Il rapporto uomo-donna Platone, nel dialogo intitolato "Il Convivio

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Il rapporto uomo-donna Platone, nel dialogo intitolato "Il Convivio
Il rapporto uomo-donna
Platone, nel dialogo intitolato "Il Convivio", evoca il mito dell'androgino primitivo. In tempi
antichissimi, sarebbero vissute sulla Terra delle creature umane che erano al contempo maschio e
femmina: erano di forma sferica e avevano due volti, quattro braccia, quattro gambe, due organi
genitali, ecc. Quegli esseri possedevano un vigore eccezionale e, coscienti della propria potenza,
presero ad attaccare gli dèi. Molto preoccupati, questi cercarono il modo di indebolirli, e fu Zeus a
trovare la soluzione: bisognava dividerli in due! Lo fecero. Ecco perché, da allora, le due metà
separate di uno stesso essere non smettono di vagare per il mondo alla ricerca l'una dell'altra, per
unirsi e ritrovare così l'integrità originaria.
In questo mito riportato da Platone, un elemento è particolarmente significativo: per indebolire
quelle creature che minacciavano il potere degli dèi, Zeus decise di tagliarle in due. L'idea che
spicca da questo fatto è chiara: la potenza dell'essere umano risiede nel possedere i due princîpi.
È l'unione in lui dei due principi, maschile e femminile, che lo rende simile agli dèi.
Pur sapendo molto bene che cosa esso sia, gli esseri umani non finiranno mai di interessarsi
all’amore. Perché? Perché in questo caso non è l’aspetto intellettuale che conta: anche se
dell’amore conoscono tutto, a loro non può bastare quella conoscenza. La sola cosa che importa è
il sentimento, ed è per questo che il bisogno di provare amore è infinito. Si può sapere tutto
sull’amore senza mai stancarci di provarlo. È possibile che tutti gli altri argomenti finiscano un
giorno per annoiarci: l’amore è il solo che faccia eccezione.
Prendiamo un qualsiasi altro tema nella vita: non appena lo conoscete bene, è finita, non si
continua a occuparcene in eterno. Lo si studia, dopo di che lo si accantona. Ma per quanto
riguarda l’amore, si continua eternamente a interessarcene, perché esso non è cosa che riguarda
l’intelletto: che si conosca l’amore oppure no, si ha bisogno di amare e di essere amati. Ecco ciò
che rende eterno l’amore.
Un uomo e una donna che si amano ignorano ciò che li ha spinti l’uno verso l’altra. Sono coscienti
di provare un’attrazione, ma inconsapevoli di ciò che l’ha fatta nascere. Qual è dunque l’origine di
quest’attrazione che fa nascere l’amore? Due entità, due energie s’incontrano nello spazio, e fra
queste si stabiliscono magneticamente degli scambi fluidici imponderabili. È questo incontro che fa
nascere l’amore, in quanto ciascuno dei due riceve dall’altro gli elementi che gli mancano e che
non aveva ancora trovato da nessuna parte. Spesso ci si stupisce dei legami che s’instaurano fra
certi esseri: in apparenza, nulla avrebbe dovuto avvicinarli. Ebbene, la spiegazione sta appunto in
quegli scambi sottili che avvengono fra i due a loro insaputa.
Non appena si ama qualcuno, istintivamente si cerca di avvicinarci a quella persona, ed è naturale,
non c’è niente da ridire su questo. Tuttavia, se potessimo analizzare cosa avviene a quel punto nel
campo delle emanazioni sottili, capiremo che quell’avvicinamento non può essere tanto favorevole
al nostro amore. Perché? Perché lo spazio che separa due esseri, e che si crede vuoto, è in realtà
pieno di essenze molto sottili che sono le migliori conduttrici delle energie psichiche; è grazie a tale
spazio che gli scambi possono realizzarsi nell’armonia e nella luce.
È dopo aver creduto di scoprire qualche affinità reciproca che un uomo e una donna, spesso,
decidono di vivere insieme; e sfortunatamente può accadere che quella vicinanza riveli loro quanto
in realtà essi siano distanti l’uno dall’altra, perfino estranei. Viceversa, essi possono sentirsi
sempre insieme anche se li separa una grande distanza fisica. Allora, che cosa è più importante:
sentire la presenza di un essere che non è accanto a noi, oppure averlo vicino e sentirlo
interiormente lontanissimo? Gli esseri umani sarebbero senza dubbio più felici se imparassero a
vivere maggiormente nel loro mondo interiore.
Quando amiamo veramente qualcuno, questi è costantemente con noi e in noi, e noi siamo con lui
nella pace. Volendo a tutti i costi essere fisicamente con lui, corriamo continuamente il rischio di
discussioni e malintesi. Ovviamente, non si devono eliminare gli incontri e i contatti sul piano fisico,
ma cercate di coltivare maggiormente le possibilità del nostro mondo interiore.
Finché esiste una certa distanza fra noi e l’essere che amiamo, abbiamo la possibilità di effettuare
uno scambio di energie e, grazie a esse, di rafforzaci entrambi. Dopo ogni incontro ce ne andiamo
appagati, pervasi da una felicità straordinaria, perché abbiamo saputo osservare una distanza che
ci offre le migliori condizioni per continuare a comunicare fra noi.
Gli uomini e le donne che si amano provano il bisogno di incontrarsi, di stare vicini e di vivere
insieme, ed è naturale. Tuttavia, se a quella relazione manca una vera dimensione interiore, si può
già predire la fine del loro amore.
Analizziamoci: quando ci sentiamo abitati dalla presenza sottile di un essere a noi caro,
constateremo di non avere necessariamente bisogno della sua presenza fisica per sentirci con lui.
Se proviamo fortemente il bisogno di una presenza fisica, significa che stiamo uscendo dal nostro
mondo interiore, e rischiamo allora di trovarci davanti a grandi sofferenze. Chi può dire, infatti, che
un giorno o l'altro le circostanze non ci priveranno dell'essere che amiamo?... Quando siamo
abitati da una presenza interiore, le circostanze esterne hanno meno presa su di noi. Si tratta di un
criterio: se, pensando a coloro che amiamo, proviamo tanta gioia quanta ne proviamo vedendoli,
siamo liberi, e quella gioia non ci abbandona più.
La maggioranza degli esseri umani ha dell'amore una concezione talmente limitata che nel
momento in cui un uomo e una donna s’incontrano, dimenticano il mondo intero; per loro non
esiste più niente. Non sono ancora abituati a vivere l'amore in modo più vasto: lo impoveriscono, lo
mutilano; non è più l'amore divino a scaturire e a dissetare tutti gli esseri.
Il vero amore è quello che abbraccia la totalità delle creature senza limitarsi, senza mettere radici
accanto a un solo essere. Per questo è necessario che d'ora in poi gli uomini e le donne siano
istruiti in concezioni più vaste, e mostrino meno possessività e gelosia: il marito deve rallegrarsi nel
vedere la propria moglie aprire il cuore al mondo intero, e anche la moglie deve essere felice che
suo marito abbia un cuore così grande. Questo non impedisce loro di rimanere fedeli l'un l'altro.
Quando due esseri veramente evoluti si sposano, si sono concessi già in anticipo questa libertà
reciproca; ciascuno dei due si rallegra di poter amare tutte le creature nella più grande purezza. La
moglie capisce il marito, il marito capisce la moglie, e tutti e due si elevano, camminano insieme
verso il Cielo, perché vivono la vera vita, la vita illimitata.
È esistita un'epoca in cui gli esseri erano veramente capaci di amarsi e di restare fedeli, e perciò a
quel tempo non esisteva l'istituzione del matrimonio. Il matrimonio è stato istituito perché gli esseri
umani non sapevano più amare. È stato per costringerli a rispettare i propri impegni che si sono
dovute inventare delle leggi, dei sacramenti, ecc. Quando c'è l'amore, si ha forse bisogno di carte,
di contratti, di un sindaco o di un curato? E poi, tutte quelle carte, quei sindaci e quei curati
possono forse impedire alle coppie sposate di tradirsi, di sbranarsi e di separarsi? No, purtroppo.
Quando c'è l'amore, non si ha bisogno di nient'altro perché duri eternante, nemmeno della
benedizione dei sacerdoti, perché Dio ha già dato la Sua benedizione. Dio è nell'amore di coloro
che si amano veramente, ed è questa l'unica benedizione autentica: l'amore stesso.
Si capisce cosa sia veramente l'amore quando si smette di considerarlo un sentimento. Il
sentimento è obbligatoriamente soggetto a variazioni a seconda che si rivolga all'una o all'altra
persona, mentre il vero amore è uno stato di coscienza indipendente dagli esseri e dalle
circostanze. Amare, non significa nutrire un sentimento per qualcuno, bensì vivere nell'amore e
fare ogni cosa con amore: parlare, camminare, mangiare, respirare, studiare con amore... Amare
significa aver accordato tutti i propri organi, tutte le proprie cellule e tutte le proprie facoltà, affinché
vibrino all'unisono nella luce e nella pace. L'amore è dunque uno stato di coscienza permanente.
Colui che ha raggiunto quello stato di coscienza sente che tutto il suo essere è impregnato di fluidi
divini, e tutto ciò che fa è una melodia.
Lo spirito e la materia… Ecco una questione senza fine, poiché – sotto forme diverse – lo spirito e
la materia sono il maschile e il femminile, il positivo e il negativo, l’emissivo e il ricettivo, il cielo e la
terra. Nulla è più importante dei due principi, maschile e femminile, ma occorre comprendere quali
sono rispettivamente il posto e il ruolo di ciascuno, per non privilegiare l’uno a scapito dell’altro. Gli
esseri umani hanno sempre tendenza ad andare agli estremi: o si concentrano soltanto sullo
spirito e trascurano la materia, o si concentrano sulla materia e abbandonano lo spirito. È ciò che
si verifica attualmente: moltissimi sono presi dalla materia senza mai cercare di introdurvi lo spirito.
Allora, la materia rimane inerte, inanimata, e finisce per fagocitarli.
Se gli uomini e le donne possono essere così vivi ed espressivi, è grazie allo spirito che vive in
essi e anima la loro materia. Questo è talmente vero che, quando alla sua morte lo spirito
abbandona un essere umano, non resta altro che seppellirlo. È sempre lo spirito ad agire
attraverso la materia, è lui che dà la vita; ma senza la materia lo spirito non può manifestarsi.
Il fatto di possedere un oggetto non significa che ci appartenga; ci appartiene solo se, grazie a
esso, sentiamo interiormente una gioia o una luce. A quel punto, anche se non è realmente nostro
ci appartiene. Così, l’intera Creazione con le montagne, gli oceani, il sole e le stelle può
appartenerci. Ma sì, se li ammiriamo, se li amiamo, sono nostri! Si deve cambiare il punto di vista e
comprendere che cosa è nostro e che cosa non lo è… Abbiamo una moglie, e per il fatto di poterci
permettere molte cose con lei, siamo convinti che ci appartenga. Ebbene, ricrediamoci. Se però
siamo in ammirazione davanti a lei, se la consideriamo come una creatura preziosa, un aspetto
della Madre divina, allora sì, ella ci appartiene anche se non la tocchiamo. Pensate che per
possedere si debba tenere tra le mani… No, purtroppo, spesso proprio ciò che teniamo più stretto
ci appartiene meno.
Amare ed essere amati: è l’unico diritto divino che il Creatore abbia dato a tutte le Sue creature, e
a nessuno è permesso privarle di tale diritto. Si tratta solo di sapere dove e come trovare l’amore
per evitare malintesi e sofferenze. È cercando di perfezionare il nostro modo di amare che
riusciremo un giorno ad attingere l’amore sparso ovunque nell’Universo.
Perché pensare di dover assolutamente tenere un uomo o una donna fra le braccia per ricevere e
dare amore? Quando passeggiamo con qualcuno, quando gli parliamo, quando lo guardiamo,
quando gli mandiamo un saluto, si tratta di amore, ed è amore nella sua forma più sottile, più
spirituale. Vi è capitato di fare questa esperienza, vero? E vi siete sentiti illuminati… Allora, perché
non cercare di ritrovare quegli stati d’animo, mantenerli il più a lungo possibile e perfino
amplificarli?
Abbiamo dovuto soffrire per qualcuno che amavamo, e ora lo detestiamo. Non crediamo di
liberarci così di lui. Sia detestandolo sia amandolo siamo sempre legati a lui, perché l’odio è un
legame potente quanto l’amore. Se volete liberarvi di qualcuno che vi tormenta e non volete più
rivederlo, non detestatelo, siate indifferenti. Se lo detestate, vi attaccate a lui con legami
inestricabili, sarete con lui incessantemente, avrete a che fare con lui per anni, per secoli, e
continuerete a soffrire.
È facile spezzare dei legami sul piano fisico, troncare ogni relazione con qualcuno, non vederlo
più, divorziare, ecc. Ma i legami devono essere rotti anche sul piano astrale, e per far questo
bisogna riuscire a non nutrire più alcun sentimento negativo. Ecco ciò che si deve comprendere se
ci si vuole veramente separare da qualcuno. Benché il fatto di odiarlo dopo averlo amato
presupponga una forma di rottura, l’odio è una forza che ci lega alla persona che odiamo,
esattamente come l’amore. Ovviamente il legame è diverso: l’amore ci porta determinate cose,
mentre l’odio ce ne porta altre, ma ce le porta in modo altrettanto sicuro e potente quanto l’amore.
È naturale soffrire per la perdita di un essere che si è amato e ammirato, e cercare di ritrovarlo al
di là della morte; ma per far questo, bisogna conoscere e rispettare certe leggi. Per incontrare
nuovamente quell’essere là dove si trova ora, l’unico mezzo infallibile consiste nel fare lo sforzo di
coltivare le stesse qualità che si sentivano e si apprezzavano in lui quando era in vita. Ovviamente,
è ben più difficile che non chiedere a un medium di evocare il suo spirito, o recarsi al cimitero in
raccoglimento sulla sua tomba, o guardare una fotografia nutrendo fantasticherie d’ogni genere.
Ma se vogliamo veramente ritrovare un essere a noi caro, non abbiamo altra soluzione che
cercarlo attraverso le sue virtù, perché un tale incontro può verificarsi soltanto per la legge di
affinità. Sviluppando le sue stesse qualità, ritroveremo il suo spirito, e solo il suo spirito è
realmente quell’essere.
(libera elaborazione dei pensieri di Omraam Mikhaël Aïvanhov)