Il Cinghiale di Erimanto
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Il Cinghiale di Erimanto
Il Mito di Eracle: 04 Il Cinghiale di Erimanto e la propria realizzazione www.manliodidonato.it Questa fatica consisteva nel portare vivo il cinghiale del monte Erimanto a Micene, cosicché Euristeo potesse vederlo. Questo cinchiale era una fiera che aveva devastato la città di Psophis finchè era salita a vivere sul monte Erimanto. Durante il viaggio, Eracle incontrò il centauro Pholus, figlio di Sileno e di una ninfa, il quale offrì ospitalità all'eroe, che era un vecchio amico della loro stirpe. Pholus preparò quindi per Eracle carne alla brace e per sé carne cruda. Il vino invece venne prelevato da una giara, che era stata affidata ai centauri dallo stesso Dionisio, con l'ordine di aprirla solo quando Eracle fosse giunto a loro. Attratti dall'aroma del vino i centauri vennero alla grotta di Pholus ma, senza riconoscere Eracle, si adirarono per l'apertura della giara e mossero contro l'eroe. Eracle allora scagliò loro le frecce intinte nel sangue dell'Idra, uccidendone molti e ferendo gravemente lo stesso Chitone, che era stato suo tutore. La lotta ebbe quindi termine, e i centauri si dispersero. Eracle assistette quindi Chirone, ma la ferita si rivelò incurabile. Essendo però Chirone un immortale, non poteva abbandonare le sue spoglie. Fu quindi per intercessione di Prometeo a Zeus che Chirone poté finalmente morire. I centauri si rifugiarono in vari luoghi: molti presso Eleusi, dove Poseidone li nascose dentro una montagna. Pholus invece, dopo aver estratto una delle frecce di Eracle dal corpo di un centauro, si chiese come fosse possibile che una cosa tanto piccola potesse uccidere un essere sì possente. Proprio in quel momento, la freccia gli cadde di mano ferendolo al piede: per quanto la ferita fosse leggera, il veleno lo uccise. Dopo aver sepolto i centauri, Eracle poté quindi riprendere il viaggio. Salito quindi sulla sommità del monte Erimanto, diede senza sosta la caccia al cinghiale: l’animale, esausto, cadde in trappola e poté essere catturato e condotto a Micene. Liberamente adattato da “Biblioteca 2.5.1 del Pseudo Apollodoro”. Per consultare la versione integrale del testo nella traduzione inglese del Frazer clicca su Link. Tratto dal sito della Biblioteca Digitale Perseo http://www.perseus.tufts.edu Affrontare il mito del cinghiale di Erimanto significa addentrarsi in un racconto denso di molteplici significati. Anzitutto, il superamento della figura del maestro racchiuso nella vicenda dei centauri, che porta come ricompensa la capacità di creare il proprio presente. Ma andiamo con ordine. Eracle, nel cammino per il monte Erimanto dove si nasconde il feroce cinghiale, incontra dei centauri1. Si ferma dunque con essi a banchettare e bere vino. 1 Uno o più centauri, a seconda delle versioni. Nel mito dei centauri è racchiusa un’immagine molto potente: mezzi uomini mezzi animali, essi ricordano gli stadi di un’umanità primordiale, vicina alla terra2. Essi tramandano conoscenze ben più antiche di Eracle e della sua stirpe, e lo stesso eroe nella sua giovinezza fu istruito da un centauro, il saggio Chirone. Eracle è quindi stato cresciuto e nutrito dalla sapienza di un’era passata, un’era in cui le necessità morali e spirituali erano ben diverse da quelle dell'epoca in cui Eracle vive. A rimarcare questo fatto essi danno del vino a Eracle. Come analizzato da R. Steiner3, nell'antichità remota il vino svolgeva una funzione sacrale speciale: quella del facilitare la discesa nella terra e nella materia. Poiché l'umanità era in una condizione assai diversa da quella attuale 4, i loro corpi sottili erano distanti dal corpo fisico: gli antichi iniziati usavano quindi il vino come strumento per incarnarsi profondamente nella materia e apprendere gli insegnamenti che la materia poteva dare loro e di cui essi erano ancora privi 5. Ma Eracle è già padrone della materia, della piena corporeità. Indugiare ulteriormente su tali pratiche non gli sarebbe stato di alcun beneficio, anzi gli sarebbe stato dannoso. Quindi Eracle uccide i centauri e, nel farlo, usa le frecce intinte nel veleno dell'idra, ovvero la forza di volontà che viene dal superamento delle passate imprese. Inoltre, ferisce a morte Chitone, per poi assisterlo al suo capezzale. Uccidere significa superare, far propri gli insegnamenti del maestro e affrancarsene per diventare maestro di sé stesso e della propria vita6. Insegnamento che ritroviamo anche nel detto orientale “uccidi il tuo maestro” o “se incontri un budda per strada uccidilo7”. 2 A tal pro si noti l'allusione al centauro Pholus, che si nutre di carne cruda mentre a Eracle serve carne cotta. 3 “Budda e Cristo” Conferenza di Rudolf Steiner. Ed. Archiati. 2008. 4 Steiner divide le ere in tre periodi. I primordi, in cui l'uomo era più connesso al mondo dello spirito, tanto da ignorare letteralmente la materia e la fisicità. Un periodo centrale, quello greco-romano, in cui vigeva il perfetto equilibrio fra spirito e materia. E la nostra era, dove la materia predomina sullo spirito e la capacità di percepire ciò che appartiene allo spirito è stata quasi persa. Eracle, essendo un uomo della fase di equilibrio, non aveva necessità di ricorrere ulteriormente al vino. I centauri invece rappresentano una cultura più antica, che ancora necessita di incarnarsi pienamente nella corporeità. 5 I centauri sanno di dover aspettare Eracle per aprire quel vino, ma quando egli arriva non lo rinoscono e si adirano: poiché sono legati al passato, sono incapaci di accogliere il messaggio di cambiamento di cui Eracle è portatore, e vedono in lui solo il sovverchiamento delle loro abitudini. Questo perchè finché si è legati alla figura del “maestro” e alla sua autorità, non si è mai veramente adulti, liberi, responsabili e realizzati. Il guru o lo psicoterapeuta sono dei mezzi che aiutano a raggiungere sé stessi, non sono il fine della nostra ricerca. Ucciderli significa riconoscere che sono strumenti di aiuto, compagni di strada che non vanno mitizzati. Essi sono figure umane importanti ma provvisorie, che ci accompagnano per un tratto della nostra vita. Se vogliamo realizzare pienamente la nostra esistenza è pertanto importante abbandonare l'idea che qualcuno possa tracciare una strada per noi, camminare al nostro posto. Solo diventando autonomi si ottiene la possibilità di esprimere al massimo i nostri talenti, proprio perchè sono unici. Se il maestro ci dicesse come compiere ogni singolo passo, sarebbe lui alla fine a ricongiungersi al cielo, non noi. Perchè noi non avremmo fatto nulla di nulla. Affrancatosi da Chirone, Eracle può raggiungere la sommità del monte e qui catturare il cinghiale, sollevarlo al cielo e scendere verso Micene. Il cinghiale rappresenta la purezza degli istinti: selvaggi e indomati quindi puri, ma anche pericolosi poiché distruttivi e autodistruttivi. Come il vino, anche il cinghiale ci riporta alla discesa nella materia, che è necessaria proprio per apprendere a domare quegli istinti: in questo modo, si ottiene la forza e il sostegno che solo la terra, ovvero gli istinti domati, sanno dare. Nelle civiltà antiche, il cinghiale rappresenta infatti il punto di massima discesa nella materia. Stessa memoria è tramadata dalla tradizione vedica nel SrimadBhagavatam dove al Canto 1 Capitolo 3 Verso 7: "La seconda manifestazione del beneficiario supremo di tutti i sacrifici fu l'avatara-Cinghiale che, per salvare la Terra, la sollevò dalle regioni più basse dell'universo8”. Nella parola sanscrita Varaha, ovvero cinghiale, è contenuto il radicale VAR, che è affine a BOR: esso rimanda sia a BOAR (cinghiale in inglese) che a BOREA, il vento del nord, ovvero la Divinità memoria delle regioni polari 9, che in un epoca remota costituivano il centro del mondo, ovvero l'epoca detta 6 Perchè essere il maestro significa essere responsabile e conduttore in prima persona della propria vita. 7 "Se incontri il Buddha per la strada uccidilo". Di Sheldon B. Kopp. Edizioni Astrolabio Ubaldini, Roma 1975 8 dvitīyaḿ tu bh = tu bhavāyāsya - rasātala-gatāḿ tu bh = ḿ tu bhahīḿ tu bh - uddharisHyann upādatta - yajñeśahH saukaraḿ tu bh= vapuhH. The supreme enjoyer of all sacrifices accepted the incarnation of a boar [the second incarnation], and for the welfare of the earth He lifted the earth from the nether regions of the universe. 9 Da cui il termine boreale per indicare le regioni polari. iperboreana10. In queste parole, vi è contenuta la memoria di un’era passata della terra in cui si era già raggiunto il punto di massima discesa nella materia. Quando questo avviene, si palesa un iniziato che assume su di sé il compito di riportare la civiltà verso il cielo, risollevandola dal punto di massima oscurità nel quale era giunta: la missione di Eracle consiste infatti nel nobilitare il mondo partendo da sé stesso 11. Lo stesso atto di sollevare il cinghiale e discendere dal monte guidandolo a Micene racchiude il senso di guidare i propri istinti e riportare questo cambiamento giù nel mondo, diffondendolo. Ma racchiude anche il senso di porre dentro di sé a coscienza gli insegnamenti appresi. Alla fine, come sempre l'ego-euristeo di fronte alla sottomissione del cinghiale trema e si nasconde: ne ha paura, poiché l'ego ha paura di cambiare. Di Donato Manlio Nota L'articolo è distribuito gratuitamente sotto Licenza Creative Common Attribuzione 3.0. Puoi pertanto riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera. Di modificare quest'opera. Di usare quest'opera per fini commerciali. 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