Buon Natale e Buon Anno con tante attese

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Buon Natale e Buon Anno con tante attese
FITP - Sede legale: Box 001 Centro Uffici (t) Viale Ammiraglio Del Bono, 20 - 00122 Roma
Segreteria del Presidente nazionale: Via San Nicola, 12 - 71013 - S. Giovanni Rotondo - tel. e fax 0882 441108
n. 6
ANNO XVI
novembre / dicembre 2014
Rivista bimestrale della Federazione Italiana Tradizioni Popolari
Buon Natale
e Buon Anno
con tante attese
www.fitp.org
Federazione
Italiana
Tradizioni
Popolari
SEGREtERiA
PRESiDENZA NAZiONALE
Via San Nicola, 12
71013 San Giovanni Rotondo (FG)
tel. e Fax: 0882.441108
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98122 Messina
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Loc. Simeri Mare Villaggio Santa Lucia
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Garden Ville, 16
98168 Messina
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www.cdpservice.it
tel. e Fax: 0882 375761
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Consulta
Scientifica
MARCHE
Mario Borroni
PRESiDENtE
Mario Atzori
MOLiSE
ViCEPRESiDENtE
Patrizia Resta
PiEMONtE
FRiULi VENEZiA
GiULiA
Giampiero Crismani
COMPONENti
Leonardo Alario
Gian Luigi Bravo
Pino Gala
ignazio Macchiarella
Vincenzo Spera
PUGLiA
LAZiO
ivo Di Matteo
Antonio Giuliani
Bernardo Beisso
Fedele Zurlo
Nino Agostino
LiGURiA
Milena Medicina
SARDEGNA
LOMBARDiA
Fabrizio Nicola
Consiglio
Nazionale
Vittorio Fois
Mario Pau
Luigi Usai
Daniel Meloni
COORDiNAtORE
NAZiONALE
SiCiLiA
Maria L. De Dominicis
Antonella Castagna
Santo Gitto
Consiglieri
tOSCANA
ABRUZZO
Maria L. De Dominicis
BASiLiCAtA
Pasquale Casaletto
CALABRiA
Carmine Gentile
Maria teresa Portella
CAMPANiA
Fabio Del Mastro
Leonardo Bianco
Marco Fini
tRENtiNO
ALtO ADiGE
Attilio Gasperotti
UMBRiA
FRiULi VENEZiA
GiULiA
Mario Srebotuyak
LAZiO
Giuseppe d’Alessandro
LiGURiA
Luciano Della Costa
LOMBARDiA
Luigi Sara
Giovanni Bossetti
MARCHE
Pamela trisciani
MOLiSE
Michele Castrilli
PiEMONtE
Andrea Flamini
PUGLiA
tommaso Russo
SARDEGNA
Giommaria Garau
Francesco Pilotti
SiCiLiA
Alfio Russo
Valle d’Aosta
tOSCANA
Francesco Castelli
VENEtO
tRENtiNO
ALtO ADiGE
Susi Lillaz
Gianni Marini
EMiLiA ROMAGNA
Sauro Casali
EMiLiA ROMAGNA
Sauro Casali
(commissario)
Attilio Gasperotti
Presidenti
Comitati Regionali
UMBRiA
Floriano Zangarelli
ABRUZZO
Fidio Bianchi
Valle d’Aosta
BASiLiCAtA
Pietro Basile
CALABRiA
Michele Putrino
CAMPANiA
Francesco Coccaro
Susi Lillaz
(commissario
straordinario)
VENEtO
Adriano Bissoli
IL FOLKLORE D’ITALIA
10
Assemblea Sardegna
Pronto un nuovo cammino
per i gruppi isolani
Premio Sciacca 2014
12
n. 06 / 2014
IL FOLKLORE D’ITALIA
Bimestrale d‘informazione
Anno XVI n. 6 - NOVEMBRE / DICEMBRE 2014
Registrazione al Tribunale di Foggia n. 9
dell’8 aprile 2008
DIRETTORE RESPONSABILE
Benito Ripoli
COORDINAMENTO RED.LE
Antonio d’Amico
Leo Conenno
Elvira La Porta
Rita Laguercia
FOTOGRAFIE
Ilaria Fioravanti
PROGETTO GRAFICO
Sinkronia studio
Diploma di Merito con Medaglia
al vicepresidente nazionale Nino indaimo
STAMPA
Grafiche Lucarelli - Ariano Irpino
16
FEDERAZIONE ITALIANA
TRADIZIONI POPOLARI
PRESIDENTE NAZIONALE
Benito Ripoli
VICE PRESIDENTI
Nino Indaimo, Luigi Scalas
Tesseramento 2015
tutte le modalità per rinnovare
l’affiliazione alla Federazione
18
La Fitp in Romania
A Bistrita importante riunione
dell’Ufficio di Presidenza dell’igf
20
Il “mondo” di Lomax
Un viaggio alla scoperta dello yankee
a cui piaceva il folklore italiano
ASSESSORI EFFETTIVI
Gerardo Bonifati, Fabrizio Cattaneo,
Enzo Cocca, Fabio Filippi,
Giuliano Ierardi, Gesualdo Pierangeli
ASSESSORI SUPPLENTI
Renata Soravito
SEGRETARIO GENERALE
Franco Megna
VICE SEGRETARIO GENERALE
Giancarlo Castagna
TESORIERE
Tobia Rinaldo
VICE TESORIERE
Adelio Gilardi
COLLEGIO SINDACI REVISORI
Francesco Fedele (presidente)
Giovanni Soro (vicepresidente)
Ancilla Cornali (membro effettivo)
Giampiero Cannas (membro supplente)
COLLEGIO PROBIVIRI
Gavino Fadda (membro effettivo)
Franco Folzi (membro effettivo)
Dionigi Garofoli (membro effettivo)
Sauro Casali (membro supplente)
Pietro Prencipe (membro supplente)
COMITATO D’ONORE FITP
Past President
Lillo Alessandro
Presidente Onorario
Luciano Della Costa
Comitato Dei Saggi
Luciano Della Costa
Aldo Secomandi
www.fitp.org
Staff del Presidente
Bruno Bordoni, Mario Borroni,
Monica Castrilli, Francesca Grella,
Ivo Polo, Concetta Masciale
Cerimoniere
Michele Putrino
3
editoriale
I cantori
della grammatica
del cuore
di Benito Ripoli
Presidente Nazionale Fitp
In Sicilia per un convegno sul folklore siciliano e, in particolare, sui
cantastorie. Ho la fortuna di assistere ad uno spettacolo di Pupi,
abbinato ad una presentazionerassegna di cantastorie isolani. Rientrato nella mia camera d’albergo, il pensiero, quasi per incanto,
vola a rivivere i miei primi passi
nel campo del folklore e all’entusiasmo con il quale mi approcciavo a scandagliare e ricercare le
tradizioni della mia Terra. Sono
così preso che mi ritrovo, senza
accorgermene, a scrivere l’editoriale per il nuovo numero del
“Folklore d’Italia”.
Il termine folclore (o folklore) è attribuito allo scrittore ed antiquario inglese William Thoms, che nel
1846 pubblicò una lettera sulla
rivista letteraria “Athenaeum” con
lo scopo di dimostrare la necessità di un vocabolo che potesse
comprendere tutti gli studi sulle
tradizioni popolari inglesi.
Per questa ragione, quando il termine venne universalmente adottato, incluse l’insieme delle tradizioni arcaiche provenienti dal
popolo e oralmente tramandate,
riguardanti: usi, costumi, leggende,
proverbi, musica, canto e danza, riferiti ad una specifica area geografica. Quest’ambito (e chi meglio di
noi lo comprende), cela dei tesori,
spesso poco considerati, poiché di
certi rituali, le movenze, le parole
e le armonie non sono di moderna
concezione e possono sembrare
avulse dai nostri concetti di danza,
poesia e musica e quindi rischiare
di essere perdute.
Basta, però, guardare alla tradizione di queste forme artistiche
per scoprire la parte sicuramente
più nobile della nostra famiglia, in
quanto, essa, affonda le radici in
secoli e, a volte, millenni di storia.
Un desiderio irrefrenabile mi spinge, lo faccio con piacere, a parlare
della figura del cantastorie, vero
“artista di strada” (prevalentemente nel Sud Italia) in possesso
di notevoli doti canore, poetiche
IL FOLKLORE D’ITALIA
e mnemoniche. La mnemotecnica, cioè l’abilità di ricordare ogni
strofa, è certamente un aspetto interessante per l’intreccio di rime,
assonanze e versi formulari che,
come dimostrò il grecista statunitense Milman Parry (a lui si deve
la teoria della pura oralità nella formazione dei testi omerici), si ripetono rappresentando dei punti di
riferimento per il cantore. Egli narrava, alternando parti parlate con
altre cantate, fatti leggendari, come
quelli della “chanson de geste”, che
sono tutt’oggi tramandati in Sicilia
dai pupari, ma anche storie inerenti a fatti di cronaca contemporanea, come le vicende del bandito
Giuliano e di Giuseppe Musolino,
uomini condannati dalla legge ma
mitizzati dal popolo negli anni ‘50
del secolo scorso.
Un cantastorie è un essere multiplo; è un musico, un poeta, un attore; è un vagabondo che vaga per le
strade e dà spettacoli nei villaggi; è
il suonatore di ghironda (strumento a corde strofinate da un disco e
azionato da una manovella) che,
a ogni tappa, canta le canzoni di
gesta alle persone; è il ciarlatano
che diverte le gente ai vicoli delle
strade; è il conduttore delle danze
che fa ballare la gioventù; è l’affabulatore, il cantore che rallegra festini, nozze e veglie; il cantastorie è
tutto ciò ed altro ancora. I moderni
cantastorie accompagnano il canto con la chitarra o la fisarmonica.
E’ palese che i destinatari di tali
spettacoli erano quasi sempre i
ceti medio-bassi. E’ per questo motivo che anche la Chiesa, nel XVII
secolo, appoggiò i cantastorie con
lo scopo di diffondere le storie dei
Santi e della Bibbia.
Al giorno d’oggi la figura del cantastorie va scomparendo. Fino agli
n. 06 / 2014
anni cinquanta del 1900, si potevano ammirare gli ultimi esibirsi nelle piazze siciliane in giorni di festa,
con l’ausilio di raffigurazioni inerenti alle narrazioni affrontate, poi
il graduale ma inesorabile declino.
Tuttavia, cari amici ricercatori e
cultori, è una figura, quella del
cantastorie, da cui non si può prescindere, per scavare nelle fondamenta della tradizione di un
popolo. Anche i greci sentirono
la necessità di mettere per iscritto l’Iliade e l’Odissea, per evitare
Un pensiero finale desidero riservarlo al bilancio Fitp 2014, cosa
abbiamo fatto? Un anno difficile
da raccontare, da riassumere e da
dimenticare.
Abbiamo, tutti, sperato, che le
cose andassero meglio, invano.
Nonostante tutto la Fitp è più viva
che mai (430 gruppi affiliati) e
tante, tante manifestazioni hanno
vissuto la magia dell’eccellenza
culturale. Dobbiamo continuare a
sperare e sorridere, non crollare e
mai sentirci sconfitti.
che la tradizione orale, variasse
i contenuti di quelle che erano
considerate le loro origini, difatti
molte opere vennero incise dagli
ultimi artisti di questo genere. E’
vero che la nostra storia ha radici meno leggendarie, ma spesso i
libri hanno una visione “dall’alto”,
mentre i cantastorie hanno dato
il loro contributo nel tramandare
una storia “dal basso”.
Per dirla secondo la nomenclatura
dello storico Burke, hanno messo
la quotidianità del popolo al centro
delle proprie opere. Tutto ciò non
solo non va trascurato nelle ricerche di carattere storico, ma deve
essere preservato in favore delle
generazioni future, affinché si conoscano le proprie origini e non si
smarrisca la propria identità.
Mi viene spontanea una metafora.
Ci sono comete che abbagliano, al
loro apparire, ma presto scompaiono allo sguardo. Ci sono, invece,
stelle che, minuscole alla percezione dell’occhio, rimangono lì, a
brillare nel firmamento. Le prime
si sciolgono alla prova del tempo,
mettendo a nudo la propria evanescenza, le altre continuano a risuonare e vivere nell’io dell’uomo per
incidere nella storia del costume e
della cultura dei popoli…caratteristiche delle nostre manifestazioni.
“Per le cose importanti e durature
il Tempo è un Dio benigno” (Sofocle, Elettra).
Ci sorregga un anelito di speranza,
perché la grammatica del cuore
possa coniugare l’infinito di ieri
col presente di un futuro radioso.
www.fitp.org
5
Gli Auguri del Presidente
La magia del Santo Natale
pervada le nostre anime
e accenda l’amore nei nostri cuori…
Continuate a sognare per essere vivi
Q
uest’anno alluvioni, lutti e sofferenze non hanno risparmiato le italiche terre ma,
io mi auguro, che il prossimo Natale e il nuovo anno, riportino, nei cuori di tutti,
serenità e tranquillità d’animo (una “distensio animi” duratura).
Il Natale non ammette mediocrità di sentimenti: è la festa dell’amore e della fratellanza, è un momento prezioso in cui ribadire i valori della solidarietà, dell’accoglienza e della generosità, specie in un momento storico come quello attuale, contrassegnato
da particolari difficoltà economiche. Le festività di fine anno rappresentano un’occasione unica,
accompagnata dall’euforia dei festeggiamenti per un 2015 che tutti ci aspettiamo contrassegnati
da novità positive. E’ necessario proseguire, fiduciosi, sulla strada dell’impegno collettivo e della
volontà di operare per un’ulteriore crescita all’interno della nostra Federazione. Sono certo che il
patrimonio delle nostre professionalità e le risorse, derivanti dal sostegno costante di voi tutti, nei
diversi ruoli, apporteranno una forte e rigogliosa prospettiva d’iniziative da completare e di nuovi
interventi da avviare. Continueremo a lavorare per portare a compimento i percorsi tracciati negli
ultimi anni, per raggiungere quegli obiettivi che, mi auguro, rendano la nostra FITP, sempre più
efficiente, funzionale e unita.
Nel mio impegno di servizio alla guida della Federazione mi accompagnano, soprattutto, la forza e la
volontà propositiva ed operativa di dare, non soltanto segnali di promesse, ma convincimenti e certezze. Non perdete la speranza, perché forza di vita; non perdete i vostri sogni, teneteli stretti e difendeteli,
devono essere la vostra destinazione. Sorridete sempre, anche nelle difficoltà, non ci sono controindicazioni. E, soprattutto, amate: soffrirete, sarete traditi, feriti, fatti a pezzi, ma vivrete momenti e
sensazioni esaltanti e indimenticabili. Sognate un mondo migliore, perche, sono certo, arriverà...
Sognate per essere vivi. “Anche con i sogni si può essere liberi” (F. Schiller).
Auguro, alla mia grande famiglia del folklore italiano di proseguire il suo cammino lungo i sentieri
luminosi della fratellanza, dell’amicizia, della vera gioia e della pace, ove affetti, carezze, nenie,
canti immagini ed eventi , continuino a vivificare il nostro universo folklorico e si facciano rimembranza nello sterminato lago del nostro cuore.
AUGURI… a tutti coloro che non sorridono, perché lo facciano!
AUGURI… a chi non sa regalare Amore, perché impari!
AUGURI… a chi è triste, perché merita gli auguri due volte!
AUGURI… a chi non aspetta il Santo Natale per essere migliore!
AUGURO a tutti un germoglio raro chiamato “felicità” e quella rugiada delicata chiamata “serenità”.
SPERO, infine, che il vento, oltrepassando le fessure delle nuvole, porti i nostri pensieri di gratitudine
e di affetto a tutte le persone care che non sono più con noi.
Con il sorriso sulle labbra (solo così si crea la magia del Natale), sentendomi particolarmente vicino
a tutti gli iscritti, rinnovo ai presidenti, ai capo gruppi, a orchestrali e ballerini, ai collaboratori
tutti, anche a nome di tutti i Dirigenti nazionali, i miei più sinceri e affettuosi
Buon Natale
e Felice Anno Nuovo
Febbraio 2015
Padri
del folklore
Personalità
benemerite
della Fitp
Rassegna
di musiche,
di canti
folklorici
ed etnici
«Rinnovate l’affiliazione
a gennaio»
Siamo giunti al termine dell’anno con un bilancio molto
positivo per la Federazione che ha ottenuto, ancora una
volta, il consenso di tantissimi nuovi gruppi (48), anche se
ne mancano tanti che non hanno rinnovato (comunque,
nonostante i tempi, il vento continua a spirare per il verso
giusto, oltre 400 gruppi affiliati, dieci in più dello scorso anno,). Purtroppo verifichiamo che, dopo pochi anni
li
Benito Ripo
itp
Presidente F
di vita, molte associazioni si sciolgono, privando, in tal
modo, il territorio di un’importante attività culturale e
di una rilevante presenza a livello sociale.
Cari amici e colleghi, ricordate che è necessario “garantire” i nostri gruppi, in
qualsiasi momento, evitando i rischi connessi alla mancanza della copertura assicurativa.
Desidero ricordare a tutti l’importanza di aderire alla Federazione sin da gennaio, poiché
l’affiliazione e il tesseramento hanno durata relativa all’anno solare.
Inoltre, più volte ho messo in guardia in relazione ai controlli ENPALS, sempre più frequenti. E’ vero che non necessita più alcun certificato ENPALS, tuttavia, i gruppi, per poter operare, devono:
a) ESSERE ADERENTI AD UNA FEDERAZIONE RICONOSCIUTA A LIVELLO NAZIONALE
b) GARANTIRE DI ESSERE ASSOCIAZIONI DILETTANTISTICHE (ecco perché si raccomanda la puntualità di affiliazione alla FITP, che si dia garanzia di osservanza delle regole e che
si rassicuri che nessun componente del gruppo ottenga compensi).
Sono sempre più convinto, però, che ognuno di noi dovrebbe vivere orgogliosamente l’adesione precisa e puntuale ad una Federazione, riconosciuta dallo Stato Italiano, proiettata
verso traguardi sempre più prestigiosi e qualificanti.
L’attuale Dirigenza sta per concludere il proprio mandato, è quindi tempo di riflessioni e
bilanci, che inducono a positive conclusioni in termini di crescita quantitativa e, soprattutto, qualitativa. Vivo questi momenti con l’orgoglio e la fierezza del buon “pater familias”,
convinto che conferme e adesioni debbano arrivare, essenzialmente, come esigenza di appartenenza ad un’organizzazione che offre prestigio, immagine, sicurezze e occasioni di
crescita e arricchimento.
Penso, a questo punto, venga banale, rispolverare la domanda: perché iscriversi alla FITP?
Risposta: Per i sotto elencati vantaggi e servizi e, soprattutto, per l’orgoglio e il prestigio di
appartenere alla grande FAMIGLIA FITP.
• Partecipazione alle iniziative artistiche e culturali
• Assicurazione durante spettacoli, prove e spostamenti per attività
• Assistenza e consulenza in materia fiscale, amministrativa e tecnica
• Riduzioni e facilitazioni SIAE, secondo convenzione
• Invio Bimestrale “Il Folklore d’Italia” - Riviste scientifiche regionali - Calendario FITP -
Libri editi dalla FITP
• Diritto di partecipazione a “Italia e Regioni” - “Fanciullo e Folklore” - Rassegna nazionale
Musica popolare - “Omaggio a Padre Pio” - Stages formativi (Direttori artistici - Danza Strumenti tradizionali)
• Trattazione pratiche rilascio licenze spaccio bevande e generi alimentari per organizza-
re Bar, mense, etc.
• Scambi e inviti per festival in Italia e all’estero
• Annuario dei gruppi FITP (ristampa)
• Partecipazione a Premi internazionali e riconoscimenti per appartenenti alla famiglia FITP
• Diffusione di notizie riguardo manifestazioni e progetti di ciascun gruppo, attraverso il
SITO e il NOTIZIARIO.
La “massima”, che ci ha portato alla programmazione e realizzazione dei nostri programmi?
I PROGETTI SONO PROMESSE CHE LA FANTASIA FA AL CUORE (L.Vaudoyer)
LA REALIZZAZIONE E MESSA IN OPERA LA FA LA RAGIONE. (FITP)
Il Presidente
Benito Ripoli
LE NUOVE COORDINATE BANCARIE DELLA FITP
Si comunica che a partire dal 15 dicembre 2014, a causa dello spostamento
della sede bancaria, cambieranno le coordinate del conto della Fitp.
Pertanto, a partire dalla stessa data, tutti pagamenti relativi ad affiliazioni e tesseramenti
dovranno essere accreditati sul seguente C/C bancario, intestato a:
Federazione Italiana Tradizioni Popolari
Presso: Banco Popolare Siciliano, 2343 Messina, ag.5
IBAN: IT97J0503416506000000001140
www.fitp.org
l’appuntamento
La Sardegna si ritrova
Assemblea regionale
e primi impegni per la nuova dirigenza
Il presidente nazionale Benito Ripoli con il Gruppo folk “Dolianova”
10
ASSEMINI (Cagliari) - La Sala consiliare del Comune di Assemini
ha ospitato l’assemblea dei presidenti e dei rappresentanti dei
gruppi folklorici della Sardegna
associati alla Federazione italiana
tradizioni popolari. All’importante riunione hanno partecipato gli
on. Anna Maria Busia e Michele
Cossa, espressamente invitati in
quanto interessati alle problematiche riguardanti la tutela e valorizzazione dei beni culturali etnografici della Sardegna. Inoltre,
hanno partecipato tutti i dirigenti
nazionali della Federazione con il
presidente nazionale Benito Ripoli. I lavori sono stati introdotti da
Luigi Scalas, che ha fatto gli onori
di casa salutando i convenuti, in
qualità di organizzatore e di vicepresidente della Federazione.
Nell’intervento ha subito denunciato la grave crisi che attualmente attraversano i gruppi folklorici,
poiché da tempo mancano i finanziamenti regionali e degli enti locali; nel passato, tali finanziamenti
avevano consentito di conservare
vitali le tradizioni popolari (canti,
balli, tradizioni festive, ecc.) delle
diverse zone e comunità dell’isola.
Tra i vari interventi sono stati particolarmente forti e incisivi, nel
ribadire la crisi, quelli di Gavino
Fadda del Gruppo “Città di Ossi” e
di Giovanni Soro del Coro “Perfugas”. Il primo ha messo in risalto
la particolare funzione di caratterizzazione identitaria svolta dai
gruppi folklorici, sia in occasione
di viaggi all’estero, sia durante
le esibizioni nelle feste locali, sia
durante le grandi sagre regionali,
come quelle in onore di Sant’Efisio
a Cagliari, del Redentore a Nuoro,
oppure come la grande esibizione di costumi tradizionali della
Cavalcata Sarda a Sassari. Fadda
ha sottolineato l’importante messaggio pubblicitario veicolato dai
gruppi verso il mercato turistico
interessato alla Sardegna, la quale come è noto deve attirare, non
soltanto per le bellezze ambientali, ma anche per il suo variegato
patrimonio culturale ad iniziare
da quello storico-artistico-archeologico a quello ancora vitale dei
beni culturali etnografici, nei quali, di fatto, si collocano le realtà
economiche degli itinerari enogastronomici e delle comunità in cui
si producono manufatti dell’artigianato tradizionale.
Si tratta di un’ampia gamma di
beni culturali, connessa al vasto
orizzonte etno-antropologico - ha
ulteriormente precisato Gavino
Fadda - che, negli ultimi tempi, è
stata trascurata dall’attuale normativa regionale ormai superata;
nella pratica, infatti, si è ritenuto
fossero più funzionali all’attrazione turistica forme di spettacoli di
tipo elitario. Si sono così valutati
come scarsi o negativi gli eventi
e le esibizioni dei gruppi folklorici che, invece, da sempre caratterizzano l’identità della Sardegna.
L’intervento di Giovanni Soro, dal
canto suo, ha completato questa
IL FOLKLORE D’ITALIA
analisi, indicando l’opportunità
dell’emanazione di un’apposita
legge regionale che tuteli e valorizzi i beni culturali etno-antropologici della Sardegna nel quadro
dell’attuale dialettica tra locale e
globale, tenendo conto, fra l’altro,
delle particolari funzioni economiche, nei rispettivi comparti, che
tali beni hanno nell’industria turistica, in quanto elaboratori e diffusori di forti messaggi di attrazione. Altri interventi hanno ribadito
e rafforzato queste considerazioni
ed istanze.
Ha quindi preso la parola l’on. Busia dichiarando di sentirsi molto
coinvolta dall’analisi fatta in quando barbaricina e soprattutto come
mamoiadina; per questo motivo,
infatti, si è dichiarata fortemente
attenta a conservare e valorizzare
le specificità dei mammuthones e
del carnevale che caratterizza la
sua comunità. Da qui il formale
impegno preso dall’on. Busia di
portare avanti, in collaborazione
con l’assessore prof. Francesco
Morandi, proposte normative che
intervengano a tutelare e valorizzare le funzioni educative dei
gruppi folklorici, nel contesto dei
giovani sardi interessati a mantenere vitali le rispettive tradizioni
popolari, nel quadro dello sviluppo dell’industria turistica, per valorizzare il complesso patrimonio
etnografico delle differenti comunità dell’isola.
In tale prospettiva la nostra regione, ha argomentato l’on. Busia,
potrà programmare la propria
offerta turistica per tutto l’anno e
non solo concentrarla nel periodo
estivo come avviene attualmente.
Infine, dopo l’intervento dell’on.
Cossa, il quale ha ripreso e approfondito ulteriormente le questioni
e le possibili prospettive affrontate dai diversi relatori, al fine di arrivare a soluzioni operative concrete sulla questione della tutela
e valorizzazione dei gruppi folklorici e del relativo patrimonio
culturale etnografico, l’on. Busia
ha concluso auspicando collaborazione da parte proprio dell’on.
Cossa e ovviamente del suo gruppo politico. Entrambi i rappresentanti del Consiglio Regionale della
Sardegna hanno pubblicamente
dichiarato che si attiveranno al
più presto per raggiungere questo
obiettivo.
L’incontro è proseguito con la presentazione del prof. Mario Atzori
dell’opera curata dal prof. Gian
Luigi Bravo La prima etnogra-
n. 06 / 2014
dell’edizione, è allegato un DVD
nel quale sono stati trasferiti in
digitale gli articoli delle due più
importanti riviste di etnografia
apparse in Italia tra la seconda
metà dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento; la prima
è l’“Archivio per lo studio delle
tradizioni popolari”, fondata nel
1882 da Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino ed edita fino
al 1909; la seconda è la “Rivista
delle tradizioni popolari italiane”,
fondata da Angelo De Gubernatis
nel 1893 e pubblicata fino al 1895.
In sostanza, in entrambe le riviste sono raccolte le tradizioni
popolari di tutte le regioni italiane, ovviamente anche quelle della Sardegna, vitali tra i due secoli
11
Un momento dell’assemblea
fia. Gli studi di folklore tra ‘800 e
‘900 nel quadro europeo, pubblicata nel 2013 dalla Casa Editrice
Franco Angeli grazie all’impegno
finanziario della Federazione italiana tradizioni popolari; al volume, dove sono presenti saggi
introduttivi di illustri studiosi per
chiarire l’importanza scientifica
‘800 e ‘900. I contenuti dei saggi,
raccolti nel DVD, sono facilmente
consultabili con un sistema di domande informatiche; ciò facilita le
ricerche e i riscontri delle indagini
condotte dagli operatori dei gruppi folklorici nel momento in cui
ritengono necessario rintracciare
materiali sulle proprie tradizioni.
www.fitp.org
il riconoscimento
Premio Sciacca
Diploma di Merito con Medaglia
al vicepresidente Indaimo
di Ivo Di Matteo
Presidente Comitato Fitp-Lazio
12
CITTA’ DEL VATICANO – C’è anche
il vicepresidente della Fitp, Nino
Indaimo, tra i vincitori della 13.ma
edizione del Premio internazionale “Giuseppe Sciacca”. Il riconoscimento è stato assegnato nel corso
di una solenne cerimonia, presentata da Savino Zaba e Valeria Ciardiello, nell’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana in Città
del Vaticano Alla presenza di numerose autorità civili, militari ed
ecclesiastiche sono state premiate
molte persone tra cui alcuni ragazzi giovanissimi che si distinguono
nelle loro più svariate attività. Il
vincitore assoluto è il 16enne Jacob
Barnett, americano affetto da autismo, che, a nove anni, si è iscritto
all’Università. Laureato, studia per
conseguire un dottorato, mentre
elabora studi sulla relatività di
Einstein. A consegnare la Caravella, simbolo della manifestazione,
il presidente d’Onore del Premio,
il cardinale Dario Castrillón Hoyos,
il coordinatore del Premio, don
Bruno Lima, presidente dell’Istituto di studi giuridici economici e sociali internazionali, e il segretario
generale Vasiliki Bafataki.
Tra i premiati, anche il tenente
colonnello Roberto Punzo, ferito
gravemente in Libano, che nonostante la sua infermità è ancora in
servizio; una bambina di 10 anni,
che con la sua incantevole voce da
soprano ha vinto anche un “Got
Talent” nella sua Olanda; un ragazzo siciliano affetto da tetra paresi
spastica che si esprime solo con gli
occhi, è scrittore, attore e regista
teatrale. Molte altre ancora sono
state le persone premiate che nel
loro campo sono delle eccellenze.
Tra i diplomi di merito, dunque,
anche la Fitp con il vicepresidente
Nino Indaimo. La cerimonia è stata
allietata da due gruppi del Lazio,
“Marcellina Folk”, sempre disponibile, diretto da Nicolina Gioisi che
ha cantato il brano “Madonnina dai
riccioli d’oro”, e la rappresentanza
del Gruppo musicale dei “Picari del
Cominium”, guidati da Oscar Velardo, che ha anticipato l’atmosfera
natalizia intrattenendo il pubblico
con una “ballar ella” e una novena,
al suono di zampogna ciaramella e
fisarmonica.
Entrambi i gruppi sono stati apprezzati e applauditi.
IL FOLKLORE D’ITALIA
Il vicepresidente nazionale Nino Indaimo mentre viene premiato
Una vita nel folklore e per il folklore.
Un nuovo riconoscimento che suggella la sua opera nel mondo delle
tradizioni popolari. Diploma di Merito con Medaglia a Nino Indaimo,
vicepresidente della Federazione
italiana tradizioni popolari, nell’edizione 2014 del “Premio Sciacca”,
manifestazione che ogni anno premia persone che abbiano saputo
distinguersi nel proprio campo di
lavoro o di studio. Indaimo da sempre nel mondo del folklore con il
suo Gruppo “I Nebrodi” di Ficarra,
in provincia di Messina, è uno dei
punti di riferimento di tutta la Federazione presieduta da Benito Ripoli.
Per anni tesoriere, attualmente
Indaimo è vicepresidente insieme
a Luigi Scalas. Nel 2009 Indaimo
è stato riconosciuto “Padre del
folklore” per la regione Sicilia, manifestazione voluta dalla Fitp per
celebrare il lavoro di chi, nel corso della propria vita, ha dedicato
tempo alla ricerca e alla valorizzazione della cultura popolare. Tanto
n. 06 / 2014
impegno e lavoro col gruppo e
nella Federazione. Come non
ricordare l’udienza, in rappresentanza della Fitp, del Santo
Padre Benedetto XVI nel 2012.
Indaimo ha omaggiato il Papa
del libro “Giovanni Paolo II-I
gruppi folklorici e i canti madonnari della tradizione popolare (CDP Service Edizioni).
Un’emozione
indescrivibile,
un ricordo indelebile. Ora il
Diploma di Merito con Medaglia al “Premio Sciacca”, nato
nel 2001 per porre all’attenzione dell’opinione pubblica
storie e personalità eccellenti,
oltre a raccogliere fondi per
opere benefiche. Per la Fitp
erano presenti Ivo Di Matteo, presidente del Comitato Fitp-Lazio e il consigliere
nazionale Carmine Gentile.
Nelle precedenti edizioni hanno ricevuto il “Premio Sciacca”
per la nostra Federazione, il
presidente nazionale Benito
Ripoli (2009), il segretario generale Franco Megna (2010),
il vicepresidente Luigi Scalas
(2011), l’assessore Gerardo
Bonifati (2012, nella stessa edizione è stato premiato anche il
presidente del Comitato della
Calabria, Michele Putrino, per
la Sezione attività sociale e di
volontariato”) e il prof. Attilio
Mastino, rettore dell’Università degli studi di Sassari, iscritto nel Gruppo etnomusicologo
“Ichnuss” dello stesso Ateneo
sardo.
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13
il libro
Quella memoria storica
dei vigili del fuoco
della città di Messina
14
MESSINA - La storia del Corpo dei
vigili del fuoco nel contesto sociale ed antropologico di Messina, a
partire dalla metà dell’Ottocento
fino ai più recenti avvenimenti
nei quali essi hanno svolto le loro
insostituibili missioni di soccorso. Questo e altro ancora nel libro “Pompieri e Vigili del Fuoco
a Messina dal 1848 ad oggi” (CDP
Service Edizioni), scritto da Tobia
Rinaldo, tesoriere della Federa-
zione italiana tradizioni popolari
e presidente del Gruppo folklorico “I Cariddi”. Il volume, frutto di
attente ricerche d’archivio, è stato
presentato a Palazzo Zanca, sede
del Comune di Messina. Dall’attenta ricerca, condotta attingendo
le notizie da numerosi e differenti
archivi, rintracciando foto d’epoca
e articoli di giornale contemporanei alle catastrofi e agli avvenimenti, recuperando testimonianze di prima mano dai protagonisti,
nel lavoro emergono non soltanto
gli elementi istituzionali dei vigili
del fuoco, ma anche fatti biografici, grazie ai racconti di quelli che
possono essere definiti degli “eroi
delle emergenze”.
Durante la presentazione, nel quadro dei diversi interventi, coordinati con particolare competenza
dal prof. Giovanni Molonia, esperto per la consulenza dell’Archivio
storico comunale, la prof.ssa Michela D’Angelo – professore ordinario di Storia Moderna dell’Università degli studi di Messina - ha
affermato che «il lavoro di ricostruzione di questa storia non è
stato certamente facile; nello stesso lavoro sono mostrati anche gli
avvenimenti della società, attraverso quei piccoli interventi quotidiani che semplificano la nostra
vita». Il passaggio da “pompiere”
a “vigile del fuoco” è dettato proprio dall’esigenza di un intervento statale, oltre quello comunale
e provinciale, per far fronte alle
emergenze idro-geologiche, insieme ad un processo di evoluzione
tecnica delle diverse attrezzature
impiegate. Un importante segno
del cambiamento è avvenuto negli
anni ’60, con il piano di riadeguamento, che ha conferito al Corpo
dei vigili del fuoco il carattere civile, fino all’ulteriore svolta del
1992, anno in cui essi sono diventati parte essenziale della Protezione civile.
Ha detto l’ing. Alessandro Paola comandante delle Scuole Centrali
Antincendi di Roma. «Il volume di
Tobia Rinaldo, attraverso l’analisi
dell’evoluzione storica dei vigili
del fuoco, offre l’opportunità di inquadrare e conoscere le modalità
con le quali il servizio di estinzione degli incendi e di soccorso tecnico alla popolazione abbia avuto
la necessità di essere organizzato.
La storia, ripercorsa sapientemente dalle pagine del libro, evidenzia come proprio Messina e la
sua provincia insistono su uno dei
territori più instabili e suscettibili
di gravi eventi calamitosi. Quest’opera è dunque importante nel
contesto in cui nasce, seminando
nel lettore attento quella giusta e
sana voglia di approfondimento
delle fonti, peraltro riccamente
citate anche con precisione e dovizia di dettagli.
Il testo, più in particolare, rende
memoria storica ai volti ed agli
uomini che hanno fatto la storia
dei vigili del fuoco che si sono cimentati nella gestione delle emergenze enunciate».
In conclusione, nel suo intervento,
Tobia Rinaldo si è soffermato sui
contenuti dell’opera, ricordando il
lungo lavoro di ricerca e di analisi,
che per la prima volta ha permesso di determinare il periodo storico della fondazione del Comando.
L’autore ha posto poi l’accento
sull’importanza storica dell’istituzione pompieristica cittadina nel
1848, nata di fatto dal “desiderio
di libertà dei messinesi”. «Oggi ha continuato Rinaldo - i soccorritori messinesi e, comunque, tutti i
vigili del fuoco d’Italia, hanno avuto modo di potersi riappropriare della propria memoria e della
identità storica, attraverso la cronistoria dello sviluppo dell’istituzione peloritana, dalla sua nascita
fino ai giorni nostri, in continuo
collegamento con l’evoluzione
dell’Istituzione nazionale».
Ad accogliere con entusiasmo lo
studio di Rinaldo era presente anche il sindaco Renato Accorinti, il
quale ha criticato apertamente le
istituzioni per non aver saputo va-
a ripulire i torrenti che nella stagione delle grandi piogge costituiscono il pericolo numero uno per
i disastri; stiamo anche ostacolando le edificazioni in zone a rischio.
Per fare ciò basta l’1% di tutto
quello che finora è stato speso per
la tragedia di Giampilieri».
15
I relatori durante la presentazione del libro
lorizzare l’operato di tali risorse,
che, invece, sono indispensabili
per la comunità. Da qui la problematica chiara da affrontare. «Prevenire - ha ribadito Accorinti - che
costa molto meno di quanto pensiamo. Già ci stiamo impegnando
Nel corso della presentazione,
sono anche intervenuti l’ing. Antonio Rizzo, esperto del Comune di
Messina per le attività di protezione civile e l’ing. Nunzio Venuti, vice
comandante del Comando provinciale vigili del fuoco della città.
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tesseramento 2015
TESSERAMENTO
E AFFILIAZIONE 2015
Dal 1° dicembre 2014 abbiamo data inizio
alle operazioni di affiliazione e tesseramento
per l’anno sociale 2015. Il costo della tessera
e dell’affiliazione, è rispettivamente 10 euro
e 90 euro.
LA DOCUMENTAZIONE RELATIVA
ALL’AFFILIAZIONE DEVE ESSERE
SPEDITA ALL’UFFICIO
TESSERAMENTO
VIA S. SEBASTIANO, 18 - 98122
MESSINA - TEL./FAX 090.771398
I sodalizi che chiedono la adesione alla
Federazione devono far pervenire all’indirizzo
suddetto quanto segue:
1) Domanda di affiliazione*
2) Elenco nominativo componenti il Gruppo
con relativi dati anagrafici
3) Importo affiliazione 90 euro e tesseramento 10 euro a persona
4) Foto, curriculum, stemma del proprio
Comune
5) Statuto (3 copie)
N.B. * Per i Gruppi di nuova affiliazione
si precisa che, oltre alla documentazione
suddetta, la domanda di affiliazione deve
contenere il parere del Comitato provinciale Fitp di appartenenza.
LA TESSERA FITP
OFFRE I SEGUENTI SERVIZI
1) Partecipazione attiva alle iniziative artistiche e culturali promosse dalla Federazione
stessa
2) Garanzia dai rischi derivanti dallo svolgimento delle attività sia nella persona dell’iscritto, sia per la responsabilità che lo stesso
dovesse avere nei confronti di terzi
3) Assicurazione degli infortuni extra lavoro
4) Convenzione Autogrill
5) Assistenza e consulenza in materia fiscale,
amministrativa e tecnica
6) Riduzioni e facilitazioni Siae, secondo
convenzione, per canoni audizioni musicali,
utilizzo strumenti ed apparecchi audiovisivi
7) Invio materiale editoriale (Il Folklore d’Italia)
8) Diritto di partecipazione alle manifestazioni
Italia e Regioni - Il Fanciullo e il Folklore
MODALITA’ DI PAGAMENTO
- Le quote di affiliazione e di tesseramento
dovranno essere versate esclusivamente a
mezzo bonifico bancario, intestato alla Federazione Italiana Tradizioni Popolari (codice
IBAN: IT97J0503416506000000001140).
Non saranno ammessi altri sistemi di pagamento.
CONVENZIONE SIAE
Com’è a vostra conoscenza la Fitp ha stipulato una propria convenzione con la Siae. La
convenzione ha consentito ai Gruppi folklorici
affiliati alla Fitp, organizzatori di festival, il
risparmio di cifre piuttosto consistenti.
CONVENZIONE AUTOGRILL
La Fitp ha avuto la conferma da parte della
Società Autogrill delle agevolazioni già riservate a Gruppi folklorici della Fitp. I menù con i
relativi costi saranno inviati al più presto.
NATIONALE SUISSE
GARANZIE ASSICURATIVE
POLIZZE FITP
Nuova Polizza assicurativa “Nationale Suisse” che garantisce gli infortuni occorsi agli
assicurati in attività ricreative/culturali:
- Durante la loro permanenza negli uffici del
contraente
- Durante la loro permanenza nei circoli e/o
sedi associative
- Durante la partecipazione a manifestazioni organizzate da Enti pubblici o privati o
dall’Associazione contraente con area di copertura mondiale. Si precisa che dette attività
e/o manifestazioni possono essere:
- Corsi, concorsi, mostre, manifestazioni,
folkloriche o culturali in genere
- Gite e visite guidate e raduni
Si precisa che la copertura assicurativa per
infortuni comprende l’uso di ordinari mezzi
di spostamento guidati da terzi (aerei, treni,
pullman... ) utilizzati per trasferimenti messi a
disposizione dall’ associazione per lo svolgimento delle attività associative.
Somme assicurate:
- Caso di morte € 25.000,00
- Caso di invalidità permanente (con franchigia fissa ed assoluta del 5%) € 25.000,00
- Indennità ricovero ospedaliero (franchigia 3
giorni e max. 40 gg.) € 15
- indennità giornaliera per gessatura e/o
mezzi di contenzione inamovibili applicati e
rimossi in Istituti di cura o da medici (franchi-
gia 3 giorni e max. 30 gg.) € 15
- massimo esborso in occasione di sinistro
catastrofale € 700.000,00
- Responsabilità civile,
(valida in Europa geografica) € 500.000,00
Denuncia di sinistro da inoltrare direttamente
al responsabile assicurativo Fitp, controfirmata dal responsabile dell’Associazione
culturale o Gruppo.
FACILITAZIONI PER I GRUPPI
Trattazione delle pratiche per l’eventuale rilascio delle licenze per lo spaccio di bevande
(alcoliche, super alcoliche) e per la vendita di
generi alimentari per organizzare bar, mense,
etc... Esenzione dall’imposta sulle insegne
indicanti la sede sociale dei Gruppi folklorici
affiliati. Riduzione del 50% sui diritti di affissione e pubblicità. Assistenza nei rapporti con la
Pubblica amministrazione.
SITO INTERNET FITP
Per consultare tutte le attività, i quadri dirigenziali e i Gruppi della Federazione Italiana
Tradizioni Popolari basta collegarsi al sito
www.fitp.org, e per inviare e-mail al Presidente utilizzare l’indirizzo [email protected]
Per la pubblicazione di notizie inerenti le attività dei gruppi sul sito e sulla rivista federale
inviare e-mail a:
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SEDE LEGALE DELLA FITP
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ORARI UFFICIO
Dalle ore 9.30 alle ore 13.00
e dalle ore 16.30 alle ore 19.00
escluso il sabato.
Con l’augurio di poter contare, ancora una
volta, sulla vostra fiducia in tempi rapidi,
ricordiamo che il tesseramento e l’affiliazione
devono essere effettuati entro e non oltre
il 30 GIUGNO 2015.
La Presidenza Nazionale
ALLEGATO “A” DOMANDA DI AFFILIAZIONE
Spett.le Federazione Italiana
Tradizioni Popolari (FITP)
Ufficio Tesseramento
Il/La sottoscritto/a ______________________________________________________________________________________________
nato il __________________________________ a ___________________________________________________________________
quale Presidente del Gruppo ___________________________________________________________________________________
con sede in __________________________________ Cap. __________________ Via_______________________________________
Tel./Fax __________________________ E-mail ______________________________________________________________________
Visto lo Statuto della FEDERAZIONE ITALIANA TRADIZIONI POPOLARI,
CHIEDE
l’affiliazione____________ del Gruppo alla FEDERAZIONE per l’anno 2015
obbligandosi, altresì a riconoscere ed osservare tutti i Regolamenti organici, tecnici e federali in vigore e quelli che verranno deliberati.
Allega:
a) Copia dello Statuto del Gruppo (solo per Sodalizi di nuova affiliazione)
b) Quota di 90 euro per l’affiliazione
c) Quota di 10 euro a persona per tesseramento componenti il Gruppo
______________________________________, lì ________________________________2015
IL PRESIDENTE
______________________________
Parere del Comitato o fiduciario provinciale, ove non esistente del Comitato o fiduciario regionale o in mancanza di tali organi,
del Consigliere nazionale:
_____________________________________________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________________,
lì _____________________________________ 2015
IL PRESIDENTE
______________________________
Le quote di Affiliazione e di Tesseramento dovranno essere versate esclusivamente a mezzo bonifico bancario, intestato alla Federazione Italiana
Tradizioni Popolari: codice IBAN IT97J0503416506000000001140 - Presso Banco Popolare Siciliano, 2343 Messina, ag.5
Non saranno ammessi altri sistemi di pagamento.
RETRO ALLEGATO “A”
GRUPPO_______________________________________________________________________________________________
Il Consiglio Direttivo, nominato il ____________________________________________________:_____________è così composto:
Presidente: Sig. ______________________________________________ Via ____________________________________ n.________
V. Presidente: Sig. ____________________________________________ Via ___________________________________ n.________
Direttore: Sig. ________________________________________________ Via ___________________________________ n.________
Segretario: Sig. ______________________________________________ Via ____________________________________ n.________
Cassiere: Sig. ________________________________________________ Via ____________________________________ n.________
Consiglieri:
Sig. ______________________________________________ Via ____________________________________ n.__________________
Sig. ______________________________________________ Via ____________________________________ n.__________________
Sig. ______________________________________________ Via ____________________________________ n.__________________
Sig. ______________________________________________ Via ____________________________________ n.__________________
________________________________, lì __________________ 2015
IL PRESIDENTE
_________________________
Il presente modulo deve essere redatto in 5 copie e trasmesso alla Segreteria del Presidente della Federazione che, ad accettazione, ne restituirà 2 copie: una per il Sodalizio ed una per
il Comitato provinciale.
la riunione
Igf, Fitp, Europa
di Franco Megna
Segretario Generale Fitp
18
BISTRITA (Romania) - Dal 30
novembre al 3 dicembre 2014, la
Federazione italiana tradizioni
popolari, in occasione della Festa
nazionale dello Stato di Romania,
è stata impegnata a Bistrita in una
impegnativa riunione dell’Ufficio
di Presidenza dell’Igf, incontro
propedeutico all’importante Consiglio di amministrazione dell’Unione internazionale delle federazioni dei gruppi folklorici che si
terrà nei primi mesi del prossimo
anno.
Per l’occasione, la Fitp era rappresentata dal presidente nazionale,
Benito Ripoli e dal segretario generale, Franco Megna, chiamato,
insieme a Vlada Tesanovic, a dare
un parere tecnico/amministrativo su importanti pratiche inserite
nell’ordine del giorno.
Nel corso dei lavori, l’Ufficio di
Presidenza ha determinato i prossimi appuntamenti dell’Igf. In
particolare: in Spagna si terrà un
importante convegno sul binomio
tradizioni/turismo (con la presenza, per l’Italia, di un prestigioso
operatore turistico che sarà, appositamente, invitato dalla Federazione); in Francia si svolgerà l’annuale Rassegna “World’s Folklore
Stars” e, per l’occasione, sarà convocata l’Assemblea Generale IGF
che eleggerà le cariche dirigenziali
per i prossimi quattro anni; infine, nel mese di ottobre 2015, la
città di Haifa dello Stato di Israele ospiterà la cerimonia di consegna dell’ambito riconoscimento
“Folklore Star” (precedentemente
denominato Oscar Mondiale del
Folklore).
Ma, la discussione più serrata ha
riguardato la sede di San Giovanni
Rotondo, confermata, nonostante
le difficoltà avanzate dalla delegazione francese, sede legale dell’Unione internazionale delle federazioni dei gruppi folklorici.
Benito Ripoli, rivendicando, con
forza, il prestigio internazionale
della Fitp, ha contestato il tentativo
di “inversione di rotta” che voleva
mantenere una sede “virtuale” in
Francia, rifiutando, invece, un prestigioso e prezioso immobile (non
virtuale) messo a disposizione
dall’Amministrazione comunale di
San Giovanni Rotondo guidata dal
sindaco Luigi Pompilio.
Franco Megna, da parte sua, facendo riferimento a precisi ed incontestabili riferimenti normativi,
ha incalzato l’Ufficio di Presidenza
dell’Igf ribadendo che le deliberazioni assunte a Vilnius, con voto
unanime (anche della Francia),
hanno “maturato” la loro piena
legittimità, rendendole, di fatto,
esecutive, tanto da impegnare un
Ente Pubblico Italiano ad adottare provvedimenti amministrativi
di “presa d’atto di trasferimento
sede Igf” da Nizza a San Giovanni
Rotondo. Inoltre, la mancata firma
alla convenzione regolante i rapporti tra l’Igf e il Comune di San
Giovanni Rotondo – che deve essere corredata dalla documentazione prevista per legge e supportata dai doverosi ed obbligatori
IL FOLKLORE D’ITALIA
“passaggi istituzionali” da parte di
entrambi i contraenti – non annulla, infatti, il deliberato assunto, autonomamente, dall’Igf in Lituania.
Pertanto, la sede legale dell’Igf è, e
resta, nella città pugliese e di tale
impegno si è fatto, pubblicamente,
garante lo stesso presidente Dorel
Cosma. Ora, però, affinché questa
struttura non resti “una cattedrale
nel deserto” occorre “riempirla di
contenuti”.
L’Igf, di certo, non ha le risorse
umane, strumentali e, soprattutto, economiche per “gestire” una
struttura come quella messa a
disposizione dalla suddetta Amministrazione comunale, ma, nel
rispetto della Delibera del C.C. n.
54/2014 che intende fare di San
Giovanni Rotondo “un punto di
riferimento mondiale di spiritualità e di cultura”, l’Unione Internazionale ha, certamente, capacità,
professionalità ed intelligenze
“per sostenere adeguatamente la
valorizzazione delle tradizioni e
del folklore” e “per recuperare la
memoria storica di diverse realtà
antropologiche e geografiche efficacemente rappresentate dalla
stessa Igf”.
Per raggiungere questi obiettivi,
non c’è bisogno del “libro dei sogni”…di “proclami” o “bandierine”,
ma di lavoro, progettualità, e, soprattutto, con la dovuta modestia,
di un efficace gioco di squadra che
deve vederci e sentirci tutti “protagonisti”. Questo nostro impegno
lo merita la città di San Giovanni
Rotondo e il sindaco Pompilio, ma,
anche, il “nostro” mondo del folklore. Certo, tutto ciò non avviene
magicamente, ma sono necessarie
precise condizioni e competenze capaci di “esaltare” le nostre
indubbie capacità espressive,
nonché scelte condivise, assunte nell’assoluto rispetto di leggi e
norme statutarie.
Pertanto, l’Igf, la Fitp e, possibilmente, altri organismi nazionali
ed internazionali (come lo Iov)
– d’intesa con il Comune di San
Giovanni Ritondo – potrebbero
essere impegnati (magari, come
suggerito dal segretario generale della Fitp, iniziando un nuovo
iter amministrativo con la costituzione di una apposita Ats ai sensi
n. 06 / 2014
di un europeismo consapevole e
condiviso, ma, anche, la ricetta per
trovare linfa vitale e sicurezza dalle proprie radici, lasciando da parte dei, miti e show – come quelli
americani - che non ci appartengono; “spazio” che elabora, anche partecipando a bandi dell’Ue,
eventi attraverso cui le “eccellenze” delle tradizioni si incontrano,
uniscono le comunità, favoriscono
gli scambi, consentono di rimettere insieme territori per aree cultu-
Autorità e pubblico durante l’incontro di Bistrita
dell’art. 10 del D. Lgs n. 358/92
e dell’art.11 del D. Lgs 17 marzo
1995 n. 157 e s.m.i.) ad assumere
responsabilità che non possono
essere disattese. Infatti, con l’impegno di tutti, e soprattutto della
nuova classe dirigente della Fitp
e dell’Igf, la sede di San Giovanni
Rotondo potrebbe diventare “laboratorio” per dare alla luce programmi e azioni finalizzati alla
comprensione interculturale; “salotto” dove, parlando d’Europa, si
abbandonano i “monologhi recitati” che sanno solo di economia,
politica e potere, e si individua
nella “valorizzazione delle identità” non solo la panacea al risveglio
rali, a prescindere dai meri confini
geografici.
L’Igf e la Fitp possono e devono veicolare il messaggio che le
culture cosiddette “immateriali”
sono punti di riferimento per la
contemporaneità. Un compito,
questo, che tutti dobbiamo sentire
come proprio, per contribuire, finalmente, alla tutela delle identità
dei popoli d’Europa. Wenders – e
come dargli torto!...- ritiene, infatti, che “L’Europa ha un’anima antica…bisogna tuttavia riportarla
in una nuova cornice, valorizzarla,
cantarla nelle canzoni, amarla…
oltre gli spazi della politica, oltre
gli spazi dell’economia”.
www.fitp.org
19
lo studio
Lomax
e il suo sogno
italiano
Alan Lomax in Sicilia
A 60 anni dalla ricerca “on the road” dello yankee
a cui piaceva il folklore italiano
di Antonio D’Amico
Redazione Fitp
20
Erano gli anni Cinquanta e l’Italia
– prossima alla svolta del boom
economico e con ancora addosso le ferite della Seconda Guerra
Mondiale – si appresta a vivere un
momento esaltante negli studi sulle tradizioni popolari. Il 2014 che
sta per volgere al termine segna il
60.mo anniversario di una ricerca
sistematica del settore realizzata
dallo statutenitense Alan Lomax
e dall’etnomusicologo calabrese
Diego Carpitella. Lavoro commissionato dalla Columbia World Library and Primitive Music, che li
porterà a registrare circa tremila
documenti. La raccolta conservata presso gli Archivi di etnomusicologia di Roma comprende documenti sonori, con vari organici
vocali e strumentali, registrati in
ogni angolo d’Italia, con particola-
re attezione alla Calabria, alla Puglia e alla Sicilia.
Diari di un popolo – quello italiano – che usciva a fatica dalle
conseguenze di una guerra amara e fratricida, spaccato di una
tragedia immane destinata a lasciare segni indelebili. Alan Lomax, antropologo statunitense
questo impegno lo aveva assunto
in pieno: a bordo di uno sgangherato furgone, con l’ausilio di
un magnetofono “Magnerecord”
Alan Lomax a Cardeto
e in compagnia di Carpitella. Un
inquieto viaggiatore della cultura
– come è stato definito – costretto
a ripercorrere le strade d’Europa,
suo esilio volontario per sfuggire
alle liste di proscrizione del «red
channel» maccarthista, ma anche
per censire e raccogliere documenti sonori di tradizione orale
da responsabile della sezione musicale della Library of Congress.
Impegno e finalità profusi anche
nel suo viaggio in Italia, dove ha
IL FOLKLORE D’ITALIA
Lomax Grossi - Lago di Varano
raccolto canti poi pubblicati sulla
collana discografica «World Library» della Columbia Records.
In questa sua ricerca c’è di tutto.
Immagini sbiadite dal tempo, uomini e donne che sembrano usciti
da un mondo lontano e accomunati da modi di divere, costumi, abiti
tradizionali; contadini, pastori,
cavamonti, pescatori di tonno,
tutti teuti insiene dal filo conduttore di un unico disegno culturale.
Quello legato alla tradizione e alla
musica popolare. Che poteva chia-
Diego Carpitella
marsi saltarello, pizzica, tarantella
garganica o calabrese. Piccole enclavi di un patrimonio folkorico
di ineguagliabile bellezza. Note
raccolte su una cinquantina di taccuini su cui si “leggono” i messaggi
culturali di un mondo che da lì a
poco sarebbe stato minacciato e
dimenticato dal boom economico.
Quello che ha permesso all’Italia
e agli Italiani di cancellare ferite e
distruzioni, di tuffarsi nelle emo-
zioni di un’esistenza meno grama.
Ma che, nello stesso tempo, ha fatto dimenticare la vita nelle tonnare, i canti delle mondine vercellesi,
le danze sulle aie delle masserie
dopo una giornata di fatica nei
campi. Emozioni che traspaiono
dal commento sulle cantatrici della Valle d’Itria, in Puglia: “Una era
magra, con pazzi occhi marroni e
capelli arruffati, distratta, non aveva avuto niente da mangiare per
tutto il giorno - un’altra con la faccia scura da africana, la bocca larga, molti denti macchiati di nero. E
cantarono per me la più commovente canzone che io avessi sentito
in tutta Italia, una canzone che mi
ricordò l’infinita pena dei neri del
Mississippi e del Texas che avevano
cantato per me tanti anni prima”.
E’ questo il valore aggiunto dei
diari di Alan Lomax. Appunti di
un viaggio senza soste, fagocitato
dalle emozioni e della passione
che solo un cultore – vero - della
materia può avere. Lui che vantava di avere discendenze tutte
italiane, o meglio lombarde. Forse idealizzando una discendenza
con i Lomazzi, musicisti ed editori
milanesi che già nel ‘600 avevano
pubblicato repertori di sonate popolari.
Un motivo in più per realizzare il
diario “on the road” su un malandato furgone “Volkswagen”.
Alan Lomax ha lasciato un importante insegnamento di questa sua
ricerca “on the road” e cioè l’atteggiamento che ogni antropologo della musica dovrebbe tenere:
n. 05 / 2014
riuscire a parlare con tutti tenendo fermo allo spirito di umiltà
propria e di rispetto per l’altro.
Lomax seppe farlo come pochi.
Trattò alla pari le tabaccaie del
Salento, i caprai dell’Aspromonte,
registi cinematografici come De
Alan Lomax fondo magazine
Sica e De Seta, produttori radiofonici come Nataletti, studiosi come
De Martino e Cirese e tanta altra
gente incontrata. Viaggio che,
cinque anni fa, la casa editrice il
Saggiatore ha riproposto pubblicando il libro “L’anno più felice
della mia vita. Un viaggio in Italia
1954-1955” che raccoglie i diari di
quell’«iter italicum» insieme alle
foto struggenti di un paese popolato da personaggi l’uno diverso
dall’altro prima dell’irruzione della modernità. Il tutto farcito dalla
prefazione di Martin Scorsese.
www.fitp.org
21
la riflessione
Premio Cocchiara
Una vetrina speciale
per la Fitp
di Mario Atzori
Presidente
Consulta Scientifica fitp
22
Per la Federazione italiana tradizioni popolari è stato un onore
particolare consegnare, a Palermo
presso il Museo Internazionale
delle Marionette (piazza Pasqualino, 5), al prof. Antonino Buttitta il
premio Giuseppe Cocchiara per lo
straordinario contributo che egli
ha dato, nell’arco di oltre 50 anni,
allo sviluppo in Italia degli studi
demoetnoantropologici. Che questa cerimonia si svolga a Palermo
ha avuto significati culturali simbolici specifici, non solo perché in
questa città ha svolto la sua opera di antropologo il prof. Buttitta,
ma perché, a partire dalla seconda
metà dell’Ottocento, mentre nel
resto Paese i ricercatori erano intenti a indagini e documentazioni
dialettologiche, nel quadro degli
interessi linguistici di allora dello
schema positivistico parole e cose,
in questa stessa città nascevano
gli studi etnoantropologici italiani
con le meticolose indagini condot-
te da Giuseppe Pitrè e Salvatore
Salomone Marino, poi portate
avanti, nel Novecento, da Giuseppe Cocchiara, Giuseppe Bonomo,
Antonino Buttitta, Aurelio Rigoli, Antonino Pasqualino oltre che
da una successiva folta schiera di
studiosi più giovani. Questi ultimi
grazie alla formazione ricevuta
nella scuola palermitana, propongono anche oggi importanti
contributi nel dibattito scientifico
antropologico nazionale ed internazionale.
A tale riguardo appare opportuno
offrire qualche chiarimento sui
principali protagonisti di questo
indirizzo di studi. Giuseppe Pitrè
e Salvatore Salomone Marino, per
esempio, furono entrambi medici;
il primo era impegnato a curare
malati dei ceti sociali umili della
città, il secondo interessato a scoprire la cause delle malattie, nel
suo ruolo di docente e ricercatore di patologica medica nell’Università di Palermo. Nonostante la
professione medica, tra gli ultimi
decenni dell’Ottocento e i primi
del Novecento, essi si rivolsero
con particolare interesse a documentare il vasto patrimonio
della cultura popolare siciliana,
con una prima attenzione per la
poesia e i canti oltre che per tutto
il vasto orizzonte delle altre forme di tradizioni popolari. Come è
noto, i metodi che essi applicarono in tale impegno documentario
corrispondevano a quelli allora
in auge: i fatti folklorici erano da
considerare come sopravvivenze
di epoche lontane, i quali avevano
attraversato un complesso processo evolutivo, grazie al quale era
possibile effettuare comparazioni
tra gli esiti dei diversi momenti
e dei differenti contesti storicoculturali. Giuseppe Pitrè a Palermo, inoltre, fu presidente della
Società Siciliana di Storia Patria,
della Reggia Accademia di Scienze
e Lettere; dal 1910 fu professore
di demopsicologia, come lui allora
definiva il folklore, presso l’università della stessa città; nel 1914,
fu senatore del Regno. Fondò il
Museo di Etnografia Siciliana che
oggi porta il suo nome.
Con la collaborazione di Salvatore
Salomone-Marino fondò, nel 1882
e diresse fino al 1909, l’«Archivio
per lo studio delle tradizioni popolari». In occasione del premio
Cocchiara 2014 è stato presentato
il volume “Prima etnografia d’Italia”, a cura di Gian Lugi Bravo, nel
quale c’è la riedizione integrale
dei 24 volumi dell’Archivio insieme ai 2 della «Rivista delle tradizioni popolari italiane», fondata
nel 1893 da Angelo De Gubernatis e interrotta nel 1895. Infine,
si devono ricordare alcune altre
importanti opere di Giuseppe Pitrè: la “Biblioteca delle tradizioni
popolari siciliane” pubblicata in
25 volumi tra il 1871 e il 1913, le
cui varie sezioni abbracciano la totalità dei fatti folkloristici siciliani:
IL FOLKLORE D’ITALIA
canti, giochi, proverbi, indovinelli,
fiabe, spettacoli, feste, medicina
popolare, ecc.; “Curiosità popolari
tradizionali” in 16 volumi, apparsi
tra il 1885 e il 1899, con la quale
egli estese l’indagine sugli usi e costumi popolari, grazie ai contributi di altri studiosi di varie regioni
italiane. Nel 1894 egli pubblicò la
“Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia” che costituisce di
fatto, anche se una parte è rimasta
inedita, lo stato dell’arte degli studi etnografici condotti nel nostro
Paese, sino alla fine del XIX secolo.
Gli studi etnoantropologici, fondati a Palermo da Giuseppe Pitrè e
Salvatore Salomone Marino, a partire dai primi anni ’20 del Novecento, continuarono con Giuseppe
Cocchiara, il quale sebbene originario di Mistretta, in provincia di
Messina, nel 1921 si iscrive, per
seguire le orme del padre avvocato, alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo, pubblicando, nel
1923, per le edizioni Sandron, “Popolo e canti nella Sicilia d’oggi”; un
lavoro nel quale riporta quanto a
16 anni aveva raccolto nella realtà socio-culturale della sua zona,
analizzando in chiave esteticopsicologica i canti popolari. Da qui
partirono i successivi interessi di
Cocchiara che, di fatto, considerò Pitrè il suo maestro, badando
ad ereditarne soprattutto le virtù
pratiche e il progetto complessivo, cioè, investire sul tesoro di
materiali folklorici e bibliografici
lasciato da Pitrè, studiandolo, divulgandolo, integrandolo, ovvero,
continuando la sua opera.
Cocchiara, nonostante la laurea
in Giurisprudenza, con una tesi
sull’opera legislativa di Federico II
in Sicilia, continuò i suoi interessi
etnoantropologici pubblicando,
tra il 1924 e il 1929, tredici volumi oltre diversi articoli. Tra queste opere sono da ricordare “Le
vastasate” del 1926 e “Gli studi
delle tradizioni popolari in Sicilia”, del 1928; nel primo lavoro
Cocchiara volle recuperare un interessante documento storico del
teatro popolare siciliano, la “vastasata”, cioè, un genere di farsa
in voga nella Palermo del secolo
XVIII, così definita perché metteva in scena il “vastaso”, ovvero il
personaggio del facchino e il relativo ambiente socio-culturale di
quel tempo. Nel secondo lavoro
Cocchiara orientò le sue attenzioni verso la storiografia che poi
costituirà un aspetto particolare
delle sue ricerche di carattere metodologico. Infatti, da queste ebbe
modo di pubblicare, nel 1947, la
“Storia degli studi delle tradizioni
popolari in Italia” e, nel 1952, la
“Storia del folklore in Europa”. Si
deve rilevare, tuttavia, che questi
lavori costituiscono quasi gli esiti
teorico-metodologici conclusivi
di un percorso culturale più articolato, tramite il quale Giuseppe
Cocchiara era entrato in contatto
con ambienti stimolanti sia nazionali che internazionali, che poi
ha saputo portare a Palermo per
formare e sviluppare la scuola etnoantropologica. Tra il 1928 e il
1929 entrò in contatto a Firenze
con intellettuali particolarmente
importanti come Michele Barbi,
l’indianista Paolo Emilio Pavolini,
l’antropologo Aldobrandino Mochi e il filologo Pio Rajna. Nel 1929
insieme a Paolo Toschi organizzò
il primo Congresso Nazionale delle Tradizioni Popolari, durante il
quale strinse amicizia con Raffaele Pettazzoni, allora fondatore in
Italia degli studi storico-religiosi,
il quale gli consigliò di andare in
Inghilterra, allora centro importante di ricerche etnografiche e
sul folklore. Fu così che Cocchiara
trascorse lunghi soggiorni in Inghilterra fino al 1932, seguendo a
n. 06 / 2014
Un momento della premiazione
Londra le lezioni del funzionalista
Bronislaw Malinowski e ad Oxford
del diffusionista Robert Marett,
dai quali apprese i principi teorici
importanti del metodo comparativo che gli consentirono di uscire
dalle strettoie del regionalismo
e così essere in grado di approfondire le analisi sulla nozione
di sopravvivenze per arrivare ad
un’interpretazione storica dei fatti
culturali.
Su tale chiave teorica, infatti, si
basa l’opera del 1932 “Il linguaggio del gesto”, nella quale Cocchiara intese individuare le “origini”
del gesto tramite la sequenza evolutiva dal molteplice e complesso
per risalire all’unità e all’elementare; in tale quadro interpretativo,
pertanto, la preghiera sarebbe il
gesto originario del primitivo. L’intuizione felice di Cocchiara è quella di aver definito il gesto come
espressione linguistica: una questione che sarà successivamente
sviluppata da altri antropologi e
studiosi semiologi, i quali hanno
colto, nei diversi segni dei differenti linguaggi, i veicoli fondamentali che servono ad elaborare e a
trasmettere i fatti culturali. Problematica teorica questa che, negli
anni ’70 del Novecento, sarà affrontata da Antonino Buttitta. Nel
1934, Giuseppe Cocchiara, dopo
aver conseguito la libera docenza
www.fitp.org
23
la riflessione
nell’anno precedente, assunse l’incarico presso l’Università di Palermo dell’insegnamento di “Letteratura delle tradizioni popolari” che,
nel 1944, con il riordino postbellico fu trasformato in “Storia delle tradizioni popolari”; inoltre, fu
incaricato dell’insegnamento di
“Antropologia sociale”. Il primo di
tali incarichi, nel 1946, a seguito
di regolare concorso, fu confermato con la cattedra, diventando così
la prima nelle università italiane.
Grazie al ruolo che gli veniva riconosciuto si dedicò subito a salvare, a riordinare il tesoro pitreiano,
rifondando e riorganizzando uno
dei musei etnografici più impor-
pologo maturo ed affermato, pubblica nel 1961 “L’eterno selvaggio”
– “Presenza e influsso del mondo
primitivo nella cultura moderna”;
nel 1963 “Il mondo alla rovescia”;
“Le origini della poesia popolare”,
lavoro apparso postumo nel 1966;
infatti, il 24 gennaio 1965 egli moriva.
Questo era, in concreto, il quadro
culturale della Palermo dell’immediato dopoguerra del Novecento. Nella prima metà degli anni ’50
dello stesso secolo, Antonino Buttitta, mentre frequentava la facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università di questa città, con Antonino
Pasqualino e altri giovani studenti
Al centro della foto, il segretario generale della Fitp Franco Megna
24
tanti d’Europa. A metà degli anni
’50, con una più attenta definizione del metodo storicistico Giuseppe Cocchiara affrontò l’analisi dei
“motivi” fiabeschi e novellistici in
alcuni saggi poi riuniti nel volume
“Il paese di Cuccagna” del 1956,
nel quale si possono cogliere elementi che si ritrovano nei lavori
dei formalisti russi come Vladimir
Propp, ma che, sul piano teorico,
erano stati già preannunciati nel
1948 con “Il mito del buon selvaggio”, dove egli approda allo storicismo inteso come esito del superamento dell’evoluzionismo.
Giuseppe Cocchiara, ormai antro-
partecipava ai seminari privati tenuti da Giuseppe Tomasi di
Lampedusa; nello stesso contesto
culturale, inoltre, incontrava Giuseppe Cocchiara che gli confermava gli entusiasmi per le tradizioni
popolari già ricevuti quando era
ragazzo dal padre Ignazio, ormai
affermato poeta in lingua siciliana.
Dal maestro Giuseppe Cocchiara
Buttitta riceveva ulteriori stimoli
ed interessi per i simboli estetici espressi nei prodotti materiali
della cultura popolare. Di questo
periodo sono alcune importanti
opere di Antonino Buttitta come
“Cultura figurativa popolare in Si-
cilia” del 1961, “Ideologie e Folklore” del 1971 e “La pittura su vetro in Sicilia” del 1972, nelle quali
egli individua ed evidenzia segni e
simboli cromatici espressi e presenti nell’arte popolare. Così Antonino Buttitta mette in evidenza gli
elementi che caratterizzano i linguaggi estetici e stilistici dei diversi prodotti materiali della cultura
siciliana; da qui, infatti, la successiva istanza teorica e metodologica che fonda i parametri interpretativi nella semiotica, proponendo
approcci di tipo nomotetico nelle
indagini antropologiche, superando così i vincoli e i condizionamenti dello storicismo di Cocchiara.
Dopo una prima applicazione di
questa nuova istanza metodologica in “Pasqua in Sicilia”, opera apparsa nel 1978, Antonino Buttitta,
a seguito dei contatti allacciati con
i più illustri semiologi a livello internazionale, tra i quali Umberto
Eco, nel 1979 pubblica “Semiotica
e Antropologia”, un lavoro ormai
considerato fondamentale nel dibattito antropologico internazionale di quel periodo. Intanto, con
la rilettura delle “Forme economiche precedenti alla produzione
capitalistica” di Karl Marx gran
parte degli antropologi di allora
tentava di superare, tramite l’impiego del noto rapporto marxiano
struttura-sovrastruttura, gli eccessivi rigori nomotetici derivanti dallo strutturalismo di Claude
Lévi-Strauss e del formalismo russo. Come rileva Maria Margherita
Satta nel volume “Le feste. Teorie e
interpretazioni”, Antonino Buttitta
«sostiene che gli intellettuali occidentali, quando giunsero a fondare l’antropologia come scienza che
conduce indagini sull’uomo, si sarebbero fermati soltanto al primo
livello della ricerca, cioè quello di
“capire per capirsi” e non, invece,
quello di indagare oltre e aggredi-
IL FOLKLORE D’ITALIA
Al centro della foto, il prof. Antonino Buttitta con i dirigenti della Fitp
re il vero oggetto, se stessi, e quindi arrivare a “capirsi per capire”. In
questo modo, è rimasto fuori, per
eccessivo ottimismo sui propri
metodi di conoscenza e di ricerca,
l’irrisolto problema agostiniano:
“Sono io a vedere o vedo di vedere”. Secondo Buttitta – continua
Maria Margherita Satta – sarebbe
iniziato così un percorso di ricerca nel quale “inseguendo fissismi
o storicismi vuoi spiritualisti vuoi
materialisti, l’uomo ha creduto,
con tracotanza sempre puntualmente sconfitta, di potersi intendere attraverso i suoi discreta del
continuum del reale, necessariamente sempre riduttivi e, quando
ontologicamente supposti, addirittura distorcenti, quali: spirito
versus materia, cultura versus
natura, sacro versus profano, bene
versus male, soggetto versus oggetto, e così via. Considerare queste dicotomie nelle loro concrete
attuazioni storiche, è stato ed è
naturalmente necessario. Ma non
è questo il punto. Ai più è sfuggita
la grave omissione, non solo scientifica, che si operava, ignorando
il dispositivo mentale che presiedeva quelle discrezioni e rendeva
possibili queste attuazioni (A. Buttitta, 2000, p. 75). Perciò, per conoscere l’uomo e il suo esserci nel
mondo è necessario – per Butttitta
–, in primo luogo, partire dallo studio dei processi logici e soltanto,
in un secondo momento, studiare il linguaggio, inquadrato nello
stretto rapporto che esso intrattiene con il pensiero nel processo
di comunicazione; infatti, ciò che
è pensato e pensabile è anche co-
municazione. Per questo motivo,
Buttitta afferma che “il pensiero
stesso esiste soltanto come fatto
linguistico, perciò culturale”. Queste considerazioni sul rapporto tra
pensiero e linguaggio portano sia
alla conoscenza delle regole che
governano tale rapporto, sia a stabilire la connessione tra processi
logici ed esiti linguistici dai quali
deriverebbe la cultura secondo
l’antica sequenza pensiero e logica, logica e linguaggio, linguaggio
e cultura» (M. M. Satta, 2007, pp.
157-158). In conclusione, secondo l’istanza teorico-metodologica
di Antonino Buttitta, per cogliere,
ovvero studiare e anche praticare, nelle diverse proposte di performance o di messa in scena, i
prodotti culturali, quindi anche le
cosiddette tradizioni popolari, sia
immateriali che materiali, compresi quelli che compaiono più
distaccati dall’organizzazione logica del pensiero, in primo luogo,
è indispensabile individuarne le
leggi e/o le procedure mentali che
li determinano. Per riproporre o
rivivere una qualsiasi tradizione
è necessario individuare le leggi
logiche e i relativi segni o linguaggi che la pongono in essere, come
presupposti costanti della sua relativa struttura sia semantica che
sociale che la supporta. Questo
significa che, per capire la cultura
e, quindi, le tradizioni popolari e la
relativa loro rifunzionalizzazione
con le performance, ovvero tutto
ciò che gli uomini producono e si
scambiano nella e con la comunicazione, è indispensabile - secondo Antonino Buttitta - individuare
n. 06 / 2014
le regole mentali che organizzano,
tramite simboli linguistici, la stessa cultura, le stesse tradizioni popolari, ovvero quanto tali regole
producono mentalmente e praticamente. L’approccio semiotico,
pertanto, deve essere rivolto alla
cultura intesa come discreto operato dall’uomo sul continuum spazio temporale in risposta al suo
bisogno di dominare la natura per
perpetuarsi come specie.
Questo indirizzo teorico metodologico ha fatto da sfondo e da guida a numerose ricerche condotte
da Antonino Buttitta e, come si è
già accennato, da un folto gruppo
di allievi e altri studiosi che ne
hanno accolto l’istanza ponendo la
scuola antropologica palermitana
fra le eccellenze internazionali.
Per questi motivi fin qui sintetizzati e ovviamente per numerosi
altri che, per esigenze di brevità vengono tralasciati, quali per
esempio le ricerche ed opere sulle
tradizioni pasquali, sulle feste e
altre tradizioni popolari siciliane,
la Federazione Italiana Tradizioni
Popolari, dietro la proposta della
Consulta Scientifica, ha deciso di
conferire al Chiarissimo Prof. Antonino Buttitta il premio Giuseppe
Cocchira.
Le prossime edizioni del premio,
alternativamente organizzate per
scegliere illustri studiosi italiani
e stranieri nelle discipline denoetno-antropoliche, avranno luogo
a Mistretta, dove Giuseppe Cocchiara è nato, con l’organizzazione operativa della Federazione
Italiana Tradizioni Popolari e la
collaborazione della locale Amministrazione Comunale. Pertanto, nel 2015, verrà premiato uno
studioso straniero scelto da una
commissione composta da rappresentanti dei tre atenei siciliani
coordinati dalla Consulta scientifica federale.
www.fitp.org
25
il libro
“A Sud”
con Salvatore
e Cucciolla
Viaggio con letture e brani
sul Meridionalismo
di De Martino e Scotellaro
di Marilena Turco
Studiosa di Cultura Popolare
26
Matteo Salvatore e Riccardo Cucciolla. Un cantastorie e un attore
del Sud. Un incontro speciale verificatosi il 14 gennaio 1978 a Bari
a conclusione di una mostra sugli
ex voto. Ne viene fuori un dialogo
artistico-culturale che un ricercatore, Giovanni Rinaldi, registra e
conserva. Dopo circa trent’anni,
quelle “voci” sono parti integranti
di un libro, “A Sud” (SquiLibri Editore), arricchito da un cd su cui
sono riversate le voci dei due autori. Pagine da sfogliare e ascoltare,
in cui Cucciolla – barese doc - legge
le testimonianze di una irripetibile
e struggente stagione meridionalistica riproponendo Rocco Scotellaro, Ernesto De Martino, Tommaso
Fiore mentre il folk-singer Matteo
Salvatore (di Apricena e scoperto
da Claudio Villa) commenta il tutto
affidando il proprio pensiero a brani più rappresentativi del suo repertorio che affonda le origini nella
rabbia dei contadini e della gente
comune, quella che, negli anni ’50
e ’60, soffriva una situazione assurda fatta di soprusi e discriminazioni, nei campi o nelle cave. Di lui si
occupò anche Otello Profazio e ora
le sue canzoni vengono recuperate
e riarrangiate da molti gruppi di
etno-folk.
Un tesoro per anni rimasto nel re-
gistro multimediale dell’Archivio
sonoro di Puglia e ora riproposto
da Rinaldi, ricercatore e divulgatore in ambito etno-musicologo. Dagli anni ’70, il suo lavoro documenta la cultura materiale e la storia
orale utilizzando mezzi audiovisivi
e fotografici. Lavoro incessante che
oggi permette agli studiosi della
materia di avere e disposizione un
archivio audio-video di fondamentale importanza perché la cultura
popolare non veda disperso il suo
patrimonio mancando una vera e
propria letteratura in materia.
“A Sud” è stato presentato e analizzato anche dal Centro studi
tradizioni popolari “Terra di Capitanata” che ha proposto una
interessante serata nell’ambito
della “Festa d’ Sand’ Màrtin” organizzata in collaborazione con
l’Associazione culturale intorno al
vino “Daunia Enoica”. «La cultura
popolare va ricercata e difesa - ha
ricordato Rinaldi - perché parte
essenziale della nostra vita. Un lavoro duro, dispendioso ma necessario per mantenere viva questa
essenza culturale che, proprio nel
nostro territorio, trova radici importantissime. La mia esperienza
mi permette di affermare che non
è un compito facile, perché irto da
mille difficoltà e reso ancora più
arduo dalla scorsa attenzione che
istituzioni e mondo civile dedicano
a questo ambito culturale».
Con “A Sud” la provocazione è di
quelle intelligenti. Settanta pagine in cui si susseguono momenti
di riflessione politica e sociale,
provocazioni intellettuali che solo
due personaggi come Salvatore
e Cucciolla potevano mettere in
campo. «Per una sera - commenta
Rinaldi - le parole di De Martino,
Scotellaro, Fiore, attraverso la voce
di Cucciolla, non venivano ascoltati
quali punti di vista unici, alti, colti,
ma accostate sobriamente alla parola, alla voce, di chi aveva provato
a comprendere il “mondo popolare”». Matteo Salvatore fu l’autore della colonna sonora di quella
serata. A lui il compito di accompagnare con la chitarra le letture
fatte da Cucciola. A lui il merito di
aver arricchito l’incontro con le sue
storie, a essere testimone di quella
cultura di cui era espressione migliore. Il tutto arricchito dalle foto
di Paolo Longo.
Sacro e profano. Sì, all’ortodossia
politico-sociale dei grandi uomini
del Meridionalismo, alla dissacrante azione artistica di Salvatore, con
la sua rabbia e la sua protesta. Con
un viaggio nei paesi di quel Sud
raccontato dai suoi Uomini.
Il poeta della povera gente
Matteo Salvatore nasce ad
Apricena, in provincia di Foggia
il 16 giugno 1925. Cantante e
compositore di musica popolare, trascorre l’infanzia nella povertà che affligge la Capitanata
tra le due Guerre modiali.
Fin dagli anni Cinquanta compone ed esegue ballate allegre
e comiche, e arricchite da aneddoti divertenti narrati attraverso un linguaggio caratterizzato
da particolare irriverenza.
Viene scoperto da Claudio Villa,
che gli fa firmare un contratto per la sua stessa etichetta, la Vis Radio: debutta così
nel 1955 con i primi tre 78
giri, pubblicati lo stesso giorno e contenenti sei brani registrati in un›unica sessione.
Pur avendo vissuto una giovinezza di miseria e di analfabetismo, grazie all’affermarsi del
talento musicale ed alla forza
poetica delle sue parole riesce
a trovare il proprio riscatto, suscitando l’apprezzamento del
pubblico e la stima da parte di
diversi intellettuali tra cui Italo
Calvino, il quale afferma che “Le
parole di Matteo Salvatore noi
le dobbiamo ancora inventare”.
Anni in cui spesso s’incontra in via
Virgilio, 8 a Roma sede della CAM
per la quale registra: Le Puglie”
di Matteo Salvatore Sigla: Tank
MTG 8013/ Stereomono. Canzoni folkloristiche Pugliesi con Matteo Salvatore e Adriana Doriani.
Nel 1973 la sua carriera ha uno
stop forzato: viene infatti arresta-
to con l’accusa di aver ucciso la
sua compagna, la cantante Adriana Doriani, verrà poi assolto dopo
cinque anni e la revisione del processo. E’ morto a Foggia il 27 agosto 2005.
www.fitp.org
28
vita dei gruppi
Festival
“Bande”
Tradizione
che si
rinnova
SASSARI - Un’edizione dal respiro internazionale che migliora e
si rinnova ogni anno. Un appuntamento da mantenere vivo come
segno di continuità in ricordo
delle tradizioni.
Anche la 26.ma edizione del Festival “Francesco Bande” Colori e
Suoni della Sardegna - Canti Voci
Musiche e Balli, va in archivio col
segno positivo. Si rinnova così il
ricordo di Francesco Bande, tra
gli esponenti più importanti della
tradizione musicale isolana, indimenticabile musicista e protagonista di tutte le edizioni della “Cavalcata Sarda” dal 1951 al 1988
(anno della sua scomparsa). Il
circolo omonimo, continua l’opera del maestro valorizzando la
tradizione musicale nelle sue più
alte espressioni, in un binomio
inseparabile cultura-spettacolo.
Evento patrocinato dal Comune
di Sassari - Assessorato alle politiche culturali e turismo e Assessorato al turismo della Regione
autonoma della Sardegna.
La 26.ma edizione è stata presentata dall’attore Carlo Valle, con la
guida della direzione artistica di
Inoria Bande, figlia di Francesco.
Tanti i musicisti saliti sul palco.
Spettacolo articolato in sezioni
nelle quali sono state proposte
diverse tipologie di strumenti
che pur nella loro diversità sono
accomunati da un denominatore
comune, quello di appartenere
alla famiglia degli aerofoni. Da
segnalare, per la sezione aerofoni
ad ance libere in serie (organetto e fisarmonica), l’esibizione di
Inoria Bande. Per il secondo anno
consecutivo è stata riselezionata
per la “Carovana del Folklore”,
organizzata dall’Igf (unione delle
federeazioni folkloriche mondiali) che quest’anno ha toccato diverse tappe: Romania (Bucarest,
Museo del Villaggio e Favorit Tv),
Bulgaria (Razgrad), Serbia, Croazia, Slovenia, Italia (Cunardo,
Ispra e Viareggio) Francia (Grenoble e Voiron) e Spagna (Ourense, Galizia). Nell’iniziativa erano
coinvolte altre nove nazioni tra le
quali Israele, Turchia, Argentina,
Francia, Spagna (Galizia), Repubblica Ceca, Bielorussia, Romania,
Bulgaria. Le altre sezioni: aerofoni ad ancia semplice battente, Is
Launeddas; aerofoni a serbatoio
d’aria (famiglia delle cornamuse
e zampogne); canti polifonici del
Meilogu.
Z
IL FOLKLORE D’ITALIA
n. 06 / 2014
“Zampognaro Lagaro”
in giro per l’Europa
POMAROLO (Trento) - In Portogallo e in Ungheria. Va in giro per
l’Europa l’Associazione folklorica
“Zampognaro Lagaro” di Pomarolo, in provincia di Trento.
Il sodalizio presieduto da Attilio
Gasperotti con il suo gruppo del
Ballo Lagaro, in terra lusitana ha
partecipato al 13.mo Festival folklorico di San Pedro di Castelões,
località nei pressi di Porto. Unico
gruppo italiano dell’importante
rassegna organizzata nel centro
portoghese.
Trentacinque persone tra musicisti e danzatori si sono prestati
alla trasferta. Il gruppo era composto dal nucleo di suonatori di
provenienza vallagarina (Val Lagarina: identifica l’ultimo tratto
tra i monti della valle percorsa
dal fiume Adige) e supportato da
danzatori folklorici locali e della Lombardia e del Veneto, che
nel corso della primavera hanno
partecipato alle varie sessioni di
prove.
Il complesso, così strutturato, ha
presentato un vasto repertorio
di danze e di musica popolare
a testimonianza della ricca tra-
dizione folkorica trentina e del
nord-est italiano. “Zampognaro
Lagaro” quest’anno è tornato di
nuovo in Ungheria per partecipare ai Festival di Pecs, Gyongyos e
Nagyvazsony.
Esperienza importante, così
come lo scambio con il Gruppo
“EriceFolk”. Tappa a Marettimo in
Sicilia, mentre il gruppo siciliano
ha partecipato alla manifestazione “Cort e Cornamuse en Festa”
che si svolge a Pomarolo l’ultima
domenica di settembre e che è
giunta alla nona edizione.
L’Associazione trentina non è
nuova a scambi ed a viaggi internazionali di questo tipo, come
testimoniano le trasferte fatte nel
2013 in Ungheria, per il Festival
internazionale di musica folk, in
Bosnia e nel New Jersey per il locale “Columbus Day”.
“Zampognaro Lagaro concluderà
il 2014 e inizierà il nuovo anno
con le suonate natalizie a San Nicolò a Moena e a Varena, per un
totale di circa trenta uscite. Agenda ricca di appuntamenti per il
sodalizio di Pomarolo.
www.fitp.org
29
vita dei gruppi
“Uelì Uelà”, un cd
per ricordare chi siamo
BITONTO (Bari) - «La realizzazione di questo cd, all’interno
del quale è custodito in maniera
definitiva parte del patrimonio
etno-musicale della città di Bitonto è passo molto importante
per il gruppo folklorico. I brani contenuti al suo interno sono
anche una felice occasione per
affrontare tematiche legate al
patrimonio
etno-antropoligico
mediterraneo, del quale Bitonto
ne costituisce una piccola ma significativa componente». E’ con
queste parole che Tina Masciale,
presidente del Gruppo folklorico
“Re Pambanèlle” espone il perché
della creazione del cd “Uelì Uelà”,
prima raccolta di canzoni del sodalizio bitontino. Il progetto, per
quello svolto dal gruppo folkorico
finanziato da Comune di Bitonto
ed in parte anche dall’azienda tedesca arteFackt olivenol di Conrad
Bölicke, è presentato alla città di
Bitonto in una manifestazione. Un
lavoro certosino e non senza difficoltà dunque, quello svolto dal
sodalizio, sia per la ricerca ed il
recupero dei brani inseriti, alcuni
vicini alla definitiva scomparsa,
sia per il complesso lavoro di riarrangiamento.
Le dieci canzoni contenute all’interno del cd si differenziano per
quattro argomenti: amore, lavoro,
storia e religione. Per quanto riguarda il primo argomento balza
subito all’occhio la presenza di
“Abbasce a la marine”, divenuto
ormai inno del popolo barese ed
altri brani “L’urte”, “Te si fatte re
capidde a la romana” e “Chengettelle”. Il brano su Nicola Morra,
riveste l’ambito storico mentre
per il tema dei mestieri fanno
parte la “Mazurka”, “la Tarandedde” e “U Stagnare” brano che è
valso al gruppo la vittoria del
primo premio in occasione della
“Rassegna nazionale di musica
popolare”organizzata a Sarno (Salerno) dalla Fitp nel 2013.
Un capitolo a parte meritano i due
brani dal tema religioso, “U Venerdia Sànde” e“La scalate de Sande
Mecheile”: il primo è una litania
che i monaci dell’Abbazia San Leonedi Bitonto cantavano per le vie
della città nella notte del Venerdì
diQuaresima, effettuando la questua, mentre “La scalate de Sande
Mecheile” è un brano che era eseguito dalla Compagnia all’appèite
di San Michele Arcangelo quando
si recava nella prima decade di
maggio all’omonimo Santuario
presente sul Gargano.
31^ edizione
Il Fanciullo
e il Folklore
incontro
con le nuove
generazioni
Vieste / Foggia
24-25-26 aprile 2015