Pinerolo, il centro storico: un capitale inutilizzato!

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Pinerolo, il centro storico: un capitale inutilizzato!
Anno 7, Marzo 2016
n. 3
1
I N D I A L O G O .it
Indialogo . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 1 6 . 6 . 2 0 1 0 d e l Tr i b unale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni
Pinerolo,
il centro
storico:
un capitale
inutilizzato!
Docenti Universitari/26
Franco Algostino: «Pinerolo
è una cittadina gradevole,
ma certi edifici fatiscenti
sono indecorosi”»
Elvio Fassone,
“La rosa e il cavolo:
ovvero che cosa fare
della Bochard”
Dibattito sul futuro di Pinerolo /7
Valorizzare il centro storico:
l’esempio di Martina Franca
Buone News
A cura di Gabriella Bruzzone
22
francia e danimarca in prima linea
La legge Spreco Zero (alimentari)
Una legge che punisce lo spreco alimentare
al pari di qualsiasi altro reato? Esiste ed è stata
votata a dicembre dall’assemblea nazionale
francese.
Una misura importante che sancisce un
passo avanti nella riduzione degli sprechi
alimentari, a partire dalla grande distribuzione.
La legge prevede, infatti, che i supermercati
distribuiscano ad organizzazioni benefiche tutti
gli alimenti prossimi alla data di scadenza o,
in alternativa, li trasformino in compost o in
mangime per gli animali. In caso di mancato
adempimento le sanzioni saranno salatissime.
Non sarà più possibile quindi disfarsi del
cibo invenduto distruggendolo o gettandolo
nell’immondizia, come molti supermercati
hanno fatto per anni, ma sarà obbligatorio
stipulare convenzioni con enti caritatevoli attivi
sul territorio che si occuperanno di distribuirlo
a chi ne ha bisogno.
Anche in Italia ha iniziato a muoversi qualcosa
su questo fronte. A causa della complessità
della burocrazia, infatti, non era possibile
donare gli alimenti invenduti, costringendo i
supermercati allo smaltimento di cibo ancora
commestibile. La legge Spreco Zero – ferma
in Parlamento in attesa di essere discussa –
prevederebbe però una serie di incentivi fiscali
per quelle aziende che decidono di donare
segue da pag.3
hanno e avranno sempre più
una funzione strategica. Penso ad es. all’assessorato
con le deleghe al Lavoro, al Turismo, all’Artigianato,
all’Innovazione, al Commercio, confinato in un edificio
persino fuori dal Palazzo, un assessorato che ha la delega
a potenzialità enormi e che nell’amministrazione che
sta per finire non ha certo brillato (ha addirittura chiuso
generi alimentari.
Importante anche la campagna di
sensibilizzazione rivolta a tutti i consumatori,
considerato che lo spreco maggiore si registra,
infatti, tra le mura domestiche.
Altra interessante iniziativa a riguardo è il
progetto Family Bag, promosso dal Ministero
dell’Ambiente: nei ristoranti aderenti sarà
possibile richiedere un contenitore per
portare a casa i pasti avanzati ed evitare
che si trasformino in rifiuti. Per ora è in fase
sperimentazione in provincia di Padova, a
breve si estenderà anche al resto d’Italia.
Arriva invece dalla Danimarca la notizia di un
supermercato non convenzionale: si chiama
WeFood e vende solo cibi scaduti ancora
commestibili. Tutti gli alimenti, pur avendo
superato la data in cui è preferibile consumarli,
rispettano tutti i criteri sanitari e possono
essere perfettamente consumati. Una bella
soluzione per i supermercati tradizionali
che possono in questo modo appoggiarsi a
WeFood per smaltire le eccedenze alimentari.
La risposta dei consumatori è per ora molto
positiva: grazie ai prezzi ridotti, i prodotti sono
facilmente accessibili a tutti e, soprattutto, si
riduce lo spreco alimentare, argomento a cui i
danesi – ma non solo – sono particolarmente
sensibili.
l’ufficio dove finora era seduto!). In questi luoghi non
ci va un pensionato a fine carriera che ha tanto tempo
libero, ma un giovane dinamico che sappia portare idee,
energia, relazioni e progettualità nuove.
Sindaco e assessori che se ne stanno nel proprio
ufficio a gestire gli affari correnti, ripiegati sul territorio,
non portano da nessuna parte.
Antonio Denanni
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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni
S
o
m
m
Un sindaco capace di guardare oltre
Le elezioni amministrative di Pinerolo si avvicinano
sempre di più. Gli schieramenti con il candidato
sindaco si stanno posizionando e i programmi pure;
ognuno cerca di convincerci della bontà dei propri
contenuti.
Sarebbe molto facile fare un elenco delle cose che
deve mettere in conto l’amministratore di una città:
la sicurezza dei cittadini, un ambiente gradevole e
pulito, la possibilità di lavoro e di dignità per tutti,
ecc. A nostro parere però più che un bell’elenco c’è
bisogno di persone che abbiano una grande voglia
di cambiamento e di innovazione intorno a 2-3 idee
forza e si impegnino con tenacia a portarle avanti,
consapevoli che la realizzazione non dipende solo
da loro, ma anche da altri e per questo l’impegno a
relazionarsi e a convincere questi altri è fondamentale
(enti sovracomunali, imprese fuori territorio, Stato
centrale, ecc.). Quindi c’è bisogno di un sindaco e
di una squadra capaci di management, non centrati
su di sè (il super sindaco!) e sul proprio territorio
(localismo!), ma che siano capaci di andare nei
luoghi dove si elabora pensiero e si decide, dove si
allacciano relazioni e si impostano progetti. Insomma
un sindaco e una squadra capaci di guardare oltre il
territorio, consapevoli che Pinerolo e il Pinerolese la
soluzione ai propri problemi la trovano in uno sguardo
più ampio, almeno metropolitano (se non mondiale)
e in una relazione sovraterritoriale.
Un sindaco che abbia l’idea del “faso tuto mi” non
porta da nessuna parte, così pure quello che porta
un bell’elenco di cose da fare (poi magari per leggi
o regole sovracomunali non potrà fare!). Questo
discorso vale anche per i suoi assessori, di cui si parla
sempre troppo poco, scaricando tutte le colpe sul
primo cittadino. Alcuni assessorati di secondo piano
Segue a pag.2
Antonio Denanni
PINEROLO / INDIALOGO.it
.
Direttore Responsabile
Antonio Denanni
Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Gabriella Bruzzone, Andrea Obiso, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca
Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino,
Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Valentina
Scaringella
Con la partecipazione di Elvio Fassone
photo: Giacomo Denanni, Lara Fantone
Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del
16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus
redazione
Tel. 0121397226 - E-mail: [email protected]
STAMPA: Servizi Grafici, Bricherasio
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r
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Buone News
più at
franco algostino, ingegneria
valorizzare il centro storico
4Docenti universitari / 26
6Dibattito sul futuro di pinerolo/ 7
8
Benchmarking territoriale
tac - l’hafen city di amburgo
la rosa e il cavolo:cosa fare della bochard
marta e francesca gennari
intervista a roberta bozzalla
i 10 trend tecnologici del 2016
i bandi del mese di marzo
9Lettere al giornale
10
Vita internazionale
11Donne del Pinerolese
12
13
14
Giovani & Lavoro
Tuttobandi
Teatro
sono nata il ventitre
matisse a palazzo chiablese
15Per mostre e Musei
16
Visibili & Invisibili
17
Cose dell’altro mondo
le notizie di amnesty e libera
la donna più risparmiosa del regno unito
18Storiae...
ad iniziare son bravi tutti
no all’edificabilità in collina!
gli as once
concerto dei leos e mostra di rebor
19Salviamo il paesaggio
20
Officine del suono
21Eventi di Onda d’Urto
23Viaggiare
con le lucciole della nuova zelanda
24Amici di Pinerolo Indialogo
http://www.pineroloindialogo.it
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inc o nt r i
Città & Università /26
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a cura di Antonio Denanni
Intervista a Franco Algostino, Ingegneria
«Pinerolo la trovo una cittadina gradevole a
misura d’uomo... È indecorosa la presenza
di vecchi edifici industriali fatiscenti»
“Il Comitato Rete Casa del Pinerolese, di cui faccio parte, si occupa di emergenze
abitative. Ha stipulato convenzioni coi comuni di Pinerolo, Cumiana, None, in cui il
comune concede, a fronte di affitti ridotti o calmierati, una riduzione IMU e altre garanzie”
Ci parla di sé e del lavoro che ha svolto in
ambito universitario?
Sono entrato al Politecnico come studente
nel 1962, mi sono laureato in ingegneria
civile nel 1967, e, da allora, sono rimasto
al Politecnico fino al 2014, anno in cui
sono andato in pensione; la mia presenza
al Politecnico è durata quindi
per più di mezzo secolo.
Ho tenuto corsi per studenti
di ingegneria energetica,
chimica, aeronautica, e per
studenti di architettura.
Dal 1990, con alcuni colleghi
di discipline diverse, abbiamo
assunto, nell’ambito di una
convenzione stipulata dal
Politecnico con le famiglie
delle vittime del disastro
aereo di Ustica, l’incarico di
consulenti di parte civile. E’
stato un periodo di attività
durato una quindicina di
anni, in cui abbiamo dovuto
occuparci di problemi spesso
molto diversi dai nostri campi di ricerca, ma
è stato un periodo di attività appassionante.
Sempre in quegli anni sono stato consulente
nel processo riguardante i fatti avvenuti,
durante il G8 di Genova, nella scuola Diaz.
La mia attività di studio è quindi spesso
uscita dal campo strettamente inerente alla
Scienza delle costruzioni.
La sua è la materia di base degli ingegneri e
degli architetti. Ce ne parla?
Quando ero un giovane ingegnere spesso
veniva da me un amico architetto con
qualche progetto particolare e mi chiedeva
se, dal punto di vista strutturale, era logico,
in caso contrario lo avrebbe abbandonato.
Questo mi sembra un modo molto corretto
di affrontare l’architettura.
La Scienza delle costruzioni comunque
non riguarda solo le opere architettoniche,
ma pressochè tutti i rami dell’ingegneria,
in una struttura aeronautica
ad esempio è fondamentale
una ottimizzazione al fine di
ridurre il peso.
Un docente di Scienza delle
costruzioni come lei mi ha
detto che i suoi migliori
allievi venivano dal liceo
classico. È capitato anche
a lei?
I migliori allievi sono
quelli che hanno imparato
a ragionare e si chiedono il
perchè delle cose e non si
accontentano di “manuali
di istruzioni”, sicuramente
il liceo classico fornisce
questo tipo di formazione
mentale, o forse chi sceglie il liceo classico
ha già questo approccio nei riguardi del
sapere.
In questa logica trovo che un aspetto
positivo della formazione dell’ingegnere
italiano è quello di preparare a ragionare
più che insegnare come si realizzano
determinati processi.
Questo porta ad
avere persone forse meno pronte per il
mondo del lavoro, ma sicuramente più
capaci di affrontare problemi nuovi; forse,
purtroppo, questo aspetto sta cambiando
con una specializzazione sempre più spinta.
«Trovo che la presenza, nel centro della città, di vecchi edifici industriali fatiscenti sia indecorosa»
Dal punto di vista strutturale come vede il
patrimonio edilizio pinerolese?
La maggior parte delle costruzioni
pinerolesi, compresa casa mia, sono state
realizzate prima che si tenesse conto di
criteri antisismici, fortunatamente il rischio
sismico non è alto...
Nelle zone montane, ci sono begli esempi di
architettura rurale, spesso però rovinati da
ristrutturazioni poco rispettose.
Sull’archeologia
industriale
pinerolese
invece cosa dice l’occhio dell’ingegnere?
Come cittadino di Pinerolo trovo che la
presenza, nel centro della città, di vecchi
edifici industriali fatiscenti sia indecorosa;
penso che quelle aree andrebbero utilizzate
per aree verdi, servizi per i cittadini e edilizia
residenziale o commerciale, in modo da
non occupare con nuove costruzioni aree
attualmente agricole.
Veniamo a Pinerolo, sua città di residenza
da 25 anni. Che cosa le piace e che cosa
la disturba?
Da quando sono andato in pensione vivo
molto di più a Pinerolo, e quindi conosco meglio
la città; la trovo una cittadina gradevole, a
misura d’uomo in cui ci si può muovere a
piedi. Ciò che manca maggiormente sono le
opportunità di lavoro, ma questo non è un
problema solo di Pinerolo.
Siamo in campagna elettorale per le
prossime amministrative. Qual è a suo
parere la cosa che dovrebbe esserci in cima
alla lista delle cose da fare?
Le cose da fare sono sempre molte,
purtroppo le esigenze cozzano contro la
scarsità dei mezzi. In questo momento di
crisi penso che la priorità fondamentale
sia l’attenzione al sociale: in una comunità
in cui una parte dei cittadini vive in una
condizione di disagio si sta peggio tutti.
Invece qual è la realtà che dovrebbe essere
valorizzata di più?
Occorrerebbe valorizzare di più la
montagna creando opportunità di lavoro
in un’agricoltura montana ecosostenibile,
eventualmente anche con sovvenzioni.
Lei si interessa di volontariato nel settore
abitativo, ce ne parla?
Da quando vivo a Pinerolo mi occupo
delle case di accoglienza del “Riparo”, nate
per soddisfare le emergenze abitative e, da
quando è nato, faccio parte del “Comitato
Rete Casa del Pinerolese”.
Ci parla nello specifico anche del “Comitato
Rete Casa del Pinerolese”?
Il comitato è nato da circa due anni:
ci si è resi conto che, oltre alle persone
in emergenza abitativa perchè prive di
reddito o con reddito insufficiente, esiste
una classe di persone a basso reddito che
hanno difficoltà nel far fronte alle spese per
la casa e che, pur non essendo in condizioni
di povertà, rischiano di caderci.
Il comitato ha stipulato convenzioni coi
comuni di Pinerolo, Cumiana e ora anche
None, in cui il comune concede, a fronte
di affitti ridotti che a Pinerolo rientrano
negli affitti calmierati, una riduzione IMU
e altre garanzie; nel comune di Pinerolo
i proprietari usufruiscono anche della
riduzione dell’IRPEF.
Il comitato mette in contatto i proprietari
e i potenziali inquilini, li segue negli
adempimenti burocratici e, dopo, nelle
eventuali difficoltà che dovessero sorgere.
Nel comune di Pinerolo, abbiamo stipulato
una quindicina di contratti di locazione, in
alcuni casi con riduzione dell’affitto per
inquilini già presenti: i proprietari si sono resi
conto che ciò che prendono in meno viene
compensato dalla notevole riduzione fiscale,
e gli inquilini, avendo meno difficoltà, sono
più puntuali nel pagamento. Fino ad ora non
sono sorte difficoltà.
I contratti conclusi non sono molti, avremmo
voluto farne di più, sono molte le persone
che si rivolgono a noi per cercare casa.
Purtroppo i proprietari spesso preferiscono
tenere l’alloggio vuoto, piuttosto che
affittarlo. Occorre che chi ha un alloggio
si renda conto che, affittando a prezzo
calmierato, oltre a compiere un’opera di
solidarietà risolvendo il problema abitativo
di una famiglia, fa un’operazione che
economicamente può essere vantaggiosa.
Abbiamo bisogno di trovare alloggi, se
volete saperne di più potete contattare il
comitato al numero 3246897043.
5
in citt à
Dibattito sul futuro di Pinerolo /7
6
di Antonio Denanni
Valorizzare il Centro storico
L’esperienza dell’albergo diffuso, per
rilanciare il centro storico di Pinerolo
A Martina Franca (TA) l’esperienza dell’albergo diffuso ha rivitalizzato il centro
storico, rendendolo meta di turismo e di iniziative culturali. Due alberghi diffusi
hanno la struttura ricettiva in 64 appartamenti ristrutturati del centro storico
Proseguono gli interventi sul futuro di Pinerolo
e sulle sue risorse da valorizzare (nella stesura
dei prossimi programmi elettorali!): in questo
numero parliamo di valorizzazione del centro
storico di Pinerolo, attraverso la storia esemplare
di Martina Franca, città pugliese, che offre
parecchi spunti di riflessione per il nostro centro
storico di Pinerolo.
Si può parlare di Pinerolo e del suo centro
storico in forma diretta oppure traslata
attraverso la storia di un’altra città simile,
che è riuscita ad emergere e a rivitalizzare
il suo patrimonio
storico in modo
esemplare. Quella che vado a raccontare
è la storia di Martina Franca, una cittadina
pugliese di 50.000 abitanti, un po’ più
grande di Pinerolo, ricca di testimonianze
di arte barocca, ma simile nella storia, che
attraverso l’iniziativa dell’albergo diffuso
sostenuta da una saggia politica culturale
e di incentivi alla ristrutturazione da parte
dell’amministrazione comunale ha saputo
coniugare antico e moderno, rendendo
il centro storico una realtà viva, meta di
turismo e di iniziative culturali.
Due sono i principali alberghi diffusi di
Martina Franca, uno è l’Albergo Rococo’,
una moderna struttura alberghiera, situata
in un palazzo settecentesco, che si è
impiantata nel centro storico una decina
di anni fa praticando l’attività di albergo
diffuso; oggi ha 40 appartamenti tutti
ristrutturati e confortevoli. L’altro è Villaggio
In con 24 unità abitative a disposizione,
che è stato il primo ad attivare in modo
pioneristico l’ospitalità alberghiera diffusa
15 anni fa. Sessantaquattro appartamenti
in tutto, un patrimonio abitativo non da
poco, restaurato e curato, che fa da traino
per il turismo e per le attività culturali nel
centro storico.
Si legge nel sito del Rococo’: «Un
palazzo nel centro storico di Martina
Franca, riservato e ricco di Arte Decorativa
ed Architettonica, trasformato in un
prestigioso Albergo. Una preziosa miscela
tra antica eleganza e fascino del moderno.
(...) Una formula innovativa per chi ama i
soggiorni in alberghi diffusi. Diverse sono le
unità abitative collocate nello stesso nucleo
urbano, dove recuperare la dimensione
della tradizione, della comunità “diffusa”.
Una nuova concezione di turismo, che e’
in piena armonia con i nostri centri storici
e i borghi d’Italia più belli».
Le prime esperienze di albergo diffuso
sono nate in Italia, in Friuli nel 1976 a
seguito del terremoto, come forma di
accoglienza e di ospitalità, divenendo poi
un sistema vero e proprio di fare turismo,
estendosi a partire dagli anni ‘90 in tutta
Italia.
A partire dal 2001 il giovane imprenditore
svedese Daniele Elow Kihlgren (Gruppo
Sextantio), innamorato dell’Italia, tramite
il sistema dell’albergo diffuso recupera
numerose abitazioni in antichi borghi
dell’Abruzzo e nel centro storico di Matera,
dove nelle famose grotte vengono ricavate
delle residenze diffuse.
Il sistema dell’albergo diffuso è una
soluzione che sta incontrando sempre
più favore, soprattutto nei piccoli centri,
anche di montagna, in virtù del fatto che
contribuisce a coniugare il mantenimento
e la valorizzazione dell’esistente, specie
dei centri storici, con lo sfruttamento
turistico degli stessi luoghi. È un modello
di sviluppo turistico territoriale rispettoso
dell’ambiente e della tradizione locale, che
Martina Franca, un bell’esempio di vitalizzazione e di recupero del centro storico 7
rappresenta un antidoto al degrado e allo
spopolamento dei borghi.
Perchè non seguire anche a Pinerolo
l’esempio di questa bella pratica, magari con
qualche piccolo sostegno alla ristrutturazione
o all’efficientamento energetico?
Un
bell’albergo diffuso con la location
principale nel Palazzo degli Acaja o nella
Casa del Vicario con decine di appartamenti
ristrutturati e curati tutt’intorno non sarebbe
un modo realistico per rilanciare il centro
storico portando turisti e turismo in città?
È illusorio pensare di rivitalizzare il centro
storico con il commercio come si è fatto
finora, per il semplice fatto che gli edifici
attrezzati a commercio stanno in quella
parte di centro storico chiamato una volta
il Piano, mentre i due terzi degli edifici sono
residenziali e stanno in quella parte di centro
storico definito un tempo il Borgo. La via del
turismo diffuso è più praticabile.
È chiaro, quella che presentiamo è una
ipotesi di rivitalizzazione del centro storico
come altre, che proponiamo ai candidati
sindaco e futuri amministratori di questa
città. Un’ipotesi e una bella pratica però
che in altre città ha funzionato e la storia di
Martina Franca lo dimostra.
Ci manca solo un’amministrazione
comunale lungimirante e un imprenditore
alberghiero, un mecenate o una grande
famiglia che amino Pinerolo e siano disposti
a spendersi per la città.
Martina Franca, situata su una collina a
mt. 431 s.l.m., ad uguale distanza dal Mare
Adriatico e dal Mare Ionio, densamente
popolata nel corso dei secoli (oggi conta oltre
50.000 abitanti), è la città più importante
della provincia di Taranto dopo il capoluogo.
Già nel 1260 è attestata l’esistenza di un
castrum Martinae, ma soltanto nel 1305 si
costituì un vero e proprio abitato urbano,
voluto da Filippo I d’Angiò, principe di
Taranto, e successivamente infeudato a
varie casate nobiliari del regno di Napoli.
Dal 1507 al 1806, infine, Martina divenne
un ducato sotto il dominio della famiglia
Caracciolo, che la dotò di un superbo Palazzo
Ducale costruito nel 1668 presso la Porta di
Santo Stefano, su disegno dell’architetto
bergamasco Giovanni Andrea Carducci, una
delle prime opere in stile barocco.
La città custodisce numerose testimonianze
del cosiddetto barocchetto martinese o
rococò, evoluzione complessa ed elegante del
barocco affermatosi in loco intorno alla metà
del Settecento sia nell’architettura religiosa,
sia in quella civile: ne sono esempio le chiese
di San Martino (1747-1775), oggi basilica
minore, di San Domenico (1746), il Palazzo
dell’Università (1761), sede del Comune fino
ai primi del Novecento in piazza Plebiscito,
nonché i palazzi delle famiglie egemoni
Giuliani (1778), Magli (1748) e Fanelli (1748)
nella splendida via Cavour, e Motolese
(1775) in via Principe Umberto, tanto per
citare gli edifici di maggiore rilievo artistico.
(www.albergodiffusorococo.it/storia.html)
G L O B -L O C
Benchmarking territoriale
88
di TAC (Territorio, Architettura, Cultura) - www.tac-lab.it
L’Hafen City di Amburgo
La più grande riqualificazione d’Europa
Amburgo è la seconda città della Germania dopo
Berlino e sorge adagiata sull’estuario del fiume Elba.
Famosa ai più per essere una delle città portuali
(senza il mare però) più importanti d’Europa, ha
tratto dall’acqua tutte le risorse necessarie per
diventare sin dal medioevo una città prospera e
internazionale.
È proprio in questo contesto, più in particolare
nell’area storica di Speicherstadt con il vecchio porto
e i suoi magazzini, che la città ha deciso di puntare
e di attivare il più vasto progetto di riqualificazione
d’Europa per estensione, denominato Hafen City.
Il progetto, approvato nel 1998 in seguito ad un
concorso di progettazione internazionale, vedrà il suo
completamento nel 2025 e prevederà la realizzazione
di un’area di 155 ettari pari al 40% dell’estensione
della città attuale, interamente circondata dalle
acque del porto. Tutta la trasformazione è stata
coordinata e promossa attraverso una serie di
concorsi di urbanistica e architettura che hanno
portato a competere le migliori firme dell’architettura
europea e mondiale, riattivando una porzione di città
un tempo ritenuta marginale.
Così un’area un tempo destinata soltanto al lavoro
duro dei traffici mercantili e volutamente separata
dal resto del tessuto cittadino, è ormai diventata
una nuova centralità e accoglie un mix di funzioni
che vanno dal commercio agli spazi per la cultura,
alle residenze e ai luoghi di lavoro, non più soltanto
legati alle attività portuali ma alle professioni creative
del terzo settore, dei servizi, della creatività e della
produzione digitale. Ma la cosa ancora più importante
è che attirando nuovi ed enormi investimenti, questo
piano di riqualificazione ventennale di Amburgo ha
accolto nuove sfide diventando un laboratorio di
buone pratiche e di processi che stanno facendo da
apripista per il resto della Germania e dell’Europa,
tanto da meritarsi l’appellativo di Città cantiere.
Nel 2013 infatti Amburgo ha ospitato la Mostra
Internazionale di Architettura Iba Hamburg
(Internationale Bauasstellung Hamburg) per la
quale si è impegnata a realizzare una cinquantina di
progetti di residenze innovative nell’area sud della
città chiamata Wilhelmsburg, andando a creare un
quartiere ecologico sperimentale e innovativo dove
le più moderne tecnologie costruttive sono state
mescolate ai nuovi modelli abitativi del co-housing
in mezzo alla natura. Tutto ciò è stato possibile
grazie ad una partnership tra progettisti, imprese e
sponsor tecnici ed è stata sviluppata con particolare
attenzione al cambiamento climatico.
Come per la riqualificazione di Hafen City, anche
in questa occasione si è scelta la via dei concorsi
pubblici di architettura, indicendone uno anche per
il nuovo parco ecologico che ha riconvertito l’area
dell’ex discarica Georgswerder.
Ultimo ambizioso progetto della città di Amburgo è
invece legato alla mobilità: tema tra i più importanti
per le agende degli amministratori e dei pianificatori,
anche del nostro territorio. L’amministrazione della
città tedesca, in questo ambito, si è impegnata a
raggiungere l’obbiettivo di diventare la prima città in
Europa Car free, ovvero di rendere la città e i suoi
cittadini liberi dal traffico veicolare privato.
Attraverso il progetto Green Network, ad Amburgo
nasceranno percorsi pedonali e piste ciclabili per
permettere a tutti i cittadini di avere a disposizione
vie di comunicazione sicure che colleghino i diversi
punti di interesse della città, mettendo a sistema
delle aree verdi, veri e propri polmoni capaci di
ridurre la CO2 e di essere luoghi di socialità.
Abbiamo visto dunque come una città fortemente
mono-funzione come Amburgo ha deciso di definire
il suo futuro sostenibile con un Piano strategico
a lungo termine attraverso tre punti semplici ma
fondamentali: puntare sulla varietà, sulla qualità
diffusa attraverso il recupero di aree periferiche
ma dal forte legame con la storia della città,
sull’innovazione, sia di processo che di tecnologie
legate all’abitare e al vivere in condivisione, e cosa
più importante di tutte sulla mobilità dei suoi cittadini
e dei suoi visitatori e sull’infrastrutturazione verde.
società
Lettere al giornale
di Elvio Fassone
La rosa e il cavolo:
ovvero che cosa fare della “Bochard”
C’era qualcosa di giocoso e quasi di infantile
nella “Chiamata alle arti” di martedì primo marzo,
la serata nella quale i cittadini erano invitati a dire
che cosa avrebbero voluto fare del complesso
“Bochard”. Una galleria di splendidi sogni, dalla
scuola steineriana alla biblioteca modernissima, dal
luogo di ritrovo per gli studenti all’educazione sulla
sostenibilità ambientale, dalla casa della cultura
all’incubatore di impresa, dalla sala prove musicali
allo spazio bimbi, a una sequenza quasi magica di
laboratori e di esposizioni di questo e di quello.
Il tutto accompagnato da una pioggia di termini
alla moda, dalla democrazia partecipata ai luoghi
del sapere alla gestione di eventi, ed a quel vago
sociologismo che “fa fine e
non impegna” con il quale
si svicola dall’interrogativo
cui nessuno si è dato peso
di rispondere: il brutale ma
necessario chi paga? con
quali soldi? Una risposta è
pretesa dal senso comune,
e
lo
ha
sottolineato
ufficialmente il Sindaco,
ricordando che ogni progetto
deve essere auto-sostenibile: ma nella serata era
considerato importante offrire un caleidoscopio di
idee, e il resto un’altra volta, l’intendence suivra, gli
amministratori sono lì per quello, no?
Nonostante questo me ne sono andato confortato,
perché ho visto riabilitate alcune idee che, per
doverosa prudenza, consideravo con timidezza. Per
esempio, che è inutile sciorinare un ventaglio di cose
luccicanti, se queste non rientrano fra gli obiettivi dei
possibili finanziatori o investitori di domani, pubblici
o privati che siano, dato che il bilancio del Comune
non sarà mai in grado di realizzarle. Oppure il fatto
che è illusorio sperare in qualche fondazione, o in
qualche bando da qualche spicciolo, quando per il
complesso Bochard le stime più prudenziali parlano
di alcune decine di milioni di euro, sia pure scadenzati
su vari esercizi. Così come è declamatorio invocare
la dimensione della città metropolitana (o più
ancora la dimensione regionale o nazionale) se si
prospettano soluzioni che riguarderanno la sola
città. Chi si inebria del profumo della rosa è portato
a pensare che sia la rosa a fare un buon brodo, ma
purtroppo ci vuole il cavolo poco odoroso.
Allora? Allora mi rifaccio a qualche idea che dalla
serata dei sogni è pur emersa, e che mi autorizza a
riprenderne altre già affacciate in questa sede. Alcuni
hanno proposto di utilizzare una parte del complesso
Bochard per ricavarne un luogo di sosta temporanea
degli studenti nella parte della giornata non occupata
dagli impegni scolastici, per pranzare, per studiare,
per socializzare: e se si considera che a Pinerolo
affluiscono ogni giorno oltre 6.000 studenti, di cui
circa l’80% provenienti da altri Comuni, si coglie
bene l’importanza di una simile soluzione, la quale - e
qui sta il pregio che altre non hanno - è realmente
spendibile in una logica di città metropolitana, poiché
riguarda un territorio vasto e bisogni diffusi non
ristretti alla cerchia cittadina.
Così pure, se si ambisce ad
avere il sostegno di fondazioni
o della Regione, sarebbe
apprezzabile un’idea di scuola
dei mestieri della montagna,
non per farne l’ennesima
esposizione di prodotti tipici,
ma perché capace di fortificare
un’economia delle terre alte, e
perciò di coinvolgere l’intera
istituzione regionale.
E qualche titolo avrebbe anche un’idea che
potrebbe sembrare un lusso di intellettuali, se non
fosse che la sua concretezza ci è rammentata ogni
tanto dai vari episodi del “Bataclan” o di “Charlie
Hebdo”, o altri momenti tragici che costellano la
difficile convivenza tra mondi diversi. Il Pinerolese è
stato per secoli terra di conflitti inter-religiosi, e poi di
difficile e fruttuosa convivenza ecumenica: dunque,
ha titolo per proporsi come uno dei luoghi nei quali
sperimentare stabilmente il confronto e l’interazione
(senza g) tra culture, religioni e tradizioni diverse, in
una stagione sanguinosa nella quale essa diventa
un’esigenza imprescindibile. Non sarà certamente
la sola Pinerolo a diffondere questo spirito, ma
una parte del complesso Bochard potrà ospitare,
insieme a cento altri punti individuati da una visione
nazionale del problema, un centro di cultura interetnica e inter-religiosa, capace, esso sì, di propiziare
quegli investimenti senza i quali la bella “Chiamata”
rimarrà un catalogo di vagheggiamenti, e l’immobile
un rudere soggetto a degrado, per giunta in pieno
centro della città. La rosa e il cavolo, appunto.
9
10
ondo
così per il m
Vita internazionale
di Alessia Moroni
Intervista a Marta e Francesca Gennari
Al lavoro a Londra e a Madrid
Così lontane, ma così vicine nella realizzazione dei propri sogni
Due sorelle, due nazioni e un legame
fortissimo. Marta e Francesca vivono e
lavorano rispettivamente a Londra e Madrid,
dove stanno realizzando i loro sogni. Le
incontriamo insieme su Skype, dove ci
raccontano la loro esperienza.
Di cosa vi occupate e qual è la vostra
formazione?
Marta: Sono un’animatrice 2D, laureata
al Centro Sperimentale di Cinematografia
– Dipartimento d’Animazione. Attualmente
sto facendo uno stage presso la Cartoon
Network, a
Londra,
ed
il mio lavoro
consiste nel
far muovere
i personaggi
dei
cartoni
animati.
Si
tratta di un
Internship di
quattro mesi,
che terminerò
a metà aprile.
Francesca:
Sono
una
sarta e mi
o c c u p o
principalmente di abiti maschili. Ho studiato
due anni a Napoli e mi sono diplomata
all’Accademia Teatro alla Scala di Milano,
dopo un anno di studi in sartoria. Lavoro
presso un’azienda di Madrid, SASTRERIA
CORNEJO, che si occupa di teatro,
televisione e cinema, nella quale avevo
già svolto un periodo di stage quando
frequentavo l’Accademia a Milano.
Immagino che il vostro legame sia fortissimo.
Com’è essere così vicine, ma così lontane?
M: Skype! Ci sentiamo spesso ed il modo
di vedersi si trova sempre. Sappiamo che
entrambe siamo felici in quello che stiamo
facendo ed è questo l’importante.
F: Essendo sorelle, sappiamo che ci siamo
sempre l’una per l’altra, anche a chilometri
di distanza. Siamo nell’era digitale e ormai è
facile sentirsi in qualsiasi momento.
Mi raccontate la vostra routine giornaliera?
Come vi trovate a parlare un’altra lingua?
M: Ci metto circa una quarantina di minuti
per arrivare in ufficio e durante la giornata
lavoro all’animazione di personaggi: ci sono
delle scadenze settimanali o mensili da
rispettare. Di solito finisco verso le sette.
Gli
uffici
sono
un
ambiente
m o l t o
internazionale e
non
ho
particolari
difficoltà
con
la
lingua: la
conoscevo
già.
F: Anche
io ci metto
c i r c a
quaranta
minuti per arrivare in azienda. Il mio compito
è quello di lavorare a dei capi di abbigliamento
che prima sono stati provati dall’attore o
dall’artista e, una volta finiti, passano alla
produzione e alla scena. Lavoriamo molto,
ma finendo alle tre riesco ad avere del tempo
libero. Per quanto riguarda la lingua mi trovo
bene ed ho imparato in fretta.
Quali sono i vostri progetti futuri?
M: Al momento sto valutando se continuare
gli studi, probabilmente in Francia.
F: Per due anni starò qui in Spagna, poi si
vedrà. Spero di poter fare esperienza proprio
in teatro.
10
Società
Donne del Pinerolese
11
a cura di Sara Nosenzo
Roberta Bozzalla, una vita con la danza
La danza arte performativa di tutto il corpo
Ci racconti un po’ di lei …
Sono nata a Pinerolo e ho iniziato a far danza
all’età di quattro anni, sotto la spinta della mia
bisnonna, presso il Circolo Sociale di Pinerolo
che era una succursale del Teatro Regio di
Torino. All’epoca a Pinerolo c’era danza, calcio
e pallavolo: si può dire che la scelta era molto
limitata, a differenza di adesso. Ho sempre
fatto stage in Italia e all’estero, fino a che il mio
viaggiare mi ha condotto a New York di cui ho un
bellissimo ricordo. Era un altro mondo per me: le
lezioni che frequentavo, fino a dieci ore al giorno,
avevano la musica dal vivo.
Intanto mi sono iscritta all’ISEF
per diventare insegnante di
ginnastica. È proprio grazie a
questo viaggio che ho potuto
conoscere il mondo della ritmica
ed entrarci, come coreografa,
fino ad innamorarmene. Per
quindici anni mi sono occupata
della ritmica finché non mi sono
iscritta e ho vinto un concorso per
le navi da crociera. Questo lavoro
mi ha permesso letteralmente di
vedere tutto il mondo perché al
tempo le tratte cambiavano e
anche se i ritmi erano estenuanti,
l’esperienza è stata davvero
appagante ed emozionante.
Tornata a casa ho ripreso con la
ritmica a livelli più sostenuti per
potermi dedicare anche alla mia
famiglia che stava crescendo.
Dal punto di vista sportivo
iniziano ad affacciarsi alcune
nuove discipline, ce le può
spiegare brevemente?
Una novità che offriamo è la
partecipazione a un musical
tramite la scuola “Voce del verbo cantare” di
Grazia Di Michele e Francesca Ficara, specializzata
nel canto, in collaborazione con le nostre
ballerine. In questo modo le ragazze entrano in
contatto con un altro tipo di danza, quella legata
al teatro, la quale offre un ambiente poliedrico
che non può far altro che stimolarle nella danza
e nell’interazione con l’altro. Da quest’anno
abbiamo anche un settore sportivo in cui rientra
il cheerleading che si sta affacciando sul mondo
italiano e si divide in cheerdance dove ci sono
i pon pon e il cheerleading composto di lanci,
prese e figure. A differenza della danza e della
ginnastica, il cheerleading permette di avere atleti
di età più elevate: il mio gruppo va dai quindici
ai venticinque anni; l’anno scorso avevo due
atlete, quest’anno, invece, ne ho trenta divise in
sei team. Questa nuova disciplina sta iniziando
col piede giusto. Inoltre, la generosità del Dottor
Cappellin si è tradotta in borse di studio per le
ragazze più meritevoli e con difficoltà economiche
così da non precludere ad un talento
la possibilità di tentare la strada della
danza.
Cosa può trasmettere un’arte
performativa?
La questione è molto complessa:
quando balli devi riuscire ad
entrare nel personaggio, ti devi
trasformare. Ci sono ballerine molto
brave che però non trasmettono
nulla al pubblico; è un aspetto
da non sottovalutare. Essendo
arti performative necessitano del
coinvolgimento di tutto il corpo,
soprattutto il volto dove la maggior
parte dell’emozione traspare. La
danza, come molte discipline, è
rigore, educazione, uno stile di vita
e per questo motivo le ragazze
devono attenersi a delle regole di
comportamento e abbigliamento.
In vista delle elezioni comunali, cosa
vorrebbe chiedere al nuovo sindaco?
Dal punto di vista sportivo si
potrebbero adottare delle migliorie
nella gestione e nella manutenzione
degli spazi comunali e, in particolare,
delle palestre. Spesso non si possono
utilizzare degli spazi perché il riscaldamento non
è funzionante o perché se piove troppo forte
c’è il rischio che si allaghi tutto. Questo crea
disagio e difficoltà nel continuare il duro lavoro
di ogni atleta, di qualunque sport si tratti. Infine,
chiederei una maggiore attenzione sul tema
sicurezza: dalle buche nelle strade, alle strutture,
al degrado dei rifiuti gettati per strada quali
bottiglie di vetro, mozziconi di sigaretta e altro.
io
territor
12
Giovani & Lavoro
abitudini dei consumatori e progettualità
12
lavorative
I 10 trend tecnologici del 2016
Invisible analytics
Il mondo dei consumatori
è sempre più connesso: il
digitale si insinua in ogni
aspetto della vita. L’analisi
di questi dati raccolti in
maniera passiva, in qualche
modo ‘invisibili’, sarà sempre più importante
per le aziende che vogliono comprendere a
fondo il consumatore e le sue abitudini
Intelligenza artificiale
Siamo
ancora
in
qualche
modo lontani dal raggiungere
una
completa
intelligenza
artificiale, ma il suo potenziale
è accattivante per i marchi,
considerando la possibilità di
raggiungere i consumatori con messaggi più
appropriati.
Realtà virtuale
l’istruzione
Nonostante le sue origini
nell’industria dei videogame, la
realtà virtuale ha il potenziale
per penetrare un più vasto
insieme di settori, come i viaggi,
la vendita al dettaglio e
Metodi di pagamento portatili
I mercati in via di sviluppo
stanno facendo strada; per
far decollare i metodi di
pagamento portatili nei mercati
consolidati, le imprese devono
incentivare
i
consumatori
e allontanare le loro preoccupazioni sulla
sicurezza.
Abitazioni intelligenti
Le abitazioni diventeranno
intelligenti
solo
per
incremento.
I
concorrenti
dovranno
collaborare
per
fornire prodotti e soluzioni
semplici e senza interruzioni per convincerne
l’utilizzo da parte dei consumatori.
Automobili connesse
Con
l’aumento
della
connettività a bordo dei veicoli,
i tradizionali e i nuovi operatori
nel settore dell’automotive
avranno sempre più bisogno di
offrire ai consumatori apparecchiature in grado di
connettersi e di condividere dati.
Droni
Consumo di video
Da quando il digitale è diventato
il canale abituale su cui
accedere ai video, le imprese
hanno bisogno di sfruttare al
meglio le informazioni sulle
visualizzazioni per selezionare
meglio la creazione e la distribuzione del
contenuto.
Indossabili
Da quando è stato raggiunto
un design più accattivante e
sono state individuate delle
occasioni di utilizzo credibili,
sono la raccolta, il processo e
la consegna dei dati personali la ragione di un
più ampio utilizzo di questi dispositivi.
Con le loro applicazioni ad
ampio raggio, il mercato
dei droni è su una rampa di
lancio. Potrebbero aiutare il
business a ridurre i costi ed
aumentare l’efficienza?
Stampa 3D
Il desiderio della stampa 3d
sta crescendo. Il mercato
potrebbe
permettere
un
cambiamento
dalla
produzione di massa ai
prodotti locali su misura,
con grande coinvolgimento dei marchi.
www.primaonline.it/2016/02/16/228452/
dallinvisible-analytics-alle-stampanti-3d-ecco-i-10trend-tech-che-destinati-a-cambiare-le-abitudini-deiconsumatori-nel-2016-infografica/
documenti
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Tutto Bandi
A cura di Francesca Villiot e Gabriella Bruzzone
Mese di marzo 2016
BANDO
OGGETTO
Horizon 2020
Incentivi per progetti di ricerca e sviluppo in
vari settori
Sostegno alle Start up
innovative
ENTE PROMOTORE
SCADENZA
Unione Europea
31/12/2017
Servizi di sostegno alle Start up innovative
Regione Piemonte
www.regione.piemonte.it/notizie/piemonteinforma/diario/finanziamentiper-le-start-up-innovative.html
31/12/2020
Volontariato culturale
Contributi per le organizzazioni di volontariato
Città
metropolitana
di
Torino 31/05/2016
http://www.cittametropolitana.torino.it/cultura/contributi/volont_culturale.shtml
Attività culturali
Contributi per la promozione della tutela e dello
sviluppo delle attività e dei beni culturali
“Città metropolitana di Torino
http://www.cittametropolitana.torino.it/
cultura/contributi/attivita_culturali.shtml”
Bando Orizzonti Zerosei
Sperimentazioni innovative nel campo della
cura e dell’educazione dei bambini della fascia
0-6 anni
Compagnia di San Paolo
15/04/2016
http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/
Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei
Bando Orizzonti Zerosei
Sperimentazioni innovative nel campo della
cura e dell’educazione dei bambini della fascia
0-6 anni
Compagnia di San Paolo
http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/
Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei
15/04/2016
#diamociunamano
Attività di volontariato in progetti di utilità
sociale
Ministero del Lavoro e Politiche Sociali
http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/diamociunamano/Pages/default.aspx
01/02/2017
Erasmus + Plus
Educazione formale e informale dei giovani
Agenzia Nazionale Giovani
http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/
index_en.htm
2020
Stazioni ferroviarie in
comodato gratuito
Riutilizzo delle stazioni per attività sociali
Ferrovie dello stato
http://www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoi
d=3aa298af418ea110VgnVCM1000003f
16f90aRCRD
Senza scadenza
Fondazione Lonati, richieste libere
Sostegno a soggetti che operano in ambiti: Istruzione (formazione, istituzionale, minori) giovani,
anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale
Fondazione Lonati
http://www.fondazionelonati.it/presentaprogetto.asp
Senza scadenza
Alla ricerca di nuove idee!
Famiglia, Anziani, Disabilità, Nuove Povertà ed Inserimento Lavorativo
Fondazione Cattolica Assicurazioni
http://www.fondazionecattolica.it/allaricerca-di-nuove-idee/
senza scadenza
Sostegno all’Attività
Istituzionale (SAI)
Sostegno al complesso delle attività di un ente e
non già ad uno specifico progetto o iniziativa
Compagnia di San Paolo
http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Contributi/SAI-Sostegno-all-Attivita-Istituzionale
Senza scadenza
Richieste ordinarie 2016
Contributi per iniziative non rientranti in altri
bandi
Fondazione Crt
29/04/2016
Valorizzazione dei patrimoni culturali: scadenza
unica 2016
Domande di contributo a sostegno di iniziative
volte alla valorizzazione dei patrimoni culturali
presenti sul territorio
Compagnia di San Paolo
http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/
News-contributi/Valorizzazione-dei-patrimoni-culturali-scadenza-unica-2016
31/05/2016
Bando Fatto per bene
Contrasto alla povertà e miglioramento della
qualità della vita
Compagnia di San Paolo
http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/
Bandi-e-scadenze/Bando-Fatto-per-bene
03/06/2016
15/03/2016
Teatro
arte& olo
spettac
14
14
di Sara Nosenzo
Teresa Mannino al Sociale
Sono nata il ventitre
Sono nata il ventitre, spettacolo come
racconto di formazione. «Ho voglia di
raccontarvi qualcosa di me» sembra dire
la Mannino con questo spettacolo che con
ironia e leggerezza, calcolata e calibrata,
porta il nome della sua data di nascita.
Appare amichevole, sicura e decisa, come sa
fare, sul palco del Teatro Sociale scrutando
all’orizzonte la maggior parte dei presenti. In
loro vede una persona con cui dialogare, da
raggiungere con le sue parole e, se possibile,
con cui ridere insieme.
Non è scontato far ridere né tanto meno
comprendersi ascoltando la storia di qualcuno
che non si conosce. Benché ci separino quasi
vent’anni i suoi ricordi d’infanzia trovano
similitudini nei miei: è facile ritrovare nei suoi
frammenti situazioni vissute sulla propria
pelle.
È interessante, invece, che per rappresentare
la perenne lotta tra le caratteristiche che
distinguono gli uomini dalle donne la comica
ricorra a uno dei libri più letti nell’ambiente
scolastico: l’Iliade. Per chi non l’avesse
letta negli ultimi anni troverà piacevole
la digressione letteraria che permette alla
Mannino di dialogare col pubblico sui temi
dell’amore, del tradimento e delle aspettative.
Ognuno di noi è la somma delle esperienze
passate, dei drammi correnti e delle scelte
future; un insieme di fatti, più o meno
importanti, che delineano il nostro essere.
Quindi lo spettacolo sembra voglia suggerire
la domanda: cosa rende Teresa Mannino,
Teresa Mannino? Un sacco di cose, come
direbbe lei! Un’infanzia felice, piena di episodi
divertenti, nella sua città natale, Palermo,
che viene rappresentata con la scenografia:
una bellissima riproduzione tridimensionale
dove la comica passeggia nel corso del suo
racconto, un teatro nel teatro per così dire.
Non si può non apprezzare la cura nei dettagli
e l’affetto che traspare dalle sue parole
quando parla di questa meravigliosa città.
Le radici culturali sono la
base più importante di ogni
persona così come i ricordi
legati alla famiglia. Si sa, per
far ridere bisogna raccontare
quegli
episodi
divertenti
che
ci
accomunano:
le
ginocchia sbucciate da una
caduta seguite dalle botte
della mamma, gli scherzi e
le gelosie tra fratelli, ma nel
farlo non risulta eccessiva
né pare volersi accaparrare
il consenso del pubblico a
tutti i costi. Questa dote è
davvero apprezzabile perché
permette sinceramente di
sentire il suo racconto come
quello di un’amica a noi vicina
da tempo, che ci fa rivivere
attraverso le sue parole alcuni
avvenimenti che avevamo dimenticato. A
chi non capita di dimenticare qualche fatto
saliente della propria infanzia? È normale!
E Teresa Mannino riesce a riportavi a quel
momento per apprezzarlo, assaporarlo e
riscoprirlo ora che siete più grandi e più
maturi. Un’esperienza travolgente consigliata
vivamente e, in alcun modo, una replica degli
sketch di Zelig. La creatività e la sincerità
d’animo aleggiano nella sala.
Per Mostre e Musei
società
di Chiara Gallo
“Il suo tempo”
Matisse a Palazzo Chiablese
Tutti ne parlano e tutti vogliono vederla. La mostra
“Matisse e il suo tempo” che prosegue fino al 15 maggio a Palazzo Chiablese di Torino è un appuntamento
imperdibile per gli amanti dell’arte moderna, ma non
solo. Un allestimento che si compone di un centinaio
di opere di cui 50 del Maestro delle Odalische e 47
lavori di importanti artisti a lui contemporanei. Divisa per sezioni la mostra illustra il percorso di Matisse
dai primi lavori di pointillisme
che poco si adattavano allo
stile già esuberante dell’artista, fino agli allestimenti per la
Cappella di Vence in Francia,
suo ultimo grande capolavoro.
Andando con ordine, si trovano alcune opere giovanili quali
un prezioso Autoritratto del
1900, che già presenta quei
colori aggressivi tipici del fauvismo, una vita sul Pont-Saint-Michel di Parigi, abilmente paragonata alla vista sul medesimo ponte realizzata dal collega Pierre Albert Marquet. Proseguendo
si apre un bell’approfondimento sulla corrente artistica di cui Matisse si fece pressoché portavoce, ovvero
il Fauvismo. Uno stile originale che nacque nei primi
anni del ‘900 come costola del pointillisme e dell’impressionismo. Se Signac, Monet e Renoir lavoravano
sull’analisi realistica della luce, i fauves la stravolgevano con colori violenti, dissonanti che nulla avevano a
che vedere con il mondo reale. Espressione di questo
stile sono alcuni quadri in mostra come Il sobborgo
di Collioure di André Derain o Il grande interno rosso
dello stesso Matisse. Un’arte che influenzò sicuramente artisti noti al grande pubblico come il cubista
Pablo Picasso, presente con diverse opere all’interno
del percorso, quali Lo Studio o Nudo col berretto turco, nonché futuristi come Gino Severini, anch’egli
presente con un lavoro del 1912,
Autoritratto. Punto focale della
visita quello incentrato sul grande
capolavoro di Matisse: Odalisca
con pantaloni rossi, appartenente
al ciclo dedicato alla figura esotica
e sensuale delle odalische turche.
Un tema ripreso da autori del passato come Ingres e che ricorrerà
spesso anche nel lavoro dei suoi
contemporanei. Chiudono le ultime sale alcune opere, forse le più celebri dell’artista,
quelle che si rifanno all’allestimento della Cappella di
Vente. Matisse, ormai anziano, non riuscendo più a
dipingere su tela cominciò a usare due mezzi solo apparentemente semplici, carta e forbici, componendo
dei collage figurativi o astratti con temi che spaziavano dal circo alla natura. Palazzo Chiablese offre al
visitatore un percorso dinamico, non solo incentrato
sulla figura di Matisse, ma che coinvolge l’intera sfera
di pittori e artisti del suo tempo.
Giovani,Tecnologia@Innovazioni
di Greta Gontero
Ehang 184 - drone porta persone
Al CES 2016 di Las Vegas, un’esposizione a
tema tecnologico che si tiene ogni anno nella città
statunitense, è stato da poco presentato il prototipo del
primo drone in grado di trasportare un essere umano:
Ehang 184, prodotto dall’azienda cinese Ehang.
Il prototipo consiste in un quadricottero dalle
dimensioni abbastanza compatte (3,8x3,8 metri) ma
ancora, eventualmente, ripiegabile fino a giungere ad
una grandezza pari a 2x2 metri, che permette una
sua più facile collocazione in ambienti chiusi; ha un
peso complessivo di circa 200 Kg e può trasportare
un passeggero dal peso limite di 100 Kg.
Ha un’autonomia di 23 minuti ed è quindi stato
progettato per brevi spostamenti (ad un’altezza
non superiore ai 3500 metri) alla velocità massima
di 100 Km/h.
Questo velivolo è completamente elettrico ed
ecologico e si ricarica in sole due ore.
La guida è completamente automatica: il passeggero
deve solo schiacciare il pulsante per decollare e quello
per atterrare e impostare la propria destinazione
tramite un tablet pc 4G nella cabina.
Sono presenti al suo interno anche alcuni confort
come l’aria condizionata, il sistema di atterraggio
automatico e un sistema di comunicazione diretta
con l’assistenza.
Ad oggi Ehang 184 non è ancora in commercio
ma il prezzo di vendita stimato si aggira intorno
ai 250.000 dollari e si prevede che questo drone
potrebbe divenire il mezzo di trasporto del futuro.
15
diritti umani
Visibili & Invisibili
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GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL
Cuore esausto - Arabia Saudita
Ali al-Nimr aveva 17 anni quando è stato
arrestato il 12 febbraio 2012 per aver preso
parte a manifestazioni anti-governative.
Chi era Ali? Sua madre dice che aveva un buon
cuore, amava gli altri e aveva solidi principi
morali. Fondamentalmente ottimista,
è sempre stato attratto dalla varietà di
culture e di realtà presenti nel mondo.
Si chiedeva sempre: “I cristiani
adorano Dio, i musulmani adorano
Allah, quindi perché sono diversi gli uni dagli
altri?”. Sua madre scrisse: “Ali è la vita, e la
vita non può prosperare senza di lui; egli dà vita
allo spazio e impulso al tempo. È la luce senza
la quale la vita non è bella ai nostri occhi”. Ali e
sua madre non hanno mai smesso di sperare in
Allah e nelle persone che vanno loro accanto.
Ma ora Ali ha esaurito ogni possibilità di appello e
può essere messo a morte appena il re ratifica la
condanna. Il 27 maggio 2014 è stato condannato
a morte dal tribunale penale speciale di Gedda,
il quale si è basato sulla “confessione” estorta
con tortura e maltrattamenti (sui quali nessuno
ha mai indagato). In Arabia Saudita (da gennaio
ad agosto dello scorso anno) ci
sono state 130 esecuzioni e molte
di queste persone sono morte
perché tentavano di opporsi al
governo. Chi era sospettato
di sostenere o esprimere opinioni contro le
autorità saudite è stato arrestato, trattenuto per
settimane e spesso torturato.
Potete trovare online l’appello da firmare e
ulteriori informazioni sulla storia di Ali e sulla
situazione in Arabia Saudita.
Inoltre vi aspettiamo il 12 marzo sotto i portici
di Pinerolo per riflettere insieme sui matrimoni
forzati in Burkina Fasu!
di Chiara Perrone
Ponti di memoria e luoghi di impegno
Come ogni anno, anche quest’anno si avvicina
il 21 marzo, giornata da sempre dedicata alla
memoria di tutte le vittime di mafia, ma con una
differenza significativa. Infatti la Giornata della
Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime
innocenti delle mafie cambia connotazione.
Libera ha scelto di vivere il 21 marzo in
maniera diffusa, individuando
Messina
come
città
di
riferimento e concentrando
istituzioni, scuole, associazioni,
cittadini sul proprio territorio.
Non
verrà
chiesto
alle
persone di raggiungere altre regioni ma di
concentrarsi nella propria, dando alla giornata
l’effettiva struttura di Giornata Regionale.
A Torino, a 10 anni dal 21 marzo del 2006,
invitiamo tutto il Piemonte, cittadini, istituzioni,
scuole, associazioni a trascorrere una
giornata che unisca la memoria all’impegno.
Una giornata per ricordare le vittime innocenti
delle mafie, per fare il punto sulla lotta al
crimine organizzato sul nostro territorio,
per partecipare a momenti formativi,
per stare insieme costruendo comunità.
Da gennaio ad oggi si son già svolte
numerose attività per formarsi e
informarsi in vista di questa giornata, ma ora
è bene comprendere meglio come si svolgerà il
21 marzo a Torino. La Giornata della Memoria
e dell’Impegno a Torino avrà una struttura che
permetterà un forte coinvolgimento trasversale
di tutta la cittadinanza e offrirà
momenti diversi di riflessione,
formazione, incontro, gioco e
musica. Alle ore 9.00 partirà
un corteo da piazza Vittorio
Veneto e si giungerà in Piazza
Carignano dove vi sarà la lettura dei nomi delle
vittime innocenti di tutte le mafie, preceduta
dall’intervento di alcuni membri delle istituzioni.
Nel pomeriggio vi saranno attività musicali e
sportive e i workshop tematici dedicati ad alcuni
tra gli argomenti più rilevanti ed interessanti
concernenti lo sviluppo delle mafie. La giornata
si concluderà con un concerto in uno dei locali
dedicati a Libera. Invito tutti a partecipare a
questa giornata e a riflettere sull’importanza
della memoria e dell’impegno.
Cosedell’altromondo
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di Oscar Fornaro
World Water Day
Il 22 Marzo è stata istituita dalle Nazioni Unite,
nel 1992, la Giornata Mondiale dell’Acqua.
Ogni anno gli Stati che fanno parte
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
sono invitati alla sensibilizzazione
sullo spreco di acqua, promuovendo
attività concrete nei rispettivi Paesi.
Nel 2005, oltre agli Stati membri
dell’ONU, anche una serie di
organizzazioni non governative
hanno utilizzato tale giornata per
affrontare la questione critica
dell’acqua con un occhio di riguardo
all’accesso all’acqua dolce e alla
sostenibilità degli habitat acquatici.
A partire dal 1997, ogni tre
anni, il World Water Council,
organizzazione non governativa,
convoca il World Water Forum per
raccogliere i contributi e instaurare dibattiti
intorno ai problemi locali, regionali e mondiali.
Problemi che solo con una strategia comune
possono essere risolti.
La donna più risparmiosa della Gran Bretagna
Ilona Richards, 66 anni, si considera “la
donna più parsimoniosa del Regno Unito”.
Con soli 6,50 sterline al giorno di spesa, per
un totale di circa 2.400 sterline all’anno,
riesce a mettersi da parte 7.600 sterline
(circa 9.700 euro).
La domanda sorge spontanea; come fa?
Ebbene questo risparmio deriva da una
spesa oculata di prodotti alimentari scontati
e alcune volte in procinto di scadere, fa
un solo bagno a settimana per risparmiare
l’acqua, mangia i pasti direttamente dalla
padella risparmiando così sul detersivo e
acqua calda, il riscaldamento l’accende
solo un’ora al giorno, è diventata donatrice
del sangue così può avere una tazza di tè e
biscotti gratis, utilizza le batterie ricaricabili.
Addirittura cerca anche di scrivere più
piccolo
per
risparmiare
l’inchiostro della penna.
Questa maniaca attenzione
al
risparmio
in
realtà
non deriva da problemi
economici, ma dal fatto che
la donna odia gli sprechi.
Tutta questa meticolosità
nel risparmio ha portato alla
donna numerose critiche da
parte di amici e conoscenti,
accusata di essere taccagna
e morbosamente gretta.
Storiae....
dal tempo
di Cristiano Roasio
Nel Campo di Mais
Ad iniziare son bravi tutti
Ad iniziare son bravi tutti. E’ finire che
si dimostra sempre più impegnativo di
quanto uno potesse aver preventivato:
è un po’ come la vita, tutti capaci a dire
faccio questo faccio quello e poi, per carità,
farlo effettivamente durante la giovinezza
e l’età adulta, ed alla fine mi aspetto di
essere accudito o la pensione o un colpo
in bocca o il balcone, o la buona morte
chimica, insomma avere un’idea precisa
eppure semplice di quanto possa essere
facile Finire... invece, non è così. Cavoli
quanto è difficile finire qualcosa, provate
a chiederlo a tutti quelli che vi stanno
accanto e vi sembrano così vecchi ed
affranti e stanchi da aver ormai pianificato
la Fine, ecco capirete che non ne sanno
proprio nulla,
non solo della
Fine, ma anche
del
domani,
dell’oggi,
delle prossime
cinque o sei
ore,
sono
un po’ come
i
pendolari
che
leggono
“ritardo” sotto
l’orario
del
treno che non
arriva, ma che
ovviamente
non riescono a quantificarlo in modo
adeguato da potervi porre rimedio. Perchè
conosco i treni? Pensavate non ci fossero
da noi? Se ne avrò modo, ho intenzione di
aprire una parentesi in questa cronaca sulla
combustibilità energetica della pannocchia
ed il suo uso nel corso dei secoli,
sull’azzeramento delle distanze, sui reattori
a pop corn e le loro infinite applicazioni,
sulle teorie che l’aumento della tecnica,
da noi come da voi, hanno permesso il
balzo teorico e su tutti quegli scenziati che
partendo da piccole osservazioni innoque
hanno permesso lo sviluppo che non è
mai innoquo, ma al momento non credo
questo possa interessare perchè siamo
già ripartiti. La nostra piccola compagnia
è così composta: la bellissima figlia senza
anello che ho deciso di chiamare Zermesia,
in ricordo del mio amore lasciato lontano,
a piccoli passi delicati si intrufola tra le
piantine e bisogna stare attenti a non
confonderla con loro; il grosso paio di
stivali, così decisi e spaventati da ricordarmi
le sparate di Soriano ed ecco che il nome è
già bell’e che fatto; il donnone per la quale
non ho ancora pensato un sostitutivo, ma
non importa perchè lei sa esattamente
cosa sta facendo e quindi non ha bisogno
di un appellativo o nome o lavoro per
esistere; Germesio, il cane parlante, cioè
non parla veramente come il fu Germesio
corvo
parlante,
però pare sia un
buon ascoltatore;
ed infine io,
il
viaggiatore
a
ritroso nello spazio,
chissà se anche nel
tempo.
Procediamo
a
ranghi
serrati
e
sebbene,
immancabilmente,
ci siamo già persi
non
soffriamo
la solitudine. Io
racconto a loro
delle nostre tradizioni, della festa del
raccolto, del nostro inno e di tutto quanto
ci rende Noi, ma nel profondo non sono
molto sicuro che tutto ciò possa essere
accettato in entrambi i sensi: dalle nostri
parti quelli dell’aldilà non si pensava
manco esistessero, figuriamoci accoglierli.
Per i miei compari sembra, invece, tutto
così distante da apparire irreale ed io
penso siano davvero disperati a voler
abbandonare tutto per arrivare laddove
tutto per loro sarà così incomprensibile.
Ma in fondo sono fatti loro, no? Io torno
trionfante (per quanto non mi senta
trionfante) e porto novità.
18
19
o
primo pian
Piano Paesaggistico Regionale
comunicato stampa del forum “salviamo il paesaggio”
19
“No alla edificabilità in collina”
Il Piano Paesaggistico Regionale avalla tale vincolo
Le associazioni riunite nel Forum Salviamo il paesaggio di Pinerolo, richiamata la
dichiarazione di notevole interesse pubblico della Collina di Pinerolo contenuta nel
Piano Paesaggistico Regionale (PPR), sottolineano l’importanza che venga mantenuta la più rigorosa tutela della collina
stessa ed in particolare delle aree ai piedi
di Monte Oliveto, dove il vigente PRGC
prevede una ampia possibilità edificatoria su un’area denominata CP7 di mq.
32.646 con la costruzione di villette 2
piani fuori terra, per altro assolutamente
non necessaria alla luce della dinamica
demografica.
I cittadini pinerolesi hanno già dimostrato vivo interesse alla salvaguardia del paesaggio collinare della città quando nel
2011 sorse un Comitato spontaneo che
in breve tempo raccolse un migliaio di firme a sostegno della richiesta al Comune di Pinerolo di disporre una variante
al PRGC che eliminasse la possibilità di
edificare in tale zona.
Il tentativo di bloccare l’operazione immobiliare si era scontrato con gli interessi dei
costruttori che, con il ricorso al TAR, ave-
vano minacciato di far pagare al Comune
più di 8 milioni di euro di danni. L’attuale
Sindaco nella primavera del 2012 ha ripristinato la situazione precedente e in tre
anni non è stato costruito niente, causa la
stagnazione del mercato immobiliare.
Sappiamo dagli organi di stampa che l’attuale Amministrazione Comunale intende
opporsi alla dichiarazione di pubblico interesse del PPR con osservazioni che ancora una volta avallano la cementificazione della collina.
Il Forum del paesaggio di Pinerolo , mentre si impegna a promuovere nelle prossime settimane una nuova raccolta di firme a conferma del consenso dei cittadini
alle scelte di rigorosa tutela della collina
pinerolese, esprime pertanto il più netto
plauso al vincolo paesaggistico proposto dalla Regione Piemonte, in opposizione alla richiesta contraria avanzata dalla
amministrazione comunale uscente.
Pinerolo 20/02/16
Il Forum salviamo il paesaggio difendiamo
i territori
musica
Officine del suono
di Isidoro Concas
Mus i c a emergente
Gli As Once
Gli As Once sono un duo acustico di Pinerolo,
formato da Marco Negro e Andrea Salmaso.
Ragazzi, tra un due settimane suonerete allo
Stranamore. Fino ad ora le vostre comparsate
live sono state brevi e sporadiche, anche se il
progetto esiste da quasi un anno: a cosa si deve
questa assenza dalle scene?
In questo anno abbiamo dato la priorità
alla scrittura dei pezzi e prima ancora alla
ricerca di un suono “nostro”. Prima di questo
autunno avevamo pronti una decina di pezzi
ma ci siamo accorti che non era il genere che
volevamo proporre; così
abbiamo deciso di azzerare
tutto per riscrivere canzoni
nuove. In questo percorso
di scrittura però proprio
assenti non siamo stati: dalla
scorsa estate abbiamo fatto
8/9 concerti, una media di
uno al mese, proprio perché
non volevamo tralasciare un
aspetto fondamentale come
quello dei live. Essendo
in una fase di work in
progress abbiamo privilegiato
eventi privati e serate in cui la nostra musica
accompagnava e non era la protagonista. Tante
di queste serate erano eventi privati e per ovvi
motivi non potevamo pubblicizzarle: da qui la
nostra apparente assenza!
Nel tempo, crescendo, avete anche cambiato
nome: perché avete scelto di passare a As
Once, qual è la storia dietro al vostro nome?
All’inizio avevamo scelto Yestreen Ease, un
nome che ci piaceva molto e ci caratterizzava.
Con il passare del tempo però, abbiamo
cambiato il nostro modo di scrivere i pezzi,
sperimentando sonorità che prima avevamo
escluso. Ci è venuto naturale cercare un nome
che ci rispecchiasse maggiormente in questa
dimensione musicale, proprio come Yestreen
Ease aveva fatto agli inizi del nostro progetto.
Dopo molti dubbi e discussioni abbiamo
finalmente trovato il nome che ci caratterizza,
l’attuale As Once. È un nome immediato, fluido
e facile da ricordare. La cosa bella di un nome è
che ognuno puó attribuirci il significato che più
gli piace, con tutte le sue possibili sfaccettature.
Il nostro significato? Beh, vi facciamo una
proposta: ascoltate la nostra musica e sarà
chiaro quello che intendiamo trasmettere.
Della vostra produzione inedita si è potuto
sentire pochissimo, da questo aspetto quali
sono le vostre direzioni?
In programma abbiamo qualcosa, ma per ora
preferiamo non svelare nulla!
Nelle comparsate in live che avete fatto figurano
luoghi come la biblioteca Alliaudi o gli aperitivi
di Officina Pinerolese: non essendo la vostra
propriamente musica
da ballare, qual è
l’ambiente che cercate
di dare, con la vostra
musica?
Gli eventi che hai
citato
erano
tutte
serate in cui la nostra
musica accompagnava,
e giustamente, visto il
tipo di evento. Quindi
in quelle occasioni
abbiamo
dato
alla
nostra
musica
un
aspetto più minimal, più soft. In realtà pensiamo
che nelle nostra musica ci siano degli elementi
che possano far venir voglia di muovere fianchi
e testa! Chiaro, se volete ballare tutta la
sera forse è meglio organizzare una serata in
discoteca...
Quello che proponete è molto lineare, in
un’epoca di forti contaminazioni voi tornate alla
formazione chitarra/voce. Come siete giunti a
questa scelta?
Questa in realtà non è stata una vera e propria
scelta, è stato un percorso molto naturale.
Entrambi sentivamo di poter esprimere noi
stessi con questo tipo di musica, semplicemente
abbiamo seguito le nostre inclinazioni musicali.
Fin da subito abbiamo deciso di proporre questa
idea e le canzoni sono state scritte proprio con
quest’impronta acustica. Non neghiamo che
per molte canzoni abbiamo previsto, per future
registrazioni, la possibilità di includere altri
strumenti.
20
Gli Eventi di ONDA D’URTO
eventi
20 febbraio inaugurazione della Mostra di Rebor
Domenica 14 febbraio, concerto dei Leoš alla Casa dell’Anziano
21
società
Andare al cinema
di Andrea Obiso
Revenant – Redivivo
Regia: Alejandro Gonzàlez Inarritu. Attori principali: Leonardo Di
Caprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhall Gleeson.
Nord degli Stati Uniti, 1823. Il Capitano Henry
e i sono uomini sono impegnati a procurarsi
pelli e pellicce da rivendere ai vicini villaggi
quando un gruppo di indiani Arikara li attacca,
depredandoli di ogni bene e decimandoli.
Nonostante la fuga sia avvenuta grazie al
fiume, l’esperta guida Hugh Glass consiglia al
Capitano di proseguire via terra, dal momento
che gli Arikara potrebbero facilmente rintracciarli
e sterminarli seguendo semplicemente il
percorso fluviale.
L’equipaggio acconsente malvolentieri
attribuendo a Glass la responsabilità di quanto
accaduto, ciononostante Glass e il suo giovane
figlio, avuto con una pellerossa Pawnee,
proseguono nel loro compito di portare sani
e salvi gli uomini della spedizione al forte. Le
peripezie però non sono terminate, durante un
imprevisto scontro con una femmina di orso
Grizzly intenta a proteggere i propri cuccioli Glass
rimane gravemente ferito, il Capitano Henry
decide di lasciarlo indietro insieme al giovane
Jim e all’esperto quanto spietato cacciatore
John Fitzgerald, promettendo loro una lauta
ricompensa una volta raggiunto il forte.
In cerca di un guadagno e totalmente
insofferente alle difficoltà di Glass, Fitzgerald
decide di anticipare la morte certa della
guida uccidendone il figlio e abbandonando
Glass in fin di vita nel bel mezzo dell’inverno
nordamericano. Ma Glass non è morto, e vuole
vendicarsi.
Dopo Birdman Inarritu torna nelle sale con un
film profondamente differente rispetto a quello
che gli ha fruttato (fra gli altri) il premio come
miglior film del 2014.
Revenant ha infatti la particolare caratteristica
di svolgersi in luoghi e tempi ben lontani dagli
sfavillanti teatri di Broadway, ma ciò che resta
è la maestria nel costruire una storia semplice
e portarla avanti con i giusti tempi e la giusta
chimica.
L’esitazione su inquadrature suggestive e
la ricerca di ambientazioni spettacolari non
attenua il ritmo della vicenda e l’ottimo lavoro
svolto dal cast tecnico viene ripagato con le
grandi performance degli attori protagonisti:
Leonardo DiCaprio e Toom Hardy.
Come previsto Inarritu e Di Caprio sono stati
i protagonista degli Oscar.
22
mondo
Appunti di viaggio
23
di Angelica Pons
waitomo caves, nuova zelanda
La grotta delle lucciole
Mio marito Mauro in differita di +12 ore mi
racconta del suo peregrinare dall’altra parte del
mondo, in Nuova Zelanda, tramite whatsapp, le
ultime novità di cui vi rendo partecipi pressochè
in diretta con qualche digressione.
Dopo aver passato Auckland si è diretto sulla
punta dell’Isola Nord. In quell’area l’attività
geologica e vulcanica ha creato circa 300 grotte
calcaree della regione Waitomo in un tempo per
nulla breve: 30 milioni di anni.
La parola Waitomo deriva dal Maori “wai” =
acqua e “tomo” = foro. I popoli maori locali
avevano scoperto queste gallerie molto prima
che il capo locale maori Tane Tinorau e un
geometra inglese, Fred Mace, andassero ad
esplorarle nel 1887.
La loro avventura avvenne a lume di candela
su una zattera attraverso un’apertura in cui
il torrente si inabissa sottoterra (questa è ora
l’uscita dalla grotta). La meraviglia e la sorpresa
furono il bagliore e lo scintillio proveniente dal
soffitto. Mentre viaggiavano ulteriormente
verso un terrapieno, restarono sbalorditi dalle
formazioni calcaree che li circondavano in tutte
le forme e dimensioni. Uscirono attraverso Chief
Tane che ora è l’ingresso ufficiale, ad un livello
superiore della grotta.
L’attrazione principale di questo luogo è
l’enorme popolazione di lucciole delle dimensioni
di una zanzara, Arachnocampa luminosa, che
popola le grotte, una specie endemica che si
trova esclusivamente in Nuova Zelanda.
La sua larva secerne una sorta di bava
luminescente, che a gocce pende dal soffitto
delle grotte creando un meraviglioso lampadario
di perle. La funzione della decorazione è biologica:
gli insetti più piccoli rimangono appiccicati alle
trappole perlescenti e il verme risucchia la preda
con tutta la sua stessa saliva.
Vivono qui anche formiche albine rupestri, insetti
più comuni, anguille d’acqua dolce nel torrente
e una varietà di funghi (del genere Pleurotus)
ricoprono le pareti delle cave.
Le cave furono rese visibili già dal 1889 da
Tane Tironau e dalla moglie Huti; nel 1906
l’amministrazione del luogo fu rilevata dal
Governo, ma a causa di un’escalation di atti di
vandalismo nel 1989 la terra e la grotta sono
stati restituiti ai discendenti di Capo Tane
Tinorau e Huti. Essi ora ricevono una percentuale
delle entrate della grotta e sono coinvolti nella
gestione e nello sviluppo della grotta. Questi
discendenti comprendono molti dei dipendenti
delle grotte di oggi.
Lo stupore nel giungervi -- come l’antico capo
maori - a bordo di una barchetta in questo buio
impreziosito dalla luminosità diffusa di miriadi
di stelline è sicuramente inenarrabile. Forse,
sapendo di che cosa si tratta, siamo un po’
meno invidiosi!
Sono amici di Pinerolo Indialogo.it e di Onda d’Urto24