netflix in italia e il big bang di cinema e tv

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netflix in italia e il big bang di cinema e tv
03606
e 15,00
NETFLIX IN ITALIA E IL BIG BANG DI CINEMA E TV
ISBN 978-88-6345-606-6
STEFANO
ZULIANI
Stefano Zuliani si è laureato in economia e commercio; successivamente si è specializzato in economia e management dei
media (Master ANICA, Master Politecnico di Milano), svolgendo
soggiorni di studio e di lavoro a Parigi, Bruxelles e New York. Ha
lavorato per alcune società di produzione cinematografica. Ha
collaborato con l’Università di Roma “La Sapienza”, l’istituto di
ricerca Censis e la Confindustria, occupandosi di ricerca economica, media e comunicazione. Da diversi anni opera in una primaria azienda di
telecomunicazioni nella quale si è occupato di marketing strategico, business
development e contenuti per Internet, Mobile e Tv. Nel 1991 il suo cortometraggio “Libertà ed emarginazione” ha vinto il primo premio della giuria ed il primo
premio del pubblico al concorso indetto dal cineclub romano Azzurro Scipioni.
Nel 2001 ha pubblicato il libro “Internet touch - Orientarsi nella e-economy”
distribuito dalla UTET. Nel 2015 ha coprodotto il film psycho-thriller “Lucy in
the sky”.
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Il libro nasce da un’esperienza professionale di venticinque anni nei settori media e telecomunicazioni, propone analisi e scenari sul settore audiovisivo e offre chiavi di lettura delle sue dinamiche evolutive, anche
legate all’arrivo di Netflix in Italia.
Dialoga su modelli organizzativi e di business con trentatre protagonisti; fra gli altri: Francesca Cima Presidente di ANICA Produttori, Andrea
Occhipinti Presidente di ANICA Distributori, Luigi Cuciniello Presidente
ANEC Esercenti, Luigi Abete Presidente di Cinecittà, Roberto Cicutto Presidente di Istituto Luce, Piera Detassis Presidente della Fondazione Cinema per Roma, Innocenzo Cipolletta Presidente dell’Associazione Venture
capital e Private equity, Giuseppe De Rita Presidente del Centro ricerche
Censis; inoltre, con produttori, distributori cinematografici e televisivi,
docenti universitari e con gli artisti Ferzan Ozpetek, Maurizio Nichetti,
Luca Argentero, Andrea Purgatori.
Sono proposti dati e grafici per approfondire gli argomenti trattati.
STEFANO ZULIANI
NETFLIX IN ITALIA
E IL BIG BANG
DI CINEMA E TV
Analisi e previsioni sull’evoluzione
del sistema audiovisivo
STEFANO ZULIANI
NETFLIX IN ITALIA
E IL BIG BANG
DI CINEMA E TV
Analisi e previsioni sull’evoluzione
del sistema audiovisivo
http://www.shopping24.ilsole24ore.com/sh4/catalog/products/libri.jsp;jsessio
nid=3F4D714599A79299525CF404A6187190?navAction=jump&navCount=0&p
roductId=prod2290043&categoryId=SH246048L21&prod_pos=trends
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Retrocopertina
Il libro nasce da un’esperienza professionale di venticinque anni nei settori media
e telecomunicazioni, propone analisi e scenari sul settore audiovisivo e offre chiavi
di lettura delle sue dinamiche evolutive, anche
legate all’arrivo di Netflix in Italia.
Dialoga su modelli organizzativi e di business con trentatre protagonisti; fra gli
altri: Francesca Cima Presidente di ANICA Produttori, Andrea Occhipinti Presidente
di ANICA Distributori, Luigi Cuciniello Presidente di ANEC Esercenti, Luigi Abete
Presidente di Cinecittà, Roberto Cicutto Presidente di Istituto Luce, Piera Detassis
Presidente della Fondazione Cinema per Roma, Innocenzo Cipolletta Presidente
dell’Associazione Venture capital e Private equity, Giuseppe De Rita Presidente del
Centro ricerche Censis; inoltre, con produttori, distributori cinematografici e
televisivi, docenti universitari e con gli artisti Ferzan Ozpetek, Maurizio Nichetti,
Luca Argentero, Andrea Purgatori.
Sono proposti dati e grafici per approfondire gli argomenti trattati.
Sull’autore
Stefano Zuliani si è laureato in economia e commercio; successivamente
si è specializzato in economia e management dei media (Master ANICA, Master
Politecnico di Milano), svolgendo soggiorni di studio e di lavoro a Parigi, Bruxelles e
New York. Ha lavorato per alcune società di produzione cinematografica. Ha
collaborato con l’Università di Roma “La Sapienza”, l’istituto di ricerca Censis e la
Confindustria, occupandosi di ricerca economica, media e comunicazione. Da diversi
anni opera in una primaria azienda di telecomunicazioni nella quale si è occupato di
marketing strategico, business development e contenuti per Internet, Mobile e Tv.
Nel 1991 il suo cortometraggio “Libertà ed emarginazione” ha vinto il primo premio
della giuria ed il primo premio del pubblico al concorso indetto dal cineclub romano
Azzurro Scipioni.
Nel 2001 ha pubblicato il libro “Internet touch - Orientarsi nella e-economy”
distribuito dalla UTET.
Nel 2014 ha coprodotto il film psycho-thriller “Lucy in the sky”.
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Gli intervistati
1. La novità dell’arrivo di Netflix
1. Giuseppe De Rita Censis
2. Luigi Abete Cinecittà
3. Stefano Parisi Chili
4. Piera Detassis Fondazione Cinema per Roma, Ciak magazine
5. Stefano Balassone esperto di tv
6. Bruno Zambardino Università Roma
7. Giandomenico Celata Università Roma
8. Augusto Preta ITMedia Consulting
9. Antonio Nicita Commissario AGCOM
2. Cosa cambia per i produttori di contenuti
1. Francesca Cima ANICA-Produttori
2. Luigi De Laurentiis Filmauro
3. Angelo Barbagallo BiBi Film
4. Fulvio Lucisano IIF
5. Carlo Degli Esposti Palomar
6. Iginio Straffi Rainbow/Winx
7. Lorenzo Mieli Wildside/Freemantle
8. Fabrizio Donvito Indiana Production
9. Martha Capello AGPCI-Giovani Produttori Cinematografici
3. Cosa cambia per i distributori
1. Andrea Occhipinti ANICA-Distributori
2. Roberto Cicutto Istituto Luce
3. Antonio Medici BIM
4. Pierfrancesco Gherardi DeAgostini
5. Gianluca Guzzo MYmovies Gruppo L’Espresso
4. Cosa cambia per gli esercenti
1. Luigi Cuciniello ANEC-Associazione Nazionale Esercenti Cinema
2. Giuseppe Corrado The Space Cinema
3. Giorgio Ferrero di Ferrero Cinemas
5. Cosa cambia per gli artisti
1. Innocenzo Cipolletta AIFI-Associazione Italiana del Private equity e Venture capital
2. Luca Argentero attore
3. Ferzan Ozpetek regista
4. Maurizio Nichetti regista
5. Sidney Sibilia regista
6. Andrea Purgatori sceneggiatore
7. Janet De Nardis Roma Web Fest
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Indice
Prefazione
Introduzione
1. Cosa è Netflix
1.1 Gli inizi e lo sviluppo
1.2 L’espansione internazionale
1.3 Il business
2. Il mercato audiovisivo italiano
3.1 I numeri del settore
3.2 Il cinema e l’on-demand
3.3 La novità dell’arrivo di Netflix (interviste a: De Rita Censis, Abete
Cinecittà, Parisi Chili, Detassis Fondazione Cinema per Roma/Ciak
magazine, Balassone esperto di tv, Zambardino Università Roma, Celata
Università Roma, Preta ITmedia Consulting)
3.4 Verso una nuova Auditel
3.5 E le partite di calcio?
3. Cosa cambia per l’industria cinematografica (intervista a: Nicita AGCOM)
4.1 La produzione (interviste a: Cima ANICA-Produttori, De Laurentiis
Filmauro, Barbagallo BibiFilm, Lucisano IIF, Degli Esposti Palomar, Straffi
Rainbow/Winx, Mieli Wildside/Freemantle, Donvito Indiana Production,
Capello AGPCI-Associazione Giovani Produttori Cinema)
4.2 La distribuzione (interviste a: Occhipinti ANICA-Distributori, Cicutto
Istituto Luce, Medici BIM film, Gherardi DeAgostini, Guzzo MYmovies)
4.3 L’esercizio (interviste a: Cuciniello ANEC, Corrado The Space Cinema,
Ferrero FerreroCinemas)
4. Cosa cambia per la tv pubblica
5. Cosa cambia per gli artisti. Una United Artists anche in Italia?
(interviste a: Cipolletta AIFI-Associazione Italiana Private equity e Venture capital,
Argentero attore, Ozpetek regista, Nichetti regista, Sibilia regista, Purgatori
sceneggiatore, De Nardis Roma Web Fest)
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Introduzione
Arriva Netflix, la musica sta per cambiare.
Dopo oltre cinquanta anni di dominio della tv lineare generalista e trenta anni e più
di duopolio, è opinione diffusa che gli equilibri del sistema audiovisivo italiano siano
prossimi ad un forte cambiamento. Lo sbarco in Italia del gigante americano del
Subscription Video On Demand (ovvero un abbonamento mensile flat per un’offerta
di contenuti all you can eat), già scelto negli USA da oltre la metà delle famiglie,
produrrà un’accelerazione di questo processo.
A che punto siamo?
In Italia alla parola tv è stata tradizionalmente associata quasi soltanto la
declinazione “tv generalista”. Colpisce che anche la pay tv Sky, negli ultimi tempi,
rivolga una parte significativa dei suoi investimenti a una programmazione pure di
tipo generalista (ad esempio, X-Factor, MasterChef, Italia’s Got Talent).
Insomma, lo spettatore italiano, che in effetti ha un’età media molto alta (55 anni),
viene ancora interpretato come una figura passiva, rilassata in poltrona, pantofole
ai piedi e telecomando in mano, non in condizione di esprimere specifiche
preferenze. Si tratta di una rappresentazione ancora poco scalfita dalla diffusione
straordinariamente rapida di smartphone e tablet, già nelle tasche di 30 milioni di
italiani, che porta una forte spinta all’interattività (negli USA il consumo video su
mobile per persona supera un’ora al giorno).
Nei paesi europei comparabili al nostro (come sono Germania, Francia e UK), grazie
allo sviluppo delle tv via cavo e all’ampia diffusione di internet a larga banda, già da
molti anni gli spettatori hanno modo di esprimere gusti e opzioni specifiche, ben
assecondati dai player attivi sul mercato. Questi infatti confezionano offerte mirate
anche a sottoinsiemi e nicchie di mercato, superando la logica della “vendita di
eyeballs” (ovvero vendita dell’attenzione degli spettatori) tipica della tv generalista e
dei mercati, come il nostro, ancora prevalentemente basati sugli introiti
pubblicitari.
Dall’altra parte dell’oceano, negli USA, gli utilizzatori della tv on demand in
streaming hanno ormai superato il 50% della popolazione. Inoltre, soltanto il 45%
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dei programmi televisivi vengono guardati in diretta all’ora in cui sono collocati nei
palinsesti (il resto del tempo di ascolto viene speso su servizi on-demand in
streaming o su programmi registrati). E il tasso di ascolto in diretta diminuisce con
l’abbassarsi dell’età dello spettatore. Peraltro, secondo un report di Forrester
Research, il 38% dei giovani tra i 18 e i 32 anni non guarda affatto la tv tradizionale.
Infine, nell’on-demand americano cominciano a essere proposti anche
eventi/programmi in diretta, finora grandi assenti sulle piattaforme online; li stanno
già offrendo Sony sulla Playstation e Dish Network; ai due dovrebbe presto
aggiungersi Apple.
In Italia la situazione è molto meno dinamica: i due grandi gruppi di tv generalista
pubblica e privata, RAI e Mediaset, hanno giocato - e giocano tuttora - un ruolo
centrale nel settore audiovisivo: dalla produzione, alla distribuzione fino all’esercizio
delle sale. Tuttavia da alcuni anni, anche per effetto della crisi economica, i due
attori sembrano non più in condizione di sostenere un sistema in crisi. Ad esempio,
Mediaset si è via via disimpegnata dalla produzione cinematografica, dovendo
fronteggiare le difficoltà del proprio core business e la concorrenza della pay-tv;
anche la RAI ha ridimensionato il volume degli investimenti e il loro valore unitario.
Di fronte a queste fragilità, sono state messe in discussione certezze consolidate;
però la sensazione è che finora abbiano continuato a prevalere logiche attendiste;
ma la forza d’urto di cui potrà essere capace Netflix (in Francia ha raggiunto 100.000
clienti in un solo mese e a metà 2015 è arrivata a circa 200.000) non potrà che
accelerare lo stabilirsi di nuovi equilibri dell’intero settore.
Questo libro vuole riflettere sui temi precedenti insieme ad alcuni importanti
protagonisti dei diversi segmenti industriali interessati: dalla produzione
cinematografica alla distribuzione ed esercizio, fino agli stessi artisti. Sono state
realizzate, e vengono riportate integralmente, trentatre interviste; ciascuna di esse
fa luce in maniera diversa, e spesso sorprendente, su vari aspetti.
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Prefazione
Siamo ciò che vediamo.
L'arrivo di Netflix in Italia è uno spartiacque culturale, l'apertura di una Via della Seta Televisiva, il
superamento delle colonne d'Ercole, oltre lo splendido isolamento del Video Nostrum. Ma dovrà
oltrepassare le Alpi delle infrastrutture tecnologiche arretrate, i fiumi del provincialismo linguistico, le
paludi di una dieta televisiva tutta chiacchiere e scudetti.
Con le infrastrutture di comunicazione che si ritrova, l’Italia è un’espressione televisiva, prima ancora che
geografica. Senza un solo medium alternativo di rilevanza nazionale in grado di unificare la conversazione
istituzionale delle genti italiche - nessun vero giornale nazionale, nessuna radio nazionale, a mala pena le
partite della Nazionale (si badi bene, in TV) - il broadcasting televisivo ha fatto da Garibaldi della lingua, da
Cavour della semantica, scrivendo giorno dopo giorno l’agenda collettiva della rilevanza di un popolo.
Anche per questo, e forse proprio per questo, la TV generalista è sempre stata il trastullo preferito e l’arma
finale della politica.
La televisione è stata in questi anni insieme motore e zavorra dell’identità nazionale. La migliore, la
peggiore. Luce e specchio degli occhi che la guardano, anzi la divorano. Sulla scogliera televisiva che
proteggeva i lidi nostrani della conversazione locale sulla rilevanza, si abbatte finalmente l’onda dello
streaming TV via Internet, tsunami di un terremoto che l’Italia ha finora solo avvertito da lontano. Il video
on demand di Netflix è fragorosa risacca di un’irreversibile frammentazione sintattica, che, globalizzando
progressivamente il consumo televisivo degli italiani, ne accelera la diaspora nazionale tanto quanto
favorisce l’integrazione di linguaggio con le élites culturali mondiali emergenti.
Non sarà un’erosione facile e immediata, quella causata dalle piattaforme come Netflix, per i problemi ben
evidenziati in questo testo. La tecnologia, la barriera della lingua, la dieta TV tuttora dominante, fatta di
tanto calcio e della pastasciutta di produzioni live nostrane, idiosincratiche e finanche dialettali. E per la
frattura demografica, colmabile solo in parecchi lustri, tra patate d’argento col telecomando sui divani e
una generazione di pseudo-giovani, agitati e compulsivi, inseparabili dal proprio second screen personale.
Non è uno SVOD per vecchi. Ma le infinite gocce di Netflix e delle piattaforme di video streaming on
demand prima o poi scaveranno la pietra del provincialismo televisivo degl’Italiani.
Perché siamo ciò che vediamo, e i confini del nostro linguaggio, come ha spiegato magistralmente
Wittgenstein, sono i confini del nostro mondo. Quei confini oggi sono più laschi, quel mondo è un po’ più
grande, più disperso e insieme più interdipendente. Ma non chiedetevi più, come i due guardiani nella
scena finale di “The Truman Show” che chiudono simbolicamente l’epoca storica del broadcasting: “What
else is on?”.
Carlo Alberto Carnevale Maffè
Scuola di Direzione Aziendale - Università Bocconi
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