mettere in seria discussio-
L
Doonesbury
ne la legge Basaglia. Infatti le veline, le minorenni, Mills e i voli di Stato sono roba di Al Tappone.
Resta da individuare il «non eletto» che dovrebbe
sostituirlo (a proposito: dichiaro fin da ora che
voterò per lui, chiunque egli sia). Cossiga, con la
proverbiale lucidità, lo indica in Mario Draghi
(magari). Nei prossimi giorni, forse già alla Casa
Bianca o al G8, il premier denuncerà un complotto dei venusiani ai suoi danni. Il Giornale, Panorama, Tg4, Tg5, Tg1, Tg2, Studio Aperto e Chi intervisteranno stuoli di extraterrestri per confermarlo. Il bello di questi Pulitzer arcoriani è che non
temono di perdere la faccia: l’hanno già persa da
tempo. Clemente J.Mimun dà del «bugiardo» a
Santoro per aver detto ad Annozero che il Tg5
non aveva trasmesso l’intervento di Grillo al Senato. E, per «ristabilire la verità», mostra un servizio che dimostrerebbe il contrario: in realtà nel
servizio c’è solo la voce del cronista che racconta
con parole sue quel che avrebbe detto Grillo, di
cui non si sente neppure un monosillabo. Quindi
Santoro ha detto il vero e Mimun, mentre «ristabi-
liva la verità», mentiva. Del resto sulla “verità”
formato Mediaset circolano su YouTube alcuni
fuorionda illuminanti. Meraviglioso quello della
serata elettorale, in cui Gioacchino Bonsignore
del Tg5 chiede a un collega i risultati del Pdl alle
politiche 2008 per confrontarli con quelli delle
Europee, ma precisa che «è solo una curiosità,
mica lo diciamo». Sennò si capisce che il padrone
ha perso tre punti. Strepitoso Luigi Galluzzo di
Studio Aperto, che studia a memoria una balla da
raccontare ai poveretti che lo guardano: «Escono
le motivazioni del processo Mills in cui Berlusconi fu assolto». Purtroppo Berlusconi non fu nemmeno processato, per Lodo ricevuto. Ma, si sa,
Mediaset è lì per «ristabilire la verità».
Ps. Un mese fa, con la scusa della par condicio,
Daria Bignardi tagliò l’intervista a Vauro e a Beatrice Borromeo, ma giurò di trasmetterla nell’ultima puntata dell’Era glaciale: infatti, nell’ultima
puntata, ha intervistato il giornalista Calabresi, il
cantante Morgan, il velista Malingri e lo scrittore
Lolli. Vergogniamoci per lei. ❖
28
Mondo
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Intervista a Nabil Abu Rudeina
«Ma quali aperture
Così Netanyahu
uccide la pace»
Il portavoce di Abu Mazen: «Nei suoi progetti
la Palestina sembra una riserva dipendente
da Israele. Vuole costringere l’Anp a rompere»
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
[email protected]
l suo volto divenne famoso in
tutto il mondo nei giorni dell’assedio alla Muqata da parte dell’esercito israeliano.
Lui, Nabil Abu Rudeina, compariva sempre a fianco di Yasser
Arafat, del quale era molto più di
un portavoce: era il collaboratore
più stretto, un amico fidato. Oggi,
Abu Rudeina è portavoce del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen). L’Unità lo ha intervistato il
giorno dopo il discorso del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. «Le proposte avanzate da
Netanyahu - ribadisce il portavoce
presidenziale - rappresentano un
siluro contro le iniziative di pace».
I
LaCasa Bianca ha giudicato il discorso diBenjamin Netanyahuun importante passo in avanti...
«Comprendiamo la necessità del
presidente Obama di non entrare
in rotta di collisione con un Paese
alleato, ma nel merito delle cose
dette e di ciò che è stato omesso, il
discorso del primo ministro israeliano è un siluro contro il processo
di pace...».
Un’affermazione molto pesante. Netanyahu ha finalmente parlato di
uno Stato palestinese...
«Ma ha messo tali e tanti paletti di
rendere quell’affermazione vuota
di contenuti reali...».
Netanyahu parla di uno Stato palestinese smilitarizzato.
«Non è questo il punto dirimente.
Il punto è che l’idea che Netanyahu ha di uno “Stato” palestinese, è molto simile ad una riserva,
totalmente dipendente da Israele,
con confini aleatori. Francamente
mi pare davvero eccessivo giudicare un importante passo avanti il so-
lo riferimento ad uno Stato palestinese; un riferimento, è bene ricordarlo, che è già contenuto in quella
Road Map (il Tracciato di pace del
Quartetto - Onu, Russia, Usa, Ue per il Medio Oriente, ndr.) che il primo ministro israeliano ha detto di
voler assumere. Le nostre richieste
principali sono la fine dell’occupazione, il problema dei profughi e
quello degli insediamenti, il resto sono dettagli che possono essere risol-
IL CASO
L’Unione europea:
«Riparta il negoziato
israelo-palestinese»
L'Unione europea richiama le autorità israeliane e palestinesi a «fare dei passi immediati per riprendere i negoziati di pace, rispettando
i precedenti accordi». L'appello è contenuto nelle conclusioni del Consiglio dei
ministri degli Esteri della Ue, nelle quali si
conferma l'appoggio europeo alla «soluzione dei due Stati»: da una parte Israele,
dall'altra uno Stato Palestinese «contiguo, indipendente e democratico. Nel testo si sottolinea come l'Ue abbia accolto
favorevolmente sia l'impegno della nuova amministrazione Usa a perseguire «in
maniera vigorosa» la soluzione dei due
Stati,siaquellodelprimoministroisraeliano Benyamin Netanyahu che ha parlato
di una pace che contempli la nascita di
uno Stato Palestinese. L'Ue, comunque,
resta «profondamente preoccupata per
le attività di insediamento, le demolizioni
di case e gli sfratti nei territori palestinesi
occupati, compresa Gerusalemme est».
E invita Israele a «smantellare tutti gli
avampostierettidalmarzo2001»,sottolineando come «gli insediamenti sono illegali per il diritto internazionale e costituiscono un ostacolo alla pace».
LUSSEMBURGO
ti con il negoziato».
Nel suo discorso, Netanyahu ha parlato di Gerusalemme...
«Ribadendo che resterà l’eterna e
indivisibile capitale dello Stato
d’Israele. Dunque, lo status di Gerusalemme è per Netanyahu materia non negoziabile. Ora, nessun
dirigente palestinese, nessun leader arabo, neanche il più disponibile al compromesso, potrebbe mai
sottoscrivere un accordo di pace
che non contemplasse una condivisione di Gerusalemme come capitale di due Stati. La verità è un’altra...».
E quale sarebbe questa verità vista
da Ramallah?
«Dopo l’importante discorso pronunciato al Cairo dal presidente
Obama, Netanyahu non poteva
continuare a porsi su un terreno di
scontro frontale con gli Stati Uniti.
Doveva “concedere” qualcosa. In
Pressing Usa
«Il premier israeliano
non poteva continuare
a scontrarsi con Obama
e ha fatto concessioni
Per noi è troppo poco»
termini verbali. Ma nel farlo, ha posto tali e tante condizioni da aver
reso chiaro il suo gioco: costringere i palestinesi a chiamarsi fuori
dal negoziato».
Qual è la risposta dell’Anp?
«Quella che Abu Mazen ha ribadito al presidente Obama nel loro incontro alla Casa Bianca: siamo
pronti a riprendere da subito il percorso di pace ma nella chiarezza
degli intenti da ambedue le parti...».
Netanyahu è stato chiaro...
«Sulla strada da lui indicata non arriveremo mai alla pace, le parole
di Netanyahu sabotano tutti gli
sforzi, in aperta sfida alle posizioni
dei palestinesi, del mondo arabo e
degli Stati Uniti».
Gli Stati Uniti, vale a dire BarackObama.
«Mai come oggi è decisiva la sua
determinazione a esercitare un
ruolo di super partes attiva. Il che
significa, ad esempio, ricordare a
Netanyahu che dovrebbe rispettare la Road Map, in cui Israele tra
l’altro si è impegnato a congelare
gli insediamenti».
All’Anp, Netanyahu chiede il riconoscimento d’Israelecome Stato ebraico.
«In Israele vivono oltre un milione
di cittadini arabi. Come ci si può
chiedere di cancellare la loro identità?»❖
Brevi
GRAN BRETAGNA
Brown avvia inchiesta
sulla guerra in Iraq
Dopo anni di aspre polemiche, il premier britannico Gordon Brown ieri ha
annunciato l’avvio di un’indagine sull’entrata in guerra del suo Paese nel
2003. Nel mirino l’appoggio che allora diede Tony Blair agli Usa di Bush.
L’inchiesta indipendente, si terrà però
a porte chiuse.
EGITTO
Sì alle quote rosa
in Parlamento
Dalle prossime elezioni legislative, in
calendario per il 2010, secondo alcune previsioni entreranno nel Parlamento egiziano64 donne. Sarà l’effetto della legge approvata ieri per garantire una maggiore presenza femminile in Parlamento.
FEBBRE SUINA
Il bilancio dell’Oms:
35mila casi, 163 morti
Sono arrivati a quota 35.928 icasi confermati di influenza A/H1N1 in 76 Paesi. I morti fino ad ora sono stati 163, la
maggior parte dei quali in Messico.
Negli Usa le vittime sono state 45. Gli
italiani colpiti dalla febbre suina sono
stati sessantasetta.
GERMANIA
Berlino manda in soffitta
i vecchi lampioni a gas
Per completare la sua trasformazione verde, la capitale tedesca ha deciso di sostituire i rimanenti 44mila vecchilampioni con impianti nuovi meno
inquinanti e più economici. Alcuni di
questi vecchi pali della luce risalgono
ai primi dell’ottocento mentre altri sono del ‘900. Non tutti sono favorevoli
all’iniziativa del governo berlinese. I
nostalgici hanno formato un’associazionead hoc indifesadella culturadella luce a gas.
STATI UNITI
Musei espongono tessuti
della mamma di Obama
Negli anni in cui abitava in Indonesia
conla famiglia,la madre del presidente degli Stati Uniti aveva messo insieme una collezione di stoffe batik approdate ora nei musei americani.
La raccolta dei tessuti di Ann
Dunham era rimasta fino ad ora alle
Hawaii.
CGIL
a cura della CGIL www.cgil.it
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
29
Foto di F. Fiorani/Ag. Sintesi
LUCIANO
LAMA
13 ANNI
DOPO
Pensare agli altri, ma soprattutto “ai più deboli, ai più bisognosi di tutti i campi”. “La Cgil mi ha
fatto come sono: mi ha dato una
cultura, le ragioni più grandi di
vita e di lotta, mi ha dato un’etica, una educazione sociale e politica, divenute parti inscindibili
della mia persona”. Sono frasi di
Luciano Lama (1921 – 1996), segretario generale della Cgil dal
1970 al 1986, citate nella recente commemorazione di Guglielmo Epifani.
Lunedì 22 giugno nella sede della Cgil a Roma, alle 17, Epifani,
D’Alema, Marini, Megale e Ghezzi presenteranno il libro “Razza
di comunista – la vita di Luciano
Lama”, di Giancarlo Feliziani,
Editori Riuniti, Roma. L’evento è
organizzato dalla Fondazione
Di Vittorio e dall’Ires-Cgil.
40.000 posti di lavoro a rischio in un sistema che occupa oltre 400.000 persone
La denuncia di Cgil e di Slc per una situazione che mette in pericolo i cartelloni 2009-2010
L’assalto alla cultura
La grande preoccupazione della Cgil e del Sindacato lavoratori della comunicazione per le
conseguenze dei tagli al Fondo per lo spettacolo. A rischio l’attività di enti lirici, teatri ed altre
istituzioni culturali. La richiesta pressante di
Cgil e Slc di una riforma complessiva che ridefinisca l’intervento pubblico e il ruolo dei privati. Una battaglia di civiltà.
D
all’Arena di Verona al Maggio Fiorentino, dal Carlo Felice di Genova al S.
Carlo di Napoli, all’Opera di Roma, a
tanti altri enti musicali, lirici e teatrali
d’Italia si rischia la riduzione dell’attività culturale ed il posto di lavoro di artisti e mastranze. I tagli allo spettacolo sono più gravi degli
altri, perché quel mondo rappresenta la nostra
identità e, assieme al turismo, può costituire un volano importante per l’economia. Guglielmo Epifa-
ni ha denunciato la crisi della cultura in un recente
convegno organizzato dall’Slc Cgil, dedicato all’emergenza occupazionale nel settore, dove su
400.000 addetti (di fondazioni lirico–sinfoniche,
teatri, balletti, circhi, musica, cinema) solo un decimo è a contratto a tempo indeterminato; tutti gli altri sono precari, pagati a prestazione con compensi
irrisori, a volte in nero, senza tutele nè ammortizzatori sociali, e almeno 40.000 rischiano di restare senza lavoro. Tutto questo, se il governo non ripristinerà le risorse del Fus (fondo unico dello spettacolo),
letteralmente falcidiate con l’ultima Finanziaria: il
35% in meno, per un totale di –556 milioni nel triennio. Stando così le cose, nel 2011 saranno disponibili appena 307 milioni, pari allo 0,20% del Pil (Francia e Germania spendono l’1,5), facendo dell’Italia il
fanalino di coda in Europa. Nella passata legislatura
il governo Prodi aveva riequilibrato i fondi in dotazione, già ridotti dal precedente esecutivo Berlusconi, riportandoli ai livelli del 2001. Oggi la nuova pe-
sante decurtazione, nonostante l’impegno a parole del ministro dei Beni Culturali Bondi.
“Se i tagli saranno confermati imploderà l’intero sistema – avverte Silvano Conti, della segreteria nazionale Slc –, perché stavolta vi è l’aggravante della
crisi economica, e un mondo lavorativo e produttivo verrà messo in liquidazione”. A rischio di chiusura sono le 13 fondazioni liriche (che il 12 giugno
hanno attuato una giornata di mobilitazione nazionale), cui va il 45% del Fus, ma non meno importante è il rinnovo dei contratti e la revisione del modello previdenziale della categoria, la difesa dei corpi di
ballo, la definizione di nuove regole sul diritto d’autore, di norme antitrust e tutele contro il fenomeno
dilagante della pirateria nel cinema e nell’audiovisivo. “C’è bisogno di una riforma complessiva che
ridefinisca l’intervento pubblico e il ruolo dei privati – rileva Conti –, ma prima ancora c’è da fare una
battaglia di civiltà in nome della cultura, tassello
fondamentale per la democrazia del paese”. O
30
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
CGIL
a cura della CGIL www.cgil.it
Sindacato
Una iniziativa della Filcams per il rilancio e la qualità del settore
La crescita della produttività non compensa il calo del mercato
Turismo: Cgil, fare di più
Foto di C. Sdoja/Ag. Sintesi
I
l settore turistico italiano, nonostante le enormi potenzialità e le
risorse naturali ed artistiche,
non va come potrebbe. Anche se
negli ultimi anni è stata registrata una crescita e un incremento della produttività, l’industria turistica
italiana ha perso posizioni rispetto ai
maggiori competitors europei, frenata dall’agguerrita concorrenza dei
Paesi avanzati e dai prezzi più competitivi dei Paesi emergenti. E la crisi economica di questo periodo accentua le difficoltà delle aziende,
mettendone in risalto le carenze. La
stagionalità, le piccole dimensioni
aziendali e l’alto tasso d’indebitamento rallentano gli investimenti
nelle nuove tecnologie limitando così lo sviluppo del settore. Per poter
continuare a stare sul mercato, le
aziende cercano di contenere i costi
tenendo bassa la qualità dei servizi e
dei salari e ricorrendo spesso a irregolarità fiscali e di manodopera.
Contratti atipici, solitamente part-time e a termine, con una forte presenza femminile e irregolare, caratterizzano purtroppo questo settore.
Le retribuzioni sono molto più basse
della media nazionale e dei paesi dell’Unione Europea e su circa un milione e quattrocentomila lavoratori oltre il 35% sono irregolari, con una forte presenza di immigrati, tra il 10 e il
15%. Ma come il dilemma irrisolto se
“è nato prima l’uovo o la gallina”, così non è chiaro se i bassi salari e le irregolarità siano conseguenza o causa dell’inefficienza del settore. Da un
lato, infatti, permettono la sopravvivenza di alcune aziende che in nessun altro modo riuscirebbero a tenere la concorrenza di imprese più innovative, dall’altro però, sono anche
la causa del mantenimento del basso
livello qualitativo dell’offerta.
In questo quadro è necessario un intervento dello stato, che metta a punto una vera e propria strategia per
supportare sia a livello organizzativo che economico le piccole e medie
imprese, per ristabilire i diritti dei lavoratori e degli immigrati che stanno subendo le conseguenze di un
settore non disciplinato.
Questi i temi del convegno “La condizione lavorativa nel settore del Turismo” organizzato a Roma il 18 giugno presso il “NH Hotel Vittorio Veneto dalla Filcams Cgil, con l’intento
di offrire analisi ed avanzare propo-
Calendario
della settimana
Lunedì 15 giugno
ROMA, CGIL NAZIONALE, ore
12 Conferenza stampa Cgil e Fillea
sulla settimana di mobilitazione della categoria nel mezzogiorno dal 15
al 19 luglio. Intervengono la segretaria confederale Vera Lamonica e il segretario generale della Fillea Walter
Schiavella.
Martedì 16 giugno
ROMA, CGIL NAZIONALE, ore
12 Conferenza stampa del segretario
generale Guglielmo Epifani e della segretaria generale Spi Carla Cantone.
ste, partendo da una nuova evoluzione
del mercato del lavoro nel settore e
guardando ad una competizione basata sulla qualità, che superi la sola logica
del contenimento dei costi. Al fine di dare un supporto conoscitivo basato su
un’analisi scientifica del settore, sarà
presentato il primo rapporto di una ricerca, che si svilupperà per tutto il 2009
“La condizione lavorativa nel Turismo”
(Domenico Moro).
Tra gli interventi Daniel John Winteler Presidente Federturismo Confindustria e Presidente e Amministratore
Delegato di Alpitour World e Vasco Errani Presidente Conferenza Stato-Regioni, con le conclusioni di Guglielmo
Epifani segretario generale Cgil. O
Lotta agli infortuni
N
ROMA, COMANDO VIGILI DEL FUOCO via Genova, ore 9,30 – Convegno
Cgil Roma e Lazio su “L’altra sicurezza parte dalle sicurezze” con la segretaria confederale Vera Lamonica ed
il segretario generale Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino.
Giovedì 18 giugno
Edili
o alle modifiche del governo al
Testo Unico. E un pacchetto di
proposte, tutte centrate sulla
qualità delle imprese e dei cantieri. È
questo l’obiettivo dell’Assemblea nazionale sulla sicurezza, organizzata da
Feneal, Filca e Fillea, che si tiene giovedì 11 giugno a Roma. “L’iniziativa è
unitaria – spiega Piero Leonesio, segretario nazionale degli edili Cgil – a dimostrazione di come la battaglia contro gli infortuni e le morti sul lavoro
non vede distinzioni tra noi. Comune è
anche il giudizio negativo sulle correzioni del governo al decreto 81, di cui
chiediamo il pieno ripristino, soprattutto per la parte riguardante l’impianto sanzionatorio”.
Sono molte le novità contenute nel
“Manifesto per la sicurezza” (questo il
nome dell’iniziativa), elaborate dai
sindacati sulla base dei contenuti già
espressi nella recente audizione al Senato. La prima è la “patente a punti”
per le aziende. “Oggi diventare imprenditore in edilizia è troppo facile,
basta una semplice iscrizione alla Ca-
GENOVA, Corso Perrone – Manifestazione con corteo per celebrare il
65/mo anniversario di 1500 lavoratori genovesi deportati dai nazifascisti, con Marta Vincenti, Mons.
Spalletti, i segretari confederali della Cgil Enrico Panini, della Cisl Anna
Maria Furlan e della Uil Antonio Foccillo, ed altri.
mera di commercio” spiega Leonesio:
“Occorre invece disciplinare l’accesso
alla professione, definendo alcuni requisiti di qualità delle imprese, come
la formazione o le tecnologie usate, e
prevedendo anche la possibilità di sanzioni e di revoca”.
Altro tema “caldo” è quello degli appalti: la richiesta di Feneal, Filca e Fillea è
di superare l’assegnazione delle gare al
massimo ribasso in favore del metodo
della “offerta economicamente più
vantaggiosa”, correlando l’indicazione
dei costi per la sicurezza alla tipologia
dell’opera e alle caratteristiche del cantiere. Tra le altre proposte, la reintroduzione del “tesserino di riconoscimento”
per i lavoratori autonomi; la previsione di premi per le imprese che fanno registrare comportamenti positivo; la definizione di “sistemi di gestione della sicurezza” in cui coinvolgere l’intera catena degli appalti; l’estensione dei Rappresentanti territoriali per la sicurezza
(Rlst), rendendo obbligatoria la loro
presenza nelle aziende con meno di 15
dipendenti o in assenza di Rls. O
ROMA, PALAZZO CHIGI – Incontro tra Berlusconi, altri ministri, ed i
leadersindacalisullavicendadellaFiat.
FIRENZE, NILHOTEL, ore 10 – Convegno Cgil Toscana su “La contrattazione sindacale nella crisi economica e sociale”, con Gramolati, Cecchini, Graziosi, Simoncini e rappresentanti di Confindustria e Cna. Conclude il segretario
confederale Cgil Fulvio Fammoni.
ROMA, HOTEL VITTORIO VENETO,
ore 9,30 – Convegno Filcams su “La
condizione lavorativa nel settore del
turismo, con il segretario generale
Cgil Guglielmo Epifani ed il segretario generale Filcams Franco Martini.
BARI, HOTEL EXCELSIOR, ore 9,30 –
Assemblea regionale Cgil e Filtea su
la Puglia e il sistema moda, con la segretaria confederale Vera Lamonica
e la segretaria generale della Filtea
Valeria Fedeli.
Sabato 20 giugno
Levico (Tn) – Parco delle Terme, ore 15,30 – Festa nazionale della
Cisl, tavola rotonda sulle prospettive
del sindacalismo con il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.
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MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Economia
p Recessione In Europa sono svaniti 1,9 milioni occupati nei primi tre mesi dell’anno
p Mercati La situazione economica preoccupa ancora, forte caduta delle Borse
Persi due milioni di posti
Salari italiani sempre al palo
Quasi due milioni di posti di lavoro persi in Europa. È l’effetto
drammatico di una crisi che
morde il vecchio continente.
Borse ancora giù: bruciati 100
miliardi. Incubo sud: Campania agli ultimi posti nell’Ue.
BIANCA DI GIOVANNI
ROMA
[email protected]
In soli tre mesi sono andati in fumo
quasi due milioni di posti di lavoro
nell’Ue, di cui un milione e 200mila
nei 16 Paesi dell’Eurozona. È il prezzo che l’Europa sta pagando alla crisi prodotta dalla finanza globale.
Lo ha reso noto ieri Eurostat, fornendo i dati del primo trimestre di
quest’anno. L’Istituto di statistica
europeo fa sapere anche che i Paesi
dove l’emorragia è stata più forte
sono stati Spagna, con un calo dell’occupazione di oltre il 3%, Slovacchia (-1,9%) e Grecia (-1,8%). Indicazioni che forniscono anche nuove interpretazioni sugli esiti ellettorali in quei Paesi. Sta di fatto che
tutto il Vecchio Continente sta soffrendo, e anche questo la dice lunga sull’affluenza al voto europeo.
L’Unione si ritrova in mezzo al guado, senza strumenti condivisi. Come dire: l’Europa politica non c’è e
la crisi morde a fondo. La sentono
anche le Borse, che aprono la settimana in «rosso». Ieri le piazze europee hanno mandato in fumo 101
miliardi di euro di capitalizzazione. La media delle perdite europee
segna un -2,49%. Milano segna un
-3%, peggio di Londra, ma meglio
delle altre capitali del Vecchio continente.
SALARI
È l’Istat ad offrire uno spaccato italiano della recessione con il dato
sulle retribuzioni. I salari sono aumentati di fatto dello 0,6% rispetto
all’anno precedente, e solo dello
0,1% rispetto a fine 2008. È il dato
più basso dal 2000, anno di inizio
della ricostruzione delle nuove serie storiche. Le retribuzioni sono
cresciute dell'1,2 tendenziale nell'industria mentre nei servizi sono aumentate appena dello 0,1%. Il dato
dell'industria risente nel complesso
del buon andamento delle retribuzioni nelle costruzioni (+2,8% nel primo trimestre 2009 sullo stesso periodo del 2008), mentre nei servizi hanno subito un calo le retribuzioni di
fatto nel settore finanziario e assicurativo con un -8,5% dovuto al confronto con il livello particolarmente
elevato del primo trimestre 2008 (periodo nel quale sono stati erogati arretrati e una tantum per il rinnovo
del contratto).
SUD/NORD
Salari in discesa, e vere e proprie en-
clave recessive. Una fotografia ancora più dettagliata è quella sul Mezzogiorno fornita dal direttore generale
della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni. La Campania ad esempio ha
Allarme
La Campania ha il tasso
di disoccupazione
più alto d’Europa
il tasso di disoccupazione più elevato d'Europa e un prodotto interno lordo in picchiata in un quadro che era
già preoccupante prima della crisi
economica. La regione torna indietro di 7 anni. Ma se il sud soffre, il
nord non sta molto meglio. Oltre
il70% delle imprese del Nord, «poco
meno al Sud, dichiarano di risentire
in misura significativa degli effetti
della crisi», rivela Saccomanni. La
contrazione nel fatturato rispetto settembre-ottobre dello scorso anno è
del 23% al Nord, del 19% al Centro e
al Sud, «cifre drammatiche». Soffrono la crisi anche quelle operanti nei
servizi privati non finanziari, con cali di fatturato che vanno dal 16% nel
Sud al 14% del Centro-Nord. La previsione comune è che la crisi si protragga nei prossimi mesi; le aziende
campione segnalano anche prospettive occupazionali in peggioramento,
dopo un esteso ricorso alla cassa integrazione nei mesi scorsi e, nel Meri-
CGIL
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
a cura della CGIL www.cgil.it
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Territorio - La crisi
Campania, i problemi dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco
La situazione occupazionale e produttiva di una regione a rischio
Difendere il lavoro e la legalità
Foto di Imagoeconomica
Alto Adige
La ex isola felice
comparti produttivi di ciascuna realtà industriale rappresentano, anche in Alto Adige, la cartina di tornasole di questa crisi economica, che
sta connotando questa provincia come un’ex isola felice. Gli indicatori,
inequivocabili, definiscono il quadro
occupazionale altoatesino: i dati relativi al ricorso della cassa integrazione
hanno registrato ad aprile, rispetto al
precedente mese di marzo, un aumento del 58,4 per cento, portando il
numero complessivo di unità coinvolte a 2.593 (di cui 2.590 in cassa ordinaria). Appare significativo il raffronto con l’anno precedente: se nel gennaio 2008 i lavoratori in cig erano
198, nello stesso mese di quest’anno
il numero è salito a 1.933. I lavoratori
in mobilità sono circa 2.000, mentre
il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 3,5 per cento, contro una percentuale che, prima dell’avvento della crisi, sul territorio non ha mai superato lo 0,4.
“Sebbene con tempi diversi – sostiene
Lorenzo Sola, segretario generale della Cgil-Agb –, anche in Alto Adige il ricorso alla cig e alla mobilità evidenzia
I
l 25 marzo Berlusconi annunciò
a Napoli l’impegno concreto a favore dei lavoratori dello stabilimento Fiat “G.B Vico” di Pomigliano d’Arco. Quell’impegno è rimasto sulle pagine dei giornali e se la
Regione Campania non avesse provveduto a mettere in piedi misure a sostegno dei lavoratori, non è difficile
immaginare quali sarebbero state le
conseguenze. Conseguenze che, nonostante i provvedimenti, continuano a pesare sull’economia campana.
“Sono stati compiuti passi importanti
– afferma Giulia Guida segretaria regionale Cgil Campania –, che consentono di dare una risposta concreta in
termini di sostegno al reddito dei lavoratori e, di conseguenza, alle famiglie coinvolte dalla grave crisi economica. Ma non basta. Il governo deve
intervenire. Occorre una riforma
strutturale degli ammortizzatori sociali e l’innalzamento immediato della cigo da 52 a 104 settimane. L’unico
strumento in grado di consentirci di
affrontare la crisi con risorse concrete
e accantonate”.
La crisi c’è e non è possibile negarlo.
Secondo i dati sul primo trimestre del
2009 della Movimprese, sono 12.564
le attività che hanno chiuso i battenti
in Campania. Società di capitale e di
persone, imprese individuali e di altre
forme che hanno cessato le proprie attività, a cui si assommano i dati di
quelle costrette alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Mancano le commesse, mentre gli investimenti sono un miraggio tanto quanto le neoassunzioni. A complicare una
situazione già tragica nei settori metalmeccanico, chimico, tessile, edile,
dell’agroindustria e dei servizi, si aggiungono i tagli nella scuola programmati dai ministri Gelmini e Tremonti.
Il 20 gennaio, la Flc Campania ha diffuso la notizia della decisione della Di-
I
rezione scolastica regionale di cancellare 1.844 posti di docenti della scuola
primaria in Campania. Senza considerare i tagli generali previsti nelle scuole
statali campane e quelli al personale
Ata. Tutto ciò in una delle regioni con il
più alto tasso di disoccupazione e con
una pericolosa invadenza della criminalità organizzata.
Elementi che accrescono le preoccupazioni di chi opera sul territorio a favore
della legalità e dei diritti e che inducono
a prevedere un inasprimento delle relazioni sociali. “Finita la campagna elettorale – afferma Michele Gravano, segretario generale Cgil Campania – è necessario un tavolo sulla vicenda Fiat e
un coordinamento tra sindacato, imprese e istituzioni locali per governare
la crisi e prevenire esplosioni sociali che
sono già potenzialmente in atto”.
MICHELA APREA
una battuta d’arresto, non solo nella
produzione industriale, ma anche
nel comparto dell’artigianato, dei
trasporti e nell’edilizia, con campanelli d’allarme che stanno squillando uniformemente in tutta la provincia”.
A registrare una tenace contrazione
dell’occupazione non è solo il capoluogo, con le catene produttive della zona industriale di Bolzano, ma
anche le principali arterie del territorio: a cominciare dalla Val Pusteria, dove si trovano baluardi di importanti multinazionali del settore
automotive, come la Gkn Driveline e
la Gkn Sinter Metals, e delle fonderie pressofusione, come la Alupress
di Bressanone, oppure, cambiando
zona, la Hoppe in Val Venosta. Realtà profondamente legate all’andamento del mercato internazionale,
per le quali oggi i sindacati stanno
compiendo opera di mediazione,
nel tentativo di approdare a contratti di solidarietà che lascino speranze
in una ripresa post-crisi senza licenziamenti.
ELENA FABIANI
Trentino
Una risposta dalle istituzioni
ei primi cinque mesi del 2009
l’industria trentina ha consumato tante ore di cassa integrazione ordinaria quante quelle utilizzate in tutti e quattro gli anni precedenti. Basta questo dato a testimoniare che la crisi morde anche alle latitudini più settentrionali del paese. Una
crisi che non si fa sentire solo dentro i
grandi stabilimenti, ma anche nelle
piccole imprese dell’artigianato e del
terziario (a maggio quasi 2.600 lavoratori in mobilità, il 50 per cento in più
rispetto al 2008) e nel comparto delle
costruzioni (circa 1.500 addetti in meno iscritti alla Cassa edile). Ma a differenza del resto d’Italia, il governo locale, su pressione delle organizzazio-
N
ni sindacali, una risposta l’ha data,
chiara e forte. “In Trentino – spiega
Paolo Burli, segretario della Cgil – la
giunta provinciale ha stanziato oltre il
5 per cento del Pil locale per un piano
anticrisi concertato con le parti sociali”. Si tratta di 92 milioni di euro per
l’estensione degli ammortizzatori sociali agli outsider e l’introduzione del
reddito minimo di garanzia, 230 milioni per il sostegno alle imprese, comprensivi dei fondi per le aziende che
non licenziano e per il riassetto finanziario, 50 milioni per la competitività
del sistema economico provinciale e
554 milioni per investimenti in funzione anticongiunturale: in pratica,
edilizia, viabilità e ambiente.
Una manovra straordinaria che ha
trovato il plauso di tutte le parti sociali. Lo conferma Burli: “Fin da ottobre, avevamo sostenuto la necessità
di usare subito le prerogative dell’autonomia per rispondere all’inerzia del governo nazionale. Così è stato”. Ora però i sindacati chiedono di
estendere i nuovi ammortizzatori
sociali locali e di garantire integrazioni al reddito per chi è in cassa integrazione o in disoccupazione. “Il
nostro modello – conclude Burli – è
il Nord Europa. Il welfare, a nostro
avviso, non è solo garanzia per i più
deboli, ma anche un’opportunità di
crescita”.
ANDREA GROSSELLI
P
PARLANDO
DI...
Camfin
L'aumento di capitale e l'accordo inatteso tra la Gpi di Marco Tronchetti Provera e i
genovesi Malacalza su Camfin, piacciono al mercato. Il titolo ha registrato in chiusura un
rialzo del 52,09% a 0,4 euro. Gli scambi, pari a circa lo 0,6% del capitale, sono in linea con
quelli di venerdì scorso ma quattro volte superiori alla media mensile.
Fillea-Cgil, 99 opere
per rilanciare
l’economia al Sud
LE PREVISIONI
Per aziende e lavoratori i prossimi mesi potrebbero essere i
peggiori, anche se forse il picco
della crisi economica è stato superato. Gli effetti sociali più gravi si vedranno più avanti.
dione, un ulteriore deterioramento
del mercato del lavoro, con la disoccupazioen tornata a crescere.
REAZIONI
Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi prova a sminuire il dato sui salari. «Il dato è congiunturale e bisogna
leggerlo nell'anno intero». A dirla
proprio tutta quello 0,6% è tendenziale, riferito appunto all’anno prima. Dai banchi del Pd si continua a
chiedere un intervento sostanzioso
per sostenere la domanda. Altrimenti «c’è il rischio di avvitamento per
uno sbilanciamento della finanza
pubblica e una drastica riduzione della crescita», osserva Pier Luigi Bersani.❖
31
Affari
L’INIZIATIVA
Sono 99 le opere pubbliche che
potrebbero partire subito nel Mezzogiorno. Cantieri che darebbero lavoro a
31mila operai e per i quali sarebbe già
prevista buona parte dei finanziamenti.
Lo sostiene il sindacato degli edili Fillea,
che insieme alla Cgil ha promosso sette
giorni di mobilitazione per rivendicare
l’immediata apertura di questi cantieri. Il
sindacato sarà presente nelle regioni
del Sud con 35 iniziative territoriali.
Si tratta di «piccole opere che possono dare grandi risultati, consentendo
nel momento più acuto della crisi di intervenire in quella parte della penisola
che più sta pagando il prezzo della crisi
e che più ha bisogno di interventi infrastrutturali», sostiene la segretaria nazionaleCgil Vera Lamonica.Secondo la sindacalista, il governo ha dimenticato il
Mezzogiorno, «come dimostra il progressivo depauperamento delle risorse
in forza al FAS (il fondo per le aree meno
sviluppate,ndr).Nonètollerabile-prosegue Lamonica - che si finanzino le politichedicontrastoallacrisi togliendorisorsealMezzogiorno».«Perabbiamoindividuato 99 opere sotto i 5 milioni di euro
immediatamente cantierabili - dice il segretario della Fillea Walter Schiavella Proponiamo di ripartire da qui per creare 31 mila posti di lavoro e concludere
opere utili alle comunità locali».❖
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
EURO/DOLLARO: 1,3850
FTSE MIB
ALL SHARE
-3,1%
-2,66%
19.770
20.462
FIAT MIRAFIORI
Meno Cig
Annullate due settimane di cig
allo stabilimento Fiat Mirafiori, dal 22
giugno al 4 luglio, per la line di produzione della Multipla. Il provvedimento riguarda circa 600 persone.
Boom del debito pubblico TELECOM
Multa
Ogni famiglia italiana
«esposta» per 83mila euro
L'Antitrust ha sanzionato Telecom Italia con una multa da 240mila
euro per pratiche commerciali scorrette in relazione ad alcune offerte natalizie.
Nuovo record del debito: in poco tempo torneremo agli anni
‘80. Calano le entrate, con il «buco» Iva di -10%. La Cgil denuncia: riprende l’evasione, pagano
solo i dipendenti, e il governo
non concede un tavolo anti-crisi.
B. DI G.
ROMA
Ancora un record per il debito pubblico italiano. Secondo il bollettino di
Bankitalia ad aprile lo stock accumulato è salito di 9 miliardi rispetto a
marzo, arrivando a 1.750 miliardi di
euro. In un anno, il debito è aumentato di 87,2 miliardi, pari a + 5,2%. Allora il debito era a quota 105,8% del
Pil. Ora è in marcia verso il 114,3% e
stando alle stime del tesoro arriverà
al 118% nel 2011. Anche se il Fondo
monetario lo vede già oltre il 120%,
lo stesso livello a cui era a fine anni
‘80. La dinamica crescente registrata
ora dalla Banca d'Italia è dovuta soprattutto ai conti delle amministrazioni centrali.
FAMIGLIE
A voler giocare con le statistiche, si
può calcolare che ogni famiglia ha
sulle spalle un debito di 83.000 euro.
Ogni cittadino - bebè compresi - ha
così accumulato un debito che sfiora
i 30.000 euro. Ben «29.166 euro gravano su ognuno dei 60 milioni di abitanti», hanno calcolato 2 associazioni di consumatori, l'Adusbef e la Federconsumatori, che chiedono di ridurlo con la vendita di oro e di riser-
ve della Banca d'Italia.
ENTRATE
Nei primi quattro mesi dell’anno,
poi, si registra una contrazione delle entrate del 3,5%, con un mancato introitodi 3,9 miliardi nei primi
quattro mesi dell'anno. Dal confronto con i mesi precedenti emerge,
guardando sempre ai dati di Bankitalia, un primo timidissimo segnale
positivo: il calo del gettito segna un
rallentamento se comparato con il
-4,5% segnato nei primi 3 mesi dell'
anno. Sta di fatto che il ritmo della
diminuzione è maggiore della contrazione dell’economia. La Cgil,
con Agostino Megale, fa i conti nelle casse dell’erario e arriva a 15 miliardi persi. «La caduta delle entrate, iniziata nel 2008, rischia, a fronte di un calo del Pil del 5%, di tradursi in una perdita complessiva di oltre 15 miliardi se non si prenderanno serie contromisure», dichiara il
segretario confederale. «Ancora
una volta è l'Iva a preoccupare maggiormente - continua - con un calo
pari al 10%, segno della ripresa dell’evasione fiscale». Per Megale «l'
unica eccezione al calo complessivo
delle entrate è data dai lavoratori
dipendenti e dai pensionati». A fronte di ciò, per il segretario confederale «il governo persevera in un altro
record: quello delle minori risorse
messe in campo per affrontare la crisi». La Cgil chiede, conclude Megale, «ininterrottamente da quasi un
anno, la convocazione di un tavolo
per affrontare la crisi: aspettiamo
ancora una risposta».❖
ACEA
Gaz de France
«Le trattative con Gaz de France sono in corso: speriamo vadano a
buon fine. Se sarà così tra i settori di
Acea ci sarà anche il gas». Lo ha detto
il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
CHIMICA LETTERA
Napolitano
I chimici di Cgil, Cisl e Uil, di Venezia hanno scritto una lettera al Presidente Giorgio Napolitano sulla crisi
di Marghera. I chimici affermano che
«il diritto allalibertà ed il diritto al lavoro» sono «un binomio inscindibile».
INDESIT
Nuovi prodotti
Il gruppo Indesit, tra i leader europei e mondiali nel settore degli elettrodomestici, nel corso del 2009 lancerà sul mercato 240 nuovi prodotti.
Nel 2008 il Gruppo ha investito 48 milioni di euro in ricerca e sviluppo.
FERPI
Comin
Gianluca Comin, direttore relazioni esterne di Enel, è stato confermato per un altro biennio, fino al 2011,
alla guida di Ferpi, federazione relazioni pubbliche . Alla vice presidenza
confermato Giampietro Vecchiato.
32
CGIL
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
a cura della CGIL www.cgil.it
SPI
INCA CGIL
Piano casa
e gli anziani
Malattie professionali:
una sentenza giusta
Le regioni stanno discutendo il cosiddetto “Piano Casa”.
Mi chiedo se sapranno affrontare il tema in modo nuovo o
continueranno a premiare la rendita fondiaria. In Italia non
mancano le case, manca una politica per la casa, cosicché il
patrimonio invecchia ed è utilizzato sempre peggio. Nelle
aree urbane è disponibile un patrimonio residenziale privato,
in stato di notevole degrado, valutabile in circa due milioni di
unità abitative. Circa tre milioni di anziani over 65 abitano case vetuste, spesso da soli ma con quattro o cinque stanze. Abbiamo recentemente pubblicato i dati di tutti i comuni capoluogo in collaborazione con l’associazione A&A.
A fronte di questo stato di cose la domanda insoddisfatta di alloggi è enorme. Oltre due milioni di giovani fra i 26 e i 35 anni, secondo il Censis, convivono con i genitori pur avendo un lavoro. Gli studenti fuori sede sono costretti
ad un avvilente e costoso mercato nero dei letti. E’ possibile far incontrare
l’esigenza degli anziani di ristrutturare la prepria casa e dei giovani di disporre di un alloggio poco costoso? Secondo noi si, aiutando - con un intervento
sinergico di Regioni, Comuni e sistema creditizio - la ristrutturazione degli alloggi degli anziani (spesso rich house ma poor cash) per renderli più confortevoli, sicuri e meno costosi e per offrire gli spazi eccedenti al mercato delle locazioni. Per realizzare quetso obiettivo non bastano gli incentivi fiscali: bisogna anche affrontare le difficoltà delle persone più anziane dimostrando loro che potranno vivere meglio e non disperdere il proprio patrimonio. Incrementare il loro reddito e rispondere alla domanda abitativa di giovani, lavoratori in mobilità e studenti. Basterebbe ristrutturare il 10% degli alloggi troppo grandi, vecchi ed insicuri degli over 65 che vivono soli e si renderebbero disponibili con risorse contenute 300 mila alloggi di piccole dimensioni da affittare. Riusciranno le Regioni ed i Comuni a cogliere questa opportunità? Speriamo di si, perché una urbanizzazione scriteriata del territorio, la decadenza
del patrimonio abitativo esistente e l’aumento della popolazione anziana
contribuiscono ad un futuro nel quale il benessere, invece di aumentare, rischia di ridursi ancora.
Ci sono voluti quasi 10 anni perché al signor E. D. M.
fosse riconosciuta l’origine professionale del morbo di Parkinson. Dipendente dell’Alenia di Nerviano, oggi Galileo
Avionica, dal 1991 al 1998 pulisce valvole per motori aerospaziali, con uso di Freon R 113.
Lavora in un locale di soli 24 metri cubi, senza sistemi di aspirazione, in violazione della normativa. Non viene sottoposto agli esami previsti
per chi utilizza solventi. Nel 1997, a soli 49 anni, accusa i primi sintomi, tre anni
dopo scopre la causa: “Morbo di Parkinson”, definita di origine professionale
dal Centro per la Malattia di Parkinson di Milano.
Attraverso l’Inca, nel luglio 2000, D. M. chiede all’Inail il riconoscimento della
malattia professionale; domanda respinta. Inca avvia il contenzioso giudiziario. È in questa sede che l’Istituto deposita il documento di valutazione dei rischi, da cui emerge che il composto utilizzato non era semplicemente il Freon R
113, ma una miscela ancor più micidiale denominata Freon Smtp, contenente
sostanze tossiche (metanolo ed epossipropano) e nocive (Freon R 113, dicloroetilene e nitrometano).
Logica vorrebbe che il giudice disponesse, come richiesto dal legale Inca, l’accertamento non solo sul Freon R 113, ma anche sulla miscela Freon Smtp, ma Inail
si oppone e il giudice rigetta la richiesta. Inca ricorre in appello e, contemporaneamente, presenta una seconda domanda di riconoscimento per Freon Smtp
con riferimento al metanolo. La Corte conferma la sentenza di primo grado e
Inail respinge anche la seconda domanda che, conseguentemente, induce Inca
ad avviare una nuovo causa centrata sul metanolo.
Due consulenze tecniche d’ufficio, disposte dal tribunale di Milano, hanno riconosciuto gravi responsabilità dell’azienda, accusata di non aver adottato nemmeno
le cautele minime per tutelare la salute dei lavoratori. La sentenza del 22 maggio
2009, riconoscendo l’origine professionale della malattia e l'inabilità permanente del lavoratore, ha condannato l’Inail al pagamento della relativa rendita.
Ci auguriamo che l’Istituto, mostrando maggiore sensibilità, a questo punto, voglia arrendersi all'evidenza, rinunciando ad appellarsi.
LUCIO SALTINI- SEGRETARIO NAZIONALE SPI CGIL
VANNI GALLI - COORDINATORE INCA LOMBARDIA
SISTEMA SERVIZI
Terremoto, sempre più una chimera
la sospensione degli obblighi fiscali
Sabato 6 giugno, quando gli
italiani andavano ad esercitare il diritto di voto per la consultazione sull’Europa e sulle amministrazioni provinciali e comunali, nel sito della Protezione civile veniva pubblicata pressocchè alla chetichella - un’Ordinanza del presidente del Consiglio
con la quale si modifica la mappa dei
comuni delle zone terremotate interessate alla sospensione degli obblighi fiscali. Il ministro Tremonti il 9
aprile 2009 aveva decretato che i
soggetti interessati alla sospensione
degli obblighi tributari erano tutti i
cittadini che, alla data del 6 aprile,
avevano la residenza nel territorio
della provincia dell’Aquila. Di lì a poco, il Commissario delegato Bertolaso, con decreto del 16 aprile, ha defi-
nito in base alle sue competenze, i comuni della provincia dell’Aquila interessati all’evento sismico e cioè non
tutti i 108 comuni , bensì solo 37. Con
quello stesso decreto sono stati riconosciuti come interessati all’evento sismico 7 comuni della provincia di Pescara
e 5 della provincia di Teramo.
L’ordinanza 3780 del 6 giugno modifica l’impostazione del ministro dell’Economia in materia fiscale e acquisisce,
per la sospensione degli obblighi tributari, il criterio utilizzato da Bertolaso
per l’individuazione dei comuni interessati al sisma. Quindi potranno usufruire della sospensione solo i contribuenti residenti al 6 aprile nei 49 comuni d’Abruzzo individuati dal Commissario delegato.
La data dell’Ordinanza, pubblicata sul-
la Gazzetta ufficiale e quindi operativa
dal 10 giugno, è quanto mai sospetta.
Si è atteso il dopo elezioni per far prendere coscienza di un provvedimento restrittivo per le popolazioni colpite dal sisma, ma volendo far apparire che l’informazione è stata data nei tempi utili.
Vecchie tecniche alle quali si ricorre
quando le intenzioni non sono buone.
Resta di fatto che si è ristretto il numero
dei soggetti che possono avvalersi della
sospensione degli adempimenti e dei
versamenti fiscali. Per questi contribuenti, cioè per coloro che al 6 aprile
avevano la residenza in un comune
escluso dall’Ordinanza berlusconiana,
la situazione cambia profondamente.
La sospensione cessa il 30 giugno 2009.
I versamenti non effettuati nel periodo
dal 6 aprile al 30 giugno debbono esse-
Inserto realizzato da Edit.Coop.
re eseguiti entro il 16 luglio 2009 e gli
adempimenti, i cui termini scadono
nel periodo dal 6 aprile al 30 giungno
2009, andranno effettuati entro il 30
settembre 2009.
Per tutti i contribuenti residenti al 6
aprile 2009 nei comuni indicati dall’Ordinanza in questione, resta confermata la sospensione degli obblighi tributari fino al 30 novembre. Non riusciamo a prevedere se il gioco ingaggiato dal governo con i contribuenti
d’Abruzzo finisce qui. Certo è che la
turbolenza normativa, e in questo caso il suo peggioramento, non rassicurano le persone già fortemente provate dal sisma né chi cerca di dar loro
una adeguata assistenza fiscale.
PIETRO RUFFOLO
PRESIDENTE CONSORZIO NAZIONALE CAAF CGIL
32
Economia
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
p Industriali A Milano eletto Meomartini (Eni) nella più grande associazione imprenditoriale
p Speranza Expo 2015, innovazione, investimenti, Malpensa per far ripartire l’economia
Assolombarda cambia la guardia
Marcegaglia in pressing sul governo
Foto di Daniel Dal Zennaro/Ansa
Assolombarda, Bracco cede il
timone a Meomartini. Marcegaglia rilancia l’ultimatum al governo, poi parla di Confindustria: «Siamo una realtà forte e
composita, e siamo orgogliosi
e fieri di essere così».
VENDITA WIND
Alta Corte: Sawiris
paghi 75 milioni
a Benedetti
LAURA MATTEUCCI
MILANO
[email protected]
«Milano rialzi la testa, la crescita
partirà da qui. Perchè Milano è
sempre la prima ad indicare la strada da prendere». La presidente di
Confindustria Emma Marcegaglia
è all’assemblea annuale di Assolombarda, che saluta come nuovo
presidente il numero uno di Snam
Rete Gas Alberto Meomartini, e archivia i quattro anni della gestione
Diana Bracco. Ruolo da sempre di
peso nella galassia Confindustria,
quello degli industriali lombardi,
reso anche più decisivo dall’incombere di Expo 2015, che Meomartini definisce un «catalizzatore di
idee», e che per il momento gli ha
ispirato il proposito di «utilizzare i
rapporti internazionali che si intensificheranno nei prossimi anni per
promuovere sempre di più il nostro sistema universitario all’estero», per una sorta di programma
Erasmus straordinario. Le priorità
di Assolombarda sono «un piano
per l’Expo e il problema del credit
crunch delle piccole imprese», continua Meomartini. «Milano uscirà
prima degli altri dalla crisi perchè
ha un tessuto produttivo non specializzato e intercorrelato - aggiunge - ed è nei momenti di crisi che si
possono fare i veri cambiamenti».
Riguardo al nodo Malpensa, Meomartini non ha idee precise (parole sue), ma l’intenzione di affrontare la questione «per trovare una soluzione tra sistema politico ed economico che valorizzi Malpensa e Linate».
I 100 GIORNI
L’obiettivo dichiarato dal neo presidente di Assolombarda del «rafforzare le relazioni tra i soggetti che
rendono viva la società e l’econo-
Assolombarda Il presidente Alberto Meomartini viene dall’industria pubblica
mia milanese», del «costruire una vera e propria rete di interdipendenze», è anche il filo conduttore della
relazione di Marcegaglia, che torna
ad appellarsi a tutte le forze politiche ed economiche per «il mantenimeno della coesione sociale», che «è
il bene assoluto». La leader dei confindustriali torna anche sull’ultimatum dato al governo a Santa Margherita ligure, e ai ministri Scajola (Sviluppo) e Maroni (Interno) presenti
all’assemblea chiede «un ulteriore
sforzo nei prossimi 100 giorni»: «Le
imprese vanno sostenute perchè, nonostante piccoli segnali di miglioramento e nonostante il peggio sia alle
spalle, rischiamo di perdere una parte del nostro sistema produttivo,
quello delle piccole e medie imprese. Non possiamo abbassare la guar-
dia». Aziende da appoggiare, dunque, che tra l’altro, secondo uno studio che Marcegaglia anticipa, sarebbero quelle che rispetto all’estero
L’appello
«I banchieri tornino a
fare i banchieri, cioè
a sostenere le imprese»
stanno licenziando meno, insomma
che mantengono più posti di lavoro.
Tra i temi da affrontare con urgenza
torna quello del credito alle imprese. «Non chiediamo alle banche di sostenere aziende decotte, ma di fare
le banche e stare vicino alle imprese». In particolare Marcegaglia chiede «la massima attenzione affinchè
Naguib Sawiris, il miliardario
egiziano proprietario di Wind, dovrà
pagare oltre 75 milioni di euro al finanziere italiano Alessandro Benedetti, al
quale è stato riconosciuto un ruolo di
primo piano nel passaggio di proprietàdell'operatore ditelefonia mobileda
Enel a Orascom, società di Sawiris, nel
2005.Lohastabilitol'AltaCortediLondraconunasentenzadivulgataieri,secondoquantoriportal'agenziaBloomberg.
La Corte ha accolto la versione di
Benedetti, secondo il quale Sawiris
avrebbe completato l'operazione con
l’Enel utilizzando una strategia messa
a punto dal suo ex socio italiano, che
prevedeva l'assunzione del controllo
di Wind senza l'esborso di considerevoli somme di denaro cash. In cambio
della sua consulenza, Sawiris avrebbe
promesso a Benedetti una quota della
società.
Inizialmente Benedetti aveva rivendicato per sé una quota del 30% del
capitale di Wind. Ieri la Corte di Londra
ha monetizzato la richiesta.
nessuna richiesta delle imprese al
Fondo di Garanzia sia mandata indietro; la crisi c’è adesso, non nel
2012». Altro tema: «Non è possibile avere uno Stato che non paga i
propri crediti», continua la presidente che poi chiede una «sorta di
Tremonti ter, con la detassazione
degli utili aziendali che vengono
reinvestiti».
Confindustria confida infine che
al prossimo G8 dell’Aquila, dopo il
nulla di fatto del vertice tra ministri finanziari di Lecce, si arrivi a
un accordo sulle regole per superare la crisi, «condivise ed efficaci».❖
IL LINK
IL SITO UFFICIALE
www.assolombarda.it
P
PARLANDO
DI...
Unipol
Unipolcontadidistribuire l'anno prossimoil dividendo dopochequest'anno lacompagnia bolognese non ha pagato ai soci alcuna cedola. «Penso proprio che torneremo al dividendo» ha confermato Carlo Salvatori, amministratore delegato di Unipol. Più prudente è
statoinvecesuicontidelsecondotrimestreperiquali«èancorapresto»perdareindicazioni.
Pirelli-sindacati
accordo finale
per l’impianto
di Settimo
Pirelli ha firmato un'intesa con
i sindacati per il varo definitivo del
nuovo polo industriale di Settimo
Torinese. Sono previsti investimenti per 155 milioni di euro e 1240 occupati nel 2011, nuovi prodotti di
«alto di gamma», una capacità produttiva installata di 3 milioni e mezzo di coperture all'anno, la realizzazione di un centro di ricerca di eccellenza in collaborazione con il Politecnico di Torino, l'utilizzo di fonti
energetiche a basso impatto ambientale, il rilancio delle divisioni produttive «Truck» e «Car», la formazione e la riqualificazione professionale per tutti i dipendenti.
Di rilievo il grande consenso dei
lavoratori all'accordo: il 94% dei vo
ha detto sì alle soluzioni previste
nell'intesa a proposito di assetti occupazionali e di organizzazione del
lavoro. «Ciò dimostra - commentano Stefania Pomante e Renzo Maso,
della Filcem-Cgil di Torino - che è
ancora possibile realizzare investimenti industriali competitivi, attraverso scelte sull'innovazione di processo e di prodotto» ❖
Fincantieri,
Monfalcone
in sciopero contro
l’accordo separato
Terza giornata di mobilitazione della Fiom-Cgil alla Fincantieri
di Monfalcone contro l’accordo separato del primo aprile. Secondo le
tute blu Cgil ieri 4.500 lavoratori hano incrociato le braccia. È il secondo
sciopero dopo quello di 3 ore di venerdì 12 giugno, seguito dal blocco
degli straordinari. «Una risposta
senza precedenti», commentano alla Fiom, che denuncia «il clima di
provocazione» creato dall’azienda
«che ha chiesto alla polizia di presidiare le entrate dello stabilimento».
«Questa risposta dei lavoratori dice la Fiom - dimostra ancora una
volta, che l’azienda non ha il consenso per l’accordo che ha voluto imporre e che la grande maggioranza dei
dipendenti Fincantieri vuole la riapertura delle trattative per ottenere
un accordo giusto». Il sindacato guidato da Rinaldini, annuncia che avvierà un programma di lotta in tutti
gli altri cantieri del gruppo.❖
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
33
p Nord Est Il marchio di calzature sportive interessa a Polegato
p In crisi I lavoratori non accettano il ridimensionamento
Diadora nelle scarpe di Geox
Gli operai difendono il posto
I dipendenti Diadora bloccano
lo stabilimento contro l’ipotesi
che Geox acquisti l’azienda. Temono riflessi sull’occupazione
e lamentano l’assenza della politica:«In campagna elettorale
Sacconi ci aveva rassicurati».
GIUSEPPE VESPO
MILANO
[email protected]
Calzature eleganti che salvano quelle sportive. Potrebbe finire così alla
Diadora, storico brand sportivo in
crisi per via del debito: con la Geox
che acquista il marchio e tenta di
far respirare un’azienda in difficoltà. Una soluzione però poco apprezzata dai dipendenti Diadora di Caerano San Marco, Treviso, che oggi
riprenderanno lo sciopero iniziato
ieri mattina con l’occupazione degli
ingressi allo stabilimento.
GEOX
Respingono l’ipotesi perché credono che con l’arrivo di Mario Moretti
Polegato, che acquisirebbe marchio
e stabilimento attraverso la finanziaria Lir, si perderebbero circa 50
posti di lavoro su 263. In corsa, oltre alla finanziaria della famiglia Polegato, ci sono anche due fondi di
private equity, l’Atlantis partner e
I sindacati
«Un’altra grande
azienda del glorioso
Nord Est barcolla»
l’Orlando Italy. Ma le ultime indiscrezioni vogliono Lir in testa. L’ultima decisione spetta al consiglio
d’amministrazione Diadora e potrebbe arrivare nel giro di una settimana. «È un’altra grande azienda
del glorioso Nordest che barcolla in
modo terrificante», commenta Andrea Roncato, segretario della Uilta-Uil di Treviso, unico sindacato
presente in azienda. «La situazione
è drammatica - dice il sindacalista pesa il debito con almeno dieci istituti bancari di quasi 80 milioni di
euro a fronte di un fatturato di
130milioni». Roncato non fa il tifo
per nessuno, «non capiamo i termini
della trattativa ma pare chiaro che i
pretendenti mirino al marchio e tengano in scarsa considerazione i dipendenti. Per questo - aggiunge - resteremo in sciopero fin quando non ci convocheranno. Vogliamo che sia garantita la continuità aziendale e che non
vengano disperse le professionalità».
Oggi sono 263 i dipendenti diretti
dello stabilimento in provincia di Treviso, ai quali vanno aggiunti i circa
250 sparsi nei punti vendita e - sono
numeri forniti dai sindacati - altri
700 dell’indotto. Di loro, fino a ieri,
si è interessato solo il sindaco di Caerano, Luciana Velo. «La politica è
stata assente - ha detto il segretario
Uil di Treviso, Antonio Confortin Ci chiediamo dove sia il ministro
del Welfare, Maurizio Sacconi, che
in tutta la campagna elettorale aveva garantito il proprio interessamento per il salvataggio di Diadora». L’azienda non dice niente, la politica è assente e lo staff di Polegato
parla di allarme prematuro: «Nessuna decisione sul piano industriale e
sul personale è stata assunta».❖
34
www.unita.it
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Culture
IL LUTTO
p Il musicista È morto a 69 anni a Milano: un artista «politico» che voleva un mondo più giusto
p La rivolta Iniziò negli anni 60 nel segno di una protesta mai interrotta. Con uno stile tutto suo
Ivan Della Mea: il cantore
di lotte, poesia e libertà
È morto a Milano a 69 annni
Ivan Della Mea, cantautore,
scrittore, dagli anni Sessanta figura centrale della «canzone di
protesta». I funerali si terranno
domani alle 11 al circolo Corvetto dell’Arci a Milano.
TONI JOP
[email protected]
«O cara moglie, prima ho sbagliato, dì a mio figlio che venga a sentire, che ha da capire che cosa
vuol dire lottare per la libertà»:
credibile e vero, Ivan Della Mea,
il compagno Mea, se n’è andato
senza aspettare il sol dell’avvenire, senza aspettare che spiegassimo ai nostri figli cosa vuol dire lottare per la libertà. Vuol dire che si
fidava di noi, oppure che si era
«rotto i bal» dei tempi lunghissimi della storia. Fatto sta che l’han
trovato l’altra sera col cuore in
pezzi e un ricovero, non il primo,
è servito a niente. Con tutti gli
amici e compagni che gli dicevano: ma fa’ qualcosa, non puoi pesare così, e lui che rispondeva ghignando – Ivan era un duro dai bei
capelli – che quel corpo gli teneva
compagnia come gli piaceva.
Voce sempre in battaglia: Ivan Della Mea
UN PEZZO DI NOI
Ecco: ora bisognerebbe spiegare
a chi non lo conosceva chi era
Ivan Della Mea e perché era un
pezzo fondamentale del nostro
schieramento culturale, politico
e poetico. E perché ci manca il
suo corpo, e perché mentre ci
manca già ci consola e vien da dire che ci aveva consapevolmente
regalato tutti i giocattoli utili a farci compagnia benché occupati –
riderebbe della definizione – a
elaborare il lutto, il suo. L’abbiamo scritto: Ivan era un poeta, soprattutto, che si serviva delle canzoni per sgrammaticare una lirica di sistema che è sempre servita
PAOLO PIETRANGELI RICORDA
«Sono senza parole: ci avevo
suonato insieme appena qualche giorno fa...Penso alla risata
che faceva, così particolare. E alle sue canzoni, che sto ascoltando per risentirlo vicino a me».
a uno stuolo di servi senza anima
per riempirsi le tasche di soldi e di
successo.
Quindi, era un gran poeta povero che ha firmato molti testi in italiano e in milanese, sia come si usa
nella poesia-poesia, oppure a bri-
glia sciolta come si usa in prosa.
Gran scrittore, ha steso fiumi di cose bellissime sulle pagine di questo
giornale nel corso di una collaborazione spesso conflittuale ma sempre di cuore nel corso di una vita
intera.
E ancora non abbiamo detto
niente. Ivan era un rivoluzionario.
Un rivoltoso: lontano da qualsiasi
violenza, era convinto che si potessero cambiare le cose, che era la sola ragione della vita, e che per farlo
si dovevano forzare le liturgie spesso ipocrite delle istituzioni ricorrendo al linguaggio che, secondo non
solo lui, la sinistra aveva disastrosamente messo in angolo, il linguaggio del bisogno e della sofferenza.
E cantava, con un piacere infinito
sostenuto da una forza esagerata,
rabbiosa, un clipping – per mutuare un termine da fonico che marca
la saturazione dei microfoni – continuo che spiaceva agli amanti del
bel canto. E per fortuna.
LA RABBIA NELLA VOCE
La rabbia di Ivan sporcava la voce,
la sgraziava, la riduceva a carta vetrata dove l’intonazione, la cura
delle armoniche erano ridicole opzioni. In questo, del tutto dentro il
suo tempo, il nostro, dentro un
espressionismo comunque di matrice romantica che ricostruisce il
racconto forzando le sue insanabili
disarmonie, poggiando quasi esclu-
34
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Conversando con...
Daria Bignardi
Giornalista e conduttrice tv
Le mie interviste laiche
ai signori della politica
che si prendono così sul serio
Daria Bignardi è nata a Ferrara nel 1961
P
Parlando
di...
Carlo Cecchi
e «Sogno»
Diploma coi fiocchi per i giovani attori dell’Accademia «Silvio D’Amico», diretti niente
meno cheda Carlo Cecchi in «Sogno di una notte di mezzaestate» di Shakespeare nella bella
traduzione di Patrizia Cavalli. Dal 15 al 22 giugno a Roma presso il teatro Duse (e poi il 28 e 29
giugno ospiti del Festival di Spoleto) presenteranno gli esiti del laboratorio.
sivamente su queste ultime. Si dice
che era un cantautore «politico»,
che era, che è stato una delle voci –
con Amodei, Daffini, Bueno, Giovanna Marini, Pietrangeli, Straniero, Mantovani, Bertelli, Assuntino,
Ciarchi e pochi altri – della canzone di protesta degli anni Sessanta-Settanta, quando l’onda del Sessantotto portava con sé l’idea di
una militanza totale, umana e poetica, al servizio della rivolta contro
l’ordine ingiusto delle cose, contro
ogni restrizione della libertà.
Con questo giudizio si asseconda una visione angusta della storia
di Ivan e di tutti gli altri compagni
che prima o poi lo hanno circonda-
Pronto alla strada
Cantava e viveva contro
liturgie e ipocrisie.
Anche della sinistra
Per una questione di banale visibilità: non c’è nulla di settario o di nicchia in quel che ha fatto Ivan, c’è
piuttosto molto di intensamente rinascimentale; chi ha deciso cosa
doveva essere quella poetica nella
rastrelliera del nostro consumo sono stati i mezzi di comunicazione
di massa, quella «roba», quel tipo
di osservazione della realtà, di critica incessante al sistema non ha
mai, ovviamente, trovato accesso
in tv come nei grandi giornali. E sinceramente non se n’é mai lamentato: sapeva dove portava quel suo
canto, come sapeva dove lo avrebbe portato quel corpo.
Si progettava, da qualche tempo, di tornare per la strada, di portare in giro nelle piazze d’Italia il
senso di bellissimi spettacoli come
Bella ciao, o Ci ragiono e canto che
avevano sconvolto l’ordine costituito nella politica e nello show tanti
anni prima, quando il sol dell’avvenire sembrava appena dietro l’orizzonte. Ci sembrava che fosse venuto il momento di risvegliare la tigre, – caro Fo, grazie – che i tempi
fossero davvero bui e avessero di
nuovo bisogno di quel canto del
gallo che dice che il nuovo giorno
sta per cominciare e si torna a lottare. «Quando la lotta è di tutti per
tutti, il tuo padrone vedrai cederà». Abbiamo rubato pochi versi
dalla sua O cara moglie. Che dolore.❖
35
I dischi e i libri
Da «Io so che un giorno»
alla «Piccola ragione...»
Ivan (nome di battesimo Luigi)
Della Mea, nato a Lucca il 16 ottobre 1940, andò a Milano. Dal ‘96 dirigeval’Istituto diantropologia musicale «Ernesto De Martino» a Sesto
Fiorentino. Ha fatto «Ci ragiono e
canto» (lo spettacolo di Dario Fo)
con il Nuovo Canzoniere Italiano.
È del 1966 il suo primo disco: «Io so
che un giorno», poi «Il rosso è diventato giallo» (1969) «Se qualcuno ti fa
morto» (1972), «Ringhera» (1974),
«La nave dei folli» (1975), «La piccola
ragione di allegria» ( 2004). Tra i libri: «Fiaba d'orso, di bagatto e di un
giorno centenario» (1984), «Il sasso
dentro» (1990), «Se nasco un'altra
volta ci rinuncio» (1992), «Un amore
di luna» (1994), «Se la vita ti dà uno
schiaffo» (2009).
to o accompagnato nelle sue davvero indimenticabili esperienze artistiche e politiche insieme.
RINASCIMENTALE
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
SCRISSE PER NOI
Addio Lugano bella
Canto anarchico
e una lei da cuccare
IVAN DELLA MEA
Cantareanarchico,cantare libertario fa un bene della madonna... Negli anni 60 del millennio trascorso, mitici come i 50 e come i 70, nelle
stesse spiagge vanzine dove si sentiva
cantare «sapore di sale / sapore di mare» di Paoli e «con le pinne, fucile ed occhiali»delsindacodemocristodiRoccarasocredo EdoardoVianello,nelle stessenottid’Adria,traCesenaticoeCattolica per quanto riguarda la mia memoria, capitava di beccare in spiaggia, a
notte, col falò obbligato, il coro di «Addio Lugano bella» e la finalità non di rado era la stessa: cuccare. A ben pensarci era difficile trovare differenze significative tra l’amore libertario e l’amore
della scuola genovese… il vianellosound non c’incastrava anche perché
si cuccava un tubo con le sue note lecca lecca. Poi, spesso, c’era chi ricuciva il
tutto con un Fabrizio De André tanto
libertario quanto «genovese»: e questo
era il massimo. «Addio Lugano» tra i
canti anarchici è sempre stato di gran
lungail più gettonato eppure nonricordo una volta che sia una un coro con la
sequenza giusta delle strofe: importante era avere gli occhi di una lei da guardarenel pathos dell’«addio cari compagni». Da l’Unità del 14 agosto 2002.
IN CORO
Sguardi d’interni L’«acquario umano» ideato da Matthew Lenton
«Interni» a teatro con Lenton
Un acquario umano
che dà nostalgia per la vita
Prosegue il Napoli Teatro Festival tra insoliti percorsi sotterranei e visioni collaterali d’arte.
Ma soprattutto, belle sorprese a
teatro come la «scatola magica»
di un giovane regista scozzese
con attori italiani e inglesi.
ROSSELLA BATTISTI
INVIATA A NAPOLI
(spettacoli e valorizzazione del territorio). Così come suggerisce agli avventori del San Gennaro Superstar oratorio neo-barock di Mariano Bauduin presso il magnifico Museo Diocesano -, di spendere dopo una visita per vedere al secondo piano il piccolo Cristo ligneo, dalle linee morbide e palpitanti, attribuito (controversamente) a Michelangelo.
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LA FINESTRA SULLA FAMIGLIA
Ormai si potrebbe parlare di «format» a proposito del teatro sensoriale, quello cioè che sottopone gli spettatori a un getto di emozioni «interattive» con gli attori e le azioni sceniche. Il Teatro del Lemming ne ha
fatto una poetica personale, Ugo
Chiti uno storico spettacolo (Volta
la carta, che battezzò l’Arca Azzurra), Enrique Vargas una cifra di stile. Proprio il regista colombiano presentò a Napoli lo scorso anno un tale spettacolo (Cosa deve fare Napoli...), e nell’ambito dello stesso Festival Italia, quest’anno, la città partenopea ospita un altro di questi «format» versione mini: Monaciello, percorso nei sotterranei di via Chiaia curato da Andy Arnold. Vi si scopre
un’anima sommersa di Napoli, l’odore del tempo e cicatrici invisibili di
tragedie non lontane. Qua sotto, nelle sue viscere, si rifugiavano migliaia di persone durante i bombardamenti. Arnold accende i cunicoli di
visioni, con donne scarmigliate in
cerca di bimbi perduti nel buio, giovani coppie spaventate, frati veri,
finti o pazzi. Tutta la furia e la violenza della guerra in schegge. Breve e
suggestivo. È anche un modo, per il
Festival, di illuminare angoli meno
noti della città, di intendere un’operazione culturale a vasto raggio
Non per questo il Festival dimentica
la sua ragione prima di essere: fare
teatro. E quando ci si imbatte in un
«frutto» come Interiors (coproduzione internazionale, attori inglesi e italiani scelti dopo accurata selezione), l’eccitante sensazione di essere
davanti a qualcosa che avrà un futuro formicola nella mente. Matthew
Lenton è un giovane regista scozzese di cui sentiremo parlare ancora.
Ispirandosi al Maeterkinck di L’intérieur, pièce in cui un uomo osserva dalla finestra la cena di una famiglia, poco prima di annunciare un
lutto improvviso, Lenton forza ulteriormente la prospettiva, cosicché
fuori dalla finestra a commentare lo
svolgimento di quella cena fra amici
e parenti è una misteriosa voce di
donna. Dentro, in una specie di acquario umano, i protagonisti si muovono in una commedia muta che la
voce completa di senso, raccontando il detto e il non detto. C’è Hopper
- come dice lo stesso Lenton - e frammenti di quotidianità «rubata» dalle
finestre delle città di sera, ma anche
uno stile fresco che sa di graphic novel e di quel disincanto rude che possono avere i personaggi di Stieg
Larsson. Con una ruga di nostalgia
per la vita e i suoi sapori, comunque
sia, per quanto a lungo sia. ❖
Il blog su Vanity Fair
http://bignardi.style.it/
La rubrica di Bignardi
dalla carta al digitale
ROBERTO BRUNELLI
[email protected]
L’era glaciale
www.eraglaciale.rai.it
Il sito del programma
di Rai Due
al contatto giusto».
me La7...
A proposito, è stata più dura con Brunetta o con
Alemanno?
«Sicuramente è stata una decisione difficile.
Qui alla Rai c’è molta più attenzione a quello
che fai, non solo per tutte le persone che ti
guardano ma anche perché è la Rai... Certo, a
La7 non mi sentivo lo sguardo addosso come
qui, e forse col senno di poi non avrei invitato
i politici in piena campagna elettorale, ma bisogna anche dire che non si pensava fosse
una campagna così pasticciata, violenta, priva di contenuti politici».
«Quella di Brunetta è stata la mia nemesi. Sa,
’è leggerezza in quel
sono davvero un po’ maestrina, pignola, nel
ghiaccio. Daria Bignardi
preparare le cose. Così ci sono rimasta un po’
in fondo in fondo è una
così quando mi ha accusata di non aver letto
donna timida. La super-inil suo libro. Continuava a darmi dell’ignorantervistatrice rivela un certe e della radical chic - cosa che io proprio
to imbarazzo nell’essere
non penso di essere. Il bello è che addirittura
intervistata, e questo poavevo un pregiudizio positivo nei suoi contrebbe non essere poi così
fronti: se uno ha una brutta fama subito mi
strano. Dopo tre anni di Invasioni Barbariche
scatta l’idea che con me sarà diverso... e invee una stagione intera, appena conclusa, delce lui fu talmente arrogante che non si poteva
l’Era Glaciale su Rai2, quel che è certo è che
far altro che rispondergli a tono. La cosa bufha inventato uno stile, una specie di «Bignarfa è che gli volevo chiedere una cosa proprio
di touch» della conversazione, sia che davandel suo libro, dove si racconta che per anni
ti a lei sieda il vincitore del Grande Fratello, la
aveva dormito su una branda per non pagarsi
Biancaneve di Domenica In Lorena Bianchetla camera. Volevo solo sapere come reagirebti, sia che si tratti di Alemanno, Bongiorno o
be se oggi trovasse un impiegato a dormire
De Magistris. Questione di tonalità, toni e
sulle branda».
mezzi toni, risate e silenzi. Della sua interviE il sindaco di Roma?
sta a Mario Calabresi, neodirettore della
«Con lui è stata tutta un’altra cosa. Gli chiesi
Stampa e figlio del commissario Calabresi,
di mostrare la croce celtica: se gli dava fastiqualche giorno fa, l’accigliato critico del Cordio avrebbe potuto dirmi che sono fatti suoi.
riere Aldo Grasso ha scritto che la cosa più
Lui invece l’ha fatta vedere e poi ci è rimasto
straordinaria sono stati proprio i silenzi.
male. Probabilmente, se avessi studiato me«Hanno parlato di tutto: di Obama, di Noeglio il personaggio dal punto di vista psicolomi, di Papa Wojtyla, della visita romana di
gico, sarebbe stato meglio».
Gheddafi, del presunto tesoNon sarà che c’è una certa diro nascosto di Agnelli, di La- Effetto Debora
sabitudine, da parte del nopo, del caso Amanda, dell’instro personale politico, a ricontro di Licia Pinelli con La Serracchiani è stata
spondere a domande “vere”?
Gemma Capra, sua madre. fantastica. Temevo
«Di norma il nostro giornaliHanno anche taciuto, e forse andasse dal coiffeur e
smo non è particolarmente
il non detto è stato più impor- invece era semplicissima
anglosassone né incalzante.
tante e decisivo delle molte
O c’è il cazzeggio e l’interviparole spese: perché il non detto dell’intervista ultraprevedibile. I politici non sono abista è che Daria Bignardi è la nuora di Adriano
tuati ad interviste laiche: pensano sempre
Sofri». Ora si tratta di fare un bilancio della
che c’è il trabocchetto, ma per quanto mi risua prima stagione in Rai: sei mesi tempestoguarda non c’è. Però è vero che l’intervistatosi, come ci racconta lei stessa, ma non solo.
re deve cercare di capire se chi ha di fronte
Daria, lei è stata la prima a portare in tv Debora
abbia le spalle abbastanza larghe o no. È quelSerracchiani, vero? E poi la settimana dopo,
lo che ci si aspetta da politici di questo calisempre all’«Era Glaciale», Franceschini ha lanbro».
C
ciato la sua candidatura...
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Poi c’è stata la vicenda dell’intervista a Vauro e
a Beatrice Borromeo, tagliata su ordine del direttore di Rai2 Marano quando ha visto che si
parlava di Berlusconi...
«Sì, credo che in assoluto sia stata la prima
volta per lei in tv. È stata ottima: non ha minimamente deluso le aspettative, anzi. Temevo
che andasse dal parrucchiere, e invece si è
«Ne ho scritto sul mio blog e sul giornale con
presentata al naturale, con tutta la sua calma
il quale collaboro subito dopo che è successo:
e razionalità. Poi le ho chiesto di dare un di
sono stata contraria a questo taglio, l’ho supo’ di voti ai dirigenti del Pd
bìto e non deciso. D’altra pare in generale dell’opposiziote esiste la par condicio: è
ne. Ha dato tutti voti molto Il duello con Brunetta
una legge che fa acqua da tutbassi: sei più a Veltroni, sei a Con Brunetta è stata la
te le parti, ma è una legge, e
Franceschini, cinque a Di mia nemesi. Perché io
chi lavora in Rai la deve conoPietro... Alla fine lei mi fa: sono molto pignola, un
scere e applicare. Dopodi“È di D’Alema non mi chiede po’ maestrina
ché, dico anche che mi sconniente? A D’Alema dò cincerta chi mi ha attaccato su
que”. Un colpo di teatro. Doquesta storia, essendosela
po la trasmissione Franceschini le ha mandapresa con chi non può nuocergli senza citare
to un sms di complimenti, Debora ha pensato
l’unico vero responsabile, ossia il direttore di
si trattasse di uno scherzo. Quando successirete, e nemmeno si chiede a Michele Santoro
vamente abbiamo avuto D’Alema, pure lui è
cosa ne pensi. La questione è chiarissima: la
stato fulminante, come suo solito: “A me va
par condicio vige fino a dopo il ballottaggio e
bene il cinque o l’otto, io non viaggio per il
il referendum, quindi l’intervista andrà in onsei”».
da alla ripresa del programma. Ripeto: se
L’hai mai invitato Berlusconi?
avessi potuto decidere io, non l’avrei taglia«Ci abbiamo provato un paio di volte, ma è
ta».
sempre molto complicato, ho fatto un po’ di
Duro il passaggio a Rai2, vero? Voglio dire, dotrafile, ma mi sembrava di non arrivare mai
po aver vissuto in una realtà così peculiare co-
Parliamo di ricambio generazionale.
«Ci vuole tempo per creare un nuovo personaggio. Secondo me con Morgan a X Factor si
è fatto un buon lavoro: sembrava che uno
che con la tv non c’entra niente, la trasmissione andava così così. Però Morgan ha anche
dei contenuti, dice cose non banali, televisamente è una scoperta: ma ci devi credere, devi tenere duro. Io stessa ci ho messo un anno
permettere a punto le Invasioni barbariche: i
primi tre mesi facevo il 2%, era un programma un po’ bulgaro. Però Campo Dall’Orto ci
ha creduto, e col tempo abbiamo trovato uno
stile nostro. Ci vuole tempo per fare lavorare
e crescere un gruppo di lavoro: i gruppi di
lavoro vanno difesi, ci vuole continuità e pazienza. Solo così si può sperimentare e rinnovare».
Ultima domanda: la sua prossima trasmissione
si chiamerà «Quarto Potere», «Ombre Rosse» o
«Madagascar2»?
«Questa storia dei titoli di film per le mie trasmissione è nata con Tempi Moderni (il titolo
è tratto dal capolavoro di Chaplin, ndr), il
mio primo vero programma. Tutti dicono
che sono nata con il Grande Fratello, ma non
è vero, quella è stata una parentesi. La mia
prima cosa importante era su Italia1, parlava
di costume, di contemporaneità, di cultura...». Ride.❖
Note a margine
Dalla «casa» del Grande Fratello
al salotto glaciale di Rai Due
Nel salotto «glaciale» di Daria Bignardi
su Rai2 dal 20 marzo allo scorso 12 giugno c’è passato mezzo mondo:da LucianaLittizzetto a Mario Calabresi, da Emanuele Filiberto di Savoia a Ferdi del “Grande Fratello”,
da Massimo D’Alema a Fabrizio Corona, da
Pierferdinando Casini a Mike Bongiorno. Lusinghiera la media d’ascolto del programma,
attestatasti intorno all’11,5% con picchi che sono andati oltre il 16%. Dal 1991 al 1993, Daria
Bignardi ha lavorato nella redazione del programma di Rai3 «Milano Italia». Nel 1994 ha
esordito in video su Rai2 nel programma di
Arnaldo Bagnasco «Punto e a capo». Dal 1995
al 2004 ha lavorato a Mediaset come conduttrice di rubriche letterarie e talk show («Tempi moderni», «Corto Circuito») e reality show
(«Grande Fratello» 2000-2001 e «La Fattoria»). Dal 2005 al 2008 ha ideato e condotto
su La7 il talk show «Le Invasioni Barbariche».
Nel gennaio 2009 ha pubblicato con Mondadori il libro di narrativa «Non vi lascerò orfani». È titolare di una rubrica su «Vanity Fair».
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36
Culture
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
AVVENTURE
Attenzione agli oggetti
possono diventare selvaggi
Dall’autore del bellissimo e divertente I calzini selvaggi, arriva ora
un libro sugli oggetti selvaggi: sedie
che, a forza di sentirsi dire che sono
mobili, sgambettano per casa facendo più rumore della gamba di legno
del pirata Barbanera. Guanti stufi di
una noiosa vita di coppia, letti che
scrivono sogni, scale stanche di restare sempre immobili. E poi ancora
rubinetti, clessidre, dentiere, spec-
chi, fazzoletti. Manuale degli oggetti
ribelli di Pablo Prestifilippo (pp. 36,
euro 9,50, Orecchio Acerbo) è un
trattato scientifico - con tanto di disegni e classificazioni per specie, genere e famiglia da far morire d’invidia Linneo- redatto dal professor Aristitole, Tito per gli amici. Per mettere in guardia tutti i bambini dalle inquietanti presenze - altro che Poltergeist! - nelle nostre case. ❖
p L’isola del tesoro Il romanzo di Stevenson è il libro che i ragazzi non devono lasciarsi sfuggire
p Archetipo Il racconto avvicina a un mondo eroico, divino e mostruoso: un «irreale possibile»
Incontri ravvicinati col pirata
Un classico, di più, è l’archetipo di tutti i romanzi d’avventura, è il romanzo d’avventura (a
parte l’«Odissea»). E prepara
ad affrontare i pirati «minori»
che incontreremo nella vita.
GIUSEPPE NUCCI
SCRITTORE
«...Alla fine batté la mano sul tavolo che aveva davanti, in quel modo
che significava, come ben sapevamo: silenzio! Tutte le voci ammu-
tolirono, tranne quella del dottor Liversey; che continuò impassibile a
parlare, con tono chiaro e cortese,
interrompendosi ogni tanto per tirare vivacemente alla sua pipa. Il capitano lo guardò torvo, batté la mano
un’altra volta, tornò a fissarlo ancor
più ferocemente, e alla fine, sbottando in una triviale, scellerata bestemmia, gridò: «Silenzio abbasso, sottocastello!».
Se un ragazzino di dieci anni dovesse domandare qual è il libro che
non deve lasciarsi sfuggire per la
prossima estate (così come per qualsiasi a venire) sarebbe da dirgli L’isola del tesoro. In effetti bisognerebbe
dare uguale indicazione anche per
un ragazzino di otto, come di dodici, sedici, diciotto, ventidue. Nell’idea che l’adolescenza ormai finisca intorno ai trenta, è lecito continuare a insistere con Robert Luis
Stevenson. La questione è sottile,
perché bisognerebbe chiedersi come sia possibile d’esserci arrivati a
quell’età - a qualsiasi età - senza
averlo letto. Ma se l’adolescenza (co-
sì come le fasce d’età nei libri per ragazzi) è una questione commerciale, di mercato, L’isola del tesoro invece no. Va ben oltre qualsiasi mercato, cioè qualsiasi possibile lettore:
non perché se ne disinteressi, ma
perché i lettori li fagocita in sé...
cioè nella lettura.
Come si può non rimanere catturati da un vecchio e «triviale» pirata
che sbattendo «ferocemente» la mano sul tavolo di una taverna, bestemmia «scelleratamente» gridando «silenzio abbasso, sottocastello!»?. È
36
www.unita.it
Forum
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Cara Unità
VIA BENAGLIA, 25 - 00153 - ROMA
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Dialoghi
Luigi Cancrini
LUCIANO TABORRO
Allende e Berlinguer
"Loro hanno la forza, noi la ragione" diceva, poco prima di morire,
Salvador Allende. Abbiamo ricordato Enrico Berlinguer e mi sono commosso nel risentire la voce di un uomo che come Allende è morto sul
palco della lotta democratica. Quando sento le mie figlie dire che se
potessero andrebbero via da questa Italia, non so dare loro torto.
RISPOSTA
Ho sempre sentito con forza dentro di me che Allende e
Berlinguer hanno lottato con lo stesso orgoglio della ragione contro la
forza di una divisione in blocchi del mondo disegnata a Yalta. Allende
sfidò la regola non scritta della sovranità limitata e il Cile fu costretto a
subire il golpe e la dittatura sanguinosa di Pinochet. Berlinguer propose
con chiarezza da allora, forte (e triste) di quella esperienza, l’idea delle
“convergenze parallele” con la Dc di Moro “perché l’Italia non poteva
essere governata da una maggioranza del 51%”. La sua scelta non fu
sufficiente per evitare l’intervento di chi così tanto temeva il PCI al governo da rendere possibile la morte di Moro. Il compromesso (nel senso più
positivo del termine) di cui lui parlò allora portò, però, trentanni dopo,
all’Ulivo e alle coalizioni cui dovremmo saper/poter affidare ancora oggi il futuro del paese. Sapendo che i rischi che corre la democrazia italiana di fronte a Berlusconi ed ai poteri che dietro di lui si nascondono sono
ancora una volta dei rischi mortali. Anche se lui per fortuna usa le televisioni e la corruzione invece dei carri armati
DARIO PAOLETTI
Caro Dario
Doonesbury
Quello che sta accadendo in Italia è di
unagravitàenorme: lalibertàdi stampa è seriamente minacciata, molte
persone continuano a credere in Berlusconi nonostante lui abbia dimostrato tutta la sua meschinità ed inadeguatezza. All’estero ci giudicano
come un paese seriamente ammalato, privo di valori, dove opportunismo ed illegalità sono visti con rispetto e spirito di emulazione. Di fronte a
una simile situazione la responsabilità dell’opposizione è fondamentale
per fare fronte ad un attacco oramai
chiaro ed evidente ai principi di base
della nostra democrazia. Il problema in
Italia sono divenuti i giudici e la loro
‘pervasività investigativa’ e non il diffondersi della criminalità organizzata,
della corruzione, dell’imbroglio in molti settori economici ed istituzionali. In
questa situazione ci si aspetterebbe
dal nostro partito una grande spinta
unitaria, una capacità di reclutare le
menti migliori mentre berlusconismo
ed antiberlusconismo sembrano parte
dello stesso copione, recitato ad arte
per tenere il nostro paese in continua
campagna elettorale,dove un nemico
invisibile (ieri i comunisti, oggi i magi-
strati, domani la stampa estera…) complotta contro il nuovo salvatore della
patria. Ma è anche chiaro ed evidente
che Nanni Moretti con la sua profezia
di Piazza Navona aveva ragione: "con
questa classe dirigente non vinceremo
mai". Inutile continuare a nasconderlo:
la nostra debolezza sta proprio in questamediocritàdei nostriquadri dirigenti, nella loro incapacità di intercettare i
bisogni di cambiamento, di essere vicini alla gente e di farsi da parte, quando
è necessario, per favorire chi ha delle
capacità e delle idee migliori.
MARCO
Addio, caro Ivan
Addio, caro Ivan, grazie per tutto quello che ci hai saputo dare, oggi Dio, quel
Dioche forsein vita nonhai credutoesistere ti accoglie in un abbraccio grande. La tua onestà, la tua vita dedicata
alla lotta, alla giustizia per i più deboli,
per un socialismo vero, sarà premiata.
Grazie grande uomo, che con le tue
canzoni hai saputo contribuire alla costruzione di coscienze, grazie anche
per la Milano che hai voluto raccontare
che forse non esiste più. Grazie, e vedrai che torneremo a vincere! Quella
vittoria futura sarà dedicata a Te. Con
infinita commozione.
RENATO BRUNETTA
La legge non è contro
donazioni di sangue
Caro Direttore, ritengo utile fornire
chiarimenti in merito all’articolo «Non
c’èpiù sangue: bravo Brunetta!» apparso sullUnità di ieri e che attribuirebbe
all’applicazione del comma 5 dell art.
71 della legge n. 133 del 2008 (la cosiddetta norma antiassenteismo) la responsabilitàdi un calo significativo delle donazioni di sangue da parte dei di-
pendenti pubblici. La norma prevede
una decurtazione non dello stipendio
ma degli incentivi, solo se il sistema di
erogazione dell’incentivazione è basato sulla presenza in servizio. Poiché a
quanto ci risulta la maggior parte dei
sistemidierogazionedegliincentivisono basati sulla valutazione della produttività e non sulla presenza in servizio,ilfenomenodovrebbe esserecircoscritto a pochi casi e per somme irrilevanti. Questo è stato chiarito dalla mia
circolare n. 7 del 2008, inviata a tutte
leAmministrazioni. Manon basta. Consapevole della necessità di incentivare
la lodevolissima pratica della donazione di sangue, ho fatto approvare dalla
Camera un emendamento soppressivo del comma 5, in modo che non ci
fosse più alcun dubbio sulla volontà di
non penalizzare questi tipi di permesso. Purtroppo il provvedimento contenentel’emendamento è fermo alSenato (Atto n. 1167). Ne auspico la rapida
approvazione. Sarà però interessante
valutare quanto in effetti l’applicazione della norma attuale abbia creato
problemi alla donazione di sangue e
quanto invece eventuali riduzioni, per
altro quantificate a livello di 1 o 2 per
centodel totale,non siano da ricondurreaunaancoratropporidottasensibilità dell’opinione pubblica verso questo
gesto di grande civiltà. Non credo che
una eventuale trattenuta sui premi incentivanti di 3 o 4 euro al massimo per
due eventi l’anno possano far crollare,
come ho letto, le donazioni di sangue.
Ricordo che queste norme sulle assenze hanno comunque permesso una riduzione del 40% del fenomeno delle
assenze per malattie tra i pubblici dipendenti. Mi auguro che nel prossimo
incontro con le associazioni dei donatori, sia possibile prevedere delle campagne di sensibilizzazione in modo da
evitare interpretazioni sbagliate della
normativa e favorire, invece, questa
importante azione di solidarietà.
P
PARLANDO
DI...
Teatro
d’ombre
FinoasabatoallaRoccadiStaggiaSenese(Poggibonsi,Siena)c’èilFestivalinternazionaledelTeatrodelleOmbrediretto daMarcella Fragapane.Quest’annoè sulle «ombresull’infanzia tra incanto e violenza». Stasera il coro dei Pueri Cantores diretti da Fioretto canta l’operina
di Hans Krasa «Brundibar» sui piccoli nei lager. Info: 348 2450579, www.festivalombre.it
che di suo il capitano Bones (quello
col viso sfregiato da un colpo di sciabola che prende alloggio all’«Ammiraglio Bembow») nasconde già in sé
tutta l’avventura a venire: è chiaro
sin dal suo modo di parlare, cioè di
bestemmiare sbattendo manate sul
tavolo per chiedere un altro bicchiere di rum. Oltre al fatto che buona
parte delle vicende del libro prenderanno in effetti il via dalla sua cassa
da marinaio. E che dire del dottor
Liversey, che interrompe il suo parlare dal tono chiaro e cortese per tirare vivacemente alla sua pipa? C’è
già tutto un mondo, in un solo paragrafo: immaginatevi il resto.
MANGANELLI DIXIT
Come dice Manganelli un adolescente deve prima o poi incontrare
un pirata. I pirati sono quel tipo di
malfattori che vagabondando per
mare vivono ai margini dell’umano: e se lì non ti ci fai portare da un
libro d’avventura non avrai altro
modo di affrontare poi quella margi-
Nella filibusta
Biografie e storie fantastiche
della pirateria
«Pirati leggendari. Storie e leggendedellapirateria» di Pat Croce (pp. 36, euro 29, Edicart) è adatto ai
lettori chenon possono ancora leggere il capolavoro di Stevenson: la vita,
la storia e le leggende dei pirati e della
pirateria con illustrazioni e la riproduzione di antiche mappe e documenti
dell’epoca.
«Storia generale delle rapine e
degli assassinii dei più celebri pirati» di Charles Johnson (pp. 421, euro
18, Cavallo di ferro) è invece un libro
per i più grandi che tra realtà e finzione racconta i fatti dei più terribili e pericolosi pirati di cui si abbia memoria.
Irrompono nelle pagine nomi come
CapitanoKidd,Barbanera eil misterioso Capitano Johnson.
nalità. Leggere L’isola del tesoro, significa confrontarsi con dei personaggi perfettamente ambigui nella
loro complessità psicologica. Basti
pensare a quel crogiolo di fascino
malefico che è John Silver: il negativo, l’ombra, e l’orrore che salverà il
giovane Jim, e da cui verrà a sua volta salvato. (Un pirata: solo da un incontro del genere - anche se letterario - se ne può venire fuori con una
capacità di giudizio, come dire, sufficientemente strutturata da poter
affrontare quei bucanieri di decisamente minor spessore che popolano i nostri mari e le nostre terre - e i
litorali, e le ville sulla costiera...).
Pedagogia a parte: L’isola del tesoro è l’archetipo di tutti i romanzi
d’avventura, è il romanzo d’avventura (a parte l’Odissea, naturalmente). Da lì comincia tutto il resto
(quindi perché cominciare dal resto?). C’è la ricerca, il viaggio, il futuro e l’ignoto che deve ancora dispiegarsi. L’isola, il distacco, il fuori, l’inizio utile di ogni comprensio-
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
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ne del mondo. Il tesoro: «coacervo
indifferenziato di tutte le possibilità...» (sempre Manganelli). Leggere queste pagine significa andare
incontro ad un universo eroico, divino e mostruoso: un «irreale possibile». Quindi il miglior veicolo
per affrontare il mondo che la letteratura possa offrire a chi stia cominciando a farlo. (Stimando l’intelligenza dei lettori, l’edizione migliore, cioè la migliore traduzione, è quella di Adelphi. Certo è un
edizione da grandi - di lì la stima.
Volendolo avere in un contenitore
più adatto ai ragazzi, è buona anche l’edizione Rizzoli nella collana BUR classici best. Ma per carità: teneteli lontani da certi ignobili rifacimenti e semplificazioni, soprattutto se marchiati da un topo
in giacca e cravatta. Se il lettore
ancora non è capace di affrontare
L’isola del tesoro, perché rovinargli il gusto? Nell’attesa ci sono libri più facili, ugualmente letterari).❖
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
La tiratura del 15 giugno 2009 è stata di 124.174 copie
Sms
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cellulare
3357872250
LA LINEA DI SANGUE
La penisola del lavoro: una lunga linea di sangue, indifferenza, ipocrisia. 474 omicidi bianchi, 474 persone morte, 474 famiglie distrutte che
non interessano i politici.....e siamo
una " Repubblica fondata sul lavoro". Il Pd potrebbe ripartire da qui
con l'orgoglio e il coraggio politico
di promuovere e difendere quello
che di buono ha fatto Damiano e
che i lavoratori non conoscono.
L’EUROPA, LA CRISI
E LA MOSSA
DELLA MERKEL
LA RAI, IL DIGITALE
E QUELLA
STRANA FRETTA
L’ATTACCO
ALLA BCE
ANCHE IL LAZIO CAMBIA
TRA MUGUGNI E RITARDI
Silvano Andriani
Vittorio Emiliani
PRESIDENTE DEL CESPI *
GIORNALISTA
’attacco rivolto nei giorni scorsi dalla Merkel
alle banche centrali, compresa quella europea (Bce), viola la regola, sostenuta finora
soprattutto dai governi tedeschi, di non interferire con la politica monetaria. Evidentemente
quella regola ai governi tedeschi va bene fintanto che
la Bce adotta la politica che essi desiderano. L’attacco
della Merkel alla politica monetaria espansiva fa seguito a quello del ministro dell’Economia alla politica economica di Obama tacciata di “crasso keynesismo”. Le pressioni dei governi europei hanno poi indotto quello tedesco ad un modesto intervento di rilancio, ma la sua ostilità a politiche macroeconomiche interventiste resta evidente. Se si tiene conto che
il governo tedesco è stato il principale oppositore ai
programmi comuni europei per il rilancio dell’economia e per il risanamento delle banche, bisognerebbe
rendersi conto che l’Unione europea ha un grosso problema: la Germania. Le politiche interventiste sono
state adottate in uno stato di necessità e bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere che esse
hanno finora evitato il collasso dei sistemi finanziari
ed economici. Ciò detto bisogna aggiungere che semplici interventi macroeconomici non saranno in grado di rimettere in marcia lo sviluppo. Innanzitutto
perché non siamo di fronte a una semplice crisi finanziaria, ma alla insostenibilità di un modello di sviluppo che ha accumulato enormi squilibri nell’economia
mondiale; tra gli altri quello fra Paesi che da decenni
vivono al disopra dei propri mezzi indebitandosi sull’estero e Paesi la cui crescita è trainata da un sistematico eccesso di esportazioni. Il rilancio quantitativo
della domanda non risolverà questo squilibrio occorre cambiare il modello di sviluppo ed anche qui esiste
un problema Germania: la Merkel ha dichiarato che i
tedeschi non intendono cambiare la loro economia
trainata dalle esportazioni. La robusta crescita dei deficit pubblici derivanti dagli interventi, inoltre, avviene a partire da un livello di indebitamento pubblico
già elevatissimo a livello mondiale. Nel trentennio di
egemonia liberista, nonostante la teorizzazione dello “Stato minimo”, il debito pubblico e raddoppiato
in rapporto al prodotto lordo mondiale; alla fine della cura sarà probabilmente triplicato.
Alla luce di tutto ciò diventa inevitabile porsi una
domanda, anzi due. Si può mantenere e accrescere il
benessere in presenza di un indebitamento pubblico
che non ha precedenti nella storia economica in tempo di pace? E come si fa a ristabilire un controllo politico della distribuzione del reddito tale renderla più
giusta e più funzionale rispetto alle esigenze di sviluppo? Problemi complessi, come si vede. Ma da affrontare senza perdere tempo.
* Centro Studi di Politica Internazionale
www.silvanoandriani.it
el Lazio (esclusa Viterbo) il digitale terrestre sostituisce, da oggi, per Rai2 e Rete4,
il tradizionale analogico. In altre regioni è
partito. In Campania partirà a settembre.
Molti utenti romani e laziali (1,5 milioni gli abbonati) ne sanno però poco o nulla, e avranno, temo, amare sorprese quando cercheranno di accendere le due
reti. La comunicazione su questa novità tecnologica,
che funziona da tempo nella sola Sardegna, è stata
tardiva e debole. Specie fra gli anziani.
La diffusione dei decoder coprirebbe a Roma una
metà delle utenze coinvolte. Poi c’è un 20% di Sky,
finché sarà utilizzabile. In Sardegna il digitale terrestre ha dato slancio negli ascolti ai canali di Murdoch
e a quelli Rai “ospitati” sulla sua piattaforma, con più
di un allarme per Mediaset e pure per Rai. Il cui contratto Raisat con Murdoch scade a fine luglio e per
ora non se ne sa nulla. Essa deve di conseguenza
decidere se restare sulla piattaforma Sky o andare
per conto suo. Questione non da poco, la quale richiederebbe risorse finanziarie ingenti. Quelle che
l’allora ministro Gasparri - che pure spinse al massimo per il digitale - negò all’azienda pubblica cancellando, nel 2001, la più che limpida e opportuna cessione all’americana Crown Castle del 49% delle azioni di Rai Way per una somma oggi lunare.
Dalla Sardegna arrivano mugugni: canali che
scompaiono, altri da riposizionare, molti infarciti di
pubblicità, o a pagamento, decoder da riprogrammare. Per l’estensione del digitale terrestre a Rai2 e Rete4 a Roma e nel Lazio, le difficoltà aumentano rispetto alla Sardegna. Qui si è riusciti ad assegnare
una frequenza ad ogni emittente locale. Nel Lazio lo scriveva già mesi fa Marco Mele sul Sole 24 Ore non è possibile, i piccoli dovranno consorziarsi. Il Vaticano infatti riceve tre frequenze. La Francia, per
scongiurare interferenze coi canali della Corsica, ne
chiede otto-dieci.
Altro problema: a Roma le antenne condominiali
sono rare e le tante che spuntano su tetti e terrazze
spesso “archeologiche”. Ci saranno sicuramente problemi per una buona ricezione e comunque per risintonizzare i canali. Gli antennisti fanno sospirare per
settimane il loro intervento che non è mai a basso
prezzo. Per gli anziani soli, tanti ormai, è come una
tassa in più. Chi poi registra dall’analogico programmi col videoregistratore, per Rai2 e Rete4 se lo deve
scordare. Chi registra, non può più cambiare canale.
Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo,
aveva chiesto al Ministero un rinvio, opportuno, di
almeno cinque mesi. Prontamente negato. Mediaset
ha soldi da investire in nuovi canali e quindi fretta di
assumere una posizione di leadership anche qui. La
solita, scandalosa musica di uno stesso capo. A Palazzo Chigi e a Mediaset.❖
C.G. (BOLOGNA)
CAMICIE NERE
Dopo le Camicie Nere, le Camicie
Kaki! Che vergogna! Sinistra, fa'
qualcosa, questa situazione è anche
responsabilità tua!
ALESSANDRO (CARBONIA)
IL PROBLEMA DECODER
Diamoci da fare, amministrazioni di
sinistra, cavalchiamo il "problema"
decoder. Riportiamo la gente in
piazza. GIORGIO (SASSUOLO)
PIANI EVERSIVI
D’ora in poi, i processi penali e le notizie pubblicate dai giornali si chiameranno ''piani eversivi''!
GIANCARLO RUGGIERI (REGGIO EMILIA)
PAGARE PER LA RAI
Perché io devo comperare un decoder per vedere una tv pubblica?
MAURA (FOSSOMBRONE, PU)
LA PREPARAZIONE
Il tg1 delle 13,30 comunica che il
premier, nella sua stanza di albergo, si sta preparando per l'incontro
con mr Obama: quindi riasfalta la
chioma, sceglie un fondo tinta più
scuro, fa il tagliando ai tacchi, si allena col cucù...
LUIGI (PA)
PIACERE MASSIMO
Grandissimo D'Alema, una mezz'
ora di vero godimento quella con
L'Annunziata!
MOLLY (ROMA)
IL PRINCIPE ANDREA
La Gran Bretagna s 'indigna per i voli del principe Andrea a spese dei
contribuenti. In Italia invece questa
viene considerata "una furbata "del
premier e, come tale, viene addirittura apprezzata. Complimenti vivissimi!
GINA
SOLDI PER L’ABRUZZO
Mi domando, ma i soldi donati dagli
italiani, ai vari numeri pubblicizzati
da diverse trasmissioni tv, per l'
Aquila che fine hanno fatto?
CARMEN (ABRUZZO)
L
N
38
www.unita.it
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
Scienze
LA RICERCA
p Studio In esame 196 comuni tra le province di Napoli e di Caserta
p I dati La mortalità per cancro aumenta del 6,6% nelle donne
Ora è scientifico:
in Campania
i rifiuti uccidono
Foto Ansa
certata di tossici e nocivi) e del volume di rifiuti. Intorno a ciascun sito
è stato descritto un cerchio del raggio di un chilometro. È stata così costruita una mappa dei comuni potenzialmente più esposti al rischio
sanitario.
Poi, sulla base di dati Istat e di
dati forniti da autorità sanitarie locali, è stata costruita una mappa,
comune per comune, sia della mortalità per cancro, sia dell’incidenza
delle malformazioni congenite alla
nascita. Si è verificato che in alcuni
comuni la mortalità per alcuni tipi
di tumori specifici, la mortalità
complessiva per tumori e l’incidenza delle malformazioni alla nascita
era nettamente superiore alla media. Per esempio, in alcuni comuni
la mortalità complessiva per cancro è superiore del 4,1% negli uomini e del 6,6% nelle donne a quella
di comuni vicini. Per il cancro al fegato tra il gruppo di comuni col fattore più elevato e quelli col fattore
meno elevato è del 19,3% tra i maschi e del 29,1% tra le donne. Le
differenze sono meno marcate per
le malformazioni alla nascita.
GLI APPROFONDIMENTI
Acerra Controlli in un centro di stoccaggio rifiuti
Uno studio italiano ha accertato scientificamente che esiste
una chiara e forte correlazione
tra la presenza di siti di stoccaggio di rifiuti in Campania e
una più elevata mortalità per
cancro.
PIETRO GRECO
[email protected]
Esiste una correlazione chiara - e
anche piuttosto forte - tra la presenza censita di siti legali e illegali di
stoccaggio di rifiuti e una più elevata mortalità per cancro in alcuni comuni della Campania, al confine
tra la provincia di Napoli e di Caserta. L’ha trovata, con un’attenta analisi, un gruppo di ricercatori italiani
(Marco Martuzzi e Francesco Mitis
dell’Oms; Fabrizio Bianchi e Fabrizio
Minichilli del Cnr: Pietro Comba e Lucia Fazzo dell’Iss).
La notizia risale a un paio di anni
fa. Di nuovo c’è che nei giorni scorsi
lo studio è stato pubblicato su una rivista con peer review, l’Occupational
and Environmental Medicine (Oem)
ed è quindi stato giudicato rigoroso e
attendibile da un punto di vista scientifico, al contrario di quanto affermato in precedenza da alcune autorità
sanitarie del nostro paese. Lo studio
ha preso in esame 196 diversi comuni tra le provincie di Napoli e di Caserta, dove vivono circa 4 milioni di
persone. Ha costruito una mappa dei
siti legali e illegali di rifiuti, tenendo
conto della tipologia (presenza ac-
Sovrapponendo le due mappe e le
aree con la maggiore densità di siti
dei rifiuti legali e (soprattutto) illegali si è trovata una correlazione altamente significativa. In pratica si
può affermare che tra i co-fattori
che in alcuni comuni intorno ad
Acerra e intorno a Giugliano determinano l’aumento di alcuni tipi di
tumori, c’è l’esposizione ai rifiuti disposti in malo modo in discariche
legali e in malissimo modo nelle discariche illegali. Lo studio di questo fenomeno deve essere approfondito. E, infatti, Fabrizio Bianchi
e alcuni suoi collaboratori lo stanno approfondendo con un’analisi sistematica volta a verificare la presenza di inquinanti nel sangue e
nel latte materno. Tuttavia ne sappiamo ormai più che abbastanza
per rimuovere al più presto il fattore di rischio. Ovvero per iniziare, finalmente, le operazioni di disinquinamento dell’area: la più grande
area inquinata da rifiuti tossici e nocivi d’Europa.❖
Allarme di Lancet
Clima più caldo
nel 2090, cresce
il rischio malattie
Un rapporto che nasce dalla collaborazione tra la rivista The Lancet
e l’University College di Londra mette in guardia contro gli effetti sulla
salute dei cambiamenti climatici. Si
prevede che la temperatura media
della Terra aumenterà entro il 2090
di 2-3 gradi centigradi, ma in alcune
zone del mondo come il Canada, la
Groenlandia e la Siberia si prevede
un aumento addirittura di 4-5 gradi
centigradi. I problemi che si dovranno affrontare per quanto riguarda la
salute della popolazione mondiale sono diversi: la modificazione delle caratteristiche di alcune malattie come
la malaria che colpirà a latitudini e
altitudini dove finora era sconosciuta, l’espansione delle patologie infettive trasmesse da animali, la mancanza di acqua pulita e di cibo, gli eventi
climatici estremi, la migrazione delle
popolazioni colpite da quegli eventi e
che spesso si troverà a vivere per lunghi periodi in campi profughi con
condizioni igienico-sanitarie discutibili.
La commissione Lancet che ha redatto il rapporto, sostiene che c’è bi-
I pericoli
Modificazione dei virus
mancanza di acqua e
cibo, disastri naturali...
LA RIVISTA
sogno di un vasto movimento per la
salute che metta insieme governi, organizzazioni non governative, agenzie internazionali, università per
adattarsi ai cambiamenti climatici.
Dobbiamo cioè sentire che la battaglia contro il cambiamento del clima
non è solo una battaglia per un ambiente più sano, ma è una battaglia
per la salute degli esseri umani. Per
farlo c’è bisogno in primo luogo di
adottare politiche che portino alla riduzione delle emissioni di gas serra e
all’aumento del sequestro del carbonio attraverso politiche di riforestazione. In secondo luogo, prendere
provvedimenti per evitare gli eventi
che connettono i cambiamenti climatici con le malattie. In terzo luogo
mettere in piedi sistemi sanitari pubblici che possano affrontare le avversità. La convinzione è che i cambiamenti climatici esacerberanno le disparità già molto forti per quanto concerne la salute tra ricchi e poveri del
mondo. Quindi avere un sistema sanitario che funziona è un primo passo
verso la soluzione dei problemi.
www.oem.msu.edu/
CRISTIANA PULCINELLI
IL LINK
38
www.unita.it
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Culture
ROBERTO CARNERO
L’intervista
ROMA
[email protected]
«Io, Petros Markaris
un Montalbano
tra i misteri di Istanbul»
L’autore greco è uno dei più grandi giallisti contemporanei e stasera sarà
a Roma al festival «Letterature». Ecco cosa pensa di Simenon e Camilleri,
ma anche dell’avanzata della destra xenofoba in Europa e di Berlusconi
FOTOA3
’hanno definito l'erede di
Georges Simenon, ma tra
il commissario Maigret e
il suo commissario Charitos, Petros Markaris - lo
scrittore che stasera a Roma salirà
sul palco del festival «Letterature» trova solo due somiglianze: «Entrambi sono sposati ed entrambi
amano molto la propria moglie; poi
tutti e due vanno pazzi per i buoni
cibi e i migliori vini».
Una risposta che è forse un modo
per evitare un confronto troppo impegnativo, anche se Markaris (nato
a Istanbul nel 1937, scrive in greco)
è uno dei giallisti di maggior fama
mondiale. Il suo ultimo romanzo
uscito in Italia si intitola La balia
(Bompiani, pp. 290, euro 18,00) ed
è ambientato a Istanbul.
L
Markaris,comemai la decisione dicollocare la nuova inchiesta di Kostas
Charitos nella città sul Bosforo?
«È la mia città natale, ed erano anni
che avevo intenzione di metterla in
scena in un libro. Avevo però rimandato a lungo questa decisione, perché il mio coinvolgimento emotivo
mi diceva che l’operazione era ri-
Sul nostro premier
«Quando fu eletto la prima
volta suscitò allarme
in Europa. Ora sembra
normale che un magnate
governi. È inquietante»
schiosa: non avevo sufficiente distanza psicologica. A un certo punto, però, ho deciso di farlo. Ho rotto
gli indugi quando si è stagliata nella
mia mente la figura della protagonista: un’anziana donna che ha cresciuto, da bambini, sia me che mia
sorella. Insomma, la nostra balia.
Quindi un personaggio reale, un
punto di partenza ancorato alla mia
realtà biografica che ha reso più facile svolgere poi il resto della storia,
che ovviamente è di pura invenzione».
Quali aspetti di Istanbul intendeva
mettere in luce?
Lo scrittore Petros Markaris
«Soprattutto la sua complessità di
città cresciuta nel corso del tempo
dall’incrocio tra diverse culture e religioni. Un luogo dove gli scontri sono stati anche violenti, ma che è diventato anche un paradigma di una
possibile convivenza tra le diversità. Istanbul è un ‘melting pot’ e un
‘meeting point’ straordinario. Questa è la sua specificità ed è ciò che la
rende molto attraente agli occhi di
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Gli altri articoli
sil mondo omo e trans
LIBERI TUTTI
Delia Vaccarello
[email protected]
na in famiglia ma è rifiutata di nuovo, vive di espedienti, fa anche la
ballerina e recita in spettacoli en travesti. Quando rimedia dei soldi, anche battendo, va con gli amici a festeggiare.
A Torino - lontana da Bologna dove la conoscono tutti, dove ha paura
«di offendere mio padre, mia madre, i miei fratelli» - vivrà con pienezza. Il lavoro da tappezziere, appreso
grazie a un amante, va a gonfie vele,
ha una casa dove tiene feste da ballo
e pranzi per tutti fino a notte alta.
Torino è una finestra di libertà.
Dopo l’operazione ritornano i problemi: i clienti sono stupiti di trovare una donna-tappezziere che faccia il lavoro così bene. Li perde. Con
il corpo non va. Lucy è schietta: «l’intervento non lo rifarei e non lo consiglio a nessuno». Si è operata a Londra, lo stesso anno in cui - sfortuna -
Per capire meglio l’oggi
Identità al di là dei generi. Al Gay Pride di Roma di sabato scorso
Vita di Lucy
la «nonna»
delle trans
Un libro di Gabriella Romano racconta la tribolata vicenda
di Luciano, classe 1924, che ha conosciuto Dachau
e che dopo l’operazione perse lavoro e compagno
P
39
GIORNALISTA E SCRITTRICE
Foto Ansa
er alcuni di noi la memoria è insopportabile.
Altri ne fanno spreco.
Luciano che diventerà
Lucy anche fisicamente
a 58 anni nasce vicino Bologna nel
1924. Ed è subito oggetto di attenzioni pedofile, neanche il parroco
si trattiene, e di rifiuti in famiglia:
il padre non crederà ai suoi racconti delle violenze subite. È solo un
assaggio «di vita». Si sente donna
da sempre, ha pratiche omosessuali.
La portano a Dachau perché disertore: dopo l’8 settembre come
tanti non sapeva cosa fare. La scoprono in un albergo con un tedesco, lui la fa franca, lei no. A Dachau è l’orrore. Ne parla con pochi
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
cenni nel libro Il mio nome è Lucy.
L’Italia del XX secolo nei ricordi di
una transessuale di Gabriella Romano (pagine 95, euro 16,00, Donzelli). Racconta l’orrore con una vividezza che lascia senza fiato. Era a
Dachau come triangolo rosso, non
rosa: «Gli omosessuali facevano i lavori peggiori, poi morivano da soli,
per esaurimento di forze, non c’era
bisogno di metterli nelle camere a
gas». Ma non vuole raccontare, perché non può: «Non voglio ricordare,
perché se no mi opprime, mi renderebbe la vita impossibile».
IL DOPOGUERRA A TORINO
La sua vita sarà possibile a prezzo di
forza, inventiva e capacità di aiutare non comuni. Nel dopoguerra tor-
La comunità Lgbt
dovrebbe guardare
alle storie del passato
è stata varata la legge in Italia. Si riprende col tempo. Ma poi sessualmente non prova più nulla. Si arrabbia con l’uomo che l’ha illusa: «ti
amo, se fossi donna vivrei con te», le
aveva detto prima.
Ma Lucy va avanti. Come ha fatto
Luciano, sempre. Adotta una ragazza diciottenne incinta: «Aveva bisogno di qualcuno che l’ascoltava».
Quando il padre si ammala e muore, e la madre si ammala anche lei,
torna a Bologna ad assisterla: i fratelli sono sposati e non se ne parla di
curare la madre. E lei per non farle
mancare niente torna a battere. In
quegli anni si affeziona a un giovane uomo separato e con l’anziana
madre «fanno famiglia». Moriranno
quasi insieme, lui d’infarto, all’improvviso, lei poco dopo. Lucy non si
ferma.
Tam tam
SAN PAOLO
Un Hotel
per omosessuali
Allavigilia della parata gaypiù imponente del mondo, è stato inaugurato a San Paolo il primo hotel riservato a clienti omosessuali. Il 155 Hotel
si trova in una zona della megalopoli dove ci sono numerosi bar e night
club Glbt e offre tour organizzati per
scoprire i luoghi d’incontro e le altre
attrazioni di San Paolo.
CINA
A Shangai «Pride»
senza corteo
Si è aperta a Shanghai il 10 giugno la
prima settimana dell’orgoglio omosessuale,cheprevedeproiezioni, conferenze e mostre. Gli organizzatori
hanno rinunciato alla sfilata, perché
difficilmente avrebbero avuto l’autorizzazione. Il «China Daily» ha valutato in circa 30 milioni, vale a dire circa
il 3% della popolazione, i gay cinesi.
GENOVA
Cinema e libri
al «Villaggio»
Al via il Genova Pride Village: incontri
ed eventi fino al 28 giugno a corredo
del Pride nazionale, a Genova il 27
giugno. Giovedì 18 alle 18 presentazione dell’antologia «Eros up, principesseazzurre in amore»edel romanzo «Quando si ama si deve partire» di
Delia Vaccarello, entrambi Oscar
Mondadori. www.genovapride.it
TROPPO PRESENTE
Lo scorso anno, ormai ottantenne,
ha partecipato per qualche minuto
al pride nazionale di Bologna. Gabriella Romano nella postfazione al
libro osserva che la comunità Lgbt
abituata a vivere nel presente, da
cui trae forza, spesso non guarda «ai
nonni», invece, facendolo, molti atteggiamenti dell’oggi le «risulterebbero più comprensibili». Senza dubbio Luciano/Lucy ci insegna quante
e infinite prove occorre affrontare
per vivere e difendere, nel suo caso,
una profondissima umanità. ❖
«BRUNO»
Polemiche per il film
di Sacha Baron Cohen
«Bruno», il nuovo film dell’attore comico Sacha Baron Cohen («Borat»),
non è ancora uscito nelle sale americane ma ha già provocato polemiche da parte di organizzazioni Usa
per la tutela dei diritti dei gay, preoccupate che la pellicola susciti reazioni omofobiche a causa della satira
dissacrante considerata offensiva.
P
PARLANDO
DI...
Un film
da Pessoa
Nel 1925 lo scrittore portoghese Fernando Pessoa scrisse in inglese una guida turistica sulla sua Lisbona dal titolo «What the tourists should see» («Che cosa dovrebbero vederei turisti»).Illibro nonuscì,fu riscoperto allafine deglianni 80, ed oraè diventatoanche un
film, «Os misterios de Lisboa», proiettato ieri nella capitale. Lo ha girato Josè Fonseca.
Chi è
Un turco-greco-armeno
sul palco di Massenzio
Petros Markaris è di origini
armeno-turche: è
nato a Istanbul nel
1937, figlio di un imprenditore armeno.
Ha studiato economia a Vienna e Stoccarda. In Italia Bompianiha pubblicato molti dei suoi gialli,
col protagonista fisso, il commissario
di polizia Kostas Charitos, un personaggio che la critica internazionale definisce«il Maigretdi Atene»equella italiana «il Montalbano greco». Charitos
vive ad Atene, una metropoli sospesa
tra Oriente e Occidente, dove si incrociano immigrati clandestini ed ex spie
dell’Europa dell'Est, trafficanti d’organi e cronisti troppo curiosi. A marzo
scorso è statopubblicato in Italia un ultimo romanzo, «La balia», in cui Charitoscambiai suoiconsuetiitinerari eapproda a Istanbul. Da sceneggiatore
Markaris ha collaborato a lungo con
Theo Angelopoulos. E ha curato le traduzioni integrali in greco del «Faust»
diWolfgang Goethe edi «Madrecoraggio» di Bertolt Brecht. Stasera sarà sul
palco di Massenzio insieme con John
Grisham. Lì, il 18 giugno, poi la volta di
Kader Abdolah e Nicolai Lilin.
uno scrittore».
Come definirebbe il protagonista di
questo e degli altri suoi romanzi?
«Il commissario Charitos è innanzitutto un funzionario pubblico. Questo status professionale gli conferisce anche dei limiti. Ad esempio la
sudditanza psicologica e anche una
certa paura nei confronti dei suoi superiori. Il dover essere soggetto a
certe regole crea in lui qualche conflitto, quando il suo intuito lo porterebbe verso altre direzioni, che magari poi sono quelle giuste per venire a capo del mistero che si trova a
dipanare».
Qualchecriticoha accostato il suopersonaggio al commissario Montalbano di Andrea Camilleri, parlando di un
nuovo «giallo mediterraneo». Che cosa ne pensa?
«I critici, è ovvio, amano le etichette
e le correnti. Posso dire però che
amo molto Camilleri, conosco i suoi
libri e penso che come scrittori siamo piuttosto simili, per il nostro modo di osservare la realtà con una particolare attenzione alla dimensione
sociale. Spesso con ironia e umorismo».
Se le chiedo di guardare la società greca di oggi, che cosa vede?
«Vedo una situazione molto triste,
La Grecia oggi
«È un paese triste
colpito dalla crisi
Non so quando finirà
ma soprattutto non so
cosa avverrà dopo»
legata alla crisi economica. Una situazione dalla quale non so quando usciremo; ma soprattutto non
so che cosa ci aspetta dopo. Leggo
anche l’attuale avanzata delle destre, in Grecia, in Italia e più in generale in tutta Europa, come un
sintomo di questa crisi. Ogni volta
che ci si trova davanti a una grande crisi economica, la gente si rifugia nelle destre. La stessa cosa era
accaduta in Europa tra il 1929 e il
1933. Ma la destra non è la soluzione».
Anche in Italia è così…
«In Italia poi avete Berlusconi, che
è ancora peggio. Quando si presentò anni fa per la prima volta sulla
scena politica, gli osservatori internazionali erano increduli e preoccupati. Oggi invece si è affermato
come attore della politica europea, si dà quasi per scontata la sua
presenza, e questo è ancora più
grave. Qualcosa che non era e non
è normale, un imprenditore al governo che usa la politica per favorire se stesso e le sue aziende, oggi
sembra essere scontato».
L’altro giorno il nostro premierha attaccato i giornali liberi come l’Unità,
chiedendo agli industriali italiani di
non comprare spazi pubblicitari sulle testate che osano criticarlo…
«Questo è davvero qualcosa di
inaudito. Mi preoccupa che la gente lo voti ancora: dopo aver combattuto in passato per ottenere la
democrazia, oggi si dà fiducia a
qualcuno che delle regole democratiche, come la libertà di espressione di una legittima critica, sembra proprio infischiarsene. Non
credo all’idea di qualche decennio
fa dello ‘scrittore impegnato’, ma
se i nostri libri e le nostre parole
aiutassero le persone a guardare
la realtà in maniera più diretta,
non potrebbe che farmi piacere».
Questa sera leggerà un suo testo a
Massenzio. Ci vuole anticipare qualcosa?
«È un raccontino sulla Terra e sulla Luna, in cui cerco di spiegare, in
maniera un po’ fantasiosa e metaforica, come la scienza ci abbia privati di una visione misteriosa e poetica della realtà. È bene che le nostre conoscenze aumentino, ma
dobbiamo anche riservare a noi
stessi uno spazio di mistero. Altrimenti la letteratura stessa non
avrebbe ragion d'essere».❖
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
39
Addio Nina Vinchi
«sciura» del Piccolo
accanto a Grassi e Strehler
Scomparsa ieri a 98 anni, Nina
era stata dal 1947 un punto di riferimento per il primo stabile italiano. Compagna di strada dell’avventura del Piccolo e dei suoi
fondatori, si era dedicata anima
e corpo alla missione teatrale.
MARIA GRAZIA GREGORI
MILANO
[email protected]
Per tutti Nina Vinchi, scomparsa ieri
a 98 anni (oggi dalle 10 alle 14 ci sarà
la camera ardente nel foyer del Teatro Strehler; i funerali si terranno alle
14.45 nella basilica di San Sempliciano) era la signora anzi la «sciura» del
Piccolo Teatro. Una presenza femminile imprescindibile, fin da un lontano, mitico 1947,fra i due grandi fondatori del primo stabile italiano, Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Insieme
a loro, vicino a loro, del resto, lo è sta-
IL CORDOGLIO DI NAPOLITANO
Ilpresidente della RepubblicaNapolitano ha inviato un messaggio di cordoglio al Piccolo per la
scomparsadi Nina Vinchi.Chesarà inoltre ricordata dall’Orchestra Verdi in un suo concerto.
ta sempre fino alla loro morte, e, idealmente, fino alla fine della sua carriera e, ne sono certa, fino a oggi.
Compagna di strada della loro avventura, ma anche delle loro lotte contro
le difficoltà, l’endemica mancanza di
soldi, la censura, magari velata, ma
presente. Fedelmente con loro dunque: due geni dal carattere non facile
che seppero intuire in quella giovane
donna bruna e forte quelle che sarebbero state per sempre le sue qualità:
dedizione assoluta al teatro, difesa a
oltranza della libertà del palcoscenico, fiducia incrollabile nel senso, nella missione del Piccolo. In quel teatro, che allora poteva contare solo sulla sala di via Rovello, lei portò la sua
concretezza, le sue precise scelte di
campo anche in politica (da sempre
vicina al Pci, il suo primo compagno è
stato Arturo Lazzari, critico teatrale
dell’Unità), la sua inflessibile severità: sempre nel nome e nel segno di
un’arte che andava condivisa. La sua
etica nasceva dal fare e nel fare si rivelava la sua scontrosa tenerezza, la
sua testimonianza civile, il suo essere
donna discreta, di rare amicizie e di
rari, tenaci affetti. Di lei, che è stata la
«prima donna» del teatro italiano, segretaria generale del Piccolo fin dalla
fondazione, dietro le quinte anima
vera di quell’impresa, abituata a navigare a vista fra quei due così vicini e
talvolta così lontani, si sapeva pochissimo. Non amava la luce dei riflettori
che lasciava a loro. Ma c’era, accidenti se c’era. Grassi, che la chiamava «topolina» e che poi diventò suo marito,
sapeva bene di che tempra era fatta;
Strehler trovava in lei sicurezza e dedizione assoluta e sapeva che se i tempi erano duri lei poteva essere più dura di loro.
Fino al momento dell’addio alla
carriera, il Piccolo è stato veramente
la sua casa; lì la potevi trovare a qualsiasi ora come del resto succedeva a
Grassi,lì seguiva passo passo il lavoro
di Strehler, sopportandone gli umori, trovando sempre il grimaldello
giusto per andare oltre il contrasto.
Tutto questo per dire che Nina Vinchi
è stata una gran donna, che ha saputo formare un numero considerevole
di persone, di operatori, di quadri, di
dirigenti. Del resto, anche da lontano, al Piccolo ma anche al Nôst Milan, alla nostra Milano, ha sempre
pensato con una riflessione, un biglietto affettuoso, una presenza, fino
a quando la salute l’ha sorretta. Cara
Nina, ti abbraccio forte, che la terra ti
sia leggera. ❖
MUSICA
La Virgin smantella
New York è rimasta
senza megastore
New York,la città dove
si può comprare di tutto 24 ore su 24 ore
o quasi, non ha più un solo megastore
musicale.LaVirginhaappenachiuso,nella centralissima Union Square, l’ultimo
puntovendita nordamericano,lasciando
nella Grande Mela solo qualche negozio
di dischi indipendente. «Sfortunatamente,legrandicatenesonodeidinosauridestinati a scomparire», spiega Tony Beliech, un ex dipendente Virgin al New York
Times.«Questipostieranoancheunpunto di incontro, una qualità che mancherà
sempre ai negozi online». Proprio la vendita in rete di file musicali, cd e vinili è la
causa principale della crisi dei grandi negozi,oltreallapirateria.Ledifficoltàdell'industria discografica hanno peggiorato le
cose.Perl'agenziaNielsen,dal2000aoggi le vendite di cd sono calate del 45%.
CHIUSURE
40
www.unita.it
Zapping
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
CONFEDERATIONS CUP
GHOST WHISPERER
ROSSO D'AUTUNNO
LONTANO DAL PARADISO
RAIUNO - ORE: 20:30 - CALCIO
RAIDUE - ORE: 21:05 - TELEFILM
LA 7 - ORE: 21:10 - FILM
RAITRE - ORE: 21:10 - FILM
STATI UNITI - ITALIA
CON JENNIFER LOVE HEWITT
CON LIV TYLER
CON DANNIS QUAID
Rai 1
Rai 2
Rai 3
Rete 4
Canale 5
Italia 1
06.05 Anima Good News.
Rubrica
06.05 Tg 2 Costume
e società. Rubrica.
08.00 Rai news 24
Morning news.
07.10 T.J. Hooker.
Telefilm.
06.00 Tg 5 Prima pagina.
07.00 Hercules. Telefilm.
08.00 Tg 5 Mattina
06.10 Incantesimo 10.
Teleromanzo.
06.20 Linosa sconosciuta
e favolosa.
08.15 Rai Educational.
Rubrica.
08.10 Magnum P.I.
Telefilm.
06.30 Tg 1
06.45 Tg 2 Eat Parade.
09.15 Referendum 2009.
06.45 Unomattina
Estate. Attualità.
06.55 Quasi le sette.
10.40 14° Distretto
Telefilm.
10.40 Tg2punto.it.
09.30 La ragazza
made in Paris.
Film commedia
(USA, 1966).
Con Ann-Margret.
09.00 Miami Vice.
Telefilm.
08.35 Genitori in ostaggio.
Film Tv commedia
(Belgio, 2007). Con
Sandrine Bonnaire.
Regia di E. Civanyan
08.45 Pippi calzelunghe.
Telefilm.
11.30 Tg 1
11.40 La signora in
giallo. Telefilm.
07.00 Cartoon Flakes.
11.05 Insieme sul Due.
11.25 American Dreams.
Telefilm.
10.05 Febbre d’amore.
Soap Opera. Con
Peter Bergman,
Eric Braeden
11.10 Cominciamo bene
Estate. Rubrica.
10.30 Giudice Amy.
Telefilm.
12.00 Tg 3
11.30 Tg 4 - Telegiornale
13.00 Cominciamo bene
Estate - “Animali e
Animali e...’’.
11.40 Doc. Telefilm.
13.30 Telegiornale
12.05 Desperate Housewives. Telefilm.
14.00 Tg 1 Economia.
Rubrica
13.00 Tg 2 Giorno
14.10 Verdetto finale.
Show
13.30 Tg 2 Costume
e società. Rubrica.
13.05 Terra nostra.
13.30 Tg 4 - Telegiornale.
15.30 Tg Parlamento.
Rubrica
13.55 Tg 2 Medicina 33.
14.00 Tg Regione / Tg 3
14.00 7 Vite. Miniserie.
14.50 Referendum 2009.
15.45 Rai Sport Confederation
Cup. Rubrica.
14.25 One Tree Hill.
15.20 TG3 Flash L.I.S.
14.05 Sessione pomeridiana: il tribunale
di Forum. Rubrica.
15.15 Beyond the break Vite sull’onda.
15.35 Il gran concerto.
16.00 90210. Telefilm.
16.30 Rai Sport. News.
17.30 Tg 2 Flash L.I.S.
17.15
16.00 Calcio:
Brasile - Egitto.
Confederation Cup.
16.50 Tg 1
18.00 Il commissario
Rex. Telefilm.
18.50 L’Eredità.
Quiz.
Conduce
Carlo Conti.
20.00 Telegiornale
20.10 Rai Sport Confederation
Cup. Rubrica.
SERA
20.30 Calcio:
Stati Uniti - Italia.
Confederation Cup.
Da Pretoria
(Sud Africa) (dir.);
23.10 Porta a porta.
Talk show.
Conduce
Bruno Vespa.
00.45 TG 1 Notte
17.35 Due uomini e
mezzo. Telefilm
18.00 TG 2 News
18.05 Campionati Europei
Under 21.
Rubrica.
18.15 Calcio Europei
Under 21:
Inghilterra Finlandia.
20.30 Tg 2 20.30
SERA
21.05 Ghost whisperer.
Telefilm. Con
Jennifer Loe Hewitt,
David Conrad
21.50 90210. Telefilm.
Con Shene Grimes.
23.25 TG 2
23.40 Stracult
Show. Conduce
Elena di Cioccio,
Giampaolo Morelli
16.10 Trebisonda.
Squadra Speciale
Vienna.
Telefilm.
18.00 GEOMagazine
2009. Rubrica.
19.00 Tg 3 / Tg Regione
20.00 Blob.
Attualità
20.10 Agrodolce.
Teleromanzo.
20.35 Un posto al sole.
Teleromanzo.
SERA
21.10 Lontano
dal paradiso.
Film drammatico
(USA, 2002).
Con J.Moore,
D.Quaid
23.00 Correva l’anno.
Rubrica.
24.00 Tg3 Linea notte.
News
15.00 Il fuggitivo.
Telefilm.
16.10 Sentieri.
Soap Opera.
16.40 Fammi posto
tesoro.
Film commedia
(USA, 1963).
Con Doris Day,
James Garner,
Polly Bergen.
18.55 Tg 4 - Telegiornale.
19.35 Ieri e oggi in tv.
Show
19.50 Tempesta d’amore.
Soap Opera.
20.30 Nikita. Telefilm.
SERA
21.10 Segreti. Telefilm.
01.25 Tg 4 Rassegna
stampa. Rubrica
01.50 Scapricciatiello.
Film drammatico
(Italia, 1956).
Con Fulvia Franco,
Gabriele Tinti.
00.10 Tg Regione.
03.20 L.A. Dragnet.
Telefilm.
04.05 Alfred Hitchcock Un marito avaro.
Telefilm.
01.15 Che tempo fa.
01.10 TG Parlamento
01.20 Appuntamento
al cinema
01.20 Protestantesimo.
Rubrica
01.10 Geminus. Serie tv.
Con Walter Chiari,
Ira Furstenberg.
Sky
Cinema Family
Sky
Cinema Mania
21.00 Il divo.
Film drammatico
(ITA, 2008).
Con T. Servillo,
A. Bonaiuto.
Regia di
P. Sorrentino
21.00 Dirty Dancing Balli proibiti.
Film sentimentale
(USA, 1987).
Con P. Swayze,
J. Grey.
Regia di E. Ardolino
21.00 Walk hard:
la vera storia di
Dewey Cox.
Film commedia
(USA, 2007). Con
J.C. Reilly, J. Black.
Regia di J. Kasdan
23.05 La sposa fantasma.
Film commedia
(USA, 2007).
Con E. Longoria,
J. Biggs.
Regia di
J. Lowell
22.50 Prestami
la tua mano.
Film commedia
(FRA, 2006).
Con C. Gainsbourg,
A. Chabat.
Regia di E. Lartigau
22.45 Lussuria Seduzione e
tradimento.
Film drammatico
(CHN, 2007).
Con T. Leung Chiu
Wai, W. Tang.
Regia di A. Lee
Sky
Cinema 1
12.25 Distretto di polizia.
Telefilm.
Cartoon
Network
11.00 Forum. Rubrica.
09.45 Young Hercules.
Telefilm.
10.20 Xena. Telefilm.
11.15
Baywatch. Telefilm.
13.00 Tg 5
12.15 Secondo voi.
Rubrica
13.41 Beautiful.
Soap Opera.
12.25 Studio Aperto
14.10 CentoVetrine.
Teleromanzo.
14.45 Sposa mia moglie.
Film commedia
(Germania, 2005).
Con Heikko
Deutschmann.
Regia di Hajo Gies
16.25 Pomeriggio
Cinque. Talk show.
“I personaggi”.
18.05 Claudio Martelli:
Il libro della
Repubblica. News
18.10 Tg5 minuti
18.15 Pomeriggio
Cinque. Talk show.
“I personaggi”.
18.50 Sarabanda.
Quiz. Conduce
Teo Mammucari,
Belen Rodriguez
13.00 Studio Sport. News
13.40 Dragon Ball GT.
Cartoni animati.
14.05 Detective Conan.
Cartoni animati.
14.30 I Simpson.
15.00 Dawson’s Creek.
Telefilm.
15.50 Il mondo di Patty.
Telefilm.
16.50 Hannah Montana.
Situation Comedy.
17.30 Bakugan.
Cartoni animati.
10.10 Punto Tg. News
10.15 Due minuti un
libro. Rubrica.
10.20 Movie Flash.
10.25 Cuore e batticuore.
Telefilm.
11.25 Movie Flash.
11.30 Mike Hammer.
Telefilm.
12.30 Tg La7
12.55 Sport 7. News
13.00 L’ispettore Tibbs.
Telefilm
14.00 Il comandante.
Film (Italia, 1964).
Con Totò, Andreina
Pagnani. Regia di
Paolo Heusch
17.10 La7 Doc.
Documentario.
18.30 Studio Aperto
18.05 Due South.
Telefilm.
19.00 Studio Sport. News
19.50 Camera Cafe’
Situation Comedy.
Discovery
Channel
09.15 Omnibus Life.
Attualità. Conduce
Tiziana Panella.
18.05 Spongebob.
Cartoni animati
19.30 I Simpson.
02.00 Paperissima Sprint.
Show. Conduce
Juliana Moreira
con il Gabibbo
07.00 Omnibus. Rubrica
16.00 Movie Flash.
20.31 Paperissima Sprint.
Show. Conduce
Juliana Moreira
con il Gabibbo
SERA
21.10 Sabrina.
Film commedia
(USA, 1995).
Con Harrison Ford,
Julia Ormond,
Fanny Ardant.
Regia di S. Pollack.
01.30 Tg 5 Notte
06.00 Tg La 7 / Meteo /
Oroscopo /
Traffico
17.50 Gormiti.
Cartoni animati.
20.00 Tg 5
00.15 Matrix.
Attualità. Conduce
Alessio Vinci
La 7
20.30 La ruota della
fortuna. Quiz.
SERA
21.10 Wind Music
awards. Evento.
Conduce Vanessa
Incontrada
00.05 Scappati
con la cassa.
Show. Conduce
Sabrina Nobile
01.20 Poker1Mania.
02.15 Studio Sport. News
02.40 Studio Aperto La giornata
02.55 Talent 1 Player.
Musicale
All
Music
16.05 Star Trek. Telefilm.
19.00 The District.
Telefilm.
20.00 Tg La7
20.30 Otto e mezzo.
Attualità.
SERA
21.10 Rosso d’autunno.
Film (USA, 1994).
Con Richard
Dreyfuss, Liv Tyler,
John Lithgow.
Regia di B. Beresford
23.10 Grazie al cielo
sei qui.
Conduce
Leonardo Manera
01.10 Tg La7
01.35 Movie Flash.
Rubrica
02.15 L’intervista.
MTV
18.00 American
Chopper.
15.00 Inbox. Musicale
16.00 All News. News
19.05 Sex with... Mom
and Dad. Show
16.05 Rotazione
Musicale.
19.30 Parental control.
Show
19.00 All News. News
20.00 Flash
20.25 Secret Saturdays.
19.00 Come è fatto.
“Manette-stucco e
prodotti sigillantibombole di propano-Roulotte”.
19.05 The Club. Rubrica
20.50 Flor. Serie Tv.
20.00 Top Gear. Rubrica.
19.30 Inbox. Musicale
20.05 Lolle.
Situation Comedy
21.40 Le nuove
avventure di
Scooby Doo.
21.00 LA: lavori in corso.
“Scintille”.
21.00 Alive!. Musicale
18.45 Secret Saturdays.
19.10 Blue Dragon.
19.35 Ben 10.
20.00 Star Wars:
the Clone Wars.
22.05 Star Wars:
the Clone Wars.
22.00 Come è fatto.
“Distintivi
della polizia”.
22.00 Rapture. Musicale.
Conduce Rido
23.00 Night Rmx.
Musicale
21.00 Vita segreta di una
Teenager americana. Serie Tv
23.00 Flash
23.05 Central Station.
40
Culture
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
MAPPE PER LETTORI SMARRITI
p Il poeta Una raccolta del poeta russo Mandel’stam per ritrovare un senso alle cose della vita
p L’antropologo Uno studio sul capro espiatorio di fine 800 ci aiuta a capire l’Italia
Se le parole non servono più
ricominciamo dalla poesia
L’AUTORE RUSSO
Versi e viaggi
del perseguitato Osip
vittima di Stalin
Tra i libri segnalati da
Giuseppe Montesano in questo articolo
haunpostoprivilegiatolaraccoltadiversi del poeta russo Osip Mandel’stam
(«Ottanta poesie», pagine 269, euro
15,50, Einaudi). Nato a Varsavia il 15 gennaio 1891, Mandel’stam è stato una delle
vittime delle purghe staliniane. Il suo
«Viaggio in Armenia» (1933), diario di un
viaggio compiuto nel 1930, fu violentemente attaccato sulla «Pravda» e l’anno
successivo, nel 1934, subì il primo arresto per attività antisovietica. Condannato al confino a Cerdyn’ e poi a Voronez,
fu nuovamente arrestato nel maggio
1938 e deportato in un gulag presso Vladivostok dove morì il 27 dicembre 1938.
Tra le sue opere disponibili in edizione
italiana, «Viaggio in Armenia» (Adelphi,
1988) , «Sulla poesia» (Bompiani, 2003) ,
«Il programma del pane» (Città Aperta,
2004), «La conchiglia e altre poesie»
(Via del Vento, 2005).
IN VERSI
Pensando a Garcia Lorca Un disegno dell’artista messicano Gabriel Pacheco
Cosa può aiutarci a capire la
tenebra generata dallo scordarsi che le parole o corrispondono alle cose o sono false? La
poesia e persino un testo di antropologia datato un secolo
fa...
GIUSEPPE MONTESANO
SCRITTORE
Le questioni più elementari sono
spesso le più complicate, come dimostra la domanda: «A che serve
la poesia»? Una risposta realistica
potrebbe essere: «A niente», ma
non sempre il realismo è soddisfacente, e forse la poesia è una confutazione e un al di là del realismo:
come si scopre leggendo le Ottanta
poesie di Osip Mandel’stam, tradotte con grande espressività da Remo
Faccani per Einaudi, 269 splendide
pagine per 15,50 euro. Quanto è ribassato, il prezzo della merce poetica! Le poesie di Mandel’stam sono
una rifulgente riserva di potere vitale, un alfabeto essenziale per respirare al ritmo delle cose senza lasciarsene sopraffare, una scrittura di musica pensante dove le parole sembrano diventate legamenti, nervi, muscoli, cellule, sangue, pietra, esattezza e anima. Una poesia: «Mi lavavo
all’aperto ch’era notte;/ di grezze
stelle ardeva il firmamento./ Il loro
raggio è sale a fior d’ascia; la botte/
colma, orli rasi, ghiaccia e si rap-
prende.//La porta del cortile è ben
sprangata/dura è la terra, secondo
coscienza./ Rintraccerai a stento
più puro ordito della/verità d’una tela di bucato.//Si disfa come sale,
nella botte, una stella;/ più buia è
l’acqua gelida, più pura/la morte,
più salata la sventura,/ed è più onesta e paurosa la terra».
IL PANE E LE GEMME
Va letta e riletta, per sentire come
l’essenziale estremo si intrecci in
Mandel’stam con una oscura pulsazione, discorso misterioso che batte
e sgorga riso e lacrime dietro il discorso aperto. Ecco altri quattro versi: «Il pane è infetto e prosciugata
l’aria./Come stentano a guarire le fe-
rite!/ Maggiore angoscia non dové
provare/ Giuseppe, schiavo da vendere agli egizi…», e anche: «Non sono più un bambino!/Tomba, zitta:/niente lezioni al gobbo! Io per
tutti/ parlo, e con tale forza che si
muti la volta/ del palato in volta celeste, che le labbra/si screpolino come argilla rosa», e infine: «E ancora
le gemme si gonfieranno,/la vegetazione schizzerà talli,/ma, epoca
mia, bellissima e grama,/è in pezzi
la tua spina dorsale…»
La concentrazione di fisico e mentale in Mandel’stam è intensa fino
alla distorsione, le metafore sono
porte spalancate sul senso, le parole
bacchette rabdomantiche per un significato pagato a prezzo della vita.
Culture
ZOOM
IL PIANO
EVERSIVO
È IN TV
TELEZERO
Roberto Brunelli
coop! Quello di ieri sera di Studio Aperto era un imperdibile
servizio su come riconoscere il
sedere rifatto della vicina d’ombrellone, cui è seguito un indimenticabile
approfondimento di un casting del
Grande Fratello, dove una signora di
65 anni chiedeva disperata di entrare
nella famigerata «casa». Bizzarri, nei
tg Mediaset, anche i servizi meteo,
che sono praticamente dei coiti interrotti, nel senso che appena cominci a
capire qualcosa il servizio è già terminato. Tutto sommato, pare quasi che
S
gli incidenti a Teheran oppure le fibrillazioni dalle parti di Palazzo Chigi siano solo degli spot in mezzo ad
altri spot, delle curiosità come il seno rifatto della topolona dell’ombrellone accanto o come le «ronde
nere» simil SS. È solo spettacolo ragazzi, il numero d’azione prima del
numero comico del capo, che annuncia di andare in America, al cospetto di Obama, «bello e abbronzato», oppure dichiara di vincere «con
la politica del cucù». Eccolo, il «piano eversivo»: è nella televisione.❖
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
41
Il Tempo
Oggi
In pillole
L’AIDA DI MITORAJ A FIRENZE
Scene e costumi di Igor Mitoraj per
la rappresentazione dell'Aida prevista oggi nel giardino di Boboli a Firenze. Lo spettacolo inaugura l'edizione 2009 di Opera Festival, rassegna lirica estiva con tappe in varie
parti della Toscana. Le sculture di
Mitoraj si inseriranno nella scenografia di Aida come frammenti evocativi di un antico passato. Dirige
l’orchestra Roberto Tolomelli, regia di Andrea Cigni, il corpo di ballo è di MaggioDanza.
sereno o poco nuvoloso
con tendenza ad aumento della nuvolosità sulle zone alpine.
CENTRO
condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi in
rapido dissolvimento.
SUD
bel tempo ovunque salvo
qualche temporaneo addensamento.
NORD
RESTAURO ITALIANO IN CINA
Il Centro Europeo di Ricerca sullaConservazione e sul Restauro
(Cerr) di Siena costituirà una scuola di restauro in Cina e avvierà un
piano per il recupero di affreschi
danneggiati. L’istituto senese, diretto da Giorgio Bonsanti, si è aggiudicato il progetto del ministero
degli Esteri a sostegno dello al
Shaanxi History Museum di Xi’an.
LE MORTI DEI FILOSOFI IN UN LIBRO
CINEMA
Il festival del cinema di Taormina ha premiato come attore Ezio
Greggio. Per le sue parti nella «commedia italiana» ma, crediamo, soprattutto
perlasua riuscita interpretazione drammatica,che ha sorpreso ipiù, dell’ispettore fascista nel film di Pupi Avati «Il papà di Giovanna» (nella foto).
Morti bizzarre, magari ridicole o
piene di saggezza: le passa in rassegna un curioso libro di Simon Critchley, docente di filosofia a New
York, mettendo insieme Socrate
che bevve cicuta ed Empedocle che
si gettò in un vulcano. Fino a Roland Barthes travolto da un furgone e Foucault per Aids.
(che pure non è poco) per spiegare
l’indifferenza pressoché indifferenziata con cui sono state accolte dagli
italiani le terrificanti motivazioni della sentenza Mills? Per me è impossibile. E se più che adesione consapevole
ai disvalori (per quanto) vincenti,
fosse non-informazione sui fatti?
Quanti nostri connazionali, bombardati dalle reti Raiset, sanno qualcosa
su processo Mills e annessi? A proposito di annessi, vorrei chiedere al Dot-
tor Pagnoncelli di far precedere al
sondaggio che dirò la seguente domanda: «Lei sa cosa significa “lodo
Alfano”?». Scommetto che i «no»
trionferebbero. Poi, si potrebbe
spiegare agli intervistati di cosa si
tratta, e chiedere loro se sono d’accordo: ri-scommetto che a quel
punto ri-trionferebbero i «no», magari pure assai indignati. Dottor Pagnoncelli, me lo fa questo sondaggino? (www.enzocosta.net)
Taormina premia Greggio attore
CHIARI DI LUNEDÌ
Lodo scorsoio
Enzo Costa
Certo, l’assopirsi dell’etica
pubblica, l’assuefazione all’illegalità, il soccorso egoistico al Vincitore
e – quindi - l’Inimmaginabile al Potere. Ma possibile basti tutto ciò
Domani
nuvolosità in aumento
specie sul settore orientale con possibilità di qualche pioggia.
CENTRO
giornata soleggiata
con tendenza ad aumento della nuvolosità su Toscana e Marche.
SUD
sereno o poco nuvoloso e
poche nubi in rapido dissolvimento.
NORD
Dopodomani
parzialmente nuvoloso
con piogge sparse, ma in rapido miglioramento.
CENTRO
moderata nuvolosità
sul versante adriatico; soleggiato sulle restanti regioni.
SUD
pocooparzialmente nuvolso su tutte le regioni.
NORD
P
PARLANDO
DI...
Un libro su
Servizi e Br
Oggialle18allalibreriaMelbookstoreinviaNazionale aRomaStefaniaLimitipresenta
ilsuo nuovo libroeditoda Chiarelettere «L'anellodellaRepubblica»: unviaggio alla scoperta
di un nuovo servizio segreto, dal fascismo alla Br. Intervengono Massimo Brutti, Giancarlo
De Cataldo, Giuseppe De Lutiis e Giovanni Pellegrino. Modera Sandro Provvisionato.
Zona critica
Serve la poesia di Mandel’stam? Stalin pensò di no, e lo fece sparire da
qualche parte in Russia. A chi vive in
questo secolo nuovo, a cui la spina
dorsale sembra spezzata in modo diverso ma non minore che al tempo
di Stalin, forse la poesia che dice:
«di nuovo hanno sacrificato l’apice/
della vita come fosse un agnello»,
serve come il pane.
Così nasce Gomorra
Tra il nulla e il caos
la Caserta di Pascale
ANTONIO PASCALE
OLTRE LA TENEBRA
Ma servirebbe anche capire la tenebra attuale dipinta di rosa, la tenebra generata dall’aver scordato che
le parole o corrispondono alle cose
o sono false, la tenebra che si espande perché nessuno vuole guardare
in volto lo stato delle cose. In questo
stato domina la legge del capro
espiatorio applicata da bande di trogloditi teopolitici, e nella finta uguaglianza e nella cupa fraternità dei
grandi fratelli si creano vittime in
continuazione: come decifrare il
meccanismo suicida della società?
Forse, a capire la struttura di ciò che
accade, la cronaca non serve, e sarà
meglio sprofondarsi in un libro di
un secolo fa: La dottrina del sacrificio nei Brahmana di Sylvain Lévi,
un libro chiave sulla teoria del sacrificio nell’India antica: tradotto da
Silvia D’Intino, con una tagliente
Il pensiero greco
Fiorì dal bisogno di
opporsi all’onnipotenza
della politica. Inattuale?
prefazione di Roberto Calasso:
Adelphi, p.223, euro 25,00. Ma perché un libro di antropologia sarebbe utile per capire la realtà? Perché
la cronaca mostra la schiuma dell’onda, oggi falsificata all’estremo,
mentre Lévi indaga una struttura
della mente dove l’esattezza era il
valore primario che poteva rimettere insieme i pezzi infranti della Creazione, e, come nella poesia, la corrispondenza tra le parole e la realtà
era la sola cosa importante. Anche
perché più l’attualità si fa schiacciante, più per vederne le ossa a nudo bisognerà guardarla da lontano,
a partire dall’inattualità: come faceva Giorgio Colli in Filosofi sovrumani (Adelphi), titolo non proprio felice per la tesi di un ventiduenne geniale che interpretava la filosofia
dei Presocratici e di Platone da un
punto di vista rivoluzionario: il pensiero greco nacque dal bisogno di
opporsi, senza sottrarsi al confronto, all’onnipotenza della politica.
Inattuale?❖
Ritorno alla città distratta
Einaudi Stile Libero, 2009
euro 11,50
ANGELO GUGLIELMI
ntonio Pascale non è
uno scrittore distratto a
differenza di Caserta la
città in cui è nato e di cui
scrive. Non è che io non
ami gli scrittori distratti che anzi
spesso mi intrigano con il loro perdersi e il disinteresse a ritrovarsi. Ma
non è questa la qualità di Pascale che
è uno scrittore attento al punto di decidere di «raffreddare» – come lui
confessa in coda a questa sua
operina– la sua presenza creativa e
d’autore. Qui si limiterebbe a raccogliere e riferire convincimenti e voci
popolari radicate nonché notizie e informazioni provenienti dalla cronaca cittadina (soprattutto giudiziaria)
amalgamandoli gli uni e le altre in
un intreccio-ritratto che costituisce il
possibile timbro della città. Se lui dice così, crediamogli: ne viene un libro che cresce per cumulo e non per
sviluppo. In realtà questo effetto di
cumulo prima che il libro riguarda la
città che, a condivisione con altri centri urbani della Campania, manca di
un’idea unitaria. Il caso estremo è la
vicina Villa Literno e la sua indicibile
stazione, avamposto, scrive Pascale,
A
«che non confina con nulla tranne
con il vuoto spazio cosmico… con binari che si intersecano scambiandosi
le linee attraverso una serie altissima
di ramificazioni, così che, se li guardi, perdi continuamente il punto di
vista e con esso… anche la cognizione della tua identità». È così anche
Caserta? In verità Caserta, a ricordo
dell’origine romana, presenta un originario impianto simmetrico, scandito in strutture razionalmente distanziate che poi (la città), distraendosi,
ha lasciato che fosse cancellatO. La
Dieci anni dopo
«La città distratta»
nel 1999 fu il suo
reportage d’esordio
riconoscibilità di Caserta è la sua irriconoscibilità e se, seguendo la guida
ufficiale, stai percorrendo la strada
indicata è certo che a un certo punto
la troverai sbarrata da un muro che
non sai se è una interruzione provvisoria, è il muro di cinta di un campo
coltivato o appartiene a una casa o è
semplicemente il nulla. È proprio
questa vocazione al disordine la caratteristica di Caserta, anzi la sua anima profonda, con l’ammassarsi di popoli e razze diverse (insieme ai casertani soprattutto i senegalesi – ma anche i nigeriani, i croati e i rumeni), la
coabitazioni anzi coesistenza delle
classi sociali più diverse che non na-
I resti di Lorca: recuperabili
se diventano «archeologici»
Il procuratore capo del Tribunale superiore dell'Andalusia, Jesus
Garcia Calderon, ha ipotizzato che
la fossa comune nella quale è stato
gettato il corpo del grande poeta spagnolo Federico Garcia Lorca potrebbe essere aperta senza intervento
dell'autorità giudiziaria se fosse considerata un «giacimento archeologi-
co», aggirando così le polemiche degli ultimi mesi.
Catalogando le fosse comuni della guerra civile giacimenti culturali e
storici la Spagna potrebbe aprirle
con tutte le garanzie in quanto si considererebbero come «luoghi storici
che apportano conoscenza», ha sostenuto Calderon, interpellato da da
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
41
scondono le singole spettacolarità,
l’indifferenza etica in quanto portato dell’impossibilità di scegliere e la
condanna ad aprirsi a tutto ciò che
viene, con la conseguenza di una situazione di caos imminente e di
mancanza di regole atte a governare alcunché e ancor meno le dinamiche sociali o la vita della città. E cosa apprendiamo leggendo Pascale?
Che è la camorra (sì, ma forse già lo
sapevamo) che si incarica di porre
riparo al caos, che stabilisce le regole, trasformando i giovani fino allora perduti (e finalmente inquadrati) in esecutori di omicidi, grassazioni, esattori di pizzo e le donne in
vestali complici ma silenziose. Gli
altri, quelli che sfuggono all’organizzazione camorristica, risolvono
i contrasti e spengono ogni convincimento e varietà di punti di vista
sempre ripetendo, proprio quando
lo scontro tocca il punto più alto
dell’inconciliabilità, ma «tanto stiamo tutti dicendo la stessa cosa».
Come un pittore Certo Pascale è
molto meno asseverativo di quanto
lo sia io nel riferire; lui è ironico e
lascia sempre margini non piccoli
in cui potere pensare il contrario rispetto a quel che afferma; evita le
semplificazioni arretrando nell’astensione, voglio dire affidando
alla voce di popolo (che come si sa
va presa con le molle) quel che racconta; lui sa che non si scrive per
predicare ma per seminare dubbi.
E io? Io via via che procedevo nella
lettura di questa «città distratta»
avevo l’impressione di assistere a
quell’atto che il pittore fa prima di
dipingere e cioè prepara la tela per
che poi possa accogliere segni e colori del suo progetto figurativo senza che si sfarinino; ecco, la città di
Pascale è per me quella tela, preparata con partecipazione e sapienza,
è lo sfondo essenziale, il palcoscenico inevitabile su cui poi Saviano
avrebbe inciso e messo in scena l’orrenda saga dei Casalesi.❖
«El Pais».
Il caso Lorca è nato nei mesi scorsi
dall’iniziativa di Baltasar Garzon,
l’ormai famoso giudice dell'Audiencia Nacional, che aveva avviato un’
indagine sugli scomparsi del franchismo e sulle fosse comuni e ordinato
fra l'altro l'apertura di quella di Garcia Lorca, vicino a Granada. Ma poi
aveva rinunciato all'inchiesta e aveva trasmesso per competenza ogni
decisione ai tribunali locali. A Granada il giudice cui è stata trasmessa la
questione della fossa di Garcia Lorca
si è però dichiarato non competente.
La procura ha fatto appello.❖
42
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LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
MALCOM PAGANI
[email protected]
atate lesse, caldo e salite. Gradoni, addominali e ripetute. Allenamenti massacranti. Ressi un
anno, vacillai al secondo e all’inizio del terzo, dissi basta». Poi Zeman andò via e al posto
delle sedute trentine del nipote di
Vypaleck, apparve Capello. «Litigai anche con lui ma all’epoca ero
giovane e da ragazzi, non è strano
essere un po’ stupidi. Gestire venti
rompicoglioni come noi non era facile. Fabio fu bravissimo e con Zdenek, in campo, ci divertimmo molto. Discutere era un conto, provare
rancore un altro. Non sopportavo
le ingiustizie ma un minuto dopo
aver urlato, dimenticavo ogni cosa. Grazie a Dio, c’è sempre un’ora
per imparare ad ammettere i propri errori». Concessione. «Rispetto
e apprezzo anche Zeman, se avesse avuto un gruppo di campioni,
avrebbe vinto anche lui». Informazioni di Vincent, anche adesso che
le stelle mantengono i loro segreti
e la vita inizia col canto del gallo.
P
In campagna, tra ulivi e filari
d’uva, con tre figli e una bambina
di sei mesi, cavalli, cani, biberon.
“Vincenzo” Candela, cognome spagnolo, antenati toscani e presente
da vignaiolo, ha deciso di respirare
da zero con vista su Roma. A trentasei anni, chiudendo con scarpini e
convocazioni, dopo aver vinto coppe del mondo, scudetti ed europei.
Per riempire di segni, sogni e ricordi la pagina conclusiva, qualche
giorno fa, ha radunato 35.000 amanuensi. Pronti a chiamarlo fratello
senza avergli letto la mano. Nello
stadio in cui celebrò un sabba, a
due anni dal ritiro ufficiale, per
una festa in differita tra le certezze
di un’esistenza rotolata verso sud e
gli striscioni ad ornare la curva.
«Hier, aujourd’hui et demain dans
notre couer». Ieri, oggi, domani.
DaMontpelliera Roma, la candela si è spenta all’improvviso. Si
brucia per altro. «I soldi hanno rivestito sempre un’importanza relativa. Avrei potuto continuare fino a
40 e guadagnare bene ma c’è un
tempo per ogni esperienza. Ho tirato calci ad un pallone soprattutto
per passione ma tensioni, invidie,
parole vacue e viaggi senza sosta,
mi avevano stancato. Desideravo
tornare alla mia condizioni preferite. Libertà e semplicità. Godermi la
famiglia, la fortuna che mi è toccata, i bambini. Quando l’arbitro
chiudeva la partita, per me iniziava comunque un’altra storia e il lunedì, non correvo certo a controlla-
Sport
VEDI IN TV
11.30 RUGBY Sharks-British Lions SKY SPORT 2
18.00 CALCIO Brasile-Egitto SKY SPORT 3
20.25 CALCIO Italia-Usa SKY SPORT 1
re le pagelle. Amavo ed amo stare in
compagnia e ogni tanto, fare un brindisi. Un piacere innocente, normale,
banale. Senza nascondermi. Mai
sopportato i moralisti che pretendevano che i giocatori russassero alle
11. A vent’anni, andare a dormire è
l’ultimo dei tuoi interessi».
La madre commessa, Jacques,
il padre, autista delle aspettative da
immaginare spianando i chilometri.
«Si alzava alle quattro di mattina. Lavorava dodici ore, poi tornava a casa
e mi accompagnava al campo. Tutti i
giorni, per oltre dieci anni. Tutto ciò
che conosco su onestà, generosità e
lealtà, lo devo a lui». Tolosa, Guingamp, l’interesse della Roma e una
trattativa durata mesi. Arrivò nel
1997, si ancorò a una stanza d’albergo e poi si mise agli ordini di Carlos
Bianchi, l’argentino che teorizzava
l’inutilità di Totti e tramava per cederlo alla Sampdoria. Due gol al Verona per ottenere colpo di fulmine e
patente dal tifo, qualche problema
con la polizia stradale per il polemico sequestro di quella in rosa, otto
stagioni fitte di volti e fotografie. «Oltre alla gioia del 2001, avremmo potuto trionfare ancora. Mancarono
maturità e consapevolezza».
Prima di emigrare ed aver nostalgia, Candela sfiorò l’Inter. «Franco Sensi si oppose duramente.
“Piuttosto che mandarti a Milano ti
impiego da giardiniere”». Allora fu
Trigoria, col suo carico di epica, figurine e addii precoci. «Ho rispettato
tutti, anche i tecnici di passaggio. Feci in tempo ad incontrare il maestro
Liedholm. Una leggenda. Era un anziano settantacinquenne ma quando apriva bocca, si faceva silenzio assoluto». Al termine della parabola,
Candela optò per l’Inghilterra. «Al
Bolton trascorsi qualche mese. Non
era il mio clima però ci qualificammo per l’Uefa e osservai un modello
di sport cui aspirare. Stadi pieni,
bambini e donne, applausi nelle
sconfitte. Mi fregò la nostalgia e presi il biglietto di ritorno». Udine, Siena, Messina. «Ambienti diversi da
quelli cui ero abituato. Non ero il più
il calciatore di prima ma a disagio,
mi trovai solo con il signor Beretta.
Arrivava fumando, con gli occhiali scuri, non mi piaceva. Andavo spesso in panchina ma i dissidi furono
esclusivamente caratteriali. La verità è che non mi divertivo più». Sipario allora, sul francese d’Italia che
consolava gli sconfitti mentre i suoi
connazionali assaporavano rivincite. «Ai mondiali ’98, quando Di Biagio sbagliò il rigore che ci spinse
avanti nel torneo, mi ritrovai a piangere con Gigi negli spogliatoi avversari. Non molto diversamente andò
Vincent Candela è nato a Bédarieux (24/10/73) e ha giocato nove stagioni nella Roma
Colloquio con Vincent Candela
«I miei primi
quarant’anni
Questo calcio
non ha anima»
La vita e la carriera dell’ex esterno giallorosso
«Uno come Zidane, errori a parte, non tornerà più
Il mondiale in Sudafrica è un’impresa fantastica»
42
Culture
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
PADRI DELLA PATRIA
p Volume 1 Finalmente i monumentali «Archives»: cd e dvd, con rarità e non solo dal ‘63 al ‘72
p Inedito C’è pure il mitico film «Journey Through the Past», praticamente invisibile da 30 anni
Folgore e suoni nella «bottega»
del maestro Neil Young
Finalmente si aprono i mitici archivi di Neil Young: rarità, chicche, concerti travolgenti a cavallo tra i sessanta e i settanta.
In più, il mitico film che il cantautore diresse nel ‘72, mai visto finora...
ALBERTO CRESPI
ROMA
[email protected]
Portatevi la carriola. O comunque
andate dal vostro pusher di musica
in macchina. L’oggetto è molto scomodo da trasportare in autobus, o a
piedi o in metropolitana. I Neil
Young Archives - vol. 1 non sono un
semplice cofanetto, sono una dependance del vostro ideale appartamento sonoro, un monolocale con
servizi, un’esperienza da diluire in
qualche settimana di ascolto. Per
gli younghiani - non junghiani, quelli sono un’altra storia! - questo giugno 2009 è un mese di giubilo - e di
lavoro...
Passo indietro. È da circa
trent’anni che si parla di questo progetto. Più o meno dal 1977, quando
il cantautore canadese pubblicò un
doppio antologico intitolato Decade
che proponeva alcuni pezzi «misteriosi» fino ad allora sepolti in «archivi» che stavano già prendendo forma. In quell’occasione, si disse che
Decade era uno scherzo, rispetto a
quello che Neil avrebbe potuto tirar
fuori dai cassetti. Nei tre decenni
successivi, l’annuncio degli Archives è più volte spuntato... ed è stato
sempre rinviato. Nel corso degli ultimi due-tre anni, Young è partito dagli antipasti: tre cd di altrettanti concerti a cavallo fra anni ‘60 e ‘70, due
acustici in solitario, uno elettrico (e
travolgente) con i fedeli Crazy Horse, Everybody Knows This Is Nowhere. Poi è giunto, finalmente, l’annuncio ufficiale.Gli Archives sono
nei negozi. Si viaggia dai 200 euro
in su, a seconda dell’edizione che
In viaggio Neil Young in concerto
Il film
Le visioni cinematografiche
di un uomo multipolare
La nascita di Crosby Stills Nash
& Young, leregistrazioni di «Harvest» in un fienile: per i musicofili è
emozionante «Journey Through the
Past», primo film da regista di Neil
Young (altri ne sono seguiti, fino al recente «Déjà Vu»). Ai brani musicali si
alternano momenti on the road, cavalieri del Ku-Klux-Klan col manto nero,
un drogato che estrae la siringa dalla
Bibbia… New Hollywood nella sua forma più estrema: film per iniziati, di un
rocker che comunque è anche uomo
di cinema. AL.C.
scegliete, e l’idea che si tratti di un
«volume 1» è economicamente spaventevole - ma artisticamente entusiasmante, perché questa prima uscita copre la carriera di Neil fino al
1972 e quindi già scorre in bocca l’acquolina per un futuro «volume 2».
Perché è vero che i primi anni del Nostro sono epocali (i Buffalo Springfield, l’esordio solista, Woodstock, il
sodalizio con Crosby Stills & Nash, fino al successo mondiale di Harvest)
ma la seconda metà dei ‘70, con quell’infilata di capolavori che va da Zuma a Tonight’s the Night fino alla svolta punk di Rust Never Sleeps, promette altrettante scoperte.
Prima di capire cosa si nasconde
nelle viscere di questi Archives, sarà
bene chiarire che le edizioni in com-
mercio sono tre e richiedono approcci diversi. C’è un’edizione con 8 cd, e
vabbè: normale. Ma c’è anche un’edizione con 10 dvd e una con 10
Agli albori
Le esibizioni
del suo primo gruppo,
gli Squires
Blu-ray, ed è qui che casca l’asino. Intanto, queste due edizioni contengono anche il film che Neil diresse nel
‘72, Journey Through the Past, e sappiate che per gli younghiani più arrabbiati questo è il vero evento: tale
opera è pressoché invisibile da più di
30 anni ed è sempre rimasta avvolta
F
FRASE
DI...
Kakà
Calciatore
Real Madrid
Dna «contro»
«Mai sopportato i moralisti
che pretendono che i
giocatori russino alle 11. A
vent’anni andare è dormire
è l’ultimo dei tuoi pensieri»
«Florentino Perez va capito: ha un suo modo di fare le cose, e di
costruire una grande squadra. Certo che l'acquisto di Ronaldo
ha sorpreso anche me perchè è avvenuto tutto molto in fretta».
Confederations, c’è l’Italia
Gli azzurri contro gli Usa
Lippi si schiera coi veterani
Generazione 2009
«Fisico in luogo del cervello
calciatori attaccati a
playstation e I-pod: si pensa
ad altro e la differenza
purtroppo, si vede»
due anni dopo, agli europei del
2000. I miei compagni a stappare
champagne e io lontano da tutti, a
parlare con Totti».
Assonanze bizzarre per il difensore che accarezzava la sfera e duellava sulla fascia con Lizarazu, il minuscolo blue di origine “basca” minacciato di morte dall’Eta, ogni volta
che risuonava la marsigliese. «Io ero
l’artista, “Liza” il soldato e in formazione, avevamo troppi poeti. Blanc,
Djorkaeff, Henry, Trezeguet, Zidane. In ogni caso, ora è cambiato tutto. Fisico in luogo del cervello, calciatori attaccati a playstation ed i-pod,
isolamento complessivo e gruppi meno coesi. Si pensa ad altro e la differenza, purtroppo, si vede».
La Francia assiste al tramonto di
un ciclo, l’Italia prova a reinventarsi
a tre anni da Berlino 2006. «Le cose
cambiano, la centralità non è eterna
e niente succede per caso. Il meglio
si sposta in Inghilterra e in Spagna.
Kakà e Cristiano Ronaldo, in fondo,
non rappresentano che una conseguenza.
Averli pagati così tanto può essere
una follia ma nello spettacolo, le pazzie hanno un prezzo». Un pensiero
per lo sforzo sudafricano. «Impresa
fantastica in un paese che ho visitato, simbolo di un continente che con
qualche convenienza dimentichiamo troppo spesso» e un rimpianto,
l’unico, per uomini speciali svaniti in
nebbie, tappezzerie e quadri dirigenziali. «Uno come Zidane, padre e talento sublime, al di là degli errori
che non macchiano un monumento
di bellezza, non tornerà più». Per
Vincent ha fatto un’eccezione. Fermando il tempo senza tradire gli affetti, danzando leggero in una sera
di passeracci trasformati in usignoli,
palloni, finestre spalancate come occhi e identità che mutano. A Parigi lo
aspettano ancora. Vincenzo si è fermato a Roma. ❖
La finale a Johannesburg il 28 giugno
A Pretoria comincia l’avventura
della Nazionale in Sudafrica.
Contro gli Usa, gli unici a segnare su azione in Germania, ai campioni del mondo 2006, il ct vara
una formazione imbottita di collaudati veterani.
MASSIMO DE MARZI
[email protected]
A un anno dal Mondiale sudafricano, è una nazionale quasi identica a
quella di Germania 2006 quella che
stasera esordisce nella Confederations Cup affrontando a Pretoria gli
Stati Uniti. Saranno ben nove i campioni del mondo che Lippi schiererà
nella formazione di partenza. E sarebbero stati addirittura dieci, se il
problema al polpaccio non avesse costretto capitan Cannavaro ad alzare
bandiera bianca. Al suo posto toccherà a Legrottaglie, neppure il centrale
difensivo della Juve scoppia di salute, visto che soffre per un lieve risentimento inguinale, ma ha svolto senza
particolari problemi l’ultimo allenamento (saltando solo la partitella
per ragioni precauzionali) e sarà in
campo per fare coppia con il suo «gemello» bianconero Chiellini. L’unico
autentico dubbio di formazione (De
Rossi si era fermato all’inizio della seduta, ma poi ha ripreso regolarmente) è legato alla scelta della prima
punta. Nelle ultime ore sono cresciute le quotazioni di Alberto Gilardino,
che ha recuperato terreno su un Toni
piuttosto nervoso, che è stato rimbrottato da Lippi durante l’esercitazione di ieri, segnale che sembra il
prologo a un suo inizio dalla panchi-
na contro gli Usa. «Io non ho dubbi,
ho già deciso», si è limitato a dire il
ct, senza però anticipare nulla. Poi,
incalzato dalle domande su un’Italia
che sembra la stessa di tre anni fa, ha
replicato con ironia: «I miei vecchietti me li tengo stretti. E poi non è che
Brasile e Spagna abbiano una età media molto sotto la nostra» ha detto in
conferenza stampa. «Magari non li
tengo fino a quando sono in età da
Villa Argento, ma al prossimo Mondiale con loro faremo meglio di molte altre squadre. Abbiamo fame e
qualità». Una frase che lascia intendere come il nucleo che ha trionfato
in Germania sarà lo stesso cui Lippi
si affiderà in Sudafrica tra dodici mesi per l’appuntamento iridato.
CABALA E TROFEI
Intanto c’è da pensare alla Confederations Cup e il commissario tecnico
azzurro ha detto che ci terrebbe moltissimo a conquistare il trofeo, in barba alla scaramanzia che vuole i vincitori di questa manifestazione mai capaci di ripetersi l’anno dopo nella
Coppa del Mondo. «Questa nazionale non vuole essere come i club, ci teniamo a dimostrare che l’Italia sa ancora vincere. L’avversario più difficile? Gli Stati Uniti, perché la prima
partita è sempre la più difficile». E
forse perché Lippi ricorda che i giocatori a stelle e strisce, tre anni fa in
Germania, furono gli unici a segnare
su azione all’Italia (anche se si trattò
di un’autorete di Zaccardo). Gira e
rigira, si ritorna sempre al 2006. Come succederà questa sera con l’undici di partenza, dove Legrottaglie e
Chiellini saranno gli unici volti nuovi
rispetto al mondiale tedesco.❖
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
43
Impresa dell’Iraq
stop al Sudafrica
Oggi scopriremo
il nuovo Brasile
Con il pareggio a reti bianche
tra i padroni di casa del Sud Africa e
l’Iraq si è aperta ieri pomeriggio la
Confederations Cup. Grande delusione per i «Bafana Bafana», che
avevano la possibilità di partire con
una vittoria in un girone A che sembra disegnato per consentire alla nazionale allenata da Santana di volare in semifinale. E invece quel vecchio giramondo di Milutinovic è riuscito a imbrigliare i sudafricani in
mezzo al campo e in una partita giocata su ritmi bassi i suoi hanno rischiato pochissimo. Adesso l’Iraq sogna di fare strada in un gruppo dove i campioni d’Europa della Spagna (che in serata a Rustenburg
hanno affrontato la Nuova Zelanda) sono i grandi favoriti, potendo
contare sul genio di Fabregas e su
una coppia gol come Torres-Villa.
Decisamente più equilibrato, almeno sulla carta, si annuncia il girone
B.
DUNGA DIXIT
Nel quale, oltre a Italia e Usa vede
impegnati Brasile ed Egitto, che si
affronteranno alle ore 16. Il ct della
Kakà
Contro l’Egitto per la
prima volta in campo
da ex rossonero
Selecao Dunga prima ha tessuto le
lodi del suo gioiello Kakà («Cristiano Ronaldo è fortissimo, ma Ricardo è il migliore»), poi ha giocato a
nascondersi: «Siamo qui per arrivare fino in fondo, ma è la Spagna la
favorita. Ha vinto gli Europei l'anno
scorso e sta continuando a giocare
un grande calcio dopo che è arrivato un allenatore molto esperto come Del Bosque». Nel Brasile, però,
gioca l’uomo del momento, quel
Kakà che oggi scenderà in campo
per la prima volta da ex rossonero:
«Sono molto grato al Milan. Se sono
riconosciuto come un giocatore internazionale lo devo a loro, insieme
alla nazionale brasiliana», ha detto
il nuovo acquisto del Real. «Mi spiace per quello che è successo ma Madrid sarà il mio futuro. Spero che a
Milano possano fare tante cose con
il nuovo tecnico Leonardo, in bocca
al lupo». Oltre a Kakà, nel Brasile c’è
grande attesa per Robinho e Pato.
M.D.M.
Mr. Harvest
Archivio Faber
www.neilyoung.com
Immagini, suoni e chicche
rare nel mondo di mr. Neil
nella leggenda, e poterla finalmente vedere sul televisore di casa è come, per un filologo, sfogliare il manoscritto autografo della Divina
Commedia. Sappiate però che tutto,
in qualche modo, parte (o riparte)
da lì. Perché organizzando i propri
materiali vintage su dvd e Blu-ray
Neil Young ha portato a termine
un’operazione culturale stranissima, trasformando in «visione» ciò
che originariamente era solo «ascolto».
EVVIVA IL GIRADISCHI
Ci spieghiamo. Il primo dvd riguarda gli esordi di Neil negli Squires, il
gruppo con il quale esordì in Canada nel 1963, a 18 anni. È un dvd,
ripetiamo: ma non esistono, ci mancherebbe!, filmati degli Squires.
Quindi, che succede? Che voi ascoltate (in qualità sonora molto alta)
15 pezzi di epoca-Squires, dal ‘63 al
‘65, mentre sullo schermo scorrono
immagini spiazzanti. Tipo: un giradischi d’epoca che suona il 45 giri
che state ascoltando, in tempo reale; un nastro Revox che gira, anch’esso in tempo reale; il tutto inquadrato - con uno stile che mescola vintage e grafica digitale - sullo
www.archiviodeandre.com
Tutto ciò che non avete mai
osato chiedere su De André
Una vasta operazione
multimediale, quasi
un’autobiografia
sfondo di foto, spartiti, ritagli di
giornale. Ogni pezzo ha le proprie
estensioni: cliccando su «lyrics», ad
esempio, si visualizzano i testi.
Young ha trasformato la propria carriera in un palinsesto che la tecnologia dvd consente di percorrere in
mille modi diversi. È un’immersione nella musica ma è anche qualcosa a metà fra un saggio storico e un
videogame. Rispetto a molti suoi
colleghi, Neil Young è «avanti»: del
resto, se siete internauti, entrate
nel suo sito (www.neilyoung.com)
e preparatevi a perdervi. Basti dire
che nel sito c’è un vero e proprio
film che visualizza «on the road»
l’ultimo disco Fork in the Road.
Questo volume 1 degli Archives
sembra quello che il volume 1 delle
Chronicles è stato per Bob Dylan:
questi due giganti stanno scrivendo, in forme diverse, la propria autobiografia. Facendolo, ci permettono di entrare in una «bottega» artistica della quale erano stati, per anni, gelosissimi. Passati i 60, sono entrambi diventati generosi. Che Dio
li benedica.❖
43
Non solo musica
Per Gaber
Monicelli, Dalla
e Veltroni
Con parole sue Fabrizio De André
Quarant’anni con Faber
Finalmente un De André
con le proprie parole
«De André Talk» è l’ultimo libro
che si aggiunge alla bibliografia
sul cantautore a 10 anni dalla
morte. È di più, però: è «il» libro,
perché raccoglie la sua voce nelle interviste rilasciate in quattro
decadi di carriera.
VALERIO ROSA
ROMA
[email protected]
Cronache rock
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
Le iniziative editoriali legate a Fabrizio De André compongono ormai, a
dieci anni dalla sua scomparsa, una
bibliografia in cui niente sembra sia
stato trascurato. Eppure si è spesso
trattato di omaggi parziali, di antologie dei testi o di raccolte fotografiche, di biografie scritte da chi lo conosceva bene (Cesare Romana su tutti)
o di impressioni di ammiratori più o
meno titolati e focalizzate su alcuni
aspetti della sua produzione. De André Talk, il tributo di Claudio Sassi e
Walter Pistarini (Coniglio Editore,
pp .415, ł 26), può invece essere considerato il libro definitivo su De André, oltre il quale sarà difficile immaginare qualcosa di nuovo. L’idea di
partenza è semplice: raccogliere le
poche interviste e i migliori articoli a
lui dedicati in quarant’anni di attività, dai suoi esordi alla morte, in modo che siano lo stesso De André e la
stampa specializzata ad illustrarne
la biografia, i dischi, le opinioni. Ne
viene fuori il ritratto di un artista che
sin da subito, con una lucidità paragonabile alla nettezza matematica
dei suoi versi e una totale e quasi imbarazzante mancanza di ipocrisia,
mostrava una piena consapevolezza
della nobile diversità delle sue canzoni e dell’intento, vissuto come una vocazione, di «superare la concezione
della canzonetta che si muove entro
dimensioni espressive anguste». La
stampa, pur avendone intuito le potenzialità ed apprezzandone il disincanto anarchico e corrosivo, tentava
di incasellarlo in facili definizioni derivate dall’estrazione borghese, dalla dichiarata ammirazione per Brecht e Brassens e da una certa vicinanza artistica con il primo Jannacci. A
tutto ciò De André opponeva un riserbo frettolosamente scambiato per timidezza, un’insofferenza per le catalogazioni artistiche e ideologiche ed
una tensione demistificante alla sincerità espressiva che lo portava a disprezzare le mode: «Non voglio essere anticonformista per forza, voglio
seguire una certa linea. Voglio dire
quello che penso».
LA SANREMO DEL ‘68
E la linea era la «protesta autentica e
meditata, agganciata alla vita, senza
risciacquature nel populismo manierato». Questa lontananza dai luoghi
comuni bastava da sola a mettere in
guardia chiunque si apprestasse ad
intervistarlo («Parlare con un personaggio del genere richiede un impegno non comune»: così Berto Giorgeri, per la rivista ABC, nel 1967), e caratterizzò anche la breve esperienza
giornalistica di De André, chiamato
dal Corriere Mercantile a commentare il Festival di Sanremo del 1968. Di
questi articoli, una delle chicche di
De André Talk, ricordiamo il fastidio
nei confronti del clima «traumaticamente competitivo» della gara, ma
soprattutto la considerazione a margine della vittoria di Sergio Endrigo,
che aveva «insegnato agli italiani che
c’è un altro tipo di canzone, ben più
importante delle insulsaggini da balera suburbana a cui troppo frequentemente si rivolge l’industria della
musica leggera».❖
Lucio Dalla, Ivano Fossati, Gianna Nannini, Morgan, Luca Carboni e
Sergio Cammariere. Ma anche Fausto Bertinotti, Walter Veltroni e Mario Monicelli: sono alcuni degli ospiti
del Festival Teatro Canzone Giorgio
Gaber, in programma il 24 e il 25 luglio alla cittadella del Carnevale di
Viareggio. A condurre la quinta edizione, che coincide con il settantesimo anniversario della nascita di Gaber, sarà ancora una volta Enzo Iacchetti. Venerdì 24 luglio saliranno
sul palco Lucio Dalla, Luca Carboni,
Sergio Cammariere, Marco Alemanno e Enrico Bertolino. Fausto Bertinotti e Walter Veltroni saranno i protagonisti di un dibattito sulla figura e
l'opera di Giorgio Gaber. Sabato 25
luglio toccherà invece a Ivano Fossati, Gianna Nannini, Morgan, Mercedes Martini e Dario Vergassola. Ospite speciale della serata Mario Monicelli; verranno proiettati degli estratti del suo film Rossini Rossini, in cui
Gaber interpretò il ruolo di Domenico Barbaja, impresario del celebre
compositore. Oltre agli ospiti, sul palco del Festival gli Artisti del Teatro
Il festival
Il 24 e 25 luglio
la quinta edizione
della manifestazione
Canzone si confronteranno con il
nuovo linguaggio teatrale inventato
da Gaber con l’amico e coautore Sandro Luporini; si tratta di giovani talenti selezionati da una giuria istituita
nell’ambito della Fondazione Giorgio Gaber, che promuove e organizza
la manifestazione. La serata del 24 vedrà l’esibizione di Carlo Alberto Ferrara con una performance dal titolo
«sana e robusta Costituzione», mentre il 25 toccherà ad Alessandro Mannarino, «stornellatore moderno», interprete di diversi tipi di umanità alienata. L’edizione 2009 del Festival si
inserisce in una serie articolata di iniziative per il settantesimo compleanno dell’artista, fra le quali il lancio del
nuovo sito e l’avvio del Progetto Gaber nelle scuole italiane.❖
ERRATA CORRIGE
LA FIRMA L’autore dell’articolo
«Incontri ravvicinati col pirata»
uscito ieri alle pagine 36 e 37 è
Giovanni Nucci e non Giuseppe
come riportato. Ce ne scusiamo
con l’autore e con i lettori.
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Sport
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
p Nella MotoGp a Barcellona una gara dominata dalla Yamaha: Rossi vince con un colpo di reni
p Lo spagnolo sempre più rivale del Dottore in prospettiva titolo: «Tra le mie vittorie più belle»
Valentino catalano
Sorpasso e vittoria
all’ultimo respiro
Lorenzo si arrende
Un braccio di ferro risolto negli
ultimi metri: a Montmelò, nel
Gp di Catalogna, Rossi mette il
cappello sulla gara dopo un sorpasso da brividi sul compagno
Lorenzo. Stoner non è al meglio, ma la Ducati va sul podio.
SIMONE DI STEFANO
[email protected]
Aveva perso la pole all’ultimo giro, ma alla fine di una gara incredibile Valentino Rossi si è tolto la
soddisfazione di vincere, all’ultima curva, il Gp di Catalogna, raccogliendo per di più la standing
ovation del pubblico iberico. Il
Dottore e Jorge Lorenzo rompono
la monotonia di una gara a senso
unico, perché dopo pochi giri il
Montmelò aveva già eletto il suo
terzetto di testa, con i due piloti
della Yamaha a battere sulla cinghia e Casey Stoner, ieri in deficit
di stomaco, a cercare di limitare i
Rossa sul podio
Stoner stringe i denti
e alla fine porta la
Ducati al terzo posto
danni. Ultimi sei giri degni dell’urlo di Munch: il pesarese lascia passare Lorenzo, cosa che di solito fa
per studiare l’avversario e battere
cassa agli ultimi tornanti. E forse è
proprio così. Da parte sua, «Por
Fuera» non è nuovo a partire con
il diesel e tirare fuori i numeri proprio nel finale.
Sta di fatto che l’ultimo dei 25
giri è una sequenza thriller che lascia senza fiato, con Valentino che
si vede passare dal maiorchino, dopo una serie di sportellate da arresto cardiaco, ma quando sembra
fatta per lo spagnolo, accade l’impensabile fino a ieri. «La battaglia
all'ultimo giro ha accontentato tutti
i tifosi della MotoGp, non so se sia
un caso ma quando ci sono questo
tipo di battaglie ci sono sempre io a
fare il corpo a corpo e spesso vinco», la provocazione del pilota di Tavullia, che alla fine si riserva nelle
manopole quel guizzo di gas che lascia basiti tutti, tecnici compresi, superando il compagno di squadra a
cinquanta metri dalla bandiera a
scacchi. «Tra le mie tre vittorie più
belle», a detta di Rossi. Uno spettacolo che ricorda quello di un anno
fa a Laguna Seca. «Si è vero - ammette il dottore – ma lì la gara finì
otto giri prima, sorpassare all’ultima tornata, in questa maniera, è
un’emozione unica. Lorenzo è stato
un avversario duro da battere, devo
ancora riprendermi». La prende
con filosofia invece il maiorchino,
accettando quella che suona più come una punizione divina, vergata
da un fenomeno fuori dalla sua portata, che non il verdetto di una gara
di motociclismo. «Ho sbagliato, mi
dispiace pensavo che dopo l’ultimo
sorpasso potesse bastare, invece dovevo chiudere la porta e non l’ho fatto», il volto tirato quasi avesse visto
un ufo. «Sono comunque contento
per il pubblico – ha poi aggiunto lo
spagnolo - che ha ammirato una gara spettacolare, e per me che sono
stato lo stesso protagonista».
CUORE BLAUGRANA
L’unico vero rammarico è forse quello di aver assaporato la gioia di fare
il bis con la Champions del suo Barcellona, anche se la bandiera l’ha
sventolata lo stesso. La vittoria del
pesarese ha fatto saltare letteralmente di gioia anche i meccanici ai
box, che ieri si sono lasciati andare
ben oltre la soglia massima di esultanza che si conviene di solito. Il muro che ormai separa la squadra di
Rossi da quella del suo rivale ieri è
stato infranto dalla schizofrenia de-
Foto Reuters
Valentino Rossi a Montmelò: il Dottore è nato il 16 febbraio 1979
Numeri
Il campione è arrivato a -1
Una vittoria per quota 100
99 con quella di ieri Valentino Rossi
raggiunge le 99 vittorie in carriera. Il
circuito catalano porta bene al Dottore, che qui ha totalizzato ben nove vittorie negli ultimi 13 anni.
2003 a Montmelò la prima vittoria
della Ducati in MotoGp: nonostante il
gap all’arrivo, il giro più veloce lo ha
fatto registrare la rossa di Casey Stoner con 1’42”858
3 pole-position per Lorenzo nel 2009,
ma nemmeno in Catalogna glià bastato per vincere: oltre al secondo posto
di ieri, quello del Mugello nel penultimo Gp, oltre al mancato arrivo sul circuito di Jerez.
50 punti in classifica per Marco Melandri,settimo tra ipiloti esorpresadella stagione con la Kawasaki dopo che
ha rischiato di rimanere appiedato
gli omini blu di casa Hamamatsu,
che hanno abbracciato e baciato il
campione del mondo in carica,
dando così il via allo sfottò con i
colleghi del team. Bello nel paddock l’abbraccio tra i due rivali,
con Rossi che prima rende omaggio all’avversario, poi si concede
allo spicchio di tribuna gialla riservata ai suoi fan, lasciandosi andare a un inchino in stile José Carreras.
Tornando alla normalità, alle
spalle dei due, si piazza Casey Stoner, imbronciato ma comunque
ancora in lotta per il titolo. La classifica del mondiale di fatto si è azzerata, con Rossi, Lorenzo e l’australiano assestati in linea a 106
punti. Tutto lascia presagire una
seconda parte di stagione più che
mai serrata. Dietro di loro, Andrea
Dovizioso, quarto ieri davanti a
Capirossi e Dani Pedrosa. Scavalcato in classifica dal compagno di
squadra, il catalano correva letteralmente in casa, ha fatto il possibile, ma l’infortunio alla spalla rimediato nelle prove lo ha di molto
condizionato.❖
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44
Zapping
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
ITALIA - SERBIA
SUPERQUARK
LA CURA DEL GORILLA
COMPLOTTI
RAITRE - ORE: 20:35 - CALCIO
RAIUNO - ORE: 21:20 - RUBRICA
RETE 4 - ORE: 23:40 - FILM
LA 7 - ORE: 23:40 - RUBRICA
NAZIONALE UNDER 21
CON PIERO ANGELA
CON CLAUDIO BISIO
CON GIUSEPPE CRUCIANI
Rai 1
06.05 Anima Good News.
Rubrica
06.10 Incantesimo 10.
Teleromanzo.
06.30 Tg 1
06.45 Unomattina
Estate. Attualità.
07.00 Tg 1
07.30 Tg 1 L.I.S.
10.55 Roma: Montecitorio,
Sala della Lupa.
Relazione Annuale.
Rai 2
06.00 Tg2 Sì Viaggiare.
Rai 3
07.10 T.J. Hooker.
Telefilm.
06.00 Tg 5 Prima pagina.
Rubrica
08.10 Magnum P.I.
Telefilm.
08.00 Tg 5 Mattina
06.40 Tg2 Medicina 33.
08.00 Rai news 24
Morning news.
06.45 Agenzia ripara
torti. Rubrica.
08.15 La storia siamo
noi. Rubrica.
09.00 Miami Vice.
Telefilm.
06.55 Quasi le sette.
09.15 Referendum 2009.
10.05 Febbre d’amore.
Soap Opera.
07.00 Cartoon Flakes.
09.30 Roma ore 11.
Film drammatico
(Italia, 1952). Con
Carla Del Poggio.
10.25 Un mondo a colori
10.40 Tg2punto.it.
Cominciamo bene
Estate. Rubrica.
11.25 American Dreams.
11.55 La Signora in
giallo. Telefilm.
12.05 Desperate Housewives. Telefilm.
12.00 Tg 3
13.30 Telegiornale
13.00 Tg 2 Giorno
14.00 Tg 1 Economia.
Rubrica
13.30 Tg 2 Costume
e società.
14.10 Verdetto finale.
Show. Conduce
Veronica Maya
13.50 Tg 2 Medicina 33.
13.05 Terra nostra.
Soap Opera.
14.00 7 Vite. Miniserie.
14.00 Tg Regione / Tg 3
14.25 One Tree Hill.
15.15 Beyond the break Vite sull’onda.
14.50 Cominciamo bene
Estate - “Animali e
animali e...”.
16.50 Tg Parlamento.
Rubrica
16.00 Alias. Telefilm.
15.00 TG3 Flash L.I.S.
16.40 Las Vegas. Telefilm.
15.05 Referendum 2009.
17.00 Tg 1
17.25 Tg 2 Flash L.I.S.
15.35 Il gran concerto.
17.35 TG 2 News
16.10 Trebisonda.
18.05 Rai Sport Campionati
Europei Under 21.
16.30 Rai Sport. News.
17.15
Le sorelle McLeod.
Telefilm.
18.00 Il Commissario
Rex. Telefilm.
18.50 L’Eredità.
Quiz. Conduce
Carlo Conti.
20.00 Telegiornale
20.30 Supervarietà.
Varietà
SERA
21.20 Superquark.
Documentario.
Conduce
Piero Angela.
Con Alberto Angela
23.30 TG 1
23.35 Porta a Porta.
Attualità. Conduce
Bruno Vespa
01.10 Tg 1 - Notte
01.50 Sottovoce.
Rubrica. Conduce
Gigi Marzullo
02.20 Rai Educational
Sky
Cinema 1
21.00 Ultimi della classe.
Film commedia
(ITA, 2007).
Con A. De Rosa,
S. Tommasi.
Regia di L. Biglione
22.40 Underdog Storia di un vero
supereroe.
Film fantastico
(USA, 2007).
Con J. Belushi,
P. Dinklage. Regia
di F. Du Chau
Canale 5
07.30 TGR Buongiorno
Regione. Attualità
06.15 La Ruta Maia.
Documentario
11.15
15.00 Un medico in
famiglia 2.
Telefilm.
Rete 4
18.15 Calcio Europei Under 21.
Svezia Bielorussia.
Da Malmo
(Svezia);
20.30 Tg 2 20.30
SERA
21.05 Primeval. Telefilm.
23.40 Tg 2
13.00 Cominciamo bene
Estate - “Animali e
Animali e...’’.
17.15
Squadra Speciale
Vienna. Telefilm.
18.00 GEOMagazine
2009. Rubrica.
19.00 Tg 3 / Tg Regione.
20.00 Blob. Attualità
20.10 Agrodolce.
SERA
20.35 Calcio - Nazionale
Under 21.
Italia - Serbia
23.55 La linea d’ombra.
Rubrica. Conduce
Massimo Picozzi.
23.00 Speciale europei.
Rubrica
01.10 Tg Parlamento.
Rubrica
00.10 Tg regione.
01.20 Supernatural.
Telefilm.
02.00 Estrazioni del
lotto. Gioco
23.10 Viziati 3. Rubrica.
01.10 Rai Educational.
Rubrica. “Un
mondo a colori”
10.30 Giudice Amy.
Telefilm.
08.35 Un lupo per amico.
Film Tv avventura
(Norvegia, 2003).
Con Julia Pauline.
Regia di P. Norlund
11.30 Tg 4 - Telegiornale
10.55 Ciak Speciale.
11.40 Doc. Telefilm.
11.00 Forum.
Rubrica.
12.25 Distretto di polizia.
Telefilm.
13.30 Tg 4 - Telegiornale.
14.05 Sessione
pomeridiana: il
tribunale di Forum.
Rubrica. Conduce
Rita Dalla Chiesa
15.10 Il fuggitivo.
Telefilm.
16.10 Sentieri.
Soap Opera.
16.55 Il barbaro
e la geisha.
Film avventura
(USA, 1958).
Con John Wayne,
Eiko Ando,
Sam Jaffe.
18.55 Tg 4 - Telegiornale.
19.35 Ieri e oggi in tv.
Show
19.50 Tempesta d’amore.
Soap Opera.
20.30 Nikita. Telefilm.
SERA
21.10 L’urlo dell’odio
(The Edge).
Film drammatico
(USA, 1997). Con
Anthony Hopkins,
Alec Baldwin. Regia
di Lee Tamahori
23.40 La cura del gorilla.
Film commedia
(Italia, 2006). Con
Claudio Bisio,
Stefania Rocca,
Ernest Borgnine.
Regia di
Carlo Sigon.
02.25 Terapia d’urgenza.
Telefilm
01.40 Prima della prima.
Rubrica. “Dal teatro
dell’Opera di Roma:
I pagliacci”
Sky
Cinema Family
Sky
Cinema Mania
21.00 La musica
nel cuore August Rush.
Film drammatico
(USA, 2007).
Con F. Highmore,
K. Russell.
Regia di K. Sheridan
21.00 Blade Runner The Final Cut.
Film fantascienza
(USA, 1982).
Con H. Ford,
R. Hauer.
Regia di R. Scott
18.45 Secret Saturdays.
23.05 Il matrimonio è un
affare di famiglia.
Film commedia
(AUS, 2007).
Con B. Blethyn,
K. Chittenden.
Regia di C. Nowlan
20.50 Flor. Serie Tv. Con
23.00 Seta.
Film drammatico
(CAN, 2007).
Con M. Pitt,
K. Knightley.
Regia di F. Girard
08.30 Shargra,
cavallo di razza
Cartoon
Network
19.10 Blue Dragon.
19.35 Ben 10.
20.00 Star Wars:
the Clone Wars.
20.25 Secret Saturdays.
21.40 Le nuove
avventure di
Scooby Doo.
22.05 Star Wars:
the Clone Wars.
13.00 Tg 5
13.41 Beautiful.
Soap Opera.
Italia 1
06.35 Tre nipoti e un
maggiordomo.
Situation Comedy.
La 7
06.00 Tg La 7
07.00 Omnibus. Rubrica
07.00 Hercules. Telefilm.
09.15 Omnibus Life.
Attualità.
08.45 Pippi calzelunghe.
Telefilm.
10.10 Punto Tg. News
09.45 Young Hercules.
Telefilm.
10.20 Xena. Telefilm.
11.15
Baywatch. Telefilm.
12.15 Secondo voi.
Rubrica.
12.25 Studio Aperto
10.15 Due minuti un
libro. Rubrica.
10.20 Movie Flash.
Rubrica
10.25 Cuore e batticuore.
Telefilm.
11.25 Movie Flash.
13.00 Studio Sport. News
11.30 Mike Hammer.
Telefilm.
13.40 Yu Gi Oh! 5d’s.
12.30 Tg La7
14.10 CentoVetrine.
Teleromanzo.
14.05 Iron Kid.
12.55 Sport 7. News
14.30 I Simpson.
14.46 Il diario di Suzanne
per Nicholas.
Film drammatico
(USA, 2005). Con
Christina Applegate,
Johnathon Schaech.
Regia di Richard
Friedenberg
15.00 Dawson’s Creek.
Telefilm.
13.00 L’ispettore Tibbs.
Telefilm.
16.26 Pomeriggio
Cinque. Talk show.
17.50 Gormiti.
18.50 Sarabanda.
Quiz. Conduce
Teo Mammucari,
Belen Rodriguez
20.00 Tg 5
20.31 Paperissima
Sprint. Show.
Conduce
Juliana Moreira
con il Gabibbo
SERA
21.25 Amici la sfida dei
talenti. Show
00.30 Big Shots. Telefilm.
01.30 Tg 5 Notte
02.00 Paperissima
Sprint. Show.
Conduce
Juliana Moreira
con il Gabibbo
02.45 The Guardian.
Telefilm. Con
Alan Rosenberg,
Charles Malik
Whitfield
Discovery
Channel
15.50 Il mondo di Patty.
Telefilm.
16.50 Hannah Montana.
Situation Comedy.
17.30 Bakugan.
18.05 Spongebob. C
18.30 Studio Aperto
18.55 Meteo. News
19.00 Studio Sport. News
19.30 I Simpson.
19.50 Camera Cafe’
Situation Comedy.
20.30 La ruota della
fortuna. Quiz.
SERA
21.10 Eli Stone. Telefilm.
23.00 Chuck. Telefilm.
00.50 My name is Earl.
Telefilm.
01.30 Studio Sport. News
01.55 Studio Aperto La giornata. News
02.10 Talent 1 Player.
Reality Show
02.50 Media shopping.
Televendita
03.10 Six Feet Under.
Telefilm.
All
Music
14.00 La lunga ombra
gialla. Film
(GB, USA, 1969).
Con Gregory Peck,
Anne Heywood,
Arthur Hill. Regia di
J. Lee Thompson
16.00 Movie Flash.
16.05 Star Trek. Telefilm.
17.05 La7 Doc.
Documentario.
18.05 Due South.
Telefilm.
19.00 The District.
Telefilm.
20.00 Tg La7
20.30 Otto e mezzo.
Attualità.
SERA
21.10 The District.
Telefilm.
23.40 Complotti.
Show. Conduce
Giuseppe Cruciani
00.45 Tg La7
00.55 Movie Flash.
Rubrica
01.10 Otto e mezzo.
Attualità.
Conducono
Lilli Gruber,
Federico Guglia
(replica)
MTV
19.00 Come è fatto.
“Cappotti in pelliccia-carri funebriilluminazione
esterna-tee da golfCacciaviti”.
16.05 Rotazione
Musicale.
19.05 Sex with... Mom
and Dad. Show
19.00 All News. News
19.05 The Club. Rubrica
19.30 Parental control.
Show
19.30 Inbox. Musicale
20.00 Flash
20.00 Top Gear. Rubrica.
21.00 Cash. Show
20.05 Lolle.
Situation Comedy
21.00 Extreme Explosions. “Liverpool”.
22.00 Extra. Musicale.
Conduce
Susanna Giaroli
21.00 Michiko e Hatchin.
Cartoni animati
22.00 Destroyed in Seconds.
23.00 Night Rmx.
Musicale
22.00 Fist of Zen. Show
23.00 Disastri 2.0.
24.00 The Club. Rubrica
23.05 Scream Qeens.
23.00 Flash
P
PARLANDO
DI...
Zidane
e Ribery
Zinedine Zidane, consigliere del presidente del Real Madrid Florentino Perez, sta discutendo con Franck Ribery per cercare di convincerlo a passare nel club delle «merengues». Secondo la stampa tedesca, un'offerta di oltre 60 milioni potrebbe convincere il
Bayern Monaco a lasciar partire il centrocampista francese.
qualità, lavoravo sulla tecnica, non
mi fissavo con schemi e moduli. Però è vero che ci sono allenatori che
pretendono che i due esterni di centrocampo sappiano difendere più
che attaccare. Detto questo, bisogna anche nascere con certe caratteristiche o avere un pizzico di fortuna. Il sottoscritto non ha iniziato come ala destra. In quel ruolo mi provò Radice nel suo primo anno al Toro nel ‘75: prima avevo sempre giocato come numero 10 e una stagione, ai tempi di Fabbri, avevo fatto il
centravanti arretrato alla Hideguti,
con il 9 sulle spalle».
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
45
NOSTALGIA
DELL’ALA
DESTRA
SCHEMI
E CUORE
Darwin
Pastorin
GIORNALISTA
Come maturò questa scelta?
«Fu un'intuizione di Radice, per far
convivere nella stessa squadra me,
Pecci e Zaccarelli. A dire la verità, io
ero scettico. Non avevo mai giocato
in quel ruolo, avevo un bel dribbling
ma non la velocità di un'ala. Però
penso di essermela cavata bene: ho
Claudio Sala (8/9/1947) ha giocato con Napoli, Torino e Genoa: 323 partite e 27 gol
Intervista a Claudio Sala
«Il mio numero 7
è stato cancellato
dai dogmi tattici»
L’ex granata simbolo di un ruolo ormai estinto
Oggi la tattica è sempre anteposta alla creatività
Domenghini capostipite, Causio il più forte di tutti»
MASSIMO DE MARZI
[email protected]
laudio Sala, quarant’anni fa il Torino
sborsò 470 milioni di
lire per acquistarla dal
Napoli. Oggi quanto
varrebbe il suo cartellino?
«Non ho idea. Erano una gran bella somma per quell'epoca. Meglio
non farli certi calcoli, altrimenti
verrebbe da mordersi le mani. Certo, se penso che come premio per il
quarto posto ai Mondiali d'Argentina nel 1978 presi 50 milioni, mentre ho letto di 300 mila euro per
ognuno dei campioni del 2006 in
Germania...».
C
Domenghini, Causio, Sala, Conti, Do-
nadoni. Il calcio italiano ha sempre
avuto grandi numeri 7. Come mai non
ne nascono più?
«È un fatto generazionale. In passato l'Italia sfornava grandissimi difensori, adesso invece abbiamo tanti attaccanti di valore. Poi, oltre a ragioni contingenti, c'è da dire che oggi il
calcio è molto legato agli schemi,
forse troppo. Per certi allenatori il
4-4-2 è un dogma, si insegna prima
a fare il fuorigioco che a marcare: i
rifinitori o soprattutto le mezze punte, come si diceva ai miei tempi, diventano un lusso difficile da sostenere. Si antepone la tattica alla creatività».
Questo per colpa di certi allenatori.
Anche del Sala che fu alla guida della
Primavera del Toro?
«Io ho sempre cercato di premiare la
Conversione
«Fu un’intuizione di
Radice, io avevo giocato
come 10: a dire la verità
ero scettico, ma penso di
essermela cavata bene...»
vinto due volte il Guerin d'Oro e il
premio Assist della Rai, aiutando Pulici e Graziani a conquistare la classifica dei cannonieri».
E nacque la leggenda del Poeta del
Gol. Il cruccio è aver giocato pochissimo in nazionale..
«Eravamo in 6-7 del Toro convocati
sempre da Bearzot, ma giocava il
blocco Juve. E Causio era titolare da
molti anni, quando io ho cominciato a fare l’ala».
Chi è stato il migliore interprete italiano del ruolo?
«Domenghini è stato il capostipite,
ma era un giocatore più di quantità
che di qualità, aveva nella corsa il
suo punto forte. Bruno Conti aveva
grandissima fantasia, ha vinto il
Mondiale nell'82, ma considero Causio il più forte di tutti».
E a livello internazionale?
«Figo. Il portoghese è stato il migliore, capace di giocare sia a destra che
a sinistra, con qualità e fantasia. Beckham? È stato utile nel Milan, ma
da tempo non gioca più sulla fascia
e da giovane non era comunque
un’ala classica, era più bravo a dare
la palla che a dribblare».
C'è qualcuno in cui si rivede oggi?
«Poteva esserlo Semioli (oggi alla
Fiorentina, ndr), che ho avuto nelle
giovanili del Toro. Per le caratteristiche mi assomigliava, ha avuto una
discreta carriera ma poteva fare di
più».❖
’ala destra era un ribelle, un sognatore e un fuggitivo. Aveva la maglia
numero sette sulle spalle fragili, portava i capelli lunghi o arruffati e i calzettoni abbassati, i suoi dribbling erano arte
pura, elogio della malinconia, allegria e follia. Ala destra era Mané
Garrincha, che parlava ai passerotti e rinunciò a una villa a Copacabana preferendo la libertà di un uccellino in gabbia, morì solo e abbandonato per poi conoscere i versi di Carlos Drummond de Andrade e Vinicius de Moraes, per i poveri è lui il
re e non Pelé, l’ex lustrascarpe che
oggi porta in giro il suo poster fin
troppo sorridente. Ali destre come
Pier Paolo Pasolini («Giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: i miei amici, qualche
anno dopo, mi avrebbero chiamato
lo “Stukas”: ricordo dolce bieco») e
Antonio Tabucchi («Il mio calciatore preferito era Kurt Hamrin»). O
come Franco Causio, detto «Brasil», per il suo estro sudamericano,
e Claudio Sala, detto «il poeta», perché erano versi sciolti le sue fughe
sulla fascia. Oggi l’ala destra è memoria e rimpianto, sostituita dagli
«esterni», che niente esprimono: se
non una esigenza tattica, un puntino sulla lavagna. Ma io sono qui,
colpito da profonda nostalgia, a ricordare, a rendere omaggio a Roccotelli e Fotia, Favalli e Jair, Cané e
Montorsi, ai grandi e ai piccoli, ai
celebrati e ai dimenticati. Le ali volavano nella nostra fantasia e nella
nostra speranze, nelle domeniche
pomeriggio, su quegli spalti che sapevano di avventura e di futuro: e a
ogni loro volata l’immaginazione
saliva al potere. L’ala destra era un
rivoluzionario, l’espressione di una
libertà estrema, di un’utopia da realizzare. Perché «i dittatori passano.
Passeranno sempre. Ma un gol di
Garrincha è un momento eterno.
Non lo dimentica nessuno», sottolineò Edilberto Coutinho nel suo
“Maracanà, addio”, testamento di
un’epoca epica e abbagliante.❖
L
Culture
ZOOM
MADONNA
CHE DIGITALE
C’È STASERA
FRONTE DEL VIDEO
Maria Novella Oppo
randi servizi nei tg e nei programmi contenitore per illustrare l’arrivo del digitale terrestre in nuove zone d’Italia. Finché
la cosa riguardava la Sardegna, nessuno si è scomodato troppo a informare, visto che l’isola è sempre considerata marginale. Al punto che, certe
volte, viene dimenticata perfino dalle previsioni del tempo. E figurarsi
dai giornalisti appaltati al capo supremo, i quali si sono ben guardati dall’illustrare i risultati elettorali delle europee, che dimostrano come siano ba-
G
stati pochi mesi di Cappellacci per
far capire ai sardi che cosa voglia
Berlusconi dalla loro terra: una sorta di zona franca opportunamente
isolata, dove allestire un allegro lupanare per sé e altri ricchi e potenti
(o magari impotenti). E per il resto,
che le fabbriche chiudano, i giovani
siano costretti di nuovo a emigrare
e le servitù militari ed economiche
crescano, a Berlusconi non può interessare di meno. Mentre, per tornare al digitale, ora saranno spese e
rotture di scatole continentali.❖
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
45
Il Tempo
Oggi
In Pillole
PROIETTI: TRE ANNI AL GLOBE
Gigi Proietti, dopo aver proceduto
precariamente di stagione in stagione, ha ora un mandato triennale come direttore artistico del Toti
Globe Theatre a Villa Borghese a
Roma. La sala riparte con un testo
di Poe che non va mai in scena, Poliziano, ambientato nella Roma
cinquecentesca, con la regia di Riccardo Reim (23-27 giugno).
NORD
tempo instabile sulle zone alpine con rovesci nel pomeriggio.
CENTRO
condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi.
SUD
bel tempo ovunque con
temperature al di sopra della norma.
«LUCCIOLE» A MAGGIODANZA
Anthony Heinl, coreografo americano già dei Momix, stasera debutta al Maggio Musicale Fiorentino
con la coreografia Firefly («Lucciola»).
MOGOL PREMIA POVIA
Con la discussa canzone a Sanremo Luca era gay Povia ha vinto ad
Aosta il secondo premio Mogol
che presiede la giuria. Il prossimo
suo brano sarà ispirato a Eluana
Englaro. «Non mi frega niente delle polemiche, con un po’ di furbizia ben vengano», dice il cantante.
Domani
l’alta pressionetende a lasciare ulteriore instabilità sulle zone
alpinecon deboli rovesci nelpomeriggio.
CENTRO
condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi.
SUD
bel tempoovunque concanicola africana in ulteriore aumento.
NORD
PASOTTI REGISTA ANTI-AIDS
Un Tarzan ecologista, anticonsumista, in difesa della terra
e dell’ambiente. È con questo taglio che da oggi il Museo del Quai Branly di
Parigi omaggia con una mostra l’uomo scimmia creato dello scrittore americano Edgar Rice Burroughs nel 1912.
Giorgio Pasotti, che nella nuova serie di Canale 5 La scelta di Laura
interpreta un medico, ha girato
uno spot in una discoteca, promosso da Nbs Italia, il network delle
persone sieropositive, per sensibilizzare all'uso del profilattico.
a cominciare dai frignoni precari a vita e da quegli ingrati che s’ammazzano perché hanno perso il posto di lavoro e la casa. È un sensibilone, lo
sappiamo. Ma c’è chi gli taglia le gambe, in casa. La sua irriconoscente Gelmini, ad esempio, se potesse bocciare anche i neonati lo farebbe volentieri: com’è possibile che questi sovvervisi si permettano di fare cacca e pipì
fuori dal vasetto? Un bel cinque in
condotta e imparano. Però, poi leg-
giamo che, tagliati fuori dalla scuola, questi capricciosi svagati appena possono vanno a lavorare e infatti si apprende che il 28% dei ragazzini dell’area metropolitana di Roma a 15 anni ha già lavorato almeno una volta. Cucù! Non è finita: il
ministro Sacconi ha ieri dichiarato
tolleranza zero nei confronti dello
sfruttamento minorile. E il cerchio
si chiude con infingarda eleganza
mentre il premier singhiozza.❖
E Parigi s’inchinò al Tarzan ecologista
LA MOSTRA
NANEROTTOLI
Bocciati
Toni Jop
La situazione si ingarbuglia.
Dall’inizio: il premier si offende, e
forse piange, ogni volta che qualcuno gli ricorda che troppi italiani se
la passano male e se ne lamentano,
Dopodomani
l’alta pressione si estende su tutto il nord con qualche residuo annuvolamento sul Veneto.
CENTRO
condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi.
SUD
tempo soleggiato ovunque con temperature in ulteriore aumento.
NORD
Sport
46
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
La stella
nascente
dell’ippica
Re degli ippodromi
è un simbolo
del paese magiaro
Numeri
12
2500
vittoriedi filaper ilcavallo di origine inglese
euro spesi per
acquistarlo
nel 2006: ora vale 5 milioni
3
soprannomi:«Dozy»,«Wunderpferd» (cavallo prodigio) e «Budapest bullet» (pallottola di Budapest)
«Overdose» a quattro zampe
L’Ungheria è salita a cavallo
Un cavallo che fa sognare una
nazione intera. Per uscire dalla
forte crisi economica, i magiari
puntano su «Overdose», stallone di 4 anni, originario inglese,
che ormai è diventato più famoso di un calciatore.
GIULIANO CAPECELATRO
[email protected]
on un nome del genere, o vinci o è meglio
che ti nascondi. Overdose, stallone di 4 anni, si è buttato senza
esitare sulla prima opzione. Ha vinto. Una gara dopo l’altra. L’ultima
in casa, all’ippodromo di Kincsem
Park, due passi da Budapest. Dodici trionfi di fila. Già il proprietario,
l’imprenditore ungherese Zoltan
Mikoczy, pregustava il fatidico 13,
quando una brutta infezione ha fermato l’irresistibile ascesa di
«Dozy», come affettuosamente lo
C
chiamano i fan. Un ascesso alla zampa sinistra, un’operazione. Poche
speranze di partecipare al Royal
Ascot (dal 16 al 20 giugno). L’ascesso che si ripresenta sulla zampa destra. La speranza in frantumi. Una
nazione costernata. Kincsem, dove
«Overdose» ha colto l’ultimo alloro,
è il nome di un cavallo. Che, imbattuto in 54 corse, fece sognare gli ungheresi negli anni intorno al 1870.
Anche «Overdose» si trova ad incarnare un ruolo messianico.
fenomeno. Così Zoltan Mickozy, imprenditore che certo non manca di
fiuto, nel 2006 se lo assicurò ad una
vendita all’asta a Newmarket, per
l’inezia di 2100 sterline, più o meno
2500 euro. «Dozy» si trasferì in Ungheria e ha infilato 12 vittorie conse-
Intoccabile
Il proprietario Zoltan
Mickozy: «Non si
vendono i sogni»
CRISI E ORGOGLIO
I suoi successi hanno restituito euforia, morale e orgoglio nazionale a un
popolo cui la crisi economica ha fatto sbattere il sedere a terra. Ma ci sono le vittorie di «Dozy». Ci si entusiasma. E si rivanga un romantico passato in cui l’equitazione era un’arte
in cui i magiari eccellevano. «Dozy»,
peraltro, magiaro non è. L’anagrafe,
che lo registra nato nell’aprile 2005,
lo vuole suddito inglese. Nei suoi primi giorni, non doveva sembrare un
cutive. Che già sarebbero tredici,
non fosse per un dubbio cavillo tecnico. Aveva vinto anche a Longchamp
nell’ottobre scorso, il prestigioso
“Prix de l’Abbaye”. Il rivale più quotato, il superfavorito «Marchand
d’Or», costretto a mordere la polvere. Ma un inconveniente alla partenza, un concorrente fermato da una
porta bloccata, aveva fatto annullare la gara. Alla ripetizione, l’allenatore aveva preferito evitargli stress e
così per «Marchand d’Or» non
c’erano stati problemi. È nel luglio
dello scorso anno che «Overdose»
decide di gettare la maschera. Corre, e vince la sua prima gara, a Baden Baden, in Germania. Per i tedeschi è “wunderpferd”, il «cavallo
prodigio»; per gli inglesi «Budapest bullet», la «pallottola di Budapest». Solo il suo allenatore, Sandor Ribarszki, storce il naso; lo considera «corto di zampa e non particolarmente bello». A dispetto delle
zampe corte, «Dozy» ha arraffato
premi su premi. A Kincsem Park lo
cavalcava il jockey franco-belga
Christophe Soumillon, un asso della categoria. Quello che ci vuole
per una stella come «Overdose».
Dalla valutazione altrettanto stellare. Cinque milioni di euro. Di cui
Zoltan Mickozy non vuol sentire
parlare. E, tra gli applausi dei connazionali decisi a rimuovere per
qualche ora le angustie finanziarie, sentenzia: «Dozy ha una missione. Non si vendono i sogni». ❖
46
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VEDI IN TV
Sport
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
11.30 RUGBY All Blacks-Francia SKY SPORT 2
17.00 TENNIS Wimbledon story SKY SPORT 3
20.25 BASKET Milano-Siena SKY SPORT 2
p Nell’esordio in Confederations Cup gli azzurri vanno sotto e ribaltano la partita nella ripresa
p Rigore di Donovan, poi entra il talento del Villareal e fa una doppietta. Giovedì contro l’Egitto
Gli americani
Rossi-De Rossi
Vince l’Italia
ma che fatica
USA
1
ITALIA
3
STATI UNITI (4-2-3-1): Howard; Bornstein (40’
st Kljestan), Onyewu, Spector, Demerit; Bradley, Clark; Dempsey, Donovan, Feilhaber (27’ st
Beasley); Altidore (21’ st Davies)
ITALIA (4-2-1-3): Buffon; Zambrotta, Legrottaglie, Chiellini, Grosso; Gattuso (12’ st Gattuso),
De Rossi; Pirlo; Camoranesi (12’ st Montolivo),
Gilardino (30’ st Toni), Iaquinta
ARBITRO: Pozo (Basualto-Mondria)
RETI: 41’ pt Donovan (rigore), 13’ st Rossi, 26’ st
De Rossi, 49’ st Rossi
NOTE: ammoniti Legrottaglie, Bornstein, Grosso. Espulso Clark (33’ pt).
Una partita a due facce: soffre
nel primo tempo e va sotto, poi
grazie all’americano d’Italia,
Giuseppe Rossi, la Nazionale
pareggia e dilaga. De Rossi completa il bottino, Pirlo alla fine ricama un assist capolavoro.
CARLO TECCE
[email protected]
Brizzolati o col bastone, curvi o arzilli: i nonnetti d’Italia, che poi
nonnetti non sono, piacciono ancora. E non perché raccontano
sempre le stesse storie, perché eseguono quelle storie che ci hanno
appassionato. Le storie fatte di sofferenza, di sorprese, di rimonte.
L’Italia non diverte, però emoziona. Anche contro i modesti Stati
Uniti, che perdono e fanno un figurone. Vanno bene i nonnetti,
ma sono i più giovani (il fenomeno Rossi e De Rossi) a farli felici
con la vittoria.
I «vecchietti» (copyright Lippi)
sanno stupire. Che novità: timorosi e lenti, gli azzurri (sbiaditi co-
me la maglia) si fanno aggredire dagli Stati Uniti, formazione di terza
fascia con campioncini smarriti già
a vent’anni, a disagio in Europa come gatti nell’acqua. Che novità eccezionale: le pozioni tattiche stavolta sono favorevoli agli americani,
con un solo attaccante pesante più
che mobile (Altidore) – e qualche
raro temerario centrocampista – gli
Usa riescono a sfondare l’ex muro
di Berlino. Rettifica: Cannavaro
non c’è e c’è una cortina fumogena
al contrario; ci sono gli juventini Legrottaglie e Chiellini, che sembrano freschi amici nel fresco di Pretoria. Che novità incredibile: in undici contro dieci dalla mezz’ora, per
un attentato di Clark al ginocchio
di Gattuso, l’Italia si esclude dalla
partita. E insomma, se proprio non
si tratta di giallo, è facile desumere
che gli Usa siano passati in vantaggio. Su rigore, e poteva andare peggio. Chiellini si fa superare da Altidore sullo slancio, al difensore manca un movimento verso l’interno, ci
mette un’epoca a ruotare la spalla e
la sbatte sul centravanti originario
Yankee a due facce
Gli Usa crollano nel
secondo tempo, ma
giocano in 10 per un’ora
di Haiti. Donavan segna su rigore, e
come sempre Buffon si tuffa sull’altro palo, ma poteva scapparci un
rosso per Chiellini. Nell’imbarazzante primo tempo dei (pur sempre) Campioni del Mondo, iniziato
male e finito malissimo, c’è da segnalare la rete annullata all’Italia
per fuorigioco di Camoranesi, anche se l’ultimo tocco (e dunque au-
Foto di Kim Ludbrook/Ansa-Epa
Giuseppe Rossi e Daniele De Rossi: il romanista ha segnato l’ottavo gol in azzurro
togol) era di Bornstein. La provvidenza, fedele compagna in Germania, s’è fermata o s’è spinta oltre di
qualche metro. Immeritata provvidenza. Pirlo e Gattuso macchinosi,
Camoranesi intermittente, Gilardino ombroso e, per farla breve, una
squadra distesa sul 4-2-1-3 che
squadra non era. Il parziale di 1-0
americano non è giusto né severo.
Nell’intervallo l’Italia riscopre l’orgoglio, Lippi il coraggio. Fuori i
trentenni Gattuso e Camoranesi,
peraltro infortunati per mezza stagione, dentro Montolivo (24 anni)
e Giuseppe Rossi (22), l’italiano nato a Teaneck (New Jersey) che gioca in Spagna, al Villarreal. Il calcio
spettacolo c’entra poco, la rabbia
molto: Rossi strappa una palla sulla mediana, fa una decina di passi e
tira dai venticinque metri. Forza, talento e precisione: si chiama Rossi,
attenzione, pareggia e rianima i
vecchietti. È un crescendo, un destarsi uno per uno, reparto per reparto: i difensori prendono fiducia,
De Rossi e Pirlo guardano avanti,
Iaquinta corre. Gilardino è fiacco,
allora c’è Toni: due punte più
Iaquinta; 4-4-2 o qualcosa di simile. C’è ordine in campo e su, nel destino o come si dice. De Rossi ha
qualcosa da farsi perdonare, la gomitata e l’espulsione ai Mondiali:
tre anni, più che la maturità, il rosso «de Roma» ha raggiunto i migliori del calcio. Il tiro dalla distanza è
vincente. Chiude Rossi, doppietta.
L’Italia vince. E che sia detto tra parentesi: era in undici contro dieci
dal 30’. ❖
Sport
ZOOM
La nazionale dell’Inghilterra
vestita dalle operaie-schiave
Ci pensi, capitano John George Terry: «C'è solo il tempo di
mangiare la sera e dormire, prima che ti riportino con un furgone in fabbrica alle otto di mattina». Per due euro al giorno. Ago,
fili, macchinari. Fuori ci sono
trenta gradi, cento per cento di
umidità; in mezzo c’è il filo spinato e ci sono le guardie armate;
dentro non c’è l’aria condizionata
e non c’è libertà di parola. Si chiama sfruttamento. È lontano, a
Tangerang, due ore di auto da
Giakarta, Indonesia. La fabbrica
CICLISMO
Valverde ok
è una prigione, e i prigionieri – volontari per il bisogno di mangiare –
sono duemila: lavorano dodici ore
al giorno per cucire le splendide
maglie della nazionale inglese, tessuto di cotone, finemente ornate
con il rombo della Umbro. Prezzo:
circa 60 euro cadauno. Esatto: trenta volte la paga quotidiana alla “Pt
Tuntex” di un operaio, che spesso è
un’operaia, giovane e madre. Di
ventiquattro anni: «Lavoriamo il
massimo orario consentito perché
il salario base non è abbastanza per
vivere e mantenere le nostre fami-
Scacchi
glie. Il lavoro è molto duro, ma i posti buoni non si trovano facilmente». Non sono affari di Terry e degli
altri milionari selezionati e allenati
da Fabio Capello, però quelle maglie, che imitano le leggendarie casacche del Mondiale di Sua Maestà
(‘66), avranno pure un valore, un
significato? Qualcosa che superi
due euro. Perché l’inchiesta del domenicale “News of the World”, corredata di foto che la retorica vuole
definite «agghiaccianti», fregano
poco alla Federazione, alla Football Association («estranea») e alla
stessa Umbro («non gestiamo la Pt
Tuntex»). La maglia fregava a molti. Il commissario tecnico Capello e
il direttore sportivo Franco Baldini
sono stati folgorati al primo schizzo, il pregiato Aitor Troup aveva abbozzato, il sarto Charlie Allen di Sa-
LUNEDÌ
15 GIUGNO
2009
47
vile Row (la londinese via Montenapoleone) aveva rifinito. Poi la
logica degli appalti e dei subappalti, della manodopera schiavista creano la “Pt Tuntex”, non certo un fenomeno alieno, non la prima volta. Già nel 2006, per le maglie del mondiale tedesco, il
«News of the World» aveva denunciato le condizioni disumane
di uno stabilimento Umbro in Cina. Lo storico marchio di Manchester, fondato nel 1920 dai fratelli
Humphrey, da un paio di anni fa
parte dell’impero dell’americana
Nike che, in quanto a diritti dei
lavoratori, ha qualche vuoto di
memoria. Nel 2007 il Vietnam ha
assistito al più grande sciopero di
fabbrica del paese. Erano in ventimila. Tutti contro la Nike.
CARLO TECCE
Adolivio
Capece
Ricordando Tigran
Li Shilong–Wang Hao, Cina 2009
Il Nero muove e vince.
Il corridore spagnolo Alejandro Valverde ha vinto il
Giro del Delfinato, precedento Cadel Evans e Alberto Contador. Ultima tappa all’olandese Clement.
GRENOBLE
NUOTO
Il tedesco Paul Biedermann ha battuto di un centesimo
il record sui 200 stile libero che da
sette anni apparteneva a Pieter Van
den Hoogenband.
MONACO
RALLY
Mikko vince
SOLUZIONE Il Bianco speculava sull’inchiodatura, ma 1...Ac4! con minaccia di matto in f1 lo costringe all’abbandono.
Record Paul
Dopodomani, 17 giugno, il mondo
scacchistico ricorda Tigran Petrosjan a 80 anni dalla nascita. Campione del mondo dal 1963 al 1969 (battè Botvinnik, perse con Spassky)
morì a soli 55 anni, il 13 agosto
1984, per un tumore. Perdeva assai
di rado: su circa 2500 partite, ne pareggiò più della metà. Giocò 50 tornei, ne vinse 16 e in 17 arrivò secondo.
LE MANS, AUDI BATTUTA
Il finlandese
Mikko Hirvonen, al volante di una
Ford Focus, ha vinto il rally dell’Acropoli: secondo Sebastien Ogier.
LOUTRAKI
L’Audi abdica a Le Mans, nella
mitica 24 Ore vince la Peugeot
dopo 16 anni. Vincono Wurz,
Genè e Brabham, i francesi mettono a segno una doppietta. Tedeschi sconfitta dopo 10 anni.
Montreaux, le brasiliane dominano l’Italia
Sconfitta per la Nazionale italiana femminile sperimentale allenata da Marco Bracci. Dopo aver guadagnato la finale battendo la Cina
3-0. ieri le azzurre hanno perso la finale contro il Brasile, nell'epilogo del torneo di Montreux, con un punteggio netto di 3-0 (25-17,25-18,25-23). Le italiane
non sono mai state in partita, l'unica nota positiva arriva da Cristina Barcellini,
a segno con 13 punti e unica ad andarein doppia cifra. Prossimo appuntamento il torneo di Torino, in programma da martedì a sabato.
MONTREAUX
F
FRASE
DI...
Claudio
Lotito
Presidente Lazio
L’Egitto di Zidan
formato mundial
Vittoria sudata
dei brasiliani
La prima doppietta di Kakà
da giocatore del Real ha consentito
al Brasile di scacciare l’incubo Zidan. Non stiamo parlando di Zizou
Zidane, il fantasista francese Pallone d’Oro 1998, ma di Mohamed Zidan, l’attaccante del Borussia Dortmund che ha guidato l’Egitto a un
passo dalla grande impresa. Nella
prima gara del girone B della Confederations Cup i campioni d’Africa
hanno saputo rimontare due volte
la Selecao e sono stati beffati solo a
pochi secondi dal 90’, quando il solito Kakà ha trasformato il rigore del
4-3 provocato dal tocco col braccio
di Al Muhamadi sul tentativo di Lucio, che l’incerto arbitro Webb inizialmente non aveva sanzionato. Il
Brasile ha portato a casa i tre punti,
l’Egitto solo i complimenti, mentre
il suo numero 9 da ieri è diventato
uomo mercato. E dire che l’avvio di
partita, con la Selecao in vantaggio
dopo appena 5 minuti, lasciava supporre che si sarebbe visto il remake
della goleada di Spagna-Nuova Zelanda, con gli egiziani a fare la parte della vittima sacrificale. Invece
l’allegra difesa della nazionale ver-
Fatica verdeoro
Una doppietta di Kakà
per domare
i campioni d’Africa
deoro consentiva a Zidan di pareggiare quasi subito, anche se prima
dell’intervallo le reti di Luis Fabiano e del romanista Juan sembravano riportare la partita sui binari del
pronostico. La ripresa, però, regalava una partenza sprint dell’Egitto,
che sulla corsia sinistra metteva letteralmente in crisi Kleber. In novanta secondi prima Shawky e poi una
rasoiata dello scatenato Zidan confezionavano il 3-3, con il Brasile intontito che rischiava di incassare il
quarto gol. Kakà era uno dei pochissimi a crederci ancora e veniva premiato col rigore che decideva il risultato. L’Egitto ha lanciato un segnale all’Italia. E Zidan ora stuzzicherà l’interesse di qualche club di
serie A. Il 27enne attaccante esterno, da alcune stagioni in Bundesliga, con Werder Brema e Magonza
ha combinato poco, ma al Borussia
ha dimostrato di avere numeri per
essere protagonista pure nel nostro
campionato. MASSIMO DE MARZI
«Pandev? La Lazio è in grado di potere sostituire qualsiasi
giocatore. Lui vuole andare via e noi cercheremo di
accontentarlo. Comunque, non ho ricevuto alcuna richiesta».
Un girovago di tacco
L’anima Ibrahimovic
tra vita e pallonate
Antonio Dipollina traccia il profilo e il Dna della stella interista
che è cresciuta in un melting pot tra origine slave e la Svezia
La sua «non appartenenza» e il fascino nascosto dell’apolide
Ibra!
Il libro
MALCOM PAGANI
[email protected]
ettore vigile degli osmotici cortocircuiti tra televisione e realtà, Antonio Dipollina, l’ex ragazzo pavese armato di occhiali dietro cui scrutare vizi e deformazioni,
penna e spirito che Mura destinò allo sport al tramonto degli ‘80, ha premiato la sintesi. Quattro lettere per
disegnare un eroe al contrario, Ibra,
in una appassionata fenomenologia
edita da Baldini e Castoldi, scritta da
un interista critico, che è manifesto
esistenziale per tutti quelli che al cinema, da sempre, parteggiano per i
cattivi. Difficile essere teneri, quando la vita ti incasella ai margini di
Malmoe, a Rosengard, al centro del
cosmopolitismo obbligato, delle risse che parlano dialetti levantini e delle amicizie che se sbocciano, durano
davvero. Strisciando coscia contro
coscia per guadagnare rispetto ed
opportunità. Per conoscere il segreto del più forte e meno condiscendente, bisogna voltarsi indietro. Anni prima che l’anarchia e il «vaffanculo» sistematico si trasformassero in
crasi perfetta di genio e forza.
L
Mentre i nostalgici valutavano le
categorie alla stregua di universi
scissi e inconciliabili, Ibrahimovic
migrava di piazzata in colpo di tacco, verso un’originalità che col tempo, lo ha reso unico. Nelle osservazioni argute del giornalista de «La
Repubblica», Ibra è il ragazzone dall’aria svagata che passa dai cassonetti abbattuti a tutta velocità in notti
olandesi in cui la gloria è solo un simulacro, all’Eden da Truman Show
dei giorni milanesi con vista su Gaudì. Scostante, irriducibile, polemico, simbolo e bersaglio, divo e provvidenza in pantoloncini. In Lombardia e, se Moratti acconsentirà, a Barcellona. Padre perfetto, anche. Pantofole, cane e quotidiano vicino al
latte, accanto alla cassetta delle lettere e alla donna che forte dell’ana-
Antonio Dipollina
La biografia
pagine 211
euro 17
Baldini Castoldi Dalai
grafe, ha saputo domarlo. Helèna,
dieci anni di più, ci sarà comunque.
Qualunque sia la sponda, il cavallo
in cui nascondersi, l’approdo momentaneo. Con Ibra nulla è definitivo. Un orizzonte liquido, in cui scivolare, destinando baci effimeri e pugni al cielo. Nella «Non appartenenza» di Zlatan, secondo Dipollina si
condensa il fascino nascosto dell’apolide. L’ebbrezza della contraddizione. La nebulosa. Padre bosniaco, madre croata. Mentre Ibra tiene
la sua accademia, gli altri invidiano
e bramano. Oscuro oggetto del desiderio e monile catartico. Chi lo indossa, vince. Seguirne le peregrinazioni, è come rilanciare in un’asta
sempre aperta. Senza promesse
eterne o formule di fedeltà. Così, come accadeva a Christian Vieri, prima che ai prati si sostituissero le
RESTA O VA
Per il quotidiano svedese «Portbladet» niente Barcellona: i coniugiIbrahimovic avrebberodeciso di iscrivere i figli alla scuola
italiana, acquistando inoltre
una casa fuori Milano.
spiagge e dopo, molto dopo un’altra
epopea ben descritta da Dipollina,
quella delle cravatte sbagliate sulle
maschere popolari di «90˚ Minuto»,
nessuno ama Ibrahimovic come se
stesso. È il contrappasso della modernità, l’incapacità di sventolare
da duratura bandiera, il conto che la
curva tradita sottopone in presenza
di spinte indipendentiste. Ibra lo paga volentieri in una sola, asentimentale retta. Con lui, la libertà, è un arcobaleno flessibile. Chi piange non
ha capito e forse, adesso, è troppo
tardi.❖
MARTEDÌ
16 GIUGNO
2009
47
Lakers campioni
Jackson e Bryant
nella leggenda
del basket Nba
Lo aveva pronosticato Obama,
ma anche stavolta – come per la finale del campionato universitario e per
il Superbowl – non ci volevano particolari doti di preveggenza per indovinare. Sette anni dopo di nuovo sul tetto del mondo, il titolo Nba è dei Los
Angeles Lakers. La squadra più forte
ma anche più femmina, più discontinua ma anche più abbacinante per talento. Un anno dopo aver perso in finale contro i Celtics, lasciandoli scappare a 17 anelli vinti, i gialloviola californiani li riavvicinano oggi: battendo 4-1 in finale i valorosi Orlando Magic, hanno raggiunto il titolo numero
15 di una storia gloriosa, scritta da
miti come Wilt Chamberlain, Jerry
West, Kareem Abdul-Jabbar e Magic
Johnson.Oggi l'eroe è Kobe Bryant,
nominato miglior giocatore di una serie finale condotta a 32,4 punti e 7,9
assist di media, forse il più grande interprete della palla a spicchi dopo Michael Jordan, che con lui condivide il
tecnico che l'ha guidato al successo. È
Phil Jackson, al decimo titolo vinto:
sei con i leggendari Chicago Bulls di
Jordan e Pippen, tre coi Lakers prima
Obama dixit
Il presidente ha previsto
il trionfo come per
la Ncaa e il Superbowl
maniera con Bryant affiancato da
uno dei centri più dominanti nella
storia del gioco, Shaquille O'Neal, e
adesso l'ultimo. Il coach dal sorriso
permanente porta in spogliatoio la filosofia zen, i riti delle tribù Sioux e la
meditazione di gruppo: oggi è ufficialmente il più grande di tutti i tempi, superando anche la leggenda Red
Auerbach, che ne vinse nove coi rivali Boston Celtics. Adesso potrebbe anche ritirarsi, candidati alla successione sono gli attuali assistenti Kurt
Rambis e Brian Shaw, visto a Roma
da giocatore. Quarto titolo in carriera, è il primo per Kobe senza O'Neal:
«Ha imparato a diventare leader in
modo che gli altri lo seguano – dice
oggi Jackson – È importante per lui
perché sapeva di dover dare qualcosa in cambio per poter mantenere un
ruolo che prima esigeva e basta». «Essere la squadra che gli ha dato questo storico decimo titolo è speciale
per noi», contraccambia Kobe, sepolto il dualismo con Shaquille. Belle
storie e litigi, cattiverie e redenzioni:
l'Nba è anche questo.
GIUSEPPE NIGRO
www.unita.it
Lunedì 15 Giugno 2009
YLENIA
LA PRIMA
VITTIMA
VOCI
D’AUTORE
Silvia
Ballestra
SCRITTRICE
ussa, ucraina, bielorussa, detta Ylenia ma di nome Vira, 40 anni da compiere, oppure 45. Le poche notizie che si sanno di lei arrivano dalla Puglia confuse, frammentarie, il suo passaporto era addirittura custodito altrove, in una
casa dove alloggiano altre donne
come lei, immigrate dell’est. Forse aveva un figlio, forse era arrivata in Italia da due anni, forse aveva trovato quel lavoro da poco:
chissà, gli unici effetti personali
presenti nella sua camera erano
giornali russi, medicinali con caratteri in cirillico e trenta euro nel
portafogli. Quel che è certo è che
era una badante e che è morta di
aborto, forse spontaneo. Non è un
caso che all'inizio si sappia poco di
lei, perché questa donna morta
dissanguata era una clandestina
in un paese che voleva tenerla in
una clandestinità così conveniente: rende ricattabili, favorisce lo
sfruttamento, abbassa i costi di un
lavoro che più nero non si può, fatto nel chiuso delle case e in segreto. Tanto era fantasma, tanto era
reclusa, spaventata, minacciata
dalle nostre leggi sempre più feroci e spietate che, pur di non rischiare una denuncia facendosi curare,
andando dal dottore, o in ospedale, Vira Orlova ha preferito non
chiedere aiuto a nessuno, ed è
morta in casa dell'anziana che accudiva. Il sangue raccolto in una
bacinella, la notte passata chiusa
in camera, la morte in bagno dopo
un malore: i dettagli della sua fine
raccontano di una vita di cui, normalmente, non si vuol sapere. Infatti ne hanno scritto in pochi e solo City – il free magazine molto letto dagli stranieri – le ha dedicato
la prima pagina. Eppure devono
essere state un incubo le sue ultime ore, solitarie e dolorose, con lo
spettro del reato di clandestinità
davanti agli occhi e il rischio di
perdere il lavoro. Vira è la prima
vittima delle nuove leggi in materia di immigrazione e sicurezza.
Era innocente.❖
R
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Inchiesta
ronde nere
LA PROCURA APRE
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Martedì 16 Giugno 2009
AnGra Preziosi
Fine Jewellery
Milano
PARLAR
MALE
DEI GIUDICI
VOCI
D’AUTORE
Giancarlo
De Cataldo
SCRITTORE
tefano Livadiotti, scrittore e giornalista dell’Espresso, è un coraggioso. Ha da poco pubblicato un volume - «Magistrati. L’ultracasta» - destinato a suscitare polemiche. L’autore è un coraggioso
perché, per parlare dei magistrati, ha scelto di distaccarsi dal tono
becero che, di solito, accompagna
questo argomento di discussione,
optando per il terreno “alto” della
critica civile. Qualche esempio:
«le nostre toghe tuffano il naso
nei faldoni per quattro ore e una
manciata di minuti al giorno. Più
che i tornello, per loro ci vorrebbe
il braccialetto elettronico»; «i pochi procedimenti disciplinari (...)
finiscono quasi sempre a tarallucci e vino (...). Con una simile rete
di protezione, le toghe, quando lavorano, spesso lo fanno con la mano sinistra»; «Il Csm è il vero buco
nero della giustizia italiana: nei
suoi corridoi le fameliche correnti
del sindacato in toga regolano i loro conti e mercanteggiano sulle
carriere e sulle rare sanzioni da infliggere agli iscritti»; «per il gatto
e la volpe, Palamara & Cascini, va
tutto bene così». La stessa scheda
di presentazione, predisposta dall’editore, rispecchia il tono sobrio
del volume: «Quella dei giudici e
dei Pm è la madre di tutte le caste.
Uno stato nello stato, governato
da fazioni che si spartiscono le poltrone in base a una ferrea logica
lottizzatoria... per la prima volta,
cifra per cifra, tutta la scomoda verità sui 9.116 uomini che controllano l’Italia... le segretissime sentenze-burla della sezione disciplinare del Csm, capace di assolvere
persino una toga pedofila...». Ma,
soprattutto, è un coraggioso, l’autore, perché parlare male, oggi,
della casta dei magistrati, significa, da un lato, far insorgere la classe politica in difesa delle toghe, e
dall’altro sfidare l’ira dell’opinione pubblica, avvezza, come è noto, a schierarsi d’istinto dalla parte della legge sino dai tempi del
derby Gesù/Barabba.❖
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