seminario relazione sponsale tra uomo e donna nella famiglia

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seminario relazione sponsale tra uomo e donna nella famiglia
SEMINARIO
RELAZIONE SPONSALE TRA UOMO E DONNA NELLA
FAMIGLIA
NEGLI SCRITTI DI GIOVANNI PAOLO II
(1mo incontro)
SEMINARIO
RELAZIONE SPONSALE TRA UOMO E DONNA NELLA FAMIGLIA
L’uomo creato a immagine di Dio
Nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II sottolinea come
l’uomo sia stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, e chiamandolo all’esistenza per
amore l’ha chiamato allo stesso tempo all’amore.
Una comunione d’amore che non è semplice necessità di sopravvivenza, né un aspetto
che interessa l’uomo in qualche punto del suo essere. La vocazione alla comunione lo
coinvolge in tutte le sue dimensioni di corpo e di anima. “In quanto spirito incarnato, cioè
anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l’uomo è
chiamato all’amore in questa sua totalità unificata. L’amore abbraccia anche il corpo umano
e il corpo è reso partecipe dell’amore spirituale.”
In che modo l’uomo manifesta concretamente questa sua intima realtà sponsale,
questo suo essere fatto per amore e per amare, che gli deriva da Dio stesso e che lo rende
unico all’interno del creato?
Giovanni Paolo II per esprimere questa verità così singolare analizza l’evento della
creazione descritta dai primi due capitoli del libro della Genesi dove è narrata la realtà
originaria dell’uomo e della donna.
…”Questo principio, che è la prima eredità di ogni essere umano nel mondo, uomo e donna,
prima attestazione dell’identità umana secondo la parola rivelata, prima sorgente della
certezza della sua vocazione come persona creata da Dio stesso”.
Dio crea l’uomo e la donna perché vivano nella dimensione del dono, l’essere l’uno per
l’altro, rappresentato dalla dualità soggettiva di maschio e femmina. Una comunione che si
esprime nella procreazione, quale partecipazione all’azione creatrice di Dio.
L’immagine che l’uomo porta impressa nel suo corpo, il suo essere fatto per la
comunione, è legato, senza una sua diretta partecipazione, al momento della sua creazione e
perpretato poi nella generazione. Il suo essere somiglianza comporta un pieno coinvolgimento
della persona, la sua partecipazione attiva alla vita divina, il suo essere costantemente rivolto
a Lui nella verità e nella libertà. Il loro essere l’uno per l’altro costituisce la prima forma di
comunione di persone. Ne deriva che l’uomo è divenuto “immagine e somiglianza” di Dio non
soltanto attraverso la propria umanità, ma anche attraverso la comunione delle persone, che
l’uomo e la donna formano dall’inizio”.
L’Amore coniugale
Giovanni Paolo II afferma che l’uomo e la donna sono stati chiamati sin dall’origine ad
“una communio personarum”. Questo legame sponsale non si realizza in una qualsiasi forma
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di relazione tra l’uomo e la donna. E’ necessario che essi liberamente si uniscano in un
legame sponsale, che li riporti a quel disegno originale per il quale, nell’amore, nello stupore e
nella gioia di avere qualcuno che gli sia pari (Gn 2,23), essi si donino e si accolgano
reciprocamente per sempre.
Questa caratteristica originaria dell’uomo e della donna, di essere “dono” l’uno per
l’altro, rappresenta la più alta manifestazione dell’amore divino. Una tale forma di relazione
si realizza nel Sacramento del Matrimonio, costituito dal “patto di amore coniugale o scelta
cosciente e libera con la quale l’uomo e la donna accolgono l’intima comunità di vita e
d’amore, voluta da Dio stesso”.
Ciò che specifica la comunione matrimoniale, è quindi l’amore coniugale, cioè quel
“tipo di amore fedele ed esclusivo, che unisce i coniugi, secondo la loro verità di immagine di
Dio”.
Si tratta di capire bene se questo amore che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo è una
manifestazione puramente umana, oppure è espressione e cifra di qualcosa che va oltre
l’uomo e di cui egli è reso partecipe. In ultima analisi si vuole approfondire se l’uomo è
“padrone” del suo amore, oppure se questo è un “dono” da custodire, far crescere e
manifestare.
Giovanni Paolo II afferma che l’amore coniugale espresso nella sua totalità ed
esclusività è, nel suo aspetto più visibile ed immediato, il segno dell’autenticità del rapporto
tra uomo e donna che si danno pienamente e definitivamente l’uno all’altro, un amore che
vivifica e forma tutta la famiglia.
“La famiglia fondata e vivificata dall’amore, è una comunità di persone: dell’uomo e
della donna sposi, dei genitori e dei figli, dei parenti. Suo primo compito è vivere fedelmente la
realtà della comunione nell’impegno costante di sviluppare un’autentica comunità di persone.
Il principio interiore permanente e la meta ultima di tale compito è l’amore: come, senza
l’amore, la famiglia non è una comunità di persone, così senza l’amore, la famiglia non può
vivere, crescere e perfezionarsi come comunità di persone.
La donazione propriamente sessuale-fisica è parte integrante dell’amore con il quale
l’uomo e la donna si donano reciprocamente e trova il suo giusto ambito solo nel Sacramento
del matrimonio il quale si manifesta pubblicamente la vocazione dell’uomo all’amore e
impegna i coniugi al servizio alla vita, cioè a trasmettere ed educare la prole.
“L’uomo e la donna, unendosi tra loro (nell’atto coniugale) così strettamente da
divenire “una sola carne”, riscoprono, per così dire, ogni volta e in modo speciale, il mistero
della creazione, ritornano così a quell’unione nell’umanità (“carne della mia carne e osso e
dalle mie ossa”).
L’amore coniugale abbraccia la sfera spirituale e quella fisica-corporea. Non si può
parlare di amore coniugale senza parlare di amore del corpo, il quale diventa tramite ed
espressione di quell’amore spirituale che decide di donare liberamente tutto se stesso senza
riserve.
“La dimensione spirituale e quella corporale insieme dicono la totalità dell’esperienza
umana dell’amore. Così, l’esercizio della sessualità, mediante il quale l’uomo e la donna si
donano con atti propri ed esclusivi, non è un fatto puramente biologico, ma personale, perché
animato da quella donazione totale e fedele”.
Il corpo nell’unione trova la sua piena dignità e unicità. E’ un luogo “sacrum” a dire di
Giovanni Paolo II; questo “luogo” determina particolarmente profondi rapporti reciproci
delle persone, e soprattutto quelli dell’uomo e della donna”….
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