Seconda parte

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Seconda parte
Relazione missione in Nepal, 17 agosto–5 settembre 2012
parte
Seconda
26 agosto, domenica
Pokhara: visita all’ostello per bambini ciechi e ad alcuni asili.
Dopo una notte di pioggia, ci svegliamo con una sorprendente vista sulle montagne
dell’Himalaya, inconsueta in questa stagione di nuvole e piogge. Spicca fra tutte la punta
aguzza del Machhapuchhare, che ricorda il nostro Cervino ma sfiora i 7000 m. E’ una
montagna sacra, nessuno la può scalare. E poi l’Annapurna e il Dhaulagiri, entrambi oltre
gli 8000. Per osservarli, dagli 800 m di Pokhara, bisogna proprio alzare gli occhi al cielo. La
vista è ancora più bella salendo verso Kalabhairab, località cove è costruito l’ostello, a circa
20 km da Pokhara, nel distretto di Syanja. Durante una breve sosta per ammirare lo
spettacolo, davanti a noi prendono il volo due maestose aquile bianche.
L’ostello per i bambini ciechi è un progetto nato nel 2011, quando su invito di GONESA il
dott. Susani visitò la scuola statale di Kalabhairab, che ospita una sezione per bambini non
vedenti. Questi bambini, provenienti da tutto il distretto, a causa della loro infermità e
delle condizioni economiche delle famiglie vivono all’interno della scuola. Il dottore trovò 9
bambini in condizioni pietose, alloggiati in un unico locale aula-studio-cucina-refettoriodormitorio. Da noi gli animali vivono in condizioni migliori. Provvide immediatamente ad
acquistare nuovi materassi per i letti e portò a casa la richiesta per una sistemazione più
dignitosa. La parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano decise di destinare i proventi
delle fiere d’inverno 2011 e primavera 2012 a questo progetto, preparato da Gonesa e
valutato in circa 25.000€.
I lavori di costruzione sono quasi finiti. Mancano i serramenti, rifiniture varie e
l’arredamento. La costruzione è spaziosa e solida, un po’ compressa in uno spazio ridotto
ai margini della scuola. A piano terra c’è la cucina, il refettorio e la sala studio, mentre al
primo piano ci sono due camere (una per i maschi e una per le femmine) con i relativi
servizi. La capienza è calcolata per 15 bambini. I bambini non vedenti iscritti alla scuola
sono oggi 9, di cui solo 5 erano presenti alla visita. Tre totalmente ciechi, di cui una anche
fortemente ritardata, e altri due ipovedenti, di cui uno albino. Gli altri sono a casa in attesa
del completamento della struttura, previsto per fine settembre.
Ram ci informa che ci sono stati aumenti nei costi durante i lavori, e insieme vediamo
alcuni interventi migliorativi da eseguire, soprattutto per rendere più sicura l’area esterna,
che presenta qualche percorso pericoloso e forti pendenze senza gradini e ringhiere.
Metterà tutto per iscritto per una valutazione complessiva. Sarebbe utile una visita dei
nostri medici a fine anno, per vedere come funziona la gestione, e anche la visita di un
insegnante esperto per valutare e migliorare i metodi di insegnamento. Se qualcuno
conosce un volontario disponibile …
Completiamo la giornata con la visita ai centri di Chorepattan A e B e Namuna Tole. Il
primo si distingue per le qualità personali dell’insegnante, appassionata, creativa e anche
particolarmente bella. L’ultimo sorprende per i cambiamenti esterni nella comunità: nello
slum infatti diverse case sono state ristrutturate, altre hanno i lavori in corso e sui tetti si
notano le parabole della TV. Intorno alla comunità, nei campi di riso, spuntano come
funghi nuove villette in stile nepalese.
27 agosto, lunedì
Pokhara: visite ad asili
Abbiamo cercato di concentrare nei primi giorni le visite, anche per coinvolgere Paolo che
ripartirà giovedì mattina per Bharoul, per proseguire lo studio del progetto agricolo.
Un corteo di manifestanti che chiedono la costruzione di un nuovo aeroporto ci impedisce
di arrivare alla scuola di Chorsangu; deviamo allora per Nagin Tole (Luogo del Serpente),
dove lo slum non mostra visibili cambiamenti. Qui la gente non ha terra ed è lontana dal
fiume (siamo in città) e vive di sussidi statali o piccoli commerci. 18 bambini puliti e
ordinati (l’età ed il numero medio sono diminuiti quasi ovunque) ci accolgono con i
consueti simpatici canti e balletti.
Da Nagin Tole andiamo a Paropakar, la comunità dove è stata realizzata la prima scuola
nel 2002. Si trova presso il fiume Seti, che attraversa la città di Pokhara da nord a sud,
con le tipiche acque grigie di sabbia dei corsi d’acqua che scendono dai ghiacciai. Il fiume
è una risorsa importante per la povera gente, perché dove si allarga deposita la sabbia,
che viene raccolta a mano e venduta per le costruzioni. Migliaia di persone a Pokhara
vivono di questo faticoso lavoro e diversi asili sono stati costruiti proprio negli slum lungo il
fiume. A Paropakar il fiume Seti si allarga a formare quasi un lago, depositando molta
sabbia. Nella stagione secca è un formicaio di gente che raccoglie, insacca e trasporta la
sabbia; adesso l’acqua è alta e non si può cavare. Quelli che possono lavorano come
muratori, gli altri … aspettano la bella stagione.
Ci spostiamo poi verso la montagna, ai centri di Bindabasini e Sarangkot A e B, che io non
visitavo da anni. La scuola di Bindabasini è ora sovrastata dalla grande costruzione di una
nuova clinica privata. A fianco dell’asilo, in un locale della comunità, è stato aperto un
piccolo dispensario statale. Forse perché aperto in un edificio preesistente malconcio,
l’asilo appare un po’ trascurato.
Il grande slum di Sarangkot (che ricorda molto le favelas di Rio de Janeiro) invece non
mostra apprezzabili cambiamenti, forse perché la posizione infelice su un pendio molto
ripido non permette molti miglioramenti delle case ammassate. O forse semplicemente
perché gli abitanti continuano ad essere molto poveri. Tra i tre asili della zona i bambini
sono circa 50. Ci dicono che i numeri si sono ridotti un po’ ovunque perché le coppie fanno
meno figli e i piccoli vanno a scuola un anno prima, ma è bene approfondire l’argomento,
se consideriamo che gli asili sono gratuiti, compreso il pasto.
Ultima tappa della giornata è la cooperativa Women Skill Development Project (Progetto
per lo sviluppo delle abilità femminili) dove da anni acquistiamo borse di cotone tessuto a
mano che vengono rivendute al mercatino di Badile. Abbiamo la fortuna di incontrare una
delle fondatrici, una signora gentilissima che ci illustra tutte le fasi di lavorazione, dalla
tintura del filato alla confezione. Sono più di 400 donne, che lavorano in sede o a casa
loro, e i loro prodotti sono venduti in tutto il mondo attraverso il circuito dei mercati
equosolidali. Ci spiega che non hanno mai ricevuto un finanziamento esterno, solo
formazione (gestionale e commerciale) e assistenza tecnica per la creazione e
l’aggiornamento dei modelli, da parte di una ONG giapponese. E’ sicuramente uno dei
migliori progetti di sviluppo che conosco, per il numero di persone coinvolte e la qualità dei
prodotti realizzati.
28 agosto, martedì
Pokhara: inaugurazione della nuova scuola di Mashina Bagar
Siamo nella zona a nord di Pokhara, lungo il fiume Seti. Visitiamo prima sulla strada il
centro di Yamdi, presso una bella sorgente ricca di acqua durante tutto l’anno, poi
arriviamo a Mashina Bagar, la comunità dove eravamo stati in marzo con Giancarlo, Adele
e Nadia. In una riunione con la gente, ci avevano chiesto di poter avere un asilo come
quelli delle altre comunità. Ed ecco che 5 mesi dopo è pronta la nuova costruzione e anche
la festa di inaugurazione, sotto un gran telone blu della Croce Rossa, con i monsoni di
questa stagione non si mai.
La scuola è costruita in riva al fiume, come del resto tutte le case della gente, protette da
un argine di grandi massi. Speriamo che basti anche in caso di piena. Presso la scuola
spicca un grande tank in cemento per l’acqua potabile, nuovo, realizzato dal comune.
La targa sulla scuola, scoperta dal Maggiore, recita: “Asilo di Mashina Bagar, costruito
dalla gente della comunità, dal VISPE e da GONESA”. Il contributo della gente qui si è
concretizzato infatti sin dall’inizio, con la i sassi, la sabbia e la manodopera necessaria per
la costruzione.
Vi risparmio la relazione dei discorsi (una decina) e le danze tradizionali, soprattutto quelle
in cui siamo stati trascinati anche noi, io come l’orso Baloo, Paolo molto meglio. Quando è
arrivato il mio turno di parlare, ho colto l’occasione per spiegare alla gente cosa è il VISPE
e dove trova i soldi; per ringraziarli del lavoro prestato e per invitarli a continuare a
contribuire per il buon funzionamento della LORO scuola. Ho gentilmente invitato anche le
autorità presenti a riconoscere il lavoro di GONESA non solo a parole, ma anche
concretamente. Taglio del nastro, tè e biscotti e fine della festa. Tante le mamme presenti,
con i loro bambini.
C’erano collane di fiori e le rituali sciarpette di seta giallo pallido per tutti gli ospiti, come si
usa sempre, ma non c’è stata l’applicazione della tika rossa in fronte. Non che ne sentissi
la mancanza, visto che col sudore che cola, ogni volta è una sbrodolata rossa
raccapricciante dalla fronte fino alla bocca. Ma era strano e così Ram mi ha spiegato che,
essendo la comunità di Mashina Bagar in maggioranza cristiana, la tika indù non si usa. Ho
apprezzato il fatto che Ram non ci avesse dato questa informazione prima di decidere se
fare o no la scuola, avrebbe potuto condizionare la nostra decisione. Adesso rimane la
curiosità di sapere come questa gente è diventata cristiana, di quale cristianesimo si tratta
e come vive la religione nella vita di ogni giorno …
Ma per questo serve più tempo, e soprattutto serve conoscere la lingua nepalese. Mi
convinco sempre più che sia necessario trovare un volontario che viva qui e possa
dialogare con la gente, conoscerne i pensieri, i problemi, le attese, le speranze. Ma
direttamente, senza intermediari che filtrano e interpretano ogni domanda e ogni risposta.
Finita la festa abbiamo risalito a piedi il fiume per un paio di km, fino a raggiungere una
comunità sconosciuta (a noi, ovviamente, tanto che non ne ricordo il nome) dove gli
abitanti hanno chiesto a GONESA di avere anch’essi il loro asilo. Abbiamo visto casette
poverissime e altre più dignitose, poi abbiamo incontrato la gente riunita sotto un grande
ficus sacro. Tante mamme e tanti bimbi, alcuni uomini e qualche vecchio. Il capo della
comunità ha salutato e spiegato la loro situazione; Ram ha risposto che non può
promettere niente e bisogna parlarne. Io ho concluso dicendo che raccoglieremo tutte le
informazioni necessarie e poi vedremo.
Il cuore direbbe “cominciate a raccogliere sabbia e sassi e cercate tra voi una buona
mamma che faccia la maestra”, ma sono certo che un paio di km più avanti c’è un alto
slum, ci sono altre mamme ed altri bambini … Siamo disponibili ad incrementare
l’impegno?
Ritornando abbiamo fatto una sosta ad un grande monastero buddista, in posizione
dominante sulla valle, pieno di ragazzi “seminaristi”. Bello e colorato, imponente centro di
formazione. Guardando tutti quei religiosi intenti a studiare nei loro abiti giallo e amaranto,
viene da pensare: ma li vedranno i poveri che stanno proprio sotto di loro a spaccarsi la
schiena cavando la sabbia nell’acqua fredda del fiume? Mi dicono che il Buddismo predica
la compassione verso la sofferenza umana, ma cosa significa compassione, se non patirecon, condividere la fatica del vivere quotidiano?