salvini sbarca al sud in giacca e t-shirt. sparisce il
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d’Italia SALVINI SBARCA AL SUD IN GIACCA E T-SHIRT. SPARISCE IL VERDE PADANO… ANNO LXII N.295 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 WWW.SECOLODITALIA.IT Gloria Sabatini È la star del giorno: decine di flash e taccuini impazziscono dietro l’altro Matteo. Sdoganato dal successo elettorale, ben rasato, camicia bianca sbottonata, niente cravatta verde, Salvini sceglie l’austera Sala del Mappamondo di Montecitorio per battezzare la sua nuova creatura (un «progetto di vita online») per aggredire le sterminate praterie del Centro e del Mezzogiorno d’Italia. Il simbolo Lo sbarco al Sud è ufficiale con tanto di simbolo, moduli di iscrizione, carta dei valori e gadget. Sparisce il nome Lega, troppo ingombrante, sparisce il verde padano e al suo posto, su un rassicurante sfondo azzurro stile forzista, si stagliano le parole NOI con SALVINI. «Non è particolarmente intelligente, ma lineare e sobrio», dice ammettendo un po’ di imbarazzo per non aver resistito alla tentazione del carisma personalistico. Rottamazione? Solo a metà. Al Nord (fino alla Toscana e all’Umbria) la Lega non si tocca; al Centro- Sud e Isole il Carroccio si rifà il look. Le chiama “contaminazioni” e che non si dica che dietro le baldanzose truppe di Matteo si nasconda un’operazione elettorale per blindare il Sud e mettersi al timone del centrodestra. sabato 20/12/2014 Secessione Sulla secessione, croce e delizia dei tempi andati, neanche un cenno. Bocche cucite sull’articolo 1 dello statuto, quello che Fratelli d’Italia chiede da tempo di correggere come condizione per un’alleanza futura Meglio giocare con formule più stemperate: la parola d’ordine della Lega 2.0 è “Stato federale italiano” perché i cannoni leghisti non sono mai stati puntati contro il Sud ma contro la sua classe dirigente. Gli errori «Non siamo cambiati, anche io ho fatto i miei errori, ma guardiamo avanti». Sbarcare al Sud, sedurre i delusi, i disperati, i pasdaran dell’astensione, per conquistare quel profilo nazionale che è sempre stato un tabù. Per ora niente organigramma, niente referenti locali, niente sede: il verbo è affidato al web. Con quale selezione? Come per gli immigrati, il controllo degli ingressi (in arrivo anche un manipolo ristretto di ex An) è una vera spina nel fianco. No agli infiltrati A parole il progetto, a cui il segretario ha lavorato con l’aiuto di un pugno di fedelissimi, è out per infiltrati o riciclati. Ma la formula non c’è: per ora il discrimine, dall’aria vagamente populista, è tra chi ha un curriculum politico e chi no. «Abbiamo tante richieste, comitati, associazioni, le vaglieremo, per ora è un pre-adesione, chi non ha esperienze politiche entra subito, per gli altri ci prenderemo del tempo. Non mi interessa la ricicleria. Non siamo un tram per chi vuole tenersi la poltrona…». Nessuna guerrra Non parte la guerra nel centrodestra, promette il leader leghista. «Il mio competitor è Renzi, la sfida non è con Berlusconi né con Alfano», per il quale – ha chiarito – non c’è spazio. «Non mi alleo con chi non è coerente sui principi e governa con Renzi. Mi interrogo invece sui chi sta al governo a metà con la sinistra». Non abbiamo fretta «Non abbiamo fretta. Non so quando, ma andremo al governo». Con malcelato orgoglio padano, Salvini ironizza sui «fini analisti» che un anno fa vaticinarono la morte della Lega sepolta dagli scandali del Trota. «E invece siamo qui e dettiamo l’agenda politica su euro, Europa e tassazione…». Li chiama “paletti semantici” quelli posti sui temi più caldi: «Lo Stato non entra in camera da letto, in cucina, in bagno. Ma il matrimonio è quello tra uomo e donna e i bimbi li adottano le famiglie con un padre e una madre» Sul dopo euro non rinuncia all’immancabile stoccata a Grillo. «Ha smesso di insultarci. È una buona notizia. Il suo referendum resta una sòla perché l’euro cadrà prima dell’inutile raccolta di firme del M5S». Gli ex An sedotti dalla “Lega sudista”: da Moffa a Souad Sbai Redazione Sedotti dal verbo leghista firmato Matteo Salvini, delusi dall’epilogo del Pdl, in molti tra le file degli ex An si fanno avanti. Sull’onda dell’ultimo exploit elettorale il segretario del Carroccio ha deciso di uscire dalla roccaforte nordista per sconfinare al Centro e al Sud. L’idea, che covava sotto la cenere da tempo, oggi è realtà e la nuova creatura politica è aperta a chi ne condivide valori e prospettive. I volti noti Non pochi i volti noti delle destra che fu di Alleanza nazio- nale alla conferenza stampa di presentazione della Lega Sud alla Sala del Mappamondo di Montecitorio. Confermata la lista della vigilia. Tra i presenti Silvano Moffa, ex presidente della Provincia di Roma, un passato nel Msi e poi in An, tra i più convinti che la nuova Lega, una volta abbandonate le parole d’ordine del passato, possa rappresentare una valida alternativa al renzismo dilagante. «La fase del centrodestra che abbiamo conosciuto si è chiusa per sempre. Ormai il Carroccio – dice dalle colonne de il Messaggero – parla aperta- mente del valore nazionale del Mezzogiorno. Salvini è l’unico in grado di lanciare una sfida culturale e politica a Matteo Renzi». Nessun imbarazzo, insomma, per i vecchi slogan padani all’insegna del razzismo e della secessione. Acqua passata. Le adesioni Anche Stefano Gaggioli, ex parlamentare Pdl, già assessore della Provincia di Roma e presidente di Sviluppo Italia, è della partita. Tre anni fa fondò insieme a Moffa il movimento Azione Popolare e oggi è pronto a confluire nella nuova creatura salviniana. Pronta ad aderire anche Souad Sbai, la parlamentare di origini marocchine che seguì Gianfranco Fini fuori dal Pdl con la nascita di Futuro e Libertà, salvo poi farvi ritorno. Tra il pubblico della conferenza stampa anche Francesco Cosimo Proietti, ex parlamentare Pdl, storico braccio destro di Gianfranco Fini. A Roma si dà per certo anche l’arrivo di Enrico Cavallari, già assessore della giunta Alemanno, e di Marco Pomarici, prima forzista, poi alfaniano, ed ex presidente del Consiglio comunale di Roma. Fitto dice no a Berlusconi: «Ho deciso, non mi candido in Puglia» 2 Secolo d’Italia SABATO 20 DICEMBRE 2014 Mariano Folgori Raffaele Fitto dice definitivamente no a Berlusconi sulla sua possibile candidatura alle regionali in Puglia. Così l’esponente di FI scrive sul suo blog: «Ho il dovere – una volta per tutte – di ribadire pubblicamente quello che ti ho già più volte spiegato in privato: la mia ricandidatura in Puglia non c’è e non ci sarà. Dunque, perché continuare con balletti senza costrutto?». «Né Matteo 1 né Matteo 2» Fitto motiva la sua scelta con la necessità di contribuire alla ripresa dell’iniziativa politica di FI in tutto il Paese. «Non posso privarmi (e privarti) del piacere e della responsabilità di contribuire (ovviamente senza ruoli e senza nomine, ma attraverso l’iniziativa politica) al rilancio nazionale del centrodestra italiano, dopo gli errori di questi mesi, che rischiano di renderci irrilevanti». Nell’intervento dell’ex governatore della Puglia non mancano accenti polemici: «Non intendo iscrivermi né a Forza Matteo 1 (Renzi) né a Forza Matteo 2 (Salvini), ognuno dei quali – peraltro – fa benissimo il proprio mestiere. Siamo noi che non lo facciamo più: il nostro compito è quello di fare tutto il possibile per invertire la rotta e contribuire a dare al nostro centrodestra un futuro e una prospettiva». Sondaggio: continua il calo di Renzi e del Pd, sempre in crescita il Carroccio Redazione Lieve calo per il Pd e il Movimento 5 Stelle (-0,6% per il Pd), che rimangono il primo e secondo partito – con il 37,5% e 18,5% rispettivamente – nelle intenzioni di voto di Ixè per Agorà (Raitre). Prosegue il balzo in avanti della Lega Nord, che si attesta all’12,1% (+0,9%). Quanto alla fiducia nei leader, Renzi resta primo ma in calo di un punto (dal 40 al 39%), seguito da Napolitano (38%), Salvini (27%), Berlusconi e Grillo (15%), Alfano (13%). Il sondaggio ha anche verificato la percentuale delle persone che, oggi, andrebbero a votare, che risulta essere del 58,8%. Verificata anche la risposta al caso del deputato M5s Tommaso Currò che ha lasciato il movimento. Secondo il 24%, è un bene perché il movimento si rafforzerà, mentre il 41% pensa che sia un male, indice «Primarie a febbraio» Dopo il “niet” alla sua candidatura alle regionali, l’esponente pugliese di Forza Italia insiste sulle primarie. «Le primarie sono, ad oggi,il più valido strumento di mobilitazione di energie e idee, in una competizione libera e aperta, che farebbe un gran bene al centrodestra in tutte le regioni interessate al voto. E propongo di tenerle nel mese di febbraio . A meno che non si preferisca seguire la strada fallimentare già scelta in Emilia e Calabria: arrivare in ritardo con candidature decise in una stanza, annunciate via comunicato stampa, costringendo i candidati presidenti a una corsa ad handicap, perché privi del necessario slancio popolare iniziale». M5s“. Anche in questo caso sono i “non sa” a fare la parte del leone, con il 36%. (-0,1), Sc 0,3% ( = ). La rilevazione è stata effettuata da Ixè per Agorà-Rai 3 il 17/12/2014 con sondaggio CatiCami su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000 soggetti maggiorenni (su 7.160 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’Istat. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Margine d’errore massimo: +/-3,1%. di poca democrazia interna (il 35% non sa). Toto-Quirinale: preferenze basse per tutti Altro argomento “caldo”, la corsa al Quirinale. Percentuali abbastanza basse per tutti i possibili candidati, con al primo posto Giorgio Napolitano, grazie ad un 19% di consensi, seguito da Emma Bonino col 15%. Prodi e Draghi ottengono il 10%, mentre per Padoan e Veltroni non si va, rispettivamente, oltre il 4 e il 3%. Ma grande parte degli italiani, il 39%, non sa chi indicare tra i nomi proposti. Il sondaggio registra anche le preferenze degli elettori Pd. Alla domanda su chi Renzi dovrebbe indicare, il 34% degli elettori dem risponde “una donna”, il 14% Prodi, il 10% “un nome d’intesa con Berlusconi” e il 6% “un nome gradito al Le percentuali per ogni partito Questo il quadro complessivo delle intenzioni di voto (tra parentesi lo scostamento percentuale rispetto alla settimana precedente): Pd 37,5% (-0,6), M5s 18,5% (-0,1), Fi 13,9% (-0,2), Lega Nord 12,1% (+0,9), Sel 3,8% (+0,4), Fdi-An 2,2% (-0,4), Ncd 2,1% (-0,2), Prc 2,0% (+0,1), Udc 1,7% (+0,3), Verdi 0,9% Immigrati: l’Italia è un colabrodo, in Spagna (e altrove) non si entra SABATO 20 DICEMBRE 2014 Francesca Signoretta Altri duecento immigrati diretti in un porto (qualsiasi) della Sicilia. Come accade quasi ogni giorno, tanto da non fare più notizia. Ma dalle città sale l’allarme, un allarme che arriva non solo dai residenti ma anche da chi ha ruoli delicati come il procuratore della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi. Che fa un quadro della situazione snocciolando dati drammatici: 160mila immigrati arrivati in Sicilia dal 2012 al 2014. E quest’ann,o nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa, vi sono stati 263 sbarchi (rispettivamente 45, 116 e 102). L’impegno europeo non c’è I fermi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono stati 46, sono 61 quelli per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e 191 le persone rinviate a giudizio tra il 2011 e il 2014 per quest’ultimo reato; 109 quelle condannate in primo grado. Tra il 2013 e il 2014 le squadre mobili di Cata- Secolo d’Italia Melilla, l’enclave spagnola in Marocco. Secondo fonti della prefettura locale, il tentativo di massa di scavalcare la doppia barriera metallica di protezione frontaliera, alta sei metri, è avvenuto a Villa Pilar, dove vari migranti sono riusciti ad arrampicarsi, sfidando i controlli della polizia. nia, Siracusa e Ragusa, coordinate dalla Dda di Catania, hanno portato a termine tre operazioni: “Markeb-el-khbir”, “Tessa” e “Tokhla”. «Chiediamo un impegno sia a livello nazionale che europeo perché si comprenda che qui sono necessarie risorse umane, finanziare e normative per affrontare questo problema – ha detto Salvi – se si riproporrà, come è previsto, l’anno prossimo». «Questa è già una terra – ha aggiunto – in cui si lavora moltissimo su reati di criminalità organizzata. Quest’anno abbiamo ottenuto ottimi risultati: 109 condanne di soli reati associativi; ma l’anno prossimo non saremo in grado di sopportare ancora uno sforzo di questo genere nel campo della all’immigrazione clandestina, se non vi sarà la comprensione che questa è una dinamica che non si può affrontare solo sul piano penale e solo nei singoli distretti». In Spagna gli immigrati non passano Tutto questo mentre la Spagna si organizza per rafforzare i respingimenti. Le forze di sicurezza di Madrid hanno infatti rimandato indietro 200 migranti di origini sub-sahariane alla frontiera di I dissidenti cubani non credono ai Castro: «Diteci i nomi di chi libererete» Giovanni Trotta Mercoledì 17 dicembre sarà ricordata come una giornata storica nei libri di storia dopo l’apertura dei rapporti fra Usa e Cuba. Un giorno in cui, quasi a suggellare il disgelo, il presidente Barack Obama è stato sorpreso con un sigaro cubano alla Casa Bianca. E lo ha pure annusato. È successo durante la celebrazione ebrea di Hanukkah. Uno degli ospiti si è presentato con uno dei migliori sigari cubani, Montecristo, e lo ha donato al presidente 3 che lo ha annusato, il tutto ripreso in un video da un altro ospite. «Molto buono», ha commentato il capo della Casa Bianca. Il republican Marco Rubio all’attacco Ma non tutti credono alla volontà di Cuba, e neanche di Obama, di fare la pace improvvisamente: «La svolta annunciata da Obama si basa su un’illusione, una bugia, quella che più commercio e più accesso al denaro e a beni di con- sumo si tradurrà in più libertà per i cubani», attacca il senatore di origini cubane Marco Rubio (anche lui nel totocandidati alla Casa Bianca), per il quale le aperture di Obama «daranno al regime dei Castro, che controlla ogni aspetto della vita dei cubani, l’opportunità di manipolare questi cambiamenti perpetuando il suo potere». Anche altri la pensano così: «Siamo in attesa di conoscere i nomi dei prigionieri», il cui rilascio è stato preannunciato dall’Avana mercoledì nell’ambito della svolta dei rapporti con Cuba, sottolinea infatti Elizardo Sanchez, responsabile della Commissione cubana per i Diritti umani e la Riconciliazione nazionale. «Abbiamo raccolto più di cento nomi di prigionieri per ragioni politiche, ma non abbiamo la minima idea su chi potrà beneficiare» dell’accordo, ha detto a 14 y Nel 2014 oltre 20.000 respingimenti Un elicottero della guardia civile è stato inviato sul posto ed è stata interrotta al traffico la circonvallazione che corre lungo il perimetro del confine, mentre gli agenti hanno respinto i migranti. Si tratta del terzo episodio analogo in una settimana. Secondo stime della prefettura, sono oltre 20.000 gli stranieri che hanno tentato di passare in territorio spagnolo dal Marocco attraverso le frontiere di Melilla dall’inizio del 2014. Ma soltanto 2.000 sono riusciti a entrare nell’enclave. Anche la Spagna è Europa, ma sull’immigrazione le politiche sono molto diverse da quelle attuate dall’Italia. medio, il sito web della blogger Yoani Sanchez. Rivelato il nome della super-spia Usa Però si è appreso che Rolando Sarraff Trujillo è il nome misterioso agente doppio al soldo degli Usa scambiato insieme ad Alan Gross con i tre agenti cubani nella svolta dei rapporti tra Washington e L’Avana. Sarraff Trujillo, precisano i media, era un agente che criptava messaggi per conto dell’intelligence di Cuba agganciato segretamente dalla Cia e rimasto al servizio degli Usa fino a metà degli anni ’90, quando fu arrestato. Dopo aver annunciato la liberazione incrociata di detenuti, l’amministrazione Usa e L’Avana avevano reso noto l’identità di tutte le persone rilasciate salvo la sua. La Casa Bianca si era limitata a parlarne come di un uomo dei servizi cubani passato dalla parte di Washington e che era stato in carcere in patria per una ventina d’anni. Fonti americane hanno d’altro lato affermato che l’agente avrebbe avuto un ruolo-chiave nell’identificazione di diverse spie cubane negli Usa nel corso degli anni. Grasso fa il profeta: «Nessuno pensa davvero al voto anticipato» Secolo 4 Tano Canino «La posizione del presidente Renzi e della maggior parte delle forze politiche ha sempre guardato alla fine naturale della legislatura nel 2018». Nei comodi panni di un novello Zarathustra il quale, per l’appunto, essendo iranico vestiva il Kurta, il nostro amabile presidente del Senato Pietro Grasso ha profuso oggi a piene mani dosi massicce di saggezza e/o di lungimiranza. Negando recisamente non solo la necessità, ma financo la possibilità di un voto anticipato. Votare non si deve e non si può Forse perché sente prossimo il fatidico momento in cui, dimessosi Giorgio Napolitano, assumerà le funzioni del facente SABATO 20 DICEMBRE 2014 d’Italia Grasso, che il Pd bersaniano ha catapultato alla guida di Palazzo Madama nella più totale disperazione successiva al voto politico, ha voluto mostrare a tutti – e in primis alla amata stampa scambiando i tradizionali auguri – le sue certezze. Che paiono in- crollabili. E non solo sulla durata della legislatura. Nossignori. Perché il presidente del Senato ha pure aggiunto che, secondo lui, al voto sarebbero contrari anche gli italiani, perché «non credo che i cittadini tornerebbero volentieri, dopo aver seguito per mesi accesi dibattiti nelle aule parlamentari – a volte anche troppo accesi – in merito al superamento del bicameralismo paritario, a votare come se nulla fosse mai avvenuto». E vuoi mettere i problemi economici? E la crisi? E il lavoro? «Il voto anticipato – ha concluso Grasso – darebbe l’immagine di un paese instabile, consegnandoci alle turbolenze economiche che non potremmo sostenere». Già le turbolenze economiche. In questi giorni che precedono il Natale a questo pensano gli italiani. Alle turbolenze e alle conseguenze. Perciò il responso della seconda carica dello Stato è stato chiaro: No, no e poi no. Votare non si deve e non si può. Evviva la democrazia. Rosi Mauro scagionata: la pasionaria leghista da donna-scandalo a vittima Antonella Ambrosioni I«Hanno cercato un capro espiatorio», si era difesa nel’aprile del 2012 Rosi Mauro, l’ex senatrice leghista diventata il simbolo dello scandalo che colpì il Carroccio. Ora il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi le dà ragione. È stata infatti archiviata la posizione dell’ex vicepresidente del senato nell’ambito del procedimento con al centro le presunte irregolarità nella gestione dei fondi della Lega Nord che vede tra gli imputati Umberto Bossi e i figli Renzo e Riccardo. Rosi Mauro era stata accusata di essersi appropriata indebitamente di quasi 100mila euro. Estranea alle accuse «Sono soddisfatto perché la mia assistita era completamente estranea alle accuse – ha spiegato il difensore dell’ex senatrice, l’avvocato Pier Paolo Caso – e l’archiviazione riabilita definitivamente la sua immagine». Rosi Mauro, accusata dall’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, era stata espulsa dal partito nonostante si fosse sempre dichiarata innocente. Era diventa l’impresentabile per eccellenza, il volto oscuro della Lega che crolla sotto i colpi di Roma ladrona, capro espiatorio dei mali che avevano sconquassato il Carroccio. La macchina del fango sie era subito attivata, capelli neri, carattere ruvido, donna del Sud, la “Nera”, la “Strega”, la “Terrona”, la “Pasionaria”, la “Badante” costituivano l’antologia di soprannomi che le furono affibbiati. Usata cone un «pretesto» Si ipotizzò che coi denari di via Bellerio la Mauro avesse pagato anche una laurea per sé e per il caposcorta Pier Moscagiuro, il presunto «amante cantautore». Lei si è difesa con le carte: ha giustificato i fondi al Sindacato Padano, un’auto venduta alla Lega e altre spese. Per la Procura, si legge nella richiesta di archiviazione depositata nel giugno scorso da Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, «non è irragionevole ritenere» che Belsito «abbia utilizzato» l’ex vicepresidente del Senato e il suo bodyguard Pierangelo Moscagiuro, «come pretesti per prelevare denaro per se stesso». Ladri albanesi: «Rubiamo in Italia perché solo qui restiamo impuniti» SABATO 20 DICEMBRE 2014 Redazione “Qui in Italia facciamo quello che vogliamo, tanto restiamo sempre impuniti”. Il nostro Paese è lo zimbello di una banda di ladri albanesi, arrestati dai carabinieri di Padova, Albano e Montegrotto, dopo numerosi colpi tra Veneto (Padova e i colli Euganei la zona più rapinate) e il Trentino-Alto Adige. I militari hanno intercettato anche le conversazioni telefoniche tra i banditi, che si fanno beffe della giustizia italiana. Come riporta Il Mattino di Padova, i tre criminali autori di diversi saccheggi in abitazioni – “facevano visita anche a 10-15 case per notte” – se l’erano cavata con una semplice denuncia a piede libero dopo aver rubato mezzo chilo d’oro: “Solo in Italia capita di cavarsela così” sghignazzavano al telefono. L’altro giorno è scattato il blitz “in una pensione di Lusso a Cermes (in provincia di Bolzano)” – scrive Il Giornale – dove i giovani ladri si erano nascosti con la refurtiva: si tratta di Lica Edison (nato nel 1993), Miftar Halil (’90 e Lleshi Blerin (’89). Uno Secolo d’Italia di loro, mentre erano in corso le procedute di identificazioni, ha tentato la fuga, venendo prontamente bloccato dalle forze dell’ordine. Secondo il quotidiano locale, “l’attività di indagine ha permesso agli investigatori di ricondurre tale merce a un totale di 8 furti in appartamento commessi nei giorni precedenti dalla batteria, nel territorio di Este e in quello Bolzanino. Anelli, bracciali, oro- «È un rom» e quindi è stato assolto: aveva lasciato la bambina per strada 5 logi di pregio, ma anche semplici fedi nuziali, con incise date di matrimonio e nomi degli sposi derubati (per un valore stimato di oltre 50.000 €), sono in fase di restituzione agli aventi diritto”. Gabriele Farro Un rom è stato assolto (incredibilmente proprio perché è un rom) dallaccusa di aver lasciato sola per strada la figlia di 7 anni, perché il reato di abbandono di minore «non può configurarsi in un semplice, e programmaticamente momentaneo, lasciare solo un bambino, quando tale circostanza non espone quest’ultimo a nessun pericolo». «Dirlo sembra cinico, se non addirittura venato di razzismo – ha motivato il giudice, secondo quanto riferisce l’Eco di Bergamo – ma è semplicemente realistico quando i bambini stessi sono abituati a queste situazioni e conoscono perfettamente lo stile di vita nel quale sono destinati a crescere; e si ripete, senza che lo Stato-tutela ritenga di intervenire in qualche modo». Rom “perdonato”, bambini “dimenticati” La sentenza che sta già provocando un acceso dibattito online, è stata presa dal gup di Bergamo Tino Palestra chiamato a decidere sul caso di un rom bosniaco, vedovo e padre di 10 figli tra i 2 e i 27 anni, denunciato per aver lasciato una delle sue bambine sola per strada. La piccola, Stella, era stata notata da un passante seduta sulla scalinata delle Poste centrali di Bergamo, in via Locatelli. Sono arrivati i vigili che hanno trovato il padre nella stessa zona intento a chiedere l’elemosina e lo hanno denunciato. Il giudice, però, lo ha assolto, con la motivazione che trattandosi di una bambina rom è abituata a stare sola. Meloni: in materia di giustizia il premier fa cassa sui poveri 6 Secolo d’Italia Ignazio prova a restare in sella. Ma parlare di bici e piste non basta… Giulia Melodia Il sindaco Ignazio Marino prova a rimontare in sella, e lo fa per partecipare di primo mattino a Bike to School, ossia per accompagnare – rigorosamente in bici – i genitori dei bambini della scuola materna ed elementare Di Donato. Una delle varie manifestazioni romane pubblicizzate dalla sua presenza su due ruote. E mentre l’inchiesta Mafia Capitale non smette di far deflagrare lo scandalo con nuovi arresti e maxi-sequestri, aggiungendo sempre nuovi pezzi al puzzle malavitoso capitolino, il primo cittadino della capitale prova a distogliere l’attenzione dall’indagine. Dalla disastrosa audizione in commissione antimafia presieduta da un’agguerrita Rosy Bindi che non ha risparmiato al sindaco Pd annotazioni polemiche e critiche non proprio velate. Dalle ultime intercettazioni relative all’inchiesta Mafia Capitale che riguardereb- bero Maurizio Pucci, il “candidato” ad entrare nella nuova Giunta come assessore ai Lavori Pubblici, per intenderci, quelle pubblicate dal Messaggero, in cui Salvatore Buzzi sostiene, riferendosi a Pucci, che «quello ruba per il partito, ma tanta roba gli è rimasta attaccata». L’ossessione (o distrazione?) della bici E come volta pagina Marino? Come è suo stile fare: sbiciclettando per la città e invocando ad ogni sosta “istituzionale” nuove piste ciclabili. Nuove zone da chiudere alla viabilità. Altre aree pedonali a cui rifare il manto stradale: come se il problema di Roma fossero davvero i sampietrini. Una situazione al limite del surreale che ricorda la sequenza del film Johnny Stecchino di e con Roberto Benigni, in cui il protagonista, bloccato in auto in uno dei tanti ingorghi di Palermo, si sente dire da uno strepitso Paolo Carlotta De Bellis «La riforma della giustizia civile secondo il governo Renzi: impedire ai cittadini di rivolgersi al tribunale. È questo il senso dell’emendamento alla Legge di Stabilità presentato dall’Esecutivo e che alza ulteriormente del 10%, dal 1 gennaio 2015, il contributo unificato per avviare una causa civile». È quanto dichiara la presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Giorgia Meloni, che così continua: «Parliamo di una tassa che in 10 anni è aumentata in maniera spropositata e che il governo aveva già rialzato a giugno del 15%, così come spropositato è stato l’incremento del 300% della marca di iscrizione a ruolo, che con la Legge di Stabilità di Letta è passata da 8 a 27 euro. Ancora una volta Renzi sceglie di fare cassa sulla pelle della povera gente e da oggi diventa un lusso Bonacelli – per l’occasione nelle vesti del braccio destro di un boss mafioso latitante – che il reale problema della Sicilia è «il traffico». L’effetto stridente – e tragicomico – è lo stesso ricreato oggi dalle parole del sindaco Marino che, con tutte le gatte da pelare che ha in queste settimane, pensa ad «aumentare le piste ciclabili: un progetto per il 2015 – spiega – che non solo è inserito nel nuovo piano del trasporto urbano e della viabilità, ma a proposito del quale abbiamo notizie che molto probabilmente la nostra richiesta di finanziamento all’Ue per le ciclabili per diversi milioni di euro nel 2015 sarà approvata». Poi, men- SABATO 20 DICEMBRE 2014 rivolgersi a un sistema giudiziario inefficiente, lento e inadeguato come quello italiano. Chiediamo al governo di cancellare questa ennesima vergogna dalla Legge di Stabilità che, al di là delle slide e degli annunci, è di fatto un lunghissimo elenco di tasse». Approvato dalla Camera il nuovo processo civile Come è noto, un mese fa la Camera, con 353 voti favorevoli e 192 contrari, ha votato la questione di fiducia, posta dal governo, sull’approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile nel testo approvato dal Senato. tre autoincensa progettualità su due ruote e nuovi pasticci urbani, tra una disamina sulle «aree pedonali da preservare anche con la cura dei sampietrini», e un richiamo a quelle «ad alta percorrenza, probabilmente da asfaltare», Marino non tralascia di sottolineare la «necessità anche per i bambini di un corretto stile di vita», da applicare appunto andando in bici. Un uomo che assiste allo “spettacolo”, al limite del paradossale; forse raccogliendo le istanze di molti dei presenti alla convention green del sindaco, dalla strada urla un sintomatico, ed emblematico, «buffone»… Marò, l’India valuta una nostra proposta: la solita presa in giro? Secolo SABATO 20 DICEMBRE 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno Marò: dopo tre anni finalmente l’India ha ammesso, per la prima volta, di «avere allo studio» una proposta italiana per la soluzione della vicenda dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: a rivelarlo una risposta scritta inviata al Parlamento dal ministro degli Esteri, Sushma Swaraj. L’iniziativa sembrerebbe avere preso il via da una interrogazione sulla vicenda dei militari italiani bloccati in India presentata al governo da due membri del Partito comunista indiano (Cpi) del Rajya Sabha (la Camera alta del Parlamento), M.P.Achuthan del Kerala e D.Raja del Tamil Nadu. In essa si chiedeva «se è un fatto che il governo italiano ha cercato una soluzione consensuale alla vicenda da tempo in sospeso dei due militari italiani accusati di omicidio di due pescatori indiani nel 2012 al largo delle coste del Kerala». E, in caso di risposta positiva, si intendeva sapere «a che punto è il caso oggi e quale è la reazione del governo indiano alla proposta del governo italiano su di esso». Nella risposta scritta inviata successivamente al Parlamento, il ministro Swaraj si è limitato a rispondere sinteticamente «sì» alla prima domanda e sostenuto, riguardo alla seconda, che «la questione è attualmente all’esame della Corte suprema dell’India. Mentre la proposta del governo italiano sarebbe contestualmente «all’esame del (nostro) governo». Tra arbitrato e strani pasticci Sul fronte del nostro governo, invece, l’ennesimo di centrosinistra alle prese – fin qui inconcludenti – con l’interminabile questione marò, dopo l’«erroraccio» di Matteo Renzi, si incassa l’apertura arrivata da Nuova Delhi: il primo spiraglio di luce in fondo a un tunnel buio pesto. Un buio che avvolge i nostri due militari da ormai quasi tre anni, da quel giorno di febbraio del 2012 in cui sono stati accusati A Buzzi anche un appalto sospetto dalla Giunta rossa di Formello Sandro Forte Anche la Giunta di centrosinistra che governa (da un quarto di secolo) Formello, la cittadina alle porte di Roma, è finita in mezzo alle polemiche, per ora solo politiche, innescate dall’inchiesta su Mafia Capitale. Infatti la lista civica di sinistra Formello X Formello, vincitrice alle ultime elezioni, ha ricevuto dalla cooperativa “29 giugno” di Salvatore Buzzi, arrestato nell’ambito dell’indagine “Mondo di mezzo”, che ha coinvolto il mondo della politica e della criminalità, due bonifici da 10.000 euro, uno il 13/9/2011 e l’altro il 23/4/2012. Il sindaco del Pd, Sergio Celestino, si è giustificato affermando che non poteva essere a conoscenza della natura criminale di Salvatore Buzzi e che comunque «ogni contributo ricevuto è stato registrato ufficialmente, e accettato solo se donato tramite bonifico o assegno bancario, tracciabile ai sensi della legge (Dpr 917/86, art.18) sulle cosiddette “erogazioni liberali” per il sostegno alle attività politiche. Durante la campagna elettorale dichiarammo il finanziamento di cene, eventi, materiale elettorale web e stampato». Sul sito del Comune di Formello si legge che, «a seguito di regolare gara d’appalto, in data 8 febbraio 2012 è stato stipulato il contratto relativo con l’aggiudicatario: “cooperativa 29 giugno società cooperativa Onlus”». L’appalto riguarda il servizio di raccolta differenziata. Dubbi e sospetti sorgono in quanto il primo bonifico è stato effettuato fuori dalla campagna elettorale, ma soprattutto cinque mesi prima della stipulazione del contratto tra Comune e cooperativa. Ecco perché Gianfilippo Santi e Marco Angelici, consi- Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi La speranza di un ritorno a breve? Errori reiterati. Cavilli amplificati. Ipotesi al vaglio. Valutazioni all’esame. Il caso marò ci ha insegnato ormai da quasi tre anni a dilatare il tempo fino all’inverosimile, tanto che oggi, mentre ancora non si è formalmente deciso a quale giurisdizione affidare l’esame giuridico del caso, e dunque in base a quale codice di procedura processare i due militari italiani, si studia la possibilità di una soluzione consensuale e si accoglie favorevolmente lo spiraglio aperto dall’India su questa incredibile vicenda. Uno spiraglio arrivato dopo la bocciatura delle richieste mosse dai legali di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre di trascorrere le festività natalizie in famiglia, in Italia. L’augurio, allora, è che possa realmente esserci un loro tempestivo rientro per Natale. La speranza è che il biglietto per il ritorno a casa sia di sola andata. Le giustificazioni della lista civica Formello X Formello Dal canto suo la lista civica di sinistra Formello X Formello ha spiegato che, «come in ogni campagna elettorale, anche nell’ultima tornata che ha portato alla elezione del sindaco Sergio Celestino abbiamo ricevuto “erogazioni liberali” in denaro con cui abbiamo finanziato le nostre iniziative: le abbiamo tutte registrate nel nostro conto corrente e sono sempre state effettuate per assegno o bonifico, secondo quanto previsto dalla legge sul finanziamento a partiti e movimenti politici. Tra queste figura anche il contributo erogato dalla coop “29 giugno” che tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, in vista della campagna elettorale, ha effettuato due bonifici a nostro favore, come pure altre aziende e privati cittadini. I contributi di una cooperativa storica, che fino alle vicende di questi giorni era un Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci dell’omicidio di due pescatori scambiati per pirati. Un errore di valutazione, dunque, ha segnato l’inizio del dramma. Un errore di valutazione ha rischiato di compromettere la possibilità di un epilogo a breve, stavolta commesso da Matteo Renzi, tratto in inganno, solo a metà novembre scorso, da un colloquio intercorso con il presidente indiano Narendra Modi, con il quale il premier invece di parlare di arbitrato internazionale avrebbe considerato un’ipotesi alternativa di trattative informali (che avrebbero implicato l’intervento dei servizi segreti?), inconsapevole però del fatto che la giustizia indiana è indipendente dal governo, e dunque responsabile di un ulteriore dilazione sul caso. glieri d’opposizione, hanno chiesto la convocazione di un Consiglio comunale straordinario per avere chiarimenti in merito, Consiglio che è stato fissato per il 23. Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale d’Italia 7 noto punto di riferimento per l’intero movimento cooperativo, sono arrivati a valle dell’affidamento del servizio, avvenuto nel settembre del 2011, non potendo quindi in alcun modo configgere con le procedure di aggiudicazione. Il contratto sarebbe stato firmato solo nel 2012: come infatti spesso accade, il contratto viene firmato successivamente all’avvio del servizio». Pronta la replica di Federico Palla, portavoce di Fratelli d’Italia di Formello: «Le giustificazioni della lista Formello X Formello sono arrivate ma sono poco esaustive. Le parole non servono, bastano i fatti, che parlano da soli: avete preso 20.000 euro dalla cooperativa “29 giugno” che lavora per voi. Il Comune prende i soldi dai cittadini, poi li dà ad una cooperativa che li ridà ad una lista civica: questo significa che la vostra campagna elettorale è stata regolare sicuramente, ma pagata dai cittadini. Forse era meglio che la cooperativa “29 giugno” non vi avesse dato i 20.000 euro in modo da far pagare meno alle famiglie lo scotto della vostra campagna elettorale». Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250