20 sigarette - Teatro Nuovo Verona

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20 sigarette - Teatro Nuovo Verona
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QUELLA SERA DORATA (The City of Your Final Destination)
Lunedì 18 ottobre
Martedì 19 ottobre
Mercoledì 20 ottobre
Giovedì 21 ottobre
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 15.30 - 17.45 - 20.30
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 16.30 - 19.00 - 21.30
Regia: James Ivory
Con: Anthony Hopkins, Omar Metwally, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg
Durata:1h 58’ - Gran Bretagna 2009 - Drammatico
J
ames Ivory, ottantadue anni suonati, continua a fare cinema in una posizione assolutamente autonoma. Non legato alla
cultura americana, ma debitore piuttosto a quella anglosassone europea, con il suo ultimo film “Quella sera dorata”,
prende spunto (come sua abitudine) dall’omonima opera letteraria di Peter Cameron, che Ruth Prawer Jhabvala, sua
sceneggiatrice da sempre, ha tradotto per il grande schermo. La storia ruota intorno alla famiglia di un autore di un romanzo, Jules Gund, ormai scomparso, sulla cui vita Omar Razaghi (Omar Metwally), giovane ricercatore statunitense, è molto
interessato a scrivere una biografia. Omar Razaghi, uomo senza forza decisionale, quasi facendosi violenza parte per l’Uruguay e raggiunge la località di Ochos Rios, dove riesce a farsi ospitare nella grande villa dove vive la turbolenta e singolare
famiglia dello scrittore scomparso. Lì trova la glaciale moglie Caroline (Laura Linney), la giovane amante Arden (Charlotte
Gainsbourg), sua figlia Porzia, avuta dalla relazione con lo scrittore, ed il fratello di questi, Adam (Antony Hopkins), cinico e
rassegnato. L’atmosfera letteraria che si respira a grandi linee in “Quella sera dorata”, lascia che la trama si snodi in dialoghi
scanditi da parole e frasi che sottendono timori, paure, acredini e rancori familiari che definiscono, alla fine, l’identità e la
figura di questo misterioso scrittore scomparso, autore anche di un romanzo mai terminato. Ivory adora spiegare il presente
facendo riferimento al passato dei suoi personaggi. Ed è nel passato che va cercata la causa dei tormenti, delle ansie e dei
timori che attanagliano i personaggi della famiglia di Jules Gund, in una guerra muta e malinconica, che si definisce apertamente nel dialogo incalzante e chiarificatore che il timido Omar Razaghi riesce a condurre con i familiari dello scrittore. I lunghi tempi dell’inquadratura costringono lo spettatore a guardare al di là della storia i personaggi, i luoghi, le cose. Il montaggio, l’illuminazione scenica, la recitazione di un cast impeccabile, costituiscono il senso personale che Ivory ha voluto ed
ha saputo ancora una volta dare con “Quella sera dorata”. La complessità della storia, intrisa di dolori e forti risentimenti familiari verso quest’uomo scomparso, alla fine si illumina di positività per una ritrovata volontà di vivere con serenità il tempo
del futuro. I fantasmi svaniscono ed ognuno riesce a ritrovarsi in una dimensione emotivamente stabile e costruttiva. Ivory,
nonostante la sua vegliarda età, non ha perso la sua singolare capacità di riuscire a dare forma e sostanza ai personaggi, agli
ambienti ed alle vicende. Il suo è sempre un cinema raffinato e profondo, indiscutibilmente coinvolgente ed affascinante.
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20 SIGARETTE
Lunedì 25 ottobre
Martedì 26 ottobre
Mercoledì 27 ottobre
Giovedì 28 ottobre
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 15.30 - 17.45 - 20.30
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 16.30 - 19.00 - 21.30
Regia: Aureliano Amadei
Con: Carolina Crescentini, Vinicio Marchioni, Fabrice Scott, Giorgio Colangeli, Massimo Popolizio,
Antonio Gerardi, Gisella Burinato, Luciano Virgilio, Orsetta De Rossi
Durata:1h 34 - Italia 2010 - Drammatico
F
ilm toccante, duro, commovente. Perché “20 sigarette” racconta la storia della strage di Nassiriya, la barbara uccisione di diciannove italiani e diversi cittadini iracheni, vittime di un atroce attentato kamikaze. Un
film violento, realistico, aggressivo nelle immagini, a partire dai fotogrammi delle vittime mutilate subito
dopo l’esplosione e inermi al suolo e dalle sequenze in primo piano delle braccia e del corpo del protagonista, inondato di sangue e avvolto dalla sabbia e da una miriade di schegge schizzate durante la deflagrazione.
L’opera di Aureliano Amadei porta in scena la sua storia personale di sopravvissuto a quella strage, avvenuta a
Nassiriya il 12 novembre 2003. La sua storia è quella di un giovane ragazzo di idee anarchiche e antimilitariste
che decide di accompagnare l’amico e regista Stefano Rolla in Iraq per aiutarlo a girare un documentario sul
conflitto nell’ex territorio governato da Saddam Hussein. “State tranquilli,” - gli dicono - “gli italiani sono in
quelle martoriate terre solo per portare aiuto alle popolazioni civili, la loro è soltanto una missione di pace.” Ma
già ai primi contatti con le calde terre orientali, Aureliano sente lo sparo delle mitragliatrici quando il camioncino
di militari attraversa il centro abitato vicino alla postazione degli italiani. Forse non si tratta solo di operazioni
umanitarie in Iraq, probabilmente le pallottole volano veramente per l’aria e la guerra non è una realtà così lontana come i racconti giunti in Italia vogliono far credere. Il film vuole essere un resoconto vero e sincero, appassionato e commovente, di chi era lì per davvero in quel momento: un giovane aiuto-regista a seguito dell’amico,
le amicizie con alcuni militari, le due chiacchiere e le battute scambiate con i carabinieri sul cortile della loro
caserma e poi improvvisamente appare un autocarro rosso che sfonda la sbarra dell’ingresso della recinzione e
in un secondo tutto salta in aria, dando vita ad un inferno di fuoco. Sangue, spari, uomini che non rispondono
più al richiamo, fumo, polvere, lacrime e urla, disperazione e irrealtà: esseri umani che in un secondo spariscono
dalla faccia della terra, all’interno di un incubo che perde tutti i connotati della aderenza al reale per trasformarsi nel soggettivismo terrificante e disumano di chi è in rimasto ancora in vita. E poi c’è l’altra storia, quella
del sopravvissuto rientrato in Italia: al capezzale di Amadei, all’ospedale militare del Celio a Roma, si recano in
doverosa processione i rappresentanti delle istituzioni, le alte gerarchie militari, gli uomini politici, i giornalisti e
tutta la carovana del mondo mass-mediatico. Anche in questa parte, il film risulta particolarmente convincente e
sincero, in grado di smascherare la facciata delle celebrazioni nazionalistiche, per guardare con occhio più lucido e umano le vicende realmente accadute: perché questo conflitto? E poi i morti iracheni non sono sullo stesso
piano di quelli italiani? E di quelli americani, inglesi, spagnoli e altri ancora? Dov’è il senso di tutto ciò? Ecco,
un altro merito del film è il seguente: lasciare al realismo delle immagini e al prorompere delle emozioni, senza
sventolare nessuna bandiera di semplicistico e ingenuo pacifismo, il compito di condurre lo spettatore verso
un’analisi oggettiva e individuale di quella insensata operazione militare che è stata l’invasione dell’Iraq; e di cui
Nassiriya resterà nei libri di storia come una drammatica pagina macchiata di sangue. Un plauso, inoltre, agli
attori, da Vinicio Marchioni (Amadei nel film) a Carolina Crescentini, da Giorgio Colangeli ad Alberto Basaluzzo.
FILM D’ESSAI:
Ingresso intero € 6,50 - Mercoledì € 4 - Tesserati Cineforum € 3
INCEPTION
Martedì 2 novembre
ore 17.30 - 20.30 - 00.00
Mercoledì 3 novembre ore 15.30 - 18.15 - 21.00
Giovedì 4 novembre
ore 16.00 - 18.45 - 21.30
Regia: Christopher Nolan
Con: Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Ellen Page
Durata: 2h 28’ - USA, Gran Bretagna 2010 - Azione
E
ntrare nei sogni delle persone e rubare informazioni. È questo il lavoro di Cobb e del suo amico Arthur. Una
professione che purtroppo ha costretto il primo a vivere lontano dalla sua famiglia. C’è solo un modo per
lui di potere tornare dai suoi bambini: operare un’inserzione nel subconscio del figlio di un noto industriale.
Non un furto, ma l’immissione di un’emozione ex nova che abbia la forza di modificare, almeno in parte, il carattere
della vittima. Se Cobb ce la farà, i suoi trascorsi verranno archiviati e potrà tornare dai suoi cari. Scritto e diretto da
Christopher Nolan, “Inception” è un grande gioco di scatole cinesi. Sogno nel sogno nel sogno. L’abilità è prima di
tutto nella sceneggiatura. I viaggi di personaggi nel mondo onirico di qualcuno sono sempre a rischio: incongruenze,
mancanza di credibilità e paradossi sono sempre dietro l’angolo. Difficile è soprattutto fare passare l’idea che ciò che
accade in una sorta di realtà virtuale abbia poi effetto anche sul mondo vero. Basta svegliarsi per uscire dalla fantasia,
o no? L’idea di un limbo nel quale cadere e da cui non risvegliarsi, seppur abusata già da tanti libri e pellicole, deve
essere spiegata e trattata con cura. Nolan ci riesce. La tensione rimane alta dall’inizio alla fine e lo spettatore partecipa
a tutta la vicenda come se lui stesso fosse impegnato nella missione e avesse paura di rimanere intrappolato. Le
ragioni di questa profonda empatia tra visionatore e visionato? Prima di tutto, l’assenza di un vero cattivo su cui
operare una catarsi, una vendetta liberatoria. Tutti i membri della squadra sono dei “buoni”. Non c’è nessuno da
sconfiggere, se non il subconscio dello stesso Cobb. Si lotta solo contro il tempo.