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PROGETTAZIONE DI MASSIMA DELLE OPERE DI
DIFESA DAI FENOMENI DI ACQUA ALTA NELL’ INSULA
DI SAN MARCO - VENEZIA
Articolo presentato durante il XXI Convegno Nazionale di Geotecnica
Opere geotecniche in ambiente urbano
L’ Aquila 11-13 Settembre 2002
M.T. Brotto1, G. Mainoldi1, T. Vicenzetto2
1
2
Consorzio Venezia Nuova – Venezia
Vicenzetto S.r.l. - Villa Estense (PD)
PROGETTAZIONE DI MASSIMA DELLE OPERE DI DIFESA DAI FENOMENI
DI ACQUA ALTA NELL’INSULA DI S. MARCO
Brotto M.T.. Mainoldi G.
Consorzio Venezia Nuova – Venezia
Vicenzetto T.
Vicenzetto S.r.l. – Villa Estense (PD)
SOMMARIO
In questo articolo si descrive l’esperienza maturata durante le fasi di programmazione ed esecuzione delle indagini geognostiche
relative alla progettazione di massima delle opere di difesa dai fenomeni di acqua alta dell’ Insula di San Marco in Venezia.
Questo progetto si inserisce in un più ampio sistema di interventi programmati dal Consorzio Venezia Nuova al fine di proteggere i
centri abitati lagunari dagli allagamenti prodotti dalle maree medio-alte.
La peculiarità di questo di intervento risulta essere il particolare ambiente in cui si è chiamati a progettare.
L’ idea stessa di dover operare in una piazza unica nel suo genere assunta a monumento nazionale, implica una pianificazione globale
dell’ indagine, dallo spostamento delle singole attrezzature alla recinzione delle piazzole, dall’ esecuzione delle prove in sito, alla
gestione della strumentazione in foro.
Assume quindi una primaria importanza durante la programmazione delle indagini, oltre l’aspetto geotecnico, l’aspetto relativo alla
pianificazione degli interventi da programmare in una piazza così ricca di storia e di fascino quale Piazza San Marco.
Dopo il disastroso evento del 4 novembre 1966, quando
Venezia fu allagata per oltre 23 ore e il livello dell’acqua
competenti ai fini della difesa fisica e ambientale di
Venezia e della sua laguna.
Con questa legge il Governo invitò il Ministero dei Lavori
Pubblici ad avvalersi di un concessionario per la
Figura 1. Piazza San Marco invasa dalle acque il 4 nov. 1966
Figura 2. Piazza San Marco il giorno dopo
raggiunse quasi 2 metri, la salvaguardia fisica di Venezia
fu definita dallo Stato Italiano un problema di “preminente
interesse nazionale” (1° legge speciale per Venezia n.
171/1973).
Nel 1984 il Governo Italiano emanò la 2° legge
speciale per Venezia n. 798 con la quale sono stati
identificati gli obiettivi da raggiungere per i diversi Enti
realizzazione degli interventi necessari per raggiungere gli
obiettivi indicati dalla legge.
1
PREMESSA
2
IL CONSORZIO VENEZIA NUOVA
Il Consorzio Venezia Nuova è il concessionario dello
Stato, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Magistrato alle Acque di Venezia.
Il Consorzio ha iniziato la sua attività nel 1985
raccogliendo tutte le informazioni allora disponibili e
attraverso nuovi studi e sperimentazioni, in collaborazione
con i più importanti centri di ricerca internazionali, ha
presentato nel 1992 il piano generale degli interventi, che
è stato recepito dalla 3° legge speciale per Venezia n. 139.
3
IL PIANO GENERALE DEGLI INTERVENTI
Per la realizzazione delle attività di salvaguardia che la
legislazione speciale ha affidato al C.V.N. è stato avviato
un complesso e integrato sistema di opere organizzato in
base a obiettivi definiti in un piano generale degli
interventi che si articola secondo linee di azione distinte
ma in reciproca relazione e che possono essere così
identificate:
erosione e perdita dei sedimenti dalla laguna verso il
mare; miglioramento della qualità delle acque e dei
sedimenti lagunari.
3) progetti speciali: il problema del traffico
petrolifero in laguna; le valli da pesca in laguna di
Venezia.
4
IL FENOMENO DELLE ACQUE ALTE
Il fenomeno dell’ acqua alta è dovuto all’ innalzamento
temporaneo del livello marino per effetto combinato della
marea astronomica e della componente meteorologica
dovuta al variare della pressione atmosferica e dei venti
sull’ Adriatico. Nell’ ultimo secolo si è assistito ad un
rilevante aumento della frequenza e dell’ entità degli
allagamenti nei centri urbani lagunari. L’ area lagunare ha
subito, dal 1908 ad oggi, una riduzione della differenza di
livello tra suolo degli abitati e mare di oltre 23 cm causata
dai due fenomeni congiunti di eustatismo e subsidenza.
Figura 4. Distribuzione dei fenomeni di alta marea negli anni
Figura 3. Simulazione delle paratoie alle bocche di porto
1) salvaguardia fisica: difesa da tutte le acque alte
incluse quelle eccezionali con il sistema delle opere
mobili alle bocche di porto; difesa dagli allagamenti più
frequenti con gli interventi di rialzo delle pavimentazioni
nei centri abitati lagunari; il rinforzo dei litorali per la
difesa degli abitati dalle mareggiate; la ristrutturazione dei
moli foranei alle bocche di porto.
2) difesa ambientale della laguna: recupero della
morfologia lagunare, contrastando il fenomeno in atto di
L’ eustatismo, o variazione del livello del mare, è
legato alle modifiche climatiche del globo terrestre e ha
fatto registrare, in questo secolo, un aumento del livello
del mare di circa 11 cm.
La subsidenza, o abbassamento del livello del suolo, ha
avuto in questo secolo una componente naturale di circa 4
cm, dovuta al progressivo consolidamento dei depositi fini
alluvionali, ed una componente antropica di quasi 8 cm,
imputabile soprattutto allo sfruttamento delle risorse
idriche sotterranee, operato per scopi industriali ed
interrotto negli anni Settanta.
Gli eventi “estremi” costituiscono un rischio immediato
ed evidente per Venezia. L’ acqua alta del 4 novembre
1966 raggiunse 194 cm sul Mareografo di Punta della
Salute: quasi tutta la città fu coperta da circa un metro d’
acqua. Altri eventi eccezionali si sono verificati in questi
trent’ anni, ma il fenomeno meno clamoroso, anche se più
frequente ed in aumento, è quello delle acque medio-alte,
fonte di gravi disagi per la popolazione e per le attività
economiche e del lento ma inesorabile degrado degli
edifici.
5
DIFESA DALLE ACQUE ALTE
Per la difesa dalle acque alte è stato progettato un
sistema integrato di opere che prevede interventi di difesa
locale delle insulae dei centri storici per maree fino ad un
metro e dispositivi mobili alle bocche di porto che entrano
in funzione in caso di maree superiori.
La marea in laguna oltrepassa oggi questa quota in
media sette volte l’ anno.
Fig. 5: Acqua alta in Piazza San Marco, 1930 circa
Fig. 6: Acqua alta in Piazza San Marco, 4 nov. 1966
Consorzio Venezia Nuova ha progettato, ed in larga parte
realizzato, per proteggere i centri abitati lagunari dagli
allagamenti prodotti dalle maree medio-alte.
Nello studio di fattibilità delle insulae dei centri storici
di Venezia e Chioggia, ultimato nel 1992, sono state
indicate le soluzioni tecniche possibili per interventi in
ambiti urbani caratterizzati dal loro particolare pregio
architettonico e monumentale e da quote altimetriche
molto basse.
Nello stesso studio, era già stata indicata la assoluta
particolarità delle aree di Rialto e di San Marco, che si
distinguono da tutte le altre aree allagate della città di
Venezia per l’elevatissimo valore monumentale, e per la
presenza delle zone altimetricamente più basse di tutto il
complesso urbano veneziano.
In queste aree, lo studio di fattibilità riteneva necessario
sviluppare la progettazione con approfondimenti e criteri
adatti alla particolarità dei siti, e riteneva possibile la
definizione di modelli di intervento diversi da quelli
valutati come sufficienti per risolvere le problematiche
della gran parte delle aree allagabili del centro storico.
Il Progetto di Massima prima e successivamente il
progetto esecutivo delle opere di difesa dell’Insula di San
Marco costituiscono quindi lo sviluppo di questo iter
progettuale, e consentono di definire gli interventi
specificatamente adattati alla particolare condizione della
Piazza, che, anche a seguito della perdita relativa di quota
dell’area veneziana registrata in questo secolo, si trova
esposta ad una altissima frequenza di allagamenti, cui non
è possibile ovviare con una ulteriore sopraelevazione delle
quote della pavimentazione settecentesca.
La difesa della Piazza San Marco dagli allagamenti non
può tuttavia risultare scollegata dalla esigenza di avviare il
restauro della pavimentazione, ormai in moltissimi punti
sconnessa dall’usura e dai cedimenti delle costruzioni, e
delle canalizzazioni sotterranee che attualmente
consentono il deflusso delle acque.
In questo senso, il Progetto esecutivo delle opere di
difesa dall’acqua alta dell’area Marciana, deve essere
considerato l’occasione per definire il programma di
restauro conservativo della Piazza stessa, concepita nella
sua interezza come monumento.
5.2
Fig. 7: Acqua alta in Piazza San Marco, oggi
5.1
L’ Insula di San Marco
Il Progetto di difesa dell’insula di San Marco
dall’acqua alta fa parte del sistema di interventi che il
Definizione del programma di indagine
Al fine di definire una corretta e snella
programmazione di tutte le indagini il Consorzio Venezia
Nuova ha creato un gruppo di lavoro comprendente le
strutture di progettazione della Società stessa coadiuvate
da una serie di consulenze specialistiche esterne e
coordinate da un Geologo Responsabile delle indagini.
Per la caratterizzazione geotecnica dei terreni sono stati
previsti ed eseguiti sondaggi a carotaggio continuo, prove
penetrometriche statiche con piezocono, prove con
dilatometro piatto Marchetti, prove di permeabilità
Lefranc.
quasi interamente ripreso nell’ ultima ripavimentazione,
quella attuale realizzata negli anni 1888-1890.
In conclusione risultano evidenti le problematiche
tecnico-scientifiche da affrontare nel contesto di un’area
particolarmente delicata e di difficile accesso.
Figura 8. Ipotesi di sistemazione della Piazza
Un elemento molto importante per la progettazione era
stabilire l’influenza delle variazioni mareali della laguna
sull’andamento del livello della falda all’interno
dell’Insula di San Marco.
A tal fine sono stati installati 4 piezometri tipo
Casagrande, automatizzati con trasduttori elettrici e
modificati in modo da renderli di tipo chiuso e al tempo
stesso controllabili manualmente. I dati sono stati
registrati da acquisitori alloggiati entro contenitori stagni
posizionati al di sotto della pavimentazione in trachite di
Piazza San Marco.
Figura 9. Esecuzione di prove CPTU in piazza San Marco
Tabella 1. Riepilogo attività svolte
•
•
•
•
•
•
Indagini relative alla progettazione di massima
7 sondaggi a carotaggio continuo spinti alla
profondità massima di 16 m da p.c. con prelievo di
campioni indisturbati ed esecuzione di prove SPT
esecuzione di prove di permeabilità Lefranc in foro
4 carotaggi sulle murature di fondazione
esecuzione di prove dilatometriche con dilatometro
piatto di Marchetti
3 prove penetrometriche statiche elettriche con
piezocono
installazione di 4 piezometri tipo Casagrande
modificati con trasduttori di pressione elettrici
Oltre alle problematiche geotecniche, risultava essere
di primaria importanza anche un altro aspetto: quello di
affrontare un inevitabile interferenza delle attività con un
tessuto urbano e monumentale unico come quello di
Piazza San Marco.
Se vogliamo aggiungere un ulteriore aspetto al
problema, dobbiamo ricordare che la sola pavimentazione
di Piazza San Marco è già di per se stessa un’ opera d’arte.
La prima pavimentazione sembra risalire al 1267 ed era
di mattonelle di cotto disposte a spina di pesce.
Nel 1723 fu eseguita la pavimentazione in trachite
euganea con riquadri in pietra d’ Istria, il cui disegno fu
Figura 10. Attrezzatura per CPTU e per sondaggi
Figura 11. Posizionamento dell’ attrezzatura per sondaggi
5.3
Esecuzione delle campagna di indagini in
Garanzia di Qualità
I risultati attesi nella fase di programmazione della
tipologia di prove, sono stati pienamente conseguiti anche
grazie all’esecuzione delle indagini da parte di una
impresa che opera in Garanzia di Qualità, secondo la
normativa UNI EN ISO 9002, alla quale fra non molto
tutte le imprese dovranno uniformarsi.
Tale certificazione, che viene emessa da un organismo
internazionale (DNV) esterno all’azienda ed autonomo, a
seguito di accurate valutazioni garantisce che le procedure
aziendali, i processi di produzione, la documentazione ed
ogni altro aspetto della gestione della qualità adottate
dall’azienda stessa, siano tali da garantire al cliente una
superiore qualità del servizio offerto.
A tal riguardo, dopo aver predisposto in dettaglio il
programma di indagine ed aver individuato le diverse
problematiche attuative, l’impresa esecutrice ha
predisposto il Piano della Qualità di Commessa, un
documento in cui vengono descritte come e con quali
risorse, sia in termini di mezzi che di personale, venga
assicurato uno svolgimento controllato di tutte le fasi
lavorative che influenzano la qualità, l’attendibilità e la
precisione delle indagini geognostiche, in particolare
vengono riportate le procedure per le fasi di sorveglianza,
per la gestione delle non conformità e di tutte le
informazioni utili per la conduzione del lavoro secondo lo
standard di qualità prefissato.
Indagini geognostiche in Garanzia di Qualità
Certificato N° SQ1335-IT
Normativa UNI EN ISO 9002 - 1994
Flusso operativo
CONFERMA D'ORDINE
REVISIONE DEL CONTRATTO
-Analisi documentazione
-Definizione metodologia
SOPRALLUOGO (R.S.G.-R.C.Q.)
-Definizione punti di indagine
CONTROLLI (R.C.Q.)
-Controllo attività in sito
-Controllo dati raccolti
VERIFICHE DELLA D.L.
-Verifica attività in sito
-Verifica dati
ELABORAZIONE DATI (U.T.)
-Elaborazione prove eseguite
-Editing
-Stesura relazione
APPROVAZIONE RELAZIONE (R.S.G.)
-Controllo degli elaborati
Figura 12. Flusso operativo delle attività
UBICAZIONE
FASI
CONTROLLO
DI
Lato est Piazza San MArco
Planimetria tavola 1
PERFORAZIONE
Profondità
Metodologia
Attrezzi
16 m
carotaggio continuo con sistema ad aste
carotiere semplice
Quota fondo foro
verticalità
FLUIDO
DI
CIRCOLAZIONE
Acqua ÷ fango a polimeri
Densità fango
RIVESTIMENTO
Ø152 mm ÷ Ø 127 mm
(nel caso di franamento del foro)
Controllo
RCQ
X
Controllo
DL
X
X
X
X
X
STRATIGRAFIA
Geotecnica
X
POCKET
PENETROMETER
Nei terreni coesivi ogni 50 m circa
X
SCISSIOMETRO
TASCABILE
Nei terreni coesivi ogni 50 m circa
X
PROVE IN FORO
Prove SPT
Prove
permeab.
Lefranc
In materiale granulare ogni 1.5-3 m
Prevista 1 prova
Quota di prova
X
X
X
X
PREL. CAMPIONI
Rimaneggiati
Indisturbati
Previsti 2 campioni
Quota di prelievo
X
X
CASSETTE
FOTO
CON
Previste n° 3
STRUMENTAZIO
NE
Previsto 1 piezometro tipo Casagrande
Quota piezometro
X
Piezometro
NOTE: Misurazione livello di falda durante l’esecuzione del sondaggio
Rilievo settimanale livello di falda nel piezometro durante l’esecuzione del cantiere
Prelievo camp. rimaneggiati rappresentativi in corrispondenza di ogni SPT
DATA: 22/07/94
REDATTO: RSGQ
X
APPROVATO: RSG
Figura 13. Scheda di trasmissione attività per sondaggi
Vengono inoltre specificate le responsabilità ai vari
livelli, sia in cantiere che in sede, per quanto riguarda le
varie fasi di lavorazione e la sicurezza del personale.
La pianificazione della campagna di indagini
geognostiche ha portato a definire un calendario di
riunioni alle quali partecipavano tutte le componenti
coinvolte nella progettazione e nelle quali venivano
analizzati di volta in volta sia i risultati che venivano a
manifestarsi via via, con il completamento dei sondaggi
geognostici, sia le relative prove in foro e successivamente
le analisi geotecniche di laboratorio.
APPROVAZIONI DA PARTE D.L.
PIANIFICAZIONE ATTIVITA'
-Predisposizione piano qualità
ESECUZIONE ATTIVITA' IN SITO (Tecnici)
-Materializzazione punti indagine
-Esecuzione sondaggi e prove
-raccolta dati
QUALITA’ AZIENDALE
SCHEDA SONDAGGIO S1
COMMESSA n°: 039CM94
COMMITTENTE: C.V.N.
CANTIERE: Insula di San Marco
ATTIVITA’
MODALITA’ ESECUTIVE
5.4
SINTESI DEI RISULTATI
L’esecuzione dei sondaggi ha consentito di ricostruire
la stratigrafia del sottosuolo della piazza in modo
abbastanza dettagliato e completo ed ha confermato come
lo stile deposizionale della zona lagunare e più in generale
della bassa pianura veneta, caratterizzato da uno sviluppo
lentiforme, determini importanti variazioni laterali nella
litologia anche a brevissime distanze tra due punti di
indagine.
Così, se consideriamo il primo banco sabbioso che si
trova immediatamente al di sotto del livello coesivo più
superficiale, presente quest’ultimo praticamente in tutta
Venezia, si può notare (semplificando un po’ nella
descrizione e tralasciando le intercalazioni semicoesive e
coesive, che nei sondaggi S1 ed S2 (vedi planimetria) si
estende da circa 7 m a circa 11.5 m da piano campagna,
nel sondaggio S5 è invece più potente andando da circa
7.5 m a circa 15 m (con i primi tre metri costituiti da
sabbia di colore nocciola), nel sondaggio S6 il livello
sabbioso si rinviene tra 6 e 12 metri da p.c., mentre nel
sondaggio S3 non è praticamente presente e nel sondaggio
S4 è limitato ad un metro di spessore essendo compreso
tra 12 e 13 m da p.c.
Figura 14. Planimetria con ubicazione delle indagini
Figura 15. Attrezzature impiegate per le indagini in sito
Questa situazione di marcata variabilità litologica viene
confermata anche in considerazione delle prove
penetrometriche CPTU e della prova dilatometrica con
dilatometro di Marchetti
Nella CPTU 2 il banco sabbioso inizia a circa 8 m e si
estende fino a circa 13 m (da notare la presenza di sottili
intercalazioni coesive), nella CPTU 1 si rinviene tra 7 e 11
m (da notare anche in questo caso la presenza di
intercalazioni coesive), mentre nella CPTU4 il livello
sabbioso è presente da 6 a 11m e inoltre non presenta
intercalazioni argillose significative.
Occorre a questo punto considerare che nella CPTU 2 è
presente il citato livello sabbioso a differenza di quanto
avviene nel sondaggio S3 pur essendo eseguita a circa 3040 m da esso.
La prova dilatometrica, eseguita a pochi metri dal
sondaggio S3, conferma molto bene la stratigrafia del
sondaggio; infatti da 5 m a 15 m non si rinviene alcun
livello sabbioso ad eccezione di un livelletto da 12.20 a
12.60 m da p.c., con ottima corrispondenza con quanto
rinvenuto nel sondaggio S3, eseguito, lo ripetiamo a
distanza di poche metri.
La situazione stratigrafica del sottosuolo di piazza San
Marco può quindi essere così riassunta:
• ·al di sotto di uno strato coesivo superficiale che si
spinge fino a profondità variabili da 6 m a 8 m dal piano
campagna è presente un banco sabbioso di potenza asai
variabile (max. 7.5 m nel sondaggio S5) cui seguono
livelli alterni di terreni coesivi e semicoesivi.
• ·da questa situazione si discosta il tratto prospiciente
il bacino di San Marco (sondaggi S3 ed S4) in cui il banco
sabbioso risulta molto assottigliato fino quasi a scomparire
nel sondaggio S3.
La comparazione dei risultati ottenuti con i sondaggi e
con le prove CPTU conferma in tali terreni l’attendibilità e
la precisione della prova con piezocono nella ricostruzione
della stratigrafia del sottosuolo; lo stesso è possibile
affermare per quanto riguarda la prova dilatometrica
(identificativo è il livelletto sabbioso individuato tra 12.20
e 12.60 come nel sondaggio S3).
Si potrebbe addirittura dire che sottili intercalazioni
coesive all’interno di strati sabbiosi sono più facilmente
individuabili attraverso prove con piezocono piuttosto che
con il carotaggio.
6
MONITORAGGIO DELLA FALDA
Il monitoraggio della falda ha costituito uno degli
aspetti più importanti di tutta l’indagine.
Come noto la bassa pianura veneta, ovvero la zona a
sud della fascia delle risorgive, è caratterizzata da un
sistema multifalde che ha la sua area di alimentazione nel
potente banco indifferenziato ghiaioso-sabbioso che si
estende dal piede delle prealpi venete fino
all’allineamento Cittadella, Castelranco, Treviso (zona
delle risorgive). A sud di tale fascia l’idrogeologia è
caratterizzata da orizzonti sabbiosi, sede di falde acquifere
in pressione, confinati da orizzonti argillosi. Tale sistema
di falde in pressione nell’area di Marghera è stato
interessato fino agli anni 60-70 dalla perforazione di pozzi
per l’approvvigionamento idrico a scopi industriali.
Figura 16. Sezione schematica con i risultati delle indagini
Tale sfruttamento idrico è stato per altro una delle
principali cause dell’abbassamento del suolo nel territorio
Veneziano.
Nel caso in questione, la falda freatica più superficiale,
ovvero la falda alloggiata nel livello sabbioso limoso di
“riporto” caratterizzato dalla presenza di cotto, calcinacci,
pezzi di trachite ecc, risultava essere l’ aspetto di maggior
interesse.
Ricordiamo che tale strato poggia su un livello
argilloso limoso molto molle caratterizzato dalla presenza
di resti vegetali e conchiglie e da frequenti intercalazioni
limoso-sabbiose.
6.1
Strumentazione impiegata
Per monitorare la falda sono stati installati 4 piezometri
con cella tipo Casagrande automatizzati con trasduttori
elettrici e data logger. Le celle piezometriche sono state
installate alle seguenti profondità:
• PZ1 cella a –1.8 m da p.c.: strato superficiale di
“riporto”riporto”
• PZ2 cella a –2.8 m da p.c.: strato superficiale di
“riporto”
• PZ6a cella a –1.7 m da p.c.: strato superficiale di
“riporto”
• PZ6b cella a –5.1 m da p.c.: livello limoso sabbioso
all’interno dello strato argilloso sottostante il livello di
“riporto”.
In considerazione dell’importanza delle misure e dei
problemi logistici sono stati scelti dei piezometri che
potessero essere misurati sia automaticamente che
manualmente, sia per poter controllare l’esattezza delle
misure elettriche sia soprattutto per una sicurezza
maggiore nel caso in cui i trasduttori o gli acquisitori per
qualche motivo non avessero funzionato correttamente.
Sono state quindi impiegate delle celle tipo Casagrande
modificate all’estremità superiore dove era stato
predisposto un apposito raccordo, conico internamente,
per il collegamento dei tubi di misura da ½” e da 1 ¼”.
Il tubo da ½” era chiuso da un “otturatore” a punta
conica munito di o-ring, pressato alla cella da una serie di
pesi collegati ad un cavetto in acciaio.
All’interno del tubo da 1 ¼” è stato inserito il trasduttore
di pressione anch’esso con punta conica e o-ring e
anch’esso pressato alla cella da un peso. In tal modo la
cella poteva considerarsi “chiusa” e quindi consentire una
più rapida risposta alle variazioni di pressione dovute a
variazioni di livello della falda.
Per effettuare le misure manuali era sufficiente estrarre
il trasduttore e l’otturatore dai due tubi e misurare il
livello con un normale freatimetro. In questo modo è stato
possibile effettuare lo spurgo della cella e, se fosse stato
necessario, sarebbe stato possibile sostituire il trasduttore
senza dover reinstallare il piezometro, operazione che, nel
caso specifico di Piazza San Marco, sarebbe stata
praticamente impossibile date le difficoltà logistiche. Per
quanto riguarda l’acquisizione è stato costruito un
apposito contenitore in acciaio di dimensioni pari ad un
blocco trachitico della pavimentazione della piazza.
All’interno di tale contenitore è stato inserito un secondo
contenitore stagno che conteneva il data logger collegato
al trasduttore di pressione tramite un connettore pure
stagno.
Figura 17. Schema del piezometro
1
0 .8
m s.l.m.(cps. 1897)
0 .6
0 .4
P z n °1
P z n °2
0 .2
P z n °6 a
0
P z n °6 b
P .S a lu t e
- 0 .2
- 0 .4
- 0 .6
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15 16
17
18
19
20 21
22
23
24
O RA
Figura 18. Grafico ottenuto mediante acquisizione automatica del livello dell'acqua nei piezometri installati
La falda è stata monitorata per il periodo dal
21/01/1994 al 28/02/1994. I valori della falda registrati dal
datalogger sono stati riportati su grafici in cui sono stati
inseriti i livelli di marea registrati dal telemareografo del
Centro previsione maree del comune di Venezia
posizionato a Punta della Salute. Tutti i dati sono espressi
in metri e sono riferiti al caposaldo di riferimento per le
misure di marea a Venezia, ovvero il cps.1897.
Dall’esame dei grafici è interessante notare il diverso
comportamento dei piezometri che può essere così
sintetizzato:
• I piezometri Pz6a e Pz6b risentono in modo
impercettibile delle variazioni di marea, presentando
livelli orari praticamente costanti e oscillanti nel tempo tra
+0.2 m e +0.45 m (cps. 1897).
• I Pz1 e Pz2 invece risentono molto chiaramente delle
variazioni orarie dei livelli di marea e in particolare
dell’alta marea.
Come si può vedere dai grafici il livello dell’acqua nei
piezometri Pz1 e Pz2 aumenta, senza alcun ritardo,
all’aumentare del livello di marea raggiungendo un valore
coincidente con il massimo valore raggiunto dalla marea.
Con il ciclo di bassa marea invece i piezometri si
abbassano velocemente fino a stabilizzarsi ad una quota di
circa +0.2 m (cps. 1897), per poi tornare ad aumentare al
successivo ciclo di alta marea.
Il livello a cui i piezometri Pz1 e Pz2 si stabilizza
durante il ciclo di bassa marea coincide, a meno di 10 cm
circa, con l’andamento del livello dei Pz 6a e Pz6b nei
quali, invece, il livello rimane sostanzialmente costante sia
durante il ciclo di bassa marea che durante quello di alta
marea. I dati ottenuti elaborando le misure registrate
automaticamente sono confermati anche dalle misure
effettuate manualmente per avere la certezza dei risultati.
Si può interpretare tale andamento formulando l’ipotesi
che il livello costante a circa +0.2 m (csp. 1897) coincida
con il livello della falda superficiale dell’insula di San
Marco, mentre gli innalzamenti del livello dell’ acqua nei
piezometri Pz1 e Pz2, coincidenti con i cicli di alta marea,
potrebbero essere dovuti alla presenza, nell’area
interessata da tali piezometri, di vie preferenziali di
afflusso/deflusso, quali cunicoli di scolo delle acque o
canali e/o tratti di piazza interrati in epoche passate con
materiali di riporto permeabili.
7
CONCLUSIONI
Per concludere, le valenze che hanno caratterizzato le
indagini per il progetto di massima delle opere di difesa
dell’ Insula di San Marco dai fenomeni di acqua alta sono
state molteplici tra cui il raggiungimento di dati certi per
quanto riguarda i terreni sottoposti ad indagine e il rispetto
dei tempi contrattuali nonostante i problemi logistici legati
alla delicatezza dei luoghi.
L’esperienza che se ne trae avvalora l’idea per cui non
devono essere le condizioni “difficili” a dare l’impronta
ad un progetto e alla sua realizzazione, ma una scelta delle
tecniche di investigazione di assoluto rigore o, per meglio
dire, un tasso di professionalità poggiato su strumenti reali
e non aleatori, come ad esempio la possibilità di usufruire
di un’indagine in Garanzia di Qualità.
ABSTRACT
This paper describes the experience achieved during
the planning and execution of the geotechnical
investigations related to the defensive works from the high
water level at Insula di San Marco, in Venice.
Such a project is part of a bigger system of works
planned by Consorzio Venezia Nuova, aimed to protect
the lagoon sites from the high tide floods. The singularity
of the environment involved strongly characterises the
choice of projects and interventions.
The exigency to operate in a place known as a National
heritage, implies a global panning of the investigation,
both for what concerns the choice of the equipment, the
delimitation of the work-area, the execution of in situ tests
and the installation of geotechnical instruments.
Consequently, it's of fundamental importance to hold in
due consideration, other than the economical aspect, also
the right planning of the activities in a hystorical and
wonderful place as San Marco Square.