Il mito è il pensiero sognante di un popolo
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Il mito è il pensiero sognante di un popolo
Il mito è il pensiero sognante di un popolo Eric.R.Dodds Elena è la memoria femminile La bellezza «il più venerato, prezioso e divino dei beni per gli uomini» Isocrate Bellezza femminile, non significa niente, troppo spesso è un’immagine irrigidita. La bellezza resta felice di se stessa, la grazia invece appare irresistibile, come Elena… Goethe, Faust (vv. 7399-405) Ai tori, la natura dava le corna, ai cavalli le unghie, alle volpi dava velocità, ai leoni una temibile dentatura, faceva i pesci adatti a nuotare, gli uccelli a volare, agli uomini dava il senno, alle donne nulla. Ma ecco che alle donne invece delle lance, invece degli scudi, dà la bellezza. E la donna bella vince ferro e fuoco Dalle Anacreontiche Elena e Afrodite Adulterio sull’Olimpo Eros figlio della colpa L’aedo iniziò sulla cetra a cantare con arte gli amori di Ares e di Afrodite dal bel diadema, come in segreto si unirono nelle case di Efesto (….) Ma andò da lui come nunzio Il Sole che li vide unirsi in amore. Appena udì il doloroso racconto, Efesto, s’avviò alla fucina, covando sventure nell’animo…. Forgiava catene infrangibili, salde, perché vi restassero presi…. (Efesto) “La trappola e il vincolo li tratterrà, fino a quando suo padre mi ridarà i doni nuziali che gli diedi per questa sposa faccia di cagna” Odissea VIII, 266 e segg Elena ab ovo … Elena non è propriamente una donna, ma una personificazione collegata a riferimenti (animali, nascita, uovo) esplicitamente simbolici Elena : Sparta è il centro Una donna per due popoli Ad Elena non concessero altra prole gli dei Dopo che partorì una volta l’amabile figlia, Ermione, che aveva l’aspetto dell’aurea Afrodite …(Elena) 261 sgg “E lamentavo la follia che Afrodite Mi inflisse, quando dalla patria mi condusse laggiù, dopo aver lasciato mia figlia, la casa nuziale e uno sposo a nessuno inferiore, per il senno e per l’aspetto”. Odissea IV, 12-14 In cuore dolce desiderio Del suo primo marito, dei genitori, della città. Subito, di bianchi veli coprendosi, mosse dalla stanza, versando una tenera lacrima. Iliade III,139-142 Ma Penelope? Neppure Elena argiva nata da Zeus Si sarebbe unita d’amore e di letto a un uomo straniero Se avesse saputo che di nuovo i bellicosi figli degli Achei L’avrebbero condotta alle case e alla cara terra dei padri. Ma un dio la condusse a compiere un’azione sfrontata; la colpa dapprima non meditò nel suo animo, la colpa funesta che un tempo generò anche la nostra rovina (Od. XXIII 218-224) Le nozze di Elena e Menelao Molte mele cotogne gettavano al re sopra il cocchio E molti germogli di mirto E ghirlande di rose e corone folte di viole Stesicoro fr. 187 Davies Ritrattazione No, non è vero ciò che si racconta: non salisti su navi dai bei banchi, né giungesti alla rocca alta di Troia Le figlie di Tindaro La colpa fu di Tindaro: una volta, facendo sacrifici a tutti i numi, si scordò soltanto di Cipride che dona il dolce amore, e allora quella, irata, rese bigame e trigame le figlie e abbandonamariti Stesicoro fr. 192 Davies Stesicoro fr. 223 Davies La scelta di Elena Chi un’armata a cavallo, chi una schiera Di fanti, chi una flotta sulla nera terra Ritiene la cosa più bella: io ciò che amiamo…..Farlo intendere a chiunque è molto facile, se colei che in bellezza superava ogni vivente, Elena, lasciando l’eroe suo sposo andò per mare a Troia, senza darsi pensiero della figlia, né dei cari genitori, ma lei la dea di Cipro arse d’amore Saffo fr. 16 Voigt Tra suocero e nuora Anaideia-kynopis-pistis (Elena )Tu sei per me venerando e terribile, suocero mio. Oh se mi fosse piaciuta morte crudele, quando qui il figlio tuo seguii, lasciando talamo e amici, e la figlioletta tenera… Ma tutto ciò non avvenne e io mi consumo nel pianto (…) è il figlio di Atreo, il molto potente Agamennone, …era cognato mio, di me cagna (II, III) (Priamo) Non è vergogna che i Teucri e gli Achei schinieri robusti Per una donna simile soffrano a lungo dolori: terribilmente, a vederla, somiglia alle dee immortali …non certo tu sei colpevole davanti a me, gli dei son colpevoli, essi mi han mosso contro la triste guerra de’ Danai (Il III, 164 sgg) Qual motivo ora impedisce di credere che Elena sia stata trascinata da lusinghe di parole, e così poco di sua volontà, come se fosse stata rapita con violenza? C’è tra la potenza della parola e la disposizione dell’anima lo stesso rapporto che tra l’ufficio dei farmaci e la natura del corpo…alcuni troncano la malattia…altri la vita; così anche dei discorsi, alcuni producon dolore, altri diletto, altri paura, altri ispiran coraggio agli uditori…altri avvelenano l’anima e la stregano. Ecco così spiegato che ella fu persuasa con la parola, non fu colpevole, ma sventurata. Gorgia, Encomio di Elena( 12-15) Ma Isocrate “pro Paride” (Hel.) La bellezza «il più venerato, prezioso e divino dei beni per gli uomini» Una legge ateniese : “Coloro che operano con la persuasione corrompono fino a tal punto le loro anime da rendere le donne degli altri più legate a sé…(Lys) “Io conserverò per sempre la mia fama senza macchia oppure te seguirò, non i tuoi doni…spesso, mormorando appena, o senza voce del tutto, ho detto «Costui non ha affatto pudore». (…) Ho letto anche la scritta tracciata con il vino sotto il mio nome: AMO” Ovidio Heroides, XVII Contro Elena … Elena e Thetis E’ fama che da te per le tue colpe, Elena, a Priamo ed ai suoi figli venne Amara pena, e Zeus diede alla fiamme la sacra Ilio Non tale il figlio d’Eaco , illustre eroe, che alle nozze invitò tutti i beati, dalle stanze di Nèreo portò via tenera sposa….. per Elena caddero i Frigi Alceo fr 42 Voigt La follia di Elena E sconvolse nel petto il cuore a Elena D’Argo, che folle per l’eroe troiano Traditore degli ospiti con lui Fuggì per mare … Lei che nacque da Leda e Zeus...follia E molti dei fratelli ha il nero suolo Della piana di Troia, uccisi in guerra A causa sua. Alceo fr 238 Voigt Agamennone 1455-61 Clitennestra Ahi, Elena folle, tu, da sola, molte moltissime vite facesti perire sotto le mura di Troia, ed ora ti sei coronata di un ultimo fiore perfetto, indimenticabile, un sangue che nessuno può lavare. Certo nelle case Eris fermamente risiedeva,rovina per lo sposo Eschilo Oreste Elettra Avete visto come ha tagliato solo la punta dei capelli? È sempre la donna di un tempo Euripide E contro le donne … Donne e animali Il più gran male che Dio fece è questo: le donne. Ognuno loda la sua donna quando parla di lei, e biasima al contrario quella altrui, ma non capiamo che il destino ci accomuna. Di tutti i mali Zeus con lei creò il più grande, e avvinse gli uomini a catena indissolubile, da quando l’Ade ricevette sia coloro che combatterono per causa di una donna. Semonide di Amorgo Ippolito 616-617 Zeus, perché hai dunque messo fra gli uomini Un ambiguo malanno, portando le donne alla luce del sole? Ippolito 630 sgg Il padre, quello che l’ha generata e allevata, le dà una dote e la manda fuori di casa, per liberarsi del malanno. Chi prende in casa una simile pianta funesta, del tutto contento si affatica a ricoprire quest’idolo veramente malevolo con vestiti e monili… meglio, certo, per colui al quale capita una nullità, e però a questo punto viene installata in casa una donna inutile nella sua stupidità…in quelle scaltre Cipride fa nascere la scelleratezza, mentre la donna ingenua viene impedita nella lussuria proprio dall’essere corta di cervello. Euripide “Alla donna il silenzio reca grazia” Ore obligato atque signato Sofocle ma cantano le Sirene (le Sirene) gli uomini Stregano tutti, chi le avvicina. Chi ignaro approda e ascolta la voce delle Sirene, mai più la sposa e i piccoli figli, tornato a casa, festosi l’attorniano, ma le Sirene col canto armonioso lo stregano sedute sul prato…(Od,12,39-46) Canta Circe… Canta Calipso con parole incantatrici Elena racconta, ma non canta Esperta di arti magiche, somministra ai convitati un “farmaco che l’ira e il dolore calmava, oblio di tutte le pene”(Od,IV 220-221) “La libertà concessa alle donne è dannosa per la Costituzione e la felicità dello Stato” Aristotele Esule in un’isola… Ubi lex Iulia, dormis? Giovenale, Sat.II Lettera di Calipso, ninfa, a Odisseo, re di Itaca (A.Tabucchi) “Violetti e turgidi come carni segrete sono i calici dei fiori di Ogigia; piogge leggere e brevi, tiepidi, alimentano il verde lucido dei suoi boschi; nessun inverno intorbida le acque dei suoi ruscelli. E’ trascorso un battere di palpebre dalla tua partenza che a te pare remota, e la tua voce, che dal mare mi dice addio, ferisce ancora il mio udito divino in questo mio invalicabile ora. Guardo ogni giorno il carro del sole che corre nel cielo e seguo il tragitto verso il tuo occidente; guardo le mie mani immutabili e bianche; con un ramo traccio un segno sulla sabbia- come misura di un vano conteggio; e poi cancello. E i segni che ho tracciato e cancellato sono migliaia, identico è il gesto e identica è la sabbia, e io sono identica. E tutto. Tu, invece, vivi nel mutamento. Le tue mani si sono fatte ossute, con le nocche sporgenti, le salde vene azzurre che le percorrevano sul dorso sono andate assomigliando ai cordami nodosi della tua nave; e se un bambino gioca con esse, le corde azzurre sfuggono sotto la pelle e il bambino ride e misura contro il tuo palmo la piccolezza della sua piccola mano. Allora tu lo scendi dalle ginocchia e lo posi per terra, perché ti ha colto un ricordo di anni lontani e un’ombra ti è passata sul viso: ma lui ti grida festoso attorno e tu subito lo riprendi e lo siedi sulla tavola di fronte a te: qualcosa di fondo e di indicibile accade e tu intuisci, nella trasmissione della carne, la sostanza del tempo. Ma di che sostanza è il tempo? E dove esso si forma, se tutto è stabilito, immutabile, unico. La notte guardo gli spazi tra le stelle, vedo il vuoto senza misura; e ciò che voi umani travolge e porta via, qui è fisso momento privo di inizio e di fine. Ah, Odisseo poter sfuggire a questo verde perenne! Potere accompagnare le foglie che ingiallite cadono e vivere con esse il momento! Sapermi mortale. Invidio la tua vecchiezza, e la desidero: e questa è la forma d’amore che sento per te. E sogno un’altra me stessa, vecchia e canuta e cadente; e sogno di sentire le forze che mi vengono meno, di sentirmi ogni giorno più vicina al Grande Circolo nel quale tutto rientra e gira; di disperder gli atomi che formano questo corpo di donna che io chiamo Calipso. E invece resto qui, a fissare il mare che si distende e si ritira, a sentirmi la sua immagine, a soffrire questa stanchezza di essere che mi strugge e che non sarà mai appagata- e vacuo è il terrore dell’eterno”. GRAZIE A … Gorgia Omero Stesicoro Ovidio Euripide Saffo Eschilo Semonide di Amorgo Il mito non è mai concluso, c’ è sempre un’ altra versione da scrivere …