Il Tirreno - Grendi annuncia 10 posti di lavoro e 100 camion al giorno

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Il Tirreno - Grendi annuncia 10 posti di lavoro e 100 camion al giorno
ONORANZE FUNEBRI
SAN CECCARDO
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c e l l. 3 4 9 . 6 3 0 6 3 9 5
Un colosso
da 40 milioni
di fatturato
che arriva
nel territorio
apuano
dopo trent’anni
di monopolio
della Porto spa
Carrara
■ Numeroverde 800019036
■ Ag.fotografica ClaudioCuffaro
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faccia a faccia con le imprese
E Assindustria (invitata) non si presenta all’incontro
Al Comitato portuale avevano votato contro
l’arrivo del gruppo Grendi in porto. E ieri
pomeriggio, all’incontro organizzato alla
Camera di Commercio per fare conoscere i
fratelli Antonio e Costanza Musso alle
imprese, di Assindustria non si è presentato
nessuno. Anche se, assicurano
dall’organizzazione dell’ente camerale,
l’invito era stato regolarmente fatto, anche
attraverso una telefonata.
In sala rossa si sono visti rappresentanti di
Cna, Confartigianato (nella foto la platea) e
nessuno degli industriali, nonostante in
conferenza stampa proprio Costanza Musso
aveva precisato che il voto contrario
all’ingresso del gruppo Grendi è ormai acqua
passata: «Poi ci siamo conosciuti e spiegati».
E intanto, anche senza Assindustria, l’incontro
alla Camera di Commercio si è rivelato molto
interessante per gli operatori, soprattutto
quelli dell’autotrasporto: «Quello che è
emerso - ha spiegato il presidente della
Camera, Dino Sodini - è la disponibilità del
◗ CARRARA
il caso
VIII
il PORTO
di Alessandra Vivoli
Cento, al massimo 120, camion al giorno, che passeranno dal casello di Massa.
Dieci posti di lavoro, tanto
per cominciare, e, per il momento solo trenta curricula.
Un’area in concessione di
40mila metri quadrati per lo
stoccaggio, per vent’anni, dentro al porto di Marina di Carrara. Ecco i grandi numeri del
gruppo Grendi il secondo operatore dello scalo apuano, dopo trent’anni di monopolio.
La concessione è arrivata il
primo aprile. La linea marittima in porto a Marina di Carrara (destinazione Cagliari) sarà
operativa dal 23: una ventina
di giorni saranno necessari per
approntare il tutto, poi i traffici del secondo operatore dello
scalo marinello potranno partire. Una vera e propria rivoluzione, dopo la lunga gestione
della Porto spa di Enrico Bogazzi, che vede protagonista il
gruppo Grendi dei fratelli Costanza e Alberto Musso. Sono
stati proprio loro, ai vertici di
un’azienda nata a Genova nel
1828 che ha all’attivo 75 dipendenti diretti e 250 nell’indotto,
e un fatturato di 40 milioni i
euro, a illustrare il loro piano
industriale nella sala rossa della Camera di Commercio, dopo aver incontrato i sindaci di
Massa e di Carrara e prima di
una presentazione con gli imprenditori organizzata dall’ente camerale.
La nuova linea Carrara-Cagliari. La nave Stena attraccherà al
porto di Marina di Carrara, nella banchina Buscaiol il prossimo 23 aprile. In sostanza tornerà laddove è stata costruita:
la prima parte in un cantiere di
Viareggio, poi venne acquistata da Enrico Bogazzi e infine
venduta all’armatore del gruppo Stena. Adesso è noleggiata
IL TIRRENO MARTEDÌ 5 APRILE 2016
gruppo Grendi a offrire opportunità
all’autotrasporto locale e questo è un segnale
che fa davvero ben sperare».
Al tavolo della sala rossa, insieme a Dino
Sodini, Alberto e Costanza Musso, era seduto
anche il presidente dell’Autorità portuale,
Francesco Messineo. Dal gruppo Grendi il suo
lavoro è stato particolarmente apprezzato.
«Il discorso con il porto di Marina di Carrara
era cominciato già molto tempo fa - ha
spiegato Antonio Musso - Diciamo che con il
presidente Messineo abbiamo trovato le
condizioni ottimali per poter concretizzare la
nostra proposta, con tanto di concessione
dentro allo scalo». La scelta di Marina di
Carrara? «È un porto strategico per i traffici
verso Toscana, Emilia e Sud Lombardia - ha
proseguito Musso - E il fatto di poter lavorare
come operatore autonomo di ha dato la spinta
in più». Un’operazione conclusa con la
“benedizione” di Enrico Bogazzi: «è stato il
primo - assicurano i fratelli Musso - a darci il
benvenuto».
Grendi annuncia
10 posti di lavoro
e 100 camion al giorno
I numeri del nuovo operatore portuale: 40 milioni di fatturato
I traffici dal 23 aprile, i mezzi pesanti passeranno da Massa
dal gruppo Grendi per la linea
su Cagliari trasferita a Marina
di Carrara. A vado Ligure (dove attualmente lavorano 17
persone) rimarrà solo l’attività
portuale e parte del personale
sarà trasferito a Carrara.
L’investimento previsto è di
8,2 milioni di euro nei primi 5
anni di concessione, destinati
a dotare le banchine di nuovi
mezzi per la movimentazione
dei carichi rotabili in arrivo e
in partenza. La tipologia di
merci (il traffico previsto è tre
giorni a settimana) verso la
Sardegna spazia dagli alimentari -Lavazza è uno dei clienti-
agli elettrodomestici, l’hifi passando per l’abbigliamento
(Coin, Oviesse e Bata sono i distributori). Da Cagliari al continente invece arriveranno arriveranno sale, riso, gesso e altri
materiali: e arriveranno sigillati nei container, a zero rischio
polveri per rassicurare gli am-
bientalisti.
I camion? passeranno da Massa. Nessuna polemica. E nessuna volontà di alimentare il
campanilismo fra Massa e Carrara. Ma una spiegazione chiara che, prima dell’incontro
con la stampa è stata fornita ai
sindaci Zubbani e Volpi.
«I camion al giorno saranno
al massimo 120 - ha detto Alberto Musso - e si muoveranno di primo mattino o la sera
molto tardi. Un numero che rispecchia la realtà di nicchia
che costituisce il nostro gruppo. Per quel che riguarda l’itinerario l’uscita di massa per-
La Ignazio Messina rivuole i soldi
Contenzioso sulla tassa di ancoraggio finisce alla Corte di giustizia europea
◗ CARRARA
La Ignazio Messina Spa, che è
la prima compagnia italiana
nel campo delle navi Ro-Ro
portacontenitori (e la seconda al mondo), contro l’Autorità portuale di Marina di Carrara. Per una questione di tasse
di ancoraggio.
La compagnia genovese
chiede all’ Port Autority di Marina, ma anche all’Agenzia
delle Dogane e alla Capitaneria di Porto di Marina di Carrara il rimborso di 40.000 euro
sostenendo di essere stata
chiamata a pagare tasse por-
tuali più alte del dovuto. Si
tratta di un contenzioso simile a quello che la Messina ha
aperto anche in altri scali portuali, quelli della Spezia e di
Genova – e con in gioco somme decisamente più importanti – e che è adesso
“incardinato” davanti alla
commissione tributaria provinciale di Massa Carrara.
In sostanza, la Ignazio Messina solleva una questione di
diritto internazionale. Sostiene cioè attraverso i sui legali –
qui a Massa Carrara è rappresentata dall’avvocato Silvana
Pedroni Menconi – che la tas-
sa di ancoraggio, corrispettivo per l'occupazione dello
spazio acqueo nazionale che
può essere pagato per singolo
scalo ovvero con abbonamento annuale, è maggiorata per
le navi provenienti da o dirette verso il porto di uno Stato
non appartenente all’Unione
Euriea. In tali casi viene applicata un'aliquota più elevata.
Ma ciò sarebbe in contrasto
con il regolamento europeo
che sancisce il principio della
libera prestazione di servizi
nell'ambito del trasporto marittimo tra stati membri e tra
stati membri e stati extra Ue
quando l'impresa che effettua
i trasporti sia stabilita in uno
stato UE ovvero si tratti di società di navigazione stabilite
fuori della Comunità e controllate da cittadini di uno stato membro.
Per l’avvocato Pedroni Menconi, dunque, non esiste alcuna ragione che giustifichi la
maggiorazione nell'applicazione della tassa di ancoraggio a navi impiegate con paesi
extra UE. «La tassa di ancoraggio infatti – argomenta l’avvocatessa – non ha alcuna correlazione con il costo sostenuto
dallo Stato per ragioni di sicu-
rezza e controllo di frontiera,
la tassa viene incassata da un
soggetto - autorità portuale che non effettua alcuna attività di controllo e sicurezza,
inoltre i controlli di frontiera e
sicurezza sono effettuati soltanto sulla merce ed i passeggeri, non sulla nave (le navi
non vengono sdoganate)».
La capitaneria di porto di
marina di Carrara si è opposta
alla richiesta di rimborso sostenendo da una parte che il
diritto di richiedere la restituzione della maggiorazione
della tassa è scaduto. Dall’altra, la Capitaneria sostiene
che la normativa italiana in
materia di tasse di ancoraggio
sarebbe compatibile con il regolamento Ue e che la commissione europea avrebbe già
archiviato una procedura di