«… Miriàm/Maria fu incinta di un angelo in avvento a porte
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AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito inviare all’Ufficio Poste di Cesena-Centro per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa. NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA» Anno XXXI - n. 2 - Dicembre 2016 Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena «… Miriàm/Maria fu incinta di un angelo in avvento a porte spalancate, a mezzogiorno. Il vento si avvitò al suo fianco sciogliendo la cintura lasciò seme nel grembo». Erri De Luca Aliza Mandel 2 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 A DOVADOLA Benedetta a 80 anni dalla nascita L’80º anniversario della nascita di BeIn un mondo, contrassegnato da tragenedetta è stato festeggiato domenica 7 agodie e da crudeltà che rubano la speranza sto nella Badia di Dovadola con una solenalle persone, in cui crescono i calvari, i percorsi di esistenze drammaticamente sone celebrazione eucaristica, presieduta da le, abbiamo bisogno di imparare da Benemons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modetta. Pur sommersi da tante comunicaziodigliana, con mons. Dino Zattini, don Alni ed interconnessioni rimaniamo isolati feo Costa e un altro sacerdote concelenella sofferenza, portando sulle spalle farbranti. I numerosi fedeli di Dovadola, i delli troppo pesanti. Spesso non ci sorregfratelli di Benedetta Emanuela, Corrado e ge il senso della vita. Cresce l’angoscia e, Carmen ed i pellegrini provenienti dalla talvolta, la disperazione. Tutto diventa inRomagna e da varie regioni italiane testisopportabile ed appare ingiusto. Non si è moniavano con la loro presenza un affetto lieti e in pace col mondo. E così, non esiverso la grande Venerabile ed anche un biste estasi, uscita da sé, e nemmeno l’incansogno di vivere insieme una giornata di to di una natura che esprime la bellezza e pace, nella rasserenante consapevolezza la bontà del Creatore. Gli altri appaiono che Benedetta era riuscita a trovarla anche estranei, esseri ostili, anziché fratelli. La in condizioni di sofferenza estrema. Per sofferenza è un fardello troppo pesante e questo alcuni amici ci dicevano che veninon c’è modo di metabolizzarlo, di trasforvano a Dovadola per “ricaricarsi” spirimarlo in atto d’amore e di offerta per i fratualmente. Anche l’omelia di mons. Toso, Mons. Mario Toso (Foto Conficoni) telli e per Dio. Non vi sono traguardi tranella parte specifica dedicata a Benedetta, ha aiutato a meditare sulla fecondità e attualità dell’esperienza scendenti, purificazioni interiori, svolte importanti. C’è la perspirituale della Venerabile. Il presule si è domandato perché cezione solo di se stessi, di pesi insopportabili. Cari fratelli e sentiamo il bisogno di guardare a Benedetta e così ha risposto: sorelle, quando tutto sembra perduto, solo la fede in Gesù dà «Benedetta è grande non tanto per la sua capacità di vivere la forza per proseguire e camminare eroicamente. Uniti a Gesù il dramma di un progressivo disfacimento fisico, ma soprattut- che redime e salva si può ancora sognare un mondo nuovo, to perché ci insegna l’importanza della spiritualità, del suo pri- meno violento, più fraterno e giusto. Si può sognare anche una mato per la nostra vita. Senza un’intensa vita interiore Bene- Chiesa meno chiusa in se stessa, meno impegnata solo nella detta non avrebbe trovato la straordinaria capacità di risponde- conservazione dell’esistente. Da un rinnovato incontro con Core ai drammatici interrogativi del suo animo. Non sarebbe stata lui che vive nella storia e nella comunità dei credenti, può dein grado di vivere un’ascesi continua, con conversioni inces- rivare l’impulso ad una fede adulta, più esplicita, che consente santi, quali erano richieste, anno dopo anno, giorno dopo gior- di cogliere e di coltivare un progetto, unificato ed unificante, no, dal suo calvario. Era necessario rinnovare l’incontro con il interamente centrato sul Figlio di Dio che è venuto a ricapitosuo Dio, ricominciare sempre da capo, ogni momento. A fronte lare tutto in sé». Al termine del rito mons. Dino Zattini, presidente della di un innato desiderio di vita, nonostante il suo progressivo spegnersi, doveva offrirsi come vittima che completava in sé le Fondazione Benedetta Bianchi Porro ha porto il suo saluto auspicando che, con l’aiuto dell’Associazione e degli amici di sofferenze di Cristo, la sua missione di crocifisso per amore. Benedetta, possano essere avviati a soluzione i problemi finanziari esistenti nella comune esigenza di far conoscere opportunamente Benedetta. Dopo la Messa le foto di prammatica e due chiacchiere sul sagrato consentono di rivedere molti cari amici. E così abbiamo rivisto volentieri i ragazzi e le ragazze del Clan “Benedetta Bianchi Porro” Gruppo Scout Taranto 19, guidati dal mitico Gianni La Capria. I vecchi scout si preoccupano di portare le parole e il messaggio di Benedetta ai nuovi arrivi nel clan, impegnati in una route che li ha portati a Dovadola. Rivediamo Foscolo Lombardi, che ci mostra la medaglia che ha coniato in onore di Benedetta. È bello constatare la sua fedeltà a Benedetta e la disponibilità a illustrare il Museo della Fondazione anche ai ragazzi di Taranto. Salutiamo Graziella con il suo gruppo dell’Alto Maceratese, che ha fatto di tutto per venire all’incontro estivo a Dovadola. Rivediamo Lucinda Mary Vardey con il marito John Dalla Costa, che sono venuti a trovarci Dovadola - Foto di gruppo davanti alla Badia dopo la Messa l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 3 prima del ritorno in Canada, dove fanno conoscere Benedetta. Rivediamo l’amica prof. Ariella Soffritti di Milano che ha portato in dono alla Fondazione gli spartiti di alcune sue composizioni musicali su Benedetta. Quest’anno non abbiamo visto la cara prof. Valeria Baccanelli, l’antica professoressa di ginnasio di Benedetta, fedele presenza negli ultimi anni alle Sante Messe in ricordo della sua allieva. L’ha raggiunta in cielo l’11 giugno di quest’anno. Ricordiamo quest’insegnante con deferente affetto. La giornata celebrativa è proseguita con il consueto pranzo comune alla Rosa bianca, organizzato da Moreno Pretolani. Lunedì 8 agosto p. Paolo Castaldo, il suo gruppo di Ascoli ed alcuni ragazzi della piccola Carovana di Gesù hanno anima- Dovadola - Da Ravenna Benedetta Marni con il fidanzato Dovadola - Un momento di ricreazione durante un ritiro del Gruppo di Ascoli (Foto Marino P. della Piccola Carovana di Gesù) to la S. Messa nel giorno del compleanno di Benedetta. Lo stesso giorno il vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Lino Pizzi ha celebrato a Sirmione la messa celebrativa per Benedetta. È stato un bel segno del gemellaggio, anche spirituale, con l’importante località in cui Benedetta è vissuta e ha concluso il suo cammino terreno. Il 9 agosto la sequenza celebrativa si è conclusa con una S. Messa, celebrata da don Alfeo Costa in suffragio della indimenticabile Anna Cappelli. Gianfranco PREGHIERA DEL CLAN “BENEDETTA BIANCHI PORRO” (Gruppo Scout Taranto 19) Signore, Padre Nostro, noi gente di mare per tuo dono aperti all’incontro, nella durezza della salita sulla montagna e nella fatica della strada mentre percepiamo la pesantezza del nostro passo sotto il peso dello zaino, quando la meta sembra irraggiungibile invochiamo l’aiuto della nostra sorella Benedetta che nella sua vocazione alla sofferenza è stata per noi luce della croce del Tuo Figlio Gesù. E Tu, Maria, Madre amorevolmente vicina in ogni nostro passo hai vegliato sull’amicizia nella nostra comunità, come in quella con le persone incontrate. Ci hai mandato: nella calura, il vento ristoratore; le sorgenti fresche, nell’arsura; i panorami, meraviglie del Creato, che ci hanno stimolato la forza del silenzio; le tante edicole che hanno fatto nascere una preghiera sulle nostre labbra. Grazie di tutto questo Signore! Perché ci hai fatto comprendere che rinunciando ai nostri egoismi, portando l’uno il peso dell’altro, con un canto sulle labbra, secondo l’esempio di Benedetta, aremo una piccola chiesa di pietre unite dalla malta del Divino Amore. Amen. Gruppo Scout Taranto 19 - Clan “Benedetta Bianchi Porro” (Foto A: Santese) 4 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 In ricordo di Lucia La prima volta che sono stata a Forlì a casa di Anna CapLucia Zizza testimonia, ancora una volta, la grande generopelli sono rimasta molto colpita dalla figura silenziosa e opero- sità del gruppo di Ostuni verso Anna e verso Benedetta. Ho conosciuto Lucia a casa di Anna, quando capitavo a sa di Lucia. Era lei che preparava da mangiare, che accoglieva tutti attorno alla mensa di casa, che ti faceva sentire non una Forlì. So che si alzava la mattina presto, secondo le abitudini ospite ma una persona desiderata, forse attesa. Anna era altret- contadine, per preparare le sue splendide focacce e crostate, tanto indaffarata per le gravi responsabilità che si era assunta che venivano sempre apprezzate dai numerosi ospiti che frequentavano casa Cappelli in Via Pedriali. Quando arrivavi, non per diffondere la figura di Benedetta in tutto il mondo. Parlava sapevi mai chi avresti trovato. Eppure l’accoglienza era semdei tanti impegni sia economici che spirituali che doveva afpre la stessa. Perfetti sconosciuti si trovavano come a casa, frontare ogni giorno e mi era sembrata un po’ troppo presa da perfettamente accolti. E ci si dava subito il tu. Anna e Lucia tante cose. erano le artefici di questa atHo imparato a volerle bemosfera che conquistava gli ne e ad apprezzarla senza riospiti. Con il personale saserve un po’ alla volta. crificio di queste due donne, Chi mi è piaciuta subito è veniva reso percepibile agli amici – e tutti quelli che enstata Lucia. Anna aveva un travano erano considerati ritmo di lavoro molto gravoAmici – quella profonda acso, tra scuola, Benedetta con coglienza, di quell’“abitare tutto ciò che comportava in negli altri” che Benedetta firiunioni, corrispondenza, conno all’ultimo respiro aveva tatti personali con moltissime generosamente testimoniato. persone, progetti di carattere Lucia non parlava molto, ma edilizio, viaggi e così via. Pofaceva moltissimo. Se parlateva affrontare tutti questi imvi con lei, vedevi che era pegni perché aveva accanto una persona saggia, con una persona che la supportava quella saggezza maturata fedelmente senza mai lamennella fatica, nel lavoro, nel Dovadola - Lucia con alcuni amici tarsi e facendosi carico dell’asacrificio e nella fede. Lucia spetto domestico della loro era una persona a cui si povita e di quella delle tante persone che giravano attorno a loro. teva chiedere un consiglio. Aveva fatto come scelta di vita lo Lucia mi ha subito voluto bene, dal primo sguardo, e ha stare insieme ad Anna per esprimere con semplicità e con coecontinuato a volermene anche se ci vedevamo poco. Ogni vol- renza quel senso di amicizia e di ospitalità, che fa parte anche ta che tornavo a Dovadola era una festa. Aveva sempre qual- della cultura degli amici di Ostuni. Quando ritornava da casa, che attenzione per me e Gianfranco ed era felice perché sapeva dove si recava per qualche occasione, portava sempre con sé ogni ben di Dio, dai taralli alle orecchiette, all’olio buono. che quando ero lì poteva contare sul mio modesto aiuto. Erano i suoi strumenti di lavoro, per condire con i prodotti delStavo volentieri in cucina con lei, ci raccontavamo tante la sua terra l’amicizia romagnola. cose e ci davamo da fare assieme a Nadia per sfamare tutti Quando Anna morì, Lucia voleva continuare a offrire quelquelli che arrivavano. Io non sono una grande cuoca, ma davo, l’accoglienza che l’aveva spinta fino a Forlì e poi a Dovadola. come potevo, il mio contributo. Gli amici di Benedetta avevano compreso chi fosse Lucia. Non Ho visto Lucia accanto ad Anna durante la malattia e ho erano rari i casi di persone, anche importanti, che telefonavano scoperto una nuova Anna. Era gioiosa accanto a Lucia, canta- a Dovadola, cercando proprio Lucia, riconoscendola come vano insieme, ridevano come due giovinette. Ho capito che punto di riferimento. Anna stava bene con lei, si sentiva tranquilla e questo mi è Quando si ritirò a Ostuni, sembrava che le sue condizioni di salute con il tempo peggiorassero al punto che non sarebbe parso bellissimo. Poi si è ammalata anche Lucia. Penso che per lei lasciare forse valsa la pena di andarla a trovare, perché le possibilità di Dovadola per ritirarsi a Ostuni sia stato molto difficile. Ora è comunicare con lei sembravano divenute ormai precarie. E cotornata al Padre, l’11 ottobre 2016, accanto a Benedetta, ad sì il progetto di visitarla, con alcuni amici, nella casa di riposo Anna e mi piace pensarle felici, finalmente tutte e tre insieme. in cui era ospitata, fu rimandato. Solo Daniela Spazzoli, che Grazie, Lucia, per la tua testimonianza di fedeltà a un idea- seguì amorevolmente Anna, come amica e come infermiera, durante l’ultimo periodo, volle assolutamente farle visita a le a cui sei rimasta legata per tutta la vita. Ostuni, in agosto. Daniela ebbe ragione. Lucia la riconobbe e Aiutaci a portare avanti il compito che Anna e tu avete fatci fu quel minimo di comunicazione che diede gioia a Lucia e to vostro senza tentennamenti e senza alcun timore. a Daniela. Prega per noi e, ogni tanto, facci riprendere il cammino Lucia ha concluso il suo cammino terreno l’11 ottobre con la gioia che voi avete sempre saputo testimoniare. 2016. Anche da lei abbiamo da imparare molto. Roberta Gianfranco l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 5 Attraversare il deserto di GIANFRANCO AMATI Clara Clara è una persona generosa. Dopo una operosa vita lavorativa, si sta godendo la pensione quando, improvvisamente, prova l’irruzione della malattia nel suo corpo. Qualche sintomo, qualche analisi, l’angosciosa attesa dei risultati, e poi il verdetto, che non è quello sperato, e poi l’inizio di cure, vissute con speranza e, al contempo, con trepidazione. Inutile dire che la sua percezione della vita è cambiata. È come se lo scenario di pensieri, di progetti, di speranze si sia improvvisamente ristretto e la conservazione della vita e quelle possibilità di una almeno passabile qualità di vita siano diventate l’unica priorità e una meravigliosa prospettiva. Eppure, in questo drammatico periodo Benedetta le fa molta compagnia. Vivendo Clara in uno di quei luoghi che parlano di Benedetta, come Dovadola e Sirmione, si rivolge a lei come a una grande amica, capace di comprendere la sua angoscia. Le porta lettere, biglietti in continuazione, confidando nel suo aiuto e trova molto conforto in lei. Ciò è talmente vero che alle persone amiche dice che la situazione in cui vive sarebbe insopportabile senza avere un punto di riferimento. Benedetta lo è, come un’oasi nel deserto, perché la sente veramente come una compagna di un cammino che le trasmette quella serenità che solo il Signore può donare. Dune rosse di Aliza Mandel Camilla Camilla vive in uno di quei luoghi delle Marche colpiti dal recente devastante terremoto. La sua casa è stata risparmiata, ma molta desolazione la circonda. Anche Camilla è una persona generosa ed impegnata persino nella Croce rossa. Nei giorni del terremoto aiuta senza risparmiarsi le persone disorientate e angosciate che spesso hanno bisogno di tutto dal punto di vista materiale, ma che hanno bisogno soprattutto di capire che futuro si possano attendere, pur rendendosi conto che nessuno ha in mano la bacchetta magica per una soluzione immediata dei problemi. Camilla sperimenta la bella solidarietà delle “sorelle” crocerossine, che da varie parti d’Italia vengono a dare una mano. Può così tornare a occuparsi di casa sua e collaborare per il ripristino del suo posto di lavoro all’università, nella misura in cui i locali sono recuperabili per l’attività didattica e amministrativa, sempre che l’accesso, la permanenza o la pendolarità di studenti, docenti e personale siano gradatamente possibili. Fa quello che può, come sempre, e ammira quelle “sorelle”, venute da lontano e poi rientrate in sede, che ritornano e dormono in tenda, per assistere persone anziane che devono essere accompagnate al pronto soccorso da campo o al bagno o che hanno bisogno di essere ascoltate e di avere una parola di conforto in quella situazione da incubo in cui si sentono improvvisamente gettate. In questi difficili frangenti, Camilla, in un modo che solo la grande amicizia per Benedetta spiega, ha scritto, non si sa come e quando, una relazione sul viaggio del 7 agosto a Dovadola del suo gruppo, fattaci avere per posta, in mancanza del computer, non agibile a causa del terremoto. Poi la situazione è migliorata. Anche un’e-mail che arriva può essere un piccolo segno di ritorno ad una normalità, che comunque richiederà lunghe attese per un diffuso ripristino. Grazie, Camilla. Gabriella Gabriella è la più colpita dal terremoto. Ci parlava delle scosse, riferiva che alcune pareti divisorie della sua casa avevano delle crepe, ma la sua preoccupazione era sempre accompagnata dalla speranza che il peggio potesse presto passare e che la vita in casa ed il lavoro in negozio potessero proseguire in modo accettabile. Gabriella pensava, presto o tardi di ritirarsi in pensione, ma voleva farlo con calma per una transizione migliore possibile per chi le doveva subentrare. Mentre le parlavamo al telefono, più di una volta ci diceva che la terra stava tremando. E così lo stress e il logorio psicologico erano in certo modo costanti e l’instabilità della terra creava grande insicurezza. Un brutto giorno Gabriella si trova improvvisamente, con grande spavento, senza casa, senza negozio e sfollata. Si trova nella situazione di chi si deve allontanare, dopo aver fortunosamente recuperato alcune cose dalle macerie. Trova temporaneo rifugio in casa di un familiare che vive non lontano, in un’altra provincia. Vive proprio la situazione biblica di chi deve lasciare la sua terra verso un futuro che il Signore delineerà. Possiamo solamente immaginare la sofferenza di una famiglia che è riuscita a realizzare un’attività e a diventare un punto di riferimento nel suo piccolo centro, sviluppando una rete di positive relazioni con molte persone, approfondite con iniziative spirituali, seguite con fedeltà Continua a pag. 6 6 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 Continua da pag. 5 in un grosso lavoro di animazione in un ampio orizzonte territoriale. Gabriella ha trovato ora casa in una località dalle parti di Macerata, ma il cammino nel deserto non è ancora finito, perché, come per molte realtà economiche, commerciali, artigianali e di altro genere delle zone terremotate il lavoro o non c’è o non può essere esercitato per mancanza degli spazi necessari, delle attrezzature o della possibile clientela, dispersa anch’essa, con i tempi di una possibile ricostruzione e di rientro in casa, senza sapere quando ciò sarà possibile. Non tutti poi hanno la forza e le risorse per ricominciare da capo, per ricostruire anche interiormente un futuro. Questo vale per gli anziani, colpiti da forti disagi, ma preoccupati soprattutto per le difficoltà dei figli, se non possono riprendere il lavoro. Anche Gabriella, piombata in questa situazione di vuoto, dopo una vita estremamente ricca, anche di occasioni di fare il bene, ha una sola grande preoccupazione: quella per il lavoro di un figlio, che non ha più la possibilità di operare nella piccola azienda di famiglia. Quando il mondo attorno, fatto di pietre, ma anche di consuetudini di vita, di frequentazioni abituali, delle piccole faccende di ogni giorno, si sgretola e le persone vivono la dura esperienza del deserto, la capacità di sopportazione dipende molto da una speranza, da una bussola che indichi un cammino verso una meta sicura. Gabriella ha conservato una grossa fede, che le consente di vivere questo momento drammatico ancora con speranza nel Signore e in chi può intercedere presso di lui, come Benedetta. Gabriella cara, la tua speranza è un segno per tutti noi. Vorremmo aiutarti, ma in questo momento ci stai donando la tua fede, che ci aiuta a vivere. HO FEDE IN TE Ho tanta fede in te. Mi sembra che saprei aspettare la tua voce in silenzio, per secoli di oscurità. Leggendo questi bellissimi versi di Antonia Pozzi, ho pensato a come li avrebbe non solo recitati, ma fatti suoi la nostra Benedetta. Sono parole intense, vibranti, piene di amore e Benedetta le avrebbe cantate al suo Signore con tutta l’anima. Tu sai tutti i segreti, come il sole: potresti far fiorire i gerani e la zàgara selvaggia sul fondo delle cave di pietra, delle prigioni leggendarie. La poetessa fa volare la fantasia e ci fa conoscere i segreti di Dio e del sole che fanno crescere i fiori nei luoghi più impervi e inaspettati. Sono i fiori che vede spuntare, attraverso il buio, anche Benedetta, per offrirli a Dio quale preziosissimo dono di chi non ha più nulla se non un amore più grande di qualsiasi infermità e dolore. È il mondo visto con gli occhi della fede quello di Benedetta e anche quello di Antonia che conclude la sua poesia con questi versi misteriosi e profondi che, ancora una volta, sarebbero piaciuti tanto alla nostra cara: Ho trovato tanta fede in te. Sono quieta come l’arabo avvolto nel barracano bianco, che ascolta Dio maturargli l’orzo intorno alla casa. Ci vuole una fede grande per arrivare a cogliere, nella vita quotidiana, le vestigia di Dio. Benedetta e Antonia hanno saputo farlo con fatica e con semplicità nello stesso tempo e sono per tutti noi un dono stupendo. Roberta Auguriamo a tutti i nostri lettori un Santo Natale e un Nuovo Anno sotto la protezione celeste di Benedetta Martin Knoller, Natività l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 7 Un nuovo libro su Annalena di ROBERTA BÖSSMANN È uscito da poco presso le Edizioni Dehoniane di Bologna il libro Lettere dalla Somalia 1985-1995. È una raccolta degli scritti di Annalena Tonelli, inviati ai parenti e amici nel decennio che segue la sua forzata partenza dal Kenya. Annalena era stata espulsa da quel paese come “persona non gradita” dopo un massacro a Wagalla del 13 febbraio 1984, di cui era stata testimone mentre prestava il suo servizio con i più poveri e malati. Tornata in Italia, cerca un po’ di silenzio e di solitudine presso alcuni eremi e monasteri. Da lì iniziano le “lettere” che poi continueranno ad arrivare dalla Somalia, dove ricomincerà a prestare il suo servizio per la cura della tubercolosi, per l’istituzione delle mense per i più piccoli, restando sempre accanto a un popolo stremato dalle lotte intestine, da violenza, povertà e condizioni di vita di gravissima arretratezza. Anche da lì se ne dovrà andare dieci anni dopo (20 settembre 1990). Aggredita e sequestrata in agosto, riesce miracolosamente a tornare in Italia, prima di ripartire per il Somaliland per servire, ancora una volta, “i brandelli di umanità ferita”. Ma torniamo alle sue lettere. Sono parole struggenti quelle che Annalena fa scaturire dal suo cuore. Ci dicono che «quello che conta non è l’eremo, non è la solitudine, né tanto meno la penitenza. Quello che conta è amare come Lui ci ha amato, cioè è dare la vita per gli amici» (p. 17). In realtà, per Annalena sia l’eremo, sia il lavoro in missione sul posto erano due aspetti indivisibili. Ma come conciliarli nella vita? Mentre era qui in Italia sognava solo di potersi rimettere al servizio degli ultimi, mentre era in Somalia sognava una vita di contemplazione. Questi due aspetti non sono di volta in volta una fuga dal reale, ma l’unico modo che Annalena aveva per vivere pienamente la sua donazione a Dio e ai poveri. Tutto era fatto perché «Siamo una cosa sola e ciò che conta è solo l’amore che ci unisce» (p. 19). In attesa di ritornare in Africa, assiste il padre ammalato, morto poi tra le sue braccia. Giunta in Somalia, riprende la sua vita, anche se si sente sempre inadeguata davanti agli enormi problemi che l’aspettano. A volte sente l’angoscia che la soffoca, «ma poi – scrive – viene Dio a liberarmi e viene SEMPRE in tempo, allora io casco in ginocchio e ringrazio e non so altro che ringraziare e versare qualche dolce lacrima […] e allora l’oppressione della croce passata mi appare un poco […] dolce follia o momenti di oscurità, di non fede, di non amore e allora sorrido di questa povera di Dio, chiedo perdono e riprendo il cammino libera e leggera» (p. 43). Queste parole di Annalena mi ricordano Benedetta quando, in un momento di grande difficoltà, scrive all’amica Maria Grazia: «Io sono come al solito; soffro molto, credo ogni volta di non farcela più, ma il Signore che fa grandi cose, mi sostiene pietoso e io mi trovo sempre ritta ai piedi della croce» (24 settembre 1962). E anche Annalena arriva alla stessa conclusione di Benedetta quando afferma: «Tutto è grazia!», anche le cose che appaiono più terribili. Al fondo delle due donne vi è una sola incrollabile certezza, che Annalena esprime così: «L’esistenza è sicuramente croce, ma per una resurrezione» (p. 45). Con questa fede nel cuore riesce ad amare il popolo somalo sino a volersi donare totalmente «se Dio concede». «I malati, i poveri, i piccoli mi vogliono bene e dicono che non si sono mai sentiti tanto amati, il che è senz’altro di grande aiuto ma soprattutto perché io vivo l’eterno conflitto dolorosissimo di amare sempre troppo poco» (p. 50). Sembrano parole senza senso. Come può Annalena sentirsi sempre in difetto d’amore?! Proprio lei che è pronta a dare la vita per i suoi fratelli somali? Eppure è proprio questo scarto tra la capacità di amare e il desiderio di amare sempre di più che la spinge ogni giorno a rimettersi in piedi e a portare sulle sue spalle la condivisione del dolore di chi gli era stato affidato. In Somalia c’era una delle più alte percentuali di incidenza della tubercolosi a livello mondiale. Affrontare questa malattia in condizioni di povertà estrema è solo un sogno, ma è un sogno che Annalena vuol fare diventare realtà. Mette in piedi un programma che otterrà risultati straordinari, tanto da essere preso come protocollo terapeutico anche in altre zone. Il lavoro diventa incessante, la sua salute non sempre regge, ma sono solo i pochi momenti di preghiera che le permettono di andare avanti senza tentennamenti, bensì con tanta nostalgia della vita nell’eremo. Per Annalena poter servire i fratelli più poveri e bisognosi di cure è un privilegio, ma anche la vita in una cella di un eremo è qualcosa che agogna fino al momento di tornare tra le braccia di Dio (cfr. p. 73). Certo detesta «una chiamata universale alla mediocrità, a stare bene attenti a non compromettersi troppo, a non coinvolgersi con le realtà che fanno soffrire, che ti divorano, che ti portano via al tuo essere creatura che ha bisogno di svago, di riposo, di non pensare, di lasciarsi vivere» (p. 74). Benedetta e Annalena si sono immerse nel dolore proprio e del mondo, lo hanno fatto per essere testimoni dell’amore di Dio, senza cercare sconti. Credo che quanto vi ho riportato di queste splendide lettere di Annalena sia sufficiente per farci un serio esame di coscienza, per chiederci se anche noi apparteniamo alle categorie dei mediocri. Preghiamo, allora, il Signore di aiutarci a essere più radicali nella nostra testimonianza. Annalena e Benedetta ci possono essere di grande aiuto in questo cammino e certamente non ci lasceranno soli. TONELLI, A., Lettere dalla Somalia, Edizioni Dehoniane, Bologna 2016. P B 1 8 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 A Sirmione DUE EVENTI IN ONORE DI BENEDETTA di MAURIZIO TOSCANO L’80º anniversario della nascita di Benedetta è stato celebrato quest’anno a Sirmione con un doppio evento nella chiesa di Santa Maria della Neve: la sera di domenica 7 agosto con uno spettacolo, il lunedì 8 con la S. Messa, presieduta dal Vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Lino Pizzi. Due serate intense ed emozionanti in cui Benedetta è stata festeggiata mirabilmente con un allestimento drammaturgico e di preghiera allo stesso tempo firmato dall’artista e regista Jim Graziano Maglia, autore di numerosi lavori teatrali. Si è trattato di una prima nazionale, quindi assolutamente inedita, nella quale la preghiera scenica si è avvalsa del contributo delle voci narranti pre-registrate di alcune attrici teatrali che interpretavano Benedetta nel suo breve travagliato cammino di dolore e di sofferenza. Per poi totalmente rinascere “abbandonata nel Signore”, titolo dello spettacolo. A rammentare gli episodi più significativi e le preghiere tanto care a Benedetta è stato anche lo stesso regista Maglia, come il Cantico dei Cantici, o il Cantico delle Creature, ed altri brani noti della tradizione cristiana. Insomma, un grande spettacolo, intenso, emozionante (la stessa Emanuela, sorella di Benedetta, ha dichiarato a margine della serata quanto quella rievocazione fosse realistica; ndr). A ideare questa serata è stato mons. Evelino Dal Bon, parroco della chiesa-madre di Sirmione, grande ed insostituibile sostenitore della figura della nostra Venerabile, il quale, conoscendo da tempo il regista Jim Graziano Maglia per averlo incontrato molti anni fa in occasione delle “Giornate Catulliane”, evento culturale andato in scena per molti anni, lo ha cercato per invitarlo a studiare un’opera drammaturgica su Benedetta. Per inciso, le “Giornate Catulliane” furono allestite dall’allora sindaco Mario Arduino (altro amico devoto di Benedetta, scomparso quest’anno) e dall’assessore alla 8 agosto, chiesa di Santa Maria della Neve Da destra a sinistra: il vescovo mons. Lino Pizzi, mons. Evelino Dal Bon, mons. Dino Zattini (Foto Toscano) 7 agosto, chiesa di Santa Maria della Neve. Al centro Jim Graziano Maglia regista di Abbandonata nel Signore (Foto Toscano) Cultura, professoressa Mariangela Rabbi. E così ha preso corpo, dopo mesi di prove e lavori, Abbandonata nel Signore – Il cammino di Benedetta che negli intenti di Maglia e di mons. Dal Bon si vorrebbe esportare anche nelle località del lago di Garda, per poi, chissà, magari anche in altri posti. Con Maglia, hanno partecipato anche tre valenti musicisti: Vanni Lombardi, tromba, Perry Magnani, pianoforte, e Pierpaolo Vigolini, tastiere. Le voci di Benedetta erano, invece, quelle di Lole Boccasasso, Mariangela Bartoli, Milena Fantini ed Emi Mori. E in chiusura protagonista è stata la Corale diretta dal M° Marino Righetti. Lunedì 8, alle 18, infine, ha avuto luogo la S. Messa presieduta dal Vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Lino Pizzi, coadiuvato da mons. Dino Zattini della stessa Diocesi forlivese e da mons. Evelino Dal Bon. Nella sua omelia, mons. Pizzi ha ricordato la festività di San Do- menico, accostandolo alla figura di Benedetta in quanto «anche lei ha amato Gesù e nello steso tempo è stata fedele amante del Vangelo». Al termine della S. Messa, come da tradizione, si è formato un corteo con in testa il vescovo Pizzi che ha raggiunto, tra due ali di folla silenziosa, la vicina casa di Benedetta Bianchi Porro per una breve preghiera. Per dovere di cronaca, alla Messa hanno partecipato anche il vicesindaco di Sirmione, Luisa Lavelli, accompagnata dall’assessore Mauro Carrozza e da alcuni consiglieri, e il sindaco di Dovadola, Gabriele Zelli. Presente anche la presidentessa dell’associazione Amici per Benedetta Bianchi Porro onlus, Liliana Fabbri. A questa duplice, intensa manifestazione di gioia e di ricordo della nostra adorata Venerabile, hanno offerto il loro contributo e patrocinio il Comune, la Biblioteca Civica, la locale associazione Amici di Benedetta e l’Associazione Albergatori e Ristoratori. l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 9 Dal Gruppo degli Amici di Ostuni Itinerario 2016-2017 • «LA GIOIA DEL VANGELO riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium 1). • «“Laudato si’, mi’ Signore”, cantava San Francesco d’Assisi. In questo bel Cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (Papa Francesco, Laudato si’, 1). • «La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa» (Papa Francesco, Amoris Laetitia 1). Nel Magistero di Papa Francesco risuona più volte l’invito a vivere «da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore... loro che per primi hanno ricevuto la gioia del Cristo» (E.G. 10). Benedetta: «La tua serietà sia piena di allegria… La gioia viene dall’accettare il posto che Dio dà a ciascuno… Con fatica, voglio però cantare di essere felice… la vita di per sé mi sembra un miracolo. Mentre studiavo sono andata sul balcone a vedere il tramonto… il cielo era azzurro intenso, il sole e le cime dei monti circondati da nuvole di un rosa e giallo dalle sfumature dorate, Ti ringrazio o Dio, che mi hai fatto godere oggi di uno spettacolo della natura: quanta pace e calma c’è in essa che noi non sappiamo sempre vedere». Il Card. Angelo Comastri, nel 50° anniversario della morte di Benedetta Bianchi Porro, ci ha lasciato un messaggio illuminante. «Mentre Benedetta avanzava inesorabilmente nella malattia, all’improvviso c’è un giro di boa nella sua vita: dalla sua anima cominciano ad uscire le note di un canto gioioso e umanamente inspiegabile. Che cosa è accaduto in Benedetta? Inizialmente ella colleziona una umiliazione dopo l’altra: però ecco il punto decisivo, le umiliazioni non la rendono umiliata e ribelle, ma umile. E l’umiltà la rende vittoriosa. Infatti tra noi e Dio c’è soltanto la distanza di un muro: il muro dell’orgoglio| Se cade quel muro, Dio ci inonda di gioia. Benedetta ha fatto cadere questo muro e in lei prodigiosamente è esplosa la gioia». Noi Amici di Benedetta, del gruppo di Ostuni, vogliamo quest’anno avvicinarci ancora di più a lei, per cogliere ed accogliere in noi “il segreto della sua gioia” e proporlo a chi quella gioia cerca e spesso non trova. Vogliamo proporlo agli Amici dell’Azione Cattolica che, in quest’anno associati- vo, si lasciano guidare dall’icona delle Beatitudini (Mt 5, 1-12), facendo proprio l’invito «Rallegratevi ed esultate». Vogliamo proporlo ai Medici di base ai quali desideriamo, col loro consenso, inviare L’Annuncio, affinché nel loro studio, nell’attesa, i pazienti possano sfogliare e leggere riflessioni e testimonianze che parlino di Benedetta, e trovare in lei l’Amica capace di accarezzare le loro ferite e dare loro coraggio e serenità. Vogliamo offrire momenti di festa agli ammalati del nostro Ospedale ai quali il Cappellano, don Franco Maldarella porta il messaggio di Benedetta con discrezione e convinzione, avendo egli stesso nel passato, conosciuto anche la mamma di Benedetta, la Signora Elsa, in una sua venuta in Ostuni. Infine, organizzare un evento che coinvolga gli studenti delle Scuole secondarie della nostra Città, è il nostro sogno. In occasione della morte della nostra cara Lucia Zizza che, affascinata da Benedetta, si era trasferita da Ostuni a Forlì, per dare una mano all’indimenticabile Anna Cappelli che instancabilmente percorreva le strade del nostro Paese, raggiungendo Artisti, Uomini di cultura, Ospedali, Carceri… per diffondere il messaggio luminoso di Benedetta, molti Amici che l’avevano conosciuta, tra cui Gian Paolo, Nadia Tonelli e Mara ci hanno telefonato per condividere con noi questo momento e chiederci di deporre un fiore, quale segno di gratitudine per quanto lei aveva fatto nei 20 anni di permanenza a Forlì prima e a Dovadola dopo. Tra le testimonianze ricevute in tale occasione, ci sembra molto significativa anche la proposta di Roberta e Gianfranco Amati: far conoscere Benedetta ai tanti giovani che cercano punti di riferimento, dei fari che illuminino il loro cammino. Come? Offrendo ad alcuni Docenti dei Testi che parlino di Benedetta in modo semplice ed efficace, perché possano farne oggetto di riflessione insieme ai loro studenti. A partire di qui, organizzare un incontro-festa in cui vengano comunicate le emozioni e le riflessioni che tali Letture hanno suscitato, con i linguaggi propri dei giovani, e venga consegnato loro un attestato di riconoscimento della loro ricerca, con l’augurio di sperimentare ogni giorno la bellezza di quanto Benedetta scrive: «Io penso che cosa meravigliosa è la vita… e la mia anima è piena di gratitudine a Dio per questo». Il nostro intento? Con Benedetta, Anna, Lucia e tutti gli Amici sparsi nel mondo, aprire orizzonti di pace e di gioia vera per gli uomini, le donne, i giovani del nostro tempo. Teresa Legrottaglie 10 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 Dal Gruppo degli Amici di Benedetta di Ascoli Dovadola, un giardino tra la terra e il cielo È ormai il 9° anno che mi reco a Dovadola per partecipare con gioia all’appuntamento estivo con il ritiro spirituale francescano. Per me, è come tornare “a casa” dopo un anno di viaggio nel mondo, un viaggio stancante, specialmente nella realtà dispersiva, caotica e rumorosa della città in cui vivo quotidianamente (Roma), da cui spesso sento l’esigenza di allontanarmi nei fine-settimana per poter “ricaricare le pile” e pormi in ascolto del Signore… A Dovadola, ho la sensazione di tornare “a casa” della Divina Misericordia, dove mi chiama e mi aspetta Gesù nella chiesa di Sant’Andrea, con la Sua bellissima immagine (della Divina Misericordia, appunto…), dove ritrovo un Suo prezioso rappresentante in terra - Padre Paolo, la venerabile Benedetta Bianchi Porro (nella comunione dei santi) e i miei cari compagni di fede. «Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quel- li che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”» (Mt 3,31). A differenza di altri ritiri a cui ho partecipato e partecipo, qui è possibile fare un’esperienza di famiglia dove ognuno ha l’occasione di mettere spontaneamente a servizio degli altri i “carismi” e i “talenti” di cui il Signore ci ha fatto dono, crescendo insieme nella condivisione dei semplici gesti quotidiani di cura e di attenzione per i fratelli: dal cucinare all’apparecchiare la tavola; dal sistemare i tavoli e i letti alla pulizia delle stanze; dal cantare al giocare nel bel giardino con i bambini (e non…!); dal suonare al pregare; dal gustare una camomilla serale prima di andare a nanna al raccontarci le esperienze dell’anno trascorso e consigliarci per il prosieguo di vita... È un’esperienza a cui mi sento chiamata per grazia di Dio (su invito del mio fratellino in Cristo Mike la prima volta nel 2008), di cui sono riconoscente perché mi rigenera grazie al ritmo scandito dagli appuntamenti con il Signore durante l’arco della giornata, a cominciare dalle lodi mattutine per pro- seguire con la catechesi di Padre Paolo, la coroncina della Divina Misericordia, la S. Messa e concludere con la recita del rosario notturno, all’aperto sotto le stelle “cadenti” del cielo infinito di agosto… Come esprime in modo completo il Salmo 132 sulla gioia dei fratelli: “Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste. È come la rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre” L’immagine dell’olio profumato dice anche che l’amore fraterno è consacratorio, fa appartenere i fratelli a Dio e al disegno di Dio nel mondo. La seconda comparazione è quella della rugiada che scende sul monte Ermon. La carità fraterna è come la rugiada che rinfresca le erbe, le piante, e rende fertile il terreno. Così la carità fraterna è fonte di freschezza, di vivacità delle relazioni tra i fratelli, ed è risorsa per rendere fecondo il mondo. Un segreto sta alla base della vita tra i fratelli ed è il sentire di avere più doveri verso i fratelli, che diritti dai fratelli, dal momento che l’amore gratuito ci dà diritto, per la gratuita misericordia di Dio, al cielo. Il salmo nel suo senso pieno celebra la concordia dei fratelli in Cristo». Infatti, il Salmo (di cui qui riporto un commento1 che condivido pienamente) «celebra la gioia dell’unità delle dodici tribù d’Israele espressa da un pellegrinaggio annuale a Gerusalemme. È la gioia dell’unità nella fede attorno al tempio. La gioia viene espressa con delle comparazioni significative. La prima è quella della gioia del popolo di fronte alla consacrazione del sommo sacerdote per mezzo dell’unzione con olio profumato (cfr. Es 29,7; 30,30). • padre Paolo, portavoce di Cristo nelle omelie e catechesi (giglio bianco-purezza, nobiltà di animo2); 1 http://www.perfettaletizia.it/bibbia/salmi/salmo132.htm 2 www.giardinaggio.it - il linguaggio dei fiori. Si tratta di 7 giorni, pochi rispetto ai 365 giorni dell’anno, ma che sono un tempo favorevole per entrare in comunicazione con il Signore e per la crescita spirituale con i fratelli, nel confronto costruttivo con i pregi e le fragilità di ognuno di noi… Nei giorni in cui quest’anno ho partecipato al ritiro c’erano: l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 11 • Antonietta, con il grande talento di chef (e di preghiera naturalmente!) (violetta-umiltà); • Arthur e Simone, con la loro spontaneità e freschezza – che Dio protegga la loro adolescenza (fiori di pesco-vita che sboccia); • Chiara, con la sua capacità di precedere i bisogni inespressi dei fratelli (rosa bianca-sensibilità, innocenza); • Cesare, Laura, Elia ed Isacco, bella famigliola con il carisma di evangelizzatori, ora in Serbia (vite con 4 grappoli di uvaforza, capacità di adattamento); • Davide, con il suo umorismo (gelsomino gialloaugurio di felicità); • Filomena, con il bel dono per la musica e il canto (rosa color rosa-amicizia); • Emanuela, solare perché di ritorno dal santuario della Divina misericordia e dalla GMG a Cracovia, con il suo talento di “lavapiatti” (girasole-allegria); • Francesco, con il grande carisma di musicista e compositore (giglio bianco con striature rosse, in omaggio alla spiritualità della Divina Misericordia); • Maria, con il talento di far sorridere i bambini, giocando e cantando con loro (margherita bianca-semplicità e bellezza); • Marino, che condivide con noi le sue riflessioni teologiche prima della S. Messa (iris blu-fede e speranza); • Mike, grande musicista di bongo ed esperto di camomille (fiore di camomilla-forza nelle avversità); • Rossana, instancabile collaboratrice nell’apostolato (rosa rossa-amore, carità); • Simone, incaricato del servizio liturgico (giglio bianco con striature azzurre, in omaggio alla spiritualità Mariana); • Benedetta B.P., venerabile nella comunione dei santi, una “croce fiorita” in cielo (stella); • Anna, con la sua gioia spontanea per la preghiera, che ora ci guarda dal cielo… (stella). A Dovadola, nella bellezza del giardino e della natura circostante, nella pura semplicità francescana del contesto, ritrovo un’aiuola con tanti fiori dalle forme e dai colori unici e diversi tra di loro, ma tutti profumati grazie al profumo di Cristo ed orientati verso la Sua luce… Lode a Dio! Alleluia! Misericordias Domini, in aeterno cantabo! Emanuela Saluto a un’amica Benedetta, quando aveva la sua mamma terrena, diceva che le voleva molto bene, ma amava immensamente la sua Mamma Celeste. Maria è la Madre di Dio, del Signore, Madre nostra, Madre tua e mia. Benedetta ha vissuto la sua malattia in modo gioioso perché il Signore è Pace, Gioia, Amore, Luce radiante e Vita. Io, come Benedetta, ho dovuto affrontare diverse circostanze dolorose nella mia vita, ma non per questo mi arrendo, anzi guardo la vita con gioia, amore e con l’umiltà che passa attraverso l’Eucaristia. Capisco che la vita è una lotta ma, quando ho l’amore e mi accetto così come sono, posso amare gli altri anche quando mi feriscono. Davanti a Dio siamo tutti uguali, senza distinzione. Nonostante il dolore, posso vincere questo duello con la forza che viene da Lui. Per questo non rinuncio mai alla mia libertà di scegliere. La libertà non nasce da quello che piace a me, ma dalla Verità. La Verità mi farà libera, la Verità di Cristo: con un atto libero, seguendo Gesù, conosco la Verità e ho la forza di realizzarla. Per me, il percorso spirituale è stato e sarà sempre una cosa positiva che mi ha cambiato radicalmente e che evolve nella maturità e nella crescita. Se qualcuno mi togliesse questo Amore, mi allontanerebbe da Lui. È un Amore che mi lega molto, per cui sento che non sono più io che vivo ma è Lui che vive in me. Io senza di Lui sono una nullità. Ho costantemente bisogno di Lui in tutto, perché mi fido. Fidarsi di Lui ciecamente è come avere un cuore da bambino. Mi piace sentirmi amata da Lui e voglio evadere dalle situazioni che mi bloccano. Nessuno riuscirà a spegnere la luce, il sole, il fuoco, l’Amore che ho dentro di me. Noi, con Lui, siamo Fuoco, Vento, Sole, Amore, Pace, Gioia, Luce che spazza via le nuvole evitando la tempesta. Se resto sempre in equilibrio, ma immobile, non imparo mai a volare. Se dovessi guardare giù, donami il coraggio di rialzare lo sguardo. Nessuno mi toglierà la Speranza che ho nel cuore. Essere positiva è come avere una marcia in più. L’amore è entusiasmo. Metto la passione in tutto ciò che faccio e vorrei fare. L’amore è stupore». La nostra consolazione ora è quella di saperti in Cielo, accanto all’amato Gesù e all’amica Benedetta che, ci piace pensare, ha voluto conoscerti “di persona”. Ciao Anna! Gli amici di Ascoli Piceno Vogliamo rendere omaggio alla nostra cara amica Anna Collina, improvvisamente e prematuramente scomparsa ad una settimana dal rientro dal nostro ormai consueto appuntamento annuale del mese di agosto a Dovadola per un ritiro spirituale di una settimana accanto a Benedetta, proponendo ai lettori dell’Annuncio alcune frasi estrapolate dagli appunti su cui stava lavorando, con estrema gioia, per rendere una testimonianza dell’esperienza appena vissuta. Per i riferimenti evidenti, per la stima e il legame stretto che Anna nutriva verso la figura di Benedetta e la sua storia, per l’impegno sollecito e l’entusiasmo dei suoi puntuali contributi letterari al giornale. Non abbiamo voluto lasciare alle sole pagine di un’agenda queste brevi riflessioni che la visita a Dovadola le aveva suscitato nel cuore, ma condividerle con tutti gli amici di Benedetta: «Dovadola è per me un posto meraviglioso e ringrazio il Signore del dono della vita e del tempo trascorso. Benedetta aveva lo sguardo sempre rivolto al Cielo perché proprio da lì viene la forza. Ho sempre lo sguardo rivolto verso il Cielo: non voglio essere legata alle ricchezze materiali ma guardare sempre verso la meta. 12 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 Dovadola 11 agosto 2016 Mi chiamo Maria Guaiani. Sono nata il 17 luglio 1963 in Canada (Montreal) da famiglia di genitori emigranti nel 1955, amati da sempre. Oggi vivo bene l’amicizia in Ascoli Piceno e lavoro, grazie a Dio, con Cinzia, Luisa, Mirella, con impegno, come bidella nella scuola materna “Pio Istituto Sacro Cuore”. Vi dico sinceramente che, da quando ho conosciuto la cara sorella Benedetta, con P. Paolo e cari fratelli e sorelle in Cristo Gesù, la mia vita è cambiata in meglio. Dal ritiro dell’estate 2007, con grande gioia e forte emozione nel cuore ho condiviso insieme a Mike, Marino, Davide, Patricia, Sofia, Antonietta, Roxy, Simona, Silvia, Cesare e Laura, e Emanuela, simpaticissima amica da Roma, e per vivere il Vangelo con fede autentica. Sono stata male in ospedale, nel 2013, per fibromatosi uterina e stavo quasi per morire io, Maria, povera e timorosa, con continue emorragie di sangue e ricoveri d’urgenza al Pronto Soccorso. Mi ha sostenuto la preghiera assidua dei miei amici della chiesa Cuore Immacolato. Di notte Mary era vicino a me, ad aiutarmi e a darmi conforto; Simona e Rossana venivano tutte le sere a trovarmi. Dopo un’operazione importante per l’asportazione dell’utero e delle ovaie (14 maggio 2013) ero afflitta. Francesco, con la sua forza d’ani- mo e fiducia in Dio, mi ha sostenuta moralmente. Recitavamo il S. Rosario insieme, mentre stavo a letto, sofferente, con la flebo, il catetere e il sondino nel naso. Che tribolazione ho vissuto come donna! Debole e paurosa di morire, io, Maria, 49 anni, ho invocato la Madonna di Fatima e la nostra umile sorella Benedetta che il dolore l’ha vissuto con gioia e abbandono nel Signore. Oggi sono contenta. Maria Dal Gruppo degli Amici dell’Alto Maceratese “Dopo la tempesta, Dio misericordioso concede pace” Pellegrinaggio del 7 agosto 2016 a Dovadola Ogni partenza è sempre così, carica di aspettative che sappiamo verranno soddisfatte nella gioia di ritrovarsi, nel condividere il comune interesse di un pellegrinaggio che ci appagherà del bisogno di ritrovare Benedetta, la sorella, l’amica a cui tante volte ci rivolgiamo per chiedere conforto, sostegno ed intercessione al Padre che lei tanto ha amato e tanto è stata ricambiata. Nel viaggio verso Dovadola il nostro spirito si predispone a ciò che vivremo, attraverso la lettura di brani scritti dalla Venerabile agli amici, di episodi di vita raccontati dalla mamma, della recita del Rosario con le parole di Benedetta quali riflessioni e considerazioni sulla vita, l’anima, la gioia, la sofferenza, la speranza, la misericordia, la grandezza del Padre. L’arrivo all’Abbazia è una rinnovata festa nel ritrovare il gruppo di amici con il sempre presente don Alfeo che ci accolgono con calore ed affetto sincero, lo leggiamo sui loro volti sorridenti, come avrebbe fatto la stessa Benedetta nel venirci incontro. Da qualche anno ci è mancato il sorriso dolce e sereno di Lucia, amica e sostegno di Anna Cappelli, che ha condiviso con lei l’impegno di accogliere gli amici di Benedetta. Ora lo spirito di Lucia si è riunito nella gloria a coloro che l’hanno preceduta. La celebrazione della Santa Messa in occasione dell’anniversario della nascita di Benedetta è profonda, suggestiva, emozionante, dalle letture all’omelia del Vescovo alle voci del coro che inondano le navate, con stupore ci si accorge della conclusione del sacro rito. Ognuno dei presenti si ap- presta all’incontro ravvicinato con la Venerabile raggiungendo un punto più possibile vicino al suo sarcofago dove restare in devota preghiera, si accendono lumi e in molti lasciamo il nostro pensiero o richiesta, è un momento magico! A rendere ancor più carico di significati questo pellegrinaggio ci ha pensato la nostra insostituibile ed impareggiabile organizzatrice Graziella, ospitando con gioia una giovane coppia di fidanzati che hanno condiviso con noi il pranzo alla Ro- sa Bianca. La particolarità di questo evento è dovuta al fatto che la giovane fidanzata vive una situazione fisica analoga a quella di Benedetta; ci siamo sentiti piacevolmente onorati di questa presenza che speriamo possa avere continuità. Dopo la tempesta del corpo e dello spirito che ha inondato Benedetta e che inonda tanti di noi, giovani e meno giovani, possa il Padre concederci la misericordiosa pace. Emanuela Buoncompagni Dovadola - Graziella (a destra) con una nuova amica l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 13 Benedetta e le altre a cura di ROBERTA BÖSSMANN MADELEINE DELBRÊL E BENEDETTA Madeleine Delbrêl Ultimamente, mi è capitato tra le mani il Cristo della porta accanto di Bernard Pitaud. È un libro che presenta la figura di Madelaine Delbrêl sotto forma di meditazioni. Mi ha fatto cogliere tanti aspetti di questa donna che l’avvicinano alla nostra Benedetta, senza alcuna forzatura. Ma intanto vi do qualche notizia di questa nuova amica. Madelaine nasce nel 1904 a Mussidan nella Dordogna. Figlia unica, viene educata cristianamente, anche se i genitori non erano troppo praticanti. Verso i sedici-diciassette anni abbandona la fede sino a quando si innamora di Jean Meydieu, un cristiano che poi la lascia per entrare come novizio nei frati domenicani. Madelaine si ammala per la separazione e inizia una ricerca personale che la porta alla conversione all’età di vent’anni. Comincia a vivere il Vangelo nella sua radicalità e convince anche alcune amiche a fare altrettanto. Prendono il diploma di assistente sociale per poter stare vicino alla gente e cominciano a lavorare in una periferia comunista a Ivry-surSeine. Inizia così, per Madeleine e le sue compagne, un’avventura apostolica che unisce le loro doti socio-organizzative con il bisogno di vivere in modo coerente gli insegnamenti evangelici. Il loro appartamento resta sempre aperto a tutti coloro che cercano aiuto. Madeleine viaggia molto per incontri e conferenze e tutto questo lavoro incide ben presto sulla sua salute. Affronta varie operazioni. Muore il 13 ottobre 1964 mentre era al suo tavolo di lavoro. Gesù Cristo e la Chiesa sono sempre al centro delle sue meditazioni. Gesù resterà sempre per lei una persona viva che torna a farsi carne nei cristiani e, dunque, nella Chiesa. I cristiani hanno il compito di riprodurre nella loro vita quella di Cristo rendendolo in questo modo vivo oggi. Grazie allo Spirito Santo, Gesù e la Chiesa diventano due realtà inscindibili. Se così non fosse, il Vangelo, dice Madeleine, si ridurrebbe a lettera morta, a qualcosa che leggiamo come una bella storia, ma che non potrebbe mai trasformare la vita di ciascuno di noi. Presentare il Vangelo in questo modo vuole anche dire che tutto in Madeleine è orientato verso la comunicazione della fede, che il desiderio apostolico è alla base della sua vita e del suo operare. Quello che lei ricerca non è un cristianesimo da vivere nei conventi, ma un credo da presentare a tutti coloro che incontra per la strada, in tram, nel metro, al lavoro. Sono le persone comuni che le interessano. Ovunque Dio ci mette, quello è per noi il luogo della nostra santità. La strada, del resto, non è solo il luogo dell’anonimato, ma anche quello dell’incontro. È Cristo che ci manda i nostri fratelli perché è nel mondo che Dio ci vuole. La bellezza della vita va cercata nella profondità del nostro impegno di ogni giorno, non nelle situazioni straordinarie. Dio è ovunque. Possiamo trovarlo in qualunque volto che cessa di essere anonimo quando noi cominciamo ad amarlo. È un pensiero profondo che non può lasciarci indifferenti. Ecco allora che i principi di Madeleine di vivere la nostra fede nella situazione in cui ci troviamo; di fare il primo passo verso le persone; di lasciarci modificare totalmente dall’incontro con Cristo; di diventare apostoli, cioè persone capaci di testimoniare la nostra fede e il lavoro che lo Spirito Santo produce in noi, sono tutti aspetti che troviamo anche nella spiritualità di Benedetta. Ma la caratteristica più interessante che le accomuna è propria quella del Cristo – Chiesa, come lo definisce Madeleine, ma che è tanto importante anche per Benedetta. Penso al telegramma che nel Natale 1963, l’ultimo per lei su questa terra, Benedetta riceve da Roberto Corso, Paola Vitali e da Maria Grazia. È un messaggio di amore cristiano, di esultanza, e Benedetta chiede alla mamma di leggerglielo più volte, lentamente: «Leggi adagio, mamma… è la Chiesa che mi parla: “Congregavit nos in unum Christi amor: exultemus”». «Benedetta sentiva profondamente la gioia di appartenere alla Chiesa, sentiva di essere in comunione con tutti i fratelli, uniti dal fratello primogenito, Gesù». È quanto scrive a Benedetta p. 113 Carmela Gaini Rebora nel bel libro Oggi è la mia festa che contiene i ricordi della madre. Un altro aspetto che avvicina le due giovani è l’incontro speciale che hanno con Gesù Cristo, che diviene l’amico senza il quale non riuscire neppure a immaginare la loro esistenza. Per entrambe si tratta di un incontro unico. Le grandi difficoltà, le sofferenze che caratterizzano la loro esistenza non riescono mai ad intaccare questa loro gioia profonda. Sia Madelaine che Benedetta non pensano che la fede nel Cristo possa alleviare la pena del vivere; può però a aiutare a capirla e a viverla in modo nuovo. Esse conoscono la propria povertà e il poco che possono dare, ma affidandosi al Signore riescono sempre a ritrovare lo stupore della gioia che Dio ha messo nei loro cuori. È questo stupore che vogliono trasmetterci per invitare ognuno di noi a ritrovare, anche nella nostra anima, quella gioia che Dio ha in serbo proprio per noi. Madeleine lo dice così: «E ci ha chiesto ancora di meravigliarci con lacrime di riconoscenza e di gioia, dinanzi al dono ineContinua a pag. 14 14 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 Continua da pag. 13 sauribile che dal cuore di Dio scorre in noi». È un dono, quello della fede, che illumina e che trasforma, e Madeleine e Benedetta ce lo hanno indicato con obbedienza alla loro vocazione di apostolato. Ci hanno fatto comprendere che «il segreto del Vangelo è essenzialmente una comunicazione di vita. […] È un fuoco che esige di penetrare in noi per operarvi una devastazione ed una trasformazione». Il Vangelo, allora, non è fatto per esser solo letto, ma per essere accolto dentro di noi perché non è un libro di storia, ma il libro che rende attuale il Signore nel mondo. Madeleine riassume questo concetto così: «Il Vangelo è diventato non soltanto il libro del Signore vivo, ma ancora il libro del Signore da vivere». È nella vita dei cristiani che il Vangelo continua a essere riscritto: è l’insegnamento di Madeleine, ma è anche quello di Benedetta, creature entrambe contagiate da «una malattia di Dio che è sete della sua gloria». La Parola di Dio che si incarna in noi Quante volte, dopo aver letto la parola del Signore, ci viene quasi spontaneo farne oggetto di una conversazione? Madelaine Delbrêl afferma tutto questo essere dei dilettanti nei confronti della parola. A suo avviso, ciò che ci viene chiesto dal Vangelo è qualcosa di diverso. È una conversione. Il Vangelo non dovrebbe essere considerato come un testo da capire o da ricordare nei minimi dettagli. È piuttosto una parola che deve calarsi nel più profondo di noi stessi per farsi carne in noi. Solo così quel Gesù, nato una volta per tutte in un preciso momento storico, continua a nascere nel corso dei secoli e, in un certo modo, a farsi carne in ogni persona umana che lo accoglie attraverso la fede. Questo è possibile, ovviamente, per la forza stessa del Verbo che può agire se noi acconsentiamo dal più profondo di noi stessi a questa azione di Dio nella nostra anima. Questo «coraggio passivo di lasciar agire in noi la parola», Madelaine lo chiama obbedienza. Bisogna cioè, a poco a poco, liberarci di noi stessi, farci poveri per farci pervadere da essa. È bello quello che lei scrive: «Noi assimiliamo le parole dei libri. Le parole del Vangelo ci plasmano, ci trasformano, ci assimilano a sé». È un po’ quello che avviene con l’Eucarestia. Il cristiano viene trasformato dalla Parola come nella comunione eucaristica, egli viene assimilato al corpo di Cristo. E così diventa, in qualche modo, egli stesso un “sacramento”. Quando infatti la Parola di Dio si sarà incarnata in noi, quando ci avrà assimilati a sé, noi non ci apparterremo più, apparterremo alla parola. «Questa incarnazione della Parola di Dio in noi, questa docilità a lasciarci modellare da essa, è quel che chiamiamo la testimonianza». Queste parole della Delbrêl sembrano esprimere in modo semplice e chiaro l’itinerario spirituale di Benedetta che, negli stessi anni, si consumava «come l’ostia sull’altare dopo una lunga malattia che le aveva fatto sperimentare ogni aspetto della croce», ma anche la capacità di vivere la tenerezza e di trasalire «quando mi pare di essere da Lui presa per mano». Angelo Ranzi, Litografia, 2015 È importante ricordare quanto ha affermato mamma Elsa: «La vita di Benedetta è simile a un mosaico, dove ogni episodio si inserisce nella Parola di Dio, trova riferimento in un evento biblico, in una parabola». E conclude: «Forse è così per ognuno di noi, ma spesso noi non abbiamo occhi per vedere tanto lontano»1. Roberta 1 GAINI REBORA, C., Oggi è la mia festa, Edizioni Dehoniane, Bologna 2003, p. 134. Notizie in breve • Un gruppo di Bolzano, guidato da Margherita Zerbi è andato in pellegrinaggio a Sirmione il 30 ottobre 2016. Margherita Zerbi è fondatrice della Cooperativa sociale “G.M. Benedetta Bianchi Porro”, intestata a Benedetta e al famoso grafologo Girolamo Moretti. Il gruppo è stato accolto da Mons. Evelino Dal Bon. • Emanuela Bianchi Porro è chiamata spesso a parlare di Benedetta. Dei suoi più recenti incontri segnaliamo: – un incontro svoltosi in settembre a Milano nella parrocchia dei Santi Nabore e Felice per presentare Benedetta a 120 ragazzi che si stavano preparando alla cresima. L’incontro è documentato anche da foto postate da Emanuela su Facebook nella pagina dedicata a Benedetta. – Un altro incontro con i giovani della parrocchia di Colombare è stato promosso da don Alessandro Turrina, direttore del Centro Pastorale Giovani Lago Bresciano, che ha chiesto ugualmente la testimonianza di Emanuela, il 7 novembre 2016. Siamo particolarmente vicini agli amici dell’Umbria e delle Marche, colpiti dal terremoto, con l’augurio che nella prova scoprano i doni del Signore anche attraverso la solidarietà di tutti coloro che possono dare un aiuto attraverso i numerosi canali disponibili. Nel volume Una storia di salvezza, Edizioni Vallediseriane, Villa di Serio, 2016, Teresa Zattarin racconta la vicenda umana e spirituale della figlia Margherita Boscagin (1977-2011). Una vita breve, una lunga via crucis. Teresa ricorda che un giorno lesse da Oltre il silenzio alla figlia la leggenda di Tagore per farle trovare “la forza di non ribellarsi e di non retrocedere”. Com’è noto, nella leggenda Gesù restituisce ampiamente quanto gli viene donato, anche quel poco che un povero mendicante può dare. Mamma Teresa registra così la reazione della figlia: «Lei era rimasta in silenzio, ma aveva capito. Quando le parlavo, ascoltava attentamente e assimilava i miei discorsi come un’assetata» (cfr. pp. 87-88). E così Benedetta entra in questa drammatica vicenda. In un’analoga situazione di sofferenza, Antonella Meccariello (19722008) scrive al Signore sul suo diario: «Aiutami a trovare dei buoni amici e amiche» per superare la drammatica solitudine che vive. Anche Antonella ha trovato in Benedetta conforto e amicizia. l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 15 Dio ti ama così come sei di ATTILIO GARDINI Benedetta Bianchi Porro (Dovadola 1936 - Sirmione 1964) me sono. Se aspettassero per volerci bene che fossimo come e don Arturo Femicelli (Forlì 1925 - Forlì 2002). Una giovane loro desiderano, morirebbero senza averci voluto bene» (cfr. donna e un sacerdote, così diversi, ma uniti dall’unica e perso- A. FEMICELLI, La strada…, cit., p. 171). All’ingresso della Parrocchia “Santa Caterina” quello slogan nale esperienza di un Dio Amore. Resi “incandescenti” da questo Amore camminano nella vita con il solo desiderio di viverlo ci viene ancora incontro e fa da apristrada prima di entrare alla e annunciarlo, perché solo l’Amore crede che tutto sia possibile Presenza del Signore come un buon discepolo mandato davanti al Cristo prima della sua venuta. Guai a me se non predicassi il e tale lo rende. Con la lettera “Al caro amico Roberto”, del 23 marzo 1963, Vangelo, dice san Paolo, e se non annunciassi che Gesù è amola venerabile Benedetta, fra l’altro, scriveva: «DIO TI AMA E TI re, che Gesù è luce! La venerabile Benedetta e don Arturo, inCOMPRENDE, COSÌ COME SEI!» (cfr. A. CAPPELLI, Il volto della sieme, a una sola voce, ci ripetono: Guai a me se non regalo Speranza, Ed. Massimo, Miagli altri un pizzico della lano 1974, p. 161). gioia, della buona e bella Don Arturo, primo parnotizia del Vangelo. Guai a roco di “Santa Caterina da noi se il nostro parlare non Siena”, fin dal 1984 lasciava trasmette gioia, ma insicuai concittadini lo stesso mesrezza, paura, o, ancor pegsaggio: «Dio è la nostra gio, smarrimento. Guai a noi gioia. Vengo per dirti che se la nostra vita oggi non DIO TI AMA COSÌ COME SEI e procura agli altri gioia, ma vuole donarti gratuitamente genera difficoltà o ostacoli. la sua gioia, la sua pace… la Guai a noi se non facciamo sua salvezza, in Cristo Gesù. trasparire la bella consegna Se ora vuoi incontrare Dio e del Signore: «Voi siete la lufare conoscenza con Lui, ce del mondo». Noi siamo Don Arturo Femicelli con Benedetta in un fotomontaggio chiudi gli occhi e guarda luce del mondo. inviatoci da Attilio Gardini dentro di te… scruta nella Quanti incontri sotto parte più profonda di te stesquesto nome: DIO TI AMA COso. È là che Lo incontrerai! Egli abita dentro di noi; è nostro SÌ COME SEI! Quante persone, ricevendo questo annuncio, sono Ospite (cfr. Gv 14,23). Quando l’avrai incontrato dentro di te, passate dal buio alla luce! Dobbiamo anche noi cercare di esseavrai occhi per vederlo ovunque. Dio è come l’aria invisibile re più luminosi in una generazione sempre più tenebrosa. Il volche tu respiri… ti avvolge da ogni parte ed entra in te. Se ci to di don Arturo, come il volto di Benedetta, è luminoso. È un mancasse l’aria, moriremmo. Così è per noi, se ci mancasse volto sempre giovane perché è il volto dell’amore di Dio, ora da loro contemplato e che noi preghiamo nella certezza di essere Dio! In Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,28). Il viaggio che ti porterà all’incontro con Dio e con la Sua esauditi. Un Volto le cui sembianze abbiamo visto rispecchiate gioia è il viaggio della tua preghiera. Perché non cominciarlo in chi ha avuto la gioia di conoscere Cristo, eterna Bellezza e subito? Se tu cerchi Dio, lo troverai. Non dubitare! È Lui stes- gioia senza fine. Il santo Giovanni Paolo II ce lo ha detto, ce lo so, infatti, che cerca te. Ti abbraccia sempre con infinito amore ha trasmesso con il suo esempio e con tutta la sua esistenza. di Padre» (cfr. A. FEMICELLI, La strada della nostra gioia ritro- Che amore di Dio possiamo trasmettere se abbiamo un volto trivata, Ed. Valbonesi, Forlì 1998, p. 107). ste, annoiato, preoccupato, disilluso? Questo non è il volto di Don Arturo voleva rendere presente questo infinito amore di chi ha incontrato Dio, come invece era il volto di don Arturo Padre agli sguardi e al cuore di più persone e lo fece con quella che ancora oggi ci parla della buona notizia del Vangelo, che creatività che gli era propria: un manifesto da appendere ovun- con intensa semplicità grida all’orecchio di ogni cuore: NESSUNO que fosse possibile. «Nessun forlivese – riportava anni fa un È MAI TANTO PERDUTO DA NON POTER ESSERE SALVATO. Bello pensare sia a Benedetta sia a don Arturo che hanno inquotidiano locale – può dire di non aver mai visto quei manifecontrato e ora vedono il Signore, quel Signore che hanno pregasti con la scritta DIO TI AMA COSÌ COME SEI». Manifesti un po’ strani che rendevano di dominio pubblico to, testimoniato e di cui hanno scritto. Vederli protagonisti di quello “slogan sconvolgente”, cifra dominante dell’esperienza gioia evangelica pur nel dolore e nelle fatiche del quotidiano vidi fede di don Arturo e che aveva suscitato interesse anche fra i vere, in questo tempo che ha dimenticato la gioia di credere, ci suoi studenti delle Magistrali tanto da aprire tra di loro un dibat- dice che non è vana la nostra fede nel Risorto. Don Arturo ci ritito. Non solo, “DIO TI AMA COSÌ COME SEI” era scritto per tutti e corda che la gioia va costruita ogni giorno così come il Regno faceva breccia anche in chi si sentiva lontano dalla Chiesa. di Dio va accolto in ogni istante della nostra vita. Don Arturo ci «Quella del manifesto – diceva don Arturo – è una grande ricorda che questo è tempo per seminare non tanto i fiori, ma il verità. È la verità fondamentale di tutto il Cristianesimo. Che fiore dello Spirito per poter cogliere, ammirare nei suoi variegaDIO CI AMA COSÌ COME SIAMO. E non come vorrebbe che fossi- ti colori la gioia di aver incontrato Gesù. Sì, anche in una rosa mo. Anche le mamme di questo mondo, i figli li amano così co- bianca! 16 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 La mia vita accanto a Benedetta (parte XV) di don ALFEO COSTA 1989 La prima data che in genere si presenta è quella dell’anniversario di Benedetta: qui siamo al XXV, che si celebrò in modo articolato. Intanto l’emittente televisiva locale TeleRomagna ha trasmesso più volte il documentario preparato da don Quinto Fabbri. Il lunedì 23 gennaio la celebrazione si è fatta alla Badia, presieduta dal nostro vescovo Vincenzo Zarri. Con i seguenti celebranti: don Aldo Bandini, don Enzo Donatini di Terra del Sole, don Luigi Maretti di Rocca S.C., don Giovanni Amati, don Vittorio Fabbri (sempre da Rocca), P. Vico Bartolucci. Lucio Giardini, l’organista non vedente da Forlì, sostenne la parte musicale. Buona la partecipazione dei dovadolesi. La domenica 29 gennaio siamo andati in pullman a Colombare di Sirmione per un’altra celebrazione. In quella parrocchia abita Manuela Bianchi Porro, sorella di Benedetta. L’89 si è presentato all’insegna della siccità. Tale da preoccupare un po’ tutti. Ci si è ricordati quello che si faceva in passato in simili frangenti: cioè preghiere pubbliche ad petendam pluviam [per chiedere la pioggia; N.d.R.]. I dovadolesi già da tempo mi avevano parlato di una immagine della Madonna, detta Madonna del Mastello, ma non avevo avuto ancora occasione di vederla, in quanto collocata nel primo altare di fondo a sinistra della Badia. L’Immagine infatti era coperta dal grande quadro raffigurante la conversione di San Paolo. In febbraio si pensò davvero di proporre quella devozione: si fece scendere la tela e ci si trovò di fronte ad una nicchia tutta decorata dove c’era un fatiscente mastello con sopra un manichino senza braccia e senza abiti. Infatti dicevano i parrocchiani che veniva ogni volta vestita e adornata di una parrucca. Immagini così fatte (cioè vestite di abiti di stoffa) vennero proibite allorquando si verificavano facilmente incendi a causa dei ceri o candele che i fedeli accendevano lì accanto. Non era questo il caso, ma il divieto coinvolse anche questa immagine, che fu chiusa stabilmente. Ma quella volta si volle ridare vita a quella devozione. La domenica 19 febbraio, II di Quaresima, nel pomeriggio facemmo la preghiera co, San Benedetto, Dovadola e Castrocaro. A Dovadola si fece il 12 marzo, ed era la V Domenica di Quaresima. La Via Crucis era la preghiera quaresimale più adatta. Mi venne l’ispirazione di preparare uno schema con i pensieri di Benedetta. Mi volle un certo lavoro di scelta e adattamento dei brani, ma mi sembrò buona. La facemmo così e fu seguito un percorso esterno Don Alfeo Costa ad petendam pluviam: si era radunato un gruppetto di persone. Un fatto storico fu quello della morte dell’ultima proprietaria della Badia: Isabella Blanc Tassinari, la sordomuta. Anni prima era morta la sorella Laura. In questo funerale ci accorgemmo proprio che molto sarebbe cambiato: la famiglia dapprima Tassinari che aveva tenuto per trecento anni la Badia, era finita. Cambiati i confini di Vicariato, si cercava di animare la nuova dimensione con incontri fra tutte le parrocchie della valle, specialmente in Avvento e Quaresima. In questo anno ’89 ne organizzammo quattro: a Porti- (Foto Conficoni) particolare: dalla Badia fino a Marzano. Andai prima a posizionare delle piccole croci che indicassero le soste, che erano così sistemate: la prima ovviamente in chiesa, a fine vialetto la 2ª e la 3ª, inizio salita la 4ª, alla casa Giuseppa 5ª e 6ª, alla curva verso la torretta 7ª e 8ª, a Montepiccolo 9ª e 10ª, alla curva di Marzanello 11ª e 12ª, a Marzano 13ª e 14ª. La quindicesima, pur prevista, non era opportuna in quaresima, perché è tutta pasquale. C’era tanta gente che gustò molto Benedetta, fu bella e ovviamente faticosa. Celebrammo anche il 20° anniversario della traslazione di Benedetta: il 22 marzo, che era il mercoledì santo. Fu fatta una Liturgia della Parola con don Enzo Donatini di Terra del Sole. Quell’anno dovemmo modificare anche il percorso della processione del Venerdì santo a motivo dei lavori in atto nell’Annunziata. Partimmo ugualmente dal piazzale dell’Annunziata, ma poi l’arrivo fu alla Badia. Era invalso da tempo l’uso di accendere dei falò vicino alla processione. Una cosa che era copiata da Rocca, dove si usa fare la festa dei falò per San Giuseppe. Qui li facevano sotto al ponte dell’Annunziata. Quella volta invece l’avevano fatto alla Badia. Poteva essere anche bello, ma era più che altro una distrazione. Si pensò pure se non fosse il caso di mantenere questa variazione nel percorso, di finire cioè la processione alla Badia, ma in pratica sarebbe stato un disagio per gli elementi di una chiesa soffermati in un’altra. Sono stati bravi i dovadolesi nel costituire il Gruppo Amici di Benedetta: una volta al mese ci si è trovati per pregare insieme (il rosario) e leggere alcune testimonianze da “l’annuncio”. Un’altra iniziativa è stata quella di celebrare la S. Messa al 23 del mese, secondo l’intenzione del Gruppo. Ma si sa che alcuni propositi non hanno una lunga durata. La Processione del Corpus Domini qui da noi non ha ancora trovato una degna collocazione. Al mio arrivo a Dovadola la trovai al mattino e faceva seguito alla Messa delle 9,30 alla Badia raggiungendo l’Annunziata e laggiù di seguito l’altra Messa. Poi le cose subirono un calo di partecipazione e anche il caldo si faceva sentire. Allora pensai di metterla al pomeriggio, però con svolgimento dalla Casa delle Suore in piazza Marconi, dicendo la Messa nel cortile, poi uscendo in viale Marconi, via Carducci, via Matteotti, viale Zauli e rientro nel cortile. C’era l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 17 almeno la comodità del percorso. Questa volta ci fu un fatto: finita la processione, recitate le ultime preghiere e la benedizione eucaristica, io e don Zauli entriamo per deporre i paramenti. Intanto una anziana, Ersilia Bombardi di 92 anni, tanto religiosa e fedelissima in tutto, scivolò dalla sedia, rimase stesa a terra e… nella fase concitata del soccorso, lei era già morta. Fu veramente sintomatico quel fatto. Questa umile donna che aveva detto di non sentirsi troppo bene, volle comunque seguire la processione a braccio con un’amica e poi ha seguito tutte le preghiere, si era comunicata e di lì è volata al cielo. Ci fu anche l’iniziativa di far scrivere una lettera alla Congregazione delle Cause dei Santi da parte di tanti amici aderenti, onde chiedere la prosecuzione della Causa di Benedetta: ne furono spedite tante. Dopo la composizione della via Crucis, venne anche l’idea di compilare un rosario con Benedetta, mediante un pensiero ad ogni Ave. In questo si impegnò lodevolmente una nostra ragazza: Samanta Fabbri. L’8 agosto si celebrò il compleanno di Benedetta, celebrai io stesso la Messa, solennizzata dal coro delle bimbe, con una buona presenza di persone. La festa della Madonna delle Lacrime quest’anno non era la triennale, ma si volle ricordare, con una piccola processione attorno alla Badia rientrando dalla stradina di fronte alla Scuola, il 50° della incoronazione della nostra Immagine che fu fatta appunto nel 1939. Le vicende storico-politiche avvenute in questo anno sono state veramente straordinarie: il crollo del comunismo in tutto l’est Europa e più ancora il crollo fisico del muro di Berlino. Per aggiungere ancora sensazione il 1° dicembre Michail Gorbaciov capo del Cremino promotore della svolta, è andato in udienza dal Papa. Immancabili i riferimenti alle rivelazioni di Fatima. Ho avuto una… conversione. Ho capito che i momenti forti della vita vanno sostenuti sì con la preghiera, ma anche con la carità. Ho provato io stesso: quando si ha bisogno si deve elargire molto ai poveri, a chi ha ancor più bisogno… Nelle mie annotazioni private ho scritto: funziona!!! NEL RICORDO DEI NOSTRI CARI CHE CI HANNO PRECEDUTO OLTRE LA SOGLIA DELLA MORTE (continua) DON EVELINO DAL BON A PELLEGRINA (VR) Carissimo don Evelino, sei un Monsignore, ti abbiamo chiamato sempre “don”, non per mancanza di stima, ma con l’affetto che si può avere per un amico don. Ti abbiamo visto spesso a Dovadola, con l’immancabile baschetto e con i tuoi parrocchiani per le celebrazioni in onore di Benedetta. Sempre modesto e disponibile, ci sei sempre stato vicino. Ci complimentiamo ancor oggi per l’iniziativa che hai attuato per il 50º di Benedetta organizzando una meditazione mensile al termine della messa parrocchiale a Santa Maria della Neve ogni 23 del mese, giorno che ricorda l’ascesa al cielo di Benedetta. L’attenzione all’accoglienza, con particolare riferimento alle persone che si trovano in difficoltà è un altro merito che ti viene riconosciuto. Avrai la possibilità di esercitarla ancora, visto che sei stato trasferito al tuo paese di origine a Pellegrina, una frazione di Isola della Scala (Verona). Non ti sei trovato un comodo canonicato. Risiederai infatti nella Comunità Giovanni XXIII di Pellegrina, come assistente spirituale delle Case della Comunità Giovanni XXIII di Verona e Vicenza, e non sono poche. Come se questo non bastasse, darai una mano anche alle parrocchie di Isola della Scala e di Nogara. È tutto un nuovo programma di vita, a cui ti affacci con giovanile impegno. Sappiamo che porti nel cuore anche Benedetta. Noi ti diciamo “Grazie!”, ma anche “Arrivederci”, speriamo presto. Gianfranco Amati 18 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 Grazie Benedetta! Forlì, 25 maggio 2016 Mi chiamo Maria (Mariella) Carfagna. Sono nata il 24-01-1958 a Rignano Garganico (FG) un piccolo paesino del Gargano, distante 20 km circa da San Giovanni Rotondo dove è vissuto e morto P. Pio da Pietrelcina! Vivo a Forlì da 28 anni dove mi sono trasferita per motivi di lavoro. Ho sostenuto un concorso per le poste di Forlì, l’ho superato brillantemente ed eccomi qui, assunta come impiegata. I primi anni quando mi venivano concessi alcuni giorni di ferie viaggiavo in treno (Forlì-Foggia) per andare a trovare i miei cari. Durante uno di questi viaggi, mentre ero in stazione per prendere il treno, vidi a fianco a me due signore molto distinte e non tanto giovani. Una delle due si avvicinò a me e con una voce dolce mi chiese dove ero diretta e, data la destinazione vicina a quella della sua amica Lucia di Ostuni (BR), mi raccomandò di starle vicino. Poi mentre aspettavamo il treno mi chiese cosa facessi a Forlì dove lavoravo; in breve mi parlò di Benedetta Bianchi Porro. Mi lasciò il suo numero di telefono, ogni tanto ci sentivamo; alcune volte sono andata a trovarla in via Pedriali al centro di Forlì. Diverse volte ci siamo incontrate nella chiesa del Carmine alla messa delle nove. Dopo la messa ci fermavamo un po’ all’ingresso e lei mi chiedeva come andava il lavoro. Io mi confidavo un po’ e mi lamentavo di alcune colleghe che erano un po’ brusche con me. Lei mi diceva: «Non ti preoccupare, stai tranquilla, tutto migliorerà!». Io, risollevata, uscivo dalla chiesa contenta. La signorina si chiamava Anna Cappelli, una delle migliori amiche di Benedetta. Quando morì a causa di un tumore al cervello, partecipai al suo funerale al duomo di Forlì. Questo è un preambolo che fa ben capire come Benedetta Bianchi Porro sia entrata nella mia vita. C’è una annotazione che voglio sottolineare; durante i miei viaggi a Foggia veniva sempre a prendermi per accompagnarmi al paese mio fratello, frate francescano, Padre Pietro. In macchina mi stimolava a raccontargli come andava la mia vita a Forlì. Io gli parlavo di Benedetta e lui capì subito che ero una sua devota. Devo precisare una cosa molto importante, il 6 ottobre 1990 mi sono sposata con Roberto Ricci, dalla cui unione è nato un bellissimo bambino: Francesco. Ora ha 24 anni, laureando in ingegneria informatica. Veniamo ora al dunque. Il 18 novembre 2015 andai a lavorare, come al solito, in ufficio. A metà mattinata mi resi conto di non sentirmi bene, dopo un po’ chiesi quindi alla direttrice un permesso per poter andare a casa. Una collega gentilmente mi accompagnò all’uscita, chiamò un taxi ed io mi ritrovai a casa distesa nel letto. Avevo la febbre alta, circa 39 °C. Da questo momento in poi non ricordo più nulla. La febbre a casa è durata quattro giorni e, dato che non calava, venne a visitarmi il mio medico di base che mi mandò subito al Pronto Soccorso. Dopo l’attesa indegna di 12 ore fui ricoverata a medicina d’urgenza, per poi essere trasferita a malattie infettive. Dopo un continuo peggioramento delle mie condizioni fui poi trasferita in rianimazione cadendo in uno stato di coma profondo. Mio fratello (il sacerdote) venne subito a trovarmi. Bisogna sapere che diverse volte, sebbene fosse impegnatissimo, ha fatto 1000 km al giorno in macchina per vedermi anche solo per due ore! Prima di partire disse: «Mariella era molto devota di Benedetta, andiamo a pregare a Dovadola sul suo sarcofago». Il coma profondo durò 7-8 giorni, dopo finalmente mi risvegliai! In seguito, dato il miglioramento, fui trasferita nel reparto di riabilitazione di Forlì. Devo dire che il cervello e la memoria erano liberi, ricordavo persino molti numeri di telefono a memoria. In breve tempo venne a trovarmi di nuovo mio fratello che, prima di andare via, mi disse di essere molto contento di vedermi così migliorata e che avevo fatto dei passi da gigante. Lui con mia sorella Carolina andarono di nuovo a Dovadola, questa volta per ringraziare Benedetta! Durante il mio periodo di malattia i miei cari e diverse amiche mi hanno messa nelle mani di Benedetta rivolgendole incessanti preghiere. La mia patologia è stata una malattia rara “encefalite? Vasculite? No, è stata una malattia rara!” così asserì il mio medico di base, il dottor Antonio Ghini, quando venne a trovarmi in ospedale. Disse anche che in 30 anni di carriera, da quando faceva il medico, non aveva mai sentito di una malattia del genere. I medici del reparto di rianimazione non sapevano più cosa fare, ero così grave che per diversi giorni non si sapeva se sarei arrivata al giorno dopo! Mio marito preparava l’abito nuovo, mia sorella piangeva disperata e una notte ha scritto persino un’epigrafe da far stampare sui manifesti. I medici, pur non essendo in grado di ottenere una diagnosi esatta, sono stati bravissimi; hanno provato a somministrarmi vari farmaci facendo parecchi tentativi. Ci sono riusciti! Ma, c’è da dire, come hanno fatto? Le loro mani, il loro cervello (secondo me che sono ignara di tutto ma che nel cuore ho una fede profonda), sono stati guidati da un medico eccellente che è lassù nel cielo e ci sorride: Benedetta. Benedetta io l’ho sentita molto vicina a me anche in una circostanza delicata e importantissima per la mia salute. Durante la degenza nel reparto di riabilitazione mi trovai ad affrontare una situazione che sarebbe potuta essere fatale per me! In quel periodo avevo ancora una cannula nella gola per consentirmi di respirare meglio, ma questa a volte mi causava difficoltà respiratorie, tosse e difficoltà nel comunicare. Ho patito tanto! Una mattina ero con la mia fisioterapista, Margherita, con la quale stavo parlando e sorridendo; all’improvviso mi venne un forte attacco di tosse che portò ad un arresto respiratorio; io non vidi più nulla, se non la morte in faccia, stavo perdendo i sensi; Margherita si accorse subito del pallore e delle mie difficoltà improvvise e subito si mise a urlare chiedendo aiuto. In un attimo, dopo 2-3 minuti, aprii gli occhi e sentii la voce l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 19 del dottor Coppola che mi chiese: «Signora come sta?», ed io risposi: «Bene!». Ci credo che risposi “bene”, respiravo bene. Vidi attorno a me 6-7 camici bianchi, 3 monitor ECG e la caposala che mi stava facendo un prelievo. Devo dire che io non ho pregato Benedetta, però dato che ero nelle sue mani grazie alle tantissime preghiere a lei rivolte dai miei cari e dalle mie amiche, sono convinta che fu nuovamente lei a intervenire! Quando ero da sola in stanza sapevo benissimo come avrei dovuto comportarmi in caso di un attacco di tosse: dovevo soltanto premere il campanello per chiamare le infermiere. Loro normalmente arrivavano dopo 15-20 minuti, il tempo di andare nell’aldilà! Penso dunque che non sia stato un caso che quella mattina con me ci fossero Margherita e il dottor Coppola. Quindi mi sento di ringraziare Benedetta, alla quale mi rivolgo ogni giorno, in ogni momento e in tutte le difficoltà a cui vado incontro. Nel reparto di riabilitazione ho iniziato a fare fisioterapia per due ore al giorno. I primi giorni le O.S.S. mi portavano in palestra con il sollevatore. Dopo circa un mese ero in grado di muovere abbastanza bene le gambe e le braccia. Dico questo perché quando sono stata sottoposta ad elettromiografia, il 15 aprile, io chiesi al neurologo, il dottor Guidi, informazioni di vario genere e costui esordì dicendomi che io avevo avuto una grave paralisi alle gambe e alle braccia! Una cosa del genere non mi fu mai raccontata da nessuno, in quel momento mi sentii spezzata in due! D’accordo, grave paralisi, ma come si spiega allora che dopo solo un mese ero nuovamente in grado di muovere tutto? Normalmente le paralisi non si risolvono di certo in così poco tempo! Ho avuto la conferma di un caso, una paziente del reparto che aveva un braccio e una gamba lesi, che pur avendo fatto fisioterapia per tre mesi non era comunque in grado di muovere il braccio e la gamba. Ma adesso basta con questi discorsi. Concludo dicendo che dal 22 aprile 2016 sono felicemente tornata a casa! La deambulazione non è ancora perfetta, però sono in grado di camminare da sola. Sto continuando a fare fisioterapia tutti i giorni per migliorare sempre di più. Grazie per aver letto il mio scritto, spero di non essere stata noiosa o farraginosa. Maria Carfagna Il Padre Postulatore si raccomanda alle preghiere di tutti gli Amici perché il processo sul presunto miracolo per la beatificazione possa concludersi con il risultato auspicato. Postulatore della Causa di Beatificazione P. GUGLIELMO CAMERA Nuovo Indirizzo: Missionari Severiani Viale San Martino, 8 43123 PARMA Tel. 0521 920511 cell. 333 2902646 E-mail: [email protected] Vice Postulatore della Causa di Beatificazione Don ALFEO COSTA Via Benedetta Bianchi Porro, 6 47013 DOVADOLA (FC) Tel., Fax e Segreteria tel. 0543 934676 E-mail: [email protected] Preghiera per la glorificazione di Benedetta Bianchi Porro Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donato in Benedetta una cara sorella. Attraverso la gioia e il dolore di cui hai riempito la sua breve giornata terrena, Tu l’hai plasmata quale immagine viva del tuo Figlio. Con Benedetta al nostro fianco ti chiediamo, Padre, di poterci sentire più vicini a te e ai fratelli, nell’amore, nel dolore e nella speranza. In una accettazione piena e incondizionata del tuo disegno. Fa’ che la sua testimonianza così radicale della potenza salvifica della croce c’insegni che il dolore è grazia e che la tua volontà è gioia. Concedi, o Padre, la luce del tuo Spirito alla Chiesa, affinché possa riconoscere Benedetta fra i testimoni esemplari del tuo amore. Questa grazia ...... che per sua intercessione umilmente ti chiedo, possa contribuire alla glorificazione della tua serva Benedetta. Amen. con approvazione ecclesiastica 20 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 Testimonianze Incontri Peschiera del Garda, maggio 2016 Gli avvenimenti più belli della nostra vita sono frutto di incontri: “coincidenze non casuali” come le definisce un nostro amico. Non è un caso nemmeno che la rivista degli amici di Benedetta sia intitolata a questa tipologia di fatti imprevisti che attraversano la nostra “strada” e che spesso non si sa dove portino, ma ai quali, esperienza insegna, conviene sempre dire di sì. Provare per credere. Benedetta mi ha “attraversato la strada” per la prima volta nella chiesetta sulla porta medievale di Sirmione nella quale mi recavo tutti gli anni prima delle mie regate delle “Bisse” (regate a remi su barche tipiche del lago di Garda) a pregare (sia che mangiate sia che dormiate... sia che regatiate...). Letizia, che poi sarebbe diventata mia moglie, in parallelo, negli anni dell’università a Milano (1988 o giù di lì) ha acquistato e letto un libro su Benedetta. Nel cinquantesimo della morte, sempre mia moglie Letizia segue una conferenza nella quale si tratta anche della causa di beatificazione. Torna dalla serata manifestandomi, ad essere sincero, una sensazione di generale prudenza, quasi tiepidità dei relatori ed intervenuti, mentre lei, che nel frattempo si è letta un po’ di cose, è entusiasta. Noi abitiamo a Peschiera del Garda, a pochi passi da Sirmione ma, come gran parte degli “indigeni”, se non fosse per queste “coincidenze” non avremmo saputo niente di Benedetta. Al Cinquantesimo andiamo con tutta la famiglia alla messa a Sirmione. Ascoltando l’omelia sono confermato nell’entusiasmo trasmessomi da Letizia per la grandezza della sua figura, mi viene l’idea di farla conoscere più in largo. Quale “vetrina” migliore del meeting di Rimini? Sono seguitissime le mostre, specie quelle sui santi, anche contemporanei. Propongo l’idea ai miei amici, e ad un giornalista di grido (che sapevo averla nominata in un suo libro), ma il mio entusiasmo non contagia nessuno. Mi faccio riassorbire dalla quotidianità fino al giorno in cui (l’anno successivo) la mia amica Anna, vulcanica come sempre, mi chiama dicendomi: «Tu non eri quello che voleva... ecc.? ... Vogliamo conoscere di più Benedetta! ... Cosa ne sai? Una mia amica ha una figlia con lo stesso “male”; troviamoci, cerchiamo libri che parlino di lei, contattiamo quelli che l’hanno conosciuta ecc.». Io mi riaccendo: «Letizia ti ricordi quel libro su Benedetta?». Lo cerchiamo a lungo nell’appartamento provvisorio in cui abitiamo in attesa dei lavori in casa nostra, senza esito. Risultato: «È nel container!». Tutto quello che non ci stava l’abbiamo stipato in un conteiner e ci vorrebbe uno speleologo per trovarlo. Rinunciamo. La mattina seguenteLetizia scesa in cucina mi chiama e mi dice: «Bravo! L’hai trovato!», ed io: «Trovato cosa?». Il libro che avevamo cercato era nel bel mezzo del tavolo della cucina, sopra ad un altro libro che avevamo dato per disperso: Il padrone del mondo di C. Benson. Dovadola - Uno scorcio paesaggistico (Foto Mario Rogora) Appurato che la casa era chiusa, che non ero stato io e nemmeno il parentado o i vicini, e che Babbo Natale era fuori stagione... Boh!? Apro il libro e nelle prime di copertina c’è pure una dedica... a me da Manuela B.P., dedica che nemmeno Letizia ricordava.E l’altro libro cosa c’entrava? Ci muoviamo e al “cinquantunesimo” ci rechiamo con Anna ed altri amici a Dovadola, dove conosciamo personalmente Franco, Manuela, fratelli e sorelle e la bella realtà degli Amici di Benedetta. ... È seguito un incontro a Sirmione con Manuela che ci ha raccontato e letto molte cose che non sapevamo ed alcune che nel frattempo avevamo letto. Eppure tutto quello che ci ha detto ha assunto una intensità ed un calore che solo chi ha vissuto a stretto contatto con Benedetta nella quotidianità può trasmettere.C’è veramente da essere grati a Dio per tutti i segni della Sua presenza nella nostra vita e nella vita di chi ci sta accanto. Segni che spesso non riconosciamo o che diamo per scontati; la vicinanza degli amici aiuta a vederli e a leggerli per quello che sono. Io non so perché sia stato coinvolto in questa storia, so solo che ora ho dei nuovi amici e una Santa in cielo da pregare con una certa confidenza. È una Grazia singolare poter pregare chi, anagraficamente e geograficamente, potrebbe essere mia zia, e ancor più poter guardare negli occhi chi si è specchiato nei suoi. Benedetta con la sua vita e con le sue sofferenze vissute con letizia, è una dimostrazione vivente chesi può stare di fronte alla propria croce non solo accettandola, ma addirittura abbracciandola. La sua vita terrena e quello che sta ancora generando rappresentano uno spettacolo di umanità piena. Non si può vedere splendere la Verità senza sentirne l’attrattiva. Se nell’uomo c’è ancora un barlume di coscienza (e c’è perché Qualcuno ce l’ha messa) non si può non sentirsi rilanciati da Benedetta, nella sfida più grande che è quella della quotidianità. Non si può non tentare di vivere come ha vissuto lei: con il cuore libero e aperto a tutto ciò che il Destino, nel suo misterioso disegno, le ha riservato. Bruno e Letizia l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 21 Testimonianze Caterina Verona, maggio 2016 Le macchioline caffelatte sul corpicino della nostra primogenita allora neonata, il sospetto di una malattia neurodegenerativa quale la neurofibromatosi rimasta latente per anni e la lettura di un libro di Antonio Socci che faceva riferimento a una certa venerabile Benedetta Bianchi Porro portatrice della stessa malattia, è stata l’occasione per incontrare la nostra cara Santa Benedetta. Quando sono iniziate le prime manifestazioni della malattia all’età di 5 anni della nostra Caterina è emerso sempre più forte il desiderio di approfondire la figura di Benedetta, facendola conoscere anche agli amici (a loro sconosciuta) perché di fronte alla sofferenza non è crollata, pur nella fatica, ma è stata per noi testimone vivendo un così grande dolore con una certezza disarmante. Questa testimonianza non poteva non essere condivisa. Riconosco con la mente e con il cuore, e ne sono assai grata, che il leggere come ha vissuto la sofferenza attraverso i suoi scritti fin da bambina sia un enorme dono. Tuttavia la comparsa delle complicanze della malattia (che Benedetta si è autodiagnosticata studiando Medicina) fa nascere un nodo alla gola pensando a quanto potrebbe accadere a mia figlia. Poco tempo dopo abbiamo conosciuto Bruno attraverso la nostra amica Anna che ha espresso il desiderio di creare una mostra su Benedetta, poi abbiamo partecipato alla messa del 51º dalla morte il 31 gennaio 2015 a Dovadola, successivamente c’è stato il commovente incontro con Manuela, sorella di Benedetta, e quest’anno la messa a Sirmione. L’andare sulla tomba di Benedetta con la nostra Caterina, il sapere che alcuni amici pregano ancora per chiedere la grazia della sua guarigione, l’accoglienza a Dovadola da parte di persone sino ad allora sconosciute e di amici che ci hanno accompagnato (compagnia non scontata perché la vita è sempre complicata e ricca di cose da fare) ha reso evidente nella semplicità degli eventi che, pur con il cuore ferito dal dolore, dalla sofferenza e dalla preoccupazione per il futuro, prepotente nasce il desiderio della nostra conversione per poter imparare da Benedetta la certezza di un destino buono e il vero abbandono alla Sua volontà (come direbbe il nostro amico don Dolindo). Oltre a questo movimento che ha saputo far accrescere in noi, Benedetta ci ha fatto trovare l’abbraccio di tanti amici attraverso il suo dolce viso. È evidente che il ‘problema’ non può essere risolto dagli altri e che la fatica e il dolore sono tutti nostri, ma abbiamo avuto la grazia di trovare persone che sono per noi una presenza viva fatta di carne e ossa che ci aiuta a portare il fardello che ci è stato dato. La croce è necessaria per raggiungere la felicità nostra e di Caterina. Un’amica dell’università mi ha commosso. Avevo espresso il desiderio di insegnare a Caterina la preghiera a Benedetta per chiedere la grazia, ma era troppo complessa per lei. Un giorno ricevo questo messaggio: «Dolce cara Benedetta alla tua mano tienimi stretta, proteggi babbo, Carlo (fratellino di Caterina) e mammina e a me stai vicina, a te che sei accanto a Gesù vorrei chiedere un favore in più, donami aiuto, salute e serenità ed io prego per la tua santità». Recitiamo questa preghiera tutte le sere ed il mio desiderio è che Benedetta possa intercedere presso di Lui per Caterina, se questa è la Sua volontà, nella speranza di ricevere da lei un segno che ci confermi nella fede. Barbara e Andrea Don Salvatore Callari, per molti anni parroco a Caltanissetta, sempre vicino al Gruppo degli amici di Benedetta, ci ha mandato questa poesia, che esplora i confini del silenzio che mostrano un’apertura a Oltre il silenzio. Mussomeli, 29 giugno 2016 Elogio o elegia del silenzio? Ho sognato il silenzio nella notte che annega i rumori e i frastuoni della vita. Scorreva dinanzi ai miei occhi addormentati, una litania che decantava la magia del silenzio. Il silenzio sono le parole ovattate che si odono nel mistico incantamento della solitudine. Il silenzio è il brillìo argentato delle stelle che scivola, giocondo, sull’arco dell’immoto firmamento, e ti rallegra. Il silenzio è quel disco di luce bianca nel cielo, che morbida ti avvolge come fascia di nostalgia e dolcezza, che scioglie ogni tristezza. Il silenzio è quell’aura leggera che scuote, impercettibile, le foglie, e gli alberi ne colgono il solletico che rinfresca l’arsura d’ogni giorno. Il silenzio è quel mirabile e… infinito istante di mistero, sull’aspra roccia dove la nube civettuola si riposa accanto al nido, dove l’uccelletto, impaurito, implora con voce di lamento. Il silenzio è quella mano gentile che raccoglie, dal ruscelletto, il suo lieve fruscio, e cauta lo adagia sulle ansie del cuore. Il silenzio è la voce che tace sulle labbra roventi dell’ira... Il silenzio è l’inno che esalta l’amore al posto di insulse parole. Il silenzio… sonoro, è la voce che fa vibrare le corde dell’amore. Il silenzio, è la tua voce, Signore, che io, umilmente ascolto… nel silenzio. Salvatore Callari Ottant’anni fa nasceva Benedetta Bianchi Porro: Dovadola e Sirmione l’hanno ricordata 9 agosto Il Sindaco di Dovadola Gabriele Zelli ci manda un comunicato sulle celebrazioni agostane a Dovadola e Sirmione, che è anche una testimonianza personale. In rappresentanza del Comune di Dovadola ho partecipato alla celebrazione della Santa Messa che lunedì 8 agosto 2016 è stata celebrata da monsignor Lino Pizzi, Vescovo di Forlì-BertiContinua a pag. 22 22 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 Testimonianze Continua da pag. 21 noro, presso la cinquecentesca chiesa di Santa Maria della Neve di Sirmione, in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita di Benedetta Bianchi Porro. Sulla vita di Benedetta, in particolare da quando il 23 dicembre 1993 ne è stata riconosciuta l’eroicità delle virtù, sono stati scritti autorevoli libri e saggi. Da molti anni a questa parte in occasione delle ricorrenze della nascita e della morte, sia a Dovadola, sia a Sirmione, dov’è deceduta il 23 gennaio 1964, durante le messe che vengono celebrate in tali occasioni, importanti rappresentanti della Chiesa, in particolare vescovi e cardinali, nel corso delle loro omelie mettono in evidenza la figura di Benedetta e invitando i fedeli a esplorare quel mondo interiore nel quale la Venerabile dovadolese ha vissuto fino “a raggiungere in breve altezze sublimi”. In sostanza hanno sollecitato a conoscerne lo sviluppo umano e spirituale seguendo la volontà di Benedetta di “collaborare con Dio”, pur nella cruda constatazione di una diagnosticata malattia che l’attanagliava fisicamente e in continua progressione, fino a condurla alla morte, ma senza mai domarla dal punto di vista spirituale, tanto da farle affermare che “Gesù mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio”. Ciò le permetterà, anche quando il corpo saràcompletamente privo dei sensi, di “non ripiegare su se stessa restando sempre disponibile ad una amorosa attenzione ai tanti che, in numero sempre crescente, a lei fanno riferimento ed ai quali risponde con precise indicazioni di valorizzazione e di comportamento per un giusto mantenimento o recupero del senso vero del vivere”. Questa importante considerazione svolta dal vescovo di Forlì-Bertinoro, monsignor Lino Pizzi, nell’introduzione al libro che il suo predecessore, il vescovo emerito Vincenzo Zarri, ha dedicato a Benedetta ormai tre anni fa, ci deve fare riflettere, indipendentemente dalle nostre convinzioni religiose sulla forza del messaggio di Benedetta che dall’esortazione “Prendi la tua croce e seguimi” legge non una pesante consegna ma un messaggio di vita. Con tutto ciò che di orribile ogni giorno capita nel mondo è un messaggio che ci riguarda tutti per continuare a lavorare contro le ingiustizie sociali, le discriminazioni, la povertà, le privazioni in un’attività quotidiana fatta di gesti normali, ma anche decisi, che messi insieme fanno sperare nell’affermarsi di virtù civiche improntate alla tolleranza e non alla sopraffazione. Gabriele Zelli Milano 26 settembre 2016 Carissimi, ho trascorso una decina di giorni a Sirmione, luogo che ancora non conoscevo e, sin dal primo giorno dal mio arrivo, sono stata attirata dalla splendida, raccolta, intima chiesa della Madonna della Neve, dove ho incontrato la storia e la figura formidabile della venerabile Benedetta. Ho letto la narrazione della sua vita, alcuni scritti e soprattutto ho pregato tanto, perché Benedetta mi aiutasse ad accrescere la mia fede. Mi rendesse forte di quella forza che ha sostenuto tutta la sua vita, che riposava in Dio. A qualunque ora del giorno e della sera ho visto in questa piccola, splendida chiesa persone pregare intensamente e in modo prolungato, sostare, leggere la Parola del giorno, scrivere sul quaderno che si trova a lato dell’altare. Vorrei conoscere meglio Benedetta e vorrei scrivere di lei, dell’effetto di edificazione profonda e liberazione dalla paura che la devozione nei suoi confronti può donare. Se il Signore vorrà, questo avverrà. Io conservo nel cuore e non cessò di ricordare Benedetta e di pregare per lei e con lei perché sappiamo affrontare con coraggio ciò che la vita ci pone di fronte. Che Dio vi benedica. Franca Longhi Cara Benedetta la tua dolce carezza mi ha portato in un turbinio di felicità. Insegnami sempre a vivere la mia croce con letizia celeste. Sii la mia migliore amica quando nel buio un nome solo mi riporta al sorriso: Gesù… Gesù… Gesù. Tenetemi per mano e felici cantiamo: Buon Natale! Giuliana Pecolatto RINGRAZIAMENTO Ringraziamo di cuore tutti coloro che, anche quest’anno, ci hanno permesso di realizzare con le loro offerte, con l’invio di notizie, di materiale, di articoli e di immagini la pubblicazione de “l’annuncio”. Ringraziamo in particolare la Stilgraf che ne cura la stampa con professionalità e con amicizia. Dovadola, agosto 2016 - Roberto Corso parla di Benedetta ai giovani l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 n 23 Prossimi appuntamenti DOVADOLA - ABBAZIA DI SANT’ANDREA DOMENICA 22 GENNAIO 2017 ore 10,30 53º anniversario della nascita al cielo di BENEDETTA Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. Em. Card. EDOARDO MENICHELLI Arcivescovo di Ancona-Osimo con la partecipazione di S. E. Mons. LINO PIZZI Vescovo di Forlì-Bertinoro Alle ore 12,30: pranzo insieme nel Ristorante Albergo “Rosa bianca” di Dovadola Lunedì 23 GENNAIO 2017 alle ore 18 nella chiesa di SANTA MARIA DELLA NEVE (centro storico di Sirmione) sarà celebrata una S. Messa in occasione dell’anniversario della nascita al cielo della Venerabile Benedetta Bianchi Porro DA SIRMIONE 24 n l’annuncio (XXXI) dicembre 2016 – n. 82 L’ annuncio è sostenuto soltanto con le offerte degli Amici. Un grazie di cuore a tutti i benefattori che, con il loro aiuto e la loro generosità, ci permettono di continuare la diffusione del messaggio di Benedetta nel mondo. IMPORTANTE Chi desidera partecipare al “pranzo insieme” di domenica 22 gennaio 2017 alla “Rosa bianca” è pregato di rivolgersi a “Amici di Benedetta”, Casella Postale 62 – 47013 Dovadola, o telefonando a Don Alfeo Costa, parroco di Dovadola, (0543 934676: tel., fax e segreteria telefonica) entro il 15 GENNAIO 2017. Chi avesse bisogno di alloggiare presso la “Rosa Bianca” è pregato di interpellare direttamente il gestore Moreno Pretolani al 349 8601818 In lingua straniera «BEYOND SILENCE» («Oltre il Silenzio» in inglese) «Amici di Benedetta» Forlì «MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) «Amigos de Benedetta» Bilbao «MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) Ed. Claretiana - Buenos Aires «AU DELÀ DU SILENCE» («Oltre il Silenzio» in francese) Editions de l’Escalade - Paris «UBER DAS SCHWEIGEN HINAUS» («Oltre il Silenzio» in tedesco) Freundeskreis «Benedetta» - Hamburg «CUDO ZIVOTA» («Il Volto della Speranza» in croato) a cura di Srecko Bezic - Split «OBLICZE NADZIEI» («Il Volto della Speranza» in polacco) Romagrafik - Roma «ALÉM DO SILÊNCIO» («Oltre il Silenzio» in portoghese) Ed. Loyola - San Paulo «TRANS LA SILENTIO» («Oltre il Silenzio» in esperanto) Cesena - Fo «DINCOLO DE TACERE» («Oltre il Silenzio» in rumeno) Chisinau, Rep. Moldava «SESSIZLIGIN IÇINDEN» («Oltre il Silenzio» in turco) Iskenderun «TÙLA CSENDEN» («Oltre il Silenzio» in ungherese) Budapest, 1997 «MEER DAN STILTE» («Oltre il Silenzio» in olandese) 2015 «OLTRE IL SILENZIO» in giapponese - Tokio «OLTRE IL SILENZIO» in arabo - Beirut «OLTRE IL SILENZIO» in ebraico «OLTRE IL SILENZIO» in russo - Bologna «OLTRE IL SILENZIO» in cinese - Taipei «OLTRE IL SILENZIO» in maltese - La Valletta «OLTRE IL SILENZIO» in slovacco - Trnava «OLTRE IL SILENZIO» in swahili - Nairobi «BENEDETTA» M.G. Dantoni, opuscoli in inglese, francese, spagnolo, russo, tedesco, thailandese, ucraino, bulgaro «BENEDETTA» opuscolo in indonesiano, a cura di Fr. Antonio Carigi Per conoscere Benedetta SIATE NELLA GIOIA - Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi Porro, a cura e con introduzione di David M. Turoldo - Cesena «Amici di Benedetta» - Villanova del Ghebbo (Ro) - pp. 255. IL VOLTO DELLA SPERANZA - Note biografiche. Lettere di Benedetta e lettere di amici a Benedetta. Testimonianze di amici che l’hanno conosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di Benedetta» pp. 480. OLTRE IL SILENZIO - Note biografiche. Diari e lettere di Benedetta. Lettere degli Amici a Benedetta. Testimonianze di chi l’ha conosciuta, a cura di Anna Cappelli - «Amici di Benedetta» - pp. 168. TESTIMONE DI RESURREZIONE - Pensieri di Benedetta disposti seguendo il suo itinerario spirituale, a confronto con passi della Sacra Scrittura, presentazione di Enrico Galbiati - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 152. PENSIERI 1961 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Forlì - «Amici di Benedetta» - pp. 180. PENSIERI 1962 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Ravenna - «Amici di Benedetta» - pp. 200. BENEDETTA BIANCHI PORRO - I suoi volti - Gli ambienti - I documenti, a cura di P. Antonino Rosso - «Amici di Benedetta» 2006 - pp. 255. VIVERE È BELLO - Appunti per una biografia di Benedetta Bianchi Porro, di Emanuela Ghini, presentazione del Card. A. Ballestrero - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 200. BENEDETTA - Sintesi biografica a cura di Maria G. Dantoni - Stilgraf Cesena - pp. 32. BENEDETTA di Maria Grazia Dantoni - 2008 (nuova edizione) BENEDETTA di Alma Marani - Stilgraf - Cesena - “Amici di Benedetta” - pp. 48. BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf - Cesena, 2012 - pp. 30. BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf Cesena, 2014 - pp. 30 (in lingua inglese). BENEDETTA BIANCHI PORRO di Andrea Vena. Biografia autorizzata Ed. S. Paolo - pp. 221. SCRITTI COMPLETI di Benedetta Bianchi Porro, a cura di Andrea Vena Ed. San Paolo - pp. 815. ABITARE NEGLI ALTRI - Testimonianze di uomini di oggi su Benedetta, lettere, discorsi, studi, meditazioni - Cesena - «Amici di Benedetta» pp. 416. LA STORIA DI BENEDETTA - Narrata ai bambini, di Laura Vestrucci con illustrazioni di Franco Vignazia - «Amici di Benedetta» - pp. 66. DIO ESISTE ED È AMORE - Veglia di preghiera sulla vita di Benedetta di Angelo Comastri - «Amici di Benedetta» - pp. 33. OGGI È LA MIA FESTA - Benedetta Bianchi Porro nel ricordo della madre, di Carmela Gaini Rebora - Ed. Dehoniane - pp. 144 - Ristampato. BENEDETTA BIANCHI PORRO - LETTERA VIVENTE - Scritti di sacerdoti e di religiosi alla luce della parola di Benedetta - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 256. BENEDETTA O LA PERCEZIONE DELLA GIOIA - Biografia di Timoty Holme - Gabrielli Editore, Verona - pp. 230. APPROCCIO TEOLOGICO AL MISTERO DI BENEDETTA BIANCHI PORRO del Card. Giacomo Biffi - Cesena - «Amici di Benedetta». BENEDETTA BIANCHI PORRO di Piero Lazzarin, Messaggero di Sant’Antonio - Padova 2006 - pp. 221. IL SANTO ROSARIO CON BENEDETTA a cura della Parrocchia di Dovadola. L’ANELLO NUZIALE - La spiritualità “sponsale” di Benedetta Bianchi Porro, di E. Giuseppe Mori, Quinto Fabbri - Ed. Ave, Roma 2004 pp. 107. CASSETTA REGISTRATA DELLE LETTERE DI BENEDETTA a cura degli «Amici di Benedetta». CARO LIBRO - Diario di Benedetta, illustrato con 40 tavole a colori dagli alunni di una IV elementare di Lugo (Ra) con presentazione di Carlo Carretto e Vittorio Messori - pp. 48 formato 34x49 Ed. Morcelliana. ERO DI SENTINELLA di Corrado Bianchi Porro. La lettera di Benedetta nascosta in un libro - Ed. S. Paolo. QUALCHE COSA DI GRANDE di Walter Amaducci - Ed. Stilgraf, Cesena 2009 - pp. 120. I DOLCI VOLTI DI DIO di Maria Grazia Bolzoni Rogora - Ed. Stilgraf, Cesena 2014 - pp. 156. GRAZIE, BENEDETTA! di Rita Bagattoni - Tip. Valbonesi, Forlì 2015 FILMATO SU BENEDETTA (documentario) in videocassetta. DVD BENEDETTA BIANCHI PORRO - Testimonianze (filmato in Dvd). L’ANNUNCIO - semestrale a cura degli «Amici di Benedetta». LETTERA A NATALINO di Benedetta Bianchi Porro. Illustrazioni di Roberta Bössmann Amati - Ed. Stilgraf Cesena - pp. 24. BENEDETTA BIANCHI PORRO Un cammino di luce di Piersandro Vanzan, Prefazione del Card. Angelo Comastri, Editrice Velar, Gorle (BG), 2011 - pp. 48. QUADERNI DI BENEDETTA 1 - Benedetta Bianchi Porro. Il cammino verso la luce, di don Divo Barsotti, Fondazione Benedetta Bianchi Porro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2007 - pp. 46. QUADERNI DI BENEDETTA 2 - Benedetta Bianchi Porro. Dio mi ama, di Angelo Comastri, Fondazione Benedetta Bianchi Porro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2008. Postulatore della Causa di Beatificazione Padre GUGLIELMO CAMERA Missionari Saveriani - Viale S. Martino, 8 - 43123 PARMA tel. 0521 920511 - cell. 333 2902646 - e-mail [email protected] Vice Postulatore della Causa di Beatificazione Don ALFEO COSTA Via Benedetta Bianchi Porro, 6 - 47013 Dovadola (FC) tel. e fax e segreteria 0543 934676 - e-mail [email protected] Per comunicare con noi, per richiedere libri o altro materiale potete rivolgervi a: AMICI DI BENEDETTA Casella postale 62 - 47013 Dovadola (FC) - Tel. 0543 934676 E-mail: [email protected] oppure [email protected] - http: //www.benedetta.it c/c postale 1000159051 (Codice IBAN IT 88 Y 07601 13200 001000159051) intestato a Fondazione Benedetta Bianchi Porro Forlì D. Lgs 196/03 “Codice in materia di protezione dei dati personali” - Il suo indirizzo fa parte dell’archivio de “l’annuncio”. In virtù di questo, nel pieno rispetto di quanto stabilito dal D.Lgs 196/03 “Codice in materia di protezione dei dati personali” lei ha l’opportunità di ricevere la nostra rivista. 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