L`asparago tra storia e leggenda

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L`asparago tra storia e leggenda
PRO LOCO CAMBIANO
Aprile 2010
RICERCA DELLE ORIGINI E TRADIZIONI
DELL’ASPARAGO A CAMBIANO
INTRODUZIONE
L’Asparago : Fra storia e leggenda.
L'asparago, incredibile a dirsi, appartiene alla stessa famiglia delle liliacee, cioè
quella dei gigli e dei mughetti. Di questo ortaggio si mangiano i " turioni ", vale
a dire i germogli, di sapore delicato, che si formano dai rizomi sotterranei.
Il rizoma è una modificazione del fusto con principale funzione di riserva. È
ingrossato, sotterraneo con decorso generalmente orizzontale e ha anche
funzione nella riproduzione vegetativa
L'asparago, (asparagus officinalis) è originario dell'Asia occidentale, della
Mesopotamia, e dell'Europa meridionale dove cresceva come pianta spontanea
ed era già noto al tempo degli Egizi, i quali lo diffusero in tutto il bacino del
mediterraneo.
Marco Porzio Catone (234-149 a.C.) ne parla nella sua opera “De agricoltura”,
descrivendone le tecniche di coltivazione e di impianto anche Plinio, e Giulio
Cesare li citano, ma può darsi si tratti di asparagi selvatici, che favoriti dal clima
piuttosto mite del territorio verdeggiavano nelle campagne di allora.
Quando i romani conquistano la Spagna vi diffondono anche la coltivazione
dell'asparago, che vi trova un habitat eccellente, tanto che la penisola iberica è
ancora oggi una delle zone più produttive a livello mondiale.
Durante il Medio Evo furono quasi del tutto trascurati , alla fine del 1400
l'asparago si diffonde in Germania, Olanda e Polonia e nel 1700 dall'Olanda
passa in Francia .
Sotto Luigi XIV , la sua produzione appare nella zona di Argenteuil , vicino
Parigi , dove trova la sua massima diffusione e vengono selezionate pregiate
varietà , tra cui l'ottima "Precoce d'Argenteuil", introdotta poi al seguito dell’
esercito napoleonico, prima in Piemonte e in seguito in Veneto, Friuli-Venezia
Giulia, Emilia Romagna e Toscana .
In Piemonte trova il suo habitat ideale nella pianura torinese, in particolare di
quella zona dalla terra permeabile, sabbiosa e poco calcarea circostante Santena ,
Cambiano,Poirino.
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Sviluppo, declino e Rinascita dell’asparago
La ricerca è stata fatta tra 14 antiche famiglie di agricoltori di
Cambiano che tra loro hanno un comune denominatore : “la
coltivazione dell’asparago”.
Sia i coltivatori di una volta , che quelli odierni , tutti sono
concordi , sulle ragioni di crescita, declino ed eventuale ripresa
dell’asparago a Cambiano.
Qui di seguito sono riportate sintesi di eventi e date così come gli
intervistati ricordano e mi hanno riferito .
INTERVISTATI IN ORDINE CRONOLOGICO
APRILE 2010.
1 - Stefano Piovano, dei Mattuia, classe 1929.
2- Angelo Borgarello dei Ruta i francesi, classe 1938.
3 - Giovanni Battista Piovano, dei Giulianin, classe 1921.
4 - Mariuccia Berruto dei Luna Pieina ved. Palmino Porta.
5 - Giovanni Vergnano, dei Sancarcè, classe 1929.
6 - Giuseppe Piovano dei Brichet, classe 1934.
7 - Mario Martini , dei Martinas, classe 1941.
8 - Francesco Piovano, dei Masuè, classe 1947.
9 - Paolo Martini, dei Biasot, classe 1959
10 - Piergiorgio Lupotti, dei Girone, classe 1941.
11 – Carlo Piovano, dei Giulianin, classe 1951
12 – Simone Cantù, , classe 1950.
13 – Mario Borgarello, dei Minot, classe 1939.
14- Simone Berruto, dei Bru’, classe 1946.
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SINTESI DELLE 14 TESTIMOIANZE
LE RAGIONI DELLO SVILUPPO
Tutti gli intervistati sono concordi nell’affermare che la
coltivazione dell’asparago a Cambiano era diffusa già dal 1850 in
avanti, all’epoca tutti o quasi tutti gli agricoltori avevano
coltivazioni di asparagi.
Fu dopo la prima guerra mondiale a partire dagli anni venti che
gradualmente ci fu un’evoluzione considerevole sia di quantità che
di qualità.
Le ragioni di crescita furono influenzate da vari eventi che qui di
seguito sono illustrati. Tra gli intervistati sono state raccolte foto
che da sole raccontano il mito dell’asparago.
Una delle foto più vecchie , risale all’anno 1926 , e testimonia di
quattro medaglie d’oro assegnate in occasione dell’Esposizione
Internazionale dell’Edilizia a Torino del maggio 1926.
In quell’occasione i produttori Giovanni Aimar, Domenico Tosco,
Giovanni Lupotti e Squssino
furono premiati con medaglia
d’oro..
La famiglia Giuseppe Piovano di Aimar detti Brichet e la famiglia
Lupotti Luigi detti i Girone conservano gelosamente la stessa foto
in cui si vedono quattro enormi mazzi di asparagi inseriti nel
contesto di un giardino fiorito realizzato dal floricoltore Vogliotti ,
( come appuntato dietro la foto da Luigi Lupotti dei Girone classe
1907)
Come risulta dai racconti degli agricoltori più anziani , l’asparago
si coltivava qui a Cambiano già dal 1850 ma l’incremento inizia
proprio dagli anni 20 , un significativo contributo a quella crescita
fu dato da Matteo Borgarello dai Ruta, in seguito soprannominati “
i francesi “ .
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Angelo Borgarello dei Ruta , detti francesi, classe 1938,
racconta : mio nonno veniva dalla frazione della Rotta ai confini di
Villastellone, a Cambiano c’erano tante famiglie Borgarello , per
capirsi ci hanno soprannominato dei Ruta, e poi anche “i francesi
“ in quanto mio padre Matteo detto Matuin si trasferì nel 1924 a
fare il fattore presso un’azienda agricola di circa 300 ettari nel
comune di Mezy a circa 45 km a nord/ovest di Parigi.
Nella fattoria si faceva grande allevamento di bestiame e si
coltivavano su grande scala molti asparagi della varietà
“d’Argenteuil Gigante”. Nonostante il lavoro gli piacesse , e fosse
ben retribuito si sentiva comunque fuori posto.
Nel 1928 sentì il bisogno di ritornare a Cambiano ma con tanti
nuovi progetti al seguito, allevare bestiame e coltivare la varietà di
asparagi d’Argenteuil Gigante a Cambiano.
Portò con sé il seme e l’esperienza maturata sulla coltivazione
dell’asparago d’argenteuil e riprese a coltivare i terreni di famiglia
e a fare allevamento, e da subito impiantò la nuova varietà, che fu
subito un grande successo, e da li a poco diventò molto richiesta e
negli anni successivi si diffuse rapidamente tra tutti i coltivatori di
Cambiano e Santena.
Iniziarono le prime grosse soddisfazioni,
le glorie e le
competizioni più appassionanti tra i produttori cambianesi e tra
cambianesi e santenesi.
Le fiere dell’asparago si tenevano a maggio e dagli anni 30 , fino
ai primi anni 60, erano un grande evento di aggregazione sociale e
di richiamo commerciale , una risorsa economica considerevole e
neppure di poco conto per i tempi, l’asparago locale d’Argenteuil
era diventato cronaca regionale e poi leggenda.
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Mario Borgarello dei Minot classe 1939,
La mia famiglia la chiamano dei Minot perchè deriva dal
diminutivo di mio papà Domenico, il nostro ceppo fa parte di una
grande famiglia di agricoltori e allevatori da sempre residenti a
Cambiano, Mario nel suo racconto conferma e aggiunge
riferimenti storici ancora più antichi sulla provenienza
dell’asparago d’argenteuil a Cambiano e racconta volentieri le sue
testimonianze e quelle tramandate da suo padre Domenico classe
1905, da suo Nonno Giovanni classe 1880 e da sua nonna
Margherita Casalegno detta (Nota).
La mia famiglia ha sempre coltivato gran quantità sia di pomodori
che di asparagi d’argenteuil sin dal 1850, mio padre Domenico mi
raccontava spesso le vecchie storie dei nostri parenti, e io mi
appassionavo ai suoi racconti, posso affermare con precisione che
gli asparagi e i pomodori furono introdotti qui a Cambiano da miei
diretti parenti dalla parte di mia nonna Margherita Casalegno ,
chiamata (Nota).
Le cose andarono così , intorno al 1850 molti cambianesi erano
tentati dal lavoro all’estero .
I proprietari di grandi fattorie
francesi.avevano penuria di mano d’opera , quindi, per non
lasciarle incolte le davano in gestione e le lasciavano coltivare
senza far pagare nessun affitto.
Alcuni cambianesi , tra cui anche i miei antenati si trasferirono a
lavorare in Francia, quando tornavano a fare visita ai parenti
portavano i semi di asparago e pomodori di selezione francese e fu
così che già dal 1860 si iniziarono a coltivare i primi asparagi
d’argenteuil normale (non gigante) e i primi pomodori costoluti
detti (la piatta di cambiano), che poi col passare del tempo e la
sapienza di noi agricoltori sono diventati tipici della nostra zona.
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Giovanni Battista Piovano dei Giulianin, classe 1921,
Giovanni Battista, il più anziano degli agricoltori racconta : sono
padre di sette figli, 5 maschi e 2 femmine, io sono uno degli 8
figli di Giuliano classe 1885 (dei Giulianin), già sindaco di
Cambiano , Giuliano rimase già orfano all’età di 5 anni quando fu
in età per farlo si occupò di coltivare le terre del nonno Giovanni
Battista , fu così dato seguito alla tradizione agricola dell’attuale
famiglia dei Giulianin. Noi abbiamo sempre coltivato ortaggi e gli
asparagi erano la nostra specialità . Allora venivano più facilmente
e non c’era il rischio di perderli come succede ora.
L’asparago per tutti noi contadini erano sinonimo di moneta fresca
e sonante che già da San Giuseppe in avanti iniziava ad entrare
nelle casse di casa dopo un lungo inverno senza vedere un soldo.
Questa era una delle più forti motivazioni che spingeva alla
coltivazione dell’asparago, un ortaggio precoce primaverile sempre
ben pagato in confronto agli altri ortaggi più tardivi e molto meno
retribuiti.
Il terreno qui a Cambiano ha conferito al nostro asparago un gusto
particolare, i terreni più idonei sono a medio impasto, misto
sabbia, è il più facile da lavorare e agevola di molto la velocità di
crescita dell’asparago anche con terreno asciutto.
Secondo la mia esperienza per coltivare asparagi i terreni vanno
tutti bene a parte quelli argillosi l’importante è lavorarli
assiduamente estirpare le erbacce ed evitare i diserbanti..Ogni
terreno conferisce all’asparago un gusto diverso, dal gusto più
marcato al gusto più delicato, poi ogni palato apprezza uno o
l’altro aspetto, ma le sue proprietà benefiche sono a tutti note.
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Mariuccia Berruto classe 1928, in Palmino Porta classe 1918,
Mariuccia Berruto dei Luna Piena, cambianese, faccio parte del
ceppo dei Berruto di vicolo Bertone.
I miei suoceri provenivano da Roatto vicino a San Paolo Solbrito,
Michele Porta classe 1890, nel 1921 fu chiamato dalla sorella
Margherita Porta a Cambiano per lavoro quando mio marito
Palmino classe 1918 aveva appena 3 anni.
All’arrivo a Cambiano iniziò a lavorare in ferrovia e nel contempo
si comprò la casa in vicolo san Vincenzo, all’epoca nel 1921 la
casa era una grande villa con un grande cortile interno adibito a
giardino con aiuole fiorite, vialetti, siepi, con una bella fontana
zampillante laterale.
Mio suocero Michele non ci pensò su 2 volte e quel rigoglioso
giardino fiorito lo trasformò in un enorme e rigoglioso orto, tutto
coltivato ad asparagi.
All’epoca era l’unico terreno che aveva che avevamo, in seguito
con i soldi della ferrovia e con l’aiuto di qualche terreno in affitto,
comprò alcune giornate di nuova terra, dove trasferì e ampliò la
coltivazione di asparagi e altri ortaggi.
Trasferita la produzione di asparagi nel cortile si fece spazio per
costruire una stalla, e fu così che si dedicò anche all’allevamento
del bestiame, attività che tutt’ora continua mio figlio Michele. Non
coltiviamo più asparagi da quando mio marito Palmino mancò
prematuramente, e da allora a ci siamo dedicati alla coltivazioni di
pomodori ortaggi, patate, e foraggio per il bestiame.
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Francesco Piovano dei Masuè, classe 1947,
racconta : mio nonno Francesco classe 1850 con mio papà Carlo
classe 1904 sono venuti a stare a Cambiano nel 1928 prendendo
subito in affitto la cascina e i terreni della parrocchia di Cambiano,
in seguito abbiamo comprato la cascina di vicolo Colombaro dove
per tanti anni abbiamo vissuto tutti insieme e ancora tutt’oggi
risiedo con mia moglie Cosetta Andreoli.
Mio padre Carlo, fratello Giovanni e il sottoscritto, abbiamo
sempre coltivato tutto e di tutto, anche asparagi in gran quantità e
qualità, avevamo quasi un ettaro coltivato tutto ad asparagi
d’argenteuil, erano gli anni 50 ricordo che si tagliava sui 150 kg di
asparagi al giorno andavo con mio padre e mio fratello al mattino
presto ancora col buio e si tornava intorno alle 13,30 per pranzo.
All’epoca per un paio di mesi abbondanti ad aprile e maggio ero
solito a fine serata portare gli asparagi freschi di giornata al
ristorante di Mario I Cacciatori quando ancora era in centro qui a
Cambiano li di fronte all’ala mercatale dove alla fiera di maggio
erano soliti assegnare i primi premi alle miglior ceste.
Un anno ho raccolto un asparago con un diametro che era almeno 6
centimetri veramente un record direi un trofeo, e come al solito lo
portai al ristorante sei cacciatori per esporlo, come supporto
volevamo usare un bicchiere classico da bibita ma non fu possibile
infilarlo era troppo grosso.
La curiosità dei miei coetanei fu forte, volevano sapere la
provenienza e se casomai avevo utilizzato una nuova varietà, io
lasciai tutto nel misterioso, per una settimana fui il re
dell’asparago.
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LE RAGIONI DEL DECLINO
In generale tutti concordano sui motivi per cui
gli asparagi dai primi anni 60 man mano sono
stati sempre di meno coltivati e sostituiti con
altri prodotti.
Le cause e concause individuate sono molteplici
si spazia dai terreni troppo sfruttati , l’uso
sempre più intensivo di diserbanti, il lavoro
manuale che richiede e la mancanza di mano
d’opera che sempre più migrava verso la città
alla ricerca di guadagni più certi e redditizi .
Tutte cause e concause che hanno lentamente e
inesorabilmente messo fine a un’importante
tradizione sociale ed economica del territorio di
Cambiano e dintorni.
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Stefano Piovano dei Mattuia, classe 1929,
Il ceppo Piovano dei Campassi prosegue Stefano classe 1929
fratello di Teresio e figli di Giovanni Piovano classe 1886 una
famiglia tipica di agricoltori cambianesi, noi siamo stati sempre
qui a Cambiano sin dal1600 afferma Stefano, e poi prosegue, il
ceppo dei Giovanni Piovano dei Campassi è lo stesso di Giuliano
Piovano detto Giulianin che a suo tempo fu anche primo sindaco di
Cambiano.
Negli anni 30 i migliori produttori di asparagi a cambiano erano
una decina, e noi erano tra questi, dediti all’agricoltura e alla
coltivazione dell’asparago ininterrottamente fino agli anni
cinquanta.
Poi pian piano i terreni cominciavano a essere stanchi sfruttati
dalla coltivazione dell’asparago e all’epoca mancavano e gli aiuti
degli agronomi per porre un eventuali rimedi.
All’epoca eravamo nove miei amici affezionati tutti agricoltori, e
tutti tra gli anni 50 e 60 abbiamo cambiato attività andando a
lavorare nell’industria e nel commercio.
Nel 1956 Stefano e il fratello Teresio attratti dalla città e
dall’industria cambiano attività così che Teresio va a fare il
meccanico e Stefano va a fare il macellaio a Torino, sono gli anni
dell’inizio dell’abbandono delle terre per intraprendere attività più
redditizie e remunerative ma i terreni non li abbiamo mai
abbandonati, abbiamo messo a dimora prodotti che non
richiedevano molta cura e manutenzione.
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Giuseppe Piovano dei Brichet classe 1934 ,
Ultimo figlio maschio di Giulianin racconta : mio suocero
Domenico Aimar detto Brichet , lo chiamavano così perché suo
padre Giovanni classe 1884 faceva i fiammiferi a Trofarello per
questo motivo lo chiamarono Brichet. Giovanni oltre a lavorare
nella fabbrica di fiammiferi coltivava la terra e quindi anche
asparagi e già a fine guerra 1915-1918 era riconosciuto tra i più
bravi coltivatori di asparagi, infatti nel maggio 1924 prese il 1°
premio con medaglia d’oro e un diploma come miglior produttore.
Fu primo classificato per 3 anni consecutivi 1924,1925 e 1926 , e
mi indica una foto del 1925 : sua è la seconda cesta insieme ai
Lupotti ai Tosco e nel 1926 fu premiato al salone internazionale
dell’edilizia insieme a Domenico Tosco, Giovanni Lupotti, e
Squassino.
Per Giuseppe una delle cause più serie che ha danneggiato
l’asparago tipico d’argenteuil sono stati i diserbanti che da fine
anni 60 in avanti si è fatto un uso sempre più intensivo.
Secondo la mia esperienza i diserbanti e
l’inquinamento
atmosferico hanno influito a sfavore alle colture di asparagi, anni
or sono nei miei campi ho visto file di asparagi adiacenti ai campi
di mais perdersi e le file più distanti sane, questa per me è una
delle cause e la dimostrazione pratica per cui la difficoltà di
riproduzione dell’argenteuil e andata sempre di più peggiorando.
L’asparago inizia a produrre solo al terzo anno dalla messa in
dimora, per cui si investe e si lavora per 3 anni con il rischio di non
raccoglie nulla, se al quarto anno non rende, sono grosse delusioni
e si va in netta perdita.
Una volta c’era solo l’attesa del terzo anno, non si viveva con
l’ansia di perdere tutto, tutti gli impianti arrivati a maturazione
producevano, duravano minimo 10 anni, ma poi tutto è cambiato.
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Giovanni Vergnano dei Sancarcè, classe 1929,
da sempre agricoltore nonostante i suoi 81 anni ben portati un buon
intenditore di asparagi, pensare che ai tempi ho preso una volta il
primo premio e un’altra volta un secondo premio e Giovanni si
illumina e racconta: mi ricordo nel 59 li sotto l‘ala quasi di fronte
dove abito scendevano i commercianti da Torino per comprare le
ceste di asparagi e li si faceva un po’ come un’asta e si premiavano
le ceste i primi 3 classificati, io quell’anno ho preso la coppa del
primo premio per la prima volta, avevo una cesta con dentro 2
mazzi che insieme facevano 80 chili, erano enormi, i migliori
arrivavano anche a ceste di 100 chili.
Il commerciante che mi ha comprato la cesta l’ha spuntata a un
prezzo doppio del valore di mercato, poi con orgoglio ha portato
cesta e coppa da esporre nel suo negozio di Torino.
Ora non coltivo più asparagi per vendere ma solo per la famiglia e
purtroppo anche con l’ultimo impianto che ho fatto di asparagi
nostrani del tipo d’argenteuil dopo 3 anni di attesa, dopo un anno
di discreto raccolto al secondo anno non sono più venuti, al
massimo vengono tipo asparagina, ma io resto affezionato al mio
d’argenteuil, comunque mi va bene così perché ci serve solo per
noi di famiglia.
E pensare che ai bei tempi avevo un campo tra Madonna della
Scala e Malmontea che mi mi durò quasi 20 anni, si suppone che
dagli anni 60 in avanti le condizioni di sfruttamento dei terreni si
sono fatti sentire, Tra anziani e attuali produttori continuano nella
tradizione ma in scala ridotta, tutti hanno un appezzamento e
coltivato asparagi per soddisfare le esigenze familiari di amici e
parenti, i coltivatori che resistono e continuano a produrre per
vendere sono rimasti in pochi .
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Simone Catù classe 1950,
Con Simone ci incontriamo sulle rive di un tratturo di campagna
mentre va a fare erba per le sue 5 mucche e cinque vitelli da
ingrasso, lui racconta: io non ho asparagi a parte quel poco che
faccio per me, ai tempi quando mio padre Vincenzo classe 1919 e
mia madre erano in forza lavoro si coltivavano e si vendevano ,
ma non grossi appezzamenti, perché ci andava tanta mano d’opera
per curarli.
In famiglia siamo stati sempre in pochi, ho solo una sorella Maria,
e non ho avuto fratelli su cui contare, coltivare asparagi da troppo
lavoro e non ci si salva, se poi metti i garzoni, non ne vieni più a
capo , almeno questo è valso per la mia personale esperienza, ogni
famiglia ha una sua storia e fa come può, non sempre si può fare
un confronto diretto, ma solo considerazioni generali.
Con l’avanzare dell’età dei miei genitori negli anni 70 abbiamo
abbandonato l’asparago e siamo passati a coltivare pomodori, si
piantava circa 5000 piante ma solo di rigoroso pomodoro tipico di
cambiano, il costoluto !!! E ribadisce.. il costoluto !!! il gran
pomodoro nostrano di cui posso dire di essere andato fiero !!
Poi ci hanno in pratica obbligati a passare su altre varietà tondo
liscio ecc.. e li abbiamo perso qualità e prezzo e anche col
pomodoro si è chiusa un’epoca.
Per cui abbiamo proseguito solo sulla coltivazione di cereali e
allevamento di bestiame su piccola scala.
Ora nei miei campi coltivo quasi esclusivamente erba e mais per il
mio bestiame a cui sono molto affezionato, e da cui non mi potrei
mai separare !!
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L’ALTERNATIVA
Negli anni 60 contemporaneamente alle
delusioni dell’asparago si iniziò a sperimentare
la produzione di altri ortaggi su scala maggiore,
negli stessi campi dove l’asparago deludeva, il
pomodoro cresceva bello e rigoglioso.
Fu così che man mano la coltivazione del
pomodoro iniziava a tirare sempre di più, molti
coltivatori dove l’asparago si perdeva trovarono
più conveniente sostituirli con i pomodori .
Gli agricoltori avevamo intuito che col
pomodoro si poteva avere una resa più
immediata, una maggiore certezza nel raccolto e
meno e faticoso della lavorazione dell’asparago,
infatti un prodotto messo a dimora, e che nella
stessa stagione si raccolgono frutti e incasso,
risulta essere molto
più vantaggioso
dell’asparago, il quale inizia dare i primi frutti
solo dopo 3 anni dalla messa a dimora.
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Piergiorgio Lupotti (Girone) classe 1941,
racconta : sono il primogenito di otto figli 5 maschi e 3 femmine,
mio papà Luigi Lupotti classe 1907 e mio nonno Giovanni classe
1885, da sempre anno fatto gli agricoltori qui a Cambiano in cui
affondiamo le radici da tempi remoti, siamo imparentati da lontano
con la famiglia Giulianin, infatti mia nonna paterna era una
Piovano.
Come tutti qui a cambiano anche mio nonno e mio padre
coltivavano asparagi, mio nonno Giovani insieme ad altri 3
coetanei di Cambiano ha preso una medaglia d’oro nel 1926 a
all’Esposizione Internazionale dell’Edilizia a Torino.
negli anni 60 con le sempre più frequenti delusioni arrivavano
dall’asparago, nel contempo incoraggiati dai primi soddisfacenti
raccolti di pomodori, abbiamo trasferito le nostre aspettative sulla
produzione del pomodoro costoluto.
contemporaneamente il commercio del pomodoro cominciava a
tirare, molti coltivatori come noi hanno trovato più conveniente
meno faticoso e più immediato coltivare pomodori piuttosto che
inseguire l’asparago che iniziava a dare seri problemi di
produzione.
Infatti in quegli anni noi agricoltori per avere più forza ci siamo
organizzati in cooperative, i migliori compratori che si erano
proposti erano i commercianti di Milano e della Valle d’Aosta
pagavano molto bene il nostro costoluto in quegli anni hanno dato
un grosso impulso alla crescita dell’intera economia del pomodoro
qui a Cambiano, pagavano molto bene subito e in contanti , ricordo
che era una grossa soddisfazione tornare a casa con in tasca denaro
sonante e contante.
Piergiorgio confessa, dopo i bei tempi dell’asparago il pomodoro
costoluto di cambiano è stato il prodotto che più di ogni altro mi ha
dato molte e belle soddisfazioni.
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MESSAGGI DI SPERANZA
Oggi a Cambiano le famiglie che producono per
vendere sono Carlo e Angela Piovano e Simone
Berruto, altri due giovani potenziali produttori
potrebbero allargare le file incoraggiati da
nuove varietà e selezioni che sembrano essere
idonee a reggere l’equilibrio dell’attuale
ecosistema.
Dai loro racconti si intuisce la voglia di
continuare, e di intraprendere nuove esperienze,
ma per il momento sono in attesa di nuove
conferme, le nuove varietà messe a dimora pare
che reggono, le timide soddisfazioni di questi
anni se continuano a dare discreti risultati
rafforzano la fiducia e si possono ampliare le
attuali produzioni.
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Agela Bergoglio classe 1954,
in Carlo Piovano dei Giulianin classe 1951,
Oggi 19 aprile 2010, più che un racconto è stata una cronaca in diretta della
raccolta, la stagione è in ritardo, oggi è una delle prime belle giornate
primaverili, siamo sul tardi pomeriggio, cielo azzurro prati verdi, ci
troviamo tra i filari dell’asparagera e mi fa osservare le lunghe file di
asparagi e tanti turioni pronti a essere raccolti, altri che spuntano e altri
medi saranno pronti da raccogliere il giorno seguente.
Intanto Angela insieme alla cognata Silvana i nipoti Samuele e Domenico
Piovano iniziano il raccolto, contemporaneamente mi spiega, i turioni
vanno raccolti al momento giusto, bisogna capire quando sono al massimo
della crescita prima ancora che la testa inizia ad aprirsi, se la testa inizia ad
aprirsi è già troppo tardi, l’asparago scappa (così si dice in gergo) e non
sono più buoni da vendere.
Quindi ogni giorno e quando fa caldo anche 2 volte al giorno vanno
controllati e raccolti.
Poi mi mostra un attrezzo strano molto particolare, specifico per il taglio
dell’asparago, assomiglia a una piccola vanga divisa a metà con la lama
molto affilata tipo rasoio e mi spiega: il taglio deve essere netto e deciso
altrimenti l’asparago si rovina e insieme anche la radice.
Quindi vanno affiliati spesso su questa pietra di granito che copre la bocca
del pozzo, così come si usava e raccomandava fare Brichet (Domenico
Aimar), ai tempi tra i migliori e più esperti produttori di asparagi, devo
ammettere che ancora adesso è un sistema molto pratico, efficace e
funzionale.
Prosegue Angela, in questo campo coltiviamo la varietà detta Eros,
l’argenteuil non l’abbiamo più messo perché non viene e non da la giusta
resa. Questo impianto l’abbiamo messo a dimora nel 2003 e per fortuna
regge, sono cinque anni che raccogliamo e ci da buone soddisfazioni.
L’asparago è un ortaggio dalle caratteristiche sensibilissime, sente tutte le
variabili del terreno del clima e dell’inquinamento, e poi precisa : noi non
usiamo diserbante per eliminare le erbe infestanti, puliamo tutto a mano
con zappa e olio di gomito.
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Se i due campi continuano a reggere potrebbe essere un buon incentivo a
mettere a dimora un nuovo impianto.
Simone Berruto dei Brù, classe 1946,
Con suo papà Francesco classe 1910 e con suo nonno Vittorio da sempre
hanno allevato bestiame, coltivato tutti i tipi di ortaggio e come tutti
asparagi in gran quantità, ai tempi di mio nonno Vittorio avevamo la più
bella e grande cascina nel centro di Cambiano, poi, per vari vicissitudini è
stata del tutto ridimensionata.
Simone a sentir parlare di asparagi di tempi trascorsi con riferimenti, nomi,
di padri e nonni confessa che gli viene la pelle d’oca tanto che è
l’emozione.
Venti anni fa avevo messo a dimora un bel campo di asparagi di oltre
mezza giornata di estensione, quando dopo 3 anni era giunto il momento di
raccogliere sono partiti, cioè seccati non veivano. La delusione è stata forte
e le perdite in soldi meglio non parlarne.
Da quella delusione ho cancellato gli asparagi dalla mia testa ma non dal
mio cuore, ho girato il tutto in coltivazioni di zucchini e ortaggi in genere.
Circa cinque anni fa è rinata in me quello che era la mia passione ho
voluto di nuovo scommettere sull’asparago, la vecchia ferita era
rimarginata, detto fatto ho messo a dimora una giornata abbondante di
asparagi del tipo Eros e Marte.
Detto fatto, ho piantato le radici dette zampe, per fortuna al terzo anno ho
iniziato a raccogliere con buone soddisfazioni tali da incoraggiarmi a
impiantare un’altra giornata scarsa.
Questo nuovo impianto mi è costato solo di zampe 2000 euro, poi aggiungi
la mano d’opera, carburante, manutenzione ecc.. insomma un
bell’investimento, ora resto in attesa con ansia e trepidazione.Se in questo
nuovo impianto ci saranno buoni risultati per me sarà una vera rivincita,
grande soddisfazione, una vera rinascita e speranza per il futuro.
Il lavoro non mi manca ho serre con pomodori e ortaggi vari , ma la
soddisfazione di avere l’asparago tra i miei prodotti è veramente immensa,
e poi già dai primi di aprile in avanti iniziare a fare raccolto e cassa da
molta soddisfazione, intanto mi mostra nel suo magazzino l’ultimo raccolto
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di giornata circa 100 kg di bei fasci di asparagi tutti in cassette e a mazzi,
lavati e selezionati di fresco, pronti a partire per il ristorante la Trattoria del
Centro a Cambiano.
Mario Martini dei Martinas, classe 1941,
col figlio Vincenzo classe 1970 ????,
Mario Martini classe 1941 con la moglie Agnese Piovano dei
Masuè classe 1938 col figlio Vincenzo raccontano : noi Martini
siamo un’antica famiglia di Cambiano che risale a secoli e secoli
indietro, siamo sempre stati allevatori di bestiame e agricoltori..
Parecchi anni fa anche noi si coltivava asparagi come tutti a
Cambiano, all’epoca si usava l’asparago come primo raccolto e
serviva a fare subito un po’ di moneta dopo un lungo inverno senza
una lira, questo era uno dei motivi principali per cui tutti noi
agricoltori, chi più chi meno coltivavano asparagi.
Mario ricorda gli anni quando per coltivare gli asparagi si lavorava
tanto di vanga e di braccia, però quando era ora di raccogliere
erano grosse soddisfazioni. Poi è iniziata la delusione, tanto lavoro,
spese, poco raccolto e poco guadagno. Così i campi adibiti ad
asparagi li abbiamo girati in campi da cereali e foraggio per le
nostro bestiame da carne che continuiamo tutt’ora ad allevare.
Il figlio Vincenzo conferma : sono rimasto uno dei pochi giovani
agricoltori di Cambiano insieme a Paolo Martini dei Biasot della
Malmontea e a Giorgio Borgarello dai Ruta, speriamo che se ne
aggiungono altri, considerato l’andamento e la crisi delle industri e
del commercio, spero che l’agricoltura ritorni a essere di nuovo
settore trainante e protagonista tra i giovani.
La coltivazione di asparagi da vendere non la facciamo più da anni,
però un appezzamento per noi della famiglia continuiamo a
coltivarlo, pare che in questi ultimi anni le nuove varierà Eros e
Marte qui a Cambiano tengono bene, chissà vedremo…
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Paolo Martini , dei Biasot, classe 1959,
Negli archivi del comune risulta che la mia famigli proviene dalla Spagna,
il mio antenato Vincenzo Martini nel 1600 proveniente dalla Spagna si
trasferì stabilmente qui a Cambiano.
Mio padre Vincenzo classe 1920 e mio nonno Antonio classe 1880 hanno
fatto sempre gli agricoltori e allevatori, io e mio fratello Antonio abbiamo
continuato nella tradizione, ho una stalla con 50 bovini da riproduzione che
mando avanti con orgoglio e passione.
La cascina di famiglia è stata da sempre in pieno centro a cambiano, per
l’allevamento lo spazio non ci bastava e fu così per varie concomitanze nei
primi anni 90 costruimmo in regione Malmontea una nuova moderna
cascina dove ci trasferimmo e dove tuttora abitiamo e lavoriamo.
Mio padre Vincenzo e mio nonno Antonio già dagli inizi del 1900 non si
sono fatti mai mancare tra gli ortaggi gli asparagi ne coltivavano a gran
quantità per vendere ed eravamo tra i maggiori produttori.
Ricordo che andavamo con mio padre e mio fratello Antonio in località
vigna del parroco (regione cassano), verso valle San Pietro a raccogliere
asparagi, io ero piccolo e gli asparagi mi sembravano ancor più enormi di
quelli che in realtà erano.
Li avevamo circa una giornata di terra rossa, non proprio l’ideale per
coltivare l’asparago in quanto ama terreni misti sabbiosi, però ci venivano
belli e rigogliosi e per di più avevamo un grande vantaggio in quel tipo di
terreno l’erba cresceva poco o niente, e perciò la coltivazione risultava
essere meno faticosa e gli asparagi venivano ugualmente grossi e belli.
Portavamo via dal campo ogni giorno dalle 4 alle 5 ceste circa 50 kg di
asparagi tipo d’argenteuil al giorno.
Poi negli anni 70 abbiamo lentamente smesso perché non rendevano più e
abbiamo fatto riposare la terra, abbiamo ripreso lentamente a coltivare negli
anni 80 sempre di nuovo alla vigna del parroco ma in quantità limitata.
Attualmente produco asparagi solo per me, ora sto valutando l’idea di
ingrandire di nuovo la produzione, in questi ultimi anni mi sta prendendo
voglia di ritornare coltivare per vendere.. chissà .. in futuro potrei diventare
il terzo ? vederemo…
Ricerca storica di Giovanni Petrafesa
Cambiano aprile 2010
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