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Osiride
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Seconda parte
Scheda AED002 © Duat
Il legame con i cicli naturali, con l'attività agricola di semina e raccolta dei frutti della terra, fece di
Osiride il dio più venerato di tutta la storia egizia anche a livello popolare; nemmeno Ra, Amon e
Aton, le massime divinità dinastiche, raggiunsero la fama, il mito e la venerabilità del dio
dell'Aldilà.
Emblema di un popolo
Una conferma all'unione indissolubile di Osiride con l'agricoltura giunge anche dalle raffigurazioni
in cui, sovente, il dio della rinascita appare sdraiato con, sul petto, ventotto spighe di grano.
L'immagine allude al mese lunare ed alle lunazioni, da sempre indici sicuri per le giuste semine. La
luna, data la sua luminosità, era considerata "il sole che brilla di notte" pertanto aveva le stesse
caratteristiche che l'astro diurno aveva in riferimento al sovrano vivo, l'Horus. Fu logico, quindi,
identificare "l'astro" notturno con il faraone trapassato, Osiride. Inoltre, i quattordici giorni della
luna calante erano simbolicamente riferiti ai probabili 14 pezzi del corpo smembrato del dio.
A tal proposito, se l'associazione di Osiride con la natura risale agli albori della civiltà egizia, la
questione dello smembramento è fatta risalire ad un'epoca più tarda. Il dibattito su tale argomento è
ancora aperto, visto che alcuni riallacciano anche tale aspetto alle origini del culto osiriaco.
Un particolare che può chiarire l'importanza attribuita a questa divinità dagli antichi egizi, è che
molte città del regno rivendicavano la supremazia di avere sul proprio territorio la tomba di Osiride.
La tradizione vuole che ad Abydos si conservasse il pezzo più importante del corpo smembrato: la
testa. Busiris era il luogo in cui si custodiva la colonna vertebrale del dio, il djed. A Philae si
venerava la gamba, mentre la vicina isola di Biga, detta "L'Isola Pura", secondo la tradizione
ospitava il sepolcro di Osiride. Questi luoghi di sepoltura o culto sono detti Osireion, il più famoso
dei quali si trova ad Abydos ed è visibile ancor oggi nelle sue possenti strutture megalitiche. Appare
pertanto affascinante l'ipotesi avanzata da più parti secondo cui Osiride fu, in realtà, un re in carne
ed ossa, precisamente colui che unificò dapprima tutte le tribù della regione del delta del Nilo e,
successivamente, l'intero paese. In quest'ottica s'inquadrerebbe la questione delle varie sepolture
sparse nel regno. Secondo alcune ipotesi il buon governo praticato da Osiride e la seguente morte
violenta ad opera di Seth, furono alla base della sua divinazione. Osiride, dio del Basso Egitto,
benché nel regno dell'aldilà era considerato sovrano di tutto l'Egitto. Generalmente era raffigurato
con la pelle di colore verde scuro in riferimento agli elementi ambientali del nord del paese, il delta
del Nilo ricco di vegetazione ed acqua. Aveva, però, la corona bianca, simbolo delle regioni del sud.
L'apparente contraddizione simbolica sta nel fatto che tale rappresentazione potrebbe indicare colui
che unificò l'Egitto, colui che dal nord, terra della corona rossa, attuò la nascita dello stato egizio
annettendo i vari clan del sud. Questo spiegherebbe anche l'arcaica concezione divina della
monarchia, in altre parole il faraone visto come dio supremo, aspetto che si ritrova in modo decisivo
nelle dinastie dell'Antico Regno.
Osiride è talmente radicato nella società egizia che già in epoca predinastica subentrò ad Andjeti, un
dio pastore, e dalla quinta dinastia il suo culto si diffuse enormemente perché ogni individuo (non
solo il re) dopo la morte fu a lui associato per garantirsi la rinascita. Assorbì anche l'epiteto,
appartenuto al dio Onuris, di "Khenty-Amentyw", "Primo degli Occidentali" o "Colui che è a capo
dell'Occidente"; il titolo identificava anche Sokar, dio antichissimo individuato nella quinta ora
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notturna del libro dell'Amduat, il luogo della rinascita. Data l'estrema somiglianza tra le due
divinità, Sokar è considerato una delle forme di Osiride.
I due volti del Re
Osiride era parte della Grande Enneade Eliopolitana ossia l'insieme delle nove massime divinità
presenti nella teologia egizia. Era il faraone nell'aldilà, il legame tra il mondo terreno e quello
spirituale, l'unione del sovrano al mondo superiore. In quest'ottica s'inquadra la fondamentale
concezione che il nuovo faraone, legittimo erede del defunto, incarnava Horus. Per gli egizi esisteva
un legame diretto tra realtà e leggenda perché ogni sovrano morto diventava Osiride, mentre l’erede
legittimo, il nuovo faraone simbolicamente concepito da Iside, era Horus. Tutto ciò rappresentava il
ciclo dell'esistenza: Osiride che dopo la morte rinasce attraverso il figlio Horus, così come la terra
inondata dal Nilo riemerge dopo la piena o l'orzo cresce dopo la semina. Il concetto è di
fondamentale importanza per capire la figura di Osiride, soprattutto se si considera che nelle
primissime dinastie il sovrano accentrava tutti i poteri in quanto dio terreno. La continuità dinastica
e divina sulla Terra era garantita dall'erede legittimo, il nuovo Horus, che subentrava al defunto
divenuto Osiride.
La storia egizia, quindi, è un susseguirsi di Horus-Osiride i due volti della stessa identità: il sovrano.
Tale aspetto fu più marcato nella genesi della civiltà egizia in quanto, con l'unificazione tra Basso e
Alto Egitto, il re, il condottiero che crea e governa un grande regno, si elevò a rango divino,
emanazione diretta degli spiriti creatori supremi.
Fine