Report 2° seminario
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Report 2° seminario “Conoscenza: tempi , luoghi e relazioni per l'apprendimento permanente” Nodi condivisi Un elemento fortemente condiviso all'interno del seminario è stato la necessità di riaffermare con determinazione e forza che l’apprendimento permanente è un diritto inalienabile, con una forte valenza democratica, che deve essere realmente esigibile su tutto il territorio nazionale. La scuola svolge in questo senso un ruolo indispensabile, ma occorre interrogarsi su quali metodi e quale pratiche possano fare in modo che questa assolva al compito assegnatole dalla Costituzione. Su questo terreno si giocano due questioni cruciali. La prima riguarda la costruzione delle premesse affinché un individuo impari a imparare, indispensabili per rimanere nell’ottica dinamica della formazione permanente. La seconda riguarda la scuola come luogo di esperienza e apprendimento dei saperi critici e delle competenze di cittadinanza. Abbiamo condiviso la convinzione che la scuola debba puntare allo sviluppo globale e sereno della personalità e che ciò è praticabile nella misura in cui la formazione si nutre di cura, relazione, gratuità, cooperazione, apportando competenze utili ad intersecare il percorso curricolare con quello di vita, anche attraverso un ripensamento della didattica. È questo il presupposto per aiutare ogni persona ad essere un soggetto realmente pensante. Senza una buona scuola di tutti e di ciascuno, che sia spazio di inclusione, che sappia partire da un riconoscimento di chi vive situazioni di diversità e marginalità sociale, il desiderio di imparare non può nascere né tanto meno durare nel tempo e prolungarsi oltre la scuola. Né possiamo dimenticare la valenza educativa che assumono i territori e i contesti di vita. Tra scuola e territorio esiste una relazione circolare, nella quale è importante avviare processi di definizione dei ruoli dei diversi soggetti e una condivisione di esperienze, percorsi e modelli metodologici. Non è un caso che più di un intervento ha sottolineato la necessità di patti, che mettano in una relazione orizzontale i diversi soggetti che assumono una responsabilità educativa. Si apprende infatti in diversi contesti e in diverse età della vita. Anzi, la necessità o il piacere di rientrare in formazione è una necessità sociale e un bisogno individuale. Le persone, a qualsiasi età, devono poter prendere in mano il proprio progetto di vita, tanto in termini di crescita umana, quanto lavorativa. Per questo occorre un sistema integrato che non deve significare meno scuola, ma ampiezza e coerenza delle opportunità (pensate sul territorio) dopo una seria rilevazione dei bisogni formativi. Il bisogno di educazione da parte degli adulti è particolarmente eterogeneo, spesso fatica a emergere e ad essere riconosciuto nella sua specificità. Occorre pertanto dotarsi di strumenti per leggere i bisogni formativi reali nei territori. Va mantenuta l’idea di sistema, inteso come una serie di sottosistemi che comunicano tra loro e funzionano in maniera flessibile e sinergica. Altro punto condiviso riguarda la padronanza della lingua, come questione democratica: il valore della parola nell'esercizio della cittadinanza. Attraverso la lingua passa il discrimine tra inclusione ed esclusione. Pensiamo solo al valore che questa può assumere nella relazione degli immigrati con la società ospitante. La lingua deve essere strumento consapevole nel percorso di apprendimento, che altrimenti risulta fatto di parole logore che ci si appiccicano addosso per un momento, per poi scivolare via. Nodi aperti La valutazione rappresenta una questione particolarmente complessa che non abbiamo sciolto ma di cui abbiamo individuato alcuni elementi: − le offerte formative riservate agli adulti non possono costituire forme di speculazione su quello che è un diritto esigibile e che deve essere garantito attraverso un facile accesso a queste opportunità e attraverso la garanzia della loro qualità, il che comporta forme di valutazione e accreditamento; − va evitato che l'introduzione del federalismo determini o aggravi sperequazioni territoriali in seno all'offerta formativa; − altra questione: la certificazione delle competenze, che implica un'azione di formazione per i docenti e gli operatori, perché siano in grado di mettere a punto e utilizzare procedure, strumenti e criteri condivisi. Non sono mancati interventi critici su questo punto. Certo è che i percorsi di formazione degli adulti non possono prescindere dai saperi, dalle esperienze, dalle motivazioni di chi rientra in formazione. Un ripensamento del ruolo della scuola e del suo rapporto con il territorio implica una ridefinizione della funzione degli insegnanti e del loro diritto ad una formazione che li aiuti a “pensare in grande”. Azioni utili e proposte - Lavorare sul terreno dell'apprendimento permanente richiede una grande cura delle relazioni intergenerazionali, interistituzionali e la capacità di fare rete tra i soggetti coinvolti nei processi di formazione. - Sarebbe opportuna una legge quadro sull'apprendimento permanente, proprio per evitare quel rischio di aumentare le varianze territoriali già menzionato e rendere effettivamente esigibile questo diritto. - Una volta definiti i criteri di riferimento a livello nazionale, questi andrebbero declinati sul piano degli atti di intesa tra Stato e Regioni e sul piano delle normative regionali. - È fondamentale che vi sia un'azione di regia da parte delle istituzioni, nel quadro di una politica nazionale, ma è altrettanto fondamentale che ciò avvenga attraverso processi di coinvolgimento partecipativo di tutti i soggetti impegnati. - In questo senso all'idea di un federalismo neo-centralista opponiamo quella di una forte valorizzazione delle autonomie, come strumento di azione, progettazione e assunzione di responsabilità all'interno di un quadro di riferimento unitario, condiviso, nazionale.