«… Miriàm/Maria fu incinta di un angelo in avvento a porte

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«… Miriàm/Maria fu incinta di un angelo in avvento a porte
AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito inviare all’Ufficio Poste di Cesena-Centro per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa.
NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA»
Anno XXXI - n. 2 - Dicembre 2016
Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena
«… Miriàm/Maria fu incinta di un angelo in avvento
a porte spalancate, a mezzogiorno.
Il vento si avvitò al suo fianco
sciogliendo la cintura lasciò seme nel grembo».
Erri De Luca
Aliza Mandel
2 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
A DOVADOLA
Benedetta a 80 anni dalla nascita
L’80º anniversario della nascita di BeIn un mondo, contrassegnato da tragenedetta è stato festeggiato domenica 7 agodie e da crudeltà che rubano la speranza
sto nella Badia di Dovadola con una solenalle persone, in cui crescono i calvari, i
percorsi di esistenze drammaticamente sone celebrazione eucaristica, presieduta da
le, abbiamo bisogno di imparare da Benemons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modetta. Pur sommersi da tante comunicaziodigliana, con mons. Dino Zattini, don Alni ed interconnessioni rimaniamo isolati
feo Costa e un altro sacerdote concelenella sofferenza, portando sulle spalle farbranti. I numerosi fedeli di Dovadola, i
delli troppo pesanti. Spesso non ci sorregfratelli di Benedetta Emanuela, Corrado e
ge il senso della vita. Cresce l’angoscia e,
Carmen ed i pellegrini provenienti dalla
talvolta, la disperazione. Tutto diventa inRomagna e da varie regioni italiane testisopportabile ed appare ingiusto. Non si è
moniavano con la loro presenza un affetto
lieti e in pace col mondo. E così, non esiverso la grande Venerabile ed anche un biste estasi, uscita da sé, e nemmeno l’incansogno di vivere insieme una giornata di
to di una natura che esprime la bellezza e
pace, nella rasserenante consapevolezza
la bontà del Creatore. Gli altri appaiono
che Benedetta era riuscita a trovarla anche
estranei, esseri ostili, anziché fratelli. La
in condizioni di sofferenza estrema. Per
sofferenza è un fardello troppo pesante e
questo alcuni amici ci dicevano che veninon c’è modo di metabolizzarlo, di trasforvano a Dovadola per “ricaricarsi” spirimarlo in atto d’amore e di offerta per i fratualmente. Anche l’omelia di mons. Toso,
Mons. Mario Toso (Foto Conficoni)
telli e per Dio. Non vi sono traguardi tranella parte specifica dedicata a Benedetta,
ha aiutato a meditare sulla fecondità e attualità dell’esperienza scendenti, purificazioni interiori, svolte importanti. C’è la perspirituale della Venerabile. Il presule si è domandato perché cezione solo di se stessi, di pesi insopportabili. Cari fratelli e
sentiamo il bisogno di guardare a Benedetta e così ha risposto: sorelle, quando tutto sembra perduto, solo la fede in Gesù dà
«Benedetta è grande non tanto per la sua capacità di vivere la forza per proseguire e camminare eroicamente. Uniti a Gesù
il dramma di un progressivo disfacimento fisico, ma soprattut- che redime e salva si può ancora sognare un mondo nuovo,
to perché ci insegna l’importanza della spiritualità, del suo pri- meno violento, più fraterno e giusto. Si può sognare anche una
mato per la nostra vita. Senza un’intensa vita interiore Bene- Chiesa meno chiusa in se stessa, meno impegnata solo nella
detta non avrebbe trovato la straordinaria capacità di risponde- conservazione dell’esistente. Da un rinnovato incontro con Core ai drammatici interrogativi del suo animo. Non sarebbe stata lui che vive nella storia e nella comunità dei credenti, può dein grado di vivere un’ascesi continua, con conversioni inces- rivare l’impulso ad una fede adulta, più esplicita, che consente
santi, quali erano richieste, anno dopo anno, giorno dopo gior- di cogliere e di coltivare un progetto, unificato ed unificante,
no, dal suo calvario. Era necessario rinnovare l’incontro con il interamente centrato sul Figlio di Dio che è venuto a ricapitosuo Dio, ricominciare sempre da capo, ogni momento. A fronte lare tutto in sé».
Al termine del rito mons. Dino Zattini, presidente della
di un innato desiderio di vita, nonostante il suo progressivo
spegnersi, doveva offrirsi come vittima che completava in sé le Fondazione Benedetta Bianchi Porro ha porto il suo saluto auspicando che, con l’aiuto dell’Associazione e degli amici di
sofferenze di Cristo, la sua missione di crocifisso per amore.
Benedetta, possano essere avviati a soluzione i problemi finanziari esistenti nella comune esigenza di far conoscere opportunamente Benedetta.
Dopo la Messa le foto di prammatica e due chiacchiere sul
sagrato consentono di rivedere molti cari amici. E così abbiamo rivisto volentieri i ragazzi e le ragazze del Clan “Benedetta
Bianchi Porro” Gruppo Scout Taranto 19, guidati dal mitico
Gianni La Capria. I vecchi scout si preoccupano di portare le
parole e il messaggio di Benedetta ai nuovi arrivi nel clan, impegnati in una route che li ha portati a Dovadola. Rivediamo
Foscolo Lombardi, che ci mostra la medaglia che ha coniato in
onore di Benedetta. È bello constatare la sua fedeltà a Benedetta e la disponibilità a illustrare il Museo della Fondazione
anche ai ragazzi di Taranto. Salutiamo Graziella con il suo
gruppo dell’Alto Maceratese, che ha fatto di tutto per venire
all’incontro estivo a Dovadola. Rivediamo Lucinda Mary Vardey con il marito John Dalla Costa, che sono venuti a trovarci
Dovadola - Foto di gruppo davanti alla Badia dopo la Messa
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 3
prima del ritorno in Canada, dove fanno conoscere Benedetta.
Rivediamo l’amica prof. Ariella Soffritti di Milano che ha portato in dono alla Fondazione gli spartiti di alcune sue composizioni musicali su Benedetta.
Quest’anno non abbiamo visto la cara prof. Valeria Baccanelli, l’antica professoressa di ginnasio di Benedetta, fedele
presenza negli ultimi anni alle Sante Messe in ricordo della sua
allieva. L’ha raggiunta in cielo l’11 giugno di quest’anno. Ricordiamo quest’insegnante con deferente affetto.
La giornata celebrativa è proseguita con il consueto pranzo
comune alla Rosa bianca, organizzato da Moreno Pretolani.
Lunedì 8 agosto p. Paolo Castaldo, il suo gruppo di Ascoli
ed alcuni ragazzi della piccola Carovana di Gesù hanno anima-
Dovadola - Da Ravenna Benedetta Marni con il fidanzato
Dovadola - Un momento di ricreazione durante un ritiro del Gruppo di Ascoli
(Foto Marino P. della Piccola Carovana di Gesù)
to la S. Messa nel giorno del compleanno di Benedetta. Lo
stesso giorno il vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Lino Pizzi ha
celebrato a Sirmione la messa celebrativa per Benedetta. È stato un bel segno del gemellaggio, anche spirituale, con l’importante località in cui Benedetta è vissuta e ha concluso il suo
cammino terreno.
Il 9 agosto la sequenza celebrativa si è conclusa con una
S. Messa, celebrata da don Alfeo Costa in suffragio della indimenticabile Anna Cappelli.
Gianfranco
PREGHIERA DEL CLAN “BENEDETTA BIANCHI PORRO”
(Gruppo Scout Taranto 19)
Signore, Padre Nostro,
noi gente di mare per tuo dono aperti all’incontro,
nella durezza della salita
sulla montagna e nella fatica della strada
mentre percepiamo la pesantezza del nostro passo
sotto il peso dello zaino,
quando la meta sembra irraggiungibile
invochiamo l’aiuto della nostra sorella Benedetta
che nella sua vocazione alla sofferenza
è stata per noi luce della croce
del Tuo Figlio Gesù.
E Tu, Maria, Madre amorevolmente vicina
in ogni nostro passo
hai vegliato sull’amicizia nella nostra comunità,
come in quella con le persone incontrate.
Ci hai mandato: nella calura, il vento ristoratore;
le sorgenti fresche, nell’arsura;
i panorami, meraviglie del Creato,
che ci hanno stimolato la forza del silenzio;
le tante edicole che hanno fatto nascere
una preghiera sulle nostre labbra.
Grazie di tutto questo Signore!
Perché ci hai fatto comprendere
che rinunciando ai nostri egoismi,
portando l’uno il peso dell’altro, con un canto sulle labbra,
secondo l’esempio di Benedetta,
aremo una piccola chiesa di pietre
unite dalla malta del Divino Amore. Amen.
Gruppo Scout Taranto 19 - Clan “Benedetta Bianchi Porro”
(Foto A: Santese)
4 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
In ricordo di Lucia
La prima volta che sono stata a Forlì a casa di Anna CapLucia Zizza testimonia, ancora una volta, la grande generopelli sono rimasta molto colpita dalla figura silenziosa e opero- sità del gruppo di Ostuni verso Anna e verso Benedetta.
Ho conosciuto Lucia a casa di Anna, quando capitavo a
sa di Lucia. Era lei che preparava da mangiare, che accoglieva
tutti attorno alla mensa di casa, che ti faceva sentire non una Forlì. So che si alzava la mattina presto, secondo le abitudini
ospite ma una persona desiderata, forse attesa. Anna era altret- contadine, per preparare le sue splendide focacce e crostate,
tanto indaffarata per le gravi responsabilità che si era assunta che venivano sempre apprezzate dai numerosi ospiti che frequentavano casa Cappelli in Via Pedriali. Quando arrivavi, non
per diffondere la figura di Benedetta in tutto il mondo. Parlava
sapevi mai chi avresti trovato. Eppure l’accoglienza era semdei tanti impegni sia economici che spirituali che doveva afpre la stessa. Perfetti sconosciuti si trovavano come a casa,
frontare ogni giorno e mi era sembrata un po’ troppo presa da
perfettamente accolti. E ci si dava subito il tu. Anna e Lucia
tante cose.
erano le artefici di questa atHo imparato a volerle bemosfera che conquistava gli
ne e ad apprezzarla senza riospiti. Con il personale saserve un po’ alla volta.
crificio di queste due donne,
Chi mi è piaciuta subito è
veniva reso percepibile agli
amici – e tutti quelli che enstata Lucia. Anna aveva un
travano erano considerati
ritmo di lavoro molto gravoAmici – quella profonda acso, tra scuola, Benedetta con
coglienza, di quell’“abitare
tutto ciò che comportava in
negli altri” che Benedetta firiunioni, corrispondenza, conno all’ultimo respiro aveva
tatti personali con moltissime
generosamente testimoniato.
persone, progetti di carattere
Lucia non parlava molto, ma
edilizio, viaggi e così via. Pofaceva moltissimo. Se parlateva affrontare tutti questi imvi con lei, vedevi che era
pegni perché aveva accanto
una persona saggia, con
una persona che la supportava
quella saggezza maturata
fedelmente senza mai lamennella fatica, nel lavoro, nel
Dovadola - Lucia con alcuni amici
tarsi e facendosi carico dell’asacrificio e nella fede. Lucia
spetto domestico della loro
era una persona a cui si povita e di quella delle tante persone che giravano attorno a loro. teva chiedere un consiglio. Aveva fatto come scelta di vita lo
Lucia mi ha subito voluto bene, dal primo sguardo, e ha stare insieme ad Anna per esprimere con semplicità e con coecontinuato a volermene anche se ci vedevamo poco. Ogni vol- renza quel senso di amicizia e di ospitalità, che fa parte anche
ta che tornavo a Dovadola era una festa. Aveva sempre qual- della cultura degli amici di Ostuni. Quando ritornava da casa,
che attenzione per me e Gianfranco ed era felice perché sapeva dove si recava per qualche occasione, portava sempre con sé
ogni ben di Dio, dai taralli alle orecchiette, all’olio buono.
che quando ero lì poteva contare sul mio modesto aiuto.
Erano i suoi strumenti di lavoro, per condire con i prodotti delStavo volentieri in cucina con lei, ci raccontavamo tante
la sua terra l’amicizia romagnola.
cose e ci davamo da fare assieme a Nadia per sfamare tutti
Quando Anna morì, Lucia voleva continuare a offrire quelquelli che arrivavano. Io non sono una grande cuoca, ma davo, l’accoglienza che l’aveva spinta fino a Forlì e poi a Dovadola.
come potevo, il mio contributo.
Gli amici di Benedetta avevano compreso chi fosse Lucia. Non
Ho visto Lucia accanto ad Anna durante la malattia e ho erano rari i casi di persone, anche importanti, che telefonavano
scoperto una nuova Anna. Era gioiosa accanto a Lucia, canta- a Dovadola, cercando proprio Lucia, riconoscendola come
vano insieme, ridevano come due giovinette. Ho capito che punto di riferimento.
Anna stava bene con lei, si sentiva tranquilla e questo mi è
Quando si ritirò a Ostuni, sembrava che le sue condizioni
di salute con il tempo peggiorassero al punto che non sarebbe
parso bellissimo.
Poi si è ammalata anche Lucia. Penso che per lei lasciare forse valsa la pena di andarla a trovare, perché le possibilità di
Dovadola per ritirarsi a Ostuni sia stato molto difficile. Ora è comunicare con lei sembravano divenute ormai precarie. E cotornata al Padre, l’11 ottobre 2016, accanto a Benedetta, ad sì il progetto di visitarla, con alcuni amici, nella casa di riposo
Anna e mi piace pensarle felici, finalmente tutte e tre insieme. in cui era ospitata, fu rimandato. Solo Daniela Spazzoli, che
Grazie, Lucia, per la tua testimonianza di fedeltà a un idea- seguì amorevolmente Anna, come amica e come infermiera,
durante l’ultimo periodo, volle assolutamente farle visita a
le a cui sei rimasta legata per tutta la vita.
Ostuni, in agosto. Daniela ebbe ragione. Lucia la riconobbe e
Aiutaci a portare avanti il compito che Anna e tu avete fatci fu quel minimo di comunicazione che diede gioia a Lucia e
to vostro senza tentennamenti e senza alcun timore.
a Daniela.
Prega per noi e, ogni tanto, facci riprendere il cammino
Lucia ha concluso il suo cammino terreno l’11 ottobre
con la gioia che voi avete sempre saputo testimoniare.
2016. Anche da lei abbiamo da imparare molto.
Roberta
Gianfranco
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 5
Attraversare il deserto
di GIANFRANCO AMATI
Clara
Clara è una persona generosa. Dopo una operosa vita
lavorativa, si sta godendo la
pensione quando, improvvisamente, prova l’irruzione della
malattia nel suo corpo. Qualche sintomo, qualche analisi,
l’angosciosa attesa dei risultati, e poi il verdetto, che non
è quello sperato, e poi l’inizio
di cure, vissute con speranza
e, al contempo, con trepidazione. Inutile dire che la sua
percezione della vita è cambiata. È come se lo scenario
di pensieri, di progetti, di
speranze si sia improvvisamente ristretto e la conservazione della vita e quelle possibilità di una almeno passabile qualità di vita siano diventate l’unica priorità e una
meravigliosa prospettiva. Eppure, in questo drammatico
periodo Benedetta le fa molta
compagnia.
Vivendo Clara in uno di
quei luoghi che parlano di
Benedetta, come Dovadola e
Sirmione, si rivolge a lei come a una grande amica, capace di comprendere la sua angoscia.
Le porta lettere, biglietti in
continuazione, confidando nel
suo aiuto e trova molto
conforto in lei. Ciò è talmente
vero che alle persone amiche
dice che la situazione in cui
vive sarebbe insopportabile
senza avere un punto di riferimento.
Benedetta lo è, come un’oasi nel deserto, perché la sente
veramente come una compagna di un cammino che le trasmette quella serenità che solo
il Signore può donare.
Dune rosse di Aliza Mandel
Camilla
Camilla vive in uno di quei
luoghi delle Marche colpiti
dal recente devastante terremoto. La sua casa è stata risparmiata, ma molta desolazione la circonda. Anche Camilla è una persona generosa
ed impegnata persino nella
Croce rossa. Nei giorni del
terremoto aiuta senza risparmiarsi le persone disorientate
e angosciate che spesso hanno bisogno di tutto dal punto
di vista materiale, ma che
hanno bisogno soprattutto di
capire che futuro si possano
attendere, pur rendendosi
conto che nessuno ha in mano la bacchetta magica per
una soluzione immediata dei
problemi.
Camilla sperimenta la bella
solidarietà delle “sorelle” crocerossine, che da varie parti
d’Italia vengono a dare una
mano. Può così tornare a occuparsi di casa sua e collaborare per il ripristino del suo
posto di lavoro all’università,
nella misura in cui i locali sono recuperabili per l’attività
didattica e amministrativa,
sempre che l’accesso, la permanenza o la pendolarità di
studenti, docenti e personale
siano gradatamente possibili.
Fa quello che può, come sempre, e ammira quelle “sorelle”, venute da lontano e poi
rientrate in sede, che ritornano e dormono in tenda, per
assistere persone anziane che
devono essere accompagnate
al pronto soccorso da campo
o al bagno o che hanno bisogno di essere ascoltate e di
avere una parola di conforto
in quella situazione da incubo
in cui si sentono improvvisamente gettate.
In questi difficili frangenti,
Camilla, in un modo che solo
la grande amicizia per Benedetta spiega, ha scritto, non si
sa come e quando, una relazione sul viaggio del 7 agosto
a Dovadola del suo gruppo,
fattaci avere per posta, in
mancanza del computer, non
agibile a causa del terremoto.
Poi la situazione è migliorata.
Anche un’e-mail che arriva
può essere un piccolo segno
di ritorno ad una normalità,
che comunque richiederà lunghe attese per un diffuso ripristino. Grazie, Camilla.
Gabriella
Gabriella è la più colpita
dal terremoto. Ci parlava delle scosse, riferiva che alcune
pareti divisorie della sua casa
avevano delle crepe, ma la
sua preoccupazione era sempre accompagnata dalla speranza che il peggio potesse
presto passare e che la vita in
casa ed il lavoro in negozio
potessero proseguire in modo
accettabile. Gabriella pensava, presto o tardi di ritirarsi
in pensione, ma voleva farlo
con calma per una transizione
migliore possibile per chi le
doveva subentrare. Mentre le
parlavamo al telefono, più di
una volta ci diceva che la terra stava tremando. E così lo
stress e il logorio psicologico
erano in certo modo costanti
e l’instabilità della terra creava grande insicurezza. Un
brutto giorno Gabriella si
trova improvvisamente, con
grande spavento, senza casa,
senza negozio e sfollata. Si
trova nella situazione di chi
si deve allontanare, dopo aver
fortunosamente recuperato alcune cose dalle macerie. Trova temporaneo rifugio in casa
di un familiare che vive non
lontano, in un’altra provincia.
Vive proprio la situazione biblica di chi deve lasciare la
sua terra verso un futuro che
il Signore delineerà.
Possiamo solamente immaginare la sofferenza di una famiglia che è riuscita a realizzare un’attività e a diventare
un punto di riferimento nel
suo piccolo centro, sviluppando una rete di positive relazioni con molte persone,
approfondite con iniziative
spirituali, seguite con fedeltà
Continua a pag. 6
6 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
Continua da pag. 5
in un grosso lavoro di animazione in un ampio orizzonte
territoriale. Gabriella ha trovato ora casa in una località
dalle parti di Macerata, ma il
cammino nel deserto non è
ancora finito, perché, come
per molte realtà economiche,
commerciali, artigianali e di
altro genere delle zone terremotate il lavoro o non c’è o
non può essere esercitato per
mancanza degli spazi necessari, delle attrezzature o della
possibile clientela, dispersa
anch’essa, con i tempi di una
possibile ricostruzione e di
rientro in casa, senza sapere
quando ciò sarà possibile.
Non tutti poi hanno la forza e le risorse per ricominciare da capo, per ricostruire anche interiormente un futuro.
Questo vale per gli anziani,
colpiti da forti disagi, ma
preoccupati soprattutto per le
difficoltà dei figli, se non
possono riprendere il lavoro.
Anche Gabriella, piombata in
questa situazione di vuoto,
dopo una vita estremamente
ricca, anche di occasioni di
fare il bene, ha una sola grande preoccupazione: quella per
il lavoro di un figlio, che non
ha più la possibilità di operare nella piccola azienda di famiglia.
Quando il mondo attorno,
fatto di pietre, ma anche di
consuetudini di vita, di frequentazioni abituali, delle piccole faccende di ogni giorno,
si sgretola e le persone vivono la dura esperienza del deserto, la capacità di sopportazione dipende molto da una
speranza, da una bussola che
indichi un cammino verso
una meta sicura.
Gabriella ha conservato
una grossa fede, che le consente di vivere questo momento drammatico ancora
con speranza nel Signore e in
chi può intercedere presso di
lui, come Benedetta. Gabriella cara, la tua speranza è un
segno per tutti noi. Vorremmo
aiutarti, ma in questo momento ci stai donando la tua fede,
che ci aiuta a vivere.
HO FEDE IN TE
Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.
Leggendo questi bellissimi versi di Antonia Pozzi, ho
pensato a come li avrebbe non solo recitati, ma fatti suoi la
nostra Benedetta. Sono parole intense, vibranti, piene di
amore e Benedetta le avrebbe cantate al suo Signore con tutta l’anima.
Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
La poetessa fa volare la fantasia e ci fa conoscere i segreti
di Dio e del sole che fanno crescere i fiori nei luoghi più impervi e inaspettati. Sono i fiori che vede spuntare, attraverso
il buio, anche Benedetta, per offrirli a Dio quale preziosissimo dono di chi non ha più nulla se non un amore più grande
di qualsiasi infermità e dolore. È il mondo visto con gli occhi della fede quello di Benedetta e anche quello di Antonia
che conclude la sua poesia con questi versi misteriosi e
profondi che, ancora una volta, sarebbero piaciuti tanto alla
nostra cara:
Ho trovato tanta fede in te. Sono quieta
come l’arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l’orzo intorno alla casa.
Ci vuole una fede grande per arrivare a cogliere, nella vita
quotidiana, le vestigia di Dio. Benedetta e Antonia hanno saputo farlo con fatica e con semplicità nello stesso tempo e
sono per tutti noi un dono stupendo.
Roberta
Auguriamo
a tutti
i nostri lettori
un
Santo Natale
e un
Nuovo Anno
sotto
la protezione
celeste
di Benedetta
Martin Knoller, Natività
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 7
Un nuovo libro su Annalena
di ROBERTA BÖSSMANN
È uscito da poco presso le Edizioni Dehoniane di
Bologna il libro Lettere dalla Somalia 1985-1995.
È una raccolta degli scritti di Annalena Tonelli, inviati ai parenti e amici nel decennio che segue la
sua forzata partenza dal Kenya. Annalena era stata
espulsa da quel paese come “persona non gradita”
dopo un massacro a Wagalla del 13 febbraio 1984,
di cui era stata testimone mentre prestava il suo
servizio con i più poveri e malati.
Tornata in Italia, cerca un po’ di silenzio e di solitudine presso alcuni eremi e monasteri. Da lì iniziano le “lettere” che poi continueranno ad arrivare dalla Somalia, dove ricomincerà a prestare il
suo servizio per la cura della tubercolosi, per l’istituzione delle mense per i più piccoli, restando sempre accanto
a un popolo stremato dalle lotte intestine, da violenza, povertà e
condizioni di vita di gravissima arretratezza.
Anche da lì se ne dovrà andare dieci anni dopo (20 settembre
1990). Aggredita e sequestrata in agosto, riesce miracolosamente
a tornare in Italia, prima di ripartire per il Somaliland per servire,
ancora una volta, “i brandelli di umanità ferita”.
Ma torniamo alle sue lettere.
Sono parole struggenti quelle che Annalena fa scaturire dal suo
cuore. Ci dicono che «quello che conta non è l’eremo, non è la
solitudine, né tanto meno la penitenza. Quello che conta è amare
come Lui ci ha amato, cioè è dare la vita per gli amici» (p. 17).
In realtà, per Annalena sia l’eremo, sia il lavoro in missione sul
posto erano due aspetti indivisibili. Ma come conciliarli nella vita? Mentre era qui in Italia sognava solo di potersi rimettere al
servizio degli ultimi, mentre era in Somalia sognava una vita di
contemplazione. Questi due aspetti non sono di volta in volta una
fuga dal reale, ma l’unico modo che Annalena aveva per vivere
pienamente la sua donazione a Dio e ai poveri. Tutto era fatto
perché «Siamo una cosa sola e ciò che conta è solo l’amore che
ci unisce» (p. 19). In attesa di ritornare in Africa, assiste il padre
ammalato, morto poi tra le sue braccia.
Giunta in Somalia, riprende la sua vita, anche se si sente sempre
inadeguata davanti agli enormi problemi che l’aspettano. A volte
sente l’angoscia che la soffoca, «ma poi – scrive – viene Dio a liberarmi e viene SEMPRE in tempo, allora io casco in ginocchio
e ringrazio e non so altro che ringraziare e versare qualche dolce
lacrima […] e allora l’oppressione della croce passata mi appare
un poco […] dolce follia o momenti di oscurità, di non fede, di
non amore e allora sorrido di questa povera di Dio, chiedo perdono e riprendo il cammino libera e leggera» (p. 43).
Queste parole di Annalena mi ricordano Benedetta quando, in un
momento di grande difficoltà, scrive all’amica Maria Grazia: «Io
sono come al solito; soffro molto, credo ogni volta di non farcela
più, ma il Signore che fa grandi cose, mi sostiene pietoso e io mi
trovo sempre ritta ai piedi della croce» (24 settembre 1962).
E anche Annalena arriva alla stessa conclusione di
Benedetta quando afferma: «Tutto è grazia!», anche le cose che appaiono più terribili.
Al fondo delle due donne vi è una sola incrollabile
certezza, che Annalena esprime così: «L’esistenza
è sicuramente croce, ma per una resurrezione»
(p. 45).
Con questa fede nel cuore riesce ad amare il popolo somalo sino a volersi donare totalmente «se Dio
concede».
«I malati, i poveri, i piccoli mi vogliono bene e dicono che non si sono mai sentiti tanto amati, il che
è senz’altro di grande aiuto ma soprattutto perché
io vivo l’eterno conflitto dolorosissimo di amare sempre troppo
poco» (p. 50).
Sembrano parole senza senso. Come può Annalena sentirsi sempre in difetto d’amore?! Proprio lei che è pronta a dare la vita per
i suoi fratelli somali? Eppure è proprio questo scarto tra la capacità di amare e il desiderio di amare sempre di più che la spinge
ogni giorno a rimettersi in piedi e a portare sulle sue spalle la
condivisione del dolore di chi gli era stato affidato.
In Somalia c’era una delle più alte percentuali di incidenza della
tubercolosi a livello mondiale. Affrontare questa malattia in condizioni di povertà estrema è solo un sogno, ma è un sogno che
Annalena vuol fare diventare realtà. Mette in piedi un programma
che otterrà risultati straordinari, tanto da essere preso come protocollo terapeutico anche in altre zone.
Il lavoro diventa incessante, la sua salute non sempre regge, ma
sono solo i pochi momenti di preghiera che le permettono di andare avanti senza tentennamenti, bensì con tanta nostalgia della
vita nell’eremo. Per Annalena poter servire i fratelli più poveri e
bisognosi di cure è un privilegio, ma anche la vita in una cella di
un eremo è qualcosa che agogna fino al momento di tornare tra le
braccia di Dio (cfr. p. 73). Certo detesta «una chiamata universale
alla mediocrità, a stare bene attenti a non compromettersi troppo,
a non coinvolgersi con le realtà che fanno soffrire, che ti divorano, che ti portano via al tuo essere creatura che ha bisogno di svago, di riposo, di non pensare, di lasciarsi vivere» (p. 74).
Benedetta e Annalena si sono immerse nel dolore proprio e del
mondo, lo hanno fatto per essere testimoni dell’amore di Dio,
senza cercare sconti.
Credo che quanto vi ho riportato di queste splendide lettere di
Annalena sia sufficiente per farci un serio esame di coscienza, per
chiederci se anche noi apparteniamo alle categorie dei mediocri.
Preghiamo, allora, il Signore di aiutarci a essere più radicali nella
nostra testimonianza. Annalena e Benedetta ci possono essere di
grande aiuto in questo cammino e certamente non ci lasceranno soli.
TONELLI, A., Lettere dalla Somalia, Edizioni Dehoniane, Bologna
2016.
P
B
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8 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
A Sirmione
DUE EVENTI IN ONORE DI BENEDETTA
di MAURIZIO TOSCANO
L’80º anniversario della
nascita di Benedetta è stato
celebrato quest’anno a Sirmione con un doppio evento
nella chiesa di Santa Maria
della Neve: la sera di domenica 7 agosto con uno spettacolo, il lunedì 8 con la
S. Messa, presieduta dal Vescovo di Forlì-Bertinoro,
mons. Lino Pizzi. Due serate intense ed emozionanti in
cui Benedetta è stata festeggiata mirabilmente con un
allestimento drammaturgico
e di preghiera allo stesso
tempo firmato dall’artista e
regista Jim Graziano Maglia, autore di numerosi lavori teatrali. Si è trattato di
una prima nazionale, quindi
assolutamente inedita, nella
quale la preghiera scenica si
è avvalsa del contributo delle
voci narranti pre-registrate di
alcune attrici teatrali che interpretavano Benedetta nel
suo breve travagliato cammino di dolore e di sofferenza.
Per poi totalmente rinascere
“abbandonata nel Signore”,
titolo dello spettacolo. A
rammentare gli episodi più
significativi e le preghiere
tanto care a Benedetta è stato
anche lo stesso regista Maglia, come il Cantico dei
Cantici, o il Cantico delle
Creature, ed altri brani noti
della tradizione cristiana. Insomma, un grande spettacolo, intenso, emozionante (la
stessa Emanuela, sorella di
Benedetta, ha dichiarato a
margine della serata quanto
quella rievocazione fosse
realistica; ndr). A ideare questa serata è stato mons. Evelino Dal Bon, parroco della
chiesa-madre di Sirmione,
grande ed insostituibile sostenitore della figura della
nostra Venerabile, il quale,
conoscendo da tempo il regista Jim Graziano Maglia per
averlo incontrato molti anni
fa in occasione delle “Giornate Catulliane”, evento culturale andato in scena per
molti anni, lo ha cercato per
invitarlo a studiare un’opera
drammaturgica su Benedetta.
Per inciso, le “Giornate Catulliane” furono allestite dall’allora sindaco Mario Arduino (altro amico devoto di
Benedetta, scomparso quest’anno) e dall’assessore alla
8 agosto, chiesa di Santa Maria della Neve
Da destra a sinistra: il vescovo mons. Lino Pizzi, mons. Evelino Dal Bon,
mons. Dino Zattini (Foto Toscano)
7 agosto, chiesa di Santa Maria della Neve. Al centro Jim Graziano Maglia
regista di Abbandonata nel Signore (Foto Toscano)
Cultura, professoressa Mariangela Rabbi. E così ha
preso corpo, dopo mesi di
prove e lavori, Abbandonata
nel Signore – Il cammino di
Benedetta che negli intenti
di Maglia e di mons. Dal
Bon si vorrebbe esportare
anche nelle località del lago
di Garda, per poi, chissà,
magari anche in altri posti.
Con Maglia, hanno partecipato anche tre valenti musicisti: Vanni Lombardi, tromba, Perry Magnani, pianoforte, e Pierpaolo Vigolini, tastiere. Le voci di Benedetta
erano, invece, quelle di Lole
Boccasasso, Mariangela Bartoli, Milena Fantini ed Emi
Mori. E in chiusura protagonista è stata la Corale diretta
dal M° Marino Righetti.
Lunedì 8, alle 18, infine,
ha avuto luogo la S. Messa
presieduta dal Vescovo di
Forlì-Bertinoro, mons. Lino
Pizzi, coadiuvato da mons.
Dino Zattini della stessa
Diocesi forlivese e da mons.
Evelino Dal Bon. Nella sua
omelia, mons. Pizzi ha ricordato la festività di San Do-
menico, accostandolo alla figura di Benedetta in quanto
«anche lei ha amato Gesù e
nello steso tempo è stata fedele amante del Vangelo». Al
termine della S. Messa, come
da tradizione, si è formato un
corteo con in testa il vescovo
Pizzi che ha raggiunto, tra
due ali di folla silenziosa, la
vicina casa di Benedetta
Bianchi Porro per una breve
preghiera. Per dovere di cronaca, alla Messa hanno partecipato anche il vicesindaco
di Sirmione, Luisa Lavelli,
accompagnata dall’assessore
Mauro Carrozza e da alcuni
consiglieri, e il sindaco di
Dovadola, Gabriele Zelli.
Presente anche la presidentessa dell’associazione Amici
per Benedetta Bianchi Porro
onlus, Liliana Fabbri.
A questa duplice, intensa
manifestazione di gioia e di
ricordo della nostra adorata
Venerabile, hanno offerto il
loro contributo e patrocinio
il Comune, la Biblioteca Civica, la locale associazione
Amici di Benedetta e l’Associazione Albergatori e Ristoratori.
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 9
Dal Gruppo degli Amici di Ostuni
Itinerario 2016-2017
• «LA GIOIA DEL VANGELO riempie il cuore e
la vita intera di coloro
che si incontrano con
Gesù. Con Gesù Cristo
sempre nasce e rinasce
la gioia» (Papa Francesco,
Evangelii Gaudium 1).
• «“Laudato si’, mi’ Signore”, cantava San
Francesco d’Assisi. In
questo bel Cantico ci ricordava che la nostra
casa comune è anche come una sorella con la
quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie
tra le sue braccia» (Papa
Francesco, Laudato si’, 1).
• «La gioia dell’amore che
si vive nelle famiglie è
anche il giubilo della
Chiesa» (Papa Francesco,
Amoris Laetitia 1).
Nel Magistero di Papa
Francesco risuona più volte
l’invito a vivere «da ministri
del Vangelo la cui vita irradi
fervore... loro che per primi
hanno ricevuto la gioia del
Cristo» (E.G. 10).
Benedetta: «La tua serietà
sia piena di allegria… La
gioia viene dall’accettare il
posto che Dio dà a ciascuno… Con fatica, voglio però
cantare di essere felice… la
vita di per sé mi sembra un
miracolo. Mentre studiavo
sono andata sul balcone a
vedere il tramonto… il cielo
era azzurro intenso, il sole e
le cime dei monti circondati
da nuvole di un rosa e giallo
dalle sfumature dorate, Ti
ringrazio o Dio, che mi hai
fatto godere oggi di uno
spettacolo della natura:
quanta pace e calma c’è in
essa che noi non sappiamo
sempre vedere».
Il Card. Angelo Comastri,
nel 50° anniversario della
morte di Benedetta Bianchi
Porro, ci ha lasciato un messaggio illuminante. «Mentre
Benedetta avanzava inesorabilmente nella malattia, all’improvviso c’è un giro di
boa nella sua vita: dalla sua
anima cominciano ad uscire
le note di un canto gioioso e
umanamente inspiegabile.
Che cosa è accaduto in
Benedetta? Inizialmente ella
colleziona una umiliazione
dopo l’altra: però ecco il
punto decisivo, le umiliazioni non la rendono umiliata e
ribelle, ma umile. E l’umiltà
la rende vittoriosa. Infatti tra
noi e Dio c’è soltanto la distanza di un muro: il muro
dell’orgoglio| Se cade quel
muro, Dio ci inonda di
gioia. Benedetta ha fatto cadere questo muro e in lei
prodigiosamente è esplosa la
gioia».
Noi Amici di Benedetta,
del gruppo di Ostuni, vogliamo quest’anno avvicinarci ancora di più a lei, per
cogliere ed accogliere in noi
“il segreto della sua gioia” e
proporlo a chi quella gioia
cerca e spesso non trova.
Vogliamo proporlo agli
Amici dell’Azione Cattolica
che, in quest’anno associati-
vo, si lasciano guidare dall’icona delle Beatitudini
(Mt 5, 1-12), facendo proprio l’invito «Rallegratevi
ed esultate».
Vogliamo proporlo ai Medici di base ai quali desideriamo, col loro consenso, inviare L’Annuncio, affinché
nel loro studio, nell’attesa, i
pazienti possano sfogliare e
leggere riflessioni e testimonianze che parlino di Benedetta, e trovare in lei l’Amica capace di accarezzare le
loro ferite e dare loro coraggio e serenità.
Vogliamo offrire momenti
di festa agli ammalati del
nostro Ospedale ai quali il
Cappellano, don Franco
Maldarella porta il messaggio di Benedetta con discrezione e convinzione, avendo
egli stesso nel passato, conosciuto anche la mamma di
Benedetta, la Signora Elsa,
in una sua venuta in Ostuni.
Infine, organizzare un evento che coinvolga gli studenti delle Scuole secondarie della nostra Città, è il nostro sogno.
In occasione della morte
della nostra cara Lucia Zizza
che, affascinata da Benedetta, si era trasferita da Ostuni
a Forlì, per dare una mano
all’indimenticabile Anna
Cappelli che instancabilmente percorreva le strade
del nostro Paese, raggiungendo Artisti, Uomini di
cultura, Ospedali, Carceri…
per diffondere il messaggio
luminoso di Benedetta,
molti Amici che l’avevano
conosciuta, tra cui Gian
Paolo, Nadia Tonelli e Mara
ci hanno telefonato per condividere con noi questo momento e chiederci di deporre
un fiore, quale segno di gratitudine per quanto lei aveva
fatto nei 20 anni di permanenza a Forlì prima e a Dovadola dopo.
Tra le testimonianze ricevute in tale occasione, ci
sembra molto significativa
anche la proposta di Roberta
e Gianfranco Amati: far conoscere Benedetta ai tanti
giovani che cercano punti di
riferimento, dei fari che illuminino il loro cammino. Come? Offrendo ad alcuni Docenti dei Testi che parlino di
Benedetta in modo semplice
ed efficace, perché possano
farne oggetto di riflessione
insieme ai loro studenti.
A partire di qui, organizzare un incontro-festa in cui
vengano comunicate le emozioni e le riflessioni che tali
Letture hanno suscitato, con
i linguaggi propri dei giovani, e venga consegnato loro
un attestato di riconoscimento della loro ricerca, con
l’augurio di sperimentare
ogni giorno la bellezza di
quanto Benedetta scrive: «Io
penso che cosa meravigliosa
è la vita… e la mia anima è
piena di gratitudine a Dio
per questo».
Il nostro intento? Con Benedetta, Anna, Lucia e tutti
gli Amici sparsi nel mondo,
aprire orizzonti di pace e di
gioia vera per gli uomini, le
donne, i giovani del nostro
tempo.
Teresa Legrottaglie
10 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
Dal Gruppo
degli Amici di Benedetta di Ascoli
Dovadola, un giardino tra la terra
e il cielo
È ormai il 9° anno che mi
reco a Dovadola per partecipare con gioia all’appuntamento estivo con il ritiro
spirituale francescano.
Per me, è come tornare “a
casa” dopo un anno di viaggio nel mondo, un viaggio
stancante, specialmente nella realtà dispersiva, caotica e
rumorosa della città in cui
vivo quotidianamente (Roma), da cui spesso sento l’esigenza di allontanarmi nei
fine-settimana per poter “ricaricare le pile” e pormi in
ascolto del Signore…
A Dovadola, ho la sensazione di tornare “a casa” della Divina Misericordia, dove
mi chiama e mi aspetta Gesù
nella chiesa di Sant’Andrea,
con la Sua bellissima immagine (della Divina Misericordia, appunto…), dove ritrovo un Suo prezioso rappresentante in terra - Padre
Paolo, la venerabile Benedetta Bianchi Porro (nella
comunione dei santi) e i
miei cari compagni di fede.
«Giunsero sua madre e i
suoi fratelli e, stando fuori,
lo mandarono a chiamare.
Tutto attorno era seduta la
folla e gli dissero: “Ecco
tua madre, i tuoi fratelli e le
tue sorelle sono fuori e ti
cercano”. Ma egli rispose
loro: “Chi è mia madre e
chi sono i miei fratelli?”.
Girando lo sguardo su quel-
li che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi
compie la volontà di Dio,
costui è mio fratello, sorella
e madre”» (Mt 3,31).
A differenza di altri ritiri a
cui ho partecipato e partecipo, qui è possibile fare un’esperienza di famiglia dove
ognuno ha l’occasione di
mettere spontaneamente a
servizio degli altri i “carismi” e i “talenti” di cui il
Signore ci ha fatto dono,
crescendo insieme nella
condivisione dei semplici
gesti quotidiani di cura e di
attenzione per i fratelli: dal
cucinare all’apparecchiare la
tavola; dal sistemare i tavoli
e i letti alla pulizia delle
stanze; dal cantare al giocare nel bel giardino con i
bambini (e non…!); dal suonare al pregare; dal gustare
una camomilla serale prima
di andare a nanna al raccontarci le esperienze dell’anno
trascorso e consigliarci per
il prosieguo di vita...
È un’esperienza a cui mi
sento chiamata per grazia di
Dio (su invito del mio fratellino in Cristo Mike la prima volta nel 2008), di cui
sono riconoscente perché mi
rigenera grazie al ritmo
scandito dagli appuntamenti
con il Signore durante l’arco
della giornata, a cominciare
dalle lodi mattutine per pro-
seguire con la catechesi di
Padre Paolo, la coroncina
della Divina Misericordia, la
S. Messa e concludere con
la recita del rosario notturno, all’aperto sotto le stelle
“cadenti” del cielo infinito
di agosto…
Come esprime in modo
completo il Salmo 132 sulla
gioia dei fratelli:
“Ecco, com’è bello e com’è
dolce
che i fratelli vivano insieme!
È come olio prezioso
versato sul capo,
che scende sulla barba,
la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della
sua veste.
È come la rugiada
dell’Ermon,
che scende sui monti di
Sion.
Perché là il Signore manda
la benedizione,
la vita per sempre”
L’immagine dell’olio profumato dice anche che l’amore fraterno è consacratorio,
fa appartenere i fratelli a
Dio e al disegno di Dio nel
mondo.
La seconda comparazione
è quella della rugiada che
scende sul monte Ermon. La
carità fraterna è come la rugiada che rinfresca le erbe,
le piante, e rende fertile il
terreno. Così la carità fraterna è fonte di freschezza,
di vivacità delle relazioni
tra i fratelli, ed è risorsa per
rendere fecondo il mondo.
Un segreto sta alla base
della vita tra i fratelli ed è il
sentire di avere più doveri
verso i fratelli, che diritti
dai fratelli, dal momento
che l’amore gratuito ci dà
diritto, per la gratuita misericordia di Dio, al cielo.
Il salmo nel suo senso
pieno celebra la concordia
dei fratelli in Cristo».
Infatti, il Salmo (di cui
qui riporto un commento1
che condivido pienamente)
«celebra la gioia dell’unità
delle dodici tribù d’Israele
espressa da un pellegrinaggio annuale a Gerusalemme.
È la gioia dell’unità nella
fede attorno al tempio.
La gioia viene espressa
con delle comparazioni significative.
La prima è quella della
gioia del popolo di fronte
alla consacrazione del sommo sacerdote per mezzo dell’unzione con olio profumato (cfr. Es 29,7; 30,30).
• padre Paolo, portavoce di
Cristo nelle omelie e catechesi (giglio bianco-purezza, nobiltà di animo2);
1 http://www.perfettaletizia.it/bibbia/salmi/salmo132.htm
2 www.giardinaggio.it - il linguaggio dei fiori.
Si tratta di 7 giorni, pochi
rispetto ai 365 giorni dell’anno, ma che sono un tempo favorevole per entrare in
comunicazione con il Signore e per la crescita spirituale
con i fratelli, nel confronto
costruttivo con i pregi e le
fragilità di ognuno di noi…
Nei giorni in cui quest’anno ho partecipato al ritiro
c’erano:
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 11
• Antonietta, con il grande
talento di chef (e di preghiera
naturalmente!)
(violetta-umiltà);
• Arthur e Simone, con la
loro spontaneità e freschezza – che Dio protegga la loro adolescenza
(fiori di pesco-vita che
sboccia);
• Chiara, con la sua capacità di precedere i bisogni
inespressi dei fratelli (rosa
bianca-sensibilità, innocenza);
• Cesare, Laura, Elia ed
Isacco, bella famigliola
con il carisma di evangelizzatori, ora in Serbia (vite con 4 grappoli di uvaforza, capacità di adattamento);
• Davide, con il suo umorismo (gelsomino gialloaugurio di felicità);
• Filomena, con il bel dono
per la musica e il canto
(rosa color rosa-amicizia);
• Emanuela, solare perché di
ritorno dal santuario della
Divina misericordia e dalla GMG a Cracovia, con il
suo talento di “lavapiatti”
(girasole-allegria);
• Francesco, con il grande
carisma di musicista e
compositore (giglio bianco con striature rosse, in
omaggio alla spiritualità
della Divina Misericordia);
• Maria, con il talento di far
sorridere i bambini, giocando e cantando con loro
(margherita bianca-semplicità e bellezza);
• Marino, che condivide
con noi le sue riflessioni
teologiche prima della
S. Messa (iris blu-fede e
speranza);
• Mike, grande musicista di
bongo ed esperto di camomille (fiore di camomilla-forza nelle avversità);
• Rossana, instancabile collaboratrice nell’apostolato
(rosa rossa-amore, carità);
• Simone, incaricato del
servizio liturgico (giglio
bianco con striature azzurre, in omaggio alla spiritualità Mariana);
• Benedetta B.P., venerabile
nella comunione dei santi,
una “croce fiorita” in cielo (stella);
• Anna, con la sua gioia
spontanea per la preghiera, che ora ci guarda dal
cielo… (stella).
A Dovadola, nella bellezza del giardino e della natura
circostante, nella pura semplicità francescana del contesto, ritrovo un’aiuola con
tanti fiori dalle forme e dai
colori unici e diversi tra di
loro, ma tutti profumati grazie al profumo di Cristo ed
orientati verso la Sua luce…
Lode a Dio! Alleluia!
Misericordias Domini, in
aeterno cantabo!
Emanuela
Saluto a un’amica
Benedetta, quando aveva
la sua mamma terrena, diceva che le voleva molto bene,
ma amava immensamente la
sua Mamma Celeste. Maria
è la Madre di Dio, del Signore, Madre nostra, Madre
tua e mia.
Benedetta ha vissuto la
sua malattia in modo gioioso perché il Signore è Pace,
Gioia, Amore, Luce radiante
e Vita. Io, come Benedetta,
ho dovuto affrontare diverse
circostanze dolorose nella
mia vita, ma non per questo
mi arrendo, anzi guardo la
vita con gioia, amore e con
l’umiltà che passa attraverso l’Eucaristia.
Capisco che la vita è una
lotta ma, quando ho l’amore
e mi accetto così come sono,
posso amare gli altri anche
quando mi feriscono.
Davanti a Dio siamo tutti
uguali, senza distinzione.
Nonostante il dolore, posso vincere questo duello con
la forza che viene da Lui.
Per questo non rinuncio mai
alla mia libertà di scegliere.
La libertà non nasce da
quello che piace a me, ma
dalla Verità. La Verità mi
farà libera, la Verità di Cristo: con un atto libero, seguendo Gesù, conosco la
Verità e ho la forza di realizzarla.
Per me, il percorso spirituale è stato e sarà sempre
una cosa positiva che mi ha
cambiato radicalmente e
che evolve nella maturità e
nella crescita. Se qualcuno
mi togliesse questo Amore,
mi allontanerebbe da Lui. È
un Amore che mi lega molto,
per cui sento che non sono
più io che vivo ma è Lui che
vive in me.
Io senza di Lui sono una
nullità. Ho costantemente
bisogno di Lui in tutto, perché mi fido. Fidarsi di Lui
ciecamente è come avere un
cuore da bambino.
Mi piace sentirmi amata
da Lui e voglio evadere dalle situazioni che mi bloccano. Nessuno riuscirà a spegnere la luce, il sole, il fuoco, l’Amore che ho dentro
di me.
Noi, con Lui, siamo Fuoco, Vento, Sole, Amore, Pace, Gioia, Luce che spazza
via le nuvole evitando la
tempesta.
Se resto sempre in equilibrio, ma immobile, non imparo mai a volare. Se dovessi guardare giù, donami il
coraggio di rialzare lo
sguardo.
Nessuno mi toglierà la
Speranza che ho nel cuore.
Essere positiva è come
avere una marcia in più.
L’amore è entusiasmo. Metto la passione in tutto ciò
che faccio e vorrei fare. L’amore è stupore».
La nostra consolazione
ora è quella di saperti in
Cielo, accanto all’amato Gesù e all’amica Benedetta
che, ci piace pensare, ha voluto conoscerti “di persona”.
Ciao Anna!
Gli amici
di Ascoli Piceno
Vogliamo rendere omaggio alla nostra cara amica
Anna Collina, improvvisamente e prematuramente
scomparsa ad una settimana
dal rientro dal nostro ormai
consueto appuntamento annuale del mese di agosto a
Dovadola per un ritiro spirituale di una settimana accanto a Benedetta, proponendo ai lettori dell’Annuncio alcune frasi estrapolate
dagli appunti su cui stava lavorando, con estrema gioia,
per rendere una testimonianza dell’esperienza appena
vissuta.
Per i riferimenti evidenti,
per la stima e il legame
stretto che Anna nutriva verso la figura di Benedetta e la
sua storia, per l’impegno
sollecito e l’entusiasmo dei
suoi puntuali contributi letterari al giornale. Non abbiamo voluto lasciare alle
sole pagine di un’agenda
queste brevi riflessioni che
la visita a Dovadola le aveva suscitato nel cuore, ma
condividerle con tutti gli
amici di Benedetta:
«Dovadola è per me un
posto meraviglioso e ringrazio il Signore del dono della
vita e del tempo trascorso.
Benedetta aveva lo sguardo sempre rivolto al Cielo
perché proprio da lì viene la
forza. Ho sempre lo sguardo
rivolto verso il Cielo: non
voglio essere legata alle ricchezze materiali ma guardare sempre verso la meta.
12 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
Dovadola 11 agosto 2016
Mi chiamo Maria Guaiani. Sono nata il 17 luglio
1963 in Canada (Montreal)
da famiglia di genitori emigranti nel 1955, amati da
sempre. Oggi vivo bene l’amicizia in Ascoli Piceno e
lavoro, grazie a Dio, con
Cinzia, Luisa, Mirella, con
impegno, come bidella nella
scuola materna “Pio Istituto
Sacro Cuore”.
Vi dico sinceramente che,
da quando ho conosciuto la
cara sorella Benedetta, con
P. Paolo e cari fratelli e sorelle in Cristo Gesù, la mia
vita è cambiata in meglio.
Dal ritiro dell’estate 2007,
con grande gioia e forte
emozione nel cuore ho condiviso insieme a Mike, Marino, Davide, Patricia, Sofia,
Antonietta, Roxy, Simona,
Silvia, Cesare e Laura, e
Emanuela, simpaticissima
amica da Roma, e per vivere il Vangelo con fede autentica.
Sono stata male in ospedale, nel 2013, per fibromatosi uterina e stavo quasi per
morire io, Maria, povera e
timorosa, con continue
emorragie di sangue e ricoveri d’urgenza al Pronto
Soccorso. Mi ha sostenuto la
preghiera assidua dei miei
amici della chiesa Cuore
Immacolato. Di notte Mary
era vicino a me, ad aiutarmi
e a darmi conforto; Simona
e Rossana venivano tutte le
sere a trovarmi. Dopo un’operazione importante per
l’asportazione dell’utero e
delle ovaie (14 maggio
2013) ero afflitta. Francesco, con la sua forza d’ani-
mo e fiducia in Dio, mi ha
sostenuta moralmente. Recitavamo il S. Rosario insieme, mentre stavo a letto,
sofferente, con la flebo, il
catetere e il sondino nel naso. Che tribolazione ho vissuto come donna! Debole e
paurosa di morire, io, Maria,
49 anni, ho invocato la Madonna di Fatima e la nostra
umile sorella Benedetta che
il dolore l’ha vissuto con
gioia e abbandono nel Signore.
Oggi sono contenta.
Maria
Dal Gruppo degli Amici dell’Alto Maceratese
“Dopo la tempesta, Dio misericordioso concede pace”
Pellegrinaggio del 7 agosto 2016
a Dovadola
Ogni partenza è sempre
così, carica di aspettative
che sappiamo verranno soddisfatte nella gioia di ritrovarsi, nel condividere il comune interesse di un pellegrinaggio che ci appagherà
del bisogno di ritrovare Benedetta, la sorella, l’amica a
cui tante volte ci rivolgiamo
per chiedere conforto, sostegno ed intercessione al Padre che lei tanto ha amato e
tanto è stata ricambiata.
Nel viaggio verso Dovadola il nostro spirito si predispone a ciò che vivremo,
attraverso la lettura di brani
scritti dalla Venerabile agli
amici, di episodi di vita raccontati dalla mamma, della
recita del Rosario con le parole di Benedetta quali riflessioni e considerazioni
sulla vita, l’anima, la gioia,
la sofferenza, la speranza, la
misericordia, la grandezza
del Padre.
L’arrivo all’Abbazia è una
rinnovata festa nel ritrovare il
gruppo di amici con il sempre presente don Alfeo che ci
accolgono con calore ed affetto sincero, lo leggiamo sui
loro volti sorridenti, come
avrebbe fatto la stessa Benedetta nel venirci incontro.
Da qualche anno ci è
mancato il sorriso dolce e
sereno di Lucia, amica e sostegno di Anna Cappelli, che
ha condiviso con lei l’impegno di accogliere gli amici
di Benedetta. Ora lo spirito
di Lucia si è riunito nella
gloria a coloro che l’hanno
preceduta.
La celebrazione della
Santa Messa in occasione
dell’anniversario della nascita di Benedetta è profonda, suggestiva, emozionante,
dalle letture all’omelia del
Vescovo alle voci del coro
che inondano le navate, con
stupore ci si accorge della
conclusione del sacro rito.
Ognuno dei presenti si ap-
presta all’incontro ravvicinato con la Venerabile raggiungendo un punto più possibile vicino al suo sarcofago dove restare in devota
preghiera, si accendono lumi
e in molti lasciamo il nostro
pensiero o richiesta, è un
momento magico!
A rendere ancor più carico di significati questo pellegrinaggio ci ha pensato la
nostra insostituibile ed impareggiabile organizzatrice
Graziella, ospitando con
gioia una giovane coppia di
fidanzati che hanno condiviso con noi il pranzo alla Ro-
sa Bianca. La particolarità di
questo evento è dovuta al
fatto che la giovane fidanzata vive una situazione fisica
analoga a quella di Benedetta; ci siamo sentiti piacevolmente onorati di questa presenza che speriamo possa
avere continuità.
Dopo la tempesta del corpo e dello spirito che ha
inondato Benedetta e che
inonda tanti di noi, giovani e
meno giovani, possa il Padre
concederci la misericordiosa
pace.
Emanuela Buoncompagni
Dovadola - Graziella (a destra) con una nuova amica
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 13
Benedetta e le altre
a cura di ROBERTA BÖSSMANN
MADELEINE DELBRÊL E BENEDETTA
Madeleine Delbrêl
Ultimamente, mi è capitato
tra le mani il Cristo della porta
accanto di Bernard Pitaud. È
un libro che presenta la figura
di Madelaine Delbrêl sotto forma di meditazioni. Mi ha fatto
cogliere tanti aspetti di questa
donna che l’avvicinano alla
nostra Benedetta, senza alcuna
forzatura.
Ma intanto vi do qualche
notizia di questa nuova amica.
Madelaine nasce nel 1904 a
Mussidan nella Dordogna. Figlia unica, viene educata cristianamente, anche se i genitori
non erano troppo praticanti.
Verso i sedici-diciassette anni
abbandona la fede sino a quando si innamora di Jean Meydieu, un cristiano che poi la lascia per entrare come novizio
nei frati domenicani. Madelaine si ammala per la separazione e inizia una ricerca personale che la porta alla conversione
all’età di vent’anni.
Comincia a vivere il Vangelo nella sua radicalità e convince anche alcune amiche a fare
altrettanto. Prendono il diploma di assistente sociale per poter stare vicino alla gente e cominciano a lavorare in una periferia comunista a Ivry-surSeine.
Inizia così, per Madeleine e
le sue compagne, un’avventura
apostolica che unisce le loro
doti socio-organizzative con il
bisogno di vivere in modo coerente gli insegnamenti evangelici. Il loro appartamento resta
sempre aperto a tutti coloro
che cercano aiuto. Madeleine
viaggia molto per incontri e
conferenze e tutto questo lavoro incide ben presto sulla sua
salute. Affronta varie operazioni. Muore il 13 ottobre 1964
mentre era al suo tavolo di lavoro.
Gesù Cristo e la Chiesa sono
sempre al centro delle sue meditazioni.
Gesù resterà sempre per lei
una persona viva che torna a
farsi carne nei cristiani e, dunque, nella Chiesa. I cristiani
hanno il compito di riprodurre
nella loro vita quella di Cristo
rendendolo in questo modo vivo oggi. Grazie allo Spirito
Santo, Gesù e la Chiesa diventano due realtà inscindibili. Se
così non fosse, il Vangelo, dice
Madeleine, si ridurrebbe a lettera morta, a qualcosa che leggiamo come una bella storia,
ma che non potrebbe mai trasformare la vita di ciascuno di
noi.
Presentare il Vangelo in questo modo vuole anche dire che
tutto in Madeleine è orientato
verso la comunicazione della
fede, che il desiderio apostolico è alla base della sua vita e
del suo operare. Quello che lei
ricerca non è un cristianesimo
da vivere nei conventi, ma un
credo da presentare a tutti coloro che incontra per la strada,
in tram, nel metro, al lavoro.
Sono le persone comuni che le
interessano. Ovunque Dio ci
mette, quello è per noi il luogo
della nostra santità.
La strada, del resto, non è
solo il luogo dell’anonimato,
ma anche quello dell’incontro.
È Cristo che ci manda i nostri
fratelli perché è nel mondo che
Dio ci vuole.
La bellezza della vita va cercata nella profondità del nostro
impegno di ogni giorno, non
nelle situazioni straordinarie.
Dio è ovunque. Possiamo
trovarlo in qualunque volto che
cessa di essere anonimo quando noi cominciamo ad amarlo.
È un pensiero profondo che
non può lasciarci indifferenti.
Ecco allora che i principi di
Madeleine di vivere la nostra
fede nella situazione in cui ci
troviamo; di fare il primo passo verso le persone; di lasciarci
modificare totalmente dall’incontro con Cristo; di diventare
apostoli, cioè persone capaci di
testimoniare la nostra fede e il
lavoro che lo Spirito Santo
produce in noi, sono tutti
aspetti che troviamo anche nella spiritualità di Benedetta.
Ma la caratteristica più interessante che le accomuna è
propria quella del Cristo –
Chiesa, come lo definisce Madeleine, ma che è tanto importante anche per Benedetta.
Penso al telegramma che nel
Natale 1963, l’ultimo per lei su
questa terra, Benedetta riceve
da Roberto Corso, Paola Vitali
e da Maria Grazia. È un messaggio di amore cristiano, di
esultanza, e Benedetta chiede
alla mamma di leggerglielo più
volte, lentamente: «Leggi adagio, mamma… è la Chiesa che
mi parla: “Congregavit nos in
unum Christi amor: exultemus”».
«Benedetta sentiva profondamente la gioia di appartenere
alla Chiesa, sentiva di essere
in comunione con tutti i fratelli, uniti dal fratello primogenito, Gesù». È quanto scrive a
Benedetta
p. 113 Carmela Gaini Rebora
nel bel libro Oggi è la mia festa che contiene i ricordi della
madre.
Un altro aspetto che avvicina le due giovani è l’incontro
speciale che hanno con Gesù
Cristo, che diviene l’amico
senza il quale non riuscire neppure a immaginare la loro esistenza. Per entrambe si tratta di
un incontro unico.
Le grandi difficoltà, le sofferenze che caratterizzano la loro
esistenza non riescono mai ad
intaccare questa loro gioia
profonda.
Sia Madelaine che Benedetta non pensano che la fede nel
Cristo possa alleviare la pena
del vivere; può però a aiutare a
capirla e a viverla in modo
nuovo.
Esse conoscono la propria
povertà e il poco che possono
dare, ma affidandosi al Signore
riescono sempre a ritrovare lo
stupore della gioia che Dio ha
messo nei loro cuori. È questo
stupore che vogliono trasmetterci per invitare ognuno di noi
a ritrovare, anche nella nostra
anima, quella gioia che Dio ha
in serbo proprio per noi. Madeleine lo dice così: «E ci ha
chiesto ancora di meravigliarci
con lacrime di riconoscenza e
di gioia, dinanzi al dono ineContinua a pag. 14
14 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
Continua da pag. 13
sauribile che dal cuore di Dio
scorre in noi». È un dono,
quello della fede, che illumina
e che trasforma, e Madeleine e
Benedetta ce lo hanno indicato
con obbedienza alla loro vocazione di apostolato. Ci hanno
fatto comprendere che «il segreto del Vangelo è essenzialmente una comunicazione di
vita. […] È un fuoco che esige
di penetrare in noi per operarvi
una devastazione ed una trasformazione».
Il Vangelo, allora, non è fatto per esser solo letto, ma per
essere accolto dentro di noi
perché non è un libro di storia,
ma il libro che rende attuale il
Signore nel mondo. Madeleine
riassume questo concetto così:
«Il Vangelo è diventato non
soltanto il libro del Signore vivo, ma ancora il libro del Signore da vivere».
È nella vita dei cristiani che
il Vangelo continua a essere riscritto: è l’insegnamento di Madeleine, ma è anche quello di
Benedetta, creature entrambe
contagiate da «una malattia di
Dio che è sete della sua gloria».
La Parola di Dio che si incarna in noi
Quante volte, dopo aver letto
la parola del Signore, ci viene
quasi spontaneo farne oggetto di
una conversazione?
Madelaine Delbrêl afferma
tutto questo essere dei dilettanti
nei confronti della parola. A suo
avviso, ciò che ci viene chiesto
dal Vangelo è qualcosa di diverso. È una conversione.
Il Vangelo non dovrebbe essere considerato come un testo da
capire o da ricordare nei minimi
dettagli. È piuttosto una parola
che deve calarsi nel più profondo di noi stessi per farsi carne in
noi. Solo così quel Gesù, nato
una volta per tutte in un preciso
momento storico, continua a nascere nel corso dei secoli e, in
un certo modo, a farsi carne in
ogni persona umana che lo accoglie attraverso la fede.
Questo è possibile, ovviamente, per la forza stessa del Verbo
che può agire se noi acconsentiamo dal più profondo di noi
stessi a questa azione di Dio nella nostra anima.
Questo «coraggio passivo di
lasciar agire in noi la parola»,
Madelaine lo chiama obbedienza. Bisogna cioè, a poco a poco,
liberarci di noi stessi, farci poveri per farci pervadere da essa. È
bello quello che lei scrive: «Noi
assimiliamo le parole dei libri.
Le parole del Vangelo ci plasmano, ci trasformano, ci assimilano a sé».
È un po’ quello che avviene
con l’Eucarestia. Il cristiano viene trasformato dalla Parola come nella comunione eucaristica,
egli viene assimilato al corpo di
Cristo. E così diventa, in qualche modo, egli stesso un “sacramento”.
Quando infatti la Parola di
Dio si sarà incarnata in noi,
quando ci avrà assimilati a sé,
noi non ci apparterremo più, apparterremo alla parola.
«Questa incarnazione della
Parola di Dio in noi, questa docilità a lasciarci modellare da essa, è quel che chiamiamo la testimonianza».
Queste parole della Delbrêl
sembrano esprimere in modo
semplice e chiaro l’itinerario
spirituale di Benedetta che, negli
stessi anni, si consumava «come
l’ostia sull’altare dopo una lunga
malattia che le aveva fatto sperimentare ogni aspetto della croce», ma anche la capacità di vivere la tenerezza e di trasalire
«quando mi pare di essere da
Lui presa per mano».
Angelo Ranzi, Litografia, 2015
È importante ricordare quanto
ha affermato mamma Elsa: «La
vita di Benedetta è simile a un
mosaico, dove ogni episodio si
inserisce nella Parola di Dio, trova riferimento in un evento biblico, in una parabola». E conclude:
«Forse è così per ognuno di noi,
ma spesso noi non abbiamo occhi per vedere tanto lontano»1.
Roberta
1 GAINI REBORA, C., Oggi è la
mia festa, Edizioni Dehoniane, Bologna 2003, p. 134.
Notizie in breve
• Un gruppo di Bolzano, guidato da Margherita Zerbi è andato in pellegrinaggio a Sirmione il 30 ottobre 2016. Margherita Zerbi è fondatrice della Cooperativa sociale “G.M. Benedetta Bianchi Porro”, intestata a Benedetta e al famoso
grafologo Girolamo Moretti. Il gruppo è stato accolto da
Mons. Evelino Dal Bon.
• Emanuela Bianchi Porro è
chiamata spesso a parlare
di Benedetta. Dei suoi più
recenti incontri segnaliamo:
– un incontro svoltosi in
settembre a Milano nella
parrocchia dei Santi Nabore e Felice per presentare Benedetta a 120 ragazzi che si stavano preparando alla cresima.
L’incontro è documentato anche da foto postate
da Emanuela su Facebook nella pagina dedicata a Benedetta.
– Un altro incontro con i giovani della parrocchia di Colombare è stato promosso da don Alessandro Turrina,
direttore del Centro Pastorale Giovani Lago Bresciano,
che ha chiesto ugualmente la testimonianza di Emanuela,
il 7 novembre 2016.
Siamo particolarmente vicini agli amici dell’Umbria e delle Marche,
colpiti dal terremoto, con l’augurio che nella prova scoprano i doni
del Signore anche attraverso la solidarietà di tutti coloro che
possono dare un aiuto attraverso i numerosi canali disponibili.
Nel volume Una storia di salvezza, Edizioni Vallediseriane, Villa di Serio,
2016, Teresa Zattarin racconta la vicenda umana e spirituale della figlia
Margherita Boscagin (1977-2011). Una vita breve, una lunga via crucis.
Teresa ricorda che un giorno lesse da Oltre il silenzio alla figlia la leggenda di Tagore per farle trovare “la forza di non ribellarsi e di non retrocedere”. Com’è noto, nella leggenda Gesù restituisce ampiamente
quanto gli viene donato, anche quel poco che un povero mendicante
può dare. Mamma Teresa registra così la reazione della figlia: «Lei era rimasta in silenzio, ma aveva capito. Quando le parlavo, ascoltava attentamente e assimilava i miei discorsi come un’assetata» (cfr. pp. 87-88).
E così Benedetta entra in questa drammatica vicenda.
In un’analoga situazione di sofferenza, Antonella Meccariello (19722008) scrive al Signore sul suo diario: «Aiutami a trovare dei buoni amici
e amiche» per superare la drammatica solitudine che vive. Anche Antonella ha trovato in Benedetta conforto e amicizia.
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 15
Dio ti ama così come sei
di ATTILIO GARDINI
Benedetta Bianchi Porro (Dovadola 1936 - Sirmione 1964) me sono. Se aspettassero per volerci bene che fossimo come
e don Arturo Femicelli (Forlì 1925 - Forlì 2002). Una giovane loro desiderano, morirebbero senza averci voluto bene» (cfr.
donna e un sacerdote, così diversi, ma uniti dall’unica e perso- A. FEMICELLI, La strada…, cit., p. 171).
All’ingresso della Parrocchia “Santa Caterina” quello slogan
nale esperienza di un Dio Amore. Resi “incandescenti” da questo Amore camminano nella vita con il solo desiderio di viverlo ci viene ancora incontro e fa da apristrada prima di entrare alla
e annunciarlo, perché solo l’Amore crede che tutto sia possibile Presenza del Signore come un buon discepolo mandato davanti
al Cristo prima della sua venuta. Guai a me se non predicassi il
e tale lo rende.
Con la lettera “Al caro amico Roberto”, del 23 marzo 1963, Vangelo, dice san Paolo, e se non annunciassi che Gesù è amola venerabile Benedetta, fra l’altro, scriveva: «DIO TI AMA E TI re, che Gesù è luce! La venerabile Benedetta e don Arturo, inCOMPRENDE, COSÌ COME SEI!» (cfr. A. CAPPELLI, Il volto della
sieme, a una sola voce, ci ripetono: Guai a me se non regalo
Speranza, Ed. Massimo, Miagli altri un pizzico della
lano 1974, p. 161).
gioia, della buona e bella
Don Arturo, primo parnotizia del Vangelo. Guai a
roco di “Santa Caterina da
noi se il nostro parlare non
Siena”, fin dal 1984 lasciava
trasmette gioia, ma insicuai concittadini lo stesso mesrezza, paura, o, ancor pegsaggio: «Dio è la nostra
gio, smarrimento. Guai a noi
gioia. Vengo per dirti che
se la nostra vita oggi non
DIO TI AMA COSÌ COME SEI e
procura agli altri gioia, ma
vuole donarti gratuitamente
genera difficoltà o ostacoli.
la sua gioia, la sua pace… la
Guai a noi se non facciamo
sua salvezza, in Cristo Gesù.
trasparire la bella consegna
Se ora vuoi incontrare Dio e
del Signore: «Voi siete la lufare conoscenza con Lui,
ce del mondo». Noi siamo
Don Arturo Femicelli con Benedetta in un fotomontaggio
chiudi gli occhi e guarda
luce del mondo.
inviatoci da Attilio Gardini
dentro di te… scruta nella
Quanti incontri sotto
parte più profonda di te stesquesto nome: DIO TI AMA COso. È là che Lo incontrerai! Egli abita dentro di noi; è nostro SÌ COME SEI! Quante persone, ricevendo questo annuncio, sono
Ospite (cfr. Gv 14,23). Quando l’avrai incontrato dentro di te, passate dal buio alla luce! Dobbiamo anche noi cercare di esseavrai occhi per vederlo ovunque. Dio è come l’aria invisibile re più luminosi in una generazione sempre più tenebrosa. Il volche tu respiri… ti avvolge da ogni parte ed entra in te. Se ci to di don Arturo, come il volto di Benedetta, è luminoso. È un
mancasse l’aria, moriremmo. Così è per noi, se ci mancasse volto sempre giovane perché è il volto dell’amore di Dio, ora da
loro contemplato e che noi preghiamo nella certezza di essere
Dio! In Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,28).
Il viaggio che ti porterà all’incontro con Dio e con la Sua esauditi. Un Volto le cui sembianze abbiamo visto rispecchiate
gioia è il viaggio della tua preghiera. Perché non cominciarlo in chi ha avuto la gioia di conoscere Cristo, eterna Bellezza e
subito? Se tu cerchi Dio, lo troverai. Non dubitare! È Lui stes- gioia senza fine. Il santo Giovanni Paolo II ce lo ha detto, ce lo
so, infatti, che cerca te. Ti abbraccia sempre con infinito amore ha trasmesso con il suo esempio e con tutta la sua esistenza.
di Padre» (cfr. A. FEMICELLI, La strada della nostra gioia ritro- Che amore di Dio possiamo trasmettere se abbiamo un volto trivata, Ed. Valbonesi, Forlì 1998, p. 107).
ste, annoiato, preoccupato, disilluso? Questo non è il volto di
Don Arturo voleva rendere presente questo infinito amore di chi ha incontrato Dio, come invece era il volto di don Arturo
Padre agli sguardi e al cuore di più persone e lo fece con quella che ancora oggi ci parla della buona notizia del Vangelo, che
creatività che gli era propria: un manifesto da appendere ovun- con intensa semplicità grida all’orecchio di ogni cuore: NESSUNO
que fosse possibile. «Nessun forlivese – riportava anni fa un È MAI TANTO PERDUTO DA NON POTER ESSERE SALVATO.
Bello pensare sia a Benedetta sia a don Arturo che hanno inquotidiano locale – può dire di non aver mai visto quei manifecontrato e ora vedono il Signore, quel Signore che hanno pregasti con la scritta DIO TI AMA COSÌ COME SEI».
Manifesti un po’ strani che rendevano di dominio pubblico to, testimoniato e di cui hanno scritto. Vederli protagonisti di
quello “slogan sconvolgente”, cifra dominante dell’esperienza gioia evangelica pur nel dolore e nelle fatiche del quotidiano vidi fede di don Arturo e che aveva suscitato interesse anche fra i vere, in questo tempo che ha dimenticato la gioia di credere, ci
suoi studenti delle Magistrali tanto da aprire tra di loro un dibat- dice che non è vana la nostra fede nel Risorto. Don Arturo ci ritito. Non solo, “DIO TI AMA COSÌ COME SEI” era scritto per tutti e corda che la gioia va costruita ogni giorno così come il Regno
faceva breccia anche in chi si sentiva lontano dalla Chiesa.
di Dio va accolto in ogni istante della nostra vita. Don Arturo ci
«Quella del manifesto – diceva don Arturo – è una grande ricorda che questo è tempo per seminare non tanto i fiori, ma il
verità. È la verità fondamentale di tutto il Cristianesimo. Che fiore dello Spirito per poter cogliere, ammirare nei suoi variegaDIO CI AMA COSÌ COME SIAMO. E non come vorrebbe che fossi- ti colori la gioia di aver incontrato Gesù. Sì, anche in una rosa
mo. Anche le mamme di questo mondo, i figli li amano così co- bianca!
16 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
La mia vita accanto a Benedetta
(parte XV)
di don ALFEO COSTA
1989
La prima data che in genere si
presenta è quella dell’anniversario di Benedetta: qui siamo al
XXV, che si celebrò in modo articolato. Intanto l’emittente televisiva locale TeleRomagna ha
trasmesso più volte il documentario preparato da don Quinto
Fabbri. Il lunedì 23 gennaio la
celebrazione si è fatta alla Badia, presieduta dal nostro vescovo Vincenzo Zarri. Con i seguenti celebranti: don Aldo Bandini, don Enzo Donatini di Terra
del Sole, don Luigi Maretti di
Rocca S.C., don Giovanni Amati, don Vittorio Fabbri (sempre
da Rocca), P. Vico Bartolucci.
Lucio Giardini, l’organista non
vedente da Forlì, sostenne la
parte musicale. Buona la partecipazione dei dovadolesi. La domenica 29 gennaio siamo andati
in pullman a Colombare di Sirmione per un’altra celebrazione.
In quella parrocchia abita Manuela Bianchi Porro, sorella di
Benedetta.
L’89 si è presentato all’insegna della siccità. Tale da preoccupare un po’ tutti. Ci si è ricordati quello che si faceva in passato in simili frangenti: cioè preghiere pubbliche ad petendam
pluviam [per chiedere la pioggia; N.d.R.]. I dovadolesi già da
tempo mi avevano parlato di una
immagine della Madonna, detta
Madonna del Mastello, ma non
avevo avuto ancora occasione di
vederla, in quanto collocata nel
primo altare di fondo a sinistra
della Badia. L’Immagine infatti
era coperta dal grande quadro
raffigurante la conversione di
San Paolo. In febbraio si pensò
davvero di proporre quella devozione: si fece scendere la tela e
ci si trovò di fronte ad una nicchia tutta decorata dove c’era un
fatiscente mastello con sopra un
manichino senza braccia e senza
abiti. Infatti dicevano i parrocchiani che veniva ogni volta vestita e adornata di una parrucca.
Immagini così fatte (cioè vestite
di abiti di stoffa) vennero proibite allorquando si verificavano
facilmente incendi a causa dei
ceri o candele che i fedeli accendevano lì accanto. Non era questo il caso, ma il divieto coinvolse anche questa immagine, che
fu chiusa stabilmente. Ma quella
volta si volle ridare vita a quella
devozione. La domenica 19 febbraio, II di Quaresima, nel pomeriggio facemmo la preghiera
co, San Benedetto, Dovadola e
Castrocaro. A Dovadola si fece
il 12 marzo, ed era la V Domenica di Quaresima. La Via Crucis era la preghiera quaresimale
più adatta. Mi venne l’ispirazione di preparare uno schema con
i pensieri di Benedetta. Mi volle
un certo lavoro di scelta e adattamento dei brani, ma mi sembrò buona. La facemmo così e
fu seguito un percorso esterno
Don Alfeo Costa
ad petendam pluviam: si era radunato un gruppetto di persone.
Un fatto storico fu quello della morte dell’ultima proprietaria
della Badia: Isabella Blanc Tassinari, la sordomuta. Anni prima
era morta la sorella Laura. In
questo funerale ci accorgemmo
proprio che molto sarebbe cambiato: la famiglia dapprima Tassinari che aveva tenuto per trecento anni la Badia, era finita.
Cambiati i confini di Vicariato, si cercava di animare la nuova dimensione con incontri fra
tutte le parrocchie della valle,
specialmente in Avvento e Quaresima. In questo anno ’89 ne
organizzammo quattro: a Porti-
(Foto Conficoni)
particolare: dalla Badia fino a
Marzano. Andai prima a posizionare delle piccole croci che indicassero le soste, che erano così
sistemate: la prima ovviamente
in chiesa, a fine vialetto la 2ª e
la 3ª, inizio salita la 4ª, alla casa
Giuseppa 5ª e 6ª, alla curva verso la torretta 7ª e 8ª, a Montepiccolo 9ª e 10ª, alla curva di Marzanello 11ª e 12ª, a Marzano 13ª
e 14ª. La quindicesima, pur prevista, non era opportuna in quaresima, perché è tutta pasquale.
C’era tanta gente che gustò molto Benedetta, fu bella e ovviamente faticosa.
Celebrammo anche il 20° anniversario della traslazione di
Benedetta: il 22 marzo, che era
il mercoledì santo. Fu fatta una
Liturgia della Parola con don
Enzo Donatini di Terra del Sole.
Quell’anno dovemmo modificare anche il percorso della processione del Venerdì santo a motivo dei lavori in atto nell’Annunziata. Partimmo ugualmente
dal piazzale dell’Annunziata, ma
poi l’arrivo fu alla Badia. Era invalso da tempo l’uso di accendere dei falò vicino alla processione. Una cosa che era copiata da
Rocca, dove si usa fare la festa
dei falò per San Giuseppe. Qui li
facevano sotto al ponte dell’Annunziata. Quella volta invece
l’avevano fatto alla Badia. Poteva essere anche bello, ma era
più che altro una distrazione. Si
pensò pure se non fosse il caso
di mantenere questa variazione
nel percorso, di finire cioè la
processione alla Badia, ma in
pratica sarebbe stato un disagio
per gli elementi di una chiesa
soffermati in un’altra.
Sono stati bravi i dovadolesi
nel costituire il Gruppo Amici di
Benedetta: una volta al mese ci
si è trovati per pregare insieme
(il rosario) e leggere alcune testimonianze da “l’annuncio”.
Un’altra iniziativa è stata quella
di celebrare la S. Messa al 23
del mese, secondo l’intenzione
del Gruppo. Ma si sa che alcuni
propositi non hanno una lunga
durata.
La Processione del Corpus
Domini qui da noi non ha ancora trovato una degna collocazione. Al mio arrivo a Dovadola la
trovai al mattino e faceva seguito alla Messa delle 9,30 alla Badia raggiungendo l’Annunziata e
laggiù di seguito l’altra Messa.
Poi le cose subirono un calo di
partecipazione e anche il caldo
si faceva sentire. Allora pensai
di metterla al pomeriggio, però
con svolgimento dalla Casa delle Suore in piazza Marconi, dicendo la Messa nel cortile, poi
uscendo in viale Marconi, via
Carducci, via Matteotti, viale
Zauli e rientro nel cortile. C’era
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 17
almeno la comodità del percorso. Questa volta ci fu un fatto:
finita la processione, recitate le
ultime preghiere e la benedizione eucaristica, io e don Zauli entriamo per deporre i paramenti.
Intanto una anziana, Ersilia
Bombardi di 92 anni, tanto religiosa e fedelissima in tutto, scivolò dalla sedia, rimase stesa a
terra e… nella fase concitata del
soccorso, lei era già morta. Fu
veramente sintomatico quel fatto. Questa umile donna che aveva detto di non sentirsi troppo
bene, volle comunque seguire la
processione a braccio con un’amica e poi ha seguito tutte le
preghiere, si era comunicata e di
lì è volata al cielo.
Ci fu anche l’iniziativa di far
scrivere una lettera alla Congregazione delle Cause dei Santi da
parte di tanti amici aderenti, onde chiedere la prosecuzione della Causa di Benedetta: ne furono
spedite tante. Dopo la composizione della via Crucis, venne anche l’idea di compilare un rosario con Benedetta, mediante un
pensiero ad ogni Ave. In questo
si impegnò lodevolmente una
nostra ragazza: Samanta Fabbri.
L’8 agosto si celebrò il compleanno di Benedetta, celebrai io
stesso la Messa, solennizzata dal
coro delle bimbe, con una buona
presenza di persone.
La festa della Madonna delle
Lacrime quest’anno non era la
triennale, ma si volle ricordare,
con una piccola processione attorno alla Badia rientrando dalla
stradina di fronte alla Scuola, il
50° della incoronazione della
nostra Immagine che fu fatta appunto nel 1939. Le vicende storico-politiche avvenute in questo
anno sono state veramente
straordinarie: il crollo del comunismo in tutto l’est Europa e più
ancora il crollo fisico del muro
di Berlino. Per aggiungere ancora sensazione il 1° dicembre Michail Gorbaciov capo del Cremino promotore della svolta, è andato in udienza dal Papa. Immancabili i riferimenti alle rivelazioni di Fatima.
Ho avuto una… conversione.
Ho capito che i momenti forti
della vita vanno sostenuti sì con
la preghiera, ma anche con la
carità. Ho provato io stesso:
quando si ha bisogno si deve
elargire molto ai poveri, a chi ha
ancor più bisogno… Nelle mie
annotazioni private ho scritto:
funziona!!!
NEL RICORDO DEI NOSTRI CARI
CHE CI HANNO PRECEDUTO
OLTRE LA SOGLIA DELLA MORTE
(continua)
DON EVELINO DAL BON A PELLEGRINA (VR)
Carissimo don Evelino,
sei un Monsignore, ti abbiamo chiamato sempre “don”, non per mancanza
di stima, ma con l’affetto che si può avere per un amico don. Ti abbiamo visto
spesso a Dovadola, con l’immancabile baschetto e con i tuoi parrocchiani per
le celebrazioni in onore di Benedetta. Sempre modesto e disponibile, ci sei
sempre stato vicino. Ci complimentiamo ancor oggi per l’iniziativa che hai attuato per il 50º di Benedetta organizzando una meditazione mensile al termine
della messa parrocchiale a Santa Maria della Neve ogni 23 del mese, giorno
che ricorda l’ascesa al cielo di Benedetta.
L’attenzione all’accoglienza, con particolare riferimento alle persone che si
trovano in difficoltà è un altro merito che ti viene riconosciuto. Avrai la possibilità di esercitarla ancora, visto che sei stato trasferito al tuo paese di origine
a Pellegrina, una frazione di Isola della Scala (Verona). Non ti sei trovato un
comodo canonicato. Risiederai infatti nella Comunità Giovanni XXIII di Pellegrina, come assistente spirituale delle Case della Comunità Giovanni XXIII di
Verona e Vicenza, e non sono poche. Come se questo non bastasse, darai una
mano anche alle parrocchie di Isola della Scala e di Nogara. È tutto un nuovo
programma di vita, a cui ti affacci con giovanile impegno.
Sappiamo che porti nel cuore anche Benedetta. Noi ti diciamo “Grazie!”,
ma anche “Arrivederci”, speriamo presto.
Gianfranco Amati
18 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
Grazie Benedetta!
Forlì, 25 maggio 2016
Mi chiamo Maria (Mariella) Carfagna. Sono nata il 24-01-1958
a Rignano Garganico (FG) un piccolo paesino del Gargano, distante 20 km circa da San Giovanni Rotondo dove è vissuto e morto
P. Pio da Pietrelcina! Vivo a Forlì da 28 anni dove mi sono trasferita per motivi di lavoro. Ho sostenuto un concorso per le poste di
Forlì, l’ho superato brillantemente ed eccomi qui, assunta come impiegata.
I primi anni quando mi venivano concessi alcuni giorni di ferie
viaggiavo in treno (Forlì-Foggia) per andare a trovare i miei cari.
Durante uno di questi viaggi, mentre ero in stazione per prendere il
treno, vidi a fianco a me due signore molto distinte e non tanto giovani. Una delle due si avvicinò a me e con una voce dolce mi chiese
dove ero diretta e, data la destinazione vicina a quella della sua
amica Lucia di Ostuni (BR), mi raccomandò di starle vicino. Poi
mentre aspettavamo il treno mi chiese cosa facessi a Forlì dove lavoravo; in breve mi parlò di Benedetta Bianchi Porro. Mi lasciò il
suo numero di telefono, ogni tanto ci sentivamo; alcune volte sono
andata a trovarla in via Pedriali al centro di Forlì. Diverse volte ci
siamo incontrate nella chiesa del Carmine alla messa delle nove.
Dopo la messa ci fermavamo un po’ all’ingresso e lei mi chiedeva
come andava il lavoro. Io mi confidavo un po’ e mi lamentavo di alcune colleghe che erano un po’ brusche con me. Lei mi diceva:
«Non ti preoccupare, stai tranquilla, tutto migliorerà!». Io, risollevata, uscivo dalla chiesa contenta. La signorina si chiamava Anna
Cappelli, una delle migliori amiche di Benedetta. Quando morì a
causa di un tumore al cervello, partecipai al suo funerale al duomo
di Forlì. Questo è un preambolo che fa ben capire come Benedetta
Bianchi Porro sia entrata nella mia vita.
C’è una annotazione che voglio sottolineare; durante i miei
viaggi a Foggia veniva sempre a prendermi per accompagnarmi al
paese mio fratello, frate francescano, Padre Pietro. In macchina mi
stimolava a raccontargli come andava la mia vita a Forlì. Io gli parlavo di Benedetta e lui capì subito che ero una sua devota. Devo
precisare una cosa molto importante, il 6 ottobre 1990 mi sono sposata con Roberto Ricci, dalla cui unione è nato un bellissimo bambino: Francesco. Ora ha 24 anni, laureando in ingegneria informatica. Veniamo ora al dunque.
Il 18 novembre 2015 andai a lavorare, come al solito, in ufficio.
A metà mattinata mi resi conto di non sentirmi bene, dopo un po’
chiesi quindi alla direttrice un permesso per poter andare a casa.
Una collega gentilmente mi accompagnò all’uscita, chiamò un taxi
ed io mi ritrovai a casa distesa nel letto. Avevo la febbre alta, circa
39 °C. Da questo momento in poi non ricordo più nulla. La febbre a
casa è durata quattro giorni e, dato che non calava, venne a visitarmi il mio medico di base che mi mandò subito al Pronto Soccorso.
Dopo l’attesa indegna di 12 ore fui ricoverata a medicina d’urgenza, per poi essere trasferita a malattie infettive. Dopo un continuo
peggioramento delle mie condizioni fui poi trasferita in rianimazione cadendo in uno stato di coma profondo.
Mio fratello (il sacerdote) venne subito a trovarmi. Bisogna sapere che diverse volte, sebbene fosse impegnatissimo, ha fatto 1000 km
al giorno in macchina per vedermi anche solo per due ore! Prima
di partire disse: «Mariella era molto devota di Benedetta, andiamo
a pregare a Dovadola sul suo sarcofago». Il coma profondo durò
7-8 giorni, dopo finalmente mi risvegliai! In seguito, dato il miglioramento, fui trasferita nel reparto di riabilitazione di Forlì. Devo dire che il cervello e la memoria erano liberi, ricordavo persino molti
numeri di telefono a memoria. In breve tempo venne a trovarmi di
nuovo mio fratello che, prima di andare via, mi disse di essere molto
contento di vedermi così migliorata e che avevo fatto dei passi da
gigante. Lui con mia sorella Carolina andarono di nuovo a Dovadola, questa volta per ringraziare Benedetta! Durante il mio periodo di
malattia i miei cari e diverse amiche mi hanno messa nelle mani di
Benedetta rivolgendole incessanti preghiere.
La mia patologia è stata una malattia rara “encefalite? Vasculite? No, è stata una malattia rara!” così asserì il mio medico di base,
il dottor Antonio Ghini, quando venne a trovarmi in ospedale. Disse
anche che in 30 anni di carriera, da quando faceva il medico, non
aveva mai sentito di una malattia del genere. I medici del reparto di
rianimazione non sapevano più cosa fare, ero così grave che per diversi giorni non si sapeva se sarei arrivata al giorno dopo! Mio marito preparava l’abito nuovo, mia sorella piangeva disperata e una
notte ha scritto persino un’epigrafe da far stampare sui manifesti. I
medici, pur non essendo in grado di ottenere una diagnosi esatta,
sono stati bravissimi; hanno provato a somministrarmi vari farmaci
facendo parecchi tentativi. Ci sono riusciti! Ma, c’è da dire, come
hanno fatto? Le loro mani, il loro cervello (secondo me che sono
ignara di tutto ma che nel cuore ho una fede profonda), sono stati
guidati da un medico eccellente che è lassù nel cielo e ci sorride:
Benedetta.
Benedetta io l’ho sentita molto vicina a me anche in una circostanza delicata e importantissima per la mia salute. Durante la degenza nel reparto di riabilitazione mi trovai ad affrontare una situazione che sarebbe potuta essere fatale per me! In quel periodo avevo
ancora una cannula nella gola per consentirmi di respirare meglio,
ma questa a volte mi causava difficoltà respiratorie, tosse e difficoltà
nel comunicare. Ho patito tanto! Una mattina ero con la mia fisioterapista, Margherita, con la quale stavo parlando e sorridendo;
all’improvviso mi venne un forte attacco di tosse che portò ad un arresto respiratorio; io non vidi più nulla, se non la morte in faccia,
stavo perdendo i sensi; Margherita si accorse subito del pallore e
delle mie difficoltà improvvise e subito si mise a urlare chiedendo
aiuto. In un attimo, dopo 2-3 minuti, aprii gli occhi e sentii la voce
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 19
del dottor Coppola che mi chiese: «Signora come sta?», ed io risposi: «Bene!». Ci credo che risposi “bene”, respiravo bene. Vidi attorno a me 6-7 camici bianchi, 3 monitor ECG e la caposala che mi
stava facendo un prelievo. Devo dire che io non ho pregato Benedetta, però dato che ero nelle sue mani grazie alle tantissime preghiere
a lei rivolte dai miei cari e dalle mie amiche, sono convinta che fu
nuovamente lei a intervenire!
Quando ero da sola in stanza sapevo benissimo come avrei dovuto comportarmi in caso di un attacco di tosse: dovevo soltanto
premere il campanello per chiamare le infermiere. Loro normalmente arrivavano dopo 15-20 minuti, il tempo di andare nell’aldilà!
Penso dunque che non sia stato un caso che quella mattina con me
ci fossero Margherita e il dottor Coppola. Quindi mi sento di ringraziare Benedetta, alla quale mi rivolgo ogni giorno, in ogni momento
e in tutte le difficoltà a cui vado incontro. Nel reparto di riabilitazione ho iniziato a fare fisioterapia per due ore al giorno. I primi giorni
le O.S.S. mi portavano in palestra con il sollevatore. Dopo circa un
mese ero in grado di muovere abbastanza bene le gambe e le braccia. Dico questo perché quando sono stata sottoposta ad elettromiografia, il 15 aprile, io chiesi al neurologo, il dottor Guidi, informazioni di vario genere e costui esordì dicendomi che io avevo avuto
una grave paralisi alle gambe e alle braccia! Una cosa del genere
non mi fu mai raccontata da nessuno, in quel momento mi sentii
spezzata in due!
D’accordo, grave paralisi, ma come si spiega allora che dopo
solo un mese ero nuovamente in grado di muovere tutto? Normalmente le paralisi non si risolvono di certo in così poco tempo! Ho
avuto la conferma di un caso, una paziente del reparto che aveva un
braccio e una gamba lesi, che pur avendo fatto fisioterapia per tre
mesi non era comunque in grado di muovere il braccio e la gamba.
Ma adesso basta con questi discorsi. Concludo dicendo che dal
22 aprile 2016 sono felicemente tornata a casa! La deambulazione
non è ancora perfetta, però sono in grado di camminare da sola. Sto
continuando a fare fisioterapia tutti i giorni per migliorare sempre
di più.
Grazie per aver letto il mio scritto, spero di non essere stata
noiosa o farraginosa.
Maria Carfagna
Il Padre Postulatore si raccomanda alle preghiere di tutti gli
Amici perché il processo sul presunto miracolo per la beatificazione possa concludersi con il risultato auspicato.
Postulatore della Causa di Beatificazione
P. GUGLIELMO CAMERA
Nuovo Indirizzo:
Missionari Severiani
Viale San Martino, 8
43123 PARMA
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cell. 333 2902646
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Vice Postulatore della Causa di Beatificazione
Don ALFEO COSTA
Via Benedetta Bianchi Porro, 6
47013 DOVADOLA (FC)
Tel., Fax e Segreteria tel. 0543 934676
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Preghiera per la glorificazione di
Benedetta Bianchi Porro
Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donato
in Benedetta una cara sorella.
Attraverso la gioia e il dolore di cui hai riempito
la sua breve giornata terrena, Tu l’hai plasmata
quale immagine viva del tuo Figlio.
Con Benedetta al nostro fianco ti chiediamo,
Padre, di poterci sentire più vicini a te e ai fratelli,
nell’amore, nel dolore e nella speranza. In una
accettazione piena e incondizionata del tuo disegno.
Fa’ che la sua testimonianza così radicale della
potenza salvifica della croce c’insegni che il dolore
è grazia e che la tua volontà è gioia. Concedi, o
Padre, la luce del tuo Spirito alla Chiesa, affinché
possa riconoscere Benedetta fra i testimoni
esemplari del tuo amore.
Questa grazia ...... che per sua intercessione
umilmente ti chiedo, possa contribuire alla
glorificazione della tua serva Benedetta. Amen.
con approvazione ecclesiastica
20 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
Testimonianze
Incontri
Peschiera del Garda, maggio 2016
Gli avvenimenti più belli della nostra vita sono frutto di incontri: “coincidenze non casuali” come le definisce un nostro
amico. Non è un caso nemmeno che la rivista degli amici di Benedetta sia intitolata a questa tipologia di fatti imprevisti che attraversano la nostra “strada” e che spesso non si sa dove portino, ma ai quali, esperienza insegna, conviene sempre dire di
sì. Provare per credere. Benedetta mi ha “attraversato la strada” per la prima volta nella chiesetta sulla porta medievale di
Sirmione nella quale mi recavo tutti gli anni prima delle mie regate delle “Bisse” (regate a remi su barche tipiche del lago di
Garda) a pregare (sia che mangiate sia che dormiate... sia che
regatiate...).
Letizia, che poi sarebbe diventata mia moglie, in parallelo,
negli anni dell’università a Milano (1988 o giù di lì) ha acquistato e letto un libro su Benedetta.
Nel cinquantesimo della morte, sempre mia moglie Letizia
segue una conferenza nella quale si tratta anche della causa di
beatificazione.
Torna dalla serata manifestandomi, ad essere sincero, una
sensazione di generale prudenza, quasi tiepidità dei relatori ed
intervenuti, mentre lei, che nel frattempo si è letta un po’ di cose, è entusiasta. Noi abitiamo a Peschiera del Garda, a pochi
passi da Sirmione ma, come gran parte degli “indigeni”, se non
fosse per queste “coincidenze” non avremmo saputo niente di
Benedetta.
Al Cinquantesimo andiamo con tutta la famiglia alla messa
a Sirmione. Ascoltando l’omelia sono confermato nell’entusiasmo trasmessomi da Letizia per la grandezza della sua figura,
mi viene l’idea di farla conoscere più in largo. Quale “vetrina”
migliore del meeting di Rimini? Sono seguitissime le mostre,
specie quelle sui santi, anche contemporanei. Propongo l’idea
ai miei amici, e ad un giornalista di grido (che sapevo averla
nominata in un suo libro), ma il mio entusiasmo non contagia
nessuno. Mi faccio riassorbire dalla quotidianità fino al giorno
in cui (l’anno successivo) la mia amica Anna, vulcanica come
sempre, mi chiama dicendomi: «Tu non eri quello che voleva...
ecc.? ... Vogliamo conoscere di più Benedetta! ... Cosa ne sai?
Una mia amica ha una figlia con lo stesso “male”; troviamoci,
cerchiamo libri che parlino di lei, contattiamo quelli che l’hanno conosciuta ecc.».
Io mi riaccendo: «Letizia ti ricordi quel libro su Benedetta?». Lo cerchiamo a lungo nell’appartamento provvisorio in
cui abitiamo in attesa dei lavori in casa nostra, senza esito. Risultato: «È nel container!». Tutto quello che non ci stava l’abbiamo stipato in un conteiner e ci vorrebbe uno speleologo per
trovarlo. Rinunciamo. La mattina seguenteLetizia scesa in cucina mi chiama e mi dice: «Bravo! L’hai trovato!», ed io: «Trovato cosa?».
Il libro che avevamo cercato era nel bel mezzo del tavolo
della cucina, sopra ad un altro libro che avevamo dato per disperso: Il padrone del mondo di C. Benson.
Dovadola - Uno scorcio paesaggistico
(Foto Mario Rogora)
Appurato che la casa era chiusa, che non ero stato io e
nemmeno il parentado o i vicini, e che Babbo Natale era fuori
stagione... Boh!?
Apro il libro e nelle prime di copertina c’è pure una dedica... a me da Manuela B.P., dedica che nemmeno Letizia ricordava.E l’altro libro cosa c’entrava?
Ci muoviamo e al “cinquantunesimo” ci rechiamo con Anna
ed altri amici a Dovadola, dove conosciamo personalmente
Franco, Manuela, fratelli e sorelle e la bella realtà degli Amici
di Benedetta. ... È seguito un incontro a Sirmione con Manuela
che ci ha raccontato e letto molte cose che non sapevamo ed alcune che nel frattempo avevamo letto. Eppure tutto quello che ci
ha detto ha assunto una intensità ed un calore che solo chi ha
vissuto a stretto contatto con Benedetta nella quotidianità può
trasmettere.C’è veramente da essere grati a Dio per tutti i segni
della Sua presenza nella nostra vita e nella vita di chi ci sta accanto. Segni che spesso non riconosciamo o che diamo per
scontati; la vicinanza degli amici aiuta a vederli e a leggerli per
quello che sono.
Io non so perché sia stato coinvolto in questa storia, so solo
che ora ho dei nuovi amici e una Santa in cielo da pregare con
una certa confidenza. È una Grazia singolare poter pregare chi,
anagraficamente e geograficamente, potrebbe essere mia zia, e
ancor più poter guardare negli occhi chi si è specchiato nei
suoi.
Benedetta con la sua vita e con le sue sofferenze vissute con
letizia, è una dimostrazione vivente chesi può stare di fronte alla propria croce non solo accettandola, ma addirittura abbracciandola. La sua vita terrena e quello che sta ancora generando
rappresentano uno spettacolo di umanità piena.
Non si può vedere splendere la Verità senza sentirne l’attrattiva. Se nell’uomo c’è ancora un barlume di coscienza (e c’è
perché Qualcuno ce l’ha messa) non si può non sentirsi rilanciati da Benedetta, nella sfida più grande che è quella della
quotidianità. Non si può non tentare di vivere come ha vissuto
lei: con il cuore libero e aperto a tutto ciò che il Destino, nel
suo misterioso disegno, le ha riservato.
Bruno e Letizia
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 21
Testimonianze
Caterina
Verona, maggio 2016
Le macchioline caffelatte sul corpicino della nostra primogenita allora neonata, il sospetto di una malattia neurodegenerativa quale la neurofibromatosi rimasta latente per anni e la
lettura di un libro di Antonio Socci che faceva riferimento a una
certa venerabile Benedetta Bianchi Porro portatrice della stessa
malattia, è stata l’occasione per incontrare la nostra cara Santa
Benedetta. Quando sono iniziate le prime manifestazioni della
malattia all’età di 5 anni della nostra Caterina è emerso sempre
più forte il desiderio di approfondire la figura di Benedetta, facendola conoscere anche agli amici (a loro sconosciuta) perché
di fronte alla sofferenza non è crollata, pur nella fatica, ma è
stata per noi testimone vivendo un così grande dolore con una
certezza disarmante. Questa testimonianza non poteva non essere condivisa. Riconosco con la mente e con il cuore, e ne sono
assai grata, che il leggere come ha vissuto la sofferenza attraverso i suoi scritti fin da bambina sia un enorme dono. Tuttavia
la comparsa delle complicanze della malattia (che Benedetta si
è autodiagnosticata studiando Medicina) fa nascere un nodo alla gola pensando a quanto potrebbe accadere a mia figlia.
Poco tempo dopo abbiamo conosciuto Bruno attraverso la
nostra amica Anna che ha espresso il desiderio di creare una
mostra su Benedetta, poi abbiamo partecipato alla messa del
51º dalla morte il 31 gennaio 2015 a Dovadola, successivamente c’è stato il commovente incontro con Manuela, sorella di Benedetta, e quest’anno la messa a Sirmione. L’andare sulla tomba di Benedetta con la nostra Caterina, il sapere che alcuni
amici pregano ancora per chiedere la grazia della sua guarigione, l’accoglienza a Dovadola da parte di persone sino ad allora
sconosciute e di amici che ci hanno accompagnato (compagnia
non scontata perché la vita è sempre complicata e ricca di cose
da fare) ha reso evidente nella semplicità degli eventi che, pur
con il cuore ferito dal dolore, dalla sofferenza e dalla preoccupazione per il futuro, prepotente nasce il desiderio della nostra
conversione per poter imparare da Benedetta la certezza di un
destino buono e il vero abbandono alla Sua volontà (come direbbe il nostro amico don Dolindo). Oltre a questo movimento
che ha saputo far accrescere in noi, Benedetta ci ha fatto trovare l’abbraccio di tanti amici attraverso il suo dolce viso. È evidente che il ‘problema’ non può essere risolto dagli altri e che
la fatica e il dolore sono tutti nostri, ma abbiamo avuto la grazia di trovare persone che sono per noi una presenza viva fatta
di carne e ossa che ci aiuta a portare il fardello che ci è stato
dato. La croce è necessaria per raggiungere la felicità nostra e
di Caterina. Un’amica dell’università mi ha commosso. Avevo
espresso il desiderio di insegnare a Caterina la preghiera a Benedetta per chiedere la grazia, ma era troppo complessa per lei.
Un giorno ricevo questo messaggio: «Dolce cara Benedetta
alla tua mano tienimi stretta, proteggi babbo, Carlo (fratellino
di Caterina) e mammina e a me stai vicina, a te che sei accanto
a Gesù vorrei chiedere un favore in più, donami aiuto, salute e
serenità ed io prego per la tua santità».
Recitiamo questa preghiera tutte le sere ed il mio desiderio
è che Benedetta possa intercedere presso di Lui per Caterina, se
questa è la Sua volontà, nella speranza di ricevere da lei un segno che ci confermi nella fede.
Barbara e Andrea
Don Salvatore Callari, per molti
anni parroco a Caltanissetta, sempre vicino al Gruppo degli amici di
Benedetta, ci ha mandato questa
poesia, che esplora i confini del
silenzio che mostrano un’apertura
a Oltre il silenzio.
Mussomeli, 29 giugno 2016
Elogio o elegia del silenzio?
Ho sognato il silenzio nella notte
che annega i rumori e i frastuoni della vita.
Scorreva dinanzi ai miei occhi addormentati,
una litania che decantava la magia del silenzio.
Il silenzio sono le parole ovattate che si odono
nel mistico incantamento della solitudine.
Il silenzio è il brillìo argentato delle stelle
che scivola, giocondo, sull’arco
dell’immoto firmamento, e ti rallegra.
Il silenzio è quel disco di luce bianca nel cielo,
che morbida ti avvolge come fascia
di nostalgia e dolcezza, che scioglie ogni tristezza.
Il silenzio è quell’aura leggera che scuote, impercettibile,
le foglie, e gli alberi ne colgono il solletico
che rinfresca l’arsura d’ogni giorno.
Il silenzio è quel mirabile e… infinito istante di mistero,
sull’aspra roccia dove la nube civettuola
si riposa accanto al nido, dove l’uccelletto, impaurito,
implora con voce di lamento.
Il silenzio è quella mano gentile che raccoglie,
dal ruscelletto, il suo lieve fruscio, e cauta
lo adagia sulle ansie del cuore.
Il silenzio è la voce che tace
sulle labbra roventi dell’ira...
Il silenzio è l’inno che esalta l’amore
al posto di insulse parole.
Il silenzio… sonoro, è la voce
che fa vibrare le corde dell’amore.
Il silenzio, è la tua voce, Signore,
che io, umilmente ascolto… nel silenzio.
Salvatore Callari
Ottant’anni fa
nasceva Benedetta Bianchi Porro:
Dovadola e Sirmione l’hanno ricordata
9 agosto
Il Sindaco di Dovadola Gabriele Zelli ci manda un comunicato
sulle celebrazioni agostane a Dovadola e Sirmione, che è anche
una testimonianza personale.
In rappresentanza del Comune di Dovadola ho partecipato
alla celebrazione della Santa Messa che lunedì 8 agosto 2016 è
stata celebrata da monsignor Lino Pizzi, Vescovo di Forlì-BertiContinua a pag. 22
22 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
Testimonianze
Continua da pag. 21
noro, presso la cinquecentesca chiesa di Santa Maria della Neve
di Sirmione, in occasione dell’ottantesimo anniversario della
nascita di Benedetta Bianchi Porro.
Sulla vita di Benedetta, in particolare da quando il 23 dicembre 1993 ne è stata riconosciuta l’eroicità delle virtù, sono
stati scritti autorevoli libri e saggi. Da molti anni a questa parte
in occasione delle ricorrenze della nascita e della morte, sia a
Dovadola, sia a Sirmione, dov’è deceduta il 23 gennaio 1964,
durante le messe che vengono celebrate in tali occasioni, importanti rappresentanti della Chiesa, in particolare vescovi e cardinali, nel corso delle loro omelie mettono in evidenza la figura di
Benedetta e invitando i fedeli a esplorare quel mondo interiore
nel quale la Venerabile dovadolese ha vissuto fino “a raggiungere in breve altezze sublimi”. In sostanza hanno sollecitato a
conoscerne lo sviluppo umano e spirituale seguendo la volontà
di Benedetta di “collaborare con Dio”, pur nella cruda constatazione di una diagnosticata malattia che l’attanagliava fisicamente e in continua progressione, fino a condurla alla morte,
ma senza mai domarla dal punto di vista spirituale, tanto da
farle affermare che “Gesù mi dà soavità nella solitudine e luce
nel buio”. Ciò le permetterà, anche quando il corpo saràcompletamente privo dei sensi, di “non ripiegare su se stessa restando sempre disponibile ad una amorosa attenzione ai tanti che, in
numero sempre crescente, a lei fanno riferimento ed ai quali risponde con precise indicazioni di valorizzazione e di comportamento per un giusto mantenimento o recupero del senso vero del
vivere”.
Questa importante considerazione svolta dal vescovo di
Forlì-Bertinoro, monsignor Lino Pizzi, nell’introduzione al libro
che il suo predecessore, il vescovo emerito Vincenzo Zarri, ha
dedicato a Benedetta ormai tre anni fa, ci deve fare riflettere,
indipendentemente dalle nostre convinzioni religiose sulla forza
del messaggio di Benedetta che dall’esortazione “Prendi la tua
croce e seguimi” legge non una pesante consegna ma un messaggio di vita. Con tutto ciò che di orribile ogni giorno capita
nel mondo è un messaggio che ci riguarda tutti per continuare a
lavorare contro le ingiustizie sociali, le discriminazioni, la povertà, le privazioni in un’attività quotidiana fatta di gesti normali, ma anche decisi, che messi insieme fanno sperare nell’affermarsi di virtù civiche improntate alla tolleranza e non alla
sopraffazione.
Gabriele Zelli
Milano 26 settembre 2016
Carissimi,
ho trascorso una decina di giorni a Sirmione, luogo che ancora non conoscevo e, sin dal primo giorno dal mio arrivo, sono
stata attirata dalla splendida, raccolta, intima chiesa della Madonna della Neve, dove ho incontrato la storia e la figura formidabile della venerabile Benedetta. Ho letto la narrazione della
sua vita, alcuni scritti e soprattutto ho pregato tanto, perché Benedetta mi aiutasse ad accrescere la mia fede. Mi rendesse forte
di quella forza che ha sostenuto tutta la sua vita, che riposava
in Dio. A qualunque ora del giorno e della sera ho visto in questa piccola, splendida chiesa persone pregare intensamente e in
modo prolungato, sostare, leggere la Parola del giorno, scrivere
sul quaderno che si trova a lato dell’altare. Vorrei conoscere
meglio Benedetta e vorrei scrivere di lei, dell’effetto di edificazione profonda e liberazione dalla paura che la devozione nei
suoi confronti può donare. Se il Signore vorrà, questo avverrà.
Io conservo nel cuore e non cessò di ricordare Benedetta e di
pregare per lei e con lei perché sappiamo affrontare con coraggio ciò che la vita ci pone di fronte.
Che Dio vi benedica.
Franca Longhi
Cara Benedetta
la tua dolce carezza
mi ha portato
in un turbinio
di felicità.
Insegnami sempre
a vivere la mia croce
con letizia celeste.
Sii la mia migliore amica
quando nel buio
un nome solo
mi riporta
al sorriso:
Gesù… Gesù… Gesù.
Tenetemi per mano
e felici cantiamo:
Buon Natale!
Giuliana Pecolatto
RINGRAZIAMENTO
Ringraziamo di cuore tutti coloro che, anche quest’anno, ci hanno permesso di realizzare con le
loro offerte, con l’invio di notizie, di materiale, di
articoli e di immagini la pubblicazione de “l’annuncio”.
Ringraziamo in particolare la Stilgraf che ne cura
la stampa con professionalità e con amicizia.
Dovadola, agosto 2016 - Roberto Corso parla di Benedetta ai giovani
l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 23
Prossimi appuntamenti
DOVADOLA - ABBAZIA DI SANT’ANDREA
DOMENICA 22 GENNAIO 2017 ore 10,30
53º anniversario
della nascita al cielo di
BENEDETTA
Solenne
Concelebrazione
Eucaristica
presieduta da
S. Em. Card.
EDOARDO MENICHELLI
Arcivescovo di Ancona-Osimo
con la partecipazione di
S. E. Mons. LINO PIZZI
Vescovo di Forlì-Bertinoro
Alle ore 12,30: pranzo insieme nel Ristorante Albergo “Rosa bianca” di Dovadola
Lunedì
23 GENNAIO 2017
alle ore 18
nella chiesa di
SANTA MARIA DELLA NEVE
(centro storico
di Sirmione)
sarà celebrata
una S. Messa
in occasione
dell’anniversario
della nascita al cielo
della Venerabile
Benedetta Bianchi Porro
DA SIRMIONE
24 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82
L’ annuncio
è sostenuto
soltanto
con le offerte
degli Amici.
Un grazie
di cuore
a tutti
i benefattori
che,
con il loro aiuto
e la loro
generosità,
ci permettono
di continuare
la diffusione
del messaggio
di Benedetta
nel mondo.
IMPORTANTE
Chi desidera partecipare al “pranzo insieme”
di domenica 22 gennaio 2017 alla “Rosa bianca”
è pregato di rivolgersi a “Amici di Benedetta”,
Casella Postale 62 – 47013 Dovadola,
o telefonando a Don Alfeo Costa, parroco di Dovadola,
(0543 934676: tel., fax e segreteria telefonica)
entro il 15 GENNAIO 2017.
Chi avesse bisogno di alloggiare presso la “Rosa Bianca”
è pregato di interpellare direttamente il gestore
Moreno Pretolani al 349 8601818
In lingua straniera
«BEYOND SILENCE» («Oltre il Silenzio» in inglese) «Amici di Benedetta» Forlì
«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) «Amigos de Benedetta» Bilbao
«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) Ed.
Claretiana - Buenos Aires
«AU DELÀ DU SILENCE» («Oltre il Silenzio» in francese) Editions
de l’Escalade - Paris
«UBER DAS SCHWEIGEN HINAUS» («Oltre il Silenzio» in tedesco)
Freundeskreis «Benedetta» - Hamburg
«CUDO ZIVOTA» («Il Volto della Speranza» in croato) a cura di
Srecko Bezic - Split
«OBLICZE NADZIEI» («Il Volto della Speranza» in polacco) Romagrafik - Roma
«ALÉM DO SILÊNCIO» («Oltre il Silenzio» in portoghese) Ed. Loyola
- San Paulo
«TRANS LA SILENTIO» («Oltre il Silenzio» in esperanto) Cesena - Fo
«DINCOLO DE TACERE» («Oltre il Silenzio» in rumeno) Chisinau,
Rep. Moldava
«SESSIZLIGIN IÇINDEN» («Oltre il Silenzio» in turco) Iskenderun
«TÙLA CSENDEN» («Oltre il Silenzio» in ungherese) Budapest, 1997
«MEER DAN STILTE» («Oltre il Silenzio» in olandese) 2015
«OLTRE IL SILENZIO» in giapponese - Tokio
«OLTRE IL SILENZIO» in arabo - Beirut
«OLTRE IL SILENZIO» in ebraico
«OLTRE IL SILENZIO» in russo - Bologna
«OLTRE IL SILENZIO» in cinese - Taipei
«OLTRE IL SILENZIO» in maltese - La Valletta
«OLTRE IL SILENZIO» in slovacco - Trnava
«OLTRE IL SILENZIO» in swahili - Nairobi
«BENEDETTA» M.G. Dantoni, opuscoli in inglese, francese, spagnolo,
russo, tedesco, thailandese, ucraino, bulgaro
«BENEDETTA» opuscolo in indonesiano, a cura di Fr. Antonio Carigi
Per conoscere Benedetta
SIATE NELLA GIOIA - Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi
Porro, a cura e con introduzione di David M. Turoldo - Cesena «Amici di Benedetta» - Villanova del Ghebbo (Ro) - pp. 255.
IL VOLTO DELLA SPERANZA - Note biografiche. Lettere di Benedetta
e lettere di amici a Benedetta. Testimonianze di amici che l’hanno
conosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di Benedetta» pp. 480.
OLTRE IL SILENZIO - Note biografiche. Diari e lettere di Benedetta.
Lettere degli Amici a Benedetta. Testimonianze di chi l’ha conosciuta, a cura di Anna Cappelli - «Amici di Benedetta» - pp. 168.
TESTIMONE DI RESURREZIONE - Pensieri di Benedetta disposti
seguendo il suo itinerario spirituale, a confronto con passi della
Sacra Scrittura, presentazione di Enrico Galbiati - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 152.
PENSIERI 1961 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Forlì - «Amici di Benedetta» - pp. 180.
PENSIERI 1962 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Ravenna - «Amici di Benedetta» - pp. 200.
BENEDETTA BIANCHI PORRO - I suoi volti - Gli ambienti - I documenti, a
cura di P. Antonino Rosso - «Amici di Benedetta» 2006 - pp. 255.
VIVERE È BELLO - Appunti per una biografia di Benedetta
Bianchi Porro, di Emanuela Ghini, presentazione del Card.
A. Ballestrero - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 200.
BENEDETTA - Sintesi biografica a cura di Maria G. Dantoni - Stilgraf Cesena - pp. 32.
BENEDETTA di Maria Grazia Dantoni - 2008 (nuova edizione)
BENEDETTA di Alma Marani - Stilgraf - Cesena - “Amici di Benedetta” - pp. 48.
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf - Cesena,
2012 - pp. 30.
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf Cesena, 2014 - pp. 30 (in lingua inglese).
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Andrea Vena. Biografia autorizzata Ed. S. Paolo - pp. 221.
SCRITTI COMPLETI di Benedetta Bianchi Porro, a cura di Andrea Vena Ed. San Paolo - pp. 815.
ABITARE NEGLI ALTRI - Testimonianze di uomini di oggi su Benedetta,
lettere, discorsi, studi, meditazioni - Cesena - «Amici di Benedetta» pp. 416.
LA STORIA DI BENEDETTA - Narrata ai bambini, di Laura Vestrucci
con illustrazioni di Franco Vignazia - «Amici di Benedetta» - pp. 66.
DIO ESISTE ED È AMORE - Veglia di preghiera sulla vita di Benedetta
di Angelo Comastri - «Amici di Benedetta» - pp. 33.
OGGI È LA MIA FESTA - Benedetta Bianchi Porro nel ricordo della madre, di
Carmela Gaini Rebora - Ed. Dehoniane - pp. 144 - Ristampato.
BENEDETTA BIANCHI PORRO - LETTERA VIVENTE - Scritti di
sacerdoti e di religiosi alla luce della parola di Benedetta - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 256.
BENEDETTA O LA PERCEZIONE DELLA GIOIA - Biografia di
Timoty Holme - Gabrielli Editore, Verona - pp. 230.
APPROCCIO TEOLOGICO AL MISTERO DI BENEDETTA BIANCHI
PORRO del Card. Giacomo Biffi - Cesena - «Amici di Benedetta».
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Piero Lazzarin, Messaggero di
Sant’Antonio - Padova 2006 - pp. 221.
IL SANTO ROSARIO CON BENEDETTA a cura della Parrocchia di
Dovadola.
L’ANELLO NUZIALE - La spiritualità “sponsale” di Benedetta Bianchi
Porro, di E. Giuseppe Mori, Quinto Fabbri - Ed. Ave, Roma 2004 pp. 107.
CASSETTA REGISTRATA DELLE LETTERE DI BENEDETTA a cura
degli «Amici di Benedetta».
CARO LIBRO - Diario di Benedetta, illustrato con 40 tavole a colori
dagli alunni di una IV elementare di Lugo (Ra) con presentazione di
Carlo Carretto e Vittorio Messori - pp. 48 formato 34x49 Ed. Morcelliana.
ERO DI SENTINELLA di Corrado Bianchi Porro. La lettera di Benedetta
nascosta in un libro - Ed. S. Paolo.
QUALCHE COSA DI GRANDE di Walter Amaducci - Ed. Stilgraf,
Cesena 2009 - pp. 120.
I DOLCI VOLTI DI DIO di Maria Grazia Bolzoni Rogora - Ed. Stilgraf,
Cesena 2014 - pp. 156.
GRAZIE, BENEDETTA! di Rita Bagattoni - Tip. Valbonesi, Forlì 2015
FILMATO SU BENEDETTA (documentario) in videocassetta.
DVD BENEDETTA BIANCHI PORRO - Testimonianze (filmato in Dvd).
L’ANNUNCIO - semestrale a cura degli «Amici di Benedetta».
LETTERA A NATALINO di Benedetta Bianchi Porro. Illustrazioni di
Roberta Bössmann Amati - Ed. Stilgraf Cesena - pp. 24.
BENEDETTA BIANCHI PORRO Un cammino di luce di Piersandro
Vanzan, Prefazione del Card. Angelo Comastri, Editrice Velar, Gorle
(BG), 2011 - pp. 48.
QUADERNI DI BENEDETTA 1 - Benedetta Bianchi Porro. Il cammino
verso la luce, di don Divo Barsotti, Fondazione Benedetta Bianchi
Porro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2007 - pp. 46.
QUADERNI DI BENEDETTA 2 - Benedetta Bianchi Porro. Dio mi
ama, di Angelo Comastri, Fondazione Benedetta Bianchi Porro e
Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2008.
Postulatore della Causa di Beatificazione Padre GUGLIELMO CAMERA
Missionari Saveriani - Viale S. Martino, 8 - 43123 PARMA
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