salvini sbarca al sud in giacca e t-shirt. sparisce il

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salvini sbarca al sud in giacca e t-shirt. sparisce il
d’Italia
SALVINI SBARCA AL SUD IN GIACCA E T-SHIRT.
SPARISCE IL VERDE PADANO…
ANNO LXII N.295
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
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Gloria Sabatini
È la star del giorno: decine di flash e
taccuini impazziscono dietro l’altro
Matteo. Sdoganato dal successo elettorale, ben rasato, camicia bianca
sbottonata, niente cravatta verde,
Salvini sceglie l’austera Sala del Mappamondo di Montecitorio per battezzare la sua nuova creatura (un
«progetto di vita online») per aggredire le sterminate praterie del Centro
e del Mezzogiorno d’Italia.
Il simbolo
Lo sbarco al Sud è ufficiale con tanto
di simbolo, moduli di iscrizione, carta
dei valori e gadget. Sparisce il nome
Lega, troppo ingombrante, sparisce il
verde padano e al suo posto, su un
rassicurante sfondo azzurro stile forzista, si stagliano le parole NOI con
SALVINI. «Non è particolarmente intelligente, ma lineare e sobrio», dice
ammettendo un po’ di imbarazzo per
non aver resistito alla tentazione del
carisma personalistico. Rottamazione? Solo a metà. Al Nord (fino alla
Toscana e all’Umbria) la Lega non si
tocca; al Centro- Sud e Isole il Carroccio si rifà il look. Le chiama “contaminazioni” e che non si dica che
dietro le baldanzose truppe di Matteo
si nasconda un’operazione elettorale
per blindare il Sud e mettersi al timone del centrodestra.
sabato 20/12/2014
Secessione
Sulla secessione, croce e delizia dei
tempi andati, neanche un cenno. Bocche cucite sull’articolo 1 dello statuto,
quello che Fratelli d’Italia chiede da
tempo di correggere come condizione
per un’alleanza futura
Meglio giocare con formule più stemperate: la parola d’ordine della Lega 2.0 è
“Stato federale italiano” perché i cannoni
leghisti non sono mai stati puntati contro
il Sud ma contro la sua classe dirigente.
Gli errori
«Non siamo cambiati, anche io ho fatto i
miei errori, ma guardiamo avanti». Sbarcare al Sud, sedurre i delusi, i disperati,
i pasdaran dell’astensione, per conquistare quel profilo nazionale che è sempre stato un tabù. Per ora niente
organigramma, niente referenti locali,
niente sede: il verbo è affidato al web.
Con quale selezione? Come per gli immigrati, il controllo degli ingressi (in arrivo anche un manipolo ristretto di ex An)
è una vera spina nel fianco.
No agli infiltrati
A parole il progetto, a cui il segretario ha
lavorato con l’aiuto di un pugno di fedelissimi, è out per infiltrati o riciclati. Ma la formula non c’è: per ora il discrimine,
dall’aria vagamente populista, è tra chi ha
un curriculum politico e chi no. «Abbiamo
tante richieste, comitati, associazioni, le
vaglieremo, per ora è un pre-adesione,
chi non ha esperienze politiche entra subito, per gli altri ci prenderemo del tempo.
Non mi interessa la ricicleria. Non siamo
un tram per chi vuole tenersi la poltrona…».
Nessuna guerrra
Non parte la guerra nel centrodestra, promette il leader leghista. «Il mio competitor è Renzi, la sfida non è con Berlusconi
né con Alfano», per il quale – ha chiarito
– non c’è spazio. «Non mi alleo con chi
non è coerente sui principi e governa con
Renzi. Mi interrogo invece sui chi sta al
governo a metà con la sinistra».
Non abbiamo fretta
«Non abbiamo fretta. Non so quando,
ma andremo al governo». Con malcelato
orgoglio padano, Salvini ironizza sui «fini
analisti» che un anno fa vaticinarono la
morte della Lega sepolta dagli scandali
del Trota. «E invece siamo qui e dettiamo l’agenda politica su euro, Europa e
tassazione…». Li chiama “paletti semantici” quelli posti sui temi più caldi:
«Lo Stato non entra in camera da letto,
in cucina, in bagno.
Ma il matrimonio è quello tra uomo e
donna e i bimbi li adottano le famiglie con
un padre e una madre» Sul dopo euro
non rinuncia all’immancabile stoccata a
Grillo.
«Ha smesso di insultarci. È una buona
notizia.
Il suo referendum resta una sòla perché
l’euro cadrà prima dell’inutile raccolta di
firme del M5S».
Gli ex An sedotti dalla “Lega sudista”: da Moffa a Souad Sbai
Redazione
Sedotti dal verbo leghista firmato Matteo Salvini, delusi
dall’epilogo del Pdl, in molti tra
le file degli ex An si fanno
avanti. Sull’onda dell’ultimo
exploit elettorale il segretario
del Carroccio ha deciso di
uscire dalla roccaforte nordista
per sconfinare al Centro e al
Sud. L’idea, che covava sotto
la cenere da tempo, oggi è realtà e la nuova creatura politica è aperta a chi ne
condivide valori e prospettive.
I volti noti
Non pochi i volti noti delle destra che fu di Alleanza nazio-
nale alla conferenza stampa
di presentazione della Lega
Sud alla Sala del Mappamondo di Montecitorio. Confermata la lista della vigilia.
Tra i presenti Silvano Moffa,
ex presidente della Provincia
di Roma, un passato nel Msi e
poi in An, tra i più convinti che
la nuova Lega, una volta abbandonate le parole d’ordine
del passato, possa rappresentare una valida alternativa
al renzismo dilagante. «La
fase del centrodestra che abbiamo conosciuto si è chiusa
per sempre. Ormai il Carroccio – dice dalle colonne de il
Messaggero – parla aperta-
mente del valore nazionale del
Mezzogiorno. Salvini è l’unico
in grado di lanciare una sfida
culturale e politica a Matteo
Renzi». Nessun imbarazzo, insomma, per i vecchi slogan
padani all’insegna del razzismo e della secessione.
Acqua passata.
Le adesioni
Anche Stefano Gaggioli, ex
parlamentare Pdl, già assessore della Provincia di Roma e
presidente di Sviluppo Italia, è
della partita. Tre anni fa fondò
insieme a Moffa il movimento
Azione Popolare e oggi è
pronto a confluire nella nuova
creatura salviniana. Pronta ad
aderire anche Souad Sbai, la
parlamentare di origini marocchine che seguì Gianfranco
Fini fuori dal Pdl con la nascita
di Futuro e Libertà, salvo poi
farvi ritorno. Tra il pubblico
della conferenza stampa
anche Francesco Cosimo Proietti, ex parlamentare Pdl, storico
braccio
destro
di
Gianfranco Fini. A Roma si dà
per certo anche l’arrivo di Enrico Cavallari, già assessore
della giunta Alemanno, e di
Marco Pomarici, prima forzista, poi alfaniano, ed ex presidente
del
Consiglio
comunale di Roma.
Fitto dice no a Berlusconi:
«Ho deciso, non mi candido in Puglia»
2
Secolo
d’Italia
SABATO 20 DICEMBRE 2014
Mariano Folgori
Raffaele Fitto dice definitivamente no a Berlusconi sulla
sua possibile candidatura alle
regionali in Puglia. Così l’esponente di FI scrive sul suo blog:
«Ho il dovere – una volta per
tutte – di ribadire pubblicamente quello che ti ho già più
volte spiegato in privato: la mia
ricandidatura in Puglia non c’è
e non ci sarà.
Dunque, perché continuare
con balletti senza costrutto?».
«Né Matteo 1 né Matteo 2»
Fitto motiva la sua scelta con
la necessità di contribuire alla
ripresa dell’iniziativa politica di
FI in tutto il Paese.
«Non posso privarmi (e privarti) del piacere e della responsabilità di contribuire
(ovviamente senza ruoli e
senza nomine, ma attraverso
l’iniziativa politica) al rilancio
nazionale del centrodestra italiano, dopo gli errori di questi
mesi, che rischiano di renderci
irrilevanti».
Nell’intervento dell’ex governatore della Puglia non mancano
accenti polemici: «Non intendo
iscrivermi né a Forza Matteo 1
(Renzi) né a Forza Matteo 2
(Salvini), ognuno dei quali –
peraltro – fa benissimo il proprio mestiere.
Siamo noi che non lo facciamo
più: il nostro compito è quello
di fare tutto il possibile per invertire la rotta e contribuire a
dare al nostro centrodestra un
futuro e una prospettiva».
Sondaggio: continua il calo
di Renzi e del Pd, sempre
in crescita il Carroccio
Redazione
Lieve calo per il Pd e il Movimento 5
Stelle (-0,6% per il Pd), che rimangono il primo e secondo partito – con
il 37,5% e 18,5% rispettivamente –
nelle intenzioni di voto di Ixè per
Agorà (Raitre). Prosegue il balzo in
avanti della Lega Nord, che si attesta all’12,1% (+0,9%). Quanto alla fiducia nei leader, Renzi resta primo
ma in calo di un punto (dal 40 al
39%), seguito da Napolitano (38%),
Salvini (27%), Berlusconi e Grillo
(15%), Alfano (13%). Il sondaggio ha
anche verificato la percentuale delle
persone che, oggi, andrebbero a votare, che risulta essere del 58,8%.
Verificata anche la risposta al caso
del deputato M5s Tommaso Currò
che ha lasciato il movimento. Secondo il 24%, è un bene perché il
movimento si rafforzerà, mentre il
41% pensa che sia un male, indice
«Primarie a febbraio»
Dopo il “niet” alla sua candidatura alle regionali, l’esponente
pugliese di Forza Italia insiste
sulle primarie.
«Le primarie sono, ad oggi,il più
valido strumento di mobilitazione di energie e idee, in una
competizione libera e aperta,
che farebbe un gran bene al
centrodestra in tutte le regioni
interessate al voto.
E propongo di tenerle nel mese
di febbraio . A meno che non si
preferisca seguire la strada fallimentare già scelta in Emilia e
Calabria: arrivare in ritardo con
candidature decise in una
stanza, annunciate via comunicato stampa, costringendo i candidati presidenti a una corsa ad
handicap, perché privi del necessario slancio popolare iniziale».
M5s“. Anche in questo caso sono i
“non sa” a fare la parte del leone,
con il 36%.
(-0,1), Sc 0,3% ( = ). La rilevazione è
stata effettuata da Ixè per Agorà-Rai
3 il 17/12/2014 con sondaggio CatiCami su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000
soggetti maggiorenni (su 7.160 contatti complessivi), di età superiore ai
18 anni. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’Istat.
I dati sono stati ponderati al fine di
garantire la rappresentatività rispetto
ai parametri di sesso, età e macro
area di residenza. Margine d’errore
massimo: +/-3,1%.
di poca democrazia interna (il 35%
non sa).
Toto-Quirinale: preferenze basse
per tutti
Altro argomento “caldo”, la corsa al
Quirinale. Percentuali abbastanza
basse per tutti i possibili candidati,
con al primo posto Giorgio Napolitano, grazie ad un 19% di consensi,
seguito da Emma Bonino col 15%.
Prodi e Draghi ottengono il 10%,
mentre per Padoan e Veltroni non si
va, rispettivamente, oltre il 4 e il 3%.
Ma grande parte degli italiani, il 39%,
non sa chi indicare tra i nomi proposti. Il sondaggio registra anche le
preferenze degli elettori Pd. Alla domanda su chi Renzi dovrebbe indicare, il 34% degli elettori dem
risponde “una donna”, il 14% Prodi,
il 10% “un nome d’intesa con Berlusconi” e il 6% “un nome gradito al
Le percentuali per ogni partito
Questo il quadro complessivo delle
intenzioni di voto (tra parentesi lo
scostamento percentuale rispetto
alla settimana precedente): Pd
37,5% (-0,6), M5s 18,5% (-0,1), Fi
13,9% (-0,2), Lega Nord 12,1%
(+0,9), Sel 3,8% (+0,4), Fdi-An 2,2%
(-0,4), Ncd 2,1% (-0,2), Prc 2,0%
(+0,1), Udc 1,7% (+0,3), Verdi 0,9%
Immigrati: l’Italia è un colabrodo,
in Spagna (e altrove) non si entra
SABATO 20 DICEMBRE 2014
Francesca Signoretta
Altri duecento immigrati diretti in
un porto (qualsiasi) della Sicilia.
Come accade quasi ogni giorno,
tanto da non fare più notizia. Ma
dalle città sale l’allarme, un allarme che arriva non solo dai residenti ma anche da chi ha ruoli
delicati come il procuratore della
Repubblica di Catania, Giovanni
Salvi. Che fa un quadro della situazione snocciolando dati drammatici: 160mila immigrati arrivati
in Sicilia dal 2012 al 2014. E quest’ann,o nelle province di Catania,
Ragusa e Siracusa, vi sono stati
263 sbarchi (rispettivamente 45,
116 e 102).
L’impegno europeo non c’è
I fermi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono
stati 46, sono 61 quelli per associazione per delinquere finalizzata
al
favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina e
191 le persone rinviate a giudizio
tra il 2011 e il 2014 per quest’ultimo reato; 109 quelle condannate in primo grado. Tra il 2013 e
il 2014 le squadre mobili di Cata-
Secolo
d’Italia
Melilla, l’enclave spagnola in Marocco. Secondo fonti della prefettura locale, il tentativo di massa di
scavalcare la doppia barriera metallica di protezione frontaliera,
alta sei metri, è avvenuto a Villa
Pilar, dove vari migranti sono riusciti ad arrampicarsi, sfidando i
controlli della polizia.
nia, Siracusa e Ragusa, coordinate dalla Dda di Catania, hanno
portato a termine tre operazioni:
“Markeb-el-khbir”, “Tessa” e “Tokhla”. «Chiediamo un impegno
sia a livello nazionale che europeo perché si comprenda che qui
sono necessarie risorse umane,
finanziare e normative per affrontare questo problema – ha
detto Salvi – se si riproporrà,
come è previsto, l’anno prossimo». «Questa è già una terra –
ha aggiunto – in cui si lavora moltissimo su reati di criminalità organizzata. Quest’anno abbiamo
ottenuto ottimi risultati: 109 condanne di soli reati associativi; ma
l’anno prossimo non saremo in
grado di sopportare ancora uno
sforzo di questo genere nel
campo della all’immigrazione
clandestina, se non vi sarà la
comprensione che questa è una
dinamica che non si può affrontare solo sul piano penale e solo
nei singoli distretti».
In Spagna gli immigrati non
passano
Tutto questo mentre la Spagna si
organizza per rafforzare i respingimenti. Le forze di sicurezza di
Madrid hanno infatti rimandato
indietro 200 migranti di origini
sub-sahariane alla frontiera di
I dissidenti cubani non credono ai Castro:
«Diteci i nomi di chi libererete»
Giovanni Trotta
Mercoledì 17 dicembre sarà ricordata come una giornata storica nei
libri di storia dopo l’apertura dei
rapporti fra Usa e Cuba. Un giorno
in cui, quasi a suggellare il disgelo,
il presidente Barack Obama è stato
sorpreso con un sigaro cubano alla
Casa Bianca. E lo ha pure annusato. È successo durante la celebrazione ebrea di Hanukkah. Uno
degli ospiti si è presentato con uno
dei migliori sigari cubani, Montecristo, e lo ha donato al presidente
3
che lo ha annusato, il tutto ripreso
in un video da un altro ospite.
«Molto buono», ha commentato il
capo della Casa Bianca.
Il republican Marco Rubio all’attacco
Ma non tutti credono alla volontà di
Cuba, e neanche di Obama, di fare
la pace improvvisamente: «La
svolta annunciata da Obama si
basa su un’illusione, una bugia,
quella che più commercio e più accesso al denaro e a beni di con-
sumo si tradurrà in più libertà per i
cubani», attacca il senatore di origini cubane Marco Rubio (anche
lui nel totocandidati alla Casa
Bianca), per il quale le aperture di
Obama «daranno al regime dei
Castro, che controlla ogni aspetto
della vita dei cubani, l’opportunità
di manipolare questi cambiamenti
perpetuando il suo potere». Anche
altri la pensano così: «Siamo in attesa di conoscere i nomi dei prigionieri», il cui rilascio è stato
preannunciato dall’Avana mercoledì nell’ambito della svolta dei rapporti con Cuba, sottolinea infatti
Elizardo Sanchez, responsabile
della Commissione cubana per i
Diritti umani e la Riconciliazione
nazionale. «Abbiamo raccolto più
di cento nomi di prigionieri per ragioni politiche, ma non abbiamo la
minima idea su chi potrà beneficiare» dell’accordo, ha detto a 14 y
Nel 2014 oltre 20.000 respingimenti
Un elicottero della guardia civile è
stato inviato sul posto ed è stata
interrotta al traffico la circonvallazione che corre lungo il perimetro
del confine, mentre gli agenti
hanno respinto i migranti. Si tratta
del terzo episodio analogo in una
settimana. Secondo stime della
prefettura, sono oltre 20.000 gli
stranieri che hanno tentato di passare in territorio spagnolo dal Marocco attraverso le frontiere di
Melilla dall’inizio del 2014. Ma soltanto 2.000 sono riusciti a entrare
nell’enclave. Anche la Spagna è
Europa, ma sull’immigrazione le
politiche sono molto diverse da
quelle attuate dall’Italia.
medio, il sito web della blogger
Yoani Sanchez.
Rivelato il nome della super-spia
Usa
Però si è appreso che Rolando
Sarraff Trujillo è il nome misterioso
agente doppio al soldo degli Usa
scambiato insieme ad Alan Gross
con i tre agenti cubani nella svolta
dei rapporti tra Washington e
L’Avana. Sarraff Trujillo, precisano i
media, era un agente che criptava
messaggi per conto dell’intelligence di Cuba agganciato segretamente dalla Cia e rimasto al
servizio degli Usa fino a metà degli
anni ’90, quando fu arrestato. Dopo
aver annunciato la liberazione incrociata di detenuti, l’amministrazione Usa e L’Avana avevano reso
noto l’identità di tutte le persone rilasciate salvo la sua. La Casa
Bianca si era limitata a parlarne
come di un uomo dei servizi cubani
passato dalla parte di Washington
e che era stato in carcere in patria
per una ventina d’anni. Fonti americane hanno d’altro lato affermato
che l’agente avrebbe avuto un
ruolo-chiave nell’identificazione di
diverse spie cubane negli Usa nel
corso degli anni.
Grasso fa il profeta: «Nessuno pensa
davvero al voto anticipato»
Secolo
4
Tano Canino
«La posizione del presidente
Renzi e della maggior parte delle
forze politiche ha sempre guardato alla fine naturale della legislatura nel 2018». Nei comodi
panni di un novello Zarathustra il
quale, per l’appunto, essendo
iranico vestiva il Kurta, il nostro
amabile presidente del Senato
Pietro Grasso ha profuso oggi a
piene mani dosi massicce di
saggezza e/o di lungimiranza.
Negando recisamente non solo
la necessità, ma financo la possibilità di un voto anticipato.
Votare non si deve e non si
può
Forse perché sente prossimo il
fatidico momento in cui, dimessosi Giorgio Napolitano, assumerà le funzioni del facente
SABATO 20 DICEMBRE 2014
d’Italia
Grasso, che il Pd bersaniano ha
catapultato alla guida di Palazzo
Madama nella più totale disperazione successiva al voto politico, ha voluto mostrare a tutti –
e in primis alla amata stampa
scambiando i tradizionali auguri
– le sue certezze. Che paiono in-
crollabili. E non solo sulla durata
della legislatura. Nossignori.
Perché il presidente del Senato
ha pure aggiunto che, secondo
lui, al voto sarebbero contrari
anche gli italiani, perché «non
credo che i cittadini tornerebbero
volentieri, dopo aver seguito per
mesi accesi dibattiti nelle aule
parlamentari – a volte anche
troppo accesi – in merito al superamento del bicameralismo
paritario, a votare come se nulla
fosse mai avvenuto».
E vuoi mettere i problemi economici? E la crisi? E il lavoro? «Il
voto anticipato – ha concluso
Grasso – darebbe l’immagine di
un paese instabile, consegnandoci alle turbolenze economiche
che non potremmo sostenere».
Già le turbolenze economiche.
In questi giorni che precedono il
Natale a questo pensano gli italiani. Alle turbolenze e alle conseguenze.
Perciò il responso della seconda
carica dello Stato è stato chiaro:
No, no e poi no. Votare non si
deve e non si può. Evviva la democrazia.
Rosi Mauro scagionata: la pasionaria leghista da donna-scandalo a vittima
Antonella Ambrosioni
I«Hanno cercato un capro espiatorio», si
era difesa nel’aprile del 2012 Rosi Mauro,
l’ex senatrice leghista diventata il simbolo
dello scandalo che colpì il Carroccio. Ora il
gip di Milano Carlo Ottone De Marchi le dà
ragione. È stata infatti archiviata la posizione dell’ex vicepresidente del senato nell’ambito del procedimento con al centro le
presunte irregolarità nella gestione dei
fondi della Lega Nord che vede tra gli imputati Umberto Bossi e i figli Renzo e Riccardo. Rosi Mauro era stata accusata di
essersi appropriata indebitamente di quasi
100mila euro.
Estranea alle accuse
«Sono soddisfatto perché la mia assistita
era completamente estranea alle accuse –
ha spiegato il difensore dell’ex senatrice,
l’avvocato Pier Paolo Caso – e l’archiviazione riabilita definitivamente la sua immagine». Rosi Mauro, accusata dall’ex
tesoriere del Carroccio Francesco Belsito,
era stata espulsa dal partito nonostante si
fosse sempre dichiarata innocente. Era diventa l’impresentabile per eccellenza, il
volto oscuro della Lega che crolla sotto i
colpi di Roma ladrona, capro espiatorio dei
mali che avevano sconquassato il Carroccio. La macchina del fango sie era subito
attivata, capelli neri, carattere ruvido,
donna del Sud, la “Nera”, la “Strega”, la
“Terrona”, la “Pasionaria”, la “Badante” costituivano l’antologia di soprannomi che le
furono affibbiati.
Usata cone un «pretesto»
Si ipotizzò che coi denari di via Bellerio la
Mauro avesse pagato anche una laurea
per sé e per il caposcorta Pier Moscagiuro,
il presunto «amante cantautore». Lei si è
difesa con le carte: ha giustificato i fondi al
Sindacato Padano, un’auto venduta alla
Lega e altre spese. Per la Procura, si legge
nella richiesta di archiviazione depositata
nel giugno scorso da Robledo e dai pm
Paolo Filippini e Roberto Pellicano, «non è
irragionevole ritenere» che Belsito «abbia
utilizzato» l’ex vicepresidente del Senato e
il suo bodyguard Pierangelo Moscagiuro,
«come pretesti per prelevare denaro per se
stesso».
Ladri albanesi: «Rubiamo in Italia
perché solo qui restiamo impuniti»
SABATO 20 DICEMBRE 2014
Redazione
“Qui in Italia facciamo quello che
vogliamo, tanto restiamo sempre
impuniti”. Il nostro Paese è lo zimbello di una banda di ladri albanesi, arrestati dai carabinieri di
Padova, Albano e Montegrotto,
dopo numerosi colpi tra Veneto
(Padova e i colli Euganei la zona
più rapinate) e il Trentino-Alto
Adige. I militari hanno intercettato
anche le conversazioni telefoniche tra i banditi, che si fanno beffe
della giustizia italiana. Come riporta Il Mattino di Padova, i tre criminali autori di diversi saccheggi
in abitazioni – “facevano visita
anche a 10-15 case per notte” –
se l’erano cavata con una semplice denuncia a piede libero
dopo aver rubato mezzo chilo
d’oro: “Solo in Italia capita di cavarsela così” sghignazzavano al
telefono. L’altro giorno è scattato
il blitz “in una pensione di Lusso
a Cermes (in provincia di Bolzano)” – scrive Il Giornale – dove
i giovani ladri si erano nascosti
con la refurtiva: si tratta di Lica
Edison (nato nel 1993), Miftar
Halil (’90 e Lleshi Blerin (’89). Uno
Secolo
d’Italia
di loro, mentre erano in corso le
procedute di identificazioni, ha
tentato la fuga, venendo prontamente bloccato dalle forze dell’ordine. Secondo il quotidiano
locale, “l’attività di indagine ha
permesso agli investigatori di ricondurre tale merce a un totale di
8 furti in appartamento commessi
nei giorni precedenti dalla batteria, nel territorio di Este e in quello
Bolzanino. Anelli, bracciali, oro-
«È un rom» e quindi è stato assolto:
aveva lasciato la bambina per strada
5
logi di pregio, ma anche semplici
fedi nuziali, con incise date di matrimonio e nomi degli sposi derubati (per un valore stimato di oltre
50.000 €), sono in fase di restituzione agli aventi diritto”.
Gabriele Farro
Un rom è stato assolto (incredibilmente proprio perché è un rom) dallaccusa di aver lasciato sola per strada la figlia di 7 anni,
perché il reato di abbandono di minore «non
può configurarsi in un semplice, e programmaticamente momentaneo, lasciare solo un
bambino, quando tale circostanza non
espone quest’ultimo a nessun pericolo».
«Dirlo sembra cinico, se non addirittura venato di razzismo – ha motivato il giudice, secondo quanto riferisce l’Eco di Bergamo – ma
è semplicemente realistico quando i bambini
stessi sono abituati a queste situazioni e conoscono perfettamente lo stile di vita nel
quale sono destinati a crescere; e si ripete,
senza che lo Stato-tutela ritenga di intervenire in qualche modo».
Rom “perdonato”, bambini “dimenticati”
La sentenza che sta già provocando un acceso dibattito online, è stata presa dal gup di
Bergamo Tino Palestra chiamato a decidere
sul caso di un rom bosniaco, vedovo e padre
di 10 figli tra i 2 e i 27 anni, denunciato per
aver lasciato una delle sue bambine sola per
strada. La piccola, Stella, era stata notata da
un passante seduta sulla scalinata delle
Poste centrali di Bergamo, in via Locatelli.
Sono arrivati i vigili che hanno trovato il padre
nella stessa zona intento a chiedere l’elemosina e lo hanno denunciato. Il giudice, però,
lo ha assolto, con la motivazione che trattandosi di una bambina rom è abituata a stare
sola.
Meloni: in materia di giustizia
il premier fa cassa sui poveri
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Secolo
d’Italia
Ignazio prova a restare in sella.
Ma parlare di bici e piste non basta…
Giulia Melodia
Il sindaco Ignazio Marino prova a
rimontare in sella, e lo fa per partecipare di primo mattino a Bike
to School, ossia per accompagnare – rigorosamente in bici – i
genitori dei bambini della scuola
materna ed elementare Di Donato. Una delle varie manifestazioni romane pubblicizzate dalla
sua presenza su due ruote. E
mentre l’inchiesta Mafia Capitale
non smette di far deflagrare lo
scandalo con nuovi arresti e
maxi-sequestri, aggiungendo
sempre nuovi pezzi al puzzle
malavitoso capitolino, il primo cittadino della capitale prova a distogliere
l’attenzione
dall’indagine. Dalla disastrosa
audizione in commissione antimafia presieduta da un’agguerrita Rosy Bindi che non ha
risparmiato al sindaco Pd annotazioni polemiche e critiche non
proprio velate. Dalle ultime intercettazioni relative all’inchiesta
Mafia Capitale che riguardereb-
bero Maurizio Pucci, il “candidato” ad entrare nella nuova
Giunta come assessore ai Lavori
Pubblici, per intenderci, quelle
pubblicate dal Messaggero, in
cui Salvatore Buzzi sostiene, riferendosi a Pucci, che «quello
ruba per il partito, ma tanta roba
gli è rimasta attaccata».
L’ossessione (o distrazione?)
della bici
E come volta pagina Marino?
Come è suo stile fare: sbiciclettando per la città e invocando ad
ogni sosta “istituzionale” nuove
piste ciclabili. Nuove zone da
chiudere alla viabilità. Altre aree
pedonali a cui rifare il manto stradale: come se il problema di
Roma fossero davvero i sampietrini. Una situazione al limite del
surreale che ricorda la sequenza
del film Johnny Stecchino di e
con Roberto Benigni, in cui il protagonista, bloccato in auto in uno
dei tanti ingorghi di Palermo, si
sente dire da uno strepitso Paolo
Carlotta De Bellis
«La riforma della giustizia civile
secondo il governo Renzi: impedire ai cittadini di rivolgersi al tribunale. È questo il senso
dell’emendamento alla Legge di
Stabilità presentato dall’Esecutivo
e che alza ulteriormente del 10%,
dal 1 gennaio 2015, il contributo
unificato per avviare una causa civile».
È quanto dichiara la presidente di
Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale,
Giorgia Meloni, che così continua:
«Parliamo di una tassa che in 10
anni è aumentata in maniera spropositata e che il governo aveva
già rialzato a giugno del 15%, così
come spropositato è stato l’incremento del 300% della marca di
iscrizione a ruolo, che con la
Legge di Stabilità di Letta è passata da 8 a 27 euro.
Ancora una volta Renzi sceglie di
fare cassa sulla pelle della povera
gente e da oggi diventa un lusso
Bonacelli – per l’occasione nelle
vesti del braccio destro di un
boss mafioso latitante – che il
reale problema della Sicilia è «il
traffico». L’effetto stridente – e
tragicomico – è lo stesso ricreato oggi dalle parole del sindaco Marino che, con tutte le
gatte da pelare che ha in queste
settimane, pensa ad «aumentare
le piste ciclabili: un progetto per il
2015 – spiega – che non solo è
inserito nel nuovo piano del trasporto urbano e della viabilità,
ma a proposito del quale abbiamo notizie che molto probabilmente la nostra richiesta di
finanziamento all’Ue per le ciclabili per diversi milioni di euro nel
2015 sarà approvata». Poi, men-
SABATO 20 DICEMBRE 2014
rivolgersi a un sistema giudiziario
inefficiente, lento e inadeguato
come quello italiano. Chiediamo al
governo di cancellare questa ennesima vergogna dalla Legge di
Stabilità che, al di là delle slide e
degli annunci, è di fatto un lunghissimo elenco di tasse».
Approvato dalla Camera il
nuovo processo civile
Come è noto, un mese fa la Camera, con 353 voti favorevoli e
192 contrari, ha votato la questione di fiducia, posta dal governo, sull’approvazione senza
emendamenti e articoli aggiuntivi,
dell’articolo unico del disegno di
legge di conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge
12 settembre 2014, n. 132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi
per la definizione dell’arretrato in
materia di processo civile nel testo
approvato dal Senato.
tre autoincensa progettualità su
due ruote e nuovi pasticci urbani,
tra una disamina sulle «aree pedonali da preservare anche con
la cura dei sampietrini», e un richiamo a quelle «ad alta percorrenza,
probabilmente
da
asfaltare», Marino non tralascia
di sottolineare la «necessità
anche per i bambini di un corretto stile di vita», da applicare
appunto andando in bici. Un
uomo che assiste allo “spettacolo”, al limite del paradossale;
forse raccogliendo le istanze di
molti dei presenti alla convention
green del sindaco, dalla strada
urla un sintomatico, ed emblematico, «buffone»…
Marò, l’India valuta una nostra proposta:
la solita presa in giro?
Secolo
SABATO 20 DICEMBRE 2014
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Marò: dopo tre anni finalmente l’India ha ammesso, per la prima volta, di «avere allo studio»
una proposta italiana per la soluzione della vicenda dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: a rivelarlo una
risposta scritta inviata al Parlamento dal ministro degli Esteri, Sushma Swaraj. L’iniziativa
sembrerebbe avere preso il via da una interrogazione sulla vicenda dei militari italiani bloccati in India presentata al governo da due
membri del Partito comunista indiano (Cpi) del
Rajya Sabha (la Camera alta del Parlamento),
M.P.Achuthan del Kerala e D.Raja del Tamil
Nadu. In essa si chiedeva «se è un fatto che il
governo italiano ha cercato una soluzione consensuale alla vicenda da tempo in sospeso dei
due militari italiani accusati di omicidio di due
pescatori indiani nel 2012 al largo delle coste
del Kerala». E, in caso di risposta positiva, si
intendeva sapere «a che punto è il caso oggi e
quale è la reazione del governo indiano alla
proposta del governo italiano su di esso». Nella
risposta scritta inviata successivamente al Parlamento, il ministro Swaraj si è limitato a rispondere sinteticamente «sì» alla prima
domanda e sostenuto, riguardo alla seconda,
che «la questione è attualmente all’esame
della Corte suprema dell’India. Mentre la proposta del governo italiano sarebbe contestualmente «all’esame del (nostro) governo».
Tra arbitrato e strani pasticci
Sul fronte del nostro governo, invece, l’ennesimo di centrosinistra alle prese – fin qui inconcludenti – con l’interminabile questione
marò, dopo l’«erroraccio» di Matteo Renzi, si
incassa l’apertura arrivata da Nuova Delhi: il
primo spiraglio di luce in fondo a un tunnel
buio pesto. Un buio che avvolge i nostri due
militari da ormai quasi tre anni, da quel giorno
di febbraio del 2012 in cui sono stati accusati
A Buzzi anche un appalto sospetto
dalla Giunta rossa di Formello
Sandro Forte
Anche la Giunta di centrosinistra che governa (da un quarto di secolo) Formello,
la cittadina alle porte di Roma, è finita in
mezzo alle polemiche, per ora solo politiche, innescate dall’inchiesta su Mafia
Capitale. Infatti la lista civica di sinistra
Formello X Formello, vincitrice alle ultime
elezioni, ha ricevuto dalla cooperativa “29
giugno” di Salvatore Buzzi, arrestato nell’ambito dell’indagine “Mondo di mezzo”,
che ha coinvolto il mondo della politica e
della criminalità, due bonifici da 10.000
euro, uno il 13/9/2011 e l’altro il
23/4/2012. Il sindaco del Pd, Sergio Celestino, si è giustificato affermando che
non poteva essere a conoscenza della
natura criminale di Salvatore Buzzi e che
comunque «ogni contributo ricevuto è
stato registrato ufficialmente, e accettato
solo se donato tramite bonifico o assegno
bancario, tracciabile ai sensi della legge
(Dpr 917/86, art.18) sulle cosiddette “erogazioni liberali” per il sostegno alle attività
politiche. Durante la campagna elettorale
dichiarammo il finanziamento di cene,
eventi, materiale elettorale web e stampato». Sul sito del Comune di Formello si
legge che, «a seguito di regolare gara
d’appalto, in data 8 febbraio 2012 è stato
stipulato il contratto relativo con l’aggiudicatario: “cooperativa 29 giugno società
cooperativa Onlus”». L’appalto riguarda il
servizio di raccolta differenziata. Dubbi e
sospetti sorgono in quanto il primo bonifico
è stato effettuato fuori dalla campagna
elettorale, ma soprattutto cinque mesi
prima della stipulazione del contratto tra
Comune e cooperativa. Ecco perché
Gianfilippo Santi e Marco Angelici, consi-
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
La speranza di un ritorno a breve?
Errori reiterati. Cavilli amplificati. Ipotesi al vaglio. Valutazioni all’esame. Il caso marò ci ha insegnato ormai da quasi tre anni a dilatare il
tempo fino all’inverosimile, tanto che oggi, mentre ancora non si è formalmente deciso a quale
giurisdizione affidare l’esame giuridico del caso,
e dunque in base a quale codice di procedura
processare i due militari italiani, si studia la possibilità di una soluzione consensuale e si accoglie favorevolmente lo spiraglio aperto dall’India
su questa incredibile vicenda.
Uno spiraglio arrivato dopo la bocciatura delle
richieste mosse dai legali di Salvatore Girone e
Massimiliano Latorre di trascorrere le festività
natalizie in famiglia, in Italia. L’augurio, allora, è
che possa realmente esserci un loro tempestivo
rientro per Natale. La speranza è che il biglietto
per il ritorno a casa sia di sola andata.
Le giustificazioni della lista civica Formello X Formello
Dal canto suo la lista civica di sinistra
Formello X Formello ha spiegato che,
«come in ogni campagna elettorale,
anche nell’ultima tornata che ha portato
alla elezione del sindaco Sergio Celestino abbiamo ricevuto “erogazioni liberali” in denaro con cui abbiamo finanziato
le nostre iniziative: le abbiamo tutte registrate nel nostro conto corrente e sono
sempre state effettuate per assegno o
bonifico, secondo quanto previsto dalla
legge sul finanziamento a partiti e movimenti politici. Tra queste figura anche il
contributo erogato dalla coop “29 giugno”
che tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012,
in vista della campagna elettorale, ha effettuato due bonifici a nostro favore,
come pure altre aziende e privati cittadini.
I contributi di una cooperativa storica, che
fino alle vicende di questi giorni era un
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
dell’omicidio di due pescatori scambiati per pirati. Un errore di valutazione, dunque, ha segnato l’inizio del dramma. Un errore di
valutazione ha rischiato di compromettere la
possibilità di un epilogo a breve, stavolta commesso da Matteo Renzi, tratto in inganno, solo
a metà novembre scorso, da un colloquio intercorso con il presidente indiano Narendra Modi,
con il quale il premier invece di parlare di arbitrato internazionale avrebbe considerato un’ipotesi alternativa di trattative informali (che
avrebbero implicato l’intervento dei servizi segreti?), inconsapevole però del fatto che la giustizia indiana è indipendente dal governo, e
dunque responsabile di un ulteriore dilazione sul
caso.
glieri d’opposizione, hanno chiesto la
convocazione di un Consiglio comunale
straordinario per avere chiarimenti in merito, Consiglio che è stato fissato per il 23.
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
d’Italia
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noto punto di riferimento per l’intero movimento cooperativo, sono arrivati a valle
dell’affidamento del servizio, avvenuto nel
settembre del 2011, non potendo quindi in
alcun modo configgere con le procedure
di aggiudicazione. Il contratto sarebbe
stato firmato solo nel 2012: come infatti
spesso accade, il contratto viene firmato
successivamente all’avvio del servizio».
Pronta la replica di Federico Palla, portavoce di Fratelli d’Italia di Formello: «Le giustificazioni della lista Formello X Formello
sono arrivate ma sono poco esaustive. Le
parole non servono, bastano i fatti, che
parlano da soli: avete preso 20.000 euro
dalla cooperativa “29 giugno” che lavora
per voi. Il Comune prende i soldi dai cittadini, poi li dà ad una cooperativa che li ridà
ad una lista civica: questo significa che la
vostra campagna elettorale è stata regolare sicuramente, ma pagata dai cittadini.
Forse era meglio che la cooperativa “29
giugno” non vi avesse dato i 20.000 euro
in modo da far pagare meno alle famiglie
lo scotto della vostra campagna elettorale».
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7 agosto 1990 n. 250