Scarica il PDF - Settimanale Tempi
Transcript
Scarica il PDF - Settimanale Tempi
anno 22 | numero 17 | 4 maggio 2016 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr settimanale diretto da luigi amicone Alla mercé del Dragone Milan, Inter, Pirelli e tanto altro. Luci e soprattutto ombre dello shopping mondiale dei cinesi EDITORIALE INCHIODATI AGLI SLOGAN PRO E CONTRO I PROFUGHI L’ASCIA NEL CUORE Indignazione in un clic Anders Breivik, il folle neonazista che uccise 77 persone a Utoya nel 2011, ha vinto una causa contro lo Stato norvegese, colpevole di violare i suoi diritti umani in carcere, al quale è stato condannato con una pena di 21 anni (il massimo in Norvegia, dove non esiste l’ergastolo). Il caso ha destato clamore perché la cella in cui è rinchiuso Breivik è provvista di tv, console per videogiochi e uno spazio dove fare esercizio fisico. Ma poiché egli è costretto a trascorrere 22 ore da solo, i giudici norvegesi hanno riconosciuto che sì, in effetti, tale trattamento contrasta con la Convenzione europea dei diritti umani, che proibisce la tortura e i trattamenti degradanti. Sui siti internet hanno ricominciato a girare le immagini delle splendide celle norvegesi, dotate di tutti i comfort, che paiono quasi delle villette brianzole. Per i quotidiani online è stato un gioco da ragazzi ottenere clic d’indignazione sottolineando il contrasto tra il mostro e il trattamento riservatogli («persino la playstation»!). Negli stessi giorni è uscito il rapporto Antigone sulle carceri italiane: in celle vecchie, fatiscenti e sovraffollate sono stipati detenuti (un terzo in attesa di giudizio) come nemmeno i maiali – secondo le norme europee – meriterebbero di essere trattati. Nel 2015 vi sono stati quasi settemila episodi di autolesionismo e 43 suicidi. È una situazione di tortura che va avanti da anni, ma, a parte qualche radicale o cattolico di buon cuore, nessuno ne parla. Mica che poi qualcuno si indigni per sbaglio. Emanuele Boffi 4 | 4 maggio 2016 | | Quando ci decideremo ad affrontare l’esodo con il coraggio della verità? «S top all’emigrazione irregolare. il mio eldorado è il mali». Se solo avessimo trovato in giro, in una delle tante agenzie che immortalano con foto di straordinaria suggestività i poveri squali uccisi o le povere barriere coralline sbianchettate, i manifesti che campeggiano nelle strade di Bamako, avrebbero meritato una copertina. Già, perché noi qui continuiamo a dividerci sugli immigrati e a raccontarci le baruffe delle cancellerie europee. Continuiamo a discutere di navi che ogni giorno traghettano in salvo gente ammassata sui barconi. E di frontiere dell’ex impero asburgico ricostruite in questi giorni di emergenza profughi. Mentre non si sono ancora visti quella foto-manifesto di Bamako e articoli come quello che ospitiamo in questo numero dell’africanista Anna Bono, che raccontano l’esodo con gli occhi di chi emigra. Cioè dal punto di vista della gente del Mali, Senegal, Nigeria, Costa D’Avorio, dove grande è il dolore e l’onta di vedere le forze più giovani strappate alla propria terra e alle proprie famiglie. Per cosa? Per un Eldorado che non esiste. Un sogno di benessere su cui speculano le “agenCON IL SUO «NON POSSO TACERE!» zie di viaggio” della criminalità, i E «DISARmATE GLI AGGRESSORI!», trafficanti di esseri umani. WOjTyLA OTTENNE L’INTERvENTO Noi qui a dire: “poverini”, “accoDI POLIzIA INTERNAzIONALE CHE glienza”, “eurobond”. Oppure: “non SALvò I mUSULmANI IN BOSNIA si può accoglierli tutti”, “chiudere le frontiere”, “tirare su i muri”. Non ci accorgiamo che le opposte fazioni restano incatenate all’uso elettoralistico o moralistico o ideologico di un esodo che, come da documento congiunto Papa-Patriarchi a Lesbo, deve essere affrontato con «ogni mezzo». E «ogni mezzo» significa anzitutto capire cosa sta accadendo. E significa intervenire. Quanto ancora dovranno aspettare gli africani per ricevere vera cooperazione anziché aiuti finanziari a pioggia in cambio dell’introduzione in Africa di carrettate di condom e pianificazioni delle nascite, leggi “antiomofobia” e legislazioni pro matrimoni gay? Fino a dove l’Occidente si spingerà ad azzannare la Chiesa e le missioni cattoliche che hanno sottratto l’Africa allo schiavismo islamista e puritano? Se ci voltiamo verso il Medio Oriente, la domanda si fa anche più impellente. Quanto possono ancora aspettare i milioni di civili posteggiati nelle “terre di mezzo”, stipati in sterminati campi profughi, con poco cibo e nessun posto dove andare, prima che la comunità internazionale organizzi una risposta decente allo Stato islamico e imponga con un intervento di “ingerenza umanitaria” il ritorno a casa di gente che non avrebbe nessuna intenzione di emigrare in Europa? Ah, se anche gli uomini di Chiesa che si sono messi a discettare di superamento del catechismo cattolico in materia di “guerra giusta”, ricordassero il grido di san Giovanni Paolo II, il suo «non posso tacere!» e «disarmate gli aggressori!», per cui infine papa Wojtyla ottenne l’intervento di polizia internazionale che salvò i musulmani in Bosnia e in Kosovo… Ma è proprio questo che manca oggi: il coraggio della verità. SOMMARIO 10 PRIMALINEA LUCI E OMBRE DELLO SHOPPING MONDIALE CINESE | CASADEI NUMERO 17 IN EDICOLA DAL 28 APRILE AL 4 MAGGIO 2016 anno 22 | numero 17 | 4 maggio 2016 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr settimanale diretto da luigi amicone Alla mercé del Dragone Milan, Inter, Pirelli e tanto altro. Luci e soprattutto ombre dello shopping mondiale dei cinesi 18 SOCIETà L’AVVENTURA DELL’AFFIDO | GIOJELLI LA SETTIMANA L’ascia nel cuore Emanuele Boffi ........................... 4 Foglietto Alfredo Mantovano.......... 8 Boris Godunov Renato Farina.............................17 Consequentia rerum P. G. Ghirardini ...................... 22 Vostro onore mi oppongo Maurizio Tortorella..... 23 24 ESTERI AFRICA, I COSTI DELLA PERDITA DI UNA GENERAZIONE | BONO Mamma Oca Annalena Valenti .............. 35 Cartolina dal Paradiso Pippo Corigliano ................. 39 Lettere dalla fine del mondo Aldo Trento .................................. 40 Sport über alles Fred Perri...........................................42 Appunti Marina Corradi ..................... 46 RUBRICHE Stili di vita .......................................... 34 Motorpedia ....................................... 36 Lettere al direttore .......... 38 Taz&Bao................................................44 30 CULTURA IL FILOSOFO CATTOLICO MUSSO DIFENDE IL METODO GALILEIANO | AGNOLI Foto: Ansa, Ansa Foto di copertina: Shutterstock FOgLIETTO INCONTRIAMOCI VENERDÌ 29 APRILE A ROMA Davanti ai nostri fratelli che pagano per la fede il prezzo più alto DI ALFREDO MANTOVANO* K om Boha è un villaggio a 60 chilometri da Assiut, nell’Alto Egitto: sono circa trent’anni che le 1.500 persone di fede cattolica desiderano una chiesa vera. Finora la Messa è stata celebrata in un piccolo spazio messo a disposizione da una famiglia: nell’area c’è un muro diroccato sul quale una mano pietosa ha dipinto una croce. In Europa, in Italia, prima di andare a Messa la domenica siamo abituati a scegliere quella della chiesa più vicina, la più comoda, dove il sacerdote non tira l’omeA PARTIRE DALLE ORE 20 PER TuTTA LA lia troppo per le lunghe. NOTTE VERRANNO PROIETTATE IMMAgINI In tanti angoli nel monDELLA PERsECuzIONE ANTICRIsTIANA su do non si hanno molte uNA FONTANA DI TREVI ILLuMINATA DI alternative: ci sono fedeli disposti a percorrere a ROssO, TINTA DEL sANguE DEI MARTIRI piedi ogni settimana chilometri e chilometri pur di assistere al ri- to: sono state gettate le fondamenta della to sacro; fedeli che – come in Nigeria, nei struttura di 450 metri quadrati. Le spese territori occupati da Boko Haram – si re- per completarla sono assicurate da Acs: è cano in chiesa, ma non sono certi di tor- una delle tante modalità di intervento di narne, a causa degli attentati che sono re- questa fondazione di diritto pontificio, coalizzati proprio il giorno della festa, con stituita nel 1947 da un monaco di origine terroristi bambini indotti a entrare negli olandese, Werenfried van Straaten. In 70 anni essa ha realizzato progetedifici sacri e lì a farsi esplodere; fedeli che – come a Kom Boha – non traggono da ti per sostenere la pastorale della Chiesa una difficoltà materiale ragione per non nei luoghi di persecuzione o di grave carenza di mezzi. Nel 2015 ha raccolto oltre frequentare i sacramenti. In Egitto la legislazione sulla costru- 123 milioni di euro nei 21 paesi dove è prezione delle chiese è una delle preoccupa- sente e ha realizzato 6.209 progetti in 148 zioni dei cristiani: a differenza delle mo- nazioni. Al lavoro di aiuto materiale si afschee, ottenere permessi per costruire fianca quello di sensibilizzazione, che culaltri edifici religiosi fa registrare attese di mina con la pubblicazione biennale del anni, quasi che i cristiani siano cittadini Rapporto sulla libertà religiosa nel mondi seconda serie. Grazie ad Aiuto alla Chie- do, un volume di centinaia di pagine fatsa che Soffre (Acs), i fedeli di Kom Boha po- to di schede-paese che per ogni Stato, nestranno avere presto una chiesa, che sarà suno escluso, descrive cosa è accaduto nel intitolata a san Giorgio. Il terreno che la biennio precedente. comunità aveva acquistato con grande saNella stessa linea si colloca l’iniziaticrificio 22 anni fa non resterà inedifica- va di venerdì 29 aprile a Roma, alle 20, da- 8 | 4 maggio 2016 | | vanti alla Fontana di Trevi. Uno dei monumenti più noti al mondo sarà investito da fasci di luce rossa: a simboleggiare il sangue dei tanti martiri cristiani uccisi in odio alla fede. La serata, condotta da Monica Mondo, si aprirà con i saluti del prefetto Francesco Paolo Tronca, commissario straordinario di Roma Capitale, cui seguiranno una mia breve introduzione e l’intervento del presidente internazionale di Acs, il cardinale Mauro Piacenza. Le quattro testimonianze Quattro ospiti racconteranno poi altrettante storie di martiri per la fede: dalla vicenda delle Missionarie della Carità uccise nello Yemen il 4 marzo, che sarà ricordata da una loro consorella, a quella del ministro per le Minoranze religiose del Pakistan assassinato nel marzo 2011, Shahbaz Bhatti, di cui dirà il suo amico Shahid Mobeen, fondatore dell’Associazione Pakistani cristiani in Italia. Maddalena Santoro racconterà del fratello, don Andrea, ucciso in Turchia nel 2006; infine uno studente del Kenya, Luka Loteng, renderà omaggio agli studenti cristiani uccisi a Garissa nell’aprile 2015. Al termine la fontana si vestirà di rosso per fare da cornice alla testimonianza di monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo. La serata si concluderà con la recita della Preghiera del venerabile Pio XII per la Chiesa perseguitata. Per tutta la notte verranno proiettate immagini della persecuzione anticristiana su una Fontana di Trevi tinta del sangue dei martiri. Incontriamoci in questo luogo simbolo della capitale il 29 aprile: è un modo di porsi idealmente al fianco di chi oggi soffre a causa della fede. *presidente di Acs Italia Foto: Ansa | COPERTINA Multinazionali, squadre, banche, catene alberghiere. Attenzione a guardare con favore allo shopping mondiale dei cinesi. Basterebbe l’imminente svalutazione della loro moneta a travolgerci. E non è nemmeno la notizia peggiore | China National Chemical Corporation (nota con l’abbreviazione ChemChina) ha acquistato la maggioranza della Pirelli comprando azioni per una cifra attorno ai 7,9 miliardi di dollari DI RODOLFO CASADEI Alla mercé del Dragone 10 | 4 maggio 2016 | | | | 4 maggio 2016 | 11 COPERTINA PRIMALINEA La città fantasma di Kangbashi, nel nord della Cina. Costruita nel 2009 per ospitare un milione di persone, nel 2015 contava meno di 100 mila abitanti MILAN, INTER, ATLETICO MADRID, MANCHESTER CITY. PIRELLI, BORSA DI CHICAGO, SYNGENTA. DA QUALCHE TEMPO GLI INVESTIMENTI CINESI SI SONO RIORIENTATI SULL’OCCIDENTE 12 | 4 maggio 2016 | | tivo di portare in Cina il Mondiale di calcio del 2030, mentre il piano di sviluppo decennale del paese prevede il rilancio dell’economia sportiva e in tale contesto la creazione di 50 mila nuove scuole calcio entro il 2025. Dalian Wanda è già entrato nella proprietà dell’Atletico Madrid con 45 milioni di euro, mentre il gruppo automobilistico Rastar ha comprato la maggioranza delle azioni dell’Espanyol con circa 17 milioni di euro. Altre dieci squadre della Liga spagnola hanno contratti di varia natura (sponsorizzazioni, scambi fra scuole calcio, forniture) con aziende cinesi. In Inghilterra China Media Capital Holdings ha comprato una quota da 400 milioni di euro nella proprietà del Manchester City. Zhang Jindong, miliardario proprietario della SCG, si propone di acquistare una quota del 20 per cento della proprietà dell’Inter con una cifra attorno agli 80 milioni di euro. Molto più ambizioso, Robin Li, presidente del Consiglio di amministrazione di Baidu e sesto uomo più ricco della Cina, ha offerto 720 milioni di euro per rilevare interamente l’Ac Milan: se l’operazione andrà in porto sarà il più grosso investimento cinese nel calcio europeo. Acquisizioni internazionali Eppure queste cifre, capaci di mettere a dura prova la resistenza di uomini come Silvio Berlusconi e Mansur bin Zayd Al Nahyan (il proprietario del Manchester City e fratellastro del presidente degli Emirati Arabi Uniti), sono poco più che spiccioli in confronto agli investimenti che i cinesi hanno fatto e stanno offrendo di fare in altri settori. Per anni si sono concentrati principalmente in acquisizioni di grandi compagnie dei paesi emergenti, ma da qualche tempo si sono riorientati sui mercati dell’Occidente industrializzato. L’anno scorso su 112,5 miliardi di dollari di acquisizioni e fusioni made in China in tutto il mondo, le imprese cinesi hanno investito 23 miliardi in Europa Foto: Ansa C minimamente attenzione allo shopping compulsivo che le imprese cinesi stanno conducendo in tutto il mondo, non si sorprende che si stia estendendo al calcio. L’anno scorso il precedente record di acquisti e fusioni cinesi all’estero è stato battuto, quest’anno sarà stracciato. L’offerta multimilionaria di Baidu, il secondo motore di ricerca Internet del mondo, per l’acquisto dell’Ac Milan, e l’interessamento di alcune aziende (Suning Commerce Group, Bejing Xinwei, ChemChina) a rilevare quote di proprietà dell’Fc Internazionale si spiegano anche con l’importanza che il regime di Pechino attribuisce all’ascesa della Cina nell’ambito del calcio, lo sport più popolare del mondo. Il gruppo Dalian Wanda, gigante dell’edilizia e delle sale cinematografiche del miliardario Wang Jianlin (il cinese più ricco del mondo), è diventato top level sponsor della Fifa con l’obiethi sta facendo (di cui 17,1 nell’eurozona) contro i 18 del 2014; 15 miliardi di dollari negli Stati Uniti contro i 12,8 del 2014. L’affare più grosso in Europa ha riguardato l’Italia: China National Chemical Corporation (nota con l’abbreviazione ChemChina) ha acquistato la maggioranza della Pirelli comprando azioni per una cifra attorno ai 7,9 miliardi di dollari. Il 2016 si è aperto con altri trofei di caccia grossa: Haier ha comprato l’unità prodotti della General Electric americana per 5,4 miliardi di dollari, mentre Dalian Wanda ha acquistato Legendary Entertainment (casa cinematografica californiana) per 3,5 miliardi di dollari. Altre trattative sono in corso da parte di soggetti cinesi per acquistare la Borsa di Chicago, la tedesca Krauss-Maffei (specialista in armamenti e meccanica pesante), la catena americana di hotel Starwood per 13 miliardi di dollari e soprattutto la Syngenta, il gigante svizzero dell’agroindustria per la quale ChemChina sarebbe pronta a sborsare circa 43 miliardi di dollari, cioè quasi il tri- plo di tutti gli investimenti cinesi negli Stati Uniti l’anno scorso. Non è detto che tutte le operazioni vadano a buon fine. Soprattutto in America gli organi di controllo vigilano, e non tutte le acquisizioni ottengono il via libera. Si calcola che mediamente il 60 per cento delle offerte cinesi non abbia esito positivo. Però nel solo mese di gennaio sono state annunciate 82 offerte cinesi di acquisto o fusione per un valore di 73 miliardi di dollari. Il conto è presto fatto. E in ogni caso la cedevolezza alle iniziative cinesi è molto superiore alle resistenze. Esemplare il caso della Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) promossa da Pechino. Gli Stati Uniti hanno svolto un’insistente opera di dissuasione nei confronti dei paesi europei orientati ad aderire alla banca multilaterale, spiegando che essa rappresenta un’alternativa al sistema imperniato sul Fondo monetario internazionale (Fmi) e sulla Banca Mondiale egemonizzati dall’Occidente e uno strumento per l’espansione dell’influenza politica cinese. Non è servito a nulla: contro il parere di Washington, il Regno Unito è diventato membro fondatore dell’istituto di credito con sede a Pechino il 12 marzo, Francia, Germania e Italia il 16 marzo. In tutto 13 paesi dell’Unione Europea figurano fra i membri fondatori della filo-cinese Aiib. Che, scrive China Daily, «aiuterà le compagnie cinesi nelle loro offerte di acquisizioni internazionali». Ma per quale motivo tanti soggetti economici cinesi – aziende pubbliche e imprese private, fondi sovrani d’investimento e fondi azionari privati – si sono lanciati nello shopping planetario compulsivo di imprese straniere? La risposta porta con sé motivi di preoccupazione. Da una parte, infatti, gli attori cinesi acquistano all’estero per le ragioni strategiche tipiche delle multinazionali. Chi investe nel calcio ovviamente non pensa di realizzare profitti in quell’ambito, ma vuole fare conoscere il proprio marchio per facilitare l’ingresso dei propri specifici prodotti o servizi nel mercato del paese della squadra di football acquisita. Poi ci sono le acquisizioni che mirano ad accaparrarsi tecnologie, linee di produzione, catene di distribuzione, quote di mercato, marchi esteri prestigiosi, capacità di ricerca e sviluppo. Tutto questo rientra nella norma e nella logica delle multinazionali. Nel caso delle aziende cinesi sappiamo anche per certo che queste scelte sono approvate e facilitate dal governo: il dirigistico stato cinese esercita un forte controllo sulla disponibilità di valuta estera; senza il via libera delle autorità le imprese non disporrebbero dei dollari o degli euro necessari per le loro operazioni. Ma le strategie industriali e finanziarie non sono le uniche cause degli investimenti esteri cinesi. Il rallentamento della crescita economica, il rischio di una nuova svalutazione della moneta nazionale e le particolari strategie che il governo cinese ha messo in atto per contrastare la flessione della crescita sono altrettante, preoccupanti ragioni per le quali le aziende cinesi acquisiscono all’estero. Il problema è questo: la sinizzazione dell’economia mondiale è sintomo di un rischio di crac dell’economia in Cina che si ripercuoterebbe sulle economie di tutto il mondo. Un rallentamento inevitabile Com’è noto, i tassi di crescita dell’economia cinese sono in flessione. Fra il 1979 (anno della riforma economica di Deng Xiaoping) e il 2010 il Pil cinese è cresciuto mediamente del 9,9 per cento all’anno. A partire dal 2010 si sono fatti sentire anche sulla Cina gli effetti della crisi finanziaria dei mutui sub-prime divenuta acuta nel 2008. Nel 2012 la crescita è stata “solo” del 7,8 per cento, nel 2015 addirittura del 6,9 per cento, la più debole negli ultimi venticinque anni. Quel| | 4 maggio 2016 | 13 pRIMALINEA COPERTINA la di quest’anno è stata programmata dal governo al 6,7 per cento, ma i dati del primo trimestre proiettati su tutto l’anno dicono 6,3. Questo rallentamento ha influito al ribasso sul prezzo delle materie prime, mettendo in crisi i paesi come il Brasile e aree come l’Africa subsahariana che in questi anni si sono arricchiti esportando in Cina le materie prime al servizio del boom manifatturiero, e l’Europa che stava risalendo la china con esportazioni di alta gamma verso tutti i sopra menzionati. Ma il peggio deve ancora arrivare. L’economia cinese sembra destinata a un rallentamento ben più accentuato di quello registrato negli ultimissimi anni, perché l’alta crescita che è stata comunque mantenuta si basa sulla alti del mondo. In cifra assoluta, il debito cinese totale (quello pubblico sommato a quello privato) è quadruplicato nel giro di sette anni, passando dai 7 mila miliardi di dollari del 2007 ai 28 mila miliardi del 2014. Dati più aggiornati non ce ne sono. Prima o poi le imprese dovranno disindebitarsi, oppure fallire, oppure far fallire le banche che hanno loro prestato. Si calcola che i bilanci delle banche cinesi siano già afflitti da 200 miliardi di dollari di debiti inesigibili. Tutto ciò produrrà deflazione, ulteriore diminuzione della crescita, e tutto questo si riverbererà a livello dell’economia mondiale. A preoccuparsi della piega che stanno prendendo le cose sono i cinesi stessi. Che il rapporto debito-Pil sia diventato insosteni- IL govERNo dI pEchINo hA AffRoNtAto LA cRIsI RIvERsANdo uN MARE dI dENARo suLLE IMpREsE. chE A LoRo voLtA Lo hANNo usAto pER costRuIRE cIttà RIMAstE dIsAbItAtE bolla di un crescente indebitamento delle imprese e su una bolla edilizia. In buona sostanza il governo cinese ha affrontato la crisi creata a livello globale dai mutui sub-prime riversando un mare di denaro sulle imprese che a loro volta lo hanno usato per investimenti infrastrutturali e per costruire città che sono rimaste disabitate. Quando il collasso? Nel solo 2009 il governo approvò un pacchetto di stimoli per 586 miliardi di dollari. Il debito pubblico cinese è poco elevato: ufficialmente è pari al 41 per cento del Pil (si pensi che quello italiano, che è il quarto più alto al mondo, sta al 133 per cento); ma se ad esso si sommano il debito delle imprese e quello delle famiglie, arriviamo al 230-240 per cento (le stime variano fra varie fonti autorevoli, secondo McKinsey Global Institute sarebbe addirittura 282 per cento), che è uno dei più 14 | 4 maggio 2016 | | bile lo ha ammesso lo stesso Zhou Xiaochuan, il governatore della banca centrale cinese. Ning Zhu, uno dei più celebrati economisti di Shanghai, ha da poco scritto in inglese China’s Guaranteed Bubble (La bolla garantita della Cina), dove spiega che le implicite garanzie del governo cinese a banche, imprese statali, governi locali e investitori del settore edilizio e del mercato azionario hanno incoraggiato livelli di indebitamento sempre più pericolosi per un’economia in rallentamento. «Una bolla e il suo successivo collasso non sono questione di se, ma di quando», ha dichiarato in un’intervista al New York Times. «La finestra a disposizione per disinnescare questa bomba a orologeria si sta chiudendo, considerata la velocità con cui il debito è aumentato negli ultimi anni». Secondo Zhu la bomba si disinnesca togliendo di mezzo la garanzia dello Stato e lasciando fare al mercato. Non è quel- lo che sta facendo il governo cinese, che all’inizio dell’anno ha emesso altri 500 miliardi di debito in forma soprattutto di prestiti alle imprese. L’Economist ha previsto le prossime mosse: utilizzo della leva del debito pubblico (con un rapporto debito pubblico-Pil del 41 per cento, c’è ancora spazio di manovra), tassi di interesse sui prestiti vicini allo zero, Quantitative Easing alla Draghi. Resta tabù, ufficialmente, la misura regina per stimolare la crescita attraverso l’export e per rendere meno oneroso il servizio dei debiti: la svalutazione della moneta. L’esigenza di spendere L’anno scorso la valuta nazionale è stata svalutata del 3 per cento, le autorità ripetono che vogliono difendere l’attuale cambio, ma economisti e imprenditori cinesi parlano e agiscono come se una nuova svalutazione fosse solo questione di tempo. Per difendere il cambio attuale sono stati bruciati quasi 1.000 miliardi di dollari di riserve valutarie, scese da 4 mila a 3.200 miliardi di dollari nel giro di un anno. Secondo il presidente dell’Accademia delle Scienze sociali Yu Hongding, intervistato a Cernobbio da Ambrose Evans-Pritchard del Daily Telegraph, «Le autorità devono smettere di intervenire sul mercato dei cambi. La Cina ha bisogno di una svalutazione del 15 per cento. Stanno creando le condizioni per gli speculatori». La prova che gli imprenditori cinesi prevedono una svalutazione sta proprio nel fatto che stanno facendo acquisizioni all’estero più che possono. Quello è il modo migliore di prevenire il deprezzamento dei loro asset che deriverebbe da una svalutazione in patria. Come ha dichiarato un altro economista cinese al Financial Times, Shen Jianguang, «La fuoriuscita di capitali è fortemente collegata alle aspettative di una svalutazione della moneta cinese». Sì, Berlusconi e Thohir possono tirare sul prezzo. n boris godunov bATTuTE CHE non FAnno ridErE Il nuovo leader delle toghe e il vizio antico di descrivere le persone come «mosche» | di rEnATo FArinA b oris ha imparato che uno dei frammenti dei filosofi eleati, tramandatici dai monaci, dice: «Donaci o Zeus il miracolo di un cambiamento». Abbiamo bisogno di cambiare, di tornare bambini, abbracciati alla verità e all’amore come ci accadde con nostra madre. Gesù dice: nascere di nuovo. Pochi giorni fa, un incontro casuale, alla stazione Termini di Roma, sala di attesa del Frecciarossa: Antonio Di Pietro. Un giorno dividemmo un piatto di pasta e una fetta d’anguria, poi ci si rivedette in tribunale. Questa volta è scattato qualcosa di misterioso e ci siamo abbracciati. Qualche frase ovvia, di quelle che però dicono la verità, su noi stessi, le speranze, la famiglia. Qualche ora dopo, in risposta al mio, mi è arrivato questo sms: «Ciao, Renato. Anche io ti ho rivisto e salutato con piacere. Il tempo e gli anni ci aiutano molto a capire meglio gli altri. Per me ora è così. Antonio». Mia risposta: «Vale anche per me. Forse si cresce». Ehi, non è l’incontro di due reduci con il bastone e i rimpianti. È qualcosa d’altro. Il tempo è un grande pedagogo. Bisogna lasciare frangere le onde dell’esperienza sul nostro «petto che molto ha sofferto» (Alceo), ma ha anche detto di sì a molte sciocchezze. E saper chiedere e riconoscere uno sguardo di misericordia, quello che ci viene incontro con questo Giubileo. Ho detto Giubileo e sembra quasi che abbia detto giulebbe, che è un dolce, troppo dolce. Ma Boris non sopporta melensaggini. Sia chiaro, le idee di Di Pietro sono quelle di sempre, su giustizia e politica (almeno credo). Così le mie, diverse alquanto. Ma si guarda l’altro con compassione. Una coerenza leggermente spaventosa A volte però non si cambia proprio. Si dicono le stesse cose, con lo stesso rullo di tamburi che non muta mai ritmo. Dell’intimo non so, resta un enigma. Ma quanto al dire, idem con patate. Con nuovi alti pennacchi sulla fronte indubbiamente spaziosa, è ricomparso sulla scena pubblica Pier Camillo Davigo, oggi capo del sindacato unico dei magistrati (Anm). Per chi avesse perso di vista la sua carriera, da testa fine del pool di Mani pulite è stato promosso consigliere alla Corte di Cassazione. Nessuno eccepisce su due doti: la competenza giuridica e il linguaggio chiaro, senza paludamenti. Ecco: Davigo parla esattamente come venti e passa anni fa, stesse formule, stessi aneddoti, e questa impossibilità di cambiare disco. Certo è coerenza, ma leggermente spaventosa. pEr dAvigo non C’è nullA dA sCoprirE: si sA CHE i poliTiCi sono lAdri, non si sCAppA. si pErCEpisCE l’AFFErmAzionE dEl diriTTo dEi pm A spArArE nEl bosCo ConTro quAlunquE CosA si muovA, nEllA CErTEzzA di bECCArE un ColpEvolE Di recente è apparso in tv a Otto e mezzo, dove ha asfaltato con assoluta facilità Paolo Mieli, che timidamente criticava l’invasione di campo della magistratura nella politica. Tutte risposte straordinariamente efficaci, quelle di Davigo. Io mi permetto una sintesi difficilmente smontabile: “I ladri sono ladri sono ladri”, con la stessa intonazione lirica di “Una rosa è una rosa è una rosa” (Gertrude Stein). Possibile che la vita sia solo questo? A prescindere dal processo e perfino dall’indagine Certo, uno potrebbe dire: è il suo mestiere, prendere i ladri, anzi scoprirli, inquisirli, processarli e giudicarli. Ma la questione è che per lui non c’è nulla da scoprire. Si sa che sono ladri. Chi? La grandissima parte dei politici, degli amministratori pubblici, non si scappa. Si percepisce l’affermazione del diritto delle procure a sparare nel bosco della politica contro qualunque cosa si muova, nella certezza di beccare un colpevole, prima che ci sia non solo un processo ma un’indagine. Anche quando dice cose sensatissime, Davigo è come se ci costringesse a leggere un ipertesto, che coincide con il suo sorriso quasi leonardesco, ma direi anche giacobinesco. C’è una frase nell’intervista al Corriere della Sera molto interessante. Oggi la situazione è come allora?, chiede Aldo Cazzullo. «È peggio di allora. È come in quella barzelletta inventata sotto il fascismo. Il prefetto arriva in un paese e lo trova infestato di mosche e zanzare, e si lamenta con il podestà: “Qui non si fa la battaglia contro le mosche?”. “L’abbiamo fatta – risponde il podestà –. Solo che hanno vinto le mosche”. Ecco, in Italia hanno vinto le mosche. I corrotti». Questa identificazione tra persone (corrotte, da incarcerare, certo!) e insetti, mi spaventa molto. Di certo si scontra con l’articolo 27 della Costituzione dove si parla di umanità della pena e rieducazione. Umanità con le mosche, rieducazione delle mosche? Via, non scherziamo. Schiacciarle, si deve. | | 4 maggio 2016 | 17 SocIetÀ | Portentosa osPitaLità DI caterIna gIojellI Famiglie briciole e scugnizzi Quelli che scappano, quelli che si ribellano, quelli che muoiono, quelli che riappaiono. Perché trovano una porta aperta e un papà e una mamma che non dicono mai a caso “ti voglio bene”. L’avventura titanica dell’affido «U anni fa ero per caso a una messa», «trent’anni fa, eravamo tutti a tavola», «erano le otto di sera, ero appena rientrata dal lavoro». Hanno buoni occhi e non stanno alla finestra a guardare, scavalcano quaderni e giocattoli, calpestano briciole di cracker, ma corrono ad aprire la porta. Una, due, anche decine di volte. Per i propri e per i figli degli altri. Hanno una buona vista e sanno che quel giovedì, quella sera, durante quella cena, la strada di qualcuno si è biforcata, un pezzetto verso la loro casa, e l’altro chi lo sa? Per questo non amano trebbiare parole inutili, ma corrono ogni volta verso quella porta come il primo giorno, il primo «eccomi» con cui risposero a una proposta di affido, perché «posso accogliere decine di bambini, ma se perdo il sì iniziale mi accorgo della sterilità del 18 n giovedì sera di otto | 4 maggio 2016 | | mio sforzo umano». E poi come li guardi quelli che scappano, quelli che si ribellano, quelli che ti chiamano «quella che fa da mangiare», quelli che ti dicono «dimmi che me ne devo andare ma non che mi vuoi bene», quelli che se ne vanno, e a volte anche per sempre? «Posso stare qui quanto voglio?», aveva chiesto Irene a Pietro. Lei allora era solo una ragazzina di quindici anni, con un figlio di un anno, incinta di una bambina. E Pietro per sette anni le aveva fatto da padre, mostrato cosa fosse una famiglia, trasmesso la fede e, soprattutto, quella certezza – «questa è proprio l’opportunità di farsi aiutare, di lasciarsi voler bene da Gesù» – che Irene avrebbe testimoniato a tanti ragazzi che come lei vivevano in famiglie affidatarie dell’Associazione Fraternità di Monte Cremasco, nata nel 1984 in provincia di Cremona da un gruppo | | 4 maggio 2016 | 19 SOCIETÀ portentosa ospitalità Si è tornato a parlare di affido dopo che, lo scorso gennaio, è approvata la legge sulla continuità affettiva, che introduce una corsia preferenziale per le adozioni da parte delle famiglie che hanno avuto in affido minori in stato di abbandono e adottabilità. Nelle foto, famiglie dell’Associazione Fraternità di Monte Cremasco (Cr) di amici esortati da don Luigi Giussani ad esprimere gratitudine per il loro incontro con Cristo nella condivisione del bisogno dell’uomo. Ed erano nate le prime “comunità familiari”, una cascina in cui tre famiglie sarebbero diventate il punto di riferimento per oltre trecento famiglie di tutte le province lombarde, con presenze significative anche in Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Sicilia. «Quel sì per me voleva dire aver trovato una casa. Lì ho capito che i miei bambini ed io, saremmo sempre stati voluti bene». Voler bene: mai immedesimazione sentimentale, mai emanazione di una regola, oggi come trent’anni fa. Paolo aveva detto chiaro e tondo a Tommaso: «Noi ti vogliamo bene, ma se vuoi continuare devi starci, devi esserci anche tu». E Tommaso se ne era andato. «Verso Natale mi richiama e mi chiede se posso ospitarlo. Vieni a pranzo, gli dico, ci sono anche i nonni. Dice che viene con questa sua fidanzata, che alle 11 sarebbe arrivato in città. Figli contentissimi, nonni commossi, attesa enorme. Alle 12.30 non arriva e iniziamo a mangiare. Alle 16 mi chiama, “no sai, di qui di là, di su di giù”. Vado a prenderlo, festa pazzesca dei miei figli e io che penso che se qualcuno mi chiedesse di descrivere quel ragazzo dovrei rispondere che mi ha sempre gridato in faccia “fammi vedere fino a che punto mi vuoi bene”. La sera lo accompagno in una comunità dove entra di nascosto con la morosa e mi dice “domani vengo a mangiare, ci vediamo alle 11”. Mi telefona alle 14.30. L’ho mandato a quel paese!». Altro che “affettivamente neutri” Hanno una buona vista, corrono ad aprire la porta. E la spalancano per dire «eccomi» a qualcosa di imprevisto, che scappa, si ribella. E sanno che per affrontare la partita non si confida nei calcoli ma in un’amicizia, che è un po’ come quella di quei dodici zotici incolti che seguirono quel Gesù così manifesto per Irene, poco alla volta, costruendo cattedrali, costruendo un’intera civiltà per seguirlo. Non è una quisquilia, in questa partita le regole non bastano. C’è sempre qualcosa di incalcolabile che viene e che verrà. «Come ci diceva Giussani, l’accoglienza imita il modo in cui Dio guarda la sua creatura e per un Mistero, permette che questo abbraccio accada attraverso le nostre mani, il nostro agire, far da mangiare», racconta Daniele. 20 | 4 maggio 2016 | | ni ed enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, a promuovere con maggiore incisività gli affidi familiari affrontando in maniera trasversale l’organizzazione dei servizi, gli strumenti e i rapporti con l’autorità giudiziaria allo scopo di dare l’opportunità ad un minore di crescere in una famiglia», spiega Tiziana Camera, famiglia affidataria e una dei responsabili dell’Area Affido Familiare di Famiglie per l’Accoglienza. L’associazione nasce nel 1982 nell’ambito del movimento di Cl guidato da don Giussani da famiglie che accolgono nella loro casa temporaneamente o definitivamente una o più persone che hanno bisogno di una famiglia, diffondendosi negli anni in Italia e all’estero». Le Linee guida «sono un documento importante considerata la situazione italiana che presenta una grande difformità di situazioni e applicazioni delle normative di riferimento: ci sono istituzioni che hanno dimostrato un’attenzione mirata al tema dell’affido (penso per esempio Secondo il Rapporto Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31 dicembre 2012, redatto dall’Istituto degli Innocenti di Firenze e pubblicato l’anno scorso dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, i bambini e i ragazzi tra gli 0 e i 17 anni allontanati dalla famiglia di origine sono 28.449 (in leggero calo rispetto al 2011, quando furono 29.388) e di questi la maggior parte viene affidata prevalentemente alle comunità residenziali: 14.255 minori contro i 14.194 in affido familiare. In particolare, nei servizi residenziali si concentra la maggior parte dei bimbi dagli 0 ai 2 anni (il 64 per cento) e dei ragazzi tra i 15 e i 17 (il 66 per cento): complessivamente piccoli e piccolissimi, tra gli 0 e i 5 anni, cumulano meno del 15 per cento del totale degli accolti in affidamento familiare. «La preferenza per l’inserimento in comunità rispetto all’affido familiare nonostante siano conosciute da decenni le conseguenze negative sullo sviluppo dei minori della carenza/deprivazione di cure familiari nei primi anni di vita», denuncia il 7imo Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza in Italia 2013-2014, «appare ancora più grave se si guarda all’elevata percentuale di minori di età compresa tra gli 0 e i 2 anni allontanati dalla famiglia e inseriti in comunità (…). Esistono forti resistenze culturali da parte di giudici e operatori sociali che li portano ancora a preferire l’inserimento in comunità, ritenuta una soluzione “affettivamente neutra”, invece dell’affidamento familiare, in quanto i legami affettivi instaurati dal bambino con gli affidatari ostacolerebbero le collocazioni successive». Imperfetta, sgarrupata e tutt’altro che affettivamente neutra, fin dall’inizio, l’Associazione Fraternità ha scommesso sulla famiglia come luogo naturale dove ricominciare è sempre possibile per tutti. «Sembrava uno scugnizzo, pieno di tatuaggi, andava scalzo a giocare a pallone», racconta Francesco. «Poi Michael è arrivato, gli chiesi di leggere il nome della nostra città e lui rispose con un’altra. Non aveva imparato niente a scuola. Quante estati terribili per cercare di insegnargli a leggere, scrivere, fare di conto. Poi un giorno ha iniziato a non stare bene. Venne sottoposto a un trapianto cardiaco. Ci dissero che potevamo stare tranquilli, e invece. Il giorno del suo funerale c’era sua mamma che faceva le condoglianze a me, io che le facevo a lei, e il padre a sua volta. E c’erano anche tutti i nostri ex figli che non sono più in affido da noi e ne hanno fatte di tutti i colori, sono venuti tutti e non da soli: c’erano anche i loro genitori, perfino il padre di un ragazzo che aveva minac- «se qUalcUno Mi chiedesse di descrivere qUel ragazzo dovrei rispondere che Mi ha seMpre gridato in faccia “faMMi vedere fino a che pUnto Mi vUoi bene”» ciato di denunciarmi era lì e mi abbracciava. Ci voleva questo scugnizzo per metterci tutti insieme». Anche nel dolore di un figlio che muore e resta impresso a fuoco nel cuore di un genitore: per mantenere fede a quel primo sì sperimentato durante i quattro anni di malattia del loro bimbo, Benedetta e suo marito hanno ricominciato da un altro sì, quello all’affido di Samuele, certi di non essere soli e dei rapporti fioriti in quel periodo, certi come Sasha, che a mamma e papà affidatari scrive «ogni giorno ne combino sempre una più grossa. Voglio chiedervi un’altra possibilità. Anche se non lo dimostro su questo potete credermi: vi voglio immensamente bene». Un sostegno insostituibile Il 25 ottobre 2012 vengono approvate dalla Conferenza unificata Governo-Regioni/Province autonome le Linee di indirizzo per l’affidamento familiare, al fine di «indirizzare, sostenere e disciplinare l’affidamento come modalità, condivisa e omogenea a livello nazionale di tutela, protezione e intervento in favore del minore. In sostanza queste linee invitano Stato, Regio- alla Delibera della Regione Marche che prevede un riconoscimento anche economico alle associazioni delle famiglie affidatarie che ne fanno parte, riconoscendo in esse un valore aggiunto per il buon esito dell’accoglienza) o, viceversa, di grande incuria, basti pensare che in molte regioni del sud non viene erogato il sussidio alla famiglia affidataria. Ci sono poi problemi di tipo fisiologico: alcuni Comuni accompagnano in modo puntuale gli affidi e chi per mancanza di fondi non si vede quasi mai. Gli operatori sociali lavorano spesso in emergenza, dovendosi occupare di moltissime situazioni, allungando i tempi di soggiorno nelle comunità e rendendo impraticabile una attività di monitoraggio costante nei primi mesi di ingresso in famiglia. Eppure le famiglie disposte ad aprire le porte della propria casa ci sono». L’opinione pubblica considera spesso l’affido come un’esperienza “eccezionale”, mentre, «è un’esperienza possibile a famiglie normali. Accogliere la diversità, perdonarsi, far fronte agli imprevisti, mettersi a disposizione dell’altro senza tornaconto sono caratteristiche che fanno la bellez- za possibile di una famiglia. Accogliere è un’esperienza significativa per tutti, in un tempo come il nostro in cui i media preferiscono focalizzarsi sulle distorsioni e sulle fragilità delle famiglie e dimenticano che le famiglie sostengono oggi il peso maggiore della crisi offrendo un sostegno insostituibile alle persone più fragili». «Mai da soli!» L’affido vede dall’inizio coinvolti molti soggetti che insieme sottoscrivono un patto in cui ciascuno si impegna per il bene del bambino: il servizio tutela del territorio, il Tribunale, la famiglia d’origine, la famiglia affidataria, il servizio affidi, l’associazione di famiglie. «“Mai da soli!” è il consiglio che sempre diamo alle coppie che danno disponibilità per l’affido. Per questo cerchiamo di offrire spazi di condivisione e di appartenenza, luoghi di vita in cui le famiglie affidatarie possano sperimentare il continuo rinnovarsi della motivazione e del significato dell’esperienza». Laura e Andrea non hanno figli naturali quando «un giovedì sera di 8 anni fa, a una messa feriale stavano cercando una famiglia per una adolescente. E arriva Francesca, a ribaltarci la vita per sei mesi. Poi, dopo una vacanza con la sua mamma, decide di non tornare. Dopo un mese arriva Carlos: deve studiare un anno in città e ci riempie la casa di amici. Questa sovrabbondanza di bene ci ha convinti a dare nuova disponibilità all’affido di Ana. E da quel “sì” ricomincia ogni giorno la vita». «Un giovedì sera di otto anni fa», «trent’anni fa, eravamo a tavola», «erano le otto, ero rientrata dal lavoro». Accade tutto in un momento. Come il giorno di Pasqua, quando Silvia, quattro anni dopo essere entrata nella «famiglia cristiana» di Chiara e Lorenzo ha chiesto e ricevuto Battesimo, Cresima ed Eucarestia. «Qui ho vissuto la presenza di Cristo: in casa, nella malattia del papà, nel modo in cui la mamma faceva compagnia al papà e nel modo in cui i loro amici l’appoggiavano», scrive in una lettera indirizzata al cardinale Angelo Scola per essere ammessa ai sacramenti. «Essere voluta bene per quel che sono, sapere che è qualcun Altro che mi ha voluta al mondo. Poiché riconosco che i miei giorni acquistano significato, non voglio lasciarLo». E la storia di quel sì, di tutti gli «eccomi» sgarrupati, imperfetti e tutt’altro che neutri, continua ogni giorno. n | | 4 maggio 2016 | 21 VOSTRO ONORE MI OPPONGO CONSEQUENTIA RERUM CASAlEggIO E lA PROfEzIA DI gAIA ESECUZIONE PENALE Googlecrazia globale o mille anni di Renzi? L’eredità deprimente dei nostri antisistema Tre miliardi di euro l’anno per un sistema carcerario che sforna delinquenti | | DI PIER gIACOMO ghIRARDINI | 4 maggio 2016 | | C Foto: Ansa D uemiladiciotto: il mondo è spaccato fra occidente, a democrazia diretta e con libero accesso a Internet, e oriente, ove imperano dittature orwelliane che controllano la Rete. 2020: scoppia la terza guerra mondiale, durerà vent’anni e – manco a dirlo – verranno distrutti i “simboli dell’occidente” come piazza San Pietro, Notre-Dame, la Sagrada Familia. L’uso di armi batteriologiche, l’accelerazione dei cambiamenti climatici e l’innalzamento del livello del mare di dodici metri porterà la popolazione mondiale a ridursi a un miliardo di persone. Ma ecco. Nel 2043 un movimento ambientalista emerge in tutto il mondo per gestire i problemi di energia, cibo e salute. Il pianeta è suddiviso in migliaia di comunità riunite attraverso la Rete. 2047: ognuno ha la sua identità in un network sociale e mondiale creato da Google con il nome di Earthlink. Per esistere tu devi essere in Earthlink o non avrai identità. Non è più richiesto un passaporto. 2050: Brain Trust, un’intelligenza sociale collettiva permette alle persone di risolvere i problemi più complicati messi all’ordine del giorno, condividendo ogni tipo di informazione e dati online. 2051: un referendum mondiale è tenuto in Rete per abolire la pena di morte. 2054: prima elezione mondiale in rete, viene eletto un governo mondiale chiamato Gaia. Le organizzazioni segrete vengono proibite. Ogni uomo può diventare presidente e controllare le azioni del governo attraverso la Rete. In Gaia partiti poUN lEADER DEI litici, ideologie e religioni spariscono. L’uomo è il solo artefice del suo destiPIRATEN TEDESChI hA no. La conoscenza collettiva è la nuova politica. Questa è la profezia che ci ha lasciato Gianroberto Casaleggio, scomparAMMESSO ChE so il 12 aprile. Non commento questo luminoso futuro che pare uscito da un lA DEMOCRAzIA incubo da cattiva digestione di Solov’ëv. Dico solo che l’idea che la persona, DIRETTA SOgNATA per esistere, debba stare su Google è da voltastomaco. Rappresenta oggi “la” DAl gURU gRIllINO minaccia antropologica più insidiosa, la negazione dell’incarnazione di Dio. Giorni fa un leader dei Piraten tedeschi, intervistato in occasione della morÈ UNA vISIONE A DIR te del guru del M5S, a domanda sulle magnifiche sorti e progressive del soPOCO lONTANA DAllA gno pentastellato di democrazia diretta, rispondeva, dissimulando a stento il REAlTà – ChE vA IN compatimento per l’interlocutore, che si tratta di una visione a dir poco ingeDIREzIONE OPPOSTA. nua e priva di contatto con la realtà – che va in direzione opposta. Insomma, in Italia, anche i movimenti antisistema sono una ciofeca. Il IN ITAlIA ANChE I fatto è che, con un’opposizione come quella dei discepoli di Grillo e CasalegNEMICI DEllA CASTA gio, anche il peggiore dei governi ha davanti una prospettiva da Reich milSONO CIOfEChE lenario. E non so voi, ma io mille anni di Renzi e Boschi non so se li reggo. 22 DI MAURIZIO TORTORELLA redo che gli italiani, in stragrande maggioranza, non sappiano quanto costa allo Stato l’ultima appendice della giustizia penale, quella che nei tribunali da Bolzano a Ragusa viene quotidianamente amministrata in loro nome. Ecco, forse è arrivato il momento di dire loro che questo paese, ogni anno, spende quasi 3 hanno mai lavorato in carcere – calcolava miliardi di euro per “l’esecuzione penale”. quattro anni fa l’ex guardasigilli – è supeIl lettore probabilmente si domanderà: e che diavolo è l’esecuzione penale? Semriore di tre volte rispetto a coloro che hanplice, è l’insieme delle misure tese a mettere in pratica una condanna. Quindi: i no svolto mansioni lavorative all’esterno 193 carceri attivi in Italia, con tutte le spese annesse e connesse; forse anche i ciro all’interno dei penitenziari». ca 4 mila braccialetti elettronici disponibili, con relativi canoni d’affitto; probabilIl problema è che in Italia l’82,6 per mente anche le varie attività di reinserimento. Il problema è che questa immensa cento delle condanne viene scontato in ricchezza pubblica viene letteralmente buttata via, attraverso una finestra chiusa carcere, in pochi metri quadrati di cea grate. Soltanto per ognuno dei 53.495 detenuti che erano presenti in cella al 30 mento armato e quasi sempre senza che marzo scorso, c’è chi ha calcolato che il costo si aggiri sui 130 euro al giorno. Ma sia prevista alcuna attivila cifra è altissima e insieme paradossale, tà lavorativa: e l’ozio, se visto lo stato disastroso di quasi tutte le PER OGNI DETENUTO IL COSTO È CIRCA possibile, abbrutisce annostre prigioni. E il dato diventa doppia130 EURO AL GIORNO. CIfRA ALTISSIMA cor più i detenuti. mente paradossale, quasi surreale, se si E PARADOSSALE, VISTO LO STATO DI In Francia e in Gran analizzano i “tassi di recidiva”, cioè la proBretagna avviene quapensione a delinquere di chi è già passato qUASI TUTTE LE NOSTRE PRIGIONI. qUASI si l’esatto contrario, con almeno una volta dietro le sbarre: in ItaSURREALE, SE SI ANALIZZANO I “TASSI DI due terzi dei condannalia torna a compiere reati il 68 per cento RECIDIVA”: IN ITALIA TORNA A COMPIERE ti impegnati in lavori di dei detenuti, mentre nel resto d’Europa si REATI IL 68 PER CENTO DEI DETENUTI pubblica utilità, per di va dal 15 al 20 per cento. Insomma, il carpiù condotti quasi semcere in Italia è davvero l’eccellente scuola di delinquenza di cui si è sempre parlato. ro e del Paese. Un suo predecessore, Pao- pre all’esterno delle prigioni. Non vale la Severino, aveva già calcolato nel 2012 nemmeno la pena di parlare di realtà coMisure alternative non pervenute che «la recidiva di chi sconta la condanna me la Danimarca, dove le regole sono coattraverso misure alternative (quindi non sì lontane dalle nostre da essere quasi inIl ministro della Giustizia, Andrea Orlanpassando per il carcere, se non in certi ca- concepibili alla fioca luce della nostra do, da un anno pare impegnato a fondo si e comunque fugacemente, ndr) scende esperienza. È vero che anche in Italia ci in una campagna a favore delle pene aldrasticamente al 19 per cento». Paola Se- sono (pochi) casi esemplari: come il carceternative, e per riformare il tema comverino aveva correttamente valutato an- re di Bollate, vicino a Milano, dove invece plessivo dell’esecuzione penale. È una che un altro aspetto fondamentale della il lavoro è la regola, e la recidiva è inferioscelta oculata e corretta, la sua, e non solquestione: il lavoro dei condannati. Che re al 20 per cento. Ma sono per l’appuntanto dal punto di vista sociale, ma anche putroppo in Italia è ancora un’araba fe- to casi, e in quanto tali isolati. Purtroppo. per gli effetti che quella riforma potrebnice. «La percentuale di recidivi che non be avere sul conto economico del ministeTwitter @mautortorella | | 4 maggio 2016 | 23 ESTERI PERSI PER SEMPRE Un tesoro buttato a mare Tutti si chiedono quanto costa e come si gestisce “il problema” migranti in Europa. Ma nessuno si interroga sulle conseguenze economiche e sociali, per l’Africa, della perdita di una intera generazione che non farà più ritorno a casa | DI ANNA BONO ESTERI PERSI PER SEMPRE vati in Italia via mare, partiti dalla Libia e dall’Egitto, più di 23 mila emigranti irregolari. Nel mese di marzo gli sbarchi sono stati 9.600, contro i 2.283 del marzo 2015, circa 6 mila nella sola settimana dal 12 al 19 aprile. Come negli anni scorsi, si tratta soprattutto di ragazzi africani, maschi, di età compresa tra i 18 e i 32 anni. Molti sono ancora più giovani: l’organizzazione non governativa Save the Children stima che nel 2015 siano approdati in Italia almeno 12.300 minori non accompagnati. C’è chi considera i flussi migratori dall’Africa una invasione che va fermata, preoccupato per gli insostenibili costi economici e sociali che comporta. Per altri, al contrario, rappresentano il rimedio provvidenziale alla denatalità: e persino quantificano in decine di milioni, nei prossimi anni, gli immigrati necessari per salvare l’economia europea. Tante personalità politiche, religiose, del mondo della cultura, dello spettacolo dicono la loro, danno giudizi, chi evidenziando un aspetto chi un altro: spesso dimostrandosi in realtà incompetenti, a partire dal fatto di usare i termini emigrante, profugo e rifugiato come se fossero sinonimi. Ma, che lo si giudichi una benedizione o un danno, in tutti i casi l’attuale fenomeno migratorio viene osservato e valutato dal punto di vista europeo. Quasi nessuno si interroga sulle conseguenze economiche e sociali, in Africa, della perdita incessante di risorse umane, le più preziose – una generazione di giovani che se ne va per non più tornare – e con scarse speranze che chi parte almeno contribuisca al mantenimento dei parenti rimasti a casa, perché sono pochi gli emigranti irregolari che possono sperare di trovare un lavoro, posto che lo desiderino, e abbastanza remunerativo da consentire di risparmiare e spedire del denaro ai familiari: certo non in Italia dove il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 40 per cento. Per di più gli emigranti che lasciano clandestinamente i loro paesi vanno incontro a grosse spese e a non pochi rischi. I trafficanti, per meglio dire, i contrabbandieri di uomini chiedono migliaia di dollari per organizzare l’espatrio e il viaggio lungo le rotte dall’Africa sub-sahariana all’Italia: in media 2.500 dollari per il percorso via terra fino al Mediterraneo e da 1.500 a 3.000 per il tratto via mare. Nei tratti terrestri gli emigranti rischiano di essere rapiti, derubati, arrestati e rimandati in patria. Infine c’è la traversata che può finire in 26 | 4 maggio 2016 | | un naufragio, se si è colti dal maltempo o se le imbarcazioni sono sovraccariche. Ma la prospettiva è di una vita facile e sicura, una volta arrivati a destinazione. I trafficanti convincono a partire migliaia di giovani promettendo soldi, benessere, una sistemazione invidiabile. Molti se ne vanno contro il parere dei genitori, di nascosto, dando fondo ai risparmi. Altri invece vengono spinti dalle famiglie stesse, attratte dalla promessa di ricevere laute rimesse dai figli emigrati e, come qualche vicino di casa che in effetti riceve denaro da un parente residente all’estero, poter presto acquistare televisori, smartphone, biciclette e motorini, garantire ai figli piccoli, rimasti a casa, qualche anno di scuola in più, lasciare capanne e baracche per più confortevoli e salubri case in muratura. Ma succede sempre più di rado: di molti che emigrano si perde contatto, altri ritornano senza soldi e senza aver raggiunto la meta, aumentano le famiglie che piangono un figlio scomparso nel deserto o in mare. L’appello dei religiosi Le Chiese africane da tempo osservano con preoccupazione le conseguenze che l’emigrazione di massa produce. «Non permettete che delle false prospettive di ricchezza vi inducano a lasciare i vostri paesi in cerca di inesistenti impieghi in Europa e in America. Non cercate soluzioni ai vostri problemi lontano, ma lottate invece per costruire una società migliore in Africa», è stato l’appello rivolto ai giovani africani da monsignor Nicolas Djomo, vescovo di Tshumbe e presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), in occasione della cerimonia di apertura dell’Incontro della gioventù cattolica panafricana svoltosi a Kinshasa, capitale della Rdc, dal 21 al 25 agosto 2015. «Utilizza- nelle strade della capitale del mali, nel 2014, sono comparsi grandi manifesti con questa scritta: “il mio eldorado è il mali”. il governo di Bamako ha posto come suo «obiettivo prioritario la lotta contro l’emigrazione irregolare» IL LIBRO L’attraversamento del Mediterraneo con relativi sbarchi di emigranti sulle coste italiane e greche, è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno globale che ha tra le cause il divario nel tenore di vita tra i cosiddetti paesi ricchi e quelli poveri. Spiegare le ragioni di questo squilibrio e indicare i criteri per affrontare tale emergenza sono gli obiettivi di questo libro edito dalla Bussola Quotidiana. E poi anche: che differenza c’è tra profugo, rifugiato e richiedente asilo? Quanti sono gli emigranti irregolari che arrivano in Europa? Quali sono le rotte attraverso cui passano, e cosa accade in questi passaggi? A queste e tante altre domande risponde l’autrice Anna Bono. monsignor Djomo: «Utilizzate i vostri talenti e le altre risorse a vostra Disposizione per rinnovare il nostro continente. la chiesa conta sU Di voi» ne della campagna – ha posto come suo obiettivo prioritario la lotta contro l’emigrazione irregolare». MIGRAZIONI, EMERGENZA DEL XXI SECOLO Autore A. Bono Editore BQ Prezzo 10 euro Foto: Ansa/AP Exchange D all’inizio del 2016 sono arri- te i vostri talenti e le altre risorse a vostra disposizione per rinnovare e trasformare il nostro continente e per la promozione di giustizia, pace e riconciliazione durature in Africa. Voi siete il tesoro dell’Africa. La Chiesa conta su di voi, il vostro continente ha bisogno di voi». Anche i governi africani incominciano a preoccuparsi dei danni che derivano dall’emigrazione in generale, e più ancora da quella irregolare, anche se alcuni forse cercano più che altro di blandire chi giustamente li accusa di esserne responsabili: per la corruzione e il malgoverno che vanificano i traguardi economici raggiunti. Sta di fatto che tentano di correre ai ripari. “Il mio Eldorado è il Mali. Stop all’emigrazione irregolare”. Nelle strade della capitale Bamako nel 2014 sono comparsi grandi manifesti con questa scritta e l’immagine di una barca di emigranti in navigazione. Con lo slogan “Il mio Eldorado è il Mali”, il 27 febbraio 2014 il governo maliano, benché reduce dai postumi di un colpo di stato e, nel vasto nord, alle prese con le istanze secessioniste dei Tuareg e con la minaccia jihadista, ha varato una campagna contro l’emigrazione irregolare volta a informare la popolazione sul rischio di lasciare il paese ricorrendo ai trafficanti di uomini. «Il nostro governo – ha detto il ministro per i maliani all’estero Abdramane Sylla durante la cerimonia di presentazio- Una campagna contro la tratta Per quanto le rimesse svolgano un ruolo molto importante nell’economia nazionale – ha spiegato – tuttavia non rappresentano una soluzione: «La cultura dell’emigrazione deve finire. I cittadini del Mali devono fare di più per lo sviluppo del loro paese». Come in altre occasioni, il ministro Sylla ha poi espresso particolare preoccupazione per la sorte degli emigranti minorenni non accompagnati: bambini e adolescenti che sempre più spesso le famiglie mandano in Europa sapendo che, in quanto minori, non verranno espulsi dalle autorità: «Quei bambini percorrono la stessa rotta degli adulti e che passa attraverso Burkina Faso, Niger, Ciad e Libia e poi li attende il mare. Arrivano sulle coste europee del tutto traumatizzati. Dobbiamo punire chi li manda, li dobbiamo fermare». Dal 2014 una legge persegue i genitori che costringono i figli a partire per l’Europa. Altri stati hanno seguito l’esempio del Mali. Nell’aprile del 2015 28 emigranti cristiani provenienti dall’Etiopia sono stati giustiziati in Libia dall’Isis. Nei giorni successivi il governo etiope ha promesso di moltiplicare gli sforzi per combattere il traffico di uomini e ha avviato a sua volta una campagna per informare la popolazione dei rischi dell’emigrazione irregolare attraverso il Mediterraneo e il Golfo di Aden. Un mese dopo, il ministero degli Interni annunciava l’arresto di 200 trafficanti. L’11 agosto 2015, intervistato dalla rivista New African, il primo ministro Hailemariam Desalegn ha esorta| | 4 maggio 2016 | 27 ESTERI PERSI PER SEMPRE to i propri connazionali a cercare finanziamenti e a investire in attività produttive in Etiopia invece di pagare i trafficanti per lasciare il paese: «Il problema – ha spiegato tra l’altro – è che spesso gli emigranti vengono illusi con false promesse». Promesse mai mantenute Anche in Niger il governo ha presentato una proposta di legge, approvata dal parlamento all’unanimità l’11 maggio 2015, che prevede per chi esercita traffico e tratta di uomini il sequestro dei veicoli, pene fino a 30 anni di carcere e multe da 4.500 a 45 mila euro. «Si tratta di proteggere il nostro territorio e le vite umane», ha detto presentando la legge ai parlamentari il ministro della Giustizia Marou Amadou, precisando che il governo non intende proibire l’emigrazione regolare. Contro la tratta in particolare, che ogni anno porta in Italia come schiave centinaia di giovani donne destinate alla ia di giovani. Nel corso di una conferenza sull’emigrazione svoltasi nella capitale Dakar il 20 aprile 2015, il segretario di Stato e ministro Souleymane Jules Diop ha annunciato l’imminente rimpatrio di quasi 400 connazionali individuati con l’aiuto della Croce Rossa in Libia e ha assicurato l’impegno prioritario del suo governo di riportare in patria tutti i senegalesi all’estero che si trovano in difficoltà. «Quasi ogni giorno uomini, donne e bambini partono attratti da una speranza che alla fine si dimostra nella maggior parte dei casi solo una illusione», ha dichiarato. «Migliaia di giovani muoiono nel mare Mediterraneo e dei gruppi organizzati di criminali continuano a organizzarne la morte per qualche migliaio di dollari o di euro. Stiamo perdendo la forza lavoro necessaria a costruire il nostro paese». Il ministro Diop ha concluso richiamando «famiglie, genitori e guide religiose al loro senso di respon- «gRuPPI dI cRImInalI oRganIzzano vIaggI dElla moRTE PER qualchE mIglIaIo dI dollaRI. STIamo PERdEndo la FoRza lavoRo nEcESSaRIa a coSTRuIRE Il noSTRo PaESE» prostituzione, in Nigeria è in corso una campagna di informazione. Per mettere in guardia famiglie e ragazze, vengono usati dei manifesti affissi nelle strade. Uno, ad esempio, mostra in primo piano nella metà superiore un uomo e una donna e sullo sfondo un aereo in volo. «Ti trovo un lavoro in Italia», promette l’uomo. Sotto si legge a grandi lettere: «Diffida degli estranei che fanno offerte allettanti: un lavoro all’estero, un matrimonio… I trafficanti di uomini conoscono molti trucchi. Rifiuta!» Uno dei governi più attivi e si direbbe realmente preoccupati è quello del Senegal, da cui partono ogni anno miglia28 | 4 maggio 2016 | | sabilità affinché si impegnino a far capire ai loro figli e ai loro fedeli che in Europa non c’è più niente da fare, non vale la pena andare». «Tutti abbiamo visto in televisione gli europei parlare della crisi economica che ha colpito il loro continente. Eppure ci sono ancora famiglie che pagano per mandare figli e figlie a morire nel Mediterraneo», con queste parole il presidente del Gambia, Yahya Jammeh, il 15 maggio 2015 commentava il numero crescente di connazionali morti in mare e restituiti al paese dentro a una bara. «Ci sono dei genitori a cui non importa come i figli si guadagnano da vivere in Europa, basta che mandino a casa del denaro». «Non si comporterebbero così – aveva concluso – se fossero dei veri musulmani» (quasi il 96 per cento degli abitanti del Gambia sono di fede islamica). Fermiamo la fuga dei giovani Ultimo in ordine di tempo, il governo della Somalia il 19 aprile 2016, due giorni dopo che decine di connazionali avevano perso la vita in un naufragio al largo delle coste egiziane, ha proibito ai propri cittadini di recarsi in Sudan. «Vogliamo impedire che i giovani somali compiano il pericoloso viaggio verso l’Europa», ha spiegato il capo dell’immigrazione Abdullahi Gafow. «D’ora in poi solo le missioni diplomatiche saranno autorizzate ad andarci». Il Sudan è attraversato dalle due rotte migratorie che partono dal Corno d’Africa e dall’Africa orientale: quella diretta in Libia e quella che raggiunge il Sinai e di lì le coste mediterranee dell’Egitto. Sono utilizzate soprattutto dagli emigranti che lasciano Somalia, Etiopia ed Eritrea. Ma il divieto di andare in Sudan da solo non basta. Piuttosto, farà salire il prezzo da pagare per uscire dal paese clandestinamente. D’altra parte il governo somalo a stento controlla la capitale Mogadiscio e parte del territorio nazionale e solo grazie ai 22 mila soldati e agenti di polizia della Amisom, la missione militare dell’Unione Africana che ha fermato i jihadisti al Shabaab, ma non impedisce loro di mettere a segno continui attentati persino nella capitale. Con gli eritrei, vittime di una delle peggiori dittature del pianeta, i somali, nella morsa di un governo corrotto oltre ogni immaginazione e di una feroce milizia jihadista, sono tra i pochi africani che possono chiedere asilo politico con la speranza di ottenere lo status di rifugiato. n CULTURA MISTERO IN LABORATORIO | DI FRANCESCO AGNOLI Undicesimo usare la ragione «Da dove viene il cosmo? Non è un caso che questa domanda, sparita dall’orizzonte di tanti pensatori, compaia sempre nei libri degli scienziati, atei inclusi». Il filosofo cattolico Paolo Musso in difesa del metodo galileiano, superba palestra del senso religioso P Foto: Ansa L’osservatorio astronomico Hita a La Puebla de Almoradiel (Toledo, Spagna), fotografato alla fine del 2014 30 | 4 maggio 2016 | | Foto: Ansa aolo Musso ha ottenuto nel 1997 il dottorato in Filosofia della scienza con una tesi sulle implicazioni filosofiche delle teorie del caos e della complessità, lavorando con Evandro Agazzi nonché con Tito Fortunato Arecchi, direttore dell’Istituto nazionale di Ottica di Firenze. Il padre di Musso è ingegnere nucleare, è stato amministratore delegato della Nira e presidente dell’Ansaldo, ed è stato per molti anni il responsabile del piano nucleare italiano (finché non lo hanno chiuso). Carlo, il fratello con cui Paolo da piccolo giocava a fare l’astronauta, ha lavorato come astrofisico all’Alenia Spazio e all’Agenzia spaziale italiana. Il terzo dei fratelli, Enrico, ha scelto un’altra strada, essendosi laureato in arabo ed ebraico. Attualmente Paolo Musso insegna Filosofia della scienza e Scienza e fantascienza nei media e nella letteratura all’Università dell’Insubria, a Varese, è membro della European Academy of Sciences and Arts e del Seti Permanent Committee della International Academy of Astronautics, gruppo interdisciplinare che si occupa della ricerca della vita intel- ligente nel cosmo. Soprattutto, è autore di La scienza e l’idea di ragione. Scienza, filosofia e religione da Galileo ai buchi neri e oltre (Mimesis), un capolavoro per conoscenze scientifiche, lettura filosofica e profondità d’analisi. Professore, come è nata la sua passione per la scienza? All’origine c’è sicuramente lo sbarco sulla Luna, che mi fece un’impressione enorme, avevo 5 anni. Il primo passo di un essere umano su un corpo celeste diverso dalla Terra: per quanto lontano possiamo andare nel futuro, credo che quella resterà un’emozione irripetibile, come tutte le “prime volte”. Da bambino infatti volevo fare l’astronauta e ancora adesso ricordo come “il” regalo di Natale per eccellenza un casco spaziale con bombole di ossigeno. Poi sono venuti i dinosauri e mio padre, che alternava le storie di Fratel Coniglietto con la teoria della relatività di Einstein: non che capissi tutto, naturalmente, ma quantomeno capivo che avrei voluto capire, e nel tempo credo di esserci riuscito, almeno in parte. Molte delle domande che hanno trovato | | 4 maggio 2016 | 31 cultura MISTERO IN LABORATORIO risposta nel mio libro sono nate allora, quando avevo 8 anni. E pensare che invece oggi in campo educativo si gioca continuamente al ribasso, e con l’intento di non “traumatizzare” i ragazzi si rinuncia a sfidarli a “volare alto”, mentre è proprio quello di cui hanno bisogno. Perché non ha fatto lo scienziato? Le confesso che ci ho pensato. E molto. La ragione di fondo è che per fare lo scienziato bisogna per forza specializzarsi, invece per me era essenziale mantenere uno sguardo più ampio sulla realtà. Ho pensato che la filosofia della scienza mi avrebbe permesso di conciliare queste due esigenze apparentemente opposte, ed è stato proprio così, anche grazie alla continua frequentazione dei congressi scientifici, che mi ha consentito addirittura di diventare membro del Seti Permanent Committee: ho potuto non solo vedere il mondo della scienza dall’interno (che è molto diverso che studiarlo sui libri), ma anche fare concretamente ricerca. Perché un cattolico come lei ama tanto il pensiero scientifico? Cosa ha da dirci oggi? Anzitutto, io non amo solo il pensiero scientifico, ma proprio la scienza, per to di vista filosofico è proprio questo il contributo più importante della scienza, di fronte a una sempre più diffusa debolezza della ragione che spesso si fa perfino fatica a chiamare relativismo (perché è un modo di pensare talmente sciatto, qualunquistico e superficiale che è difficile riconoscergli la dignità di dottrina filosofica). Per questo mi sorprende che tanti cattolici, compresi illustri intellettuali, vedano con sospetto la scienza e le sue sacrosante esigenze di rigore e precisione, spesso scambiandole per scientismo. La diffusione dello scientismo è però un problema reale. Certamente! Ma lo scientismo non è la scienza, è tutt’altra cosa e ha tutt’altre origini. Lo scientismo consiste nella tesi secondo cui la conoscenza scientifica è l’unica affidabile o addirittura l’unica possibile. Per contestarlo occorre quindi definire chiaramente l’ambito entro cui la conoscenza scientifica è valida. Non serve invece a nulla cercare di sminuirne il valore all’interno di tale ambito, anzi, è controproducente, perché il valore della scienza è dimostrato dalle sue scoperte, come quelle del bosone di Higgs o delle onde gravitazionali, due teorie altamen- «“i cieli narrano la gloria di dio”, dice il salmista. questo non è mai stato così evidente come ai giorni nostri, proprio grazie alle scoperte della scienza» tutte le cose straordinarie che ci fa scoprire e che ci rendono sempre più evidente il fascino del mondo in cui viviamo e quindi anche di Colui che l’ha fatto: come dice il salmista, «i cieli narrano la gloria di Dio» e questo non è mai stato così vero come ai giorni nostri, proprio grazie alla scienza. Ma ha ragione a parlare di pensiero scientifico, perché, con buona pace di Heidegger, la scienza pensa. Pensa tanto e soprattutto bene, il che di questi tempi è un’autentica rarità. In effetti dal pun32 | 4 maggio 2016 | | te astratte e controintuitive che sono state verificate a distanza rispettivamente di 50 e di 100 anni dalla loro formulazione, e con un livello di precisione sbalorditivo. In particolare nel caso delle onde gravitazionali, si è riusciti a rilevare una deformazione dello spazio inferiore alle dimensioni di un atomo causata dalla fusione di due buchi neri posti a circa un miliardo e mezzo di anni luce di distanza dalla Terra! Qui, oltre alla precisione quasi disumana della misura, colpisce il fat- to che essa si basi su una serie di concetti che prima della relatività e della meccanica quantistica non avrebbero potuto neanche essere immaginati. La verità è che oggi per contestare il valore conoscitivo della scienza bisogna completamente ignorare ciò che la scienza è realmente. Quali sono dunque i limiti del sapere scientifico? Anzitutto c’è un limite generale, ben chiarito già da Galileo, specialmente nelle Macchie solari, per cui la scienza ha a che fare solo con le proprietà quantificabili dei corpi materiali: di conseguenza non tocca alla scienza dire se esistano o no altri aspetti della realtà, per studiarli si dovranno cercare altri metodi diversi da quello sperimentale e più adeguati all’oggetto. Ma poi in concreto non esiste “la” scienza, bensì “le” scienze, ciascuna delle quali è limitata allo studio di specifici oggetti, che, come ha ben chiarito il mio maestro Agazzi basandosi sulle lezioni metodologiche di Galileo e Einstein, consistono di gruppi di proprietà individuate attraverso le operazioni che ne consentono la misura, e poiché nessuna operazione può avere una precisione infinita, ne segue che per stabilire i limiti di validità di una determinata teoria è essenziale indicare anche il suo margine di errore (molti equivoci circa il valore della scienza all’interno dell’epistemologia contemporanea nascono proprio dal non avere chiaro questo punto fondamentale). Infine, la scoperta del fenomeno del caos deterministico all’inizio degli anni Sessanta ha dimostrato che la creazione di una sola scienza unificata, a cui le varie scienze possano essere ridotte, è impossibile anche in linea di principio e che in molti casi (quando, appunto, un sistema è caotico) le previsioni perdono di affidabilità col passare del tempo. Tuttavia all’interno di questi limiti il metodo scientifico continua a mostrare una straordinaria efficacia. Ha nominato il suo maestro Evandro Agazzi. Cosa ci può dire di lui? Parlare del ruolo di Agazzi nel panorama della filosofia contemporanea sarebbe decisamente troppo lungo. Mi limiterò a dire qual è stata la cosa più importante che mi ha insegnato, cioè come fare emergere le istanze filosofiche, comprese quelle propriamente metafisiche, dall’interno della riflessione sulla scienza anziché giustapponendole o, peggio ancora, contrapponendole ad essa. Questa mi sembra una lezione fondamentale, che la filosofia dovrà necessariamente decidersi a imparare, se non vorrà condannarsi all’insignificanza, come purtroppo sta già in parte accadendo. Lei contrappone spesso Galileo a Cartesio. Perché? Per quello che ho detto prima. Galileo è stato il vero padre della scienza moderna, non solo per le sue scoperte, ma soprattutto perché ne ha definito con chiarezza la natura e quindi anche i limiti, proponendo un’idea di ragione rigorosa ma non riduzionista, costitutivamente aperta alla realtà e quindi all’imprevisto e al mistero. Cartesio invece, come ho cercato di spiegare soprattutto nel mio libro La scienza e l’idea di ragione, non solo non ha mai fatto nessuna scoperta scientifica, ma non ha mai capito nulla del metodo galileiano, che ha anzi esplicitamente (e sprezzantemente) rigettato, proponendo un’idea di ragione che si basa su un rifiuto aprioristico e irragionevole dell’esperienza sensibile, una ragione chiusa e intrinsecamente riduzionista. In questo senso Cartesio non è il padre della scienza, bensì dello scientismo, anche se personalmente scientista non lo fu mai, fu piuttosto “filosofista” – se esistesse la parola – dato che per lui il metodo della scienza era derivato da quello della filosofia. Tuttavia, una volta affermato che il metodo della conoscenza è unico, era solo questione di tempo prima che si arri- «Anche lA fAntAscienzA tende Ad Assumere Accenti religiosi. è un errore, mA è significAtivo: lA suA stessA dinAmicA lA induce A porsi questo genere di domAnde» vasse a capovolgere la prospettiva, affermando che l’unico metodo affidabile era invece quello della scienza. Comunque, il fatto è che lo scientismo l’hanno inventato i filosofi, cominciando da Hume e Kant, e per quasi tre secoli è rimasto loro monopolio esclusivo: solo nella seconda metà dell’Ottocento cominciò a contagiare anche gli scienziati, peraltro sempre a causa dell’influsso di una teoria filosofica, il positivismo di Auguste Comte. In ogni caso, ancora oggi gli scienziati sono ben lungi dall’essere tutti scientisti e atei come si vorrebbe far credere, anzi, in media lo sono assai meno degli altri intellettuali e in particolare dei filosofi (gli attuali capi del Cern di Ginevra, per esempio, sono quasi tutti cattolici praticanti). E il motivo a mio avviso è il rapporto serio con la realtà a cui sono continuamente richiamati proprio dal metodo scientifico galileiano, un rapporto che rende evidente una cosa: il modo in cui è fatta non dipende da noi. Quindi da dove viene? Non è un caso che questa domanda, oggi pressoché scomparsa dall’orizzonte dei filosofi di professione, compaia quasi immancabilmente nei libri di divulgazione dei grandi scienziati, anche di quelli che si proclamano atei o agnostici. Ecco perché dico che l’importanza della scienza non è soltanto pratica, ma anche culturale, soprattutto in questo tempo privo di senso della realtà. Lo dice lei che si occupa anche di fantascienza… Vero. Il mio corso è l’unico del genere in Italia (negli Stati Uniti invece ce ne sono moltissimi). Ritengo che la fantascienza sia molto importante per la comunicazione scientifica, nel bene e nel male. È determinante per la perce- zione della scienza a livello di massa. Del resto, l’arte popolare è sempre stata lo strumento principale per la formazione della mentalità, e lo è ancora ai giorni nostri: sono solo cambiate le forme, dato che oggi l’arte di maggiore impatto è il cinema. Ma la fantascienza è anche uno strumento formidabile per riflettere sulla natura dell’uomo e sul suo destino, ricuperando così per altra via molte domande tipiche della filosofia: basti pensare che tra i suoi temi principali ci sono l’intelligenza artificiale, la genetica, la vita extraterrestre, l’evoluzione dell’umanità, il futuro dell’universo… Non per nulla la fantascienza tende spesso ad assumere accenti religiosi, il che è certamente un errore, ma un errore altamente significativo, perché è la sua stessa dinamica a indurla inevitabilmente a porsi questo genere di domande. Quindi anziché scandalizzarsene o snobbarla mi pare molto più intelligente utilizzare la fantascienza per suscitare l’interesse dei ragazzi verso la scienza e verso le grandi domande di cui sopra, che attraverso un approccio filosofico tradizionale spesso rifiuterebbero di considerare. E il bello è che funziona. Tra l’altro, in questi due anni di corso ho avuto modo di collaborare con diversi esponenti del mondo della fantascienza italiana (tra gli altri, Antonio Serra e Glauco Guardigli della Sergio Bonelli Editore, Giuseppe Lippi, direttore di Urania Mondadori, Luigi Petruzzelli, titolare delle Edizioni Della Vigna), e devo dire che sono persone davvero speciali, con una cultura impressionante, che va ben al di là del loro campo di specializzazione, e un’intelligenza e una finezza di giudizio fuori dal comune: un’altra eccellenza italiana ingiustamente sottovalutata. n | | 4 maggio 2016 | 33 STILI DI VITA Commuoversi in riva al Po Veloce come il vento, di Matteo Rovere IN BOCCA ALL’ESPERTO di Tommaso Farina A ndare all’assalto del Culatello, e rimanere sconvolti dalla bontà del pesce di fiume. Non è la prima e non sarà l’ultima sorpresa garantita dai fratelli Spigaroli, sommi norcini di Polesine Parmense (Parma), produttori e stagionatori di Culatelli sublimi, nonché valorizzatori delle antiche razze suine del circondario parmigiano. Il fatto è che Massimo e Luciano, senza che il loro lavoro ne scapiti minimamente, sono anche ristoratori. Mandano avanti con passione la locanda di famiglia, un posto che fin dal nome evoca annose tradizioni: Al Cavallino Bianco. Le tradizioni qui sono poi potenziate da una tecnica in cucina davvero rimarchevole, oltre che da un gusto dell’ospitalità evidente fin dalla bella “Sala Rosa” col caminetto, resa gaia e accogliente dal sottofondo musicale devoto alla gloria locale, Giuseppe Verdi. A tavola? Pronti: ecco un appetizer di golosissime crocchette di Culatello. I maniaci, per antipasto, potranno optare appunto per i Culatelli di famiglia in svariate stagionature, ma anche per la spalla cotta, il salame e tutto quello che esce dalle cantine Spigaroli. Non mancano i piatti cucinati: di strepitosa, commovente dolcezza l’anguilla in carpione con le uvette, i pinoli e le cipolline borettane (ecco la cucina del Grande Fiume). Di primo? Gli inevitabili tortelli di erbette; gli anolini in brodo “di terza”; i sapidi tagliolini con burro Vacche Rosse, Culatello e verdurine; il risotto mantecato al tartufo delle golene del Po. Il secondo trionfante, qui, è la suprema di cappone alla Giuseppe Verdi. Tuttavia, a farci lasciare il cuore è stato il fritto misto di papà Piren: amboline (pesciolini fluviali), pesce gatto, rane, anguilla e verdure, in un piatto che è un viaggio ai confini del tempo. Parla un linguaggio antico anche l’anatra muta arrosto con gateau di patate e prugne. Tenetevi un posto per la selezione di Parmigiano variamente maturato, o per i dolci tipo la mousse di mango con panna cotta al lime e biscotto di mandorle. La cantina è assai ricca e, punto a favore, valorizza molto i vini locali. Prevedete una spesa di 50-55 euro. AMICI MIEI LIBRI Gil ultimi giganti nel paese del blablà È da poche settimane in libreria per i tipi di Marsilio, Giganti. Italiani seri nel paese del blablà di Stefano Lorenzetto, il giornalista italiano entrato cinque volte nel Guinness World Records per la più lunga serie di interviste che sia mai apparsa sulla stampa mondiale. Nelle motivazioni dei vari premi che Lorenzetto | 4 maggio 2016 | Fast & Furious in salsa romagnola Una giovane pilota e il fratello tossico a caccia della gara perfetta nel campionato italiano GT. Non sembra un film italiano questo Fast & Furious in salsa romagnola. Non lo sembra davvero. Gran bella fotografia, montaggio frenetico, regia pulita e una storia, forse risaputa, ma coinvolgente. C’è una ragazza, giovane e col sogno di vincere il campionato di automobilismo anche per salvare la famiglia dai debiti. Ci si mette di mezzo la sorte beffarda che gli met- te davanti un fratello derelitto, stordito dalla droga ma forse ancora capace di riscatto. Bel film che guarda alle storie semplici d’oltreoceano. Ha un buon cast con un Accorsi (per chi scrive piuttosto insopportabile in altre prove) qui finalmente in parte, in un ruolo sofferto e complicato. Ma è il progetto a convincere di più: fare un film d’intrattenimento con contenuti non banali che guarda al cinema internazionale e ha un linguaggio moderno lontanissimo dalle pedanterie di certo cinema italiano impegnato. visti da Simone Fortunato Il miracolo del figlio. Down Il regista Matteo Rovere HOME VIDEO La grande scommessa, di Adam McKay La crisi spiegata in modo troppo tecnico Nel 2005 un gruppo di analisti e investitori prevede il crollo del mercato immobiliare. Film complesso, molto tecnico e non semplice nonostante i tanti momenti didascalici (c’è anche Margot Robbie mezza nuda che fa una mini lezione di economia). È molto originale, per il mix di registri utilizzati che vanno dal grottesco al melodramma, ha un cast di rilievo e tenta un approccio non demagogico nel trattare un tema ostico come la crisi finanziaria. Per informazioni Al Cavallino Bianco ristorantealcavallinobianco.it Via Sbrisi, 3 Polesine Parmense (Parma) Tel. 052496136 Chiuso il martedì 34 LETTURE PER RAGAZZI CINEMA AL CAVALLINO BIANCO, POLESINE PARMENSE (PR) | ha vinto ve n’è una che fa capire chi è l’autore: «Il miglior intervistatore italiano mai esistito». In questo libro Lorenzetto torna a scovare, sempre più a fatica, i giganti dei nostri giorni, personalità di spicco nelle quali specchiarsi, esempi da seguire. Ma oggi? «L’Italia sembra un paese popolato più da pigmei che da watussi, dove un giovanotto dalla lingua lunga e dalle ambizioni smisurate, cresciuto alla scuola di Mike Bongiorno e divenuto presidente del Consiglio senza passare dalle urne, ha eretto a forma di governo lo storytelling (vulgo, blablà) e non si ver- gogna a farsi dare ogni giorno del “cazzaro” da Dagospia. Solo nella Repubblica delle chiacchiere poteva essere scambiato per evento del secolo quel pacchiano Lunapark delle Nazioni che è stato chiamato Expo». Demoralizzato dal deprimente spettacolo, Lorenzetto è andato in cerca ancora una volta di personaggi comuni di eccezionale valore: l’imprenditore che assume i malati di cancro, la mamma della ragazza morta suicida che ha già aiutato 60.000 genitori cui è toccato il dramma di seppellire i loro figli, la cieca diventata nonna di 15.123 nipoti che dovevano essere abortiti, il manager che soccorre i cinesi detenuti nei laogai, il pittore privo di braccia che ha mantenuto la famiglia usando solo la propria bocca, la “povera allegra” che dal 2001 non tocca un soldo, il dottor Schweitzer delle Ande, il chirurgo dei casi impossibili, il crociato dei borghi abbandonati, il giardiniere che non si arrende mai, l’operaio che ha salvato i bilanci della Fiat, la madre che ha offerto alla patria i due figli poliziotti, la pensionata che vive da 16 anni dentro l’aeroporto di Malpensa, l’oncologo che si è fatto arrestare per amore dei malati. Giganti, appunto. TEST DI MEDICINA Tutte le lezioni del Centro servizi opere educative Altro che vacanze. Molti studenti, terminati gli esami di maturità, dovranno rimettersi alla svelta chini sui libri per prepararsi ai test di ingresso all’università. Da due anni sono state sollevate perplessità sul famigerato business dei corsi di preparazione ai test di accesso alle facoltà di medicina e di professioni sanitarie. Ma per fortuna ci sono eccezioni virtuose. Negli ultimi anni una realtà educativa si è dimo- strata attenta al bisogno degli studenti, proponendo in numerose città corsi di preparazione ai test di ingresso alle facoltà di medicina e professioni sanitarie, garantendo qualità nella formazione e professionalità nella gestione dei corsi. MAMMA OCA di Annalena Valenti S ma in realtà di “amore incondizionato” nel libro più fascinoso, sia nella grafica sia nel testo, tra i premi di quest’anno alla Bologna Children’s Book Fair. Racconta la sua esperienza di padre, Gusti, famoso illustratore argentino, in questo Mallko y papà, libro in spagnolo. Chiede al Cielo «l’opportunità di sperimentare “l’amore incondizionato”. Non piccole approssimazioni ma l’amore vero. È che bisogna stare attenti a quello che si chiede, perché ti può essere concesso». In quanti siamo passati dalla stessa strada? Ed ecco, il Cielo gli dà un figlio down e Gusti si ribella al destino. Con quella domanda urlata da parole e disegni: «Perché, Dio? A volte con i figli, succede come con i disegni: non vengono come ti immaginavi. Un disegno lo puoi distruggere, rifare, ritoccarlo, migliorarlo a tuo piacimento, perfezionarlo con photoshop. Però con un figlio, con un figlio vero, non lo puoi fare. Non lo accettai, non era come me lo ero immaginato». E poi la grande scoperta, che condivide con noi. L’amore incondizionato si può sperimentare quando chi hai di fronte non è come te lo immagini, e della “fortuna” di essercene accorti in un mondo che urla altro, c’è da render grazie. «Passato un certo periodo, mi resi conto che, come nel caso dei disegni scartati, lui stava bene. Non solo: mi resi conto che lui era il migliore. Per fortuna, mi dicevo, non l’ho né scartato né cancellato». mammaoca.com i parla di un figlio down È il Centro servizi Opere educative monsignor Lorenzo Dalponte (Csoe) di Trento (www.csoe. it), sostenuto dalla ventennale esperienza di un gruppo di professionisti nella consulenza a favore di persone e organizzazioni che operano nei settori della formazione, dell’istruzione, dei servizi socio-educativi ai minori. Il Centro da alcuni anni organizza i corsi di preparazione che garantiscono una formazione di eccellenza con una spesa accessibile a tutte le famiglie. Lo scorso anno 560 studenti hanno frequentato i pre-test di medicina in 5 città (Milano, Verona, Brescia, Trento e Padova); di essi il 69 per cento hanno superato il test e il 33 per cento di questi ha conseguito la possibilità di entrare nella sede di prima scelta. Il Csoe propone corsi di 44 ore di formazione a 250 euro. Nelle lezioni vengono esaminate tutte le materie e i contenuti previsti dal decreto ministeriale che annualmente viene emanato all’inizio dell’estate. Anche quest’anno nell’ultima settimana di agosto il Csoe propone corsi di preparazione al test di ingresso e nel mese di luglio delle simulazioni dei test in alcune città. Si richiede l’iscrizione sul sito csoe.it. | | 4 maggio 2016 | 35 motorpedia WWW.red-LiVe.it WWW.RED-LIVE.IT L’auTosaRàInPREVEnDITaDaMaggIo EnELLEconcEssIonaRIEDoPoL’EsTaTE a CUra di Audi A3, nuovi motori e dotazioni di qualità P dUe rUote iN meNo Kawasaki, la grinta del J125 Aspetto grintoso e finiture di qualità ereditate dal fratello maggiore J300, lo scooter Kawasaki si presenta ora anche in versione 125 cc. Come il J300, il J125 sa coniugare sportività e comfort, grazie anche al capiente vano sottosella (ospita comodamente un casco integrale e una valigetta di dimensioni A4) e alla presa di corrente continua nel portaoggetti. Il cuore del J300 è un monocilindrico 4 tempi, raffreddato a liquido da 125 cc. La frenata è invece affidata a due dischi a margherita, uno anteriore e uno posteStefano Cordara riore. Disponibile a richiesta l’Abs. 36 | 4 maggio 2016 | | Dopol’estatesipotrà goderedelrestyling dellaa3,connuovi motoriedegli optionaldisolito presentinelleauto dicategoriesuperiori iù motori, più fascino e soprattutto dotazioni più ricche: la gamma A3 cambia nel segno delle innovazioni introdotte su altre famiglie come Q7 e A4. Soprattutto per i sistemi di assistenza alla guida e per la dotazione di bordo, infatti, le novità sono quelle che hanno debuttato nel recente passato su modelli di fascia più alta. Ed è rimarchevole che arrivino su una compatta premium. Non mancano, però, interventi più semplici come l’adozione di gruppi ottici anteriori e posteriori dall’aspetto più piatto, nonché la calandra più larga. Novità anche per la gamma colori, arricchita da tonalità e varianti inedite. I motori benzina e Diesel sono sei, tre per carburante utilizzato: tra i primi spicca il 1.0 TFSI da 115 cavalli e 200 Nm che segna l’avvento sulla gamma A3 del frazionamento a tre cilindri. Si cresce di cilindrata con il 1.4 TFSI COD (Cylinder On Demand) ultra da 150 cavalli e 250 Nm, per arrivare al 2.0 TFSI di 1.984 cc, in grado di toccare i 190 cavalli di potenza e sviluppare 320 Nm di coppia: quest’ultima unità si avvale di serie del nuovo cambio S tronic a sette marce con frizione in bagno d’olio. Gasolio per il TDI 4 cilindri 1.968 cc, proposto in due livelli di potenza: 150 o 184 cavalli, mentre l’accesso alla gamma è offerto dal 1.6 TDI da 110 cavalli. La trazione integrale quattro è disponibile su tutta la gamma, fatta eccezione per le 1.0 TFSI e 1.4 TFSI. A3 Sportback e-tron e g-tron saranno la scelta di chi punta al risparmio energetico: la prima accoppia il quattro cilindri termico 1.4 TFSI da 150 cavalli al motore elettrico da 102 cavalli, mentre la seconda si ferma a 110 cavalli di potenza (4 euro di carLEPRIncIPaLI burante ogni 100 chilometri). La nuonoVITàsono va S3 ha 10 cavalli e 20 Nm in più riconcEnTRaTE spetto al modello precedente, con il nELL’abITacoLo EnELL’assIsTEnza 2.0 TFSI che arriva a 310 cavalli e 400 aLLaguIDa.gaMMa Nm. Proposta anche in allestimento coLoRIaRRIcchITa Sedan, Sportback e Cabriolet, è dotaDIVaRIETonaLITà ta di serie del cambio S tronic e della trazione quattro. Le principali novità sono concentrate nell’abitacolo e nell’assistenza alla guida. Tra gli optional più interessanti troviamo l’assistenza al traffico integrata al cruise control con funzione Stop&Go: il sistema, abbinato al cambio S tronic, gestisce l’auto in coda. Utile l’Emergency Assist: frena l’auto in autonomia fino all’arresto completo se dopo una serie di avvertimenti il conducente non interviene. Nell’abitacolo l’opzione più scenografica è l’Audi virtual cockpit con schermo da 12,3”. Al centro della vettura trovano posto sia il display da 7” a scomparsa sia la manopola che serve per muoversi dentro i vari menu, avvalendosi anche del touchpad collocato nella zona superiore. Audi connect con scheda Sim integrata permette di sfruttare il sistema di navigazione (optional), visualizzando le mappe Google Earth e Street View, e di creare una rete WLAN interna. EdoardoMargiotta | | 4 maggio 2016 | 37 LETTERE AL DIRETTORE [email protected] Se Davigo è una star, la colpa è dei giornali che si divertono a giocare al Muttawwi’a L Casadeidisprezzatantopocoicristianiirachenicomunicheciha scrittosopratrelibri,perraccontarelelorostorieditestimonianzaedi martirio,edèstatocinquevoltenelleterredelCaliffoperpoterlofare. Nell’articolol’espressioneèfravirgoletteedunquenonvaintesaletteralmente,mainterminiretorici. 2 Carissimo Luigi, mi permetto di contattarti per alcune importanti notizie. Innanzitutto vorrei condividere la gioia per la lettera che papa France- 38 | 4 maggio 2016 | | SIGNORE,PERCHÉ? L’unica risposta adeguata alla nostra ineludibile domanda sul dolore CARTOLINA DAL PARADISO di PippoCorigliano I sco ha scritto a Chiara Amirante, rivolgendosi anche a tutta Nuovi Orizzonti in occasione dell’approvazione definitiva degli Statuti. Inoltre, essendo ormai vicini alla Giornata di Festa e Spiritualità di Pentecoste che per la famiglia di Nuovi Orizzonti è “la” festa per eccellenza, sarebbe per noi una grande gioia averti tra noi. La giornata si terrà il 15 maggio prossimo venturo alla Mariapoli di Castelgandolfo. donDavideBanzato LaChiesahariconosciutoilcarisma diChiaraMirante,fondatricedella comunitàNuoviOrizzonti,comunità sortadallapersonastessadiChiara chedal1991iniziòun’operadica- ritàtraibarbonieivagabondidellaStazioneTerminidiRoma.AmmiratodaunesempiodifedeinCristo chesifaveramenteetotalmente prossimo,rispondoall’invitoconun grazie,cisarò. 2 Non so lei, ma io sono uscito allucinato dalla lettura dell’incredibile intervista di Marco Travaglio al nuovo presidente dell’Anm Piercamillo Davigo. Fra molte altre affermazioni che personalmente trovo spaventose in bocca al “leader” dei magistrati italiani, l’ex eroe di Mani pulite dice in sostanza al direttore del Fatto quotidiano che un modo ci sarebbe, per evitare il conflitto fra politi- Foto: Ansa e scrivo al fine di esprimerle tutto il disappunto (non solo mio, considerati i numerosi dissensi che ho letto in internet) per l’articolo di Rodolfo Casadei “La grazia di vivere in un container. Viaggio tra i cristiani iracheni rifugiati a Erbil” pubblicato nel numero 15 di Tempi. È del tutto accettabile che taluni giornalisti possano esaltare, condividendolo, un movimento ecclesiastico, sia pure molto controverso come il Cammino neocatecumenale. Le pare, però, opportuno che questo debba avvenire svilendo altre componenti della Chiesa? Mi riferisco ai modi definiti «un po’ “feudali”» dei parroci delle comunità antecedenti a quelle neocatecumenali, con parole messe in bocca al patriarca, parole che però non sono state virgolettate. Mi riferisco, principalmente, a questo periodo: «Simili sono anche gli aspetti problematici, come le tensioni con una parte dei presbiteri, le accuse di deriva settaria e criptoprotestante, le incomprensioni coi “cristiani comuni”. Soprattutto per chi nella Chiesa già svolgeva compiti di responsabilità». Mi perdoni la domanda: ma chi sono i “cristiani comuni”, soprattutto in quel contesto di guerra e persecuzione? Sono forse una sorta di cristiani “tiepidi”, altro aggettivo presente nell’articolo? La principale caratterizzazione del Cammino neocatecumenale sta nel gergo che crea divisioni – diciamolo pure linguaggio speciale del gruppo – dove i “tiepidi” sono quelli vomitati in Apocalisse 3,16. Dispiace che il medesimo gergo, che differenzia gli eletti del Cammino dai cristiani comuni, sia utilizzato in una testata orientata ai cattolici tutti. LinoLista via internet ci e toghe: basta che i partiti si risolvano una volta per tutte a sottomettersi alle procure. Prendano le liste degli indagati prodotte a getto continuo dagli uffici giudiziari e le trattino come andrebbero trattate in uno Stato di polizia che si rispetti, e cioè come pure e semplici liste di persone non grate da destinare a epurazione. Altrimenti, «se le persone coinvolte in base a prove e indizi che dovrebbero indurre la politica e le istituzioni a rimuoverle in base a un giudizio non penale, ma morale o di opportunità, vengono lasciate o rican- l dolore. In questi giorni sono vicino a una donna che soffre per un tumore al cervello sempre più invadente, assistita da un marito innamorato, operativo e discreto e da una mamma che conosco da tempo: una donna di grande e profonda sensibilità. Preghiamo tutti. Il male avanza. La domanda è quella di sempre: Signore, perché? Perché la nostra vita incontra tanti dolori e ha un appuntamento sicuro col dolore della morte? Solo in Dio c’è la risposta, in quel Dio che ci ha dato la vita. Il dolore è cammino verso la vita in Dio. Il dolore ci prepara alla vita in Dio. Dio stesso ha percorso per noi la strada del dolore. Nascere fuori casa, deposto in una mangiatoia, subito in fuga: sembra di assistere a una delle storie dei migranti di oggi. Amato ma incompreso. Odiato e crocifisso. Siamo all’opposto della mentalità mondana: sicurezza, successo, sensualità. Eppure al fondo di quella storia c’è la vita gloriosa, c’è il sorriso di Maria, c’è il volto di Dio. Il dolore fa male come faceva male a Gesù. Non c’è modo di limitarlo. Ci sono solo (per grazia di Dio) le cure antidolorifiche che però non abbattono il male. La risposta vera ce la danno le madri. Le madri sanno soffrire per amore. Essere madre significa soffrire fin dal primo momento, ma l’amore fa dire che ne vale la pena. Maria ha sofferto ma ora è la madre di tutti. Questa è la consolazione. Il dolore è fecondo. Il dolore porta la vita. Santa Maria prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. E mostraci Gesù. didate o rinominate, è inevitabile che i processi abbiano effetti politici. Se la politica usasse per le sue autonome valutazioni gli elementi che noi usiamo per i giudizi penali e ne traesse le dovute conseguenze, processeremmo degli ex. Senza conseguenze politiche». Punto. Il ragionamento è semplicissimo. Sei indagato? Magari sei innocente, e magari domani (o fra vent’anni) questo ti verrà pure riconosciuto, ma adesso sei moralmente condannabile, o comunque sei «inopportuno» (eh?), quindi sparisci che è meglio. Lasciamo perdere che ai magistrati spetterebbe di occuparsi di reati , non di suggerire condanne “morali” (con conseguenze pratiche) verso chicchessia. Lasciamo stare. Qui vorrei solo sottolinearle, direttore, l’idea che, insomma, secondo il capo del sindacato delle toghe italiane i processi non servono. Anche perché poi, se stiamo ad aspettare i processi, va a finire come con quel tale «professore universitario – il virgolettato è di Davigo – che faceva sesso con le allieve prima degli esami» e in tribunale «l’hanno assolto e il preside s’è detto ansioso di riaverlo in cattedra. Come se un fatto penalmente irrilevante non fosse deontologicamente disdicevole». Ecco. Di nuovo: dei processi non sappiamo che farcene. Davvero non capisco: ma come fa un magistrato che ragiona così a rappresentare le toghe italiane ed essere ricercato dai giornali come si cerca una star? RobertoFaccioli via internet L’intervistaresaaTravaglioèacquafrescaaconfrontodiquellarilasciataaCazzullo,lettasullaprima paginadelCorrieredellaSera,incastonatainuntitolodabarsport (“Davigoel’accusaaipolitici:rubanosenzapiùvergogna”),ribadito atuttapagina5(“Ipoliticirubano piùdiprima.Maadessononsivergognano”).Comesifaadaccettaregeneralizzazionidelgenere?Comefaunmagistratoaesprimersi collinguaggiodafolladeiforconi? Comesipuòcontinuarealeggere tuttoilrestodellenotiziedigiornataconilviatico«ecco,inItaliahannovintolemosche.Icorrotti»?Ma nonmimeraviglialamancanzadi realismo,ragionevolezza,prudenza, umanità,sensodellimite,urbanità,fantasia,immaginazione,sfumaturedigrigio,cheemergeinun’intervistaschiumanteideologia.Cioè quelmeccanismodifensivopercui lapossibilitàstessadiunaltropuntodivistavieneresairrealeedeliminatadallacoscienzadell’individuo(V.Belohradsky,Ilmondodella vita:unproblemapolitico).MimeravigliacheilCorrieresisiaprestatoafaredaassistenteemegafono aunainterpretazionedellafunzione giudiziariacheinArabiaSauditasi tradurrebbecon“Mutawwi’a”:organoperl’imposizionedellavirtùe l’interdizionedelvizio. | | 4 maggio 2016 | 39 LETTEREDALLA FINEDELMONDO INCOMPAGNIADICHIÈGIÀINPARADISO Dire Messa per quei due cadaveri e scoprire che anche questo è il centuplo quaggiù |DIALDOTRENTO C aro padre aldo, queste settimane sono state piene di una grande ferita. Non smettono di accadere le cose belle. Per esempio, il rapporto con alcuni amici si approfondisce sempre di più, anche per la mia costante insoddisfazione: ho iniziato a cercare in quei rapporti la grandezza vista quando sono stata da te. Tante cose mi costano molta fatica, ma il giudizio che per me è più conveniente fare le cose che mi vengono date o proposte non viene meno. E memore di questo sono meno schiacciata. A volte anche questa certezza si assopisce, ma c’è sempre qualcuno che mi sta vicino e mi guarda diversamente da come faccio io. E così riparte. Nella preghiera ho iniziato a domandare e mi rendo conto che questa posizione mi sta cambiando. Anche su questo sfido i miei amici, perché ho bisogno di una compagnia anche nella preghiera. Mi sono confessata prima di Pasqua e il prete mi ha detto che la certezza che io ho di Gesù deve diventare esperienza. Io lo chiedo nella preghiera e mi rendo conto, in questo è stato fondamentale vederlo da voi, di come preghiera e Sacramenti quotidiani rendano più possibile tutto ciò. Comunque il mio cuore non è mai a posto, voglio sempre di più. Non posso accontentarmi, specialmente dopo aver visto la possibilità del centuplo per me. Anche le cose che accadono nel mondo mi interrogano molto. Non posso non guardare a tutto con in mente Gesù, con in mente i miei amici e tutti voi. Ho detto che queste settimane sono piene di una grande ferita proprio per questo. A volte la tristezza, l’abbattimento che mi hanno portato da voi sembrano prevalere. E mi viene paura di tornare ancora l’oscuro male SONOSOTTOILMANTODIMARIA. tornare al punto di partenza. Ringrazio che ci che tanto mi ha fatto soffriDIOMICHIEDETuTTOEIOGLIDO sia sempre qualcuno che mi ricorda che non è re, ma so con certezza di espossibile tornare come prima. Non è possibile sere sotto il manto della MaTuTTOESOMOLTObENECHENON perché anche nei momenti peggiori io non didonna, la mia tenera madre PERMETTERÀMAICHEILDOLORE mentico ciò che mi è accaduto in Paraguay e che non mi ha lasciato mai so che può riaccadere anche qua. Ma mi rensolo. Dio mi chiede tutto e io SIASuPERIOREALLAMIALIbERTÀ do conto che ultimamente faccio più fatica. A gli do tutto e so molto bene fine luglio ci sarebbe la vacanza con gli amiAids e cancro compie 12 anni. In questo temche non permetterà mai che il dolore sia supeci universitari ma io avrei desiderato venire ad po abbiamo accolto 1.788 pazienti di cui 1.310 riore alla mia libertà. Un gesto che mi aiuta ad Asunción. Ma ricordo che uno degli ultimi giorhanno raggiunto il Paradiso. Non è facile per essere realista è quando, terminata la visita ai ni che ero da te mi hai detto di seguire fino in me, nè per i miei amici, vivere gomito a gomimalati, verso le 23, mi reco nella cella mortuafondo il movimento, segno per me di Cristo. to con la morte. Anche oggi, 20 aprile, ho celeria. È lì dove mi risuonano nella mente le bel Letterafirmata brato la Santa Messa con due cadaveri davanle parole di san Giovanni Nazianzeno: «Se non ti all’altare. Normalmente, mettiamo il defunto fossi tuo o Cristo mio sarei creatura finita». arissima, ti ringrazio perchè sei una nella bara dopo la Messa perchè nel momento Questi brevi minuti in compagnia di chi è già in delle poche fra coloro che sono state del segno della pace possa dare al defunto l’ulParadiso mi aiutano a mettere le cose al loro qui a ringraziare per quanto Dio ti ha timo bacio in fronte. Non si tratta di un corpo posto. Mia cara, vai in vacanza con i tuoi amici dato da vivere. Ebbene torno a invitarti a prenqualsiasi, ma di un essere umano che è stato il perché ciò che hai vissuto un anno fa da noi, lo dere sul serio quelle parole che ti ho detto. È tempio dello Spirito Santo e che un giorno, copotrai vivere nella bella compagnia che Dio ti bello vedere come Gesù ci dona delle circome recitiamo nel Credo, risusciterà. Anche per dona e guardando le mie care montagne. Non stanze in cui il vivere è come mangiare un buon me ci sono giorni difficili, circostanze non desiavere paura delle ricadute perché ciò fa parte cioccolato svizzero. Ma non è sempre così, la derate; ma la certezza che tutto è per un bene del cammino. Tieniti ben stretta alla mano di realtà non fa sconti, non è una fabbrica di ciocpiù grande mi permette di consegnarmi tutto chi ti vuole veramente bene. [email protected] colatini. L’1 maggio la clinica per ammalati di a Gesù. A volte mi prende la paura che possa C 40 | 4 maggio 2016 | | SPORT ÜBER ALLES Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Anno 22 – N. 17 dal 28 aprile al 4 maggio 2016 DIRETTORE RESPONSABILE: LUIGI AMICONE REDAZIONE: Emanuele Boffi, Rodolfo Casadei (inviato speciale), Caterina Giojelli, Francesco Leone Grotti, Daniele Guarneri, Elisabetta Longo, Pietro Piccinini PROGETTO GRAFICO: Enrico Bagnoli, Francesco Camagna UFFICIO GRAFICO: Matteo Cattaneo (Art Director) FOTOLITO E STAMPA: Reggiani spa Via Alighieri, 50 21010 Brezzo di Bedero (Va) DISTRIBUZIONE: a cura della Press Di Srl SEDE REDAZIONE: Via Confalonieri 38, Milano, tel. 02/31923727, fax 02/34538074, [email protected], www.tempi.it EDITORE: Vita Nuova Società Cooperativa, Via Confalonieri 38, Milano. La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 ALLEGORIA MILANISTA Quando non c’è più il tocco e nemmeno i soldi | DI FRED PERRI A alle vicende del Milan, l’ex squadrone che tremare il mondo faceva. Specializzato in campagne estere, dal 2003 al 2007 avrebbe potuto vincere cinque Champions League, tanto era superiore, ma si fermò a due. Squadra a forte vocazione internazionale, declinò la mission (fu il Capo a introdurre il termine, ahilui) enunciata quella volta che i giocatori arrivarono al raduno con gli elicotteri e la cavalcata delle Valchirie, vedi Apocalypse Now: vincere facendo spettacolo. Lo presero per il culo, ma aveva ragione lui: il Milan esportò grande calcio, fu la prima squadra italiana a non far sentire lo stridore di denti da paura al Santiago Bernabeu. Segnò la storia, guidata dal rivoluzionario Arrigo Sacchi. Rivoluzione in campo, perché la parola, al Capo, piace poco se applicata altro- 42 ssisto, con perplessità e nostalgia, | 4 maggio 2016 | | Foto: Ansa ve. Infatti non ha mai apprezzato i tecnici comunisti: Bagnoli, Zaccheroni e, ultimo, Sarri. Il Milan ha dominato perché il Capo aveva il tocco magico e perché certi suoi innamoramenti improvvisi e sguaiati (Borghi) venivano smussati dall’abilità del plenipotenziario Galliani, ottimo dirigente. Il Milan ha dominato perché aveva anche i soldi, poi. Ora non c’è più tocco e non ci sono più soldi. Ora c’è solo questa girandola di allenatori che è un po’ come la girandola di candidati del centrodestra alle comunali. Il problema, compagni e amici, non è il candidato, pardon l’allenatore, e non è neanche la squadra. Il problema è quello che sta dietro, la società, il partito. Vedo molta stanchezza nel Milan e nel centrodestra molta confusione. Forse è il caso di vendere ai cinesi. Il Milan o Forza Italia? Urca, mi sono confuso anch’io. PUBBLICAZIONE A STAMPA: Cartaceo: ISSN 2037-1241 Online: ISSN 2499-4308 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà: Emotional Pubblicità Srl Via Melzi d’Eril 29 – 20154 Milano Tel. 02/76318838 [email protected] Amministratore Delegato: Fabrizio Verdolin Contabilità e Tesoreria: Lucia de Felice Ufficio traffico: Chiara Cibien GESTIONE ABBONAMENTI: Tempi, Via Confalonieri 38 • 20124 Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 tel. 02/31923730, fax 02/34538074 [email protected] Abbonamento annuale 60 euro. Per abbonarti: www.settimanale.tempi.it GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI: L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Vita Nuova Società Cooperativa, Via Federico Confalonieri, 38 – 20124 Milano. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico di Vita Nuova Società Cooperativa verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (D.LEG. 196/2003 tutela dati personali). taz&bao Per una volta non possiamo non dirci prodiani Siria, Ucraina, profughi, lei insiste sul fatto che nessun problema sarà risolto senza un accordo Usa-Russia. Non si rischia di essere troppo indulgenti con Putin? «Riusciamo a fare la pace in Siria senza di lui? Evidentemente no. Mentre l’emigrazione di lungo periodo l’avremo sempre con noi, il flusso tragico di oggi che fatichiamo a gestire è conseguenza della guerra. Mi rendo conto che in periodo di sanzioni parlare di un accordo può sembrare un segno di debolezza. Ma le sanzioni debbono essere efficaci non solo quando si applicano ma anche quando si tolgono. E toglierle alla Russia oggi può avere un’efficacia politica maggiore. C’è in gioco il problema dei rapporti di lungo periodo con Mosca, rapporti che sono indispensabili per il futuro russo e il futuro europeo. Ricordo che la Germania, leader delle sanzioni contro la Russia, ha concluso col Nord Stream il più grande contratto nel settore dell’energia con Mosca. Stiamo giocando?». Lei ha incontrato spesso Putin. È il leader giusto per il suo Paese? «Non do pagelle sulla personalità dei leader mondiali ma ho sempre cercato di rendere compatibili i loro e i nostri obiettivi. Non ho mai pensato che Gheddafi fosse un campione di democrazia ma ho sempre pensato che fosse meglio trattare con lui che aprire il baratro dell’anarchia. Quanto a Putin è uomo del tutto concreto. Nei nostri incontri abbiamo potuto mettere in discussione tutti i problemi. L’unico su cui non accetta discussioni è quello di avere la Nato alle porte di casa. Per questo motivo dobbiamo avere ben in testa che la soluzione del problema ucraino è quello di operare per un’Ucraina indipendente, un vero stato cuscinetto né russo né occidentale. Non è permesso a nessuno di scegliere il leader di un altro Paese». Romano Prodi intervistato da Marco Ascione, Corriere della Sera, 22 aprile 2016 44 | 4 maggio 2016 | | Un incontro a Mosca tra l’allora presidente del Consiglio italiano Romano Prodi e il presidente russo Vladimir Putin, 22 novembre 2007 (foto: Ansa) APPUNTI UN ISTANTE E POI PIÙ NULLA. POSSIBILE? La ragazza e il Frecciarossa M ilano, aprile. Alle sette, come ogni mattina, Lisa, 18 anni, si era alzata, assonnata. Un caffè in cucina, di fretta, i vestiti da scegliere, i libri nello zaino. Il tonfo della porta chiusa alle spalle. Lei per strada, bruna, bellissima. Alle sette, come ogni mattina, il Frecciarossa numero 9513 era partito da Torino per Milano: il muso puntuto ansioso di vento, la pulsione a correre da purosangue d’acciaio. Lisa esce di casa, traversa la periferia diretta alla stazione Certosa. Ha un passo veloce e leggero. Per strada la gente si volta a guardarla. Lei, le cuffie nelle orecchie, non ci fa caso. Il Frecciarossa si lascia indietro l’hinterland di Torino e macina le pianure di Vercelli e di Novara. Già attraversa il Ticino. È una saetta rossa nella campagna, in questa mattina di sole. C’è un sottopassaggio per i pedoni a Certosa, ma si fa prima a attraversare i binari. E Lisa deve essere a scuola, fra poco. È sovrappensiero. Che cosa, nella mattina già tiepida di aprile, la rende tanto assorta? La musica nelle cuffie batte, ritmica. Ma cosa ha in testa lei stamattina? Un servizio da modella, un viaggio, un amore? L’amore a 18 anni può essere un fiume che si gonfia e esonda, e cancella ogni cosa. Lisa ascolta Rihanna e contempla la sua vita intatta, lucente, davanti. I palazzi e le torri di Milano già si disegnano all’orizzonte, in fondo ai binari. Il Frecciarossa costeggia l’area dell’Expo, poi sbuca verso Certosa. Fischia, forte, a annunciarsi. Il fischio fende l’aria come una lama. E d’improvviso tutto è così breve. Lisa avanza come impercettibilmente danzando. Lo sguardo fisso, presa come è dai suoi pensieri. Non sente il fischio lacerante, né lo stridio 46 | 4 maggio 2016 | | di Marina Corradi disperato di freni sulle ruote di acciaio. Forse, solo una frazione di secondo per capire. L’urto atroce: poi, per qualche istante, sulle banchine solo un attonito silenzio. Ora la gente accorre, fa ressa, sgomenta. Una chiazza larga di sangue, e libri sparsi da uno zaino. Un giovane agente di polizia cerca i documenti. Si attarda a guardare la foto: «Dio, come era bella». Più nulla? Il dubbio, in quella periferia di cemento e di ferro, grava su chi sta a guardare. Più nulla, possibile? I desideri, le attese, le tante cose da fare, amare, vedere. Che scandalo morire così, a 18 anni. Skandalon, significa ostacolo, inciampo. E chi ha visto, e chi viene a sapere, inciampa come in una buca nel suolo. Più nulla? Assurdo, impossibile; eppure si allarga, attorno a questa morte, come l’aspro fragore del niente. Qualcuno che passa dalla stazione Certosa fra sé mormora: «Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte». Riallaccia con antiche parole qualcosa come un filo interrotto. (C’è una madre, c’è un padre in quest’ora, nel buio più oscuro e profondo). Nel “Tu” invocato in quelle parole a bassa voce sta la sola speranza. Non per un nulla, siamo venuti al mondo. La bella Lisa, assurdamente attesa da un treno, sta ora assisa in questo Mistero. Noi non vediamo, noi non riusciamo a capire. Ma ostinatamente, a mani aperte e vuote, aspettiamo.