Dispensa genitori secondaria Affettività 2014

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Dispensa genitori secondaria Affettività 2014
I COLORI DELLE EMOZIONI
L’ADOLESCENZA
INCONTRO DI FORMAZIONE CON I GENITORI
PROGETTO DI EDUCAZIONE AFFETTIVA E SESSUALE
PROMOSSO DALL’ISTITUTO COMPRENSIVO 2
Di CASTELFRANCO VENETO
Dott.ssa Elisa Codato 345/2158695
Dott.ssa Anita Gasparini 348/5825290
L’ADOLESCENZA
L’adolescenza è il periodo di vita di un individuo che si interpone tra l’infanzia e la vita
adulta. Cronologicamente, l’adolescenza potrebbe essere collocata in un’età compresa tra
i dodici e i ventidue anni, anche se è piuttosto difficile darne un’indicazione anagrafica
precisa per via delle differenze individuali e delle caratteristiche della nostra società.
Ironicamente, si potrebbe dire che l’adolescenza si sa quando inizia ma non quando abbia
fine, dato che sono in aumento i giovani che, per motivi economici o di studio, prolungano
la permanenza in casa dei genitori e la dipendenza da loro, ritardando sempre più
l’ingresso nel mondo degli adulti. Spesso, sono gli stessi genitori a ostacolare la crescita e
l’allontanamento dei figli, che tendono sempre a essere considerati i loro “bambini”.
L’adolescenza è caratterizzata da una molteplicità di cambiamenti su svariati fronti, che
coinvolgono il giovane e spesso sconvolgono la sua famiglia. Per quanto riguarda lo
sviluppo psicologico di questa fase della vita, si possono distinguere due periodi.
a. La preadolescenza (da poco prima della maturazione puberale fino ai 14/15 anni)
che coincide con gran parte del ciclo della scuola secondaria inferiore; esso è
caratterizzato da una accelerazione della crescita e dalle conseguenti risonanze
psicologiche, sia sul piano intellettuale che su quello affettivo-sociale.
b. Il periodo successivo, l’adolescenza vera e propria, vede continuare i processi di
sviluppo (fisico, intellettuale, affettivo e sociale) già avviati, ai quali se ne
aggiungono altri, come quello delle scelte che si vanno profilando e dei rapporti con
i coetanei dell’altro sesso. Tuttavia l’adolescente, avendo acquisito una maggiore
maturità intellettuale ed emotiva, dovrebbe essere ormai in grado di gestirli.
Quello che caratterizza fortemente quest’età è la presenza di “situazioni conflittuali”. Si
può trattare tanto di conflitti interpersonali (con genitori, insegnanti, coetanei) quanto, con
una più estesa presenza, di conflitti intrapsichici, ovvero quelli che si manifestano
all’interno della persona, quando due forze psicologiche pari agiscono in direzioni opposte
(K.Lewin). Tale compresenza di forze opposte si verifica quando il ragazzo deve scegliere
tra due alternative, tra due situazioni diverse, o in una stessa situazione che sia
ambivalente, cioè che abbia aspetti positivi e negativi. Generalmente il conflitto
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interpersonale si traduce in conflitto psichico e spesso, in tali casi, è difficile riconoscere
quali siano le due forze contrapposte.
La maturazione biologica
L’adolescenza si caratterizza per il passaggio dalla condizione fisiologica di bambino a
quella di adulto. Questa fase viene denominata pubertà ed è causata dall’incremento
dell’attività ipotalamo-ipofisaria gonadotropa. Le conseguenze dello “scatto di crescita”
(accelerazione del ritmo di crescita rispetto al periodo precedente) sono le seguenti:
- aumento dell’altezza: ci può essere un incremento dell’altezza che va dai sette ai quindici
centimetri per i maschi e dai sei agli undici centimetri per le femmine. La statura può
iniziare ad aumentare dai dieci anni o più tardi (sino ai sedici anni) per i maschi e dagli otto
anni per le femmine (sino ai quattordici). Dopo il picco di crescita gli adolescenti
continuano a crescere, in modo decelerato, sino a circa diciotto anni;
- aumento del peso: si manifesta in un secondo tempo rispetto all’aumento della statura e,
al suo termine, l’adolescente ha raggiunto un peso più o meno doppio rispetto all’inizio
della fase. L’aumento ponderale è dovuto allo sviluppo dei muscoli e delle ossa, ma anche
alla crescita di tutti gli organi interni ed alla maggiore quantità di massa adiposa;
- sviluppo degli organi genitali: nei maschi aumentano il volume dei testicoli e le
dimensioni del pene. Questo fenomeno inizia tra i dieci e i quattordici anni per concludersi
tra i quattordici e i diciassette anni circa. Allo sviluppo dei genitali maschili si
accompagnano le prime eiaculazioni, mediamente datate attorno ai tredici anni. Nelle
femmine si sviluppano i genitali, e gli organi riproduttivi (utero e ovaie) aumentano di
volume. L’età del menarca è mediamente, nei paesi occidentali, attorno ai dodici anni (con
variazioni dai dieci ai sedici anni), in genere si presenta dopo lo scatto di crescita;
- sviluppo dei caratteri sessuali secondari: nei maschi crescono i peli su tutto il corpo,
prima sul pube (tra i dodici e i sedici anni), seguiti da ascelle, barba e baffi (tra i quindici e i
sedici anni) petto, membra e addome. La laringe si allarga e le corde vocali si allungano,
con il conseguente abbassamento della voce di un’ottava. Durante il processo di
cambiamento della voce, essa risulta rauca. Nelle femmine si assiste all’arrotondamento
del bacino, dovuto all’allargamento dell’osso pelvico e all’aumento di adipe, ed alla
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crescita del seno (a partire dai nove anni circa). Compaiono inoltre i peli e livello pubico e
ascellare.
La sessualità
Sul piano sessuale l’adolescente sperimenta l’abbandono del corpo infantile per acquisirne
uno adulto. Compaiono i caratteri sessuali secondari e si raggiunge la maturità
riproduttiva. Per alcuni ragazzi tutto ciò può essere sconvolgente perché si sentono
impreparati e impotenti di fronte all’esplosione del loro corpo. La tempesta ormonale tipica
di questa età può mettere a disagio perché la società chiede di controllare le proprie
pulsioni sessuali, originando ansie e tensioni. Alcuni possono reagire cercando di
nascondere la nascente sessualità per prolungare il più possibile la propria infanzia,
mentre
altri
possono
esasperarla
assumendo
precocemente
comportamenti
e
abbigliamento “da grandi”, per sentirsi più adulti. Il corpo sessuato spaventa, ma
incuriosisce, si vuole conoscerlo, esplorarlo, la masturbazione è molto praticata in questa
fase della vita, a quanto pare più dai maschi che dalle femmine. Il legame preferenziale
con il “migliore amico” è un modo per dare sfogo, nella prima adolescenza, in un modo
consentito dalla nostra società, ad una latente omosessualità che inconsciamente è molto
forte in questa fase della vita. Questo avviene anche attraverso il contatto fisico, è tipico
per le ragazzine camminare mano nella mano, a volte baciarsi sulle labbra, mentre per i
ragazzi i contatti fisici sono in genere connotati da maggiore aggressività. La nostra cultura
è, infatti, propensa a giudicare meno compromettente l’affettività espressa in pubblico tra
due donne che non tra due uomini. Per alcuni adolescenti si pone il problema della propria
sessualità, si può avere il timore di non essere “normali”, di essere omosessuali o incapaci
di avere rapporti sessuali. Più avanti assume maggiore rilevanza la figura del
“fidanzatina/o”, con cui si possono avere le prime esperienze, che inizialmente possono
essere dettate più dal desiderio di provare qualcosa a sé stessi, di essere “capaci”, più che
dal vero sentimento. Per questo motivo i primi rapporti possono essere sconvolgenti o
deludenti: essere pronti fisicamente non vuol dire necessariamente esserlo anche
mentalmente.
Influenza p sicologica della maturazione sessuale
La crescita corporea in età adolescenziale non è interpretata da tutti allo stesso modo. Un
fattore che influenza il vissuto personale è il momento in cui avviene lo sviluppo. Variabili
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soggettive fanno sì che non tutti i coetanei si sviluppino contemporaneamente, ma
all’interno di un gruppo vi possono essere individui che crescono più precocemente di altri.
Ci sono innanzitutto delle differenze di genere sulle conseguenze di uno sviluppo precoce:
- i maschi traggono vantaggio dallo sviluppo precoce perché questo consente loro di avere
maggiore popolarità tra i coetanei e l’assunzione dei ruoli di leader, mentre uno sviluppo
tardivo comporta insoddisfazione verso il proprio corpo, minore fiducia in sé e minore
popolarità;
- le femmine sembrano svantaggiate da una pubertà anticipata. Una maturazione puberale
precoce fa sì che le ragazze si percepiscano adulte e siano percepite tali anche
dall’ambiente circostante, con maggiore facilità ad essere accolte in gruppi di adolescenti
più grandi. Questo aumenta le probabilità che tali ragazze possano intraprendere condotte
devianti in quanto hanno meno strumenti cognitivi per valutare le situazioni rispetto alle
ragazze più mature.
Il processo di crescita brucia molte energie che non possono essere impiegate per altre
attività. Un calo di rendimento scolastico è comprensibile e non preoccupante a questa
età, soprattutto se si considera che in molti soggetti lo “scatto di crescita” avviene in
concomitanza con il passaggio dalla scuola media a quella superiore: il cambiamento di
scuola è un evento stressante che si va ad aggiungere al già difficile compito di crescita.
Altro importante compito è sviluppare un’identità sessuale, che pone l’esigenza di
discriminare quali sono i compiti strettamente maschili o femminili, perseguendo interessi
e aspirazioni che siano tipici del proprio genere. Nei paesi dell’Europa del Nord, dove c’è
effettiva parità tra uomo e donna, si sente meno questa necessità. In altre culture, quali la
nostra, dove la parità sessuale non è ancora pienamente realizzata, le ragazze
usufruiscono di una gamma più vasta di scelte rispetto ai maschi: si possono vestire con
abiti maschili, studiano, non accettano di farsi esclusivo carico di lavori domestici. Da parte
maschile, si sta osservando maggiore disponibilità alla flessibilità, accettando di svolgere
compiti considerati un tempo esclusivamente femminili (quali cucinare o lavare).
Lo sviluppo puberale è un momento difficile, per superarlo bene bisognerebbe possedere
strumenti cognitivi ed etici non sempre a disposizione, se lo sviluppo avviene in epoca
precoce. Grande importanza ha l’ambiente familiare che aiuta l’adolescente ad accettare i
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suoi cambiamenti. Di non secondaria rilevanza è il gruppo dei coetanei, fonte di confronto
e di aiuto nel reagire in modo adeguato alle provocazioni che il contesto circostante
potrebbe avere nei confronti della nascente sessualità dell’adolescente (come rispondere
ad allusioni e frasi maliziose). I ragazzi che non hanno la possibilità di frequentare i
coetanei, ad esempio perché già inseriti nel lavoro, in un mondo di adulti potrebbero
trovare più difficoltoso il loro percorso di crescita.
Il sesso
Caratteristica peculiare dell’adolescenza è la trasformazione corporea, che implica il
passaggio da un corpo da bambino ad uno adulto (di questo argomento se ne parla
dettagliatamente nell’articolo “la maturazione sessuale dell’adolescente”). Il possedere un
corpo sessuato fa sì che l’adolescente dia al proprio corpo anche un significato erotico, si
modificano così i rapporti con i familiari e con i coetanei dell’altro sesso.
Gli adolescenti possono conoscere sé stessi attraverso la scoperta dell’autoerotismo,
esperienza un tempo giudicata negativa e portatrice di preoccupanti effetti collaterali
(cecità, sordità, paralisi, demenza). Attualmente la masturbazione viene considerata dai
sessuologi e dagli educatori un atto che aiuta il ragazzo a fare chiarezza sul proprio
funzionamento e a rassicurarsi sulla propria normalità. Alcuni educatori si mostrano
preoccupati nei confronti dell’atto autoerotico, perché credono che l’adolescente, con il
tempo, possa trovare in esso una forma di gratificazione tale da rifiutare di sperimentarsi in
relazioni a due, con il rischio di un eccessivo isolamento. Gli adolescenti, da parte loro,
prendono posizione sulla questione, giudicandolo un atto normale oppure immorale a
seconda dei valori che essi hanno e che derivano dal loro ambiente culturale.
Il bisogno di crescita degli adolescenti li porta a farsi coinvolgere da relazioni sentimentali,
che possono essere considerate un modo per appagare il desiderio di affetto, per dare
sfogo alle proprie pulsioni, o per entrambi. Il modo di considerare una relazione
eterosessuale dipende in gran parte dai valori che ciascuno elabora relativamente al
rapporto uomo-donna. Al giorno d’oggi sembrerebbe che gli adolescenti abbiano ancora
una visione stereotipata della sessualità, per cui i maschi ricerchino relazioni disimpegnate
che comportino una gratificazione immediata, mentre le femmine ricerchino un rapporto
duraturo, romantico. Gli stereotipi in realtà non corrispondono poi ai reali comportamenti.
Le scelte che ognuno fa dipendono molto dalle prospettive offerte dal proprio ambiente e
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dalle pressioni dei coetanei. Ci sono adolescenti che godono di minori spazi di libertà di
altri: si tratta soprattutto di femmine che, per ragioni religiose o di appartenenza etnica,
sono molto controllate dalla famiglia. Sul versante opposto, ci sono adolescenti che si
fanno coinvolgere precocemente in relazioni sessuali per la pressione esercitata dal
gruppo. Inoltre, gli adolescenti, nella nostra società, ricevono dei messaggi contraddittori
sul sesso: la televisione, la pubblicità, la stampa ed i coetanei incoraggiano la permissività,
mentre gli educatori incoraggiano l’attesa e la cautela.
L’adolescente ha raggiunto la maturità biologica, ma non ancora quella sociale, in quanto
egli è considerato un cittadino in fase di formazione (sia che studi, sia che sia già inserito
nel mondo del lavoro). Questo comporta che il ragazzo, pur avendo l’esigenza di
esprimere la propria sessualità, non possa farlo all’interno del matrimonio, perché non si
sente e non è considerato pronto per questo impegno. La maggiore liberalizzazione dei
modelli di comportamento e la diffusione dell’uso dei contraccettivi hanno incentivato la
possibilità di esprimere la sessualità fuori da un contesto istituzionalizzato. Ricerche
italiane hanno evidenziato che l’età dell’esordio sessuale si attesta attorno ai 15-16 anni,
con maggiore precocità per i maschi, ma è curioso notare che gli stessi ragazzi
sostengono che sarebbe meglio “cominciare più tardi”, dopo i 18 anni. Tra gli adolescenti
più giovani sono state evidenziate delle resistenze nell’uso dei contraccettivi, supportate
da scarse informazioni sul loro funzionamento, dalla paura di proporli al partner, o da un
ottimismo irrealistico per cui si è convinti di essere immuni da inconvenienti quali rimanere
incinta o prendere malattie. Si è visto che sono maggiormente propense all’uso di
contraccettivi le ragazze più grandi, quelle che si prefiggono obbiettivi di carriera e le
coppie che hanno instaurato un rapporto stabile.
La cognizione , lo sviluppo intellettuale e i suoi riflessi nella scuola
Per affrontare in modo adeguato il problema dello sviluppo intellettuale, occorre precisare
cos’è l’intelligenza e di quali strumenti si serve.
L’intelligenza è la capacità di costruire una struttura coerente, partendo dai dati della
conoscenza (capacità di capire): i dati vengono collegati in modo organico, sostenendosi e
complementandosi a vicenda. L’intelligenza è anche la capacità di risolvere problemi:
capacità, cioè, di cambiare la situazione d’insieme con nuovi dati per ottenere una
struttura che risulti più adeguata.
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L’intelligenza si sviluppa, passando dalla capacità di capire e risolvere cose semplici, fino
ad arrivare a quelle difficili. Questo sviluppo non è una linea retta, ma con “tre gradini”,
ogni gradino è l’emergere di un capacità mentale nuova e molto generale, che riorganizza
la nostra attività cognitiva. Il primo gradino (18 mesi) è la “capacità rappresentativa”, il
secondo (5-7 anni) è il pensiero “reversibile”, l’ultimo (11-13 anni) è la capacità di
ragionare per ipotesi. Tra un gradino e l’altro ci sono i periodi in cui queste conquiste
vengono applicate a situazioni via, via, più complesse per creare le condizioni che
rendono possibile un nuovo balzo.
L’ingresso nell’adolescenza comporta anche il perfezionare la capacità di ragionare in
astratto, sapere valutare differenti ipotesi, valutare le conseguenze di una scelta. Queste
abilità sono presenti anche prima dei dieci anni, ma dopo i dodici anni la persona
acquisisce la consapevolezza delle potenzialità del proprio pensiero, lo valorizza, vi riflette.
Il raggiungere la capacità di riflettere sul proprio pensiero e su quello degli altri permette al
giovane di prendere in considerazione idee differenti dalle proprie e la qualità delle
relazioni muta, venendo meno il carattere egocentrico dell’epoca infantile. Eventuali
successi in ambito cognitivo, quali buoni risultati scolastici, aiutano l’adolescente a
rafforzare la propria autostima. La capacità di pensare a differenti possibilità rispetto alla
situazione presente fa sì che l’adolescente possa diventare piuttosto critico nei confronti
della sua realtà, immaginando soluzioni di vita ideali. Spesso queste possibilità non
coincidono con i progetti delle figure di riferimento del giovane, ma è attraverso queste
capacità di pensiero che si inizia a sviluppare la propria individualità. La possibilità di
pensare in astratto permette al giovane di fare i primi progetti per il futuro, immaginarsi “da
grande” e prendere le prime decisioni importanti, quali la scelta della scuola o del lavoro.
La maturazione dell’individuo è un processo molto lungo che dura l’interezza della vita e
non si esaurisce con il termine dell’adolescenza. Sono le esperienze quotidiane e quelle
straordinarie che facciamo nel corso di un’esistenza, a contribuire al nostro sviluppo
cognitivo e affettivo. Si tratta di un processo molto lento, di cui ci possiamo accorgere solo
se abbiamo tempo per soffermarci a riflettere, a differenza dell’adolescenza, in cui i
cambiamenti sono molti ed avvengono velocemente.
Nella scuola secondaria inferiore l’intelligenza del ragazzo compie l’evoluzione verso il
“pensiero ipotetico-deduttivo” (soluzione dei problemi) e il “pensiero complesso”
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(strutturazione di fatti diversi che si coordinano e influenzano tra di loro per giungere ad un
certo esito).
È molto importante che gli insegnanti, di allievi preadolescenti e adolescenti, conoscano
bene le caratteristiche del pensiero ipotetico-deduttivo e il ruolo che in esso ha la
“rappresentazione di situazioni possibili”, non solo perché ne devono favorire lo sviluppo e
il rafforzamento, ma anche perché la sua acquisizione ha molteplici riflessi sull’ambito
della scuola, i più rilevanti sono sei:
I.
L’accesso a contenuti più complessi. Lo sviluppo del pensiero ipoteticodeduttivo apre l’accesso a contenuti di maggiore complessità, che non erano
precedentemente alla portata degli allievi. In ogni disciplina si possono
trovare queste situazioni, in cui occorre porre in rapporto tra di loro diverse
situazioni ipotetiche esprimibili con dei “se” o con dei “se non”, oppure dei
“ma se”.
II.
Induzione e deduzione, sperimentazione e previsione. L’acquisizione della
capacità di ragionare per ipotesi (ovvero per eventi assunti come “possibili”)
e di coordinare più ipotesi, pone un ragazzo in grado di progettare e
condurre, in modo tecnicamente rigoroso, esperimenti volti a scoprire
eventuali rapporti di dipendenza fra più eventi o fra più aspetti dello stesso
evento. Progettare un esperimento, infatti, significa anzitutto immaginare
(induzione), a proposito di un certo fenomeno, le variabili indipendenti che
potrebbero influenzare l’andamento, prevedere (deduzione) le possibili
combinazioni di variabili e, per ciascuna combinazione, i possibili esiti.
Queste “sperimentazioni” riguardano in questo periodo anche i rapporti
sociali, l’amicizia, la socialità, la capacità di suscitare l’interesse del gruppo.
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III.
Lo sviluppo di interessi epistemici. Un terzo riflesso dell’acquisizione del
pensiero ipotetico (e del pensiero complesso) consiste nel fatto che, accanto
all’interesse per problemi che possiamo definire “esplicativi” (il problema di
capire come e perché si è verificato un fatto), compare un interesse nuovo
per problemi “epistemici” i quali riguardano il modo in cui gli uomini sono
venuti in possesso di certe conoscenze. Non è un caso che in questo
periodo molti ragazzi sviluppano interesse per l’archeologia o l’astronomia,
per i metodi e le apparecchiature di cui si servono i loro cultori e per la
letteratura di tipo poliziesco. In questi casi vengono in primo piano i
ragionamenti
ipotetico-deduttivi,
che
consentono
di
scoprire
nuove
conoscenze da indizi già a disposizione. Questi interessi arricchiscono
l’orizzonte culturale e possono fiorire se vengono alimentati da insegnanti
sensibili e ben preparati.
IV.
Il desiderio di discutere. Si fa vivo nei ragazzi, soprattutto in quelli più dotati,
con maggiore autonomia intellettuale, il desiderio che gli insegnanti diano la
dimostrazione ragionata delle loro affermazioni. Si manifesta l’interesse per
la discussione, nell’ambito della quale manifestare idee e vederle prese in
considerazione. Vi sono insegnanti, o familiari, non disposti a discutere alla
pari con i ragazzi, vuoi perché non riconoscono l’importanza di questi
momenti, vuoi perché incontrano difficoltà nel gestire la discussione. Questi
contrasti possono causare incomprensioni e conflitti, tanto nell’ambito
scolastico
quanto
in
quello
familiare.
V.
La
“marginalità
psicologica
volontaria”. Un importante riflesso
dell’acquisizione delle nuove abilità
mentali è il crescente desiderio di
un adolescente di compiere delle
esperienze dirette, in prima persona
e in piena autonomia, nei vari ambiti
della realtà e di valutarne i risultati
“con la propria testa”. Questo atteggiamento si manifesta, anzitutto, in
famiglia. Un ragazzo desidera assumere nei confronti dell’atmosfera
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familiare una posizione di “marginalità”, il desiderio di uscire e di vivere
esperienze fuori casa, da solo o con amici, per poi rientrare nell’atmosfera
familiare, per ritrovarvi un senso di sicurezza, se le nuove esperienze hanno
generato ansia. Questa voglia di stare un po’ fuori e un po’ dentro può
verificarsi anche nei confronti della scuola, ciò accade, in particolare, per
ragazzi con interessi culturali più sviluppati e con maggiori capacità di
iniziativa che, partendo da stimoli scolastici, approfondiscono per conto loro,
riportando poi a scuola il risultato del proprio lavoro. È importante che
l’insegnante scopra e utilizzi queste marginalità culturali volontarie, perché
ciò è positivo per l’allievo, che vede riconosciuta da altri la proprio attività, e
per i compagni, ai quali si apre la prospettiva di attività extra-scolastiche utili
e possibili nelle quali impegnarsi in modo personale.
VI.
Progettare il proprio futuro. Un ultimo riflesso, che l’acquisizione del pensiero
ipotetico può avere, è un accrescimento della capacità degli allievi di
elaborare dei programmi di lunga durata e, in particolare, di progettare il
proprio futuro. Questi progetti per il futuro danno luogo ad una terza
marginalità volontaria (dopo quella nei riguardi della famiglia e della scuola),
che potremmo chiamare “decisionale”. Un adolescente si immagina già
“dentro” una certa situazione e così la vive sul piano cognitivo ed emotivo
anche se è consapevole che ne è ancora fuori, che non ha ancora deciso.
La maturazione del pensiero ipotetico, con tutti questi riflessi che ha nella vita scolastica,
familiare e personale, crea quegli interessi, quella voglia di autonomia, quella voglia di
discutere, che atteggiamenti autoritari e non autorevoli possono far sfociare in conflitti, in
risentimenti, sia a scuola che in famiglia. Tutto ciò assorbe energie, sottratte all’impegno
scolastico,inoltre, a minare la serenità del ragazzo, si aggiungono anche altre tensioni
dovute al rapporto con i compagni e alla formazione del senso di identità.
Le amicizie
In questo periodo della vita diventano fondamentali gli amici, che non sono più dei
compagni di giochi ma dei confidenti e delle persone con cui confrontarsi. La figura
dell’amico del cuore acquisisce grande importanza, ci si sente più sicuri quando si è con
lui, lo si vede spesso come una figura da imitare, da cui trarre spunto per formarsi una
propria identità. L’adolescente, maggiormente libero di muoversi in modo autonomo, ha la
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possibilità di incontrare nuove persone e scegliere i propri amici, che non sono più soltanto
i compagni di scuola o i vicini di casa, ma ragazzi incontrati nei modi più svariati. Si sente
l’esigenza di fare parte di un gruppo di coetanei, con cui trascorrere il tempo libero,
condividere interessi, confrontarsi. Nascono in questo modo i gruppi informali che si
differenziano da quelli formali (quali la classe o la squadra sportiva) per non essere gestiti
da adulti e non avere particolari finalità. Aumenta il tempo trascorso fuori casa, con gli
amici con cui si intrattiene una relazione intensa e continuativa, fondata sulla condivisione
di esperienze e valori e da cui ci si sente sostenuti emotivamente. Fare parte di un gruppo
rafforza la propria autostima, ci si sente più forti perché non soli, il gruppo conferisce
un’identità e senso di appartenenza ai suoi membri. Accanto ai vantaggi dell’appartenere
ad un gruppo, si possono intravedere degli aspetti negativi: protetti dal gruppo ci si sente
forti e si possono commettere azioni sconsiderate, dettate da sensazioni di onnipotenza, o
si possono assumere comportamenti contrari ai propri principi per la paura di contraddire il
gruppo e rimanere soli. Ovviamente queste ultime considerazioni si riferiscono più a
eccezioni che non alla regola.
Il rapporto con i coetanei
Le interazioni con i coetanei hanno grande valore già dall’infanzia, ma durante il processo
di crescita diventano fondamentali. In piena adolescenza diminuisce il numero di veri
amici, si privilegiano i rapporti con pochi coetanei, si dà importanza crescente agli aspetti
psicologici dell’amicizia, in particolare all’autenticità, all’intimità, all’accettazione reciproca
e alla condivisione di gusti, valori e aspirazioni. Il sesso dell’adolescente differenzia il
modo di vivere i rapporti amicali. Per i maschi è importante fare delle attività insieme agli
amici, mentre per le femmine è importante scambiarsi confidenze. Le ragazze considerano
basilare sentirsi comprese dalle amiche e le loro relazioni sono contraddistinte da
maggiore intimità, i ragazzi sono più riservati. Questa differenza non è determinata
geneticamente, ma è la conseguenza di stereotipi culturali, per cui i ragazzi tenterebbero a
rispecchiare i tratti considerati maschili dalla nostra società, quali la prestazione fisica o il
bisogno di primeggiare, mentre le ragazze si riconoscono in tratti psicologici considerati
femminili, quali la disponibilità all’ascolto e alla comprensione degli stati d’animo altrui.
Comunemente gli adolescenti si aggregano in “gruppi”, costituiti da un nucleo di coetanei
impegnati in una relazione intensa e continuativa, fondata sulla condivisione di esperienze
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e interessi considerati importanti per il singolo e per il gruppo. Ogni gruppo definisce i ruoli
e le regole interne, chi tiene a esserne membro non può sottrarsi alle norme che lo
caratterizzano. Le regole possono riguardare il gergo da utilizzare, il modo di vestire,
modalità di condotta che differenziano chi è dentro da chi è escluso. Il contenuto delle
regole, gli obiettivi quotidiani e la struttura gerarchica sono influenzati dall’ambiente sociale
di appartenenza dei membri. Ad esempio, il ruolo delle ragazze in gruppi ad alta
estrazione sociale è propositivo e critico, al pari dei compagni di sesso maschile, mentre in
gruppi di bassa estrazione sociale le femmine appaiono più passive. Le regole del gruppo
non sono fissate una volta per tutte, ma possono variare con il subentrare di nuovi
membri. Non tutte le norme sociali sono rispettate, i comportamenti considerati appropriati
sono definiti in base al contesto e ai valori di riferimento dei membri: ad esempio, per
alcuni gruppi, la regola è il mancato rispetto di alcune norme sociali e una condotta
socialmente trasgressiva è considerata normale, un membro che non assuma tale
comportamento viene visto malevolmente.
I gruppi si distinguono in informali o formali, a seconda di alcune caratteristiche che li
differenziano:
- i gruppi informali sono in genere composti da un numero ristretto di persone, in genere
non più di venti, si formano in modo spontaneo, la coesione tra i membri è data
dall’intensità della comunicazione e della relazione. Nei gruppi informali si condivide il
tempo libero senza perseguire delle specifiche attività. La costituzione di gruppi informali
riguarda adolescenti appartenenti a tutte le classi sociali ma all’interno del gruppo c’è
omogeneità per provenienza, condizione scolastica o lavorativa, look, linguaggio, stile di
comportamento. Ogni adolescente cerca un gruppo, o si aggrega a coetanei, che
rispondano alle sue esigenze, al suo modo di essere. Le relazioni tra i membri sono per lo
più guidate da caratteristiche di personalità che da ruoli. Essi sono frequentati sia da
maschi che da femmine, con una maggiore visibilità dei primi per il semplice fatto che le
ragazze,
in
genere,
hanno
maggiori
restrizioni
per
le
loro
uscite;
- i gruppi formali sono caratterizzati dal perseguire obiettivi specifici ed al loro interno ci
sono dei membri adulti con funzione di controllo e di garanti. Nei gruppi formali ci si
riferisce a specifici valori e ci si impegna a svolgere delle precise attività, che a seconda
della finalità del gruppo possono essere sportive, religiose, politiche, culturali. Un
adolescente può far parte di più gruppi formali ed essere membro di un gruppo informale
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allo stesso tempo. La partecipazione ai gruppi formali è più elevata in giovane età e tende
a calare in corrispondenza dei primi anni della scuola superiore. Crescendo, cade infatti
l’interesse del giovane per le esperienze aggregative di tipo organizzato, per minore
coinvolgimento nei valori proposti, per difficoltà nel rapporto con l’educatore o per
mancanza di spazi decisionali autonomi.
Un altro fattore che differenzia i gruppi è l’età dei componenti. Nell’infanzia e nella
fanciullezza c’è maggior predisposizione a parlare con coetanei dello stesso sesso, questo
favorisce la formazione di gruppi di soli maschi o sole femmine e l’instaurarsi di relazioni
privilegiate, con l’amico o l’amica del cuore. I gruppi informali in genere nascono da un
allargamento di un gruppo amicale originario, mentre i gruppi formali già esistenti possono
attrarre l’interesse di piccoli gruppi di amici che per paura della novità preferiscono entrarvi
insieme. All’interno dei gruppi formali frequentati per molto tempo possono nascere ed
evolversi rapporti amicali preferenziali, dando la possibilità ai ragazzi di sperimentare
nuovi modi di stare insieme. Col finire della scuola media e il sorgere dell’esigenza di
maggior autonomia, di contrapporsi alle indicazioni dei genitori, il confronto con coetanei
che vivono in modo diverso, si mettono in crisi le modalità di aggregazione sperimentate in
precedenza. In questo periodo di transizione si provano modalità alternative di
aggregazione, che inizialmente non sono dei veri e propri gruppi informali perché
mancano di alcune caratteristiche, quali la regolarità di frequentazione e la continuità nel
tempo.
Progressivamente, il gruppo dei pari diventa un laboratorio di relazioni sociali, che
permette di sperimentare nuovi modi di rapportarsi con gli altri e di entrare in contatto con
l’ambiente. La partecipazione ad un gruppo informale può inizialmente provocare tensioni
in famiglia, ma in seguito si trova un adeguato equilibrio. Attualmente, la famiglia e il
gruppo sono considerati fonti di sostegno complementari per l’inserimento del giovane nel
mondo adulto. La famiglia si occupa di guidare il ragazzo nelle scelte che influenzeranno il
futuro, quali la scuola, il lavoro o le relazioni sentimentali “serie”. Il gruppo sostiene il
ragazzo per i problemi relazionali momentanei (con altri coetanei, con gli insegnanti) e
nelle scelte quotidiane. Alla fine dell’adolescenza l’esperienza gruppale perde rilevanza
per lasciare spazio al rapporto di coppia e l’aggregazione amicale finalizzata allo stare
insieme è meno essenziale con l’avanzare dell’età.
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L’identità
L’adolescenza, oltre alla crescita corporea, è contrassegnata dalla definizione dell’identità,
come già citato precedentemente. Il ragazzo abbandona lentamente il concetto di sé
costruito sull’opinione dei genitori per sostituirlo ad una considerazione di sé derivata dai
giudizi dei coetanei, ove è di fondamentale importanza l’aspetto fisico, l’attrazione
sessuale e l’intelligenza. L’adolescente può sentirsi valutato negativamente in alcuni di
questi settori e ciò comporta inevitabilmente ansia, frustrazione o l’atteggiarsi in modo
compensativo, nel tentativo di primeggiare in ambiti in cui si è considerati poco abili. I
genitori possono essere tentati di diventare iperprotettivi, con il rischio che il figlio si
opponga eccessivamente al mondo degli adulti. L’acquisizione di una propria identità è un
processo che dura anni e si costruisce attraverso la sperimentazione e l’identificazione. La
sperimentazione consente di provare a recitare una molteplicità di parti, immedesimarsi in
differenti ruoli. Contemporaneamente, avendo la possibilità di conoscere tante persone,
l’adolescente ha la possibilità di osservarle, esserne affascinato, provare a imitarle. La
sperimentazione e l’identificazione fanno sì che l’adolescente riveli una molteplicità di volti
a seconda dell’ambiente in cui è. Ad esempio, un ragazzo può essere educato e riservato
a casa ma indisciplinato a scuola, con grande stupore dei genitori. Attraverso le
sperimentazioni e le identificazioni l’adolescente si riconosce come separato dagli altri e,
confrontandosi con l’immagine che gli altri gli rimandano, si confronta con le proprie abilità
ed i propri limiti. L’identità finale è frutto della scelta e della sintesi di alcuni dei ruoli
sperimentati e inevitabilmente comporta il lutto per la perdita delle altre possibilità.
La ricerca di identità
Una delle conquiste dell'adolescenza è l'acquisizione della capacità di pensare in modo
astratto, che permette di andare al di là di una situazione data, immaginando possibili
alternative per il mondo politico, sociale, familiare o scolastico. I contesti ad essere messi
in discussione per primi sono quelli più vicini all'adolescente, come la famiglia o la scuola,
mentre realtà non direttamente tangibili vengono accettate ancora per parecchio tempo.
La possibilità di pensare a realtà lontane dalla quotidianità, aiuta il ragazzo a moltiplicare
gli interessi e gli impegni, si allargano gli orizzonti geografici che alimentano il desiderio di
viaggiare e conoscere posti nuovi, gli orizzonti sociali, per cui si prende coscienza delle
differenze culturali e c'è curiosità per stili di vita alternativi. Inoltre, il giovane prende
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consapevolezza della dimensione temporale e inizia a pensare in termini realistici al
futuro, prende coscienza che alcuni progetti che aveva fin da bambino sono irrealizzabili,
mentre altri sono possibili, ma solo al prezzo di sacrifici. Si fa sempre più precisa la
distinzione tra reale e ideale.
Pensare in astratto permette all'adolescente di riflettere su sé stesso, su quello che è, su
chi potrebbe diventare, o su chi sarebbe se fosse nato in un differente contesto. Queste
considerazioni non sono tipiche dell'adolescenza perché si fanno già da bambini, ma a
questa età la riflessione su sé stessi diviene più approfondita ed elaborata. La riflessione
su di sé porta l'adolescente a comprendere che vi sono discrepanze tra come si vede lui e
come lo vedono gli altri, ed è portato a vagliare l'opportunità di adeguarsi alle aspettative
sociali. Nascono tensioni fra il sé presente ed i sé possibili (quello che vorrei essere,
quello che dovrei essere, quello che non vorrei diventare) in una prospettiva temporale
(come sono adesso, come sarò tra un anno, come sarò da adulto). Queste tensioni
aiutano l'adolescente a reagire, ad impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi ma
possono anche, nel caso in cui la discrepanza tra piano reale e piano ideale sia troppa,
portare all'apatia. La speranza in un colpo di fortuna che permetta di realizzarsi (vincita
alla lotteria, incontro con un personaggio dello spettacolo…) disimpegna l'adolescente a
fare sacrifici per raggiungere condizioni meno appetibili ma più realistiche. L'aver vissuto
durante l'infanzia e la fanciullezza molte esperienze frustranti, può inibire l'aspirazione a
crescere: pensare che nulla potrà mai cambiare porta ad arrendersi prima di fare dei
tentativi per realizzarsi.
Lo sviluppo del concetto di sé è strettamente interdipendente con lo sviluppo di alcuni altri
concetti influenzati dalle interazioni sociali:
- l'amicizia: per i bambini gli amici sono i coetanei che vengono frequentati con assiduità,
un cambio di residenza può portare alla fine dell'amicizia. Nella preadolescenza l'amico è
una persona con cui si ha confidenza e con cui si condividono molte esperienze lungo un
arco di tempo. Nell'adolescenza i sentimenti nei confronti degli amici si approfondiscono, il
concetto di sé è legato anche a quanto ci si impegna nell'amicizia;
- l'autorità: i bambini riconoscono l'autorità degli adulti in quanto tali, mentre gli adolescenti
riconoscono l'autorità a chi dimostra di essere competente e rigoroso in un particolare
ambito;
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- la moralità: può essere definita come rispetto delle regole, come giustizia (assicurare a
tutti imparzialità di trattamento), come prendersi cura degli altri. In genere gli adolescenti
assumono i valori dei propri genitori, che sono considerati guide morali specialmente se
l'adolescente si sente preso in considerazione e partecipe alla vita in famiglia.
Un altro problema che affronta l'adolescente, concernente l'acquisizione di una propria
identità, è la stima di sé, ovvero amarsi ed accettarsi come persona. La stima di sé
sembrerebbe legata all'accettazione da parte dei coetanei, alla competenza scolastica e
atletica, alla condotta e, più rilevante di tutti, all'aspetto fisico. Crescendo, diviene sempre
meno rilevante il rimando che viene dato al giovane da parte dei genitori e degli
insegnanti, e diventa saliente l'opinione e la popolarità goduta tra i coetanei. Il sentirsi
bravo in un ambito aiuta la stima di sé solo nel caso in cui il ragazzo lo reputi degno di
valore, ad esempio essere un bravo nuotatore ha poca importanza se tale sport è stato
imposto dal genitore o dal medico. L'aspetto fisico sembrerebbe la maggior fonte di
soddisfazione per gli adolescenti, in particolare modo per le femmine, più attente alla cura
della persona. È stato notato che ragazze che si giudicano poco attraenti hanno una stima
di sé inferiore ai loro coetanei maschi insoddisfatti del proprio aspetto.
Il riflettere su di sé e sulle proprie possibilità, è la via che porta ad acquisire
un'identità definita. L'adolescente si trova di fronte a molte possibilità e
deve sceglierne alcune rinunciando ad altre, passando attraverso dei periodi
di sperimentazione di alcune delle strade possibili, che in certi casi
verranno abbandonate, in altre perseguite con perseverazione. Vi sono
persone che non riescono a fare delle scelte perché non sanno rinunciare a
delle
possibilità
e
diventando
incapaci
di
assumere
degli
impegni,
preferiscono continuare a sperimentare più percorsi senza mai giungere ad
un punto di arrivo. Gli ostacoli ad un'acquisizione dell'identità possono
essere dovuti ad un atteggiamento iperprotettivo della famiglia, o a povertà
di stimoli, condizioni che inibiscono il processo di sperimentazione e di
ricerca di sé stessi, di conseguenza l'identità viene definita nell'unico modo
proposto
perché
si
è
all'oscuro
di
possibilità
alternative.
Un'identità definita viene raggiunta quando si trova un punto di equilibrio, si
sintetizzano i concetti di sé maturati nella sperimentazione in più ambiti e
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nella complessità dei rapporti sociali, in una rappresentazione unitaria di sé,
qualitativamente superiore alla somma delle sue singole componenti.
La famiglia
I cambiamenti che interessano l’adolescente si ripercuotono all’interno del contesto
familiare. Il ragazzo in questo periodo ha due esigenze tra loro contrastanti: da un lato
sente il bisogno di essere protetto dalla famiglia di origine e vorrebbe restare bambino,
dall’altro vuole differenziarsi e acquisire autonomia. La famiglia deve affrontare l’arduo
compito di trovare un nuovo equilibrio, di rinegoziare le distanze interpersonali per venire
incontro alle esigenze, si sente a disagio, si domanda quale sia la cosa giusta da fare. I
genitori, in fondo, hanno la consapevolezza che il loro figlio sta diventando grande, ma
possono essere riluttanti ad ammetterlo, possono essere preoccupati di fronte alle
richieste di autonomia e spaventati dal fatto di dover riassettare un equilibrio che ha
funzionato bene per molto tempo. Il genitore adeguato dovrebbe essere sufficientemente
flessibile da accogliere sia le richieste di protezione, che di autonomia del figlio, per
aiutarlo nella ricerca della propria individualità senza farlo sentire solo. I coniugi si
ritrovano a fare un bilancio di sé stessi come genitori, marito e moglie e professionisti.
L’adolescenza del figlio rimanda ai genitori l’idea del tempo che passa e fa riaffiorare in
loro i ricordi della propria adolescenza che si erano con il tempo assopiti, intensificando le
emozioni nei confronti dei propri genitori. Alcune ricerche hanno dimostrato che i genitori
di un figlio adolescente presentano grande stress e il matrimonio è soggetto a molte crisi,
maggiormente accentuate all’interno di quelle coppie i cui coniugi si erano soprattutto
identificati nel ruolo di genitori. In quest’ultimo caso, essi possono rischiare di sentirsi inutili
o inadeguati di fronte al figlio che diventa indipendente, può venire meno la capacità di
investire in termini di sostegno reciproco e di creare obiettivi condivisi. D’altronde
l’adolescente fa ben poco per agevolare l’armonia famigliare, è sempre alla ricerca del
conflitto, mette in discussione idee e valori genitoriali. Questi contrasti permettono al
ragazzo di conoscersi meglio, di confrontare le sue idee e di definirsi rispetto al punto di
vista altrui. Inoltre, attraverso il conflitto l’adolescente impara alcune abilità sociali quali la
capacità di ascolto, comunicazione, negoziazione, che saranno indispensabili per la futura
vita relazionale.
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Il rapporto con i genitori
L’adolescente ha bisogno del sostegno della sua famiglia per poter superare in modo
adeguato questo periodo critico, ma allo stesso tempo, il rapporto con i genitori è difficile
perché può essere vissuto come poco soddisfacente, conflittuale, privo di comprensioni. I
genitori, da parte loro, possono essere incerti su quale sia il modo migliore per stare vicino
al figlio, perché possono sentirsi rifiutati o essere vittime di paure irrazionali di fronte alle
richieste di autonomia dei loro ragazzi.
La relazione che si sviluppa tra genitori e figli è influenzata dalla società e dai valori che
essa propone: non esiste un modo di rapportarsi agli adolescenti considerato
universalmente giusto, ma dipende dal periodo storico che si sta vivendo. Ad esempio, i
cambiamenti avvenuti nella società italiana nella seconda metà del ventesimo secolo,
quali la diffusione del lavoro fuori casa femminile, l’innalzamento dell’età della scuola
dell’obbligo, l’aumento della percentuale dei giovani che conseguono una laurea, la
possibilità di dedicare tempo ai propri hobby, hanno fornito ai ragazzi maggiori possibilità
di socializzazione al di fuori del contesto famigliare, mettendo in secondo piano la funzione
genitoriale in tale ambito. Un panorama molto diverso si può trovare in culture a noi
distanti, ad esempio in paesi rurali in cui i mestieri si tramandano di generazione in
generazione.
Attualmente, l’adolescenza non può essere considerato come il periodo caratterizzato
dalle prime richieste di autonomia, perché esse sono già presenti fin dall’infanzia. I
bambini, sin dall’asilo nido, attraverso le attività extradomestiche, si ritagliano degli spazi
tutti loro. In adolescenza la necessità di essere autonomi si fa più impellente rispetto all’età
precedente, in concomitanza alla costruzione della propria identità e al bisogno di
differenziazione dalle figure parentali. Essere genitori di un figlio adolescente implica
accettarne il bisogno di separazione pur rimanendo disposti a fornire sostegno psicologico,
in quanto l’allontanamento non deve portare alla rottura dei rapporti con la famiglia
d’origine.
Con la crescita del ragazzo il rapporto genitori-figlio acquisisce delle caratteristiche
sempre più paritarie. Ciò è reso possibile dall’acquisizione da parte del figlio della capacità
di ragionare in termini astratti e riflessivi, nonché dall’aumentata esperienza della vita. I
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genitori devono avere la capacità di essere flessibili e di cambiare le modalità
comunicative fino ad ora adottate: se gli adulti pretendono di mantenere il rapporto
maturato con il figlio in epoca infantile si rischia di essere esasperati dalle continue
richieste e provocazioni da parte del ragazzo, con un conseguente rischio di rottura dei
rapporti.
Da studi condotti in ambito psicologico, è emerso che i maschi e le femmine hanno un
modo differente di relazionarsi con il padre o la madre:
- le femmine sviluppano maggiore intimità nei confronti della madre, la sentono più
disponibile al dialogo e sensibile ai loro problemi. Trascorrono più tempo con la madre e
con lei sono meno inibite nella comunicazione. Il rapporto con il padre appare più difficile
perché egli viene percepito come disinteressato ai sentimenti della figlia. Inoltre, le
ragazze si sentono trattate dal padre come se fossero ancora bambine e soffrono perché
egli nega i cambiamenti avvenuti;
- i maschi sembrano meno propensi al dialogo ed a confidare i problemi più intimi. Con il
padre si instaura una relazione poco calorosa, viene cercato soprattutto per consigli su
attività pratiche. Con la madre si è più propensi a fare delle confidenze su questioni intime,
ma comunque viene percepita come una persona autoritaria e intrusiva.
Le comunicazioni conflittuali con entrambi i genitori sono piuttosto frequenti e sono una
delle conseguenze del tentativo del figlio di allontanarsi da loro. I conflitti sono interpretati
dai figli come indice di interesse e di cura da parte dei genitori, mentre l’eccessivo
permissivismo è vissuto come carenza di affetto all’interno della relazione. I conflitti
assumono caratteristiche patologiche se sono prolungati nel tempo: in questo caso
rappresentano il tentativo esasperato di negare il bisogno di indipendenza del figlio e il
desiderio di mantenerlo sempre bambino controllandone la condotta e i sentimenti.
La maggior parte dei conflitti tra genitori e figli riguardano la disponibilità e l’uso del
denaro, l’orario del rientro serale, le attività del tempo libero, il modo di vestirsi. I conflitti su
tali argomenti nascondono la preoccupazione relativa a eventuali relazioni sentimentali dei
figli e il tentativo di controllarle. I conflitti sui valori morali, la politica, la religione e altre
questioni fondamentali sono piuttosto rari.
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Studiosi interessati alla psicologia sociale hanno messo in luce come gli stili relazionali dei
genitori si basino principalmente su due dimensioni: l’accettazione ed il controllo.
L’accettazione consiste nell’apprezzare il figlio per quello che è, valorizzandone le qualità
senza pretendere che assomigli ai genitori. Il controllo consiste nel guidare il ragazzo,
sostenerlo e stimolarlo, dargli consigli. A seconda di quanto è presente ognuna delle due
dimensioni all’interno della relazione, originerà differenti stili educativi:
- l’autorevolezza: implica la presenza in modo elevato sia del controllo che
dell’accettazione. I genitori autorevoli sono responsabili nei confronti dei figli, fungono da
sostegno e da guide. Sono sensibili ai bisogni degli adolescenti e fanno loro delle richieste
in relazione alle abilità. Essi incoraggiano il dialogo e tendono a chiarire i motivi delle
concessioni e delle punizioni, incentivano il ragazzo nel percorso verso l’autonomia dando
responsabilità consone alle capacità. Avere genitori autorevoli aiuta l’adolescente a
sviluppare senso critico, sicurezza e buona capacità di ambientamento;
- l’autorità: implica la presenza di elevato controllo ma di scarsa accettazione. I genitori
autoritari tentano di plasmare il figlio a seconda di un loro ideale, senza accettarlo per
quello che è, si esprimono con valutazioni e giudizi ogni volta che il figlio si allontana dallo
standard previsto. Scoraggiano il dialogo perché pretendono di essere ubbiditi senza
discussione alcuna. I figli di genitori autoritari tendono a diventare ansiosi e frustrati,
sviluppano una bassa stima di sé e hanno difficoltà di adattamento;
- il permissivismo: implica la presenza di elevata accettazione ma scarso controllo. I
genitori permissivi non puniscono e non avanzano pretese, non guidano i figli nelle loro
scelte e ne soddisfano i desideri anche se sono privi di senso. Accettano i ragazzi per
quello che sono, senza proporre standard di comportamento. I figli, a loro volta,
considerano i genitori distanti e privi di interessi nei loro confronti, si sentono privi di
sostegno nei momenti difficili.
Genitori ed adolescenti: rapporto difficile ?
Da più parti viene sottolineato che è molto difficoltoso trattare con gli adolescenti Questo
perché? Le ragioni sono tante. Diverse di natura sociologica, altre dal punto di vista
psicologico e, nondimeno, di natura educativa. La difficoltà, comunque, è palpabile e reale.
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I nostri scopi, gli obiettivi e quel “cosa attendersi” dai propri figli, innalzano muri che
minano il rapporto con i giovani adolescenti. Il perché? Perché non solo si inizia a fare
progetti, idee ed ipotesi su quello che dovrebbero fare, pensare, essere e diventare, ma
anche su come essere genitori, su come comportarsi per fortificare e concretizzare le
proprie idee ed ipotesi future che, il più delle volte, sono distanti dalla soggettività di
pensiero dei propri figli.
Spesso e volentieri, si crede di “utilizzare” i propri figli per essere al top come genitori, di
indurli, per sopperire alle proprie carenze adolescenziali, dando il massimo in questo o in
quel settore, sentendosi fieri e felici se riescono, ma pronti, se non lo fanno, a criticarli.
Accettare i propri figli non significa considerarli attraverso la propria convinzione,
modificare la sua soggettività e realtà solo perchè sia in perfetta sintonia con le nostre idee
ed aspettative.
Per i genitori, oltre ad imparare a rapportarsi con i figli, diventa indispensabile confrontarsi
con l’ambiente esterno in continua mutazione, crescita tecnologica e nuove idee, lavoro,
economia, violenza, devianza e disagio, ecc., ma anche ed inevitabilmente con il gruppo
dei coetanei; con una generazione che inventa, quotidianamente, il modo di vestire, i
capelli lunghi, corti e non, modelli, musica e tanto altro ancora. I nostri adolescenti sono
portati a sperimentare, provare, cambiare mode, idee, attività prima d arrivare ad una
conclusione, decisione e ad una scelta che possa diventare duratura. Dobbiamo
permettere loro di fare delle scoperte per comprendere cosa chiedono alla vita e cosa
vogliono dalla vita, quali principi da inseguire e sostenere. Le cose che destano più
preoccupazioni in noi genitori sono i repentini cambiamenti di idee, le altalenanti
prospettive per il futuro, le incostanti scelte professionali, mentre ci aspetteremmo già un
comportamento da adulto; vorremmo aiutarli, proteggerli, farli decidere per il meglio.
Invece la risposta è quella che, pur volendo, non possiamo. Ognuno deve commettere
errori ed apprendere da essi. Le nostre reazioni, per svariati motivi comportamentali e non,
sono le critiche e giudizi negativi nei loro confronti, con il raggiungimento di un risultato in
perdita e di un conseguente aumento della distanza fra noi e loro. Approvazione
completa? No, sforzandoci, almeno, di evitare i commenti. Non possiamo farci travolgere
emotivamente da episodi non importanti, ma dobbiamo invece riuscire a separare questi
dagli aspetti più importanti, entrare nel loro mondo in punta di piedi per essere più presenti
ed influenti nei casi di una certa entità e per poterne circoscrivere il danno.
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Altro aspetto, non meno importante, è la conquista da parte dell’adolescente del “pensiero
ipotetico”, con il quale ogni genitore deve confrontarsi. Attraverso tale “pensiero” i nostri
figli non percepiscono soltanto l’aspetto immediato delle cose, della realtà, ma anche
quello che ipoteticamente possono assumere. Ed è proprio attraverso questa nuova
capacità che, noi genitori una volta idealizzati, ora veniamo visti come “colossi di Rodi con
i piedi di argilla”, veniamo messi in discussione, confrontati con altri genitori “migliori”, più
permissivi e più aperti alle loro idee, veniamo criticati per il nostro “predicar bene e
razzolare male” a mezzo di incoerenza ed ipocrisia. Dobbiamo confrontarci continuamente
su questioni più svariate, più formali che sostanziali, sollevate ed intellettualizzate dai
nostri figli; con un continuo giocare di idee, di convinzioni e di elaborazioni oggettive e
filosofiche.
In conclusione, se desideriamo aiutare a crescere i nostri figli, tra l’altro quale genitore non
vorrebbe aiutarli e desiderare il meglio per loro, dobbiamo acquisire la capacità di aiutarli a
rendersi indipendenti da noi, dai nostri schemi. Accettare i loro errori, in quanto è giusto
che li facciano, avere la forza di comprendere che, il più delle volte, il sostegno più efficace
è quello di non aiutarli affatto. Non solo un giusto e traboccante amore genitoriale, ma la
costruzione di un rapporto di amicizia con una persona, individuo che cresce e matura,
un’amicizia da alimentare, da conservare per un soddisfacente, continuo e duraturo
successo. Incoraggiamento all’indipendenza, all’autonomia significa infondergli fiducia in
se stessi, farli sentire capaci, rispettati e considerati. Questo e tanto altro, può migliorare i
rapporti con i figli adolescenti e la sua vita dinamica, esplodente… né da bambino né da
adulto.
I nuovi adolescenti
Il disagio adolescenziale crea situazioni di allarme tali da indurre i genitori a compiere un
passo importante ancora, tutto sommato, nella nostra cultura, il fatto di rivolgersi ad una
consulenza psicologica che è comunque un messaggio al figlio importante e significativo,
comunicando una sorta di resa temporanea dal punto di vista educativo, dicendo che i
problemi che il ragazzo in quel determinato periodo presenta, confondono i genitori a tal
punto da dover arruolare un “mercenario” educativo, lo psicologo, all’interno della famiglia,
per fare il punto della situazione.
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A creare allarme, generalmente, sono più i ragazzi di sesso maschile rispetto alle
femmine, perché i loro comportamenti si manifestano maggiormente sul versante
trasgressivo dell’attacco alla norma, della contestazione all’autorità. Comunque la
sofferenza maschile tende ad essere espressa attraverso azioni, piuttosto che tramite
sintomi interiori. Le ragazzine costruiscono silenziosamente, lentamente, nel tempo le
forme più insidiose della manifestazione del dolore, della solitudine della sofferenza e
dell’angoscia; basti pensare ai disturbi della condotta alimentare, che rimangono a lungo
silenziosi, latenti e si notano spesso in ritardo. In molti centri psicosociali territoriali,
all’interno del sistema formativo, a livello nazionale, è molto frequente la presenza
maschile, di un certo numero di ragazzi che creano a scuola o in famiglia o nel contesto
sociale situazioni allarmanti significative che spingono i tutori ad accompagnare il soggetto
in questione dallo psicologo sperando che questi sia in grado di accoglierlo, di motivarlo, di
stimolarlo e trasformare le azioni in pensieri, parole e competenze, trovando un modo
alternativo e più adeguato per esprimere diversamente la contestazione. Esistono
comunque, sostanzialmente, due tipi di adolescenze, legate strettamente all’identità di
genere, maschile e femminile, molto differenti tra loro. Proprio attualmente la famiglia offre
pari opportunità educative, di stimolazione alla crescita, rispetto alla cultura, in relazione
alla formazione in tutti i campi. Si nota ancora maggiormente la differente declinazione ed
interpretazione che il sesso maschile e femminile attribuisce al processo adolescenziale,
perché svolgono compiti diversi ed hanno funzioni differenti da elaborare mentalmente,
anche pensando alla divario radicale che esiste tra adolescenti maschi e femmine, anche
nel processo di elaborazione della generatività, vale a dire nell’acquisizione di competenze
materne e paterne, che nelle ragazze sono evidenti, spettacolari, producono molteplici
pensieri e fantasie, sogni e che nei ragazzi sono assolutamente silenziosi e latenti perché
non pensano in modo così esplicito alla paternità, e non costruiscono intorno a tale
pensiero, che in fondo sarebbe realistico, relativo proprio all’attivazione biologica di una
competenza che precedentemente, da bambino, non possedeva. Eppure, tale
competenza rimane silenziosa. Mentre nella femmina stimola una serie di pensieri e di
preoccupazioni che la costringono anche a condotte di verifica e di collaudo a volte molto
rischiose. Quindi maschi e femmine nella loro adolescenza, attualmente, seguono percorsi
diversi e producono modalità di espressione della sofferenza e del disagio quando il loro
percorso evolutivo subisce una battuta d’arresto, reagendo appunto in modo differente: le
ragazze attaccano il proprio corpo ed i ragazzi la realtà, la società, l’istruzione, la famiglia.
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Quindi si presentano come due scenari diversi in due luoghi diversi, dove lo psicologo
deve intercettare il conflitto ed il significato che esso sottende per trasporlo dal corpo alla
mente, dall’azione trasgressiva, al pensiero.
Fragilità latenti
Il cambiamento degli adolescenti nuovi che non sono violenti, ma sentimentali, quando
esagerano, risultano il frutto di un processo relazionale maturato nella loro infanzia, che ha
puntato molto al centro dell’attenzione la loro preziosità ed unicità, impostando le
premesse ad una fragilità narcisistica, vale a dire, l’aspettarsi molto da se stessi e
maturare forti attese rispetto al successo ed al riconoscimento del proprio valore e delle
proprie azioni, creando di conseguenza un effetto a sorpresa nel passaggio dall’infanzia
all’adolescenza, durante cui è molto difficile raggiungere tali risultati e tremende e spietate
risultano le inevitabili frustrazioni.
Questo elemento di fragilità che comporta la permalosità, il ritiro, il disinteressamento di
valore, la rottura del contatto con tutto ciò che proviene dalle interpretazioni di ruolo che
portano frustrazioni. Per esempio la scuola è mortificante e frustrante come
inevitabilmente, in certi casi, deve essere ovviamente, e compare questo effetto di
impreparazione al dolore mentale, al disagio, alla sofferenza, alla mortificazione
narcisistica. Il provvedimento che i ragazzi adottano consiste nello staccare i “fili” che
collegano il ruolo di studente al proprio sé, cosa che diventa spettacolare, palese,
evidente, perché i ragazzi in analisi trattano di tutto tranne che di scuola, esclusa dalla vita
quotidiana. Questo comporta demotivazione, insuccesso e abbandono scolastico.
Cosa possono fare i genitori
(1) Conoscere se stessi
•
Quello che voi pensate e provate ha una enorme influenza su come risponderete al
comportamento del vostro adolescente. Le vostre esperienze personali da bambini
e da adulti, quello che i vostri genitori dicevano e facevano, le vostre credenze
religiose, i vostri sentimenti ed il vostro retroterra culturale, hanno tutte una grossa
importanza nell'influenzare il modo in cui affrontate questo periodo della vita del
vostro figlio adolescente. Vecchi ricordi e sentimenti possono ritornare a galla ...
25
paure, gioie o ricordi dolorosi possono rendere più facile o più difficile essere un
genitore in grado di sostenere e aiutare.
•
Cosa pensate della masturbazione, dell'omosessualità, degli stupri, dell'aborto, del
sesso fuori dal matrimonio? Non permettete che i vostri problemi diventino i
problemi di vostro figlio.
(2) Prepararsi alla sessualità del figlio
•
Preparatevi per questo momento, guardando la sessualità del vostro figlio
adolescente come parte del lungo viaggio verso la maturità.
•
Riconoscete il fatto che il porsi domande e lo sperimentare con i comportamenti
sono una componente del diventare indipendenti.
•
Chiarite bene il vostro punto di vista personale, ma siate disposti ad ascoltare il loro
punto di vista. Gli adolescenti che sentono di avere il vostro sostegno diventano più
capaci di affrontare la pressione delle relazioni sessuali quando diventano adulti.
(3) E' possibile farvi delle domande?
•
Una gran parte dell'educazione sessuale avviene senza il benestare del genitore:
negli spogliatoi, alle feste, attraverso i disegni sui muri, gli scherzi e le battute, i film
e la televisione. Spesso avviene con modalità sensazionali e distorte.
•
L'adolescente ha bisogno di una bilancia su cui pesare tutte queste immagini: Voi
dovete essere quella bilancia.
•
Se non è facile avvicinarvi, il figlio adolescente potrà contare solo sugli amici o sulle
altre fonti ed ottenere informazioni sbagliate. Se i vostri atteggiamenti tendono ad
escludere, il vostro adolescente non si sentirà capace di avvicinarvi neanche
quando le cose vanno nel modo sbagliato.
(4) Evidenziare la componente relazionale
Si è talmente presi dai "fatti" nell'educazione dei giovani che è facile di dimenticarsi del
lato emozionale del sesso, che è una componente molto importante della relazione tra due
persone. Quando mostriamo 'considerazione' per i sentimenti delle altre persone e rispetto
per il loro punto di vista ci accorgiamo che stare insieme agli altri è molto più facile e
divertente.
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Educare i bambini a valorizzare e rispettare se stessi e gli altri fornisce delle solide basi
per la realizzazione di buoni rapporti e di una sana vita sessuale.
(5) Insegnare la responsabilità sessuale
•
I genitori possono inviare agli adolescenti messaggi sessuali molto importanti anche
senza parlare di "come si fanno i bambini". Voi influenzate enormemente il modo in
cui vostro figlio tratta gli altri. Se mostrate che il sesso non è un'arma da usarsi
contro qualcuno e che gli aspetti emozionali del sesso sono altrettanto importanti di
quelli fisici, avete buone probabilità di crescere dei ragazzi che agiscono con
responsabilità e sensibilità.
•
Alcune famiglie possono incoraggiare la "doppia morale" dando l'impressione che
va bene fare sesso per ragazzi, ma non per le ragazze. Questo può essere
comunicato attraverso gli scherzi o le storie. I ragazzi e le ragazze usufruiscono tutti
delle stesse informazioni sulla responsabilità sessuale; maschi e femmine hanno
bisogno di imparare che la responsabilità sessuale è condivisa al 50%.
•
Aiutate vostra figlia adolescente, prima che inizino i corteggiamenti, a pensare a ciò
che lei crede, a cosa vuole e a cosa fare se si trova in una situazione in cui si sente
pressata. Provate a progettare come comportarsi quando, presa dalla febbre della
passione, potrebbe prendere una decisione sbagliata.
(6) Dare informazioni
•
I genitori che aspettano il momento giusto per parlare del sesso ai figli potrebbero
lasciar passare troppo tempo.
•
Alcuni genitori hanno paura che dare informazioni agli adolescenti possa essere
visto come dire che il sesso va bene, ma le informazioni corrette non sono
pericolose.
•
Alcuni adolescenti sperimentano il sesso nei primi anni dell'adolescenza ed hanno
bisogno di informazioni chiare e precise prima che lo facciano.
•
Gli adulti spesso cercano di essere utili, ma girano attorno a ciò che realmente
stanno tentando di dire. Ad esempio, possiamo dire "assicurati che ti stai
proteggendo" senza spiegare cosa effettivamente fare.
•
Incoraggiate i figli adolescenti a richiedere il parere di un esperto quando è
necessario. Questo può voler dire una visita dal medico di zona o al Consultorio.
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Siate disposti ad accompagnare vostro figlio o figlia adolescente, ma siate preparati
al fatto che può voler andare da solo o chiedervi di aspettare fuori.
(7) Esplicitare le "regole del gioco"
•
Imparate i contenuti delle leggi. In Italia (Legge 15 Febbraio 1996 N. 66) l'età
minima per avere rapporti sessuali è di 14 anni per entrambi i sessi, maschi e
femmine (16 in particolari condizioni), abbassata a 13 anni se la differenza di età tra
i due non supera i tre anni. (Questo significa che è sempre illegale avere rapporti
sessuali con qualcuno che abbia meno di 13 anni).
•
Siate molto chiari su cosa è o non è accettabile in casa vostra. Ad esempio: se il
ragazzo di vostra figlia soggiorna da voi durante la notte, vi sta bene se lui si infila
nel suo letto anche solo per 5 minuti? Siete d'accordo con i contraccettivi?
•
Discutete delle regole del gioco con tutti i membri della famiglia in una situazione in
cui c'è un dialogo tranquillo ed aperto, non durante un 'infuocato' incidente.
•
I genitori hanno una serie di regole che riguardano quasi tutte le cose che
accadono in una famiglia e ne fanno valere le conseguenze quando le regole
vengono infrante. La presenza di regole forti e rigide che proibiscono il sesso non
significa necessariamente che vostro figlio adolescente le rispetterà (a volte la
rigidità favorisce la ribellione) e nell'area della sessualità possono esserci serie
conseguenze, quali ad es. rimanere incinta o passarsi una malattia sessualmente
trasmessa.
•
Gli adolescenti di solito vogliono sapere perché i genitori prendono certe posizioni e
qualche volta potreste non sembrare molto convincenti. A volte può essere
importante poter dire: "Noi crediamo che sia nostra responsabilità aiutarti e
proteggerti, fin quando lo potremo fare, sia che ti piaccia o no!"
(8) Assicurarsi che si sta parlando la stessa lingua
•
Il significato che voi attribuite ad una determinata parola può essere molto diverso
da quello che vi attribuisce vostro figlio adolescente. "Sesso" per voi può voler dire
una gamma di comportamenti, quali ad es. coccolarsi, baciarsi, accarezzarsi, ecc.,
mentre l'adolescente quando sente questa parola pensa ai rapporti sessuali.
•
Siate entrambi chiari su cosa intendete ogni volta che parlate.
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•
Siate preparati a parlare come un amico piuttosto che come qualcuno che detta
legge su come deve essere.
(9) Mantenersi informati
•
Leggete libri e riviste. Ascoltate altre persone, parlate con altri genitori per avere
idee aggiornate sul loro modo di gestire le varie situazioni. Alcune trasmissioni
televisive per adolescenti trattano questioni importanti per i giovani; qualche volta
guardarle con vostro figlio vi fa mantenere aggiornati ed è una buona scusa per
iniziare una discussione su quel argomento.
•
Molti genitori temono che una volta che il loro figlio adolescente si vede con
qualcuno questo conduca automaticamente ad avere rapporti sessuali. Molti
adolescenti si cimentano in alcune forme di attività sessuale, ma non tutti hanno o
vogliono sperimentare rapporti sessuali completi. La maggior parte prende il sesso
molto seriamente.
(10) Prepararsi ai propri sentimenti e reazioni
•
Pensate fin da ora a come risponderete al vostro adolescente quando vi dirà che ha
rapporti sessuali. Spesso madri e padri reagiscono in modi abbastanza diversi tra
loro e molte volte si comportano differentemente con i figli e con le figlie.
•
Cosa direte? Come vi sentirete? Cosa farete? Entrambi i genitori condivideranno lo
stesso punto di vista? Ne avete discusso insieme?
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Idealmente, vostro figlio o figlia adolescente ha bisogno di parlare con entrambi i
genitori, singolarmente o insieme, per farsi un'opinione equilibrata.
•
Potreste essere così presi dalle vostre emozioni da dovervi poi pentire per il modo
in cui reagite. Se vi trovate in questa situazione, dite che avete bisogno di tempo e
riprendete la questione in un momento in cui vi sentite maggiormente controllati.
(11) Mantenere aperti i canali della comunicazione
•
Gli adolescenti possono fare domande che confondono o fare affermazioni
scandalizzanti. Rispondete onestamente alle domande e se non sapete rispondere
dite che vi informerete o aiutateli a trovare la risposta.
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Provate a capire se c'è qualche altra domanda nascosta dietro alla domanda che vi
fanno; potete dire "Mi sto chiedendo come mai mi stai facendo questa domanda
.....?"
(12) Prepararsi a punti di vista diversi
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Voi e vostro figlio o figlia potreste avere punti di vista molto diversi ed esserne
fortemente convinti. Cercate di essere tolleranti e ragionevoli e siate disposti ad
accettare che non è sempre possibile modificare una opinione decisa dei vostri figli
adolescenti.
•
A lungo andare è molto più importante mantenere un rapporto con vostro figlio
piuttosto che cercare di fargli accettare a tutti i costi le vostre idee.
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