eros - DLF Ancona

Transcript

eros - DLF Ancona
EROS – L’AMBIGUITA’ DELL’AMORE FRA SACRO E PROFANO
Con la parola “Amore” intendiamo dei sentimenti diversi: l'amore della madre verso un figlio o l'amore, ad esempio, di un uomo verso la propria donna; malgrado la varietà di lessici che tutti i linguaggi del mondo hanno, noi abbiamo un unico termine per definire e indicare questa sensazione emotiva; malgrado l'amore verso Dio sia diverso dall'amore con impronta carnale che si ha verso il compagno o la compagna il termine che usiamo è sempre uno solo: “Amore”. Questa ambiguità ha un riflesso diretto nell'Arte e ha trovato difficoltà di espressione nel corso della storia; si è cercato in vari modi di rappresentare queste diversità dell'amore in un'unica essenza. Per l’occasione sono stati scelti alcuni capolavori che andiamo ad analizzare in modo attento in alcuni loro aspetti. Cominciamo con un'opera antica, “il Trono Ludovisi”, che si trova a Roma nel Museo nazionale romano di palazzo Altemps; è stato trovato a Roma ma molto probabilmente è un oggetto che proviene dalla Calabria perché si tratta di una scultura Magno‐Greca, forse proveniente da Locri e databile intorno al V‐VI sec. a.c., facente parte di un tempio dedicato ad Afrodite. Doveva quasi sicuramente far parte di un altare fatto come una sedia, con dietro lo schienale e ai lati dei braccioli. Sul retro è rappresentata presumibilmente Afrodite che nasce dal mare; dalla spuma (aphrós) del mare di Cipro, come dice Esiodo, esce sostenuta da due Horai. Afrodite è la Venere dei Romani o perlomeno una dea assimilabile a Venere, la dea della bellezza e dell'amore. Nell'immaginario collettivo Afrodite è la dea dell’ amore carnale ma se leggiamo il “De Rerum Natura” di Lucrezio quest’opera inizia con un inno ad Afrodite perché lei non è solo la Dea dell’amore ma anche la Dea della procreazione anche non sessuata, che in qualche modo fa germogliare i campi e per la quale gli animali fanno le cucciolate. Lucrezio inizia con invocazione ad "Alma Venus”, cioè a Venere nutrice, Venere quindi intesa come Natura che va ben oltre il concetto dell'amore sessuale. Trono Ludovisi Più importanti sono senz’altro le figure che compaiono sui due braccioli. Su di essi si sono voluti rappresentare appunto questi due aspetti diversi dell’amore che, sin dal momento del ritrovamento del trono, sono stati chiamati “amore sacro” e “amore profano. Ora noi, guardandoli, tendiamo a ritenere l'amore profano quello carnale, legato alle prostitute, e invece è quello che caratterizza i rapporti interumani...quindi l'amore di un uomo per una donna o per un figlio, l'amore che riguarda il genere umano, e ha la forma di una donna vestita con in mano un contenitore di incenso (vedi foto a sinistra) e dall'altra parte invece c'è l'amore sacro, una sacerdotessa che è una Menade, una prostituta sacra (foto a destra). Bisogna a questo punto fare una considerazione: noi abbiamo oggi un concetto della prostituzione tutto moderno, diverso da quello che avevano gli antichi. Nell’antichità la prostituzione sacra era importantissima perché, essendo forte il senso che si aveva dell'amore, succedeva che donne di qualunque livello o rango sociale potevano decidere come offerta, come voto da fare agli dei, di passare un periodo della loro vita facendo la prostituta, magari anche solo per una notte. Il ragionamento poteva essere questo: "Mio marito parte per la guerra?...se mio marito torna vivo, io vado anche per una notte sola a fare la prostituta sacra”. C'erano addirittura ragazze che, essendo orfane e non potendo avere una dote, andavano nel tempio e facevano per un periodo le prostitute sacre. In ogni caso il concetto della prostituta e del cliente erano diversi da quello di oggi: il tipo di unione sessuale era qualcosa che poteva avere scopi diversi; noi oggi siamo figli di una moralità contorta, frutto della cultura giudaico‐cristiana fallocratica che ci è stata imposta. La prostituzione sacra veniva vissuta con enorme rispetto nei confronti di chi la praticava. Per rappresentare i due modi diversi del tema amoroso queste due figure incarnano questa duplice essenza, l'amore profano che è tipicamente umano, e l'amore sacro rivolto verso gli dei. In epoca più avanzata il tema di Eros continua a far pensare; Plinio il Vecchio, uno scrittore romano del I secolo d.c., ci racconta come un giorno uno dei più importanti uomini politici di Atene, Temistocle, ebbe l'idea di far fare una statua che rappresentasse l'amore. Premesso che, nessuna delle statue originarie ci sono rimaste...(a noi sono rimaste le copie fatte dai Romani qualche sec. dopo) gli scultori da subito trovarono difficile questo incarico e la maggior parte di essi arrivò alla conclusione che non si potesse fare una statua ma diverse. Lisippo ad esempio decise di rappresentarlo come qua sotto. Lisippo si pose il problema se l'amore vero sia veramente quello di quando un uomo vive con la donna vicino perché, per quanto la possa amare, prevalgono poi tante altre considerazioni ed aspetti; l’ amore vero secondo lui è quando si vede una persona da lontano che improvvisamente ti piace...ancora non si sa niente di quella persona, se è antipatica magari. Ma il momento dell'innamoramento dura un attimo, non si ha il tempo di fare considerazioni ulteriori. L'amore non è quando Eros ha tirato la freccia che ti prende al cuore, ma quando è così stordito che non riesce neanche ad incordare l'arco; è un momento effimero perché nel momento in cui la freccia è scagliata i giochi sono fatti. Un altro scultore greco, Skopas, diceva invece che é impossibile fare un’unica statua che raffiguri l'amore; ce ne vorrebbero almeno tre: una, l’Eros propriamente detto, che rappresenti l'eccitazione di quando vedi la persona che ami, la bramosia dell'amore; la seconda, Pothos, è invece l'amore inteso come nostalgia, di quando ti manca la persona che ami, il figlio che non vedi da tanto tempo e lo rappresenta come nella foto sopra: una figura che non pensa ad altro, che è dispiaciuta; la terza è una statua che rappresenta Tanathos cioè la morte, la disperazione che ti prende quando una cosa che era un amore meraviglioso non c'è più. Ora noi non sappiamo come lo scultore abbia rappresentato Eros e Tanathos mentre abbiamo diverse copie della statua intermedia Pothos, perché la nostalgia è diventata per molta gente l'occasione per fare le statue funerarie. Sotto la statua si può notare una pernice che è un uccello che nell’antichità veniva considerato portatore di sfortuna, relativo al mondo dei morti; ancora oggi si dice una cosa perniciosa. Questa è la risposta che davano gli antichi. C’era però un modo molto comune per rappresentare l’amore che c'è tra due individui: l'amore inteso come Kairos (il momento giusto o opportuno). Lo scultore ellenistico Leocare si pose anche lui la domanda che cosa fosse l'amore e pensò di trovare la risposta appunto in Kairos. Raffigurò cioè un uomo alato (come eros) che ha le ali dietro la schiena ma anche ai piedi...perché l'amore è fatto di occasioni che bisogna cogliere al volo; se ti scappano è finito, lo si perde. Quando l'amore viene verso di te ha i capelli lunghi davanti per farsi prendere, ma basta che ti passa che dietro è calvo, i capelli non ce li ha (vedi figura). Ha in mano un rasoio sulla cui lama tiene una bilancia in equilibrio. La bilancia non può essere in equilibrio perché nell'amore importantissima è la fortuna...e allora uno dei piatti della bilancia dall'amore viene fatto sbilanciare, con il segno delle corna che è un segno di fortuna, per farci capire che l'amore è fatto sì di scelte nette però bisogna avere anche una buona dose di fortuna. La formella che è del I sec. a.c. ed è conservata nel museo archeologico di Torino, viene da Ivrea. La figura è Kairos, uno degli epiteti di Eros. Questo tema è ripreso anche nella pittura romana. Da Pompei l'affresco in visione, dove è rappresentata la casa di Marte e Venere. Si vede Eros da una parte che sta incordando l'arco con certa difficoltà, dietro le tre figure di Eros, Pothos e Thanatos (le tre immagini che aveva utilizzato Skopas per raffigurare l'amore), poi ci sono le Cariti, cioè le Grazie come vengono chiamate nell’antica Roma, che fanno parte della corte di amore e, in primo piano, per rappresentare il tema più sessuale dell’amore, ci sono Venere e Marte, i due amanti per eccellenza. Questo per rappresentare meglio l'aspetto più reale dell'amore, perche due persone unite dal matrimonio possono stare insieme anche per inerzia mentre due amanti solo se si desiderano. Questo tema non è solo degli antichi perché l’idea di due amanti si trova anche in pitture più recenti. Come è nel caso del pittore Piero di Cosimo del 1400, un personaggio molto particolare considerato alla sua epoca un pazzo; in realtà lui si sentiva così libero da vincoli religiosi e quindi rappresentava quello che gli pareva. Il dipinto, che si trova a Berlino, ufficialmente rappresenta Venere e Marte addormentati, ma in realtà ci sono simboli particolari come in tutta la pittura di questo pittore. Dietro, un paesaggio con dei putti che stanno giocando con le armi di Marte che simbolicamente rappresentano la forza, la corazza intesa come le difese che ognuno di noi mette quando si trova a confrontarsi con un'altra persona. poi ci sono, legate alle due figure, una farfalla su Venere e una mosca su Marte... la mosca è quella che dà fastidio, ti gira intorno intendendo che nell'unione fra due persone quello che pizzica, che cerca sempre il rapporto sessuale è l'uomo , la mosca che non ti lascia mai in pace. La farfalla bellissima invece si posa sulla gamba di Venere ed è quella che attrae con i suoi colori. Altro simbolo che vediamo è poi il coniglio. Il coniglio nella simbologia già antica ma poi anche nel Rinascimento rappresenta il sesso femminile perché la vagina in latino si dice “cunnus” e “cuniculus” (coniglio) era la parola che somigliava di più; per cui il coniglio nell'arte rappresenta sempre il sesso della donna. È interessante notare che Venere è nuda ma con un velo intorno come a dire che la nudità cruda in qualche modo è scontata. il velo invece che copre suscita interesse, morbosità. Lei non dorme, è desta, ha gli occhi semi‐aperti. I due hanno fatto all'amore e stremati si sono addormentati. lei ha vicino a sé un ragazzino che è Amore cupido che le sta parlottando. Dall'altro lato c'è Marte in posizione scomposta, innaturale; sembra essere quasi in coma, tutto ripiegato senza l'armatura che non c'è più tranne per il braccio destro che impugna e che rappresenta il sesso maschile...Lui dorme profondamente. Apollodoro, storico dei miti greci, del periodo ellenista, racconta una leggenda. Un giorno era scoppiata sull'Olimpo durante un pasto fra gli Dei una disputa: durante un rapporto sessuale chi prova più piacere, un uomo o una donna? Gli Dei avevano cominciato a litigare; alla fine pensarono di trovare la soluzione andando a domandare a Tersite che era stato sia uomo che donna, un vecchio indovino nominato anche da Omero nell' Iliade. Questi, ormai vecchissimo, avrebbe risposto in questo modo. "se noi consideriamo il piacere come un peso che si porta, la donna porta cinque volte il peso che porta un uomo ma se ne stanca di meno. Ecco allora che anche nella pittura di Piero di Cosimo, Marte è rappresentato in uno stato regredito, infantile, con la posizione della mano quasi fetale, pur essendo Marte il Dio della guerra.. i due uccelletti in fondo al dipinto sono colombe e rappresentano il simbolo delle due figure attaccate che tubano. Gli amorini intanto stanno giocando dietro con le armi di Marte; quelli che sono strumenti di guerra sono diventati dei giochi e fa quasi ridere l’idea di come tutto quanto sia ridotto a niente di fronte a quello che la forza dell'amore, della sessualità rappresenti in questa circostanze Uno però dei dipinti più famosi è quello di Tiziano Vecellio ed è “Amore sacro e Amore profano” del 1514. Anche qui, a differenza di quello che si può credere, l'amore sacro è la donna nuda e l’amore profano quella vestita. il dipinto fu commissionato da un giudice veneziano che si chiamava Niccolò Aurelio che aveva sposato una ragazza, Laura Bagarotto, di cui l'anno prima aveva fatto ammazzare il padre dopo averlo condannato a morte. In occasione del matrimonio il giudice commissionò a Tiziano questo dipinto. Vi è rappresentato un sarcofago trasformato in una fontana su cui siedono due donne. in mezzo c'è un putto che sta muovendo l'acqua. Questo è uno dei quadri su cui si è sviluppata la maggior quantità di studi perché ha dei particolari interessantissimi...vediamone insieme alcuni: la figura della donna che incarna l’Amore profano è completamente vestita; innanzitutto è da notare che è la stessa donna con due aspetti diversi di una stessa essenza. E’ totalmente vestita, ha anche i guanti, e guarda verso noi. Dietro di lei c'è un paesaggio con una montagna, due conigli liberi, uno bianco e uno scuro, poi c'è una strada tortuosa che porta verso un castello con una torre che sembra imprendibile e si vede un cavaliere che di corsa sale su questa strada.. la ragazza è seduta e tiene in testa un ramoscello di mirto , pianta sacra della Dea Venere e con soddisfazione tiene, proteggendolo, un vaso. Poi c’è l'altra figura nuda, la stessa persona, che tiene una luce in alto come per fare luce..lei è seminuda con le parti pudende coperte di bianco; sta seduta sull'orlo della fontana. Se guardiamo dietro di lei notiamo un paesaggio luminoso e pianeggiante, ben diverso dall’altro;c'è un coniglio insediato da un cane però non è un coniglio libero, poi si vede un lago ed una chiesa, due cavalieri che non stanno correndo ma stanno pacificamente sulla riva del lago. C' è anche un pastore con pecore che stanno sedute, a rappresentare un'immagine bucolica. Nel sarcofago si vedono due stemmi, quelli di Aurelio e quello di Laura Bagarotto. Da una parte quindi l’amore profano con dietro la parte oscura e dall'altra l’ amore sacro cioè limpido, aperto, lucente. Ma i due aspetti non sono ben distinti tanto è vero che l’acqua che unisce i due aspetti dell'amore viene mescolata in mezzo dall'Eros; non c'è un punto dove finisce uno e comincia l'altro. Il risultato è la mescolanza che esce di sotto; come dire che, in occasione di questo matrimonio, l'augurio che viene fatto è che in realtà ci sia una giusta dose dell'uno e dell'altro aspetto...non ci sia una totale castità ma neanche una totale lascivia … il giusto equilibrio dato dalla mescolanza e infatti, in mezzo poi a indicare tutto, c'è una pianta, il cardo che è un simbolo di unione delle due essenze dell'amore. Sul sarcofago altre scene non casuali; da una parte il ratto di Proserpina secondo la leggenda figlia di Demetra. Una ragazza di 15 anni, simbolo della natura che fiorisce. Ade, il Dio del regno dei morti, si innamora di lei e la rapisce...quindi la violenza, la donna che viene rapita e portata via. la scena mostra che la porta sul suo carro nell'aldila...Dall'altra parte Venere e Adone.... Lei si innamora di questo pastore e allora Marte, amante di Venere e geloso di Adone nel momento che Adone sta dormendo lo uccide..Venere, rendendosi conto della morte, interviene ma si ferisce il piede e con l'icore, il sangue degli dei, che le sgorga macchia un fiore che si trova li a terra dando origine alla rosa. Un amore comunque casto perché in realtà era amante di entrambi; l'intervento, seppur non riuscito, di una Dea per salvare una persona che ama. Le differenze e i motivi di questi due forme diverse dell'amore. Le due donne non rappresentano quindi una donna nello specifico ma genericamente il tema dell’amore. Poi c'è il Guercino che riprende il tema dell'amore ma in modo diverso. Anche qui c’è Venere e Marte e si vede che i mezzo a loro interviene Eros ma qui non si sta occupando di loro due ma si sta occupando di noi spettatori. I protagonisti non stanno facendo all'amore perché ci siamo noi a guardarli e allora lei arrabbiata indica verso di noi e chiede ad Eros di toglierci di torno. L'unico modo a quanto pare è farci innamorare e allora Eros punta l'arco verso di noi. Questo è un del Guercino per espediente coinvolgerci come spettatori nell'emozione che è il tema del quadro dei primi del ‘600. In quegli anni c'è un'altra persona che si occupa di questo argomento e se ne occupa in modo ancora diverso: Caravaggio. Caravaggio era bisessuale e fu capace di eccessi terribili in un senso e nell'altro. ad un certo punto venne contattato dal Marchese Vincenzo Giustiniani che gli chiese di fare un quadro che rappresentasse l'amore. L’artista aspettò a lungo prima di fare questo dipinto facendo nel frattempo altri quadri poi alla fine si mise all'opera. Il quadro si trova ora alla Pinacoteca di Berlino e quando fu reso pubblico a Roma nel 1604, fece subito scandalo perché Caravaggio lo chiamò “Omnis vicit Amor”, l'amore vince tutto.. all'epoca era il titolo di una famosa canzone che andava di moda. Dopo che per tutto il Medioevo c’era stata solo musica sacra e nel 1500 anche profana, ma di corte, nel 1600 circolava la canzone, cioè una musica che non richiedeva nemmeno l'accompagnamento musicale e che tutti quanti potevano cantare per strada; e si chiamava giusto canzone quel componimento musicale che aveva come tema l'amore. Ebbene la canzone più cantata all'epoca era “omnis vicit amor” alla quale si ispirò Caravaggio. Nell'angolo in basso del dipinto l’artista mette un spartito che è quello della canzone con tracciate delle note reali... si vede la prima parola che è vicit (vince) ....tra l'altro importante da notare Vincenzo (Vincentuius) colui che vince, in quest'ottica la V è una sorta di firma del committente nell'esecuzione del quadro. Oltretutto c'è da dire una cosa...Caravaggio, come molti artisti dell'epoca, era anche compositore di canzoni, e anche progettista e fabbricatore di strumenti musicali ; c'era uno strumento musicale, il tetracordo (una specie di violino con quattro corde) disegnato e costruito da Caravaggio. Lui quindi era anche un esperto di musica. Per rappresentare l’Amore ha fatto il primo scandalo rappresentando appunto l’amore come un ragazzo nudo direttamente posto davanti all'osservatore; questo ragazzo non è un personaggio qualsiasi, era Cecco del Caravaggio , cioè un ragazzino di tredici anni, amante del pittore che ne aveva quasi quaranta. Tutti sapevano che era l'amante di Caravaggio, abitavano insieme; Cecco era un pittore in erba che poi, morto Caravaggio, diventerà un pittore mai arrivato a livelli eccelsi. Rappresentare questo ragazzo che tutti conoscevano destò scandalo perché si esibisce una nudità sfacciata senza la volontà di tenere adombrata la sua sessualità che si rivolge proprio verso di noi quasi in modo spudorato, con uno sguardo canzonatorio. Il marchese tenne questo quadro in camera da letto e poi se ne liberò. Fu comprato poi da un Cardinale e anche questi lo tenne nascosto. Che cosa rappresenta il quadro? L’amore vince tutto e lo fa con gli occhi ammiccanti del personaggio che guarda verso noi. Sta guardandoci con un'espressione strana e ha in mano due frecce, una freccia rossa e l'altra nera che stanno insieme a significare l'ambiguità dell'amore. Le frecce sono strette con forza quasi a confondersi l’una con l’altra tanto da non rendere chiaro la punta dell'una a quale delle due corrisponda. il viso in particolare presenta denti sporchi, non è un gentilezza, personaggio che esprime morbidezza ma molto carnale, violento. Il ventre è piegato non è liscio semplicemente, è anche lui un po’ lascivo, da ragazzo di strada ma nonostante questo l’ amore vince tutto. Ci sono una serie di cose messe a ostacolare l'amore ma l'amore con nonchalance passa e le scavalca, senza sacrificio senza difficoltà. E cos’ è che l'amore vince? l'Arte, rappresentata dalla musica, l'ideale umano dell'edificazione delle costruzioni rappresentate da un regolo e un compasso; tutto ciò che l'uomo ha fatto è superato. L'Arte è rappresentata anche da una corona di alloro che simboleggia la poesia; l'amore vince la guerra e si vede ai piedi del ragazzo un’armatura... Vince la scienza e dietro la gamba destra del ragazzo si vede appena accennato un globo stellato che rappresenta l'universo. Di tutti gli elementi che vengono considerati importanti per l'uomo l’amore se ne infischia, li supera tutti. Da un'altra parte si vedono i simboli di tutto ciò che rappresenta il potere. C'è una corona, uno scettro e persino una porpora imperiale. Ma qualunque cosa viene scavalcata dall'amore. C'è una sola cosa che l'amore supera strusciando, che lo costringe ad un maggiore impegno: un sudario sepolcrale e un sarcofago che dal sudario è coperto. E’ come dire che tutto quanto viene superato dall'amore ma la morte è ciò che mette più alla prova questa emozione tanto che la supera sempre ma con difficoltà. In un'elegia Properzio, poeta latino, dice: l'amore prende tanto tempo ma dopo un po' il tempo si prende l'amore. L'amore di Caravaggio fece talmente scandalo che il dipinto, come tutte cose segrete era conosciuto da tutti e così nello scandalo che circolava quello che prima era un amico di Caravaggio poi diventò il suo maggior rivale antagonista , certo Giovanni Baglione, il quale decise di rispondere a questo dipinto facendo il suo amore vincitore. Come l'ha realizzato? Secondo lui l' amore di Caravaggio è sporcizia e allora nella sua raffigurazione ha rappresentato Caravaggio qua sotto scavalcato da un 'altro amore, quello divino e puro. Una sorta di Arcangelo Gabriele che sta trafiggendo con una lancia, dopo aver sconfitto il Demonio, anche l'amore di Michelangelo che ha le frecce spezzate. Quando questo dipinto è stato fatto doveva rappresentare una risposta polemica invece si è rigirato contro l'autore, perché in realtà Caravaggio risultava un personaggio simpatico di cui tutti parlavano, era una persona di una smodatezza incredibile ma era anche intelligente. L’artista compose una canzone nella quale si diceva che Baglione aveva sconfitto il suo amore con un angelo rinchiuso dentro una caffettiera, perché l'armatura vestita dall’Arcangelo sembra appunto una caffettiera. Il Baglione offeso denunciò Caravaggio perdendo di contro perché ormai questa canzone la cantavano tutti. Baglione si decise a dipingere una seconda versione di questo quadro, dove al posto della caffettiera è rappresentato l’angelo mezzo nudo. Il diavolo è rivolto verso di noi e ha la faccia di Caravaggio. Questi due dipinti non hanno avuto la fama e la fortuna che ha invece avuto il dipinto di Caravaggio. Abbiamo visto che l’Amore è uno delle cose che presenta maggiore ambiguità nella rappresentazione anche per la difficoltà di definirlo...un qualcosa che ha una serie di implicazioni talmente ampie e complesse che è difficile includerlo in un concetto, in un’ idea. E questo è una cosa che ha tormentato gli Antichi che per farsi belli di fronte alle persone che amavano non sono mai riusciti a dare una definizione netta e sono ricorsi a diverse idee che potevano dare una maggiore possibilità, un maggior spettro di considerazioni. Certo l‘impegno è stato considerevole ma ognuno ha avuto un idea diversa. Però una cosa è risultata evidente: questa ambiguità per lo più ha indotto gli artisti a creare una sorta di divisione, tra ciò che va inteso in senso fisico, non solo sessuale che prende all'interno, quello che invece è un amore razionale, una divisione tra l'anima concupiscibile e l'anima cupsicibile voluptas e pudicitia dove finisce la parte in cui è richiesta la voluttà, la lussuria e dove è richiesta la fedeltà; è difficile scindere le due cose...forse la parte che rappresenta meglio tutto questo è nell'Amorino, dell'Amore sacro e Amore profano di Tiziano, che sta mescolandole l’acqua, impedendo di vedere dove finisce l’una e inizia l 'altra. Se la parte più importante è Pothos, la nostalgia di chi si ama, non è possibile che si possa cedere alle lusinghe sessuali di altra persona, per cui non è proprio vera quella realtà. Se prevalesse Tanathos non è possibile che una persona che rimane orfana, vedova di una persona, ne possa trovare un'altra. Nessuna idea è netta. In qualche modo la cosa migliore è vedere questo Amorino che confonde le acque, le mescola impedendo di capire dove finisce una e comincia l'altra. E poi una natura infingarda, equivoca e dispettosa non tanto come quella di Amore che mira verso di noi quanto quelle di Kairos, l'occasione che magari non era nemmeno vero amore ma poiché è sfuggito rimane un amore che ti porti dietro tutta la vita, un'occasione perduta e ciò è uno degli aspetti più particolari che ha colto maggiormente l'essenza. Trascrizione libera della conferenza tenuta il 23 luglio dal prof.Leandro Sperduti