Sociologia G. Argomenti della settimana 11

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Sociologia G. Argomenti della settimana 11
Sociologia G. Argomenti della settimana 11-12 aprile:
Segue argomenti su” interazionismo simbolico” scorsa settimana
1. L’interazionismo simbolico e la costruzione della società “dal basso”
Nella prospettiva dell’interazionismo simbolico la società è costruita per così dire dal basso,
attraverso il continuo scambio di rappresentazioni di sé conformi ad aspettative.
E la costante verifica di condivisione di definizioni della situazione
◊ cioè su modi concordi di percepire e trasmettere significati relativi a un certo contesto (il lavoro
qualificato richiede istruzione; in questo paese si vive abbastanza bene; le strade sono troppo
sporche; un lavoro autonomo è spesso rischioso; fare figli + sempre più costoso, ecc.; ma anche: -◊ questa squadra non funziona; il nostro gruppo si sta disgregando, ecc.)
◊ Definire una situazione significa non soltanto darle dei significati ma far sì che questi significati
siano cogenti, esercitino sugli attori lo stesso peso, la stessa pressione, che eserciterebbe un fattore
strutturale. Definire una situazione come rischiosa fa sì che gli attori in essa coinvolti si regolino di
conseguenza. Succederà cioè che, più che accertare se essa è veramente rischiosa come sembra,
essi metteranno in atto atteggiamenti e comportamenti che rispondono effettivamente al fatto che
quella situazione è (perché così è stata definita), rischiosa. Lo stesso accade quando si etichetta una
persona come deviante, o come malato, o come inaffidabile. Le persone intorno a lui, e talora lui
stesso (specie nel caso della devianza) tenderanno a produrre e riprodurre risposte alla situazione
così definita piuttosto che essere capaci di ribaltare la definizione della situazione una volta che è
stata data e confermata come tale.
Definizione della situazione (Thomas, 1923): " se definisco come reale una situazione essa sarà tale
nelle sue conseguenze".
1.1.Il concetto di autoindicazione e i margini di libertà nei processi di interazione
parte non ancora spiegata a lezione
Mead (1863-1931), psicologo sociale americano, e poi Blumer suo allievo (1900-1987) assumono
che il comportamento sociale (dall’apprendimento, all’esercizio di ruoli specifici) sia costituito non
già dalla sequenza stimolo-risposta, (dato uno stimolo rispondo in maniera più o meno automatica)
e nemmeno dall’adesione più o meno inconsapevole a valori trasmessi dalla società, lontana, (la
quale mi chiede di essere un lavoratore competente, uno studente assiduo, oppure un componente
attivo di un associazione), bensì dalla capacità dell’individuo di autoindicare a se stesso il
significato delle azioni degli altri rilevanti nei suoi confronti ovvero dalla capacità del Sé di
vedersi oggetto di una prospettiva esterna e di agire di conseguenza. (L’io riflesso che si vede
dall’esterno si definisce Sé). La prospettiva dell’interazionismo simbolico è dunque più contingente
e ravvicinata di quella del funzionalismo, il quale suppone, invece che il conformarsi alle
aspettative degli altri sia inscritto nella definizione istituzionale dei ruoli (su questo cfr.dispense
della prossima settimana).
L’auto indicazione o impostazione della condotta è particolarmente evidente nelle situazioni
problematiche o aperte in cui la strutturazione dei ruoli non dice tutto.
Questa capacità di autoindicazione (che precede in qualche modo l’azione e la orienta) dipende
dall’interpretazione, ovvero dalla ricerca di significati contenuti del gesto (mossa) dell’altro.
fine parte non spiegata a lezione
2. Il problema di come sta insieme la società: il ruolo delle cerchie di riconoscimento
2.1. Il concetto di socializzazione
La socializzazione a (cioè l’interiorizzazione-assimilazione profonda di) norme e valori, avviene in
maniera completa attraverso l’estensione progressiva della cerchia dei nostri interlocutori sociali.
La completa padronanza di valori e norme sociali assimilate dal bambino nella cerchia familiare si
ottiene con le attività di riconoscimento degli altri generalizzati (altri che vanno oltre le figure dei
genitori e degli adulti di riferimento per il bambino).
La socializzazione è quindi un’attività incardinata nell’interazione sociale
◊ Quando il bambino ormai adulto rispetta autonomamente le norme, ciò avviene perché ha
appreso a considerare queste norme come tramite della sua interazione sociale con altri. Le norme
vengono a far parte della sua identità
Identità◊ duplice natura dell’identità come frutto di riflessività e scambio con l’esterno.Capacità di
riconoscere se stesso come distinto e insieme appartenente a specifici gruppi, assimilabile ad altre
categorie, ecc)
◊ Il riconoscimento degli altri genera non soltanto effetti di stabilizzazione del sé, ma genera
altresì ordine sociale
◊ L’ordine è la capacità di uso ricorrente delle stesse forme di interpretazione e ridefinizione
condivisi. (Definizione di ordine non politico statuale, ma interattiva, micro).
◊ Se il nostro sé dipende dalle attività di riconoscimento degli altri, abbiamo bisogno di convalidare
questo sé attraverso esperienze che consentano di stabilizzare o di riprodurre queste attività di
riconoscimento. L’esperienza di sradicamento dell’immigrazione è anche un’esperienza di
sospensione o perdita, almeno per un certo periodo, delle cerchie di riconoscimento e quindi
dell’identità. L’attività di socializzazione, dunq ue né ha un termine temporale, né si esaurisce alla
famiglia o alle altre agenzie ufficiali di socializzazione ( come la scuola)
2.2. Il concetto di devianza. Potremmo dire che per l’interazionismo simbolico la devianza è un
mancato riconoscimento di conformità che avviene da parte di gruppi e all’interno di situazioni
specifiche in cui siano prodotte e vengano fatte valere certe norme.(vedi anche BAGNASCO, al
capitolo su Deviznza criminalità).
La devianza ha dunque un’estensione molto più ampia del re ato.
◊ devianza è dunque una qualità non intrinseca all’atto che viola le regole vigenti in un certo
contesto, ma che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a questi atti dai
membri di una collettività o di un gruppo Un atto è criminale perché urta la coscienza comune (
Già Durhkeim, 1893)
◊ Concezione relativistica della devianza
◊ Incidenza e visibilità della devianza non sono la stessa cosa. Perché un atto deviante sia
conteggiato come tale occorre che qualcuno se ne accorga
L’etichettamento: insieme di attività con le quali si trasferisce una certa qualità ( deviante) dall’atto
alla persona che lo commette.
2.3.. Il concetto di carriera
Per l’interazionismo simbolico qualsiasi attività sociale non è data e definita una volta per tutte,
ma può modificarsi nel corso del tempo in funzione delle aspettative degli altri e degli adattamenti
attraverso i quali il soggetto, in relazione a tali aspettative, corregge il suo corso di azione e la sua
rappresentazione di esso.
Questo percorso in quanto si sviluppa nel tempo viene definito come carriera. Il concetto di carriera
in questo contesto, non fa riferimento all’esistenza di una progressione migliorativa lungo una
scala professionale ( concezione tradizionale di carriera lavorativa) bensì a una serie di
cambiamenti ( anche in senso orizzontale) di cui è importante rilevare la sequenzialità.
In questa particolare prospettiva posiamo definire , con l’aiuto di un sociologo contemporaneo (
Abrams, 1983) il concetto di carriera come un sentiero “ lungo il quale scorrono una serie di status
e ruoli chiaramente definiti, ma nel corso del quale si sviluppano anche sequenze (tipiche) di
acquisizione/perdita di posizioni in particolari situazioni, e anche avventure, e, inoltre, lungo il
quale l’individuo vede la sua vita nel complesso e interpreta il significato delle sue
caratteristiche, delle azioni che compie e degli avvenimenti che gli succede di vivere”.
Quando si voglia sottolineare la dimensione soggettiva e percettiva (l’esperienza ) e dunque le
conseguenze che i vari adattamenti hanno anche per la autostima e la autorappresentazione che il
soggetto viene a costruire di sé nel corso di quella carriera si parla di carriera morale ( su questo
anche Bagnasco).
2.3.1 La carriera deviante.
Carriera deviante: cammino lungo il quale una persona viene definita e confermata come deviante
Se la carriera è dunque un percorso, non necessariamente professionale, comunque non
necessariamente ascendente, il concetto di carriera si può applicare a diversi ambiti, di lavoro e non,
come è stato dimostrato dalla pluralità di ricerche condotte dagli anni ’20 -’30 agli anni’ 50 sulle
attività sociali e artistiche più svariate ( dal lavoro degli insegnanti, che per definizione non hanno
una carriera in senso tradizionale, alla attività di musicisti di jazz, alla costruzione di bande
criminali, ecc.). Infatti la scuola di Chicago, in polemica con una lettura troppo statica e rigida della
società quale è proposta in quegli anni dal funzionalismo (di cui si parlerà in seguito), va alla ricerca
di realtà sociali meno conosciute dalla sociologia ufficiale, quelle ad esempio che si sviluppano ai
margini della società, nelle periferie e negli slums delle grandi città. Queste realtà richiedono di
essere osservate da vicino, rilevate nel dettaglio, seguite nel tempo. In questa ottica anche anche
per la devianza si può dunque parlare di carriera.
◊ La carriera sia essa di un consumatore di droghe o di una prostituta si compie non da soli, ma
“grazie” alla presenza di altri.
Nessuna carriera viene per così dire decisa in anticipo: sono le esperienze che via via si dipanano
nel corso del tempo e on il concorso degli altri che decidono via via della rotta di quella carriera.
In generale si può assumere un principio di inerzia o di fissazione per cui, ciascuna tappa “prepara”
quella successiva.
Se immaginiamo la carriera deviante come un corridoio con porte alcune porte chiuse e altre aperte,
si può dire che si può entrare ( porte aperte) dall’inizio m a anche a metà corridoio ( non è necessario
che si sia devianti fin dall’inizio, da ragazzi, per trovarsi in una carriera deviante: lo si può diventare
a un certo punto, per vari motivi). Tuttavia una volta entrati è molto difficile riuscire dal
famigerato corridoio ( porte chiuse) e arrestare la spinta a percorrerlo fino in fondo.
◊ Tappe della carriera deviante.produzione delle norme◊ atto deviante-designazione
etichettamento dell’atto -persona deviante-◊ stigma (caratteristica di persona o gruppo considerata
come difetto e che mobilita tentativi di isolare, punire, degradare chi si pensa abbia tale
caratteristica)◊ effetti dello stigma (rischio di essere risucchiati nel ruolo stigmatizzato).
3. GoffmanΛ (1922.-1982).
Immagine dell’uomo: come riflessivo e capace di manipolare l’ambiente in un contesto in cui la
gestione e il controllo delle impressioni è importantissima
3.1.Vocabolario
◊ Comunicazione verbale e non verbale
Non verbale: ogni volta che un individuo può essere osservato direttamente una grande quantità di
informazioni diventa direttamente accessibile. Accanto alle informazioni trasmesse verbalmente si
pongono le informazioni trasudate o emesse con atteggiamenti, vestiario, posizione nello spazio,
ecc. le quali sono altrettanto eloquenti delle prime, anzi, talora rivelatrici di qualcosa che le parole
nascondono.
◊ una parte fondamentale dell’essere umano deve dimostrare continuamente agli altri la propria
competenza e abilità nelle attività di routine.
◊ gli individui controllano continuamente se stessi, ma per farlo mascherano una parte dei loro sé
e ne accentuano altre
Incontri◊ l’unità principale di osservazione dell’interazionismo simbolico.
Gli incontri sono interazioni focalizzate, interazioni in cui scorre attenzione.
Gli incontri costruiscono diversi sé situati nello spazio e nel tempo.
Ogni incontro va gestito con la necessaria competenza (conoscere i confini, avvertire i segnalatori
dello “spazio sociale” disponibile per l’incontro, del tempo opportuno, decidere l’intensità de l
coinvolgimento, ecc.).
Rappresentazioni◊ attività individuali che servono a influenzare il pubblico durante gli incontri,
attraverso il controllo delle impressioni.
Ribalta◊ luogo delle rappresentazioni di sé secondo l’esercizio dei ruoli (parti recitat e) “ufficiali”:
il bravo cameriere, lo studente modello, il lavoratore affidabile ecc., il sindacalista coerente, ecc., il
partner tollerante, il politico non opportunista, ecc.
Qualsiasi attività, anche quella svolta nei grandi apparati della politica e dell’economia si presta a
essere letta nei termini dell’alternanza della ribalta e del retroscena.
retroscena◊ ruolo delle attività preparatorie o di sostegno per la ribalta. Luogo in cui è possibile
applicare la distanza (uscita provvisoria) dal ruolo ufficiale.
Le cosiddette istituzioni totali ( dalle caserme agli ospedali psichiatrici) sono tali in quanto regolano
nel dettaglio tutti gli ambiti di azione e di relazione umana, sottraendo la possibilità di usufruire di
retroscena.
Equipe◊ gruppo che coopera per mantenere la definizione della situazione proiettata durante la
rappresentazione. ( può essere lavoro d’équipe anche quello della coppia che trasmette un
impressione di tranquillità e accordo ai figli, pur senza che tale accordo effettivamente ci sia).
◊ Esercitare un ruolo: recitare una parte in un contesto delimitato nel tempo e nello spazio
ancora vocabolario Non ancora spiegato a lezione
Regole. Linee guida di indirizzo ( più o meno ampio e dettagliato del comportamento)
Cerimoniali: linee guida che dirigono la condotta in ambiti che hanno significato secondario, ma
che sono strategici per rinforzare la fiducia reciproca e la sicurezza di sé nell’interazione
Coinvolgimento◊ prestare o negare attenzione agli altri in situazioni date, con attenzione ai
segnalatori.es: ◊ la disattenzione civile (o civile noncuranza) conferma la necessità di procedure
condivise per gestire la vita di relazione in situazioni complesse. L’estraneo in ascensore si può
salutare con un cenno, oppure educatamente ignorare: invece, è certamente da sanzionare il silenzio
accompagnato da uno sguardo insistente oppure la chiacchiera intima, assolutamente inadeguata al
contesto e ai ruoli reciproci.
In contesti urbani e metropolitani siamo bersagliati da una quantità di stimoli che non possiamo
gestire tutti con la stessa attenzione e con lo stesso coinvolgimento.
Per ripararci da questo eccesso di stimoli e concentrarci su alcuni di questi dobbiamo applicare
condotte che ci consentano di sottrarci e defilarci, senza che questo trasmetta segnali di ostilità.
( Il comportamento blasé descritto da Simmel)
Altri comportamenti che fanno capo alla necessità di mantenere un contegno:
◊ non incorrere in smascheramenti, non sfigurare, mantenere la buona o correggere la cattiva
impressione di incontri precedenti
◊ cercare di riparare ( azioni cosiddette di riallineamento) gaffe o errori che consistono
in:spiegazioni ex post” (“quello che volevo veramente dire…”, “sono stato frainteso…”, ecc),
oppure in attività di diniego anticipato circa la falsa impressione che si potrebbe trasmettere con
certe parole (“tengo a dire che non sono…”, “non crediate che …come potrebbe sembrare da quello
che dirò…”)