Il Cinghiale di Erimanto

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Il Cinghiale di Erimanto
Il Mito di Eracle:
04 Il Cinghiale di Erimanto e la propria realizzazione
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Questa fatica consisteva nel portare vivo il cinghiale del monte Erimanto a
Micene, cosicché Euristeo potesse vederlo. Questo cinchiale era una fiera che
aveva devastato la città di Psophis finchè era salita a vivere sul monte
Erimanto.
Durante il viaggio, Eracle incontrò il centauro Pholus, figlio di Sileno e di una
ninfa, il quale offrì ospitalità all'eroe, che era un vecchio amico della loro stirpe.
Pholus preparò quindi per Eracle carne alla brace e per sé carne cruda. Il vino
invece venne prelevato da una giara, che era stata affidata ai centauri dallo
stesso Dionisio, con l'ordine di aprirla solo quando Eracle fosse giunto a loro.
Attratti dall'aroma del vino i centauri vennero alla grotta di Pholus ma, senza
riconoscere Eracle, si adirarono per l'apertura della giara e mossero contro
l'eroe. Eracle allora scagliò loro le frecce intinte nel sangue dell'Idra,
uccidendone molti e ferendo gravemente lo stesso Chitone, che era stato suo
tutore. La lotta ebbe quindi termine, e i centauri si dispersero. Eracle assistette
quindi Chirone, ma la ferita si rivelò incurabile. Essendo però Chirone un
immortale, non poteva abbandonare le sue spoglie. Fu quindi per intercessione
di Prometeo a Zeus che Chirone poté finalmente morire.
I centauri si rifugiarono in vari luoghi: molti presso Eleusi, dove Poseidone li
nascose dentro una montagna. Pholus invece, dopo aver estratto una delle
frecce di Eracle dal corpo di un centauro, si chiese come fosse possibile che una
cosa tanto piccola potesse uccidere un essere sì possente. Proprio in quel
momento, la freccia gli cadde di mano ferendolo al piede: per quanto la ferita
fosse leggera, il veleno lo uccise.
Dopo aver sepolto i centauri, Eracle poté quindi riprendere il viaggio. Salito
quindi sulla sommità del monte Erimanto, diede senza sosta la caccia al
cinghiale: l’animale, esausto, cadde in trappola e poté essere catturato e
condotto a Micene.
Liberamente adattato da “Biblioteca 2.5.1 del Pseudo Apollodoro”. Per consultare la
versione integrale del testo nella traduzione inglese del Frazer clicca su Link. Tratto dal
sito della Biblioteca Digitale Perseo http://www.perseus.tufts.edu
Affrontare il mito del cinghiale di Erimanto significa addentrarsi in un racconto
denso di molteplici significati. Anzitutto, il superamento della figura del
maestro racchiuso nella vicenda dei centauri, che porta come ricompensa la
capacità di creare il proprio presente. Ma andiamo con ordine.
Eracle, nel cammino per il monte Erimanto dove si nasconde il feroce cinghiale,
incontra dei centauri1. Si ferma dunque con essi a banchettare e bere vino.
1 Uno o più centauri, a seconda delle versioni.
Nel mito dei centauri è racchiusa un’immagine molto potente: mezzi uomini
mezzi animali, essi ricordano gli stadi di un’umanità primordiale, vicina alla
terra2. Essi tramandano conoscenze ben più antiche di Eracle e della sua stirpe,
e lo stesso eroe nella sua giovinezza fu istruito da un centauro, il saggio
Chirone. Eracle è quindi stato cresciuto e nutrito dalla sapienza di un’era
passata, un’era in cui le necessità morali e spirituali erano ben diverse da
quelle dell'epoca in cui Eracle vive.
A rimarcare questo fatto essi danno del vino a Eracle. Come analizzato da R.
Steiner3, nell'antichità remota il vino svolgeva una funzione sacrale speciale:
quella del facilitare la discesa nella terra e nella materia. Poiché l'umanità era
in una condizione assai diversa da quella attuale 4, i loro corpi sottili erano
distanti dal corpo fisico: gli antichi iniziati usavano quindi il vino come
strumento per incarnarsi profondamente nella materia e apprendere gli
insegnamenti che la materia poteva dare loro e di cui essi erano ancora privi 5.
Ma Eracle è già padrone della materia, della piena corporeità. Indugiare
ulteriormente su tali pratiche non gli
sarebbe stato di alcun beneficio, anzi gli
sarebbe stato dannoso.
Quindi Eracle uccide i centauri e, nel farlo,
usa le frecce intinte nel veleno dell'idra,
ovvero la forza di volontà che viene dal
superamento
delle
passate
imprese.
Inoltre, ferisce a morte Chitone, per poi
assisterlo al suo capezzale. Uccidere
significa
superare,
far
propri
gli
insegnamenti del maestro e affrancarsene
per diventare maestro di sé stesso e
della propria vita6. Insegnamento che
ritroviamo anche nel detto orientale “uccidi
il tuo maestro” o “se incontri un budda per
strada uccidilo7”.
2 A tal pro si noti l'allusione al centauro Pholus, che si nutre di carne cruda mentre a Eracle
serve carne cotta.
3 “Budda e Cristo” Conferenza di Rudolf Steiner. Ed. Archiati. 2008.
4 Steiner divide le ere in tre periodi. I primordi, in cui l'uomo era più connesso al mondo dello
spirito, tanto da ignorare letteralmente la materia e la fisicità. Un periodo centrale, quello
greco-romano, in cui vigeva il perfetto equilibrio fra spirito e materia. E la nostra era, dove
la materia predomina sullo spirito e la capacità di percepire ciò che appartiene allo spirito è
stata quasi persa. Eracle, essendo un uomo della fase di equilibrio, non aveva necessità di
ricorrere ulteriormente al vino. I centauri invece rappresentano una cultura più antica, che
ancora necessita di incarnarsi pienamente nella corporeità.
5 I centauri sanno di dover aspettare Eracle per aprire quel vino, ma quando egli arriva non lo
rinoscono e si adirano: poiché sono legati al passato, sono incapaci di accogliere il
messaggio di cambiamento di cui Eracle è portatore, e vedono in lui solo il sovverchiamento
delle loro abitudini.
Questo perchè finché si è legati alla figura del “maestro” e alla sua autorità,
non si è mai veramente adulti, liberi, responsabili e realizzati. Il guru o lo
psicoterapeuta sono dei mezzi che aiutano a raggiungere sé stessi, non sono il
fine della nostra ricerca. Ucciderli significa riconoscere che sono strumenti di
aiuto, compagni di strada che non vanno mitizzati. Essi sono figure umane
importanti ma provvisorie, che ci accompagnano per un tratto della nostra vita.
Se vogliamo realizzare pienamente la nostra esistenza è pertanto importante
abbandonare l'idea che qualcuno possa tracciare una strada per noi,
camminare al nostro posto. Solo diventando autonomi si ottiene la possibilità di
esprimere al massimo i nostri talenti, proprio perchè sono unici. Se il maestro
ci dicesse come compiere ogni singolo passo, sarebbe lui alla fine a
ricongiungersi al cielo, non noi. Perchè noi non avremmo fatto nulla di nulla.
Affrancatosi da Chirone, Eracle può
raggiungere la sommità del monte e qui
catturare il cinghiale, sollevarlo al cielo e
scendere verso Micene.
Il cinghiale rappresenta la purezza degli
istinti: selvaggi e indomati quindi puri, ma
anche pericolosi poiché distruttivi e
autodistruttivi. Come il vino, anche il
cinghiale ci riporta alla discesa nella
materia, che è necessaria proprio per
apprendere a domare quegli istinti: in
questo modo, si ottiene la forza e il
sostegno che solo la terra, ovvero gli
istinti domati, sanno dare.
Nelle civiltà antiche, il cinghiale rappresenta infatti il punto di massima discesa
nella materia. Stessa memoria è tramadata dalla tradizione vedica nel SrimadBhagavatam dove al Canto 1 Capitolo 3 Verso 7:
"La seconda manifestazione del beneficiario supremo di tutti i sacrifici
fu l'avatara-Cinghiale che, per salvare la Terra, la sollevò dalle regioni
più basse dell'universo8”.
Nella parola sanscrita Varaha, ovvero cinghiale, è contenuto il radicale VAR,
che è affine a BOR: esso rimanda sia a BOAR (cinghiale in inglese) che a
BOREA, il vento del nord, ovvero la Divinità memoria delle regioni polari 9, che
in un epoca remota costituivano il centro del mondo, ovvero l'epoca detta
6 Perchè essere il maestro significa essere responsabile e conduttore in prima persona della
propria vita.
7 "Se incontri il Buddha per la strada uccidilo". Di Sheldon B. Kopp. Edizioni Astrolabio
Ubaldini, Roma 1975
8 dvitīyaḿ tu bh = tu bhavāyāsya - rasātala-gatāḿ tu bh = ḿ tu bhahīḿ tu bh - uddharisHyann upādatta - yajñeśahH
saukaraḿ tu bh= vapuhH. The supreme enjoyer of all sacrifices accepted the incarnation of a boar
[the second incarnation], and for the welfare of the earth He lifted the earth from the nether
regions of the universe.
9 Da cui il termine boreale per indicare le regioni polari.
iperboreana10.
In queste parole, vi è contenuta la memoria di
un’era passata della terra in cui si era già
raggiunto il punto di massima discesa nella
materia. Quando questo avviene, si palesa un
iniziato che assume su di sé il compito di
riportare la civiltà verso il cielo, risollevandola
dal punto di massima oscurità nel quale era
giunta: la missione di Eracle consiste infatti nel
nobilitare il mondo partendo da sé stesso 11. Lo
stesso atto di sollevare il cinghiale e discendere
dal monte guidandolo a Micene racchiude il
senso di guidare i propri istinti e riportare
questo
cambiamento
giù
nel
mondo,
diffondendolo. Ma racchiude anche il senso di
porre dentro di sé a coscienza gli insegnamenti
appresi.
Alla fine, come sempre l'ego-euristeo di fronte alla sottomissione del cinghiale
trema e si nasconde: ne ha paura, poiché l'ego ha paura di cambiare.
Di Donato Manlio
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Revisione: Aurora Torchia
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L'immagine di pag 2 “Eracle uccide un centauro” [Statua del Giambologna. Piazza della
Signoria Firenze] è sotto licenza creative common 2.0 attribuzione, generica.
L'immagine di pag 3 “Eracle porta ad Euristeo il cinghiale di Erimanto" [Anfora Attica a figure
nere, 550 A.C. Circa. British Museum] appartiene al pubblico dominio.
L'immagine di pag 4 “Varaha avatar di Vishnu, uccide un demone per proteggere la Terra"
[Guazzo su carta. British Museum] appartiene al pubblico dominio.
10 Vedere anche Essere Italiani, di L.M.A. Viola, pag 177, Edizioni Victrix, 2004.
11 La fatica si svolge in pieno inverno, altro rimando all'oscurità.