Numero 2/2015 - SO.CREM Genova

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Numero 2/2015 - SO.CREM Genova
Anno XVIII - N.2/2015
"Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - 70% NO/GENOVA n° 02 anno XVIII
negativi verso tale scelta, tuttavia desideriamo fare
alcune precisazioni circa l'argomento.
Anzitutto cogliamo l'occasione per ribadire
che le nostre leggi emanate in materia funeraria,
riconoscono tre sistemi di seppellimento:
cremazione, inumazione e tumulazione.
Per noi cremazionisti, però, affidare la
propria salma alle fiamme dell'Ara Crematoria non
rappresenta solamente un metodo di seppellimento
accettato dalla legge, perché consideriamo la
cremazione un vero e proprio Rito.
Ciascuno di noi assiste abitualmente
all'evoluzione dei tempi, nonché al
cambiamento degli usi e dei
costumi, in maniera graduale senza quasi percepire
la trasformazione. Di conseguenza non ci
meravigliamo più di nulla, specialmente se “così
fan tutti”. Rileviamo solamente gli avvenimenti
che scuotono bruscamente la nostra vita, in modo
particolare se i fatti provocano forte apprensione.
Parlare di dispersione delle ceneri, fino a
pochi anni fa, suscitava nel nostro animo un
profondo senso di stupore misto all'evidente
disapprovazione, soprattutto anche perché il fatto
era vietato. Nel frattempo, é intervenuta una
modifica del Titolo IV del Codice Penale, relativo
alla disciplina dei delitti contro la pietà dei defunti.
Pertanto, non costituisce più reato l'affido e la
dispersione delle ceneri di salma, a condizione che
l'operazione sia autorizzata dall'Ufficiale dello
Stato Civile in conformità a espressa volontà del
defunto.
Siamo ben distanti da esprimere giudizi
Non vogliamo sublimare il corpo, ossia
ridurlo allo stato aeriforme,
perché non è nostra intenzione
farlo sparire nel nulla. Il nostro
obiettivo è di evitare la lenta decomposizione delle
spoglie mortali.
Tutto ciò per affermare, in sintesi, che la
cremazione è il mezzo igienicamente più idoneo
per raggiungere tale scopo.
La scelta è raccomandabile perché
costituisce il sistema più pulito.
Per chi lo desidera, è possibile collocare
gratuitamente le ceneri dentro i Cinerari costruiti
da questo Ente nel Tempio Crematorio.
Per ricordare degnamente la menzionata
volontà, i rispettivi nomi sono trascritti nel Libro
d'Oro dei Cremati, il quale è custodito presso il
nostro Tempio.
Chiudiamo l'Editoriale informando che la
SO.CREM ha già avviato le pratiche
amministrative per realizzare un altro Cinerario
all'interno del Cimitero Monumentale di Staglieno.
Franco Stefano Gazzo
LA PAGINA DEL DIRETTORE
I Servizi Cimiteriali
L'estate scorsa tutti i quotidiani hanno
pubblicato sulle prime pagine, a grandi titoli, la
notizia riguardante un funerale che si era svolto a
Roma in quei giorni.
E' necessario rammentare che il caso aveva
destato grande scalpore a causa dell'eccessivo
sfarzo della manifestazione.
Chiariamo subito che si tratta di un fatto di
cronaca, pertanto il caso specifico non rientra
nella sfera delle nostre competenze. Cogliamo,
invece, l'occasione per analizzare e riferire ai nostri
Associati le norme riguardanti le cerimonie
religiose svolte fuori dai luoghi di culto.
L'argomento, infatti, appartiene all'ambito
dei servizi funerari e in tale ramo il nostro Ente
offre alla cittadinanza – da oltre un secolo – la
propria esperienza.
Il Testo Unico delle Leggi di Pubblica
Sicurezza, approvato con RD n° 773 del 26 giugno
1931, si occupa anche della surriferita materia. Da
tener presente che il complesso delle leggi di che
trattasi, spesso abbreviato con l'acronimo TULPS,
come ben noto è un provvedimento di polizia il
quale non è stato abrogato. Anzi, è stato
recentemente aggiornato e modificato, pertanto
continua a disciplinare il settore della pubblica
sicurezza. Le infrazioni, in buona sostanza, sono
punite con sanzioni penali.
Chi promuove o dirige funzioni, cerimonie o
pratiche religiose fuori dei luoghi destinati al culto,
ovvero processioni ecclesiastiche o civili nelle
pubbliche vie, deve darne avviso, almeno tre giorni
prima, al Questore.
Lo stesso dirigente di polizia può vietare, per
ragioni di ordine pubblico o di sanità pubblica, le
funzioni, le cerimonie, le pratiche religiose e le
processioni.
Il menzionato Testo Unico stabilisce che il
Questore ha pure la facoltà di prescrivere di
svolgere il rito con l'osservanza di determinate
modalità. In tal caso, egli deve notificare le sue
ordinanze ai promotori del corteo, perlomeno
ventiquattro ore prima.
Per evitare equivoci il TULPS spiega, in
proposito, che le menzionate disposizioni non si
applicano ai trasporti funebri, salve le prescrizioni
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delle leggi e dei regolamenti di sanità pubblica e di
polizia locale.
Il Questore, però, ha la facoltà di vietare il
corteo effettuato in forma solenne, ovvero può
determinare speciali cautele a tutela dell'ordine
pubblico e della sicurezza dei cittadini.
La Questura deve ovviamente essere
avvertita, in tempo utile, della situazione dagli
uffici pubblici competenti in materia.
L'ordinamento giuridico del nostro Paese completa
le citate norme del RD con il Regolamento di
polizia mortuaria, approvato con DPR n° 285 del 10
settembre 1990. Puntualizziamo subito che
quest'ultimo Decreto del Presidente della
Repubblica non è, nonostante il nome, una legge di
polizia. La sua funzione, infatti, è quella di
regolamentare le attività funerarie e cimiteriali.
Bisogna precisare che la citata norma
conferisce direttamente al primo cittadino molte
attribuzioni, perché egli è la massima autorità della
Civica Amministrazione. E' evidente, tuttavia, che
gli adempimenti per le attività funerarie in
argomento devono essere eseguiti dalla burocrazia,
la quale è preposta a dirigere il settore su delega del
Sindaco.
Tale Regolamento assegna allo stesso
Sindaco il potere di disciplinare l'orario per il
trasporto delle salme nel territorio comunale. Deve
altresì decretare le modalità e i percorsi consentiti,
nonché il luogo e le norme per la sosta dei defunti in
transito.
Inoltre, il DRP di che trattasi stabilisce che
l'impresa di onoranze funebri, incaricata del
trasporto di una salma, debba essere munita di
apposita autorizzazione comunale.
Lo stesso nulla osta deve essere consegnato
alla direzione del cimitero. Il trasporto di una
salma, di resti mortali o di ossa umane entro
l'ambito o fuori dal Comune, deve essere
autorizzato dal Sindaco.
Queste sono le norme di carattere generale,
valide su tutto il territorio nazionale. Le stesse
disposizioni devono integrarsi
con quelle
comunali e con i provvedimenti attuativi, ossia le
ordinanze del Sindaco.
Franco Stefano Gazzo
Ricordi
Giuseppe Noce 1930 - 2015
Il 20 settembre di questo, per noi infausto 2015, ha segnato la scomparsa del Geom.
Giuseppe Noce, già Vice Presidente della So.Crem e prezioso collaboratore tecnico
dell’Ente. Ogni miglioria e innovazione nel Tempio reca infatti la sua firma.
Il 28 settembre, nella Sala del Commiato, il Cav. Mauro Peirano, attuale Vice
Presidente della So.Crem, ha pronunciato parole di sentito cordoglio. Gli ha fatto
seguito il Comm. Avv. Edoardo Vitale, Presidente della So.Crem, che, notevolmente
commosso, ha detto addio all’amico fraterno ed ha annunciato che il Tempio
Crematorio sarà intitolato al nome dell’illustre scomparso.
La grave perdita che ha subìto il Sodalizio è stata preceduta in un breve arco di tempo
dalla dipartita dei Signori Attilio Magri e Alfonso Pelosi, già Membri del Consiglio di
Amministrazione, alla cui memoria vanno le nostre più vive condoglianze.
La Direzione e la Redazione del "Notiziario" si uniscono al necrologio.
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ASSEMBLEA DEI SOCI
Domenica 31 maggio 2015 si è svolta
L'Ing. Sergio Levi, Presidente del Comitato
l'Assemblea dei Soci, come di consueto, nel Teatro
di Controllo, successivamente ha letto la Relazione
della Gioventù di via Cesarea presso la Sala Govi.
Constatata la validità dell'Assemblea in
dello stesso Organo del 16 marzo 2015, riferita al
seconda convocazione, essendo, infatti, andata
Bilancio del decorso 2014.
Al termine della lettura delle menzionate
deserta la prima, alle ore 9,30 il Comm. Avv.
Relazioni il Presidente ha messo ai voti i Bilanci sia
Edoardo Vitale, Presidente dell'Assemblea in
del 2014 che del 2015 nonché le surriferite
qualità di Legale Rappresentante della Società, ha
Relazioni.
All'unanimità, l'Assemblea ha approvato tutti
dato il saluto di benvenuto ai numerosi Soci anche a
nome del Consiglio d'Amministrazione e del
Comitato di Controllo. Il Presidente ha quindi
precisato che la convocazione – oltre ad essere stata
inviata a tutti gli Associati - era stata pubblicata
sulla GU n° 43 del 14 aprile 2015.
Prima di iniziare i lavori, l'Avv. Vitale ha
invitato i Soci a unirsi in un simbolico minuto di
confermato il rinnovo delle cariche Sociali.
Nella varie ed eventuali, la Socia Sig.ra Carla
Caselgrandi ha chiesto la parola per chiedere
delucidazioni, le quali sono state fornite dal
Consiglio d'Amministrazione.
Al termine degli interventi, il Prof. Giorgio
raccoglimento in ricordo dei Cari Defunti.
Il Presidente ha invitato l'Assemblea a
Spina ha illustrato le varie attività culturali
confermare nell'incarico di Scrutatori i seguenti
dell'Ente e le iniziative di alto valore scientifico
Soci tra i primi a entrare nella sala: Geom. Gian
delle conferenze promosse dal Centro Studi
Mario Casagrande, Sig. Massimiliano Gazzo e Sig.
dell'Ente. Ha pure riferito il recente riconoscimento
Adriano Lenoli.
Al riguardo, ha inoltre precisato che il
ottenuto dal Presidente con il conferimento il
giorno 2 aprile 2015 del “Grifo” da parte del
compito degli Scrutatori è di verificare il regolare
Sindaco di Genova e ha letto le relative motivazioni
andamento dell'Assemblea e di sottoscrivere, per
di tale onorificenza. Il Consigliere Prof. Spina ha
approvazione, il relativo Verbale dell'odierna
inoltre informato anche circa le due Borse di Studio
Assemblea quale attestazione dell'aderenza di detto
indette dalla SO.CREM ed il Concorso Letterario
Verbale all'Ordine del Giorno.
Ha quindi chiesto di eleggere, quale
del 2015. In proposito ha ricordato le modifiche e le
Segretario, la Sig.ra Flora Pistelli Barbis.
trasformazioni che hanno subito – negli ultimi anni
L'Assemblea ha approvato all'unanimità entrambe
- i cimiteri.
Dopo aver esaminato e discusso tutti gli
le nomine. L'Avv. Vitale ha incaricato la Prof.ssa
argomenti posti all'Ordine del Giorno, il Presidente
Clara Rubbi (Membro del Consiglio di
ha ringraziato sia il Prof. Giorgio Spina che i Soci
Amministrazione) di dare lettura della Relazione
presenti per la loro partecipazione ed ha dichiarato
Economica e Morale inerente l'Esercizio 2014,
conclusa l'Assemblea alle ore 11,30 porgendo a
approvata dal Consiglio d'Amministrazione in data
tutti un augurio di “buona estate”.
Franco Stefano Gazzo
30 marzo 2015, nonché della Previsione
Economica dell'Esercizio 2015.
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i menzionati argomenti.
Sempre all'unanimità l'Assemblea ha
RIFLESSIONI SUL CIMITERO
MONUMENTALE DI STAGLIENO
Se non possiamo prevedere quale sarà la
prassi funeraria del futuro, sappiamo per certo
quando si chiuse l'epoca in cui era in uso inumare le
spoglie dei propri cari un po' dovunque: castelli,
ville, chiese, abbazie, parchi, giardini. Fu infatti
l'editto napoleonico di Saint Cloud, di ispirazione
illuminista, a istituire la prassi cimiteriale nel 1804.
In quell'anno stesso sorse il famoso cimitero
parigino del Pere Lachaise che siamo soliti
paragonare alla nostra necropoli di Staglieno. Ci
sono però delle notevoli differenze. Staglieno è la
più vasta, ricca e avvincente realtà architettonica
dell' Ottocento mentre il Pere Lachaise è la più
vasta e accatastata superficie cimiteriale
dell'Occidente. Quest'ultima è cosmopolita nel
senso che custodisce i nomi più famosi del mondo
mentre Staglieno annovera quelli più famosi in
un'area storica più autoctona, quella ottocentorisorgimentale.
Quando Foscolo compose I Sepolcri,
animate erano nella Penisola le polemiche sulle
scelte cimiteriali. A Genova si individuò un'area al
Righi, scartata la quale si parlò della Foce, fin
quando il Progetto Barabino fece fermare le
attenzioni su di una vasta area ai limiti della sponda
destra del Bisagno, proprio là dove Resasco
realizzò la prima distesa quadrangolare, il primo
impianto cimiteriale dal quale si dipartirono
gallerie, porticati, trasversali, campi, loggiati,
boschetti, su su fino a tutto quel crescendo collinare
architettonico e artistico che portò Staglieno a
occupare gli attuali spazi nella grande cerchia
metropolitana.
Si era intorno al 1840-50 quando il tracciato
che aveva ormai preso forma e dimensioni destò
l'ammirazione di illustri visitatori stranieri: F.
Nietzsche, Guy de Maupassant, l'imperatrice Sissi,
l'americano Mark Twain, quello più citato perché
su Genova dedicò molta parte di un suo libro di
viaggi.
A 170 anni di distanza Staglieno, pur nella
polverosa sedimentazione odierna, ci prende in un
avvolgente clima di suggestione e rispecchia i
valori civici della nostra città, elettivamente quelli
della borghesia ottocentesca alla quale va il
principale merito spirituale, morale c anche
finanziario della realizzazione edilizia e
architettonica; un ininterrotto susseguirsi di
documenti artistici fissati nel marmo: cippi, stele,
statue, complessi. angeli, creature alate, donne in
gramaglie, vecchi, bambini; iconografie di
personaggi (poeti, patrioti, politici, industriali,
benefattori, artisti, semplici cittadini) che,
nell'estro delle simbologie, ricordano quanto è
eternato della storia di Genova. Opere dovute, in
primis, a eccelsi scultori, maghi del cesello come
Giulio Monteverde, Lorenzo Orengo e Santo Varni,
l'artefice della Fede, la statua che al centro dei
campi ci induce al meditato silenzio tra tanti nostri
scomparsi; una statua dall'aspetto di divinità
pagana per il cui volto lo scultore si ispirò a quello
virgineo di una fanciulla di Pentema.
Da quel punto di ispirata religiosità, salendo
l'ampia scalinata si protende il Pantheon che
custodisce le più alte celebrità genovesi e, più
elevato, il Mausoleo eretto a Mazzini nel 1874 da
illustri massoni come Maurizio Quadrio, Aurelio
Saffi e Agostino Bertani, col suo frontale di
reminiscenze bibliche e simbologie ermetiche.
Il percorso cimiteriale tocca recinti di
toccante umanità come la tomba di Constance
Lloyd, l'infelice consorte di Oscar Wilde che,
scomparsa in città nel 1897, riposa nell'ala
protestante, uno spazio che Staglieno riserva a
questa come ad altre fedi quali i campi dove
riposano Ebrei, Greco-Scismastici e Musulmani, se
ve ne fossero. E ancora per la storia. le aree dedicate
ai gloriosi garibaldini e quelle agli Inglesi Caduti
nella nostra città nelle due guerre.
Soffermarsi davanti alla statua di Caterina
Campodonico, una popolana in mezzo ai grandi, è
diventata tradizione per il visitatore, ammirato alla
storia di un'umile venditrice ambulante che,
salvandoli dalle grinfie di corvini parenti, riservò i
suoi risparmi all'effigie che ne parli alla posterità.
Nella galleria Cronos, accanto ad altre
figurazioni allegoriche, campeggia la statua di una
giovane donna che tiene sulla mano destra tre semi
di papavero, il simbolo dell'oblìo; toccante
messaggio come i tanti altri cosparsi sui tumuli
come un cereo manto ispirato da mitologie lontane,
moniti tramandati nei millenni dall'arte egizia e da
quella giudaico-cristiana fissata nei verdetti di
bibliche scritture.
Giorgio Spina
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NELLA NEBBIA DEI RICORDI
Nella penombra di quell'antro pieno di
oggetti accantonati alla rinfusa, spicca un quaderno
forse un libricino. Mi piego, lo prendo ma non viene
via, è coperto da una pila di altri oggetti dei quali mi
accorgo solo ora, che mi sono abituato al buio.
Intento a recuperare il libricino mi sposto e, urtando
la pila, l'abbatto. Un nugolo di polvere si solleva
immediatamente e, con pari velocità, scaturisce la
mia tosse. Mi allontano, trattenendo l'oggetto
preso, mi dirigo verso la fioca luce del lucernario.
Finalmente riesco a capire che cosa ho in mano, è
un opuscoletto a stampa. La copertina porta come
titolo in grassetto "Il catechismo''. All'interno vi
sono molte pagine con ampi spazi vuoti riempiti a
mano da scrittura infantile. Lo stato di
conservazione è davvero precario: l'umidità ne ha
intriso le pagine che successivamente si sono
incollate l'un l'altra. Tra quelle che riesco ad aprire,
vedo una mela, dai colori stinti, un trattino di uguale
e, al di là del segno, la parola superbia. Sotto, con
colore rosso, una volta molto vivo, un enorme
punto interrogativo. Quel dubbio doveva aver
tormentato a lungo la mente di me bambino. Ad
esso se ne legava un altro ed un altro ancora: era una
vera concatenazione di interrogativi. Come poteva
aver avuto origine il genere umano da un solo uomo
e da una sola donna? -Tra parenti non ci si può
sposare - Adamo ed Eva avevano due figli entrambi
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maschi Abele e Caino, il secondo uccise il primo!
La superbia è sete di conoscenza ... Dante fa dire ad
Ulisse, condannato all'inferno: "fatti non foste a
viver come bruti, ma per seguir virtute e
canoscenza ". La maestra, però, vuole che io studi!
Fortunatamente la crescita mi fece dimenticare
questi problemi.
Intanto continuando a cercare sollevo
polvere e tossisco, ormai infastidito dall'ambiente
irrespirabile mi allontano ulteriormente verso la
fonte di luce e di aria. Trovato un piano abbastanza
stabile mi siedo con il catechismo ancora in mano,
sfogliandolo in maniera automatica, m’immergo in
pensieri inusuali.
Ero responsabile di una
azienda di marketing. Molto
giovane, avevo già realizzato
quello che altri, con molti più
anni di me, non avevano ancora
raggiunto. A torto o ragione ero
sicuro, altezzoso, professionale.
Le male lingue insinuavano che,
nel passare per i corridoi, volavo
ad un metro da terra, ed altro
ancora. Ero confortato dai dati
tabellari tutti in continua
crescita. Poi, il personale non
poteva certo lamentarsi del
trattamento economico, che era
tra i più elevati del settore. La porsche nuova,
modello direttamente acquistato in Germania, con
particolari esclusivi del mercato tedesco,
completava il quadro. Ero convinto che nessun
ostacolo avrebbe potuto interrompere il mio
cammino. Col senno di cui "son piene le fosse" si
può dire ... fu solo presunzione!
Non dimenticherò mai quel viso dall'ovale
regolare, incorniciato da capelli neri corvino, lisci,
che scendevano sin ad appoggiarsi sulle spalle,
naso regolare lievemente all'insù, bocca grande con
labbra sottili, carnagione olivastra. Ciò che rendeva
particolarmente affascinante quel volto era il colore
grigioverde degli occhi, sempre cangianti alla luce,
fin apparire a volte gialli, come di gatto. Lo sguardo
profondo penetrava quasi a voler leggere l'anima.
Un ampio sorriso a mitigare il tutto; curata
nell'abbigliamento sia che fosse sportiva,
professionale o elegante. La volta che mi fu
presentata, indossava un tailleur gonna e giacca a
quadretti sul grigio, camicia bianca a collo alto
leggermente aperto con cravatta sottile in pelle nera
annodata sul petto. La gonna al ginocchio ampia
ondeggiava lievemente conferendo alla sua
andatura un non so che di attraente. Completavano
calze velate grigie e ballerine bianche con
bordatura nera. - Sì, devo dire, ora per allora, che mi
aveva proprio colpito. - Ebbi difficoltà a non far
trasparire quell'attrazione che aveva suscitato in me
il suo apparire e, nel colloquio seguente, fui pittosto
duro e freddo. Cercai in tutti i modi di metterla in
difficoltà, ma era pronta a divagare per evitare
l'ostacolo. Dovendo comunque assumerla e, non
potendo scotentare i suoi sponsor, volsi la
discussione sui temi di carattere generale. Tutto filò
liscio con la soddisfazione di tutti, eccetto la mia.
Il contrasto tra l'attrazione che esercitava la
sua femminilità ed il mio risentimento per
un’assunzione non proprio da me determinata, mi
poneva in continuo stato di agitazione. Le affidai
incarichi sempre più faticosi e complessi. Ma
quando raggiunse il livello al quale altri, in
precedenza si erano dimessi, capii che c'era la stoffa
ed in breve diventò il mio vice. I nostri rapporti
divennero distesi ma mai oltre la cortesia
professionale. Un dubbio però di tanto in tanto
affiorava: perchè 1'avevano segnalata, non era
certo una da aiutare! Ma come per i dubbi infantili
sorvolai.
Tutto cambió al ritorno da un incontro con
la direzione nella sede centrale in Svizzera.
Miriam, questo il suo nome, non potè partecipare
per un banale incidente stradale, occorsole proprio
in quei giorni. Al suo rientro dalla malattia, disse di
dovermi parlare, fissammo per un aperitivo, a fine
settimana, dopo il lavoro.
Quel tempo mi torna in mente con la
sensazione sgradevole di un momento buio della
mia vita; ho sempre odiato i frangenti oscuri e
contraddittori. Forse per questo ero solo. Vivevo
solitario da anni dopo il fallimento del mio
brevissimo matrimonio. La solitudine mi teneva
compagnia, ogni mattina, appena sveglio, aprivo la
finestra e respiravo l'aria fresca della libertà. In quei
giorni non era così. Ero più che mai convinto che il
legame familiare fosse ciò che rovinava la vita
dell'uomo: "Non fu Eva che indusse Adamo al
peccato!?" ...
Forse quell'incontro, poco chiaro nelle sue
finalità, mi infastidiva: un déja-vu di esperienze
sentimentali foriere di turbamenti. Miriam era il
mio braccio destro, il secondo in azienda. Vi era un
rapporto di stima reciproca, tanta intesa e armonia.
Quasi un accordo non scritto, però, aveva sempre
impedito di metterci in gioco sul piano personale.
Di questa donna non conoscevo quasi nulla. Era lì
senza passato né futuro a giocare una partita con me
in un mondo a sé fuori dalla realtà. Probabilmente
temevo il coivolgimento emotivo laddove ritenevo
non dovesse esservi .
Per non sbagliare, appena la vidi, dopo i
saluti di rito, entrai in argomento: "mi fa piacere
vederti qui, lontano dall'ufficio, ti avrei chiamato
io, fra qualche giorno, quando le cose sarebbero
state certe, ma l'occasione ci permette di chiarire
subito." Mentre parlavo, la sua espressione era
dapprima stupita, poi sempre più interrogativa,
scuoteva la testa come per dirmi no, fermati, ma
senza il coraggio di interrompermi. Non capendo
quei suoi segnali, tirai dritto: "è questione di tempo
per la ratifica, ma ho rassegnato le dimissioni,
prima che siano "loro" a invitarmi a farlo, non sono
sicuro ma è quasi certo che offriranno a te
l'incarico. se non ti hanno già contattato." Ero stato
impetuoso, incalzante, come se avessi dovuto
sputare un rospo che nessuno mi chiedeva di fare.
Avevo esagerato, vinto dalla paura!
In quell'attimo di pausa, esplose con una
veemenza che non le conoscevo. "Chi ti ha messo in
testa che io ti volessi parlare di lavoro, di carriera e
di promozioni. Ma per te non esiste altro che volare
per i corridoi ad un metro da terra, mai un capello
fuori posto, giacca e camicia in coordinato con
scarpe, cravatta e cintura. E poi la tua porsche, la
933 del capo, come la chiama Giacomo, il portiere.
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Ma te la porti anche a letto questa benedetta
porsche?!" la furia si esaurì su quell'ultima parola.
Tacque. Passarono alcuni minuti di silenzio, un
tempo infinito ... pensavo e ripensavo "cosa aveva
potuto scatenare quell'odio, furente contro uno che
ti viene a dire che a breve avrai una promozione e
succederai in quello che è stato il suo posto? ". Non
avevo risposte, ero certo di non aver dato adito ad
interessamenti sentimentali nei suoi confronti. Si,
era una donna attraente, sia di aspetto che di modi, e
qualcosa aveva smosso in me, ma solo appena la
conobbi, poi prevalse la stima e, per me, era
praticamente asessuata, il migliore dei miei amici.
Non volevo vedere quello che era evidente.
Il silenzio durò ancora, lentamente il
rossore del viso si sfumava, le giugulari si
sgonfiavano, i lineamenti del viso meno tesi, si
schiarì la voce deglutendo a vuoto, poi lentamente
riprese a parlare. "Un tuffo al cuore" sentii
chiaramente nel mio torace, forse una salva di
extrasistoli liberatorie, da quel vuoto, quella nebbia
che ti avvolge e non sai dove sei. All' improvviso
una lucina fioca lontano laggiù ti indica la strada,
sei pronto a seguirla. Così mi apparve il suo
riprendere a parlare; la voce piana, dolce, serena,
con tono pacato sillabando quasi le parole mi chiese
scusa per quel momento di sfogo, mi ringraziava
per le notizie fornitele, che non conosceva, ma che
si aspettava. Dopo l'incontro in Svizzera, mi disse,
avevo cambiato atteggiamento, e lei si era accorta
di quanto stava per accadere, aveva timore che
qualcosa s'incrinasse tra noi. - Questo dire mi stupì,
credevo di essere invulnerabile soprattutto sul
lavoro. - "Tu avresti capito" aggiunse "la mia
situazione, ne sono certa". Poi brevemente mi
tratteggiò il suo passato: sposata giovanissima al
tempo dell'università con un uomo molto facoltoso;
due figli, ancora piccoli, imposti dal marito, ché a
quarant'anni si sentiva vecchio per aspettare. In
cambio il suo futuro professionale. Visse anni
difficili dibattuta tra l'essere mamma e
professionista in una casa gestita dalla famiglia di
lui. Al culmine dei contrasti lasciò e fu denunciata
per abbandono di tetto coniugale. Non aveva avuto
più contatti con loro. Concluse: "il lavoro era
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l'ultima sua ancora".
Riprese fiato, e con voce tremante "pare che
abbia una brutta malattia al polmone, dalle lastre
fatte per quell'incidente sembra che vi sia qualcosa
di anomalo".
Un rumore di un altro scaffale, che si
muove, mi distoglie dal ricordo. Cade ancora
qualcosa intorno a me. "oh la cartellina gialla delle
vecchie ristrutturazioni!" dico tra me e me cercando
di raccoglierla. Il ricordo torna imperioso.
Nella lunga pausa che segui, capii che non
sempre si possono risolvere i dubbi sorvolandoli.
Ricordo di essermi alzato in piedi e mossi verso di
lei che contemporaneamente mi veniva incontro,
l'abbracciai. Mi strinse forte ed alzando la testa
verso di me "aiutami per favore" sussurrò, la
guardai aveva gli occhi umidi, le accarezzai i
capelli e le baciai delicatamente la fronte.
Intanto ho recuperato la cartellina "mia
sorella sarà soddisfatta per questo rinvenimento".
Penso "chissà a cosa le servirà" mentre mi avvio
verso l'uscita ...
Le rimasi accanto per un poco, cercando di
aiutarla con discrezione. Una mattina mi telefonò
con voce sollevata, venivano a prenderla, andava in
America per una nuova terapia. Da allora persi le
tracce. La mia vita cambiò molto, lasciai
quell'azienda, mi misi in proprio come agenzia di
consulenza. Giravo molto ed avevo ritrovato l’aria
fresca della libertà.
Salgo in macchina, non è più la vecchia
porsche, ma una vettura più adatta alla mia età e non
c'è più nemmeno Giacomo, il portiere, che aveva
sempre una battuta quando mi chiudeva la portiera
con un cenno di saluto riverenziale, come quella
volta, la prima, che la vidi: "Eh dottò! Con questa indicando la vettura - è tutto in altro mondo ..." con
un tono ammiccante. "Mino, che vuoi dire ... ? ...
non capisco..."" "Noh ... niente dottò! ... Ma non
vede come la guarda?!" "Ah sì ... si ... hai ragione.
Ha proprio dei begl'occhi'".
Alla luce del sole anche i ricordi si
dissolvono...
Mauro Salvatore Nicoscìa
"LUCIA DI LAMMERMOOR" SECONDO DARIO ARGENTO
Il programma per il 2015 del teatro Carlo Felice
ha visto la rappresentazione recente dell'opera lirica di
Gaetano Donizetti dal titolo: "Lucia di Lammermoor".
Regia di Dario Argento, direttori d'orchestra:
Gianpaolo Bisanti e Giorgio Bruzzone, con il soprano
Desirèe Rancatore nelle vesti di Lucia e, nelle vesti di
Edgardo, Gianluca Terranova.
La prima rappresentazione risale al teatro San
Carlo di Napoli il 26 settembre 1835.
Particolarmente rilevante è, però, la prima
rappresentazione francese, a Parigi, il 6 Agosto 1839,
in lingua, intitolata: "Lucie de Lammermoor" che,
partendo da quella italiana, modifica alcune arie, tra cui
la sortita di Lucia, presa da Rusmunda d'Inghilterra.
Il 21 marzo 2006 è stata rappresentata al teatro
della scala di Milano, sotto la direzione di Roberto
Abbado.
Capolavoro assoluto di Donizetti, su libretto di
Salvatore Cammarano, tratto da: The Bride of
Lammermoor" di Walter Scott, autore molto utilizzato
per soggetti lirici. Opera tanto famosa, da essere citata
dagli scrittori nei romanzi di Anna Karenina ed Emma
Bovary, punto di riferimento per l'opera seria di tutto il
secolo.
Gaetano Donizetti fu uno dei maggiori
compositori di musica operistica italiana del primo
Ottocento e precursore del dramma musicale, sullo
stile di Giuseppe Verdi.
Il soprano Desirèe Rancatore ha evidenziato le
caratteristiche del personaggio che interpreta: "Lucia è
una donna forte caratterialmente, ma debole
psicologicamente, sono felice ad essere io a darle voce
in questo teatro dove è iniziata la mia carriera."
L'azione si svolge in Scozia.
Malgrado l'odio che separa le loro famiglie,
Edgardo e Lucia si amano e si incontrano di nascosto.
Ma Edgardo deve assentarsi, chiamato altrove dalle
vicende nelle quali è impegnato.
Prima di partire, rammenta a Lucia che Enrico
Ashton gli ha ucciso il padre. Perdonerà, tuttavia, se
potrà sposarla. Lucia lo prega di tenere ancora segreto
il loro amore, ma gli giura eterna fedeltà.
Nel secondo atto Enrico, prossimo alla rovina
perchè la sua fazione è perdente, inganna Lucia
facendole credere che Edgardo si è legato ad un'altra
donna e la costringe a sposare il potente Lord Arturo
Bucklaw. Durante la cerimonia di nozze Edgardo
irrompe nel castello degli Ashton, rimprovera a Lucia
l'infedeltà di cui si è macchiata e maledice lei e la sua
stirpe.
La seconda parte del secondo atto vede Edgardo
trascorrere la notte nello spoglio salone della torre nella
quale risiede. Sopraggiunge Enrico, venuto a sfidare
colui che ha osato turbare la cerimonia di nozze.
Edgardo accetta la sfida, che avverrà all'alba. Intanto
nella terza scena del secondo atto, gli invitati nel
castello di Enrico festeggiano ancora le nozze di Lucia
con Arturo, ma sopraggiunge Raimondo, sconvolto, e
narra che Lucia ha ucciso il marito trafiggendolo con
una spada. Il turbamento degli astanti è accentuato
dalla comparsa di Lucia che, ormai folle, immagina
prima che si stiano celebrando le sue nozze con
Edgardo e poi, con una sorta di ritorno alla realtà, di
rivelare all'amato di essere stata costretta a sposare
Arturo. A questo punto cade svenuta.
Nell'ultima scena, che si svolge all'esterno della
torre di Edgardo, questi, affranto per essere stato tradito
da Lucia, immagina di rivolgersi a lei e di annunciarle
che egli morrà.
Medita evidentemente, anche se non viene
precisato nel libretto, di lasciarsi uccidere da Enrico.
Sopraggiungono Raimondo e gli invitati alle nozze:
Edgardo apprende ciò che è accaduto e che Lucia è
agonizzante. Vorrebbe rivederla, ma quando i rintocchi
di una campana annunciano che Lucia è morta, si
trafigge con un pugnale.
Nell'opera, la parte corale vasta e accurata,
s'inserisce felicemente nell'azione, a partire dalla prima
scena dell'opera, ora bellicosa, ora festosa, ora
partecipe del dolore di Edgardo e commossa dalla sua
agonia nel finale.
La strumentazione è abilmente correlata al
mutare degli eventi scenici, anche attraverso interventi
solistici.
Nell'atmosfera notturna del parco, nel quale
Lucia compare per la prima volta, è l'arpa ad
annunciarla, con suoni liliali e sognanti; quando è
convocata da Enrico, tormentata dalla lunga assenza di
Edgardo, è il lamento dell'oboe che la introduce;
mentre nella scena della pazzia l'accompagna il suono
bianco e scarno del flauto.
Il regista Dario Argento si è detto onorato nel
dirigere un'opera" nelle sue corde." Chi si aspettava di
vivere momenti di terrore a teatro, non è stato
accontentato. Anche se non mancano scene di sangue,
la staticità contraddistingue tutta la regia di Argento. La
sua Lucia si declina semplicemente rispettosa della
vicenda, non impone ai cantanti gestualità o richieste
sceniche eccentriche o comunque particolari.
La carnalità di Lucia, che potremmo definire
come" un alter ego," stride con la ridondanza delle
acconciature preraffaellite e dei pesanti costumi
femminili. Argento, alla domanda: "quali effetti
speciali vedremo?" ha risposto: "l'opera è per me come
un piano sequenza continuo, che non mi permette di
zoomare, come potrei fare sul grande schermo, ma mi
fa usare alcuni espedienti per ovviare a questa
mancanza. In questa Lucia utilizzo alcune proiezioni e
rendo visibili sul palco alcuni elementi del racconto...
uso cambi di scena a vista, che sono in grado di
imprimere al racconto teatrale un taglio più vicino
possibile a quello cinematografico."
Lara Calogiuri
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CIELO, MARE, FANTASIA
Nel MUSEOTEATRO della Commenda di
dobbiamo ricordare in particolare il grande quadro
Pré si è svolta con grande successo una mostra di
su tela (cm.50x70) intitolato "Alberi sull'acqua". Il
pittura di Gian Battista Manfredi. Come
trionfo dei colori, verde, azzurro, giallo, arancio,
presentatori hanno partecipato l'architetto Mario
sfumati e intrecciati in una sorta di danza della
Semino, già soprintendente ai Monumenti della
natura, ci invita a sognare: forse che colui o colei
Liguria e la prof. Giovanna Rotondi, storica
che guarda il quadro potrà trasformarsi in una
dell'arte, docente universitaria e già soprintendente
divinità acquatica o in una ninfa silvestre? Magia
ai Beni Artistici della Liguria.
dei colori o prodigio dell'arte?
In particolare la prof. Rotondi ha illustrato i
molteplici interessi dell'autore,
giuridici, tecnologicoscientifici, ma
anche la sua sensibilità interiore che si
esprime nella pittura, oltre che nella
poesia. Osservando i quadri di Manfredi
risulta evidente la polifonia cromatica,
così come le sue poesie risultano ricche
di elementi pittorici.
E rifacendoci al titolo della mostra
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Clara Rubbi
BANDO PER BORSA DI STUDIO
Anno Accademico 2015 – 2016
ART. 1 FINALITÀ DEL BANDO
1. La SO.CREM bandisce un concorso per l'attribuzione di n° 2 Borse di Studio di importo pari a € 2.000
netti ciascuna, per onorare la memoria dei defunti membri del Consiglio di Amministrazione della
SO.CREM, Edoardo Guglielmino e Nino Righi; riservato alle migliori tesi svolte sul tema di cui
all'articolo 2, comma 1, del presente bando.
ART. 2 OGGETTO DEL CONCORSO
1. Le tesi dovranno riguardare, a scelta, uno dei seguenti argomenti:
· I cimiteri ieri, oggi, domani: storia, attualità e futuro.
· I cimiteri ieri, oggi, domani: architettura funeraria, storia ed evoluzione.
ART. 3 REQUISITI PER LA PARTECIPAZIONE AL CONCORSO
1. Possono partecipare tutti i laureati che abbiano conseguito la laurea presso l'Università degli Studi di
Genova con il massimo dei voti e discusso le rispettive tesi di laurea sul tema indicato all'articolo 2,
comma 1 del presente bando, per l'Anno Accademico 2015-2016.
ART. 4 PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA
1. La domanda corredata dalla documentazione, prevista dal comma 2 del presente articolo, dovrà
pervenire presso la sede SO.CREM in via Lanfranconi 1/4 scala A, 16121 GENOVA, a mezzo di lettera
raccomandata A/R, in busta chiusa e recare all'esterno, oltre all'intestazione del mittente, la dicitura
“Tesi di laurea” entro e non oltre le ore 12.00 del 31Ottobre 2016.
2. Alla suddetta domanda si dovrà allegare la seguente documentazione:
· Scheda di identificazione in cui siano indicati generalità e dati anagrafici;
· Certificato di laurea;
· Copia della tesi di laurea.
ART. 5 COMMISSIONE GIUDICATRICE
1. La Commissione giudicatrice, costituita dal Centro Studi SO.CREM, valuterà gli elaborati e, a suo
insindacabile giudizio, comunicherà ai soli vincitori il risultato positivo a mezzo di lettera raccomandata
A/R al recapito indicato nella domanda.
2. Le decisioni della commissione giudicatrice del concorso sono definitive e inappellabili.
ART. 6 CONFERIMENTO DELLA BORSA DI STUDIO
1. Le borse saranno conferite in una cerimonia ufficiale con il Centro Studi SO.CREM ai vincitori, in data
che sarà comunicata.
ART. 7 ADEMPIMENTI DA ASSOLVERE
1. I vincitori si impegnano a consegnare il testo della tesi alla SO.CREM anche su supporto informatico,
con cessione dei diritti di pubblicazione e di stampa.
2. La documentazione allegata alla domanda di partecipazione non sarà restituita.
ART. 8 TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
1. Ai sensi dell'articolo 13 del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 “Codice in materia di protezione
dei dati personali” i dati personali forniti dai candidati saranno raccolti presso l'ENTE MORALE
SO.CREM per le finalità di gestione della selezione. Il conferimento di tali dati è obbligatorio ai fini
della valutazione dei requisiti di partecipazione, pena l'esclusione.
Genova 7 settembre 2015 Il Presidente
Comm. Avv. Edoardo Vitale
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Loculi perenni da 2, 4 e 6 posti interni ed esterni per
tumulazioni di Urne contenenti Salme o Resti Cremati,
realizzati dalla SO.CREM nel cimitero di Staglieno e
nelle Delegazioni di: Nervi, Sampierdarena, Sestri
Ponente, Pegli, Pra, Voltri nonché nel Comune di Recco.
Ascolta; non posso morire a primavera, c'è la vita in fiore
da guardare e dividere con te. In estate, non voglio morire;
come non poter sentire insieme a te gli effluvii della terra
irrorata da un temporale? Nemmeno in autunno vorrei
morire; dobbiamo tenerci per mano in quella magica
tristezza. In inverno la morte no! Non potrei sentire le tue
braccia avvolgermi nell'aria gelida. Ma se un giorno non
mi amerai più, allora sì, quella sarà la stagione giusta per
morire.
Anonimo
COMITATO di CONTROLLO
Rag.
Sig.ra
Com.te
Dott.
Dott.
Prof.
Giacomo Longo
Flora Pistelli Barbis
Giuseppe Castello
Marco Cingolani
Salvatore Nicoscia
Clara Rubbi
Vice Direttore:
“IL NOTIZIARIO”
Centro Studi:
Periodico edito dal Centro Studi della SO.CREM
Autorizzazione del Tribunale di Genova n° 19/98
Edoardo Vitale
Franco Stefano Gazzo
Salvatore Nicoscìa
Clara Rubbi
Giorgio Spina
Giuseppe Visdomini
Giulia Mangiarotti
Edoardo Vitale
Fondatore
Franco Stefano Gazzo Direttore Responsabile
Grafica e Stampa: Tipolitografia TORRE - Genova
Presidente
Redattore Capo
Coordinatore
Segretaria di Redazione