come scioglie ogni vincolo di società » (45), trovano necessaria la

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come scioglie ogni vincolo di società » (45), trovano necessaria la
come scioglie ogni vincolo di società » (45), trovano necessaria
la legge Pica (46), dall'altra mantengono aperto il discorso sugli
aspetti sociali del problema.
Il 14 agosto ' 6 3 , alla fine dell'articolo nel quale si riconosce
la necessità delle misure straordinarie, « L'Opinione » riafferma
che i proprietari meridionali devono venire incontro alle esigenze dei contadini, perché nell'Italia settentrionale dove c'è la
mezzadria non c'è brigantaggio. Nell'ottobre il giornale torinese
appesantisce la polemica con i meridionali che nelle corrispondenze insistono sulle misure repressive: è un male
« indurre nelle popolazioni del Napoletano la falsa idea che il governo
possa per se solo rimediare ad una cangrena cosi complessa e che
si alimenta nelle più intime condizioni del paese, talché non siavi
bisogno di quel più efficace concorso che i cittadini soltanto possono
procurare. La commissione del brigantaggio aveva additato il grande
e continuo incentivo che a questa piaga offre la condizione miserrima
del contadino napoletano. La legge che frettolosamente si accolse
sul finire della sessione non poteva occuparsi di ciò. È una questione
sociale che solo possono sciogliere i proprietari napoletani, quando
siano meglio illuminati sul loro vero interesse. Ma noi cerchiamo
invano quale incitamento o quale spinta vi abbia dato la stampa,
che pur si dice democratica, delle province meridionali. Su questo
tema, che noi abbiamo toccato già molto prima che la commissione
parlamentare vi aggiungesse l'autorità della sua sanzione, tutti man-
(45) « La Perseveranza », 21 aprile 1863. La frase fa parte di un
articolo di commento alla discussione su Fumel in cui, con tono tra
cinico ed amaro, si descrivono gli effetti del brigantaggio, che, scrive il
giornale, « è la più terribile di tutte le guerre, è la guerra sociale, la
guerra contro il governo, contro la proprietà, contro i cittadini, la guerra
contro gli inermi, contro le donne, contro gli innocenti, è la guerra fatta
con le devastazioni, con gli incendii, con il tradimento, con la tortura,
con lo stupro, la guerra che non ci lascia pace né giorno né notte, che
non ci permette riconoscere nemici da amici, e che logora ogni sentimento
comune, così come scioglie ogni vincolo di società. Ebbene questa guerra
provoca fatalmente una reazione terribile. I soldati che indurano marce
faticosissime e imboscate sanguinose, i cittadini che hanno a vendicare
le sostanze distrutte, le donne offese, le mutilazioni, le morti, si uniscono
insieme in un comune sentimento di salute, ed oppongono alla violenza
dell'oppressione una non minore violenza nella difesa. Noi spieghiamo, e
non pretendiamo esibire né giustificazioni, né apologie ».
(46) Cfr. « L a Perseveranza», 12 agosto; «L'Opinione», 14 agosto;
« La Nazione », 28 agosto 1863.