Neuropsicologia e neurolinguistica nell`apprendimento delle lingue
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Neuropsicologia e neurolinguistica nell`apprendimento delle lingue
UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI DI VENEZIA MASTER ITALS IN DIDATTICA DELLA LINGUA E CULTURA ITALIANA A STRANIERI XII CICLO Neuropsicologia e neurolinguistica nell'apprendimento delle lingue straniere JACOPO GORINI Anno Accademico 2011/2012 1 Indice Introduzione...................................................................................................................3 1 - Neurobiologia e apprendimento linguistico.............................................................4 2 - Il cervello e la memoria............................................................................................8 3 - Bimodalità e direzionalità......................................................................................16 4 - Contestualizzazione, sensorialità e affettività........................................................19 5 - La correzione degli errori.......................................................................................20 6 - L'unità didattica......................................................................................................20 7 - Fare un’Unità Didattica..........................................................................................23 Bibliografia..................................................................................................................28 2 Introduzione Questo lavoro è un sunto della mia tesi di Master “Suggestopedia classica e moderna”, per quanto riguarda la parte relativa agli aspetti neurobiologici, neuropsicologici e neurolinguistici nell'apprendimento delle lingue straniere. Mi sono basato principalmente sugli studi di Marcel Danesi (Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998), Mario Cardona (Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001) e Michele Daloiso (I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009), oltre ai testi citati in bibliografia, a cui rimando per approfondimenti. Spero che questo materiale possa essere utile a tutti gli insegnanti che, talvolta, devono spiegare a studenti di tipo “deduttivo” per quale ragione la propria lezione è così strampalata. Venezia, dicembre 2012. Jacopo Gorini 3 1 - Neurobiologia e apprendimento linguistico Il cervello umano è composto da miliardi di neuroni, cellule nervose in grado di ricevere, scambiare ed elaborare informazioni. Sono i neuroni che permettono all'uomo di pensare, ricordare e svolgere le funzioni motorie. 1 Ogni neurone possiede delle sottili diramazioni, i dendriti, che ricevono gli impulsi trasmessi da altre cellule. Il neurone e la connessione sinaptica Il corpo centrale del neurone è chiamato soma, al cui interno si trova il nucleo, con il codice genetico della cellula. I neuroni comunicano fra di loro con un sistema binario di impulsi elettrici (acceso/spento) di diversa frequenza soprattutto tramite gli assoni, prolungamenti cellulari che scaricano nello spazio fra il termine dell'assone e i dendriti di un'altra cellula (spazio detto sinapsi) dei neurotrasmettitori, come l'adrenalina, la dopamina, la serotonina, etc. 1 Mario Cardona, Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001. 4 I moduli neuro-funzionali del linguaggio e la plasticità sinaptica I neuroni si organizzano in reti interconnesse, ognuna con un compito preciso, dette moduli neuro-funzionali. Ogni essere vivente nasce con un insieme di moduli già presenti alla nascita, ereditati geneticamente, che amplia nel corso della propria vita attraverso l'esperienza. Il pianto del neonato, i meccanismi inconsci di imitazione o la capacità di distinguere suoni linguistici separati dal rumore ambientale, sono innati nell'uomo e non hanno bisogno di essere appresi. Al contrario, l'apprendimento di una lingua straniera dipende dall'esperienza, e varia a seconda del contesto e delle situazioni di apprendimento. “Il cervello è configurato geneticamente, ma poi si sviluppa dinamicamente in base alle esperienze dell'essere umano. Per questo motivo [...] non esistono due cervelli uguali.”, dice Cardona2. Attraverso la plasticità sinaptica il sistema nervoso è in grado di creare nuove connessioni adattandosi alle situazioni che gli si presentano nel corso della vita, permettendogli di memorizzare dati e procedure. Di fronte a stimoli differenti le sinapsi si configurano differentemente creando miliardi di nuove connessioni fondate sull'esperienza. Nel campo dell'apprendimento di una lingua straniera ciò che distingue fondamentalmente un essere umano da un'altro non è solo il suo patrimonio genetico ma soprattutto le strategie con cui si utilizzano e si potenziano i modulineurofunzionali dedicati a questo compito. Infatti per le funzioni del linguaggio ci sono gruppi neuronali autonomi ma interdipendenti, la cui velocità di attivazione ed efficienza dipende da numerosi fattori3, tra i quali: • l'età iniziale di apprendimento della nuova lingua; • la frequenza di esposizione alla nuova lingua; • le possibilità d'uso della nuova lingua; 2 Ibidem 3 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009 5 • il coinvolgimento emozionale; • la correttezza dell'input linguistico; • la predisposizione intellettiva (intelligenza e stile di apprendimento). Ciascun neurone possiede un livello minimo di attivazione da raggiungere per “mettersi in moto”, detto soglia di attivazione linguistica. Questa soglia è molto più alta per la seconda lingua rispetto a quella materna, ma può essere ridotta tramite i fattori sopra indicati. Chi impara una seconda lingua entro i primi setto/otto anni di vita ha un accesso diretto ai moduli specifici relativi alla sua elaborazione, senza passare dai sistemi della lingua materna tramite fenomeni di traduzione. Sembra sia possibile raggiungere un accesso diretto ai sub-sistemi neuro-funzionali anche per la seconda lingua (ipotesi della convergenza) anche successivamente al periodo della seconda infanzia, tramite la frequenza d'uso e la motivazione dello studente4. Secondo gli ultimi studi nel campo del bilinguismo 5, esiste un sistema cognitivoconcettuale unico per il parlante bilingue, con due sistemi lessicali differenti per la lingua materna e la lingua seconda (figura 1). Nel bilingue “tardivo” (figura 2) l'accesso al sistema concettuale avviene attraverso la L1, ma non si esclude la possibilità di un collegamento diretto al sistema cognitivo-concettuale anche da parte della L2 tramite il fenomeno della convergenza. 4 M. Gullberg, P. Indefrey, The Cognitive Neuroscience, Blackwell, Cambridge, 1997 in Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009 5 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009, pag 33-34. 6 Figura 1. Bilingue “precoce” Figura 2. Bilingue “tardivo” 7 2 - Il cervello e la memoria Nell'essere umano il cervello è completamente ricoperto dalla corteccia cerebrale, spessa dai 2 ai 6 millimetri. Le due parti della corteccia, che ricoprono l'emisfero destro e sinistro, sono collegate fra di loro attraverso il corpo calloso, il quale ha il compito di trasferire le informazioni da un emisfero all'altro. Possiamo suddividere ogni emisfero in quattro lobi: frontale, parietale, occipitale e temporale. I lobi dell'emisfero cerebrale Fa parte del lobo temporale il sistema limbico, che controlla molti aspetti legati all'apprendimento, in cui si trovano: • l'ippocampo: ha un ruolo fondamentale nei meccanismi di apprendimento, nell’immagazzinamento delle informazioni nel cervello e nei processi di memorizzazione esplicita. Nel morbo di Alzheimer l’ippocampo è una delle prime regioni del cervello ad essere colpito con conseguenti deficit di memoria e disorientamento. Danni estesi all'ippocampo possono comportare amnesia, cioè incapacità di formare o mantenere nuovi ricordi; • l'amigdala: gestisce le emozioni, come la paura, l'ansia, lo stress; è coinvolta nei processi relativi alla memoria emozionale ed è collegata con molte aree cerebrali, soprattutto con l'ippocampo. L’amigdala analizza ogni esperienza, scandagliando le situazioni ed ogni percezione. Mentre l’ippocampo "rimembra" i fatti, l’amigdala ne 8 giudica l'importanza “emozionale”, fornendo ad ogni stimolo il giusto livello di attenzione, arricchendolo di emozioni e, infine, avviandone l'immagazzinamento sotto forma di ricordo. “L’amigdala è dunque l'archivio della nostra memoria emozionale, perciò analizza l’esperienza corrente, con quanto già accaduto nel passato: quando la situazione presente e quella passata hanno un elemento chiave simile, l’amigdala lo identifica come una associazione ed agisce, talvolta, prima di avere una piena conferma. Ci comanda precipitosamente di reagire ad una situazione presente secondo paragoni di episodi simili, anche di molto tempo fa, con pensieri, emozioni e reazioni apprese fissate in risposta ad eventi analoghi. L’amigdala può reagire prima che la corteccia sappia che cosa sta accadendo, e questo perché l’emozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero razionale, e prima di esso.”6 • l'ipotalamo: attiva, controlla e integra i meccanismi autonomi periferici, l'attività endocrina e molte funzioni somatiche quali la termoregolazione, il sonno, il bilancio idro-salino e l'assunzione del cibo. Regola inoltre i rapporti tra ambiente ed organismo, producendo risposte automatiche rispetto a determinati stimoli e controllando gli istinti naturali (autodifesa, aggressione). 6 D. Goleman, Intelligenza Emotiva, ed. CDE, Milano, 1999. 9 Esistono due sistemi distinti di memoria, uno implicito che riguarda il ricordo emotivo ed uno esplicito, verbalizzabile. Può accadere che in determinate circostanze i due sistemi agiscano parallelamente. Riporto un esempio di Mario Cardona 7: “Uno studente si trova di fronte ad una situazione che lo mette a disagio. Viene sollecitato dall'insegnante a parlare nella lingua straniera quando non si sente ancora pronto ad esporsi ai suoi compagni, oppure si trova a confrontarsi con un formato di test a bassa accettabilità, si trova, insomma, in un contesto che gli procura ansia ed in cui la barriera del filtro affettivo8 è attiva. Egli formerà di questo episodio sia un ricordo esplicito, verbalizzabile ("ieri mi è successo questo con l'insegnante di italiano"), sia un ricordo emotivo implicito, che si attiverà ogniqualvolta si ripresenti lo stimolo. Questo può far supporre che uno studente non diventi ansioso di fronte ad una prova che non è in grado di risolvere, ma che non sia in grado di risolverla proprio perché è ansioso, in quanto si sono attivati sia il ricordo esplicito che implicito che ne condizionano la presentazione.” Esperienza cosciente presente, filtro affettivo attivo, sensazione di disagio IPPOCAMPO Memoria esplicita di esperienze negative simili AMIGDALA Eccitazione emotiva in relazione alla situazione attuale I sistemi paralleli dell'amigdala e dell'ippocampo 7 Mario Cardona, Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001. 8 filtro affettivo: si tratta di una difesa psicologica che la mente erge quando si agisce in stato di ansia, quando si ha paura di sbagliare, si teme di mettere a rischio la propria immagine, e così via. (da: Paolo E. Balboni, Dizionario di Glottodidattica, Guerra Edizioni, Perugia, 1999). 10 La situazione sopra descritta è utile per evidenziare l'importanza della memoria emotiva nell'acquisizione di nuovi input. Nella fissazione dei ricordi svolge un ruolo fondamentale la noradrenalina, un neurotrasmettitore che investe le aree dell'amigdala e dell'ippocampo, ma solo in presenza di una situazione di stress positivo, cioè quando “il discente è consapevole delle sue capacità, ha il senso di controllo personale, si sente competente e sa che sta per affrontare una sfida intellettuale alla sua portata, che può controllare e superare con successo"9. Quando invece lo stress è negativo, come nell'esempio sopra riportato, con ansia e disagio, la produzione di noradrenalina viene bloccata dall'ormone dello stress, prodotto dalle ghiandole surrenali sotto il controllo dell'amigdala, investendo anche le regioni dell'ippocampo, che cerca di controllarne la quantità. L'ormone dello stress serve a predisporre il corpo a reagire a situazioni di difficoltà e a mantenere, in una situazione di stress, le funzioni vitali al meglio delle loro funzioni, riducendo quelle funzioni che non sono, in quel momento, strettamente indispensabili. Se lo stress è intenso e di lunga durata l'ippocampo non è più grado di svolgere le sue funzioni, comprese quelle relative alla memoria. Ne risulta che la fissazione o il recupero di informazioni vengono bloccati. 9 Mario Cardona, Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001. 11 I magazzini di memoria Esistono diverse tipologie di memoria a disposizione dell'essere umano, con differenti caratteristiche e funzionamento: • la memoria sensoriale: appena l'input esterno, o informazione sensoriale (uditiva, visiva, tattile, olfattiva, gustativa), è percepita, viene subito memorizzata in questo “magazzino”, per un periodo brevissimo: da alcuni millisecondi a pochi secondi. L'input non viene elaborato in base ai suoi significati ma esclusivamente in base alle sue proprietà percettive. Viene memorizzato solo il 25% delle informazioni ambientali percepite e immediatamente cancellato, a meno che non venga passato negli altri magazzini. I registri uditivi e visivi sono in grado di prolungare la permanenza in questo magazzino leggermente più a lungo. • la memoria di lavoro: se focalizziamo l'attenzione su un input salvato nella memoria sensoriale possiamo prolungarne la memorizzazione fino a trenta secondi, trasferendolo in questo “magazzino”. Come evidenzia Daloiso10: “per poter mettere in moto la memoria di lavoro è necessario attivare l’attenzione selettiva, identificando gli aspetti rilevanti dell’input e inibendo gli stimoli distrattori”. È possibile 10 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009. 12 memorizzare fino ad un massimo di dieci elementi circa. Attraverso la ripetizione si possono mantenere le informazioni in questo magazzino ed elaborarle per un trasferimento agli altri magazzini, altrimenti vengono cancellate. • la memoria a lungo termine implicita: consente la memorizzazione di “procedure, sequenze motorie, complessi comportamenti di azione e reazione che il corpo ha imparato a mettere in atto in forma sempre più automatica ed inconscia.” 11 Consente inoltre la memorizzazione di routine linguistiche, come l'insieme di cose da fare e dire, in giusta sequenza, in determinati contesti (al bar, al ristorante, etc.). La memorizzazione avviente in maniera inconsapevole, è legata alla pratica e tende all'automatismo. • la memoria a lungo termine esplicita: riguarda le informazioni apprese in maniera cosiente e controllata attraverso la studio, la ripetizione e la rielaborazione. “Consente di immagazzinare sia eventi ed episodi di vita (memoria episodica) sia conoscenze dichiarative, nozioni, informazioni (memoria semantica)” 12. La memorizzazione avviene soprattutto su base emotiva e motivazionale. La volontà di apprendimento "La decisione di trasferire le esperienze dal compartimento a breve termine a quello a lungo termine viene presa molto spesso su base emozionale. Se un evento della nostra vita ha una forte connotazione emotiva, è più facile che venga fissato nella memoria, mentre eventi emotivamente neutri rimangono indietro.”13, spiega Boncinelli, mettendo al centro del processo di memorizzazione le emozioni. La cosiddetta volontà di apprendimento14, spiega Daloiso ampliando il concetto, si realizza nello studente grazie all'unione di fattori inconsci e consci, strettamente interconnessi e che si influenzano vicendevolmente, tramite: • le emozioni: risposte innate ed inconsce a determinati input ambientali, come 11 Ibidem 12 Ibidem 13 E. Boncinelli, Il cervello, la mente e l’anima: le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana, Mondadori, Milano, 2000. 14 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009 13 gioia, tristezza, paura o vergogna, sensi di colpa, ansia... • i sentimenti: una rielaborazione cosciente delle emozioni, sentirsi felici, sentirsi a disagio,... • la motivazione: il desiderio cosciente di “voler apprendere”, al fine di soddisfare determinati bisogni. In mancanza di ciò può verificarsi la seguente situazione: “un allievo può essere inizialmente molto motivato ad imparare una lingua, ma alcuni fattori contestuali, quali la metodologia proposta dall’insegnante o il clima che si viene ad instaurare in classe, possono generare emozioni negative (stress, soggezione, insicurezza, vergogna, ecc.). Il ripetersi di situazioni emotivamente negative conduce infatti alla percezione di sentimenti coscienti associati a tali emozioni, che possono intaccare la motivazione iniziale, conducendo nei casi più estremi al rifiuto verso l’apprendimento della lingua stessa.”15 Possono essere utilizzati durante la lezione diversi accorgimenti per favorire la memorizzazione, in accordo con le ultime scoperte neuropsicologiche: • differenti modalità di presentazione dell'input: l'uomo ricorda il 10% di ciò che vede, il 20% di ciò che ascolta, il 50% di ciò che vede e ascolta. Una sola modalità di presentazione (solo auditiva o solo visiva) non è sufficiente a creare una traccia mnestica duratura. • novità dell'esperienza: una nozione o un avvenimento viene ricordato molto più facilmente se è fuori dal comune, strano o bizzarro. Tutto ciò che è nuovo e sconosciuto “emoziona” e colpisce l'essere umano. La novità, se non crea paura o ansia, favorisce l'emozione e il passaggio ai magazzini di memoria a lungo termine esplicita; • piacevolezza intrinseca: ogni input ricevuto viene valutato in base al piacere o dis-piacere che provoca. Il piacere aumenta la motivazione, inoltre l'amigdala associa l'input ad esperienze passate simili arricchendolo di emozioni. Ciò può produrre, in 15 Ibidem 14 caso di input positivo, una reazione di avvicinamento all'esperienza, e in caso contrario di allontanamento (e probabile abbandono dello studio della lingua); • realizzabilità: lo studente acquisisce la lingua straniera solo se l'input è comprensibile. Come espone Stephen Krashen nel suo approccio naturale allo studio delle lingue16, l'input recepito deve essere di poco superiore al livello di competenza dell'allievo (i + 1). Questo livello riguarda però il messaggio nel suo complesso, il suo significato, non la forma. Diventano pertanto essenziali le informazioni linguistiche ed extra-linguistiche contestuali. In presenza di un input troppo difficile e incomprensibile, potrebbe sorgere ansia e stress, con il blocco di produzione di noradrenalina e contrasto fra amigdala e ippocampo relativamente all'ormone dello stress, con conseguenti difficoltà di memorizzazione. • la disposizione dell'aula: il rapporto docente-studente si basa sulla fiducia reciproca, alla pari. Il vecchio modello di insegnante autoritario, che giudica le prove dell'allievo dall'alto della cattedra, può diventare fattore di stress e disagio. La disposizione dell'aula deve riflettere un'ottica di uguaglianza all'interno della classe, e garantire una sensazione di sicurezza psico-sociale dove nessuno viene giudicato essendo tutti allo stesso livello. • didattica ludica: oltre a favorire un ambiente di studio piacevole e a favorire i rapporti all'interno della classe, un ambiente stimolante a livello cognitivo e sociorelazionale, che offre anche situazioni con una componente ludica, favorisce una consistente crescita dei dendriti nella corteccia, nonché delle connessioni sinaptiche corticali. Tutto ciò comporta conseguenze molto positive sull’apprendimento, “in quanto determina il miglioramento delle prestazioni nei compiti di memoria, di elaborazione linguistica e risoluzione di problemi.”17 16 Stephen D. Krashen and Tracy D. Terrell, The natural approach: Language acquisition in the classroom, CA: Alemany Press., Hayward, 1983 17 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009 15 3 - Bimodalità e direzionalità Secondo il concetto di bimodalità18 entrambi gli emisferi cerebrali, destro e sinistro, sono coinvolti nel processo di acquisizione/produzione di un linguaggio: - “l'emisfero destro (che coordina anche l'attività visiva) ha una percezione globale, simultanea, analogica del contesto e presiede alla comprensione delle connotazioni, delle metafore, dell'ironia; - l'emisfero sinistro è la sede dell'elaborazione linguistica, ha una percezione analitica, sequenziale, logica (causa-effetto, prima-dopo) e presiede alla comprensione denotativa. Secondo il principio della direzionalità, strettamente connesso a quello della bimodalità, non solo il cervello opera secondo due modalità diverse a seconda dell'emisfero, ma le informazioni vengono elaborate dal cervello secondo la direzione che va dall'emisfero destro (globalità, visualizzazione, contestualizzazione, analogia, simultaneità) verso quello sinistro (analisi, verbalizzazione, logica, sequenzialità). ”19 Dagli studi più recenti in questo campo si può affermare che entrambi gli emisferi dunque collaborino in maniera complementare nei vari atti di cognizione, e, pur essendo ciascuno specializzato in determinati compiti, non costituiscono un sistema rigido. “L'emisfero sinistro è cruciale per la comprensione e per l'elaborazione del linguaggio letterale, fonetico e sintattico; mentre l'emisfero destro è coinvolto negli aspetti del messaggio con cui vengono espresse le parole, le frasi e il contenuto emozionale.”20 È necessario perciò entrare nella mente del discente attraverso l'M/DS (=il complesso di modalità psichiche associate all'emisfero destro, secondo la definizione di Marcel Danesi,), stimolando le sue funzioni di pensiero di tipo globale allo scopo di attivare indirettamente quelle analitiche dell'M/SN (=il complesso di modalità psichiche associate all'emisfero sinistro). Stimolare dunque un tipo di insegnamento 18 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998 19 Paolo E. Balboni, Dizionario di Glottodidattica, Guerra Edizioni, Perugia, 1999 20 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998 16 inizialmente esperienziale che diventi gradualmente più formalistico. “L'M/DS subentra generalmente a decifrare uno stimolo o un compito da apprendere che è cognitivamente “sconosciuto”, mentre l'M/SN trova difficile decifrare l'informazione per cui non sono disponibili codici e programmi cognitivi preesistenti. Quindi, l'insegnamento dovrebbe prendere le sue mosse attivando le funzioni dell'M/DS e terminare attivando quelle dell'M/SN; in questo modo permetterà al cervello di immagazzinare prima il nuovo input in base al suo contenuto; e poi in base alla sua forma, e cioè, in base ad appropriate categorie fonetiche, sintattiche, lessicali, etc. L'insegnamento dovrebbe attivare prima l'M/DS, spostandosi gradualmente verso un'attivazione dell'M/SN laddove il compito apprenditivo è sconosciuto; per ogni altro tipo di compito questo principio implica un'attivazione incrementale dell'M/SN mediante tecniche d'insegnamento sempre più formali.”21 Quando però il materiale da apprendere risulta compatibile o simile a quanto già appreso vi sarà una continua interazione fra i due emisferi. Il principio della direzionalità: M/DS M/SN M/DS/SN il momento degli stimoli o il momento della formaliz- il momento dell'utilizzazione compiti apprenditivi zazione degli elementi del nuovo input in modo sconosciuti costitutivi del nuovo input autonomo e spontaneo Dice Danesi: “Queste considerazioni stanno alla base del principio della direzionalità, che prevede nel contesto dell'apprendimento linguistico un percorso preferenziale dall'emisfero destro al sinistro. Le modalità contestualizzanti del primo, permettono infatti di elaborare il maggior numero di informazioni nel più breve tempo possibile, anche se non in maniera dettagliata. Mentre le modalità analitiche del secondo consentono una decodificazione più dettagliata delle informazioni e la 21 Ibidem 17 loro organizzazione, negli schemi concettuali esistenti.” Secondo il principio della direzionalità, inoltre, dovranno essere rispettate le seguenti modalità d'istruzione: • Le attività in classe dovranno essere centrate sull'allievo. • L'input nuovo dovrà essere presentato in modo contestualizzato attraverso dialoghi, simulazioni, etc. che sono stati preparati secondo un tema concettuale. • Le tecniche didattiche dovranno permettere agli studenti di esplorare intuitivamente il materiale da apprendere e poi di indurre le sue componenti verbali e concettuali. • La partecipazione interattiva di tutti i membri della classe. Ritornando alla fase iniziale, in un ottica bimodale, per un'opportuna attivazione dell'M/DS sarà opportuno assicurare una gratificazione immediata nello studente e “creare contesti d'apprendimento basati su esperienze vissute. In altre parole, le aree di apprendimento devono essere vicine il più possibile al mondo emotivo del discente, attivando il concetto di sé, stimolandolo alla ricerca ambientale, e così via. Soprattutto, sarà essenziale creare un ambiente cordiale e congeniale nel quale il discente può e deve sentirsi a suo agio. Questo gli permetterà di esprimere le proprie emozioni e la propria identità mediante il linguaggio.”22 L'insegnante di tipo bimodale inoltre non può affidarsi esclusivamente ai testi e manuali così come sono, indipendentemente dai propri studenti. Dovrà adattare e preparare ogni lezione in base alle modalità di apprendimento dei discenti. 22 Ibidem 18 4 - Contestualizzazione, sensorialità e affettività In un ottica neurolinguistica e bimodale, secondo Danesi, per attivare le potenzialità di entrambi gli emisferi è necessario seguire tre principi fondamentali: la contestualizzazione, la sensorialità e l'affettività. La contestualizzazione: inserire sempre le forme linguistiche in contesti significativi, per evidenziare il collegamento concreto tra linguaggio e realtà/mondo degli oggetti. Si attiveranno così le modalità contestualizzanti e sintetiche dell'emisfero destro. Le attività possono essere compiti pratici derivanti dal testo, attività ludiche, utilizzo di frasi umoristiche e scene dialogate, etc. Come scrive Danesi: “Queste tecniche contestualizzanti attivano la memoria dinamica e integrano la componente sensomotoria con quella motivazionale e con le operazioni concrete. Si possono inoltre utilizzare stimoli musicali unitamente a stimoli linguistici che coinvolgono bilateralmente gli emisferi.”. Considera Danesi come essenziali i seguenti punti: • Gli studenti dovranno applicare quello che hanno appreso allo svolgimento di compiti nuovi e/o di rinforzo. • Gli studenti dovranno essere coinvolti in attività interattive (roleplay, simulazioni, etc.) • L'insegnante dovrà solo controllare quello che gli studenti fanno, fornendo consigli, informazioni, etc. • La presentazione del nuovo input dovrà essere impostata nei termini delle sue connotazioni culturali. • La preparazione delle attività di pratica e di esercitazione si dovrà fare in base agli obiettivi concettuali e funzionali dell'unità didattica. La sensorialità: attivare i sensi dello studente, tutti i sensi, attraverso attività che gli permettano di ottenere maggiori informazioni possibili con il minimo sforzo (descrivere dettagli, scene, figure; ascoltare ad occhi chiusi, disegnare, associare immagini alle parole, etc.). L'affettività: creare un ambiente dove lo studente possa sentirsi a suo agio con 19 tecniche come role-play, l'utilizzo della metafora, o dove il discente esprima liberamente la propria personalità “consentono l'attivazione essenzialmente delle modalità dell'emisfero destro, a cui dovranno seguire momenti di focalizzazione sulle abilità dell'emisfero sinistro, mediante tecniche strutturali.”23 5 - La correzione degli errori “Chi non ha mai sbagliato non ha mai cercato di fare qualcosa di nuovo...”, diceva Einstein. Per favorire le funzioni dell'emisfero destro è meglio evitare di correggere continuamente gli errori di pronuncia o le minime inesattezze grammaticali. Bisogna sempre incoraggiare lo studente a fare domande o a rispondere spontaneamente nella L2, interrompere spesso lo studente per correggerlo è un fattore d'ansia che può intimorire il discente nelle fasi successive. Invece bisognerà sempre elogiare le produzioni nella L2, anche se non perfette, per motivare e stimolare lo studente. Andrà corretto esclusivamente l'errore che compromette la comunicazione e la comprensione nella classe, tralasciando le inevitabili inesattezze che comunque non compromettono la comunicazione. Tutto ciò favorisce l'utilizzo delle funzioni dell'emisfero destro, insieme all'utilizzo della L2 il più possibile. 6 - L'unità didattica Il concetto di unità didattica proposto da Giovanni Freddi nell'ambito della glottodidattica italiana è un modello operativo che racchiude elementi induttivi, deduttivi, funzionali ed affettivi. L'unità didattica “si basa su un armonico gioco di rimandi tra i due emisferi. Dalla fase di motivazione che integra le emozioni e le curiosità del cervello destro con l'analisi dei bisogni di quello sinistro, si passa ad una fase di globalità (modalità destra) cui segue l'analisi della lingua (modalità sinistra) per approdare alla sintesi” (Balboni, P., Didattica dell'italiano a stranieri, Bonacci, Roma, 1994.). 23 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998 20 Freddi suddivide l'unità didattica in sei fasi principali: 1. Motivazione. È la parte iniziale della lezione, “il momento dell'esplorazione della situazione, e cioè, del contesto comunicativo, del testo linguistico, e dell'illustrazione dei motivi di cultura connessi con il testo ed il contesto.” 24 Si cerca di stimolare l’interesse degli alunni attraverso una varietà di canali (visivo-audio) anche per capire cosa già sanno gli studenti sull’argomento. Si aiuta inoltre lo studente a comprendere il testo che dovrà ascoltare o leggere attraverso elementi paratestuali (titolo/immagini/didascalie/ parole/espressioni-chiave/autore..) e contestuali (situazione comunicativa del testo). In questa fase viene attivato l'M/DS (=il complesso di modalità psichiche associate all'emisfero destro), infatti si impiegano abilità sintetiche ed esplorative. 2. Globalità. Lo studente ha una prima percezione del discorso o del testo, comprendendolo in maniera globale, per la quale utilizza soprattutto l’emisfero cerebrale destro ed attiva la expectancy grammar25, focalizzando l’attenzione sull’argomento nel suo complesso. Vengono impiegate attività di ascolto/lettura/visione del discorso/testo/materiale filmico e multimediale ed esercizi miranti a comprendere l’argomento in senso più generale. “Questo è il momento dell'accostamento al testo, della fissazione della sequenza comunicativa inerente al testo (proporre brani descrittivi, articoli di giornale, testi pubblicitari, etc.). Anche questo è un momento coinvolgente l'M/DS, ma dà inizio ad una direzionalità che sta muovendo progressivamente verso le funzioni dell'M/SN.”26 3. Analisi. Questa fase serve a guidare gli studenti alla scoperta delle caratteristiche lessicali, morfosintattiche, testuali e stilistiche della lingua oggetto di studio. Si procede verso la comprensione dettagliata del messaggio, sia rispetto al contenuto che alla forma. Ciò avviene attraverso ripetuti contatti col 24 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998 25 Expectancy grammar o Anticipazione: è un meccanismo essenziale per il processo di comprensione. Esso consiste nel predire ciò che può comparire in un testo operando sulla base della situazione, della parte di testo che si è già compresa, del paratesto, delle conoscenze del mondo, ecc.. In tal modo si facilita la comprensione trasformandola, in realtà, solo nella conferma di una tra le previsioni effettuate. (da: Paolo E. Balboni, Dizionario di Glottodidattica, Guerra Edizioni, Perugia, 1999) 26 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998 21 discorso/testo/film, durante i quali di volta in volta, con esercizi specifici e mirati, si focalizzano ora aspetti testuali, ora lessicali, ora grammaticali, ora sociopragmatici e culturali. Si tratta di un momento attivante l'M/SN, dove lo studente riflette consciamente sull'input acquisito in precedenza. 4. Sintesi. Lo studente mette in pratica ciò che ha appreso fin’ora, con creatività, attraverso attività di simulazione che portano verso una riproduzione sempre più autonoma e meno automatica della lingua, eseguendo esercizi di fissazione e ripetizione e passando alla produzione sia orale che scritta delle strutture con esercizi di reimpiego e manipolazione dei testi. “Questo è un momento “intermodale”, coinvolgente sia l'M/DS che l'M/SN, in quanto propone esercitazioni di rinforzo per la fissazione delle forme (= attività associate all'M/SN), assieme alla drammatizzazione, all'uso di realia, e così via (=attività associate all'M/DS).”27 5. Riflessione grammaticale. Si aiutano gli studenti a riflettere sui meccanismi delle strutture, del lessico e degli elementi grammaticali fissati e riutilizzati nelle fasi precedenti. “Questo momento è associato all'M/SN in quanto è il momento della sistemazione delle strutture grammaticali, lessicali, e comunicative, e di eventuali cenni di contrastività.”28 In questa fase l'insegnate fornire spiegazioni e chiarimenti. 6. Controllo. L'insegnante verifica se lo studente ha appreso e sa riutilizzare le sue nuove conoscenze. “Questo è il momento della verifica delle abilità linguistiche e comunicative coltivate e degli obiettivi perseguiti. É il “punto di arrivo” psicologico e didattico, ed è, perciò, un momento intermodale, coinvolgente l'M/DS e l'M/SN in modo integrato.”29 27 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998 28 Ibidem 29 Ibidem 22 7 - Fare un’Unità Didattica Titolo UD a cura di Jacopo Gorini contesto: italiano LS/L2 profilo dei destinatari: bambini/adolescenti/adulti, analfabeti/scolarizzati/universitari, altra lingua conosciuta: inglese. livello linguistico: A2 del QCE / principiante, intermedio, avanzato strumenti e materiali didattici: fotocopie, lavagna e pennarelli, videoproiettore, pc con conneessione internet e casse acustiche, tempi previsti: 4 ore obiettivi: glottomatetici: sviluppare le abilita' di lavoro in gruppi (metodo Cooperative Learning). promuovere l'autoapprendimento degli studenti (progetti, lavori di ricerca a casa, lettura per l'approfondimento degli argomenti). linguistici: • morfosintattica: il passato remoto / l’imperfetto / recupero ed approfondimento di strutture verbali: congiuntivo e passaggio dalla forma diretta alla forma indiretta. • fonetica: • grafemica: • lessicale: significato e uso di alcuni modi di dire in italiano: sudare il salario,... • testuale: riconoscere caratteristiche e struttura dei diversi generi testuali; / riflettere sulle diverse tipologie testuali. • socio-pragmatici: riconoscere ed usare adeguatamente i registri colloquiale, informale, formale; • codici extraverbali: (cinesico, paralinguistico, prossemico, oggetemico, vestemico) decodificare i diversi linguaggi extratestuali; utilizzare segni extraverbali per esprimere significati; utilizzare segni extraverbali per ampliare il significato del messaggio; culturali: • acquisire la conoscenza delle abitudini alimentari in Italia: piatti tipici delle diverse regioni, la cultura e la storia del cibo e vini, le tradizioni del consumo di vari cibi e 23 • • • bevande. paragonare la situazione alimentare in Italia e Lituania: quali sono le similitudini e le differenze, come la cucina italiana 'modifica' le abitudini alimentari all'estero. analizzare la cultura italiana per scoprire i valori sottesi ai diversi modelli comportamentali; individuare elementi di civiltà italiana; modalità di lavoro: individuale, a coppie, a gruppi, in plenaria. prerequisiti: presente e passato prossimo dei veerbi (regolari e irregolari) del modo indicativo; / Lo studente ha familiarità col lessico riguardante la cucina e il cibo. Sa descrivere gusti ed esprimere opinioni personali. verifica: scrittura di un dialogo; / composizione creativa; / test a scelta multipla; / roleplay; fase di Motivazione Stimolare l’interesse degli alunni attraverso una varietà di canali (visivo-audio) e cercare di capire cosa già sanno gli studenti sull’argomento. Aiutare lo studente a comprendere il testo che dovrà ascoltare o leggere attraverso elementi paratestuali (titolo/immagini/didascalie/ parole/espressioni-chiave/autore..) e contestuali (situazione comunicativa del testo). Tecniche didattiche: • elicitazione • esplorazione delle parole chiave • spidergram alla lavagna. fase di Globalità Contatto con il testo (LETTURA/AUDIO) seguito da una successione di attività di comprensione (ASCOLTO SELETTIVO/LETTURA SELETTIVA) che non prevedono scrittura autonoma, soprattutto per un livello elementare. Il soggetto ha una prima percezione del discorso o del testo, d’insieme, per la quale utilizza l’emisfero cerebrale destro ed attiva la expectancy grammar, focalizzando l’attenzione sull’argomento nel suo complesso. Attività: ascolto/lettura/visione del discorso/testo/materiale filmico e multimediale ed esercizi miranti a comprendere l’argomento in senso più generale; Lo studente affronta il testo e lo comprende in maniera globale, attraverso lo skimming (saper cogliere il senso generale di un testo, quindi la sua funzione ed il suo contenuto globale), ... La fase di globalità serve a creare la situazione all’interno della quale si collocano i diversi materiali che verranno analizzati. Introduce il discente all'evento comunicativo attorno al quale ruoterà tutta l'UA, la sua durata non sarà eccessiva e le attività da svolgere dovrebbero essere rapide. 24 Tecniche didattiche: • ascolto – ripetizione • ascolto – lettura silenziosa • ascolto – lettura – ripetizione ad alta voce Guida alla comprensione: • scelta multipla • vero/falso • griglia • incastro • accoppiamento • transcodificazione (passaggio dal codice linguistico ad altro codice). fase di Analisi Si procede verso la comprensione dettagliata del messaggio, sia rispetto al contenuto che alla forma. Ciò avviene attraverso ripetuti contatti col discorso/testo/film, durante i quali di volta in volta, con esercizi specifici e mirati, si focalizzano ora aspetti testuali, ora lessicali, ora grammaticali, ora sociopragmatici e culturali; Il docente, attraverso una lettura scanning (il saper cogliere alcune informazioni specifiche in un testo), fa ricercare singole e precise informazioni nel testo, determinati elementi morfosintattici o lessicali che andranno segnalati o riportati nelle attività. La fase di analisi serve a guidare gli studenti alla scoperta delle caratteristiche lessicali, morfosintattiche, testuali e stilistiche della microlingua oggetto di studio. Quindi ci sarà una lettura attenta dei testi proposti con l’individuazione dei termini o delle strutture morfosintattiche più ricorrenti. Fase in cui l’insegnante richiama l’attenzione dell’alunno sugli elementi (funzionali/lessicali/grammaticali) ai quali si vuole lavorare con le seguenti tecniche didattiche: • Cloze - cloze: ogni alunno riceve la fotocopia del testo originale dal quale è stata cancellata una parola ogni sette (cloze classico). Si può variare anche cancellando le parole o le funzioni sulle quali si intende lavorare (cloze mirato) - dettato/dettato-cloze in cui si cancella solo la sezione conclusiva di ogni battuta per richiamare l’attenzione sull’aspetto grafico. Per entrambe le tecniche è utile la correzione in coppia promuovendo una collaborazione attiva tra compagni. - attrarre l’attenzione dell’alunno su alcune parti del testo attraverso l’uso di colori, cerchi, sottolineature • Completamento • Incastro (di frasi /parole) • Riordino (di frasi/parole/lettere) • Dettato • Seriazione/inclusione/esclusione Le tecniche possono essere diverse: abbinamento tra immagini-parola o parola-definizione, isolamento di prefissi e suffissi, griglie, inclusione/esclusione per la fissazione del lessico, esercizi di trasformazione o completamento per gli elementi morfosintattiche, il cloze per verificare che gli elementi siano stati acquisiti. Si tratta di attività molto guidate. 25 fase di Sintesi e Riflessione Lo studente è chiamato a reimpiegare le parti o la parte analizzata e a riflettere sul suo utilizzo, in modo tale da ricavarsi delle “regole d’uso” che gli permetteranno di usufruire in maniera autonoma di ciò che sta apprendendo. Lo studente rielabora quanto individuato nella fase precedente, lo reimpiega attivamente in situazione, lo fissa e lo sistematizza nella mente ristrutturando le mappe concettuali del proprio sapere. Lo studente mette in pratica ciò che ha appreso fin’ora, eseguendo esercizi di fissazione e ripetizione e passando alla produzione sia orale che scritta delle strutture con esercizi di reimpiego e manipolazione dei testi. Perché tale fase sia utile l’insegnante deve proporre un evento comunicativo o una situazione che siano realistici e significativi per i discenti. Bisogna quindi far FISSARE e REIMPIEGARE le strutture/parole evidenziate attraverso attività di simulazione che portano verso una riproduzione sempre più autonoma e meno automatica della lingua: • Ripetizione • Completamento • Composizione • Dialogo • Dialogo aperto: sono presenti solo le battute di un personaggio e l’allievo deve inserire quelle dell’altro personaggio, avendo ben chiaro il contesto in cui avviene la situazione comunicativa. La correzione non avviene in tempo reale ma sulla registrazione fatta del dialogo • Drammatizzazione:forma di simulazione che non concede alcuna libertà all’alunno che deve recitare (leggendo o a memoria) un testo • Roletaking: l’alunno deve recitare un testo all’interno del quale possono avvenire alcuni cambiamenti (lessico-funzioni-elementi grammaticali) • Rolemaking: gli alunni costruiscono un dialogo sulla base di una serie precisa di istruzioni • Roleplay: data la situazione comunicativa, gli alunni hanno ampia libertà di scelta delle strategie, delle strutture e di alcuni elementi contesuali • Creazione di testi di varia natura Nella fase di sintesi si dà spazio alla creatività. Infine si aiutano gli alunni a RIFLETTERE sui meccanismi delle strutture, del lessico e degli elementi grammaticali fissati e riutilizzati nelle fasi precedenti. fase di Verifica Il docente verifica se lo studente ha appreso e sa riutilizzare le sue nuove conoscenze attraverso • Testing diffuso: ogni feed back dell’alunno deve essere occasione di verifica dello suo sviluppo interlinguistico • Test di verifica finale per ogni unità didattica al fine di valutare il raggiungimento o meno degli obiettivi per poter riflettere sulla necessità o meno di attività di recupero/rinforzo individuale e/o di gruppo • Tecniche didattiche: • Scelte multiple 26 • • • • • • • Griglie Domande Transcodificazione Incastri Cloze Monologo Composizione 27 Bibliografia • BALBONI P.E., Didattica dell'italiano a stranieri, Roma, Bonacci, 1994. • BALBONI P.E., Dizionario di Glottodidattica, Guerra Edizioni, Perugia, 1999. • BALBONI P.E., Fare educazione linguistica, Torino, Utet 2008. • BALBONI P.E., La comunicazione interculturale, Venezia, Marsilio, 2007. • BALBONI P.E., Le sfide di Babele. 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