IL SANTO Camminavo per la strada sotto un cielo anice Che
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IL SANTO Camminavo per la strada sotto un cielo anice Che
IL SANTO Camminavo per la strada sotto un cielo anice Che faceva la felicità di alcolisti e di daltonici E il Santo ammainava lentamente la bandiera Prima di sciogliere gli ormeggi dall’imbarcadero Aveva gli occhi insanguinati e stimmate alle ciglia E camminava sulle acque tra scherno e meraviglia e un cappotto di cammello e un chiodo arrugginito gli indicavano il tempo di quando era partito E attraversavo l’aria e la nebbia che saliva E gli angeli custodi dall’altra parte della riva Giocavano a tressette giocavano col morto Mentre una nuova madre gridava in sala parto Benedetta sia la gentilezza, benedetto lo stupore Benedetta sia la verità se la verità è dolore Benedetto sia l’incanto, benedetta l’espiazione Benedetta la complicità che unisce le persone E il tempo mi scappava ma in fondo ero contento La vista un po’ più debole e in cielo un firmamento Di luci di Natale, di polveri viola Di voci di bambini all’uscita della scuola E mentre i bambini crescono, crescono così tanto Cercavo comprensione tra le stimmate del Santo Ma il Santo è pura luce, è pura anestesia E’ pura resistenza, è pura cortesia E allora giù d’un fiato un litro di vetriolo Che, per quanto se ne dica, sa fare il suo lavoro Corrode in tempo zero chili di cellulosa La fede d’oro bianco e il suo abito da sposa Benedetta sia la gentilezza, benedetto lo stupore Benedetta sia la verità se la verità è dolore Benedetto sia l’incanto, benedetta l’espiazione Benedetta la complicità che unisce le persone E ballavamo sotto il portico di luce messicana E la fede era già cenere e nutriva l’erba grama Mentre alimentavo i segni della fine Senza aver delimitato la mia linea di confine Pensavo solo in rima e le rime si baciavano Pensavo che invecchiavo e le giornate s’accorciavano E il battito cardiaco rallentava dolcemente E il Santo scompariva confuso tra la gente Pensavo solo in rima e le rime litigavano Pensavo che invecchiavo e i miei sogni s’accorciavano Pensavo al mio futuro e non vedevo quasi niente E il Santo scompariva sotto il sole di Ponente Benedetta sia la luce che c’illumina il cammino Benedetta la bottiglia che trasforma l’acqua in vino Benedetta la dolcezza che diventa comprensione Benedetto sia il pensiero benedetto come il pane Benedetta sia la gentilezza, benedetto lo stupore Benedetta sia la verità se la verità è dolore Benedetto sia l’incanto, benedetta l’espiazione Benedetta la complicità che unisce le persone L’IGUANA SULLE SCALE Eco di temporale Se piove dormo meglio, c’è un’iguana sulle scale Avevo occhi troppo giovani per potere guardare Avevo mani troppo fragili per potere toccare Tutto questo fango nero Dove vanno le anguille a nuotare Eco di temporale Se piove sogno meglio tira vento che fa volare Pensieri deboli, pensieri piccoli, pensieri che non ce la fanno a camminare Schiumano rabbia dal sottosuolo Schiumano rabbia e poi si sciolgono nel mare Vivi per vivere Vivi per non morire Scrivi per sopravvivere e per dormire Eco di temporale Se piove canto meglio se non piove canto uguale La mia vicina suona l’arpa E ha un balcone che fiorisce a un suo segnale Ma è tutto intorno che appassisce E’ tutto intorno che c’è odore di letame Vivi per vivere Vivi per non morire Scrivi per sopravvivere e per dormire Eco di temporale Ti acceca il lampo ti sfiora il tuono abbaia il cane Le anguille schizzano in mezzo al fango La rabbia schiuma sulla tastiera del terminale E’ tutto intorno che appassisce E’ tutto intorno che c’è odore di liquame IL CAMPO DEI MIRACOLI Se verrai con me nel campo dei miracoli Ci accoglierà una luna d’osso e filigrana E al ramo della quercia ho appeso un po’ della mia vita È secco ma resiste, resiste e fa fatica Quando me ne sono andato Era una mattina di febbraio il giorno dopo San Valentino Con i fiori nell’immondizia e un cielo grigio acciaio Sono salito su un tram a caso Sedendomi nel posto riservato ai diversamente soli Bruciando i ricordi sotto la prima pioggia Che accendeva il falò sui binari E E E E mi sono smarrito in un roveto di bottiglie camerieri con le perline servivano vino scuro la padrona della pensione aveva ragni nei capelli una mongolfiera per toccare l’arcobaleno Suo marito assomigliava a un basset hound E lucidava l’insegna a ogni alba e a ogni tramonto Mentre i miei ricordi non avevano grandi pretese Tutti stretti nella valigia da medico di paese Se verrai con me nel campo dei miracoli Ci accoglierà una luna d’osso e filigrana E al ramo della quercia ho appeso un po’ della mia vita È secco ma resiste, resiste e fa fatica Poi la strada s’è fatta deserto, il vino è diventato acqua L’acqua è diventata sabbia, il giorno è diventato sera e poi la sera mattina C’era aria di fuliggine e spazzacamini volanti Ammiccavano dai tetti spaventando le rondini La bambina piccola sorrideva da dietro il carrilon Mentre il vento seduceva una tenda ballerina Non sarei mai più tornato Misi in tasca un’ametista e una benzodiazepina Avevo peccato, Dio se avevo peccato E aspettavo sulla panchina degli anziani un po’ di redenzione C’è una sconfitta su ogni scalino e la mia casa ha sette piani Sette angeli sette piaghe sette sorsi di veleno E la cenere nutriva gli occhi e i fiori sul balcone Il nano del quartiere spacciava cristalli di credulità vicino a Bet & Win E per ogni grammo regalava una spiga di grano Era domenica, la domenica delle Palme E gli assassini in segno di pace si davano la mano Se verrai con me nel campo dei miracoli Ci accoglierà una luna d’osso e filigrana E al ramo della quercia ho appeso un po’ della mia vita È secco ma resiste, resiste e fa fatica A CHI SERVE A chi serve un pensiero A chi serve una certa esperienza A chi serve lo sguardo del vecchio e la sua insofferenza C’è una croce di sabbia nel mare C’è un artista da commiserare La mia strada ha cespugli di rovi e mi devo arrangiare A chi serve una specie di padre e una specie di figlio Che si perde contando i tombini in mancanza di meglio E ci metto fatica e benzina E ogni sogno finisce in vetrina E il risveglio è un rimpianto dolente che si scioglie in cucina A chi serve una giovane bocca che ti inventa un futuro Se il futuro sai già che trabocca di vino e cianuro E ogni ruga ha qualcosa di santo E ogni solco ha il sapore del pianto Per non dire mai la verità ma solo il suo controcanto A chi serve un presagio d’amore da bere d’un fiato A chi serve una specie di untore e il suo segreto svelato Non ho più quasi niente da dare Ma un acquario in cui si può nuotare Mentre i pesci risalgono a galla per potere osservare Osservare chi vive, chi muore e chi sta sulla scena Osservare ogni combattimento e se ne vale la pena A chi serve una nuova lezione A chi serve una buona canzone Se poi un refolo basta per concedersi all’adulazione SANTA MARIA DEI MESI Santa Maria dei Mesi Proteggimi da un altro agosto La terra spinge fuori il caldo e non mi fermo in nessun posto Che in ogni posto si piange e si suda E mi tradisci ogni volta che mi ami Che agosto è il mese dei roghi, dei matti, dei soli e dei cani Santa Maria dei Mesi Settembre mi venga addosso Con il respiro della luna che sbianca in cielo come un osso Proteggi e cura la mia anima di filigrana e acquamarina Da lei che l'ha tenuta in mano e la conserva in formalina Santa Maria dei Mesi Bagnami di pioggia scura Nascondimi nella nebbia di un autunno senza sicura Nella luce intermittente, nei rumori di temporale Nei residui di quelle voglie che si spengono dopo Natale Santa Maria dei Mesi Le strade sono fango e neve L'inverno mi si gela in gola e la mia stanza è un'astronave Che esplora galassie lontane e traccia cerchi nel grano Dal profondo di questo bicchiere fino alla Nube di Magellano Santa Maria dei Mesi restituiscimi primavera Seducimi col tuo rosario, con il sudario e la cavigliera Restituiscimi i fiori bianchi sotto la luce dei lampioni storti Che aprile sveglia i marciapiedi stanchi e resuscita gli amori morti Santa Maria dei Mesi Sono un uomo da mezza stagione Giugno mi abbraccia come una vestale Come una musa, come un'iniziazione C'è un vino fresco che sa di pesca e un'aria tiepida che sa di mare C'è una falena alla mia finestra e un desiderio sul davanzale Santa Maria dei Mesi Proteggimi da un altro agosto La terra spinge fuori il caldo e non mi fermo in nessun posto Che in ogni posto si piange e si suda e si parla coi matti e coi cani E tu sorridi fra le tue macerie E mi tradisci ogni volta che mi ami L’AMORE IN FONDO Non lo senti questo refolo sudato Che smuove l’aria immobile di un inferno quotidiano E la luce è così bianca e sbianca gli occhi E gli occhi fanno male se li socchiudi piano La mia corsa non ha più nessun traguardo da raggiungere E ostacoli da dovere superare Sono stanco e non ho voglia di risorgere e di rispondere Ed è brutto non potere più sbagliare Non potere imbottigliare i sogni della giovinezza E scagliarli dentro le costellazioni Non potere soggiacere all’incanto e alla bellezza E distinguere stagione da stagione Non lo senti questo caldo insopportabile Che appiccica i vestiti ai ventricoli del cuore Non la senti questa voglia di settembre Che settembre è dietro l’angolo ma si fa desiderare Ero certo di avere visto tutto E ho scalato cime ripide per una vita necessaria E tu arrivi, cambi sguardi e prospettive Lasci deragliare il treno e lo fai saltare in aria E io come metto a posto tutto questo Ho cent’anni sulle spalle se solo lo capissi Ma tu corri, vivi, cresci e trova amore Che l’amore mio va a fondo come il Cristo degli abissi ASCOLTAMI O SIGNORE Ascoltami o Signore io sono l’uomo buono Io sono il peccatore, il santo, il blasfemo Che siede sul tuo trono Ho regalato il pane e ho bevuto il vino E ho raccolto pietre e serpenti smarriti sul cammino Ascoltami o Signore io sono il Popolo Sacro Che non distingue la legittima difesa da un epico massacro Se questa terra l'hai promessa la devi mantenere Se questa terra è una scommessa A tutti i costi voglio rimanere Ascoltami o Signore la notte di Natale Sono tra quei sopravvissuti Che non sanno dove andare Sono sbarcato ieri su spiagge senza sabbia Senza risacca, senza speranza E il mare chiuso in gabbia Ascoltami o Signore mi sanguina la gola C’è un uomo dentro la mia stanza Che non mi lascia mai sola E dice che mi vuole a costo della vita E intanto perdo i sensi e perdo sangue da questa ferita Ascoltami o Signore ho solo sette anni Ho perso tutto quello che potevo per i miei compleanni Sono già un uomo fatto Sono già un uomo morto Tre volte il gallo ha cantato, Signore, tre volte sono risorto Ascoltami o Signore io non ho più parole Il tempo mi ha sconfitto e ha spezzato le mie suole Per cui ti chiedo solamente un ultimo favore Dimentica come mi chiamo Ascoltami o Signore CON TE Una pistola carica, uno sparo sordo nella notte Un’auto inchioda sull’asfalto Una bottiglia rotta e i vetri sopra il marciapiede E c’è la neve, c’è un silenzio magico E un nido abbandonato in cima a un melograno E gli inquilini sono già volati via E E E E E E tengo strette le tue mani gelide respiro tutto il tuo respiro le parole che nella condensa sfumano vedo strade lastricate e luci disegnate un tempo tutto da inventare e costruire poi scomporre e ricomporre insieme a te E fare a pezzi la tristezza con te Viaggiare senza destinazione con te Essere un uomo migliore con te Illuminare il sentiero di te Il vino scalda cuore e stomaco E ci regge la candela e sulla tela il rosso prende posizione E lascia poco margine al viola Io non sapevo, non vedevo, non pensavo, non cercavo Mica mi riconoscevo e lentamente sprofondavo E adesso vivo ad occhi spalancati E leggo la fortuna scritta sulle mani Che ti sfiorano mentre respiri su di me Se vuoi puoi scrivermi, puoi raccontarmi E nei tuoi temporali puoi accompagnarmi Ma per favore almeno in questa vita tienimi con te E camminare sulla neve con te Attraversare gli oceani con te Essere un uomo migliore con te Essere molto, molto meglio di me E fare a pezzi la tristezza con te Viaggiare senza destinazione con te Essere un uomo migliore con te Essere molto, molto meglio di me L’ULTIMO BLUES DELL’UMANITA’ E’ più sospetto di uno zingaro che fa footing E ha un albero simulacro che non abbandona mai E taglia il cielo quella lama di luna bianca Che illumina le maschere e gli orinatoi E si guarda intorno nel quartiere cinese vicino alla cappelleria Che la stazione è lontana e le ombre chiudono la via Sgrana il suo rosario, ha un tatuaggio che gli ricorda Singapore E un buco di fucile tra la palpebra ed il cuore Nessuno in strada nessuno alle finestre Nessuno per un ultimo desiderio da giocare E gli oleodotti affondano l’asfalto dagli skyline che intuiscono il mare E le ragazze hanno muscoli possenti e per cinquanta euro danzano il wrestling per te Che allunghi il passo tra gli odori del mercato kosher Lascia una donna stesa al filo della biancheria Sul balcone vicino alla spesa e a paccottiglie d’ipocrisia Was only a flirt you sure did know Some one was hurt long time ago All is the same time has gone by Some day you came some day you’ll die Some one has died long time ago Some one who tried but didn’t know Occhiali scuri come pece nei bidoni e strade nere come lame d’ardesia Prega talismani che assolvono i peccati Alla luce dei lampioni e alle croci della chiesa Ha un taglio nella nuca e timpani che esplodono al bagliore della via Quando il serpente sibila e all’alba livida lascia la sua scia Il suo Vangelo gli ha fermato una pallottola letale Nell’azzurro obliquo delle sirene della polizia Was only a flirt you sure did know Some one was hurt long time ago All is the same time has gone by Some day you came some day you’ll die Some one has died long time ago Some one who tried but didn’t know Le parole in inglese sono “Last blues to be read some day” di Cesare Pavese DOVE Dove i cieli d’aprile hanno lacrime di pioggia Dove il sangue delle nuvole colora il temporale Dove i fiori selvatici profumano di roggia Ogni fiore è meno fiore senza te Dove fugge l’aurora se la notte fa scintille Alla luce di lanterne che disegnano il selciato Dove le Madonne appese ti consegnano le stelle Ogni stella è meno stella senza te Dove scioglie la neve e diventa corrente Dove i fiumi s’incontrano ma non si parlano mai Dove scende la notte e la notte ti prende Ogni notte è meno notte senza te Dove l’erba non cresce, dove grida il deserto Dove il sole non scalda ma brucia negli occhi Dove il tempo non passa e ha il respiro più corto Dove guardi attraverso derrate di specchi Dove c’è il tuo riflesso e il riflesso svanisce Dove il rovo trafigge poesia e vasnità Dove scorre la notte e la luce assopisce Ogni luce è meno luce senza te Dove scende la notte e violenta colpisce Ogni cosa è molto meno senza te L’ULTIMO SCRIVA LA STORIA Ci sono scampoli di esistenza appesi al filo della biancheria E gare olimpiche di resistenza e campionati di acrobazia Se i cannibali non ti hanno preso e cucinato a fuoco lento E’ perché la tua pelle è legno duro e il tuo sangue virulento Ho un amico coi capelli lunghi che sa dare di karate Che consuma le sue scarpe al roveto abituate Lui ti offre due bicchieri con i soldi che gli hai dato E che ti restituisce dopo essersi ubriacato Un musicista ne ha viste tante, ha visto palchi giganteschi Ha visto cresime e battesimi, sguardi incantati e pilateschi E ogni domenica lascia un fiore al grande amore che ha perduto Con il rimpianto di sopravvivere a chi non ha mai conosciuto Ma se cerchi la felicità nel metadone dei pensieri Non ti affannare che la verità è più pesante dei panni stesi Sono di quella generazione uscita da una sparatoria E non so bene come andrà a finire Però l’ultimo, l’ultimo scriva la storia E il patrono dei perdenti non ha pagato la bolletta Benedice cani e gatti, ma nessuno gli dà retta Fuma semi di mangrovia e ha due anelli al dito medio Uno per dire messa, l’altro per porvi rimedio E mentre il circo leva le tende e i cani annusano la strada I botti annunciano la festa, gli angeli sguainano la spada E’ un lupanare di stelle rosse come la notte del giudizio Le trombe dell’apocalisse hanno annunciato l’armistizio Ma se cerchi la felicità nel metadone dei pensieri Non ti affannare che la verità È più pesante dei panni stesi Sono di quella generazione uscita da una sparatoria E non so bene come andrà a finire Però l’ultimo scriva la storia DENTRO QUESTA CANZONE Dentro questa canzone non c’è un tema speciale Non c’è alcuna ragione per doverla ascoltare C’è un biglietto scaduto che non serve a viaggiare Che non si fa obliterare e tutto resta com’è Dentro questa canzone non c’è niente da dire Né un indizio che alluda dove andare a parare C’è un ombrello spezzato che non si può riparare Che non ti può riparare e tutto resta com’è Dentro questa canzone non c’è alcuna notizia Non c’è una buona causa e nessuna ingiustizia C’è una luce confusa che non riesci a guardare Così chiudi i tuoi occhi e tutto resta com’è Dentro questa canzone non c’è impegno sociale Non c’è una minoranza da dover tutelare C’è una linea ondulata e odore di temporale Così chiudi le imposte Dentro questa canzone non c’è un senso compiuto Non c’è niente da dire perché niente è accaduto C’è una lamina bianca e come tale rimane Così spegni la luce e tutto resta com’è Dentro questa canzone c’è una stanza ordinata C’è un programma alla tele e una figlia assopita C’è la neve che cade e una notte perfetta Così spengo la luce e tutto resta com’è Bonus track: MIA MADRE STA SU FACEBOOK Mia madre sta su Facebook e mi controlla i post Ed io mi sento un poco perso tipo i naufraghi di Lost Commenta quel che scrivo con caustica ironia Pensavo di bannarla, ma è pur sempre mamma mia Mia madre sta su Facebook e con un gran tempismo Sputtana i miei segreti di magia e di trasformismo Io parlo di illusioni, io parlo di magia Lei pubblica le foto della mia colonscopia Mia madre sta su Facebook e non si perde niente Io scrivo per i fans pensieri arguti e intelligenti Lei li smonta pezzo a pezzo ed è superfluo dire Che la mia credibilità va a farsi benedire Mia madre sta su Facebook e io mi sento un deficiente Perchè pubblica le foto di quand’ero adolescente E non contenta le completa di didascalia E a me tocca un altro ciclo di psicoterapia Mia madre sta su Facebook ed è una vita grama Riuscirebbe a litigare anche con il Dalai Lama Ho chiesto al vecchio Zuckerberg un poco di censura Io odio la democrazia, viva la dittatura Mia madre sta su Facebook e io cerco di ignorarla Ma gli amici miei la likano ed è impossibile arginarla La mia reputazione sta calando duro, com'è ovvio che sia Vorrei tanto bannarla ma è pur sempre mamma mia Vorrei tanto bannarla ma è pur sempre mamma mia Vorrei tanto bannarla ma è pur sempre mamma mia (Testi Di Federico Sirianni)