1 PUBLIO OVIDIO NASONE Poeta e letterato
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1 PUBLIO OVIDIO NASONE Poeta e letterato
PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) Poeta e letterato latino Sulmo mihi patria est, gelidis uberrimus undis,/ milia qui novies distat ab Urbe decem “Mi è patria Sulmona, ricchissima di fresche acque, / distante novanta miglia da Roma” (Tristia IV, 10, 3-4) BIOGRAFIA Publio Ovidio Nasone (in latino Publius Ovidius Naso) nacque a Sulmona il 20 marzo del 43 a.C.; le uniche cose che sappiamo della sua vita le apprendiamo dal poeta stesso, che parla di sé in un’elegia, la quarta dei Tristia, di natura prettamente autobiografica. È considerato l’ultimo, in ordine cronologico, dei poeti elegiaci romani; è Ovidio stesso a confermarlo: successor fuit hic tibi, Galle, Propertius illi; / quartus ab his serie temporis ipse fui (“egli [Tibullo] successe a te, o Gallo, Properzio a lui; / quarto dopo questi fui io stesso in ordine di tempo”, Tristia IV, 10, 53-54). Nato da una famiglia facoltosa appartenente al rango dei cavalieri, a 12 anni (31 a.C.) si recò a Roma con il fratello Lucio (di un anno più grande), per completare gli studi; a tale scopo frequentò le lezioni di grammatica e retorica dei più insigni maestri della capitale, in particolare Marco Arellio Fusco e Marco Porcio Latrone. Il padre desiderava avviare Ovidio ed il 1. Ovidio immaginato da Anton von Werner. fratello alla carriera forense, ma mentre Lucio, che morì prematuramente, avrebbe seguito volentieri il consiglio del genitore, Publio si sentiva più portato per la poesia, sorretto in questo da una straordinaria facilità nel comporre d’istinto versi ingegnosi e brillanti o, per dirla con le sue stesse parole, “ciò che tentavo di dire era già in versi” (et quod temptabam dicere versus erat, cfr. Tristia IV 10, 26); non a caso Seneca il Vecchio (Controversiae II, 8-12) ricorda che Ovidio declamava raramente, e per lo più suasoriae (orazioni che riprendevano vecchie “tesi” nelle quali l’aspirante oratore doveva calarsi in una situazione storica o mitica e persuadere un determinato personaggio a compiere o meno l’atto chiave della sua esistenza, sostenendo in due distinti discorsi tutte le possibili argomentazioni a favore o meno di una presa di PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 1 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO posizione). Dopo un lungo viaggio in Grecia ed Asia Minore (d’obbligo a quei tempi per perfezionare gli studi e completare la formazione culturale), al ritorno del quale fu anche in Egitto e per un anno in Sicilia in compagnia dell’amico Emilio Macro, a 18 anni Ovidio rientrò a Roma, dove intraprese la carriera pubblica esercitando però solo qualche magistratura minore: fu uno dei decemviri stlitibus iudicandis e poi fece parte dei tresviri capitales (funzionari di polizia), ma non aspirò mai al Senato, pago della propria dignità equestre ed alieno sollicitae… ambitionis. Pertanto, contro il parere del padre, si dedicò agli studi letterari e la sua vocazione poetica fu alimentata con l’avvicinamento al circolo di Marco Valerio Messalla Corvino, in cui conobbe, 2. Ritratto di Ovidio presente nel volume di Giovanni Pietro Bellori Imagines veterum philosophorum (1685). tra gli altri, Tibullo, la prematura morte del quale (19 a.C.) lo commosse profondamente. L’esperienza nel “Circolo di Messalla” lo indusse risolutamente ad abbandonare la carriera pubblica e a seguire senza ulteriori esitazioni la vocazione per le lettere e la poesia. Più tardi ebbe contatti anche col circolo di Mecenate e conobbe quindi i maggiori poeti dell’epoca, quali Orazio, Properzio, Gallo e, per poco tempo, Virgilio (morto nel 19 a.C.). Tale ambiente aiutò Ovidio, dandogli la serenità e l’incentivo necessari per esprimersi e produrre: fu così che il peligno divenne in poco tempo il “poeta ufficiale” e alla moda in una società che, dopo essere uscita dall’incubo dalle guerre civili, assaporava i frutti della pace abbandonandosi al lusso e al consumismo, vogliosa soltanto di vivere e di godere; cantore galante in circoli raffinati, grazie alla sua sensibilità, allo spirito aperto e alla signorilità, fu proprio Ovidio a fornire a questa società un prodotto letterario che ne rispecchiava fedelmente i modelli di comportamento e per questo riscosse un successo immediato e strepitoso, diventando, appena ventenne, il protagonista indiscusso dei salotti mondani di Roma, inclusi quelli vicini ad Augusto. Per quanto riguarda la sua vita privata, all’età di trent’anni Ovidio aveva già alle spalle tre matrimoni e due divorzi: dopo i primi due legami sfortunati con donne delle quali si sa poco o nulla (da una di loro ebbe anche una figlia, Perilla), sposò una giovane fanciulla della gens Fabia, che fu fedele consorte nella gioia e nel dolore, restandogli accanto sino alla morte; Ovidio amò Fabia teneramente e, nelle sue opere, traspare un ricordo commosso dell’ultima moglie. Pur avendo ottenuto in breve tempo fama e ammirazione, però, Ovidio si muoveva su un terreno minato, perché tutto ciò di cui parlava liberamente nei suoi scritti cozzava vistosamente con PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 2 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO i propositi di restaurazione morale che costituivano uno dei punti fondamentali del programma del principe e, infatti, nell’8 d.C. (anno in cui, secondo gli ultimi studi, andrebbe collocata anche la morte del suo protettore Messalla Corvino), il poeta, all’apice del successo, fu colpito da un ordine di Augusto (ratificato poi dal successore Tiberio), che lo relegava nella lontana Tomi, un piccolo centro costiero del Ponto Eusino (l’attuale Costanza, in Romania). Tomi, allora ai confini estremi dell’impero, era sede di un avamposto militare romano: un luogo inospitale, circondato da gente barbara (gli Sciti) che viveva di rapine, dove nessuno comprendeva il latino e, secondo la 3. Busto di Ovidio conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. tradizione il poeta era costretto ad usare i gesti. Si trattò, però, di una relegatio e non di un exilium (ben più grave), in quanto non prevedeva la perdita dei diritti civili e la confisca dei beni; tuttavia i suoi libri vennero condannati pubblicamente come immorali e, di fatto, nonostante le suppliche sue, della moglie e degli amici, Ovidio fu costretto a rimanere isolato in una terra selvaggia e inospitale, nella più cupa tristezza, sino alla morte, avvenuta nel 17 o nel 18 a.C.; non tornò in Italia neanche da morto e venne sepolto a Tomi. Ignoti restano i motivi del rigido provvedimento di Augusto, anche se Ovidio stesso vi accenna, enigmaticamente (forse allo scopo di non irritare ulteriormente l’imperatore), in un’elegia, nella quale parla di due colpe che l’avrebbero perduto: Perdiderint cum me duo crimina, carmen et error / alterius facti culpa silenda mihi (Tristia II, 1, 207-208). Nel “carmen” deve essere allusione all’Ars amatoria, il suo trattato sull’amore libertino che, contemporaneamente alla condanna, venne ritirato dalle biblioteche pubbliche; il libro era manifestamente in contrasto col coevo programma augusteo di restaurazione morale dei costumi, tuttavia la critica moderna rifiuta di credere che l’opera rappresentasse il motivo principale che determinò la relegatio, poiché tra la pubblicazione della stessa ed il provvedimento vero e proprio passarono circa nove anni nei quali aveva potuto circolare liberamente ed essere letta da molte persone. Quindi, presumibilmente, l’accusa mascherava più vere ragioni personali, cioè quello che Ovidio chiama error: l’ipotesi più verosimile è che il poeta sia stato coinvolto, più o meno involontariamente, come testimone o addirittura complice, in uno scandalo di corte, che l’imperatore aveva tutto l’interesse a mantenere segreto; la PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 3 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO circostanza sarebbe confermata dalla simultanea relegatio alle isole Tremiti di Giulia minore (Vipsania Giulia Agrippina), nipote di Augusto e moglie di un influente personaggio (Lucio Emilio Paolo), accusata di adulterio con un giovane patrizio (Decimo Giunio Silano). Il poeta, infatti, si esprime in merito così: “Perché vidi? Perché resi colpevoli i miei occhi? / Perché dalla mia imprudenza fu conosciuta una colpa?” (Cur aliquid vidi? Cur noxia lumina feci? / Cur imprudenti cognita culpa mihi?, cfr. Tristia II, 103-104). Secondo alcuni storici il poeta, in amicizia con Silano, l’amante di Giulia minore, aveva favorito gli incontri clandestini dei due, fornendo loro una buona copertura; neppure da escludere è l’eventualità che gli adulteri fossero stati colti in flagranza di reato proprio in casa di Ovidio che, così, si era trovato direttamente coinvolto nella scabrosa vicenda. Per la storica dell’antichità Marta Sordi l’error di cui parla Ovidio sembra da collegare più che coi costumi licenziosi di Giulia, con la partecipazione a incontri politici dell’opposizione antiaugustea che faceva capo agli amici di Giulia e di Germanico, desideroso di succedere ad Augusto al posto di Tiberio. Il fatto stesso che Ovidio abbia attribuito il suo esilio, in maniera molto vaga in realtà, ad un error, ha favorito il proliferare di interpretazioni diverse, spesso molto fantasiose, riguardo alla reale entità di questo “sbaglio”: secondo alcuni, per esempio, Ovidio avrebbe avuto illecite relazioni con l’imperatrice Livia Drusilla, che sarebbe da identificare nella donna cantata negli Amores con lo pseudonimo di Corinna; per altri, avrebbe scoperto illeciti rapporti di Augusto a corte o avrebbe curiosato imprudentemente sulla condotta privata e sulle abitudini intime proprio dell’imperatrice Livia; per altri ancora, potrebbe aver assistito agli sfoghi di ira cui era soggetto Augusto, in particolare dopo l’annientamento dell’esercito guidato da Publio Quintilio Varo nella selva di Teutoburgo da parte dei Germani; secondo altri, infine, avrebbe partecipato alla congiura di Agrippa Postumo, pretendente al trono, contro Tiberio, sostenuto dalla madre Livia, o avrebbe preso le difese di Germanico contro Augusto. Per quanto riguarda il suo stile, si può dire che Ovidio, vero poeta della Roma del suo tempo, 4. La statua di Ovidio situata nel centro storico di Sulmona, città natale del poeta. “realizza una sua [originale] PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino letteratura 4 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO dell’immaginario e del misteriosofico: non curò la pensosità filosofica di Lucrezio, giacché, a proposito delle origini del mondo, si rivela un ‘superficiale’ narratore di miti; non l’innovativa sensibilità di Catullo; non la rappresentazione dell’arcano di Virgilio e di Tibullo; non infine la sana ironia di Orazio. Ovidio compie il miracolo dell’affabulazione e rappresenta le cose in divenire, le persone nel mistero dei sentimenti: fu sempre poeta pronto a replicare con la sua grande teoria della icasticità immaginaria. Sono caratteristiche [invece] in lui la prontezza del verso, la fluidità e il ritmo della metrica, le riflessioni gnomiche, le ridondanze di espressione, il gioco delle figure e dei colori, il modo retorico che raffina la mancanza della lima. E’ Ovidio, infine, a dare la definitiva sistemazione al distico elegiaco, venuto a perfezione attraverso l’opera dei suoi predecessori, soprattutto Tibullo” (G. Fiordalisi). 5. La statua di Ovidio a Costanza (Romania). PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 5 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO OPERE La produzione di Ovidio è vastissima e comprende varie opere di carattere amoroso come gli Amores, le Heroides, l’Ars Amatoria, i Remedia Amoris; di argomento mitologico come le Metamorfosi e i Fasti; di carattere personale come i Tristia e le Epistulae ex Ponto, scritte dall’esilio per impietosire Augusto e cercare invano di ottenere la revoca del grave provvedimento. La sua produzione, dunque, può essere facilmente divisa in tre gruppi: 1. le opere giovanili o amorose; 2. le opere maggiori o della maturità; 3. le opere dell’esilio; cui vanno aggiunte altre opere minori (4.) e alcuni scritti erroneamente attribuiti ad Ovidio (5.). 1. Opere giovanili o amorose AMORES Gli Amores (“Amori”), in 3 libri (una prima edizione era però composta da 5 volumi), furono composti tra il 23 e il 14 a.C. (il poeta ne iniziò la composizione, dunque, intorno ai vent’anni). Si tratta di 50 carmi elegiaci che si strutturano in una sorta di romanzo amoroso, teso a narrare l’amore per una donna chiamata Corinna, pseudonimo (nome di una poetessa greca) dietro il quale si cela forse un personaggio puramente letterario, certamente lontanissimo dalle donne intensamente vagheggiate dagli altri poeti d’amore latini, secondo lo stile e le convenzioni dell’elegia amorosa: il poeta è asservito alla domina (signora, padrona), soffre per le sue infedeltà, è geloso degli altri ammiratori e contrappone la vita militare alla vita 6. Ovidio immaginato dalle Cronache di Norimberga (XCIII). amorosa. Ma Ovidio non soffre drammaticamente come Catullo e mantiene sempre un certo distacco intellettuale: vede l’amore come un gioco e questa concezione amorosa si traduce e si esplica in un ribaltamento degli atteggiamenti e dei temi tradizionali (Ovidio giunge ad amare anche due donne contemporaneamente, chiede all’amata non PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 6 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO di essergli fedele ma di nascondergli i tradimenti affinché lui possa fingere di non sapere); ad alimentare la fantasia ovidiana è la precedente produzione elegiaca, con una serie di “luoghi comuni” (come il lamento davanti alla porta dell’amata, il servizio d’amore inteso come “milizia”...), mentre l’epigramma ellenistico d’amore e l’intera società romana, brillante e festosa, gli suggeriscono variazioni sul tema pressoché infinite. Ciò che sorprende, sin d’ora, è l’attitudine del poeta a scavare entro le pieghe riposte della psicologia femminile, abilità che troverà compiutezza nelle Heroides, la composizione delle quali è forse contemporanea a quella degli Amores. ARS AMATORIA L’Ars amatoria (o Ars amandi, “L’arte di amare”), un trattato sull’amore composto tra l’1 a.C. e l’1 d.C., consta di 3 libri in distici elegiaci. I primi due libri sono indirizzati agli uomini, ai quali Ovidio insegna come cercare e conquistare (I), nonché conservare (II) l’amore di una donna; nel III, composto in un secondo momento, il poeta rivolge gli stessi consigli alle donne. Il titolo (che forse più opportunamente sarebbe da tradurre “arte della seduzione”) deriva dal primo verso dell’opera, e riecheggia – in modo ironico – da un lato le coeve artes oratoriae, dall’altro le “arti d’amare” dei filosofi greci. Dunque, anche l’Ars amatoria si propone come un genere nuovo, laddove presenta, nella formale struttura 7. Ovidio in un’antica raffigurazione. “didascalica”, i contenuti caratteristici del più smaliziato mondo poetico ovidiano: di qui un contrasto sottile, che offre al poeta l’occasione per istituire un suo gioco, intellettualistico e ironico, su quell’eterno gioco che è l’amore (egli si definisce infatti praeceptor Amoris). L’opera, che si colloca all'apice di tutta l’elegia latina precedente e, secondo il latinista Concetto Marchesi, si tratta del “capolavoro della poesia erotica latina”, vuol essere un vero e proprio un vero e proprio codice e galateo dell’amore e della seduzione e perciò espone in maniera organica quei precetti, che più di una volta, anche se in forma isolata, erano già apparsi negli Amores (qualche spunto “precettistico” era, del resto, anche in Tibullo e in Properzio), condendoli però con arguzie e piacevolezze; infatti si tratta di una PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 7 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO precettistica molto poco austera, giacché ogni situazione d’amore resta solo frivola avventura, arricchita da digressioni, gustosi riferimenti al mondo del mito o alla storia o alla leggenda (in alcuni “affreschi” mitici è già prefigurato quello che sarà il mondo delle Metamorfosi). HEROIDES Le Heroides (“Eroine”, ma il nome originale doveva essere quello di Epistulae heroidum, “Lettere di eroine”) sono ventuno lettere d’amore in metro elegiaco, indirizzate da donne famose, in genere del mondo del mito, ai loro amanti. In particolare le prime 14 sono lettere di eroine mitiche (Penelope a Ulisse, Fillide a Demofonte, Briseide ad Achille, Fedra a Ippolito, Enone a Paride, Ipsipile a Giasone, Didone a Enea, Ermione a Oreste, Deianira a Ercole, Arianna a Teseo, Canace a Macareo, Medea a Giasone, Laodamia a Protesilao, Ipermestra a Linceo); la quindicesima è l’unica lettera di un personaggio non mitologico, ma storico: quella della poetessa Saffo a Faone; le ultime sei, riunite a coppie e forse composte dal poeta successivamente, sono lettere di eroi alle loro amate, cui segue la replica di queste (Paride a Elena, Leandro a Ero, Aconzio a Cidippe). Si tratta di un genere completamente nuovo per la letteratura latina (anche se indubbio precedente è la missiva properziana di Aretusa a Licota, due pseudonimi che però celavano personaggi reali) ed Ovidio può a ben diritto considerarsene l’inventore: l’epistola erotica in versi è dominata dalla forma retorica delle suasoriae, discorsi fittizi rivolti a personaggi mitici o storici per persuaderli o dissuaderli in determinate circostanze, in questo caso a ricambiare un amore. Vi sono numerosi parallelismi con l’epica e con la tragedia (in particolare i monologhi delle eroine euripidee), ma non mancano rivisitazioni e riscritture di alcuni miti (come nel caso della lettera di Fedra a Ippolito, nella quale la matrigna veste i panni di una scaltra seduttrice piuttosto che quelli di una donna disperata). MEDICAMINA FACIEI FEMINEAE Medicamina faciei femineae (“Medicamenti per il viso femminile”), trattato di cosmetica incompleto costituito da un centinaio di versi in metro elegiaco, è anch’esso un’opera a carattere precettistico. È diviso in due parti, la prima delle quali è una difesa dell’eleganza della vita di città, in confronto all’antica semplicità campagnola dei costumi, mentre la seconda consiste in una serie di ricette di cosmetici (5), atti a permettere alle donne di conservare o rendere più attraente la loro bellezza. REMEDIA AMORIS Remedia amoris (“Rimedi all’amore”), 800 distici elegiaci composti per aiutare a guarire dalle pene d’amore, è una sorta di antidoto dell’Ars amatoria: a ben vedere, si tratta di una risposta PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 8 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO scanzonata e pungente alle critiche che, da parte dei moralisti, erano state rivolte alla sua precettistica d’amor galante; Ovidio, in definitiva, si diverte mostrando di ritrattare, ma con infinito garbo, i suoi precedenti insegnamenti. In questo libro, infatti, il poeta intende spiegare come evitare le insidie di Cupido, in che modo liberarsene dopo essere caduti nel tranello d’amore e come lenire gli effetti nefasti degli amori sfortunati. Con fine ironia, simile a quella dell’Ars amatoria, il poeta invita l’amante infelice a considerare i difetti dell’amata, a fuggire la solitudine e, insomma, a “distrarsi”. Importante è poi ostacolare la mala passione quand’è all’inizio, prima che col tempo abbia modo di prender forza (non infrequenti, a tal proposito, sono i motivi desunti anche dalla topica filosofica d’ispirazione stoica). 2. Opere maggiori o della maturità METAMORFOSI Le Metamorfosi (in latino Metamorphoseon libri XV) sono l’opera più importante e impegnativa di Ovidio: il “poema delle trasformazioni”, che l’autore iniziò a comporre intorno al 3 d.C. ed ultimò poco prima dell’esilio, si articola in 15 libri di esametri (unica opera, nella sua produzione, scritta in questi versi tipici della poesia epica), nei quali sono esposti circa 250 miti uniti tra loro dal tema della trasformazione: partendo dal racconto del Caos primitivo nel Cosmo, seguono poi miti e leggende riguardanti gli astri, le fonti, le pietre, le piante e gli animali fino a giungere all’uomo. Ecco quindi le leggende e i miti di Giove, Deucalione e Pirra, Dafne ed Apollo, Giunone, Io ed Europa, Bacco, Perseo, Eco, Ermafrodito, Medusa, Andromeda, Minerva, Aretusa; seguono le imprese di Ercole, le vicende di Orfeo agli inferi, le disavventure di re Mida, fino alla guerra troiana con la controversia tra Aiace e Ulisse e le peregrinazioni nel Lazio di Enea; per chiudere con l’ultimo libro con un accenno al filosofo Pitagora e alle lodi di Cesare trasformato in stella e a quelle non meno ossequiose rivolte ad Augusto. In pratica nelle Metamorfosi si trova tutta la storia mitica del mondo, ma riorganizzata in una serie di racconti continuati, il cui criterio generale di compilazione segue l’ordine cronologico, molto spesso variato da Ovidio con l’introduzione di eventi anteriori o posteriori al fatto narrato, o con collegamenti tra le storie in base a rapporti familiari piuttosto che secondo affinità o diversità. Insomma si tratta di un racconto mosso e articolato, talvolta al limite dell’artificio, che mostra l’abilità stupefacente del poeta di legare tra di loro storie che apparentemente non hanno un filo logico comune: l’unico principio unificatore è, infatti, la metamorfosi. Un espediente particolarmente amato dal poeta è il racconto nel racconto, grazie al quale il poeta trasforma i personaggi “narrati” in personaggi “narranti” che PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 9 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO raccontano vicende proprie o altrui. Numerose possono essere considerate le “fonti” ovidiane: raccolte di miti circolavano in repertori che Ovidio deve aver certamente conosciuto; il tema della trasformazione, alessandrina poi, (basti era caro pensare a alla letteratura Callimaco e a Eratostene, e poi alle Trasformazioni di Nicandro di Colofone e di Partenio di Nicea), ma era stato trattato pure nel mondo latino da Emilio Macro e, occasionalmente, da Catullo e da Virgilio (nella poesia omerica era poi il modello di ogni trasformazione: quella, operata dalla maga Circe, dei compagni di Ulisse in porci). E tuttavia il risultato dell’operazione ovidiana è completamente nuovo rispetto ai suoi precedenti, sviluppandosi all’insegna della più fervida e colorita fantasia, con uno stile e un metro che con la loro sapientissima “facilità” 8. Ovidio in un’antica raffigurazione. sembrano mirabilmente accompagnare la perpetua vicenda delle mutazioni e l’illusorietà delle forme, soggette a continui cambiamenti, in una continuità quasi organica che lega l’uomo alla natura. Benché ad una prima lettura possano apparire come un’opera disorganica e “barocca”, frutto quasi di un’obbedienza eccessiva alle norme della varietas, le Metamorfosi rivelano la loro unità nella concezione di una natura animata, fatta di miti divenuti materia vivente, partecipe di un tutto che si trasforma: una natura intesa come archivio fremente di storie trascorse, ove è possibile avvertire la presenza di una creatura mitica in un albero, in una fonte, in un sasso. Sebbene prima di lasciare Roma Ovidio avesse dato alle fiamme il manoscritto delle Metamorfosi ritenendolo imperfetto (lo racconta lui stesso nei Tristia), l’opera fu poi pubblicata, dietro incarico del poeta stesso da Tomi, a cura d’un amico, che ne possedeva fortunatamente una copia personale; tuttavia l’opera non fu molto nota fino al XII secolo, quando, grazie ad una serie di codici conservati in biblioteche arabe sorte in Spagna, alcuni esemplari tornarono alla luce: fu così che, grazie alle Metamorfosi, gli occidentali riscoprirono tutta la mitologia greca e l’opera ebbe una vastissima incidenza culturale, tanto da ispirare ed influenzare l’opera di molti grandi scrittori, dal primo Rinascimento in poi (Ariosto, Cervantes, Lope de Vega, Shakespeare, Milton, Goethe, Swimburne, Swift, Shaw, d’Annunzio), e da far meritare ad Ovidio un posto nel Limbo dantesco accanto ad Omero, padre della letteratura occidentale. Non sono da dimenticare poi le opere degli artisti, pittori PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 10 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO e scultori, che da queste descrizioni mitologiche hanno preso negli ultimi ottocento anni ispirazione per i loro grandi capolavori e, infine, le innumerevoli opere musicali, liriche e sinfoniche, come quelle di Monteverdi, Haendel, Cherubini. FASTI I Fasti (titolo che potremmo tradurre con “calendario”), sono un’opera erudita di carattere eziologico (mirante cioè a spiegare le cause di un determinato evento), che originariamente doveva prevedere dodici libri, uno per ogni mese dell’anno: oggi ce ne rimangono la metà, quelli relativi ai mesi che vanno da gennaio a giugno, perché la composizione dell’opera (contemporanea a quella delle Metamorfosi) fu interrotta alla fine del sesto libro a causa della relegazione a Tomi (8 d.C.). Durante l’esilio, l’opera, in distici elegiaci, fu rivista da Ovidio (in particolare il primo libro) e dedicata a Germanico, figlio adottivo di Tiberio, dopo la morte di Augusto (14 d.C.). Nelle intenzioni dell’autore l’opera doveva illustrare (secondo un procedimento simile a quello utilizzato da Callimaco negli Aitia) le feste religiose e le ricorrenze varie del calendario introdotto da Cesare, che vengono presentate spiegando le origini sia delle stesse festività sia delle leggende, delle tradizioni e delle usanze civili e religiose col ricorso ad aneddoti, favole, episodi della storia di Roma; allo stesso tempo Ovidio impartisce anche nozioni di astronomia, spiegando usanze e tradizioni popolari. A tale scopo, il poeta si avvalse di varie fonti, soprattutto di Varrone e Verrio Flacco, nonché di Livio (da notare che i Fasti, per la loro documentazione, restano tra l’altro una delle più preziose testimonianze di antiquaria latina). Tuttavia, pur nell’intento di comporre un’opera che voleva cantare la religione romana, in sintonia col severo programma augusteo di restaurazione, Ovidio manca di autentiche motivazioni interiori, tanto che lo scopo celebrativo rimane tutto esteriore, non essendo supportato né da un interesse storico-religioso, né dal senso patriottico della grandezza di Roma; ai riti, alle feste, alle sacre istituzioni di Roma antica, Ovidio s’accosta con spirito disincantato, ancora con quel gusto di raccontare proprio delle Metamorfosi, e con una curiosità ironica nei confronti del divino. 3. Opere dell’esilio TRISTIA I Tristia (“Tristezze”), raccolta di elegie (componimenti poetici in distici elegiaci) in cinque libri, furono scritti tra l’8 e il 12 d.C. Sono incentrati sull’amara esperienza dell’esilio e scritti in tono lamentoso ed afflitto, al fine di ottenere il ritorno a Roma: il primo libro narra il doloroso PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 11 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO distacco da Roma, mentre nel secondo (costituito da un’unica elegia di 600 versi diretta allo stesso Augusto), Ovidio chiede perdono per il famigerato carmen ed invoca un luogo di relegazione meno triste e lontano; gli altri tre libri trattano dell’innominabile error e sono destinati al pubblico romano, per cercare di riguadagnare quel sostegno e consenso necessari al poeta per rientrare in patria (i nomi delle persone cui sono dirette le elegie sono occultati, eccetto quelli della moglie e della figlia Perilla, per evitare di compromettere qualcuno vicino al principe). Ovidio intese qui riprendere un tratto tipico della poesia elegiaca, quello del lamento e ridotto ormai a scavare entro se stesso, Ovidio lasciò prima di morire, con la X elegia del IV libro dei Tristia, una confessione che è anche bilancio di tutta una vita e di un’eccezionale esperienza artistica. EPISTULAE EX PONTO Le Epistulae ex Ponto (“Lettere dal Ponto”), in quattro libri, costituiscono un vero e proprio epistolario comprendente lettere in versi, indirizzate ad amici e familiari, i cui nomi sono qui chiaramente indicati. La composizione dei primi tre libri risale al 12 d.C., mentre il quarto libro, più lungo, fu pubblicato postumo. In quest’opera vengono affrontati gli stessi temi dei Tristia tra disperazione, pianti e suppliche al fine di ottenere il ritorno a Roma; spesso queste elegie ripiegano su stanchi luoghi comuni, ma è lo stesso Ovidio ad avvertire il lettore come quando, in un passo toccante, lo invita a volerlo comprendere e giustificare, considerando le circostanze che avevano accompagnato la composizione di quei versi: egli, ormai, si dedica alla poesia solo per un conforto e non più per trarne gloria. IBIS Sotto il nome di Ibis conosciamo un carme imprecatorio in 322 versi (distici elegiaci), rivolto contro un anonimo romano, di origine africana, prima amico e poi avversario e calunniatore di Ovidio dopo la relegatio: al nemico viene augurato ogni male con una serie di dirae (imprecazioni), attingendo da esempi tratti dal mito e dalla storia (ad esempio, si augura all’anonimo di essere ferito come Filottete, trascinato da cavalli come Ettore e accecato come Fenice). È la terza opera scritta da Ovidio durante il suo esilio a Tomi ed il titolo allude ad un uccello egiziano, che già il Levitico considerava un animale impuro, e cui la fantasia popolare degli antichi attribuiva costumi perversi (per esempio cibarsi di rettili e di rifiuti); Ovidio lo riprende da quello, identico, di un omonimo poemetto perduto, scritto dal poeta alessandrino Callimaco contro Apollonio Rodio. PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 12 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO 4. Altre opere minori o non pervenute Sulla base di varie allusioni che lo stesso poeta fa in alcuni passi delle Epistulae ex Ponto, si può affermare che Ovidio scrisse altre opere minori di vario genere, tra le quali: 1 un carme in lingua getica, in onore di Augusto e della famiglia imperiale (DE CAESARE); 2 un carme, sempre in lingua getica, in onore di Tiberio, vincitore degli Illiri; 3 un elogio in morte di Messalla Corvino; 4 un epitalamio (canto che veniva eseguito durante le nozze) per l’amico Paolo Fabio Massimo. Da Plinio il Vecchio conosciamo il titolo di un poemetto didascalico sulla pesca e sui vari tipi di pesci del Ponto (HALIEUTICA, cioè Piscatoria, come dice Plinio), del quale possediamo un lungo frammento di 135 esametri, conservato in un codice del IX secolo ritrovato da Jacopo Sannazzaro. Molti studiosi dubitano della sua autenticità, ma è lo stesso Plinio il Vecchio a testimoniare che il poeta “cominciò quest’opera sul finire della vita, più per passatempo che per vero interesse alla tematica affrontata”. Ci restano poi cinque versi (esametri) di un poema astronomico (PHAENOMENA, “I fenomeni atmosferici”) e due versi di una tragedia, MEDEA, a noi non pervenuta ma che dovette avere enorme fortuna nel I sec. a.C. poiché viene molto lodata dai contemporanei. Niente, invece, ci rimane di un’altra opera, il poema epico GIGANTOMACHIA, composto in gioventù da Ovidio. 5. Opere erroneamente attribuite Non sono di Ovidio, senza alcun dubbio, né il poemetto NUX (“Il noce”, elegia di 182 versi, in cui un albero di noce si lamenta delle sassate che riceve ingiustamente dai passanti), né una CONSOLATIO AD LIVIAM (“Consolazione per Livia”) di 474 versi, carme consolatorio alla moglie di Augusto per la morte del figlio Druso (9 a.C.). Qualche tardo manoscritto li attribuisce ad Ovidio, ma ragioni stilistiche e metriche, oltre che di contenuto, fanno pensare a qualche imitatore posteriore. PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 13 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO FORTUNA DI OVIDIO La fama che accompagnò Ovidio in vita continuò anche dopo la sua morte: malgrado l’ordine di Augusto che bandì le sue opere dalle biblioteche pubbliche, l’influenza della sua poesia arrivò fino al Medioevo che lo considerò non inferiore a Virgilio; il XII secolo può essere considerato di fatto il “rinascimento ovidiano”: in Italia, Francia e Germania, il poeta sulmonese fu considerato il “chierico d’amore”, tanto che Brunetto Latini scrive di lui: “e in un ricco manto / vidi Ovidio maggiore, / che gli atti dell’amore, / che son così diversi, / rasembra 'n motti e versi” (cfr. Il Tesoretto, 2358-62). Testimoniano questa fortuna anche gli Integumenta super Ovidii Metamorphoses, le traduzioni di Giovanni del Virgilio, di Bonsignori e di Simintendi e l’Ovide moralisé. Dante stesso era un ammiratore di Ovidio, e nella Divina Commedia lo colloca nel Limbo (I cerchio infernale) tra gli “spiriti magni” (cioè spiriti magnanimi), considerandolo una personalità 9. Francobollo emesso in occasione del bimillenario della nascita di Ovidio (1957). illustre, ma che non ha ricevuto il battesimo; è il segno di riconoscimento dell’Alighieri verso Ovidio, cui si rifà in tutti i suoi scritti quando accenna alla mitologia classica. La considerazione di Ovidio crebbe ancora nei secoli, suggestionando scrittori e poeti fino al Rinascimento e oltre, da Giovanni Boccaccio a Ludovico Ariosto, da Pierre de Ronsard a William Shakespeare a John Milton. Ebbe notevole influenza su Gaucher, così come su tutta la poesia umanistica italiana e sullo stile dotto e sui carmi dei filologi franco-olandesi. Nell’Ottocento due grandi estimatori di Ovidio furono Giacomo Leopardi e Giosue Carducci, cui dobbiamo due definizioni dell’arte ovidiana: “l’arte di Ovidio di mettere le cose sotto gli occhi non si chiama efficacia, ma pertinacia” (Leopardi); “non è difficile sentire come Ovidio cozza profuso come quasi sempre e sia dilavato tal volta, e potremmo anche additare i versi ove egli fallisce alle regole inventate di poi. Togliesi con ciò ad Ovidio di essere uno dei più copiosi scrittori romani?” (Carducci). PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 14 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO OVIDIO E SULMONA A Sulmona, città natale di Ovidio, l’orgoglio per l’illustre concittadino si è manifestato in vari modi nel corso dei secoli: per esempio, le iniziali del celebre emistichio Sulmo mihi patria est figurano fin dal Medioevo nello stemma cittadino (SMPE). In città, poi, esistono due statue che raffigurano il “cantore dei teneri amori”: la più antica si trova nel cortile del Palazzo della SS.ma Annunziata e fu fatta realizzare nel 1474 da Polidoro Tiberti da Cesena, capitano della città; in essa il poeta è rappresentato con corona d’alloro, abito fratesco e un grosso libro sotto i piedi (da questa particolare iconografia è sorta la leggenda che Ovidio sapesse leggere con i piedi…). L’altra statua, in bronzo, si trova in piazza XX settembre e fu realizzata nel 1925 dallo scultore Ettore Ferrari: l’artista creò due statue gemelle per le due “patrie” di Ovidio e infatti una statua identica a quella di Sulmona campeggia nella piazza dedicata al poeta a Costanza, in Romania. Tra i sulmonesi si è diffusa (e spesso è ancora viva) una serie di racconti ispirati alla figura del “poeta dell’amore”, a metà tra fantasia e realtà. Secondo alcuni di questi racconti, Ovidio, autore di opere considerate licenziose se non addirittura scandalose, era un donnaiolo ma anche un mago, artefice di un infallibile filtro afrodisiaco capace di risvegliare gli ardori, di unire o separare gli innamorati. Grazie ai suoi poteri magici Ovidio si era costruito una villa piena di trappole e meraviglie per allontanare i curiosi, all’interno della quale si trovava un pozzo tramite il quale il “dannato” Ovidio parlava col diavolo in persona! Questa villa, da sempre identificata coi resti a mezza costa del Monte Morrone (rivelatisi poi in realtà il santuario di Ercole Curino), ospitava, ovviamente, un immenso tesoro che sarebbe stato rinvenuto, secoli dopo, dall’eremita Pietro Angelerio (il futuro papa Celestino V), che l’avrebbe utilizzato in parte per costruire la grandiosa Abbazia di Santo Spirito, che sorge proprio al di sotto della presunta villa; inutile dire che tutti i tentativi di recuperare il resto del tesoro sono stati improduttivi! Tuttavia, l’affetto che lega la gente peligna ad Ovidio è tanto forte che non pochi furono coloro che cercarono di moralizzare la sua opera asserendo, con varie argomentazioni, che lo scopo del poeta era stato quello di far conoscere il male per evitarlo: così, secondo alcuni, durante la sua vecchiaia Ovidio, stanco di fare il mago, decise di convertirsi e fare penitenza sul Morrone, bruciando il libro dei segreti e componendone un altro sulle virtù cristiane; addirittura sarebbe diventato il capo dei monaci della Badia ed avrebbe insegnato, alle Marane, la dottrina cristiana ai bambini! PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 15 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO INIZIATIVE DEDICATE 1957: Bimillenario Ovidiano, celebrazioni in ricordo dei duemila anni dalla nascita di Ovidio; emissione di un francobollo celebrativo da parte di Poste Italiane (Sulmona, 10 giugno1957). 1958: Convegno internazionale ovidiano, convegno di studi nell’ambito del bimillenario ovidiano (Sulmona, maggio 1958). 1991: Die Rezeption der Metamorphosen des Ovid in der Neuzeit. Der antike Mythos in Text und Bild, simposio internazionale sulla fortuna delle Metamorfosi nell’era moderna (Bad Homburg, 22-25 aprile 1991). 1993: Aetates Ovidianae. Lettori di Ovidio dall’antichità al Rinascimento, convegno organizzato dall’Università degli Studi di Salerno (Salerno-Fisciano, 25-27 gennaio 1993). 1994: Convegno internazionale di studi sulle Metamorfosi di Ovidio (Sulmona, 20-22 novembre 1994). 1998 – : Certamen Ovidianum Sulmonense, gara internazionale di traduzione di passi estratti dalle opere ovidiane, organizzato dal Liceo Classico “Ovidio” di Sulmona. 2006: Dante e Ovidio, mostra sulle fonti ovidiane della Divina Commedia (Torre de’ Passeri, 16 ottobre – 30 novembre 2006). PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 16 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO BIBLIOGRAFIA (da www.uniurb.it/Filosofia/bibliografie/ovidio/sito%20nuovo_file/page0004.htm) Ovidio, Ars amatoria (a cura di E. Pianezzola – G. Baldo – L. Cristante), Mondadori, Milano 1991. Ovidio, L’arte di amare (traduzione di E. Barelli), Mondadori, Milano 1991. Ovidio, Remedia amoris (a cura di C. Lazzarini), Marsilio, Venezia 1986. Ovidio, Medicamina faciei femineae (a cura di G. Rosati), Marsilio, Venezia 1985. Ovidio, Heroides (a cura di G. Rosati), Rizzoli, Milano 1989. Ovidio, Tristia (a cura di F. Lechi), Rizzoli, Milano 1993. Ovidio, Ibis (a cura di A. La Penna), La Nuova Italia, Firenze 1957. Ovidio, Halieutica (a cura di F. Capponi), Brill, Leida 1972. F. Araldi, La retorica nella poesia di Ovidio, Paris 1958. A. Barchiesi, Il poeta e il principe. Ovidio e il discorso augusteo, Roma-Bari 1994. S. Battaglia, La tradizione di Ovidio nel Medioevo, Napoli 1960. G. Bertoni, Poesie, leggende, costumanze del Medio Evo (l’Ars amatoria nei poeti francesi del ‘200), Modena 1927. F. Bessone, Sapere, non sapere, dire, non dire. Ignoranza, reticenza ed ironia nelle Heroides, in “Quaderni del Dipartimento di filologia, linguistica e tradizione classica”, Torino 1997, pp. 207-223. G. Bretzigheimer, Ovids Amores. Poetik in der Erotik, Tübingen 2001. M. S. Brownlee, The Severed Word. 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D’Elia, Il problema cronologico degli Amores. - E. De Saint Denis, Le malicieux Ovide. - F. Della Corte, Il Perseo Ovidiano. - P. J. Enk, Metamorphoses Ouidii duplici recensione seruatae sint necne quaeritur. - P. Ferrarino, Laus Veneris. - P. Grimal, La chronologie légendaire des Métamorphoses. - A. M. Guillemin, Ovide et la vie paysanne. - N. I. Herescu, Avant-propos. - N. I. Herescu, Le sens de l’épitaphe ovidienne. - L. Herrmann, L’influence dOvide sur Octavie. - H. Herter, Ovids Verhältnis zur bildenden Kunst. - T. F. Higham, Ovid and Rhetoric. - W. F. Jackson Knight, Ovid’s Metre and Rhythm. - E. J. Kennedy, Nequitiae poeta. - A. Ker, Notes on some passages in the Amatory Poems. - S. Lambrino, Tomes, cité gréco-géte, chez Ovide. - A. G. Lee, The Autorship of the Nux. - F. W. Lenz, Das pseudo-ovidische Gedicht “De medicamin aurium”. - E. Lozovan, Ovide et le bilinguisme. - R. Marache, La révolte d’Ovide contre Auguste. - D. Marin, Intorno alle cause dell’esilio di Ovidio. - J. Marouzeau, Un procédé ovidien. - F. Munari, Identificazioni di codici heinsiani delle Metamorfosi. - E. Paratore, L’elegia autobiografica. - F. Peeters, Ovide et les études ovidiennes actuelles. - J. A. Richmond - O. Skutsch, Restorations in Halieutica. - O. Seel, Von Herodot zu Ovid. - W. C. Stephens, Two stoic Heroes in the Metamorphoses: Hercules and Ulysses. - E. Thomas, Ovidian Echoes in Juvenal. - L. P. Wilkinson, The World of the Metamorphoses. Atti del Convegno internazionale ovidiano di Sulmona del 1958, Istituto di Studi romani, Roma 1959. PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 19 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO Contiene: - F. Arnaldi, L’episodio di Ifi nelle Metamorfosi di Ovidio e l’XI libro di Apuleio. - G. Baligan, L’esilio di Ovidio. - H. Bardon, Sur l’influence d’Ovidie en France au 17ème siècle. - B. Bilinski, Elementi esiodei nelle Metamorfosi di Ovidio. - Y. Bouynot, Misère et grandeur de l’exil. - G. Brugnoli, Ovidio e gli esiliati carolingi. - V. Buescu, Trois aspects “roumains” d’Ovide. - A. Campana, Le statue quattrocentesche di Ovidio e il capitanato sulmonese di Polidoro Tiberti. - R. Crahay, La vision poétique d’Ovide et l’esthétique baroque. - G. D’Anna, La tragedia latina arcaica nelle Metamorfosi. - S. D’Elia, Lineamenti dell’evoluzione stilistica e ritmica nelle opere ovidiane. - L. Donati, Edizioni quattrocentesche non pervenuteci delle Metamorfosi. - J. P. Enk, Disputatio de Ovidii Epistuliis ex Ponto. - P. Fabbri, Ovidio e Dante. - R. Giomini, Ricerche sulle due edizioni degli Amores. - A. Gregorian, Discussioni intorno all’esilio di Ovidio a Tomi. - A. Grisart, La publication des Métamorphoses: une source du récit d’Ovide. - N. Herescu, Ovide, le Gétique. - L. Herrmann, De Ovidianae Corinnae vita. - L. Illuminati, Ovidii fletus, Ovidii funus, Ovidii fama. - W. F. Jackson Knight, De nominum Ouidianorum Graecitate. - A. G. Lee, The originality of Ovid. - P. Lehmann, Betrachtungen über Ovidius im Lateinischen Mittealter. - F. W. Lenz, Io e il paese di Sulmona. - E. Lozovan, Réalités pontiques et nécessités littéraires chez Ovide. - G. Lugli, Commento topografico all’elegia I del III libro dei Tristia. - W. Marg, Zur Behandlung des Augustus in den Tristia. - D. Marin, Intorno alle cause dell’esilio di Ovidio a Tomi. - K. Marót, Ovidio, il poeta di tutti. - A. Monteverdi, Aneddoti per la storia della fortuna di Ovidio nel Medioevo. - E. Paratore, Orazione inaugurale. - E. Paratore, L’evoluzione della “sphragís” dalle prime alle ultime opere di Ovidio. PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 20 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO - F. Peeters, Temps fort et accent de prose aux V e VI pieds de l’hexamètre dactylique dans les Fastes d’Ovide. - G. B. Pighi, La poesia delle Metamorfosi. - V. Poeschi, L’arte narrativa di Ovidio nelle Metamorfosi. - C. Questa, I Tristia in un nuovo codice dell’XI-XII secolo. - J. A. Richmond, On imitation in Ovid’s Ibis and in the Halieutica ascribed to him. - Ant. Salvatore, Echi ovidiani nella poesia di Prudenzio. - Arm. Salvatore, Motivi poetici nelle Heroides di Ovidio. - O. Seel, De Ovidii indole, arte, tempore. - E. Thomas, Some reminiscences of Ovid in Latin literature. - V. Ussani jr., Appunti sulla fortuna di Ovidio nel Medioevo. - S. Viarre, L’originalité de la magie d’Ovide dans les Métamorphoses. PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 21 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO SITOGRAFIA www.iconos.it/index.php?id=1 (portale curato dalla Cattedra di Iconografia e Iconologia dell’Università di Roma “La Sapienza” nel quale è possibile compiere “un viaggio interattivo nelle Metamorfosi di Ovidio”) www.intratext.com/Catalogo/Autori/Aut281.HTM (sito che contiene l’opera omnia di Ovidio in latino) www.liceoclassicosulmona.it/certamen.htm (pagina del sito del Liceo Classico “Ovidio” di Sulmona dedicata al Certamen Ovidianum Sulmonense) www.progettovidio.it/ovidio.asp (portale che propone traduzioni integrali di alcune opere di Ovidio) www.thelatinlibrary.com/ovid.html (sito con i testi integrali in latino di Amores, Ars amatoria, Epistulae ex Ponto, Fasti, Heroides, Ibis, Metamorphoses, Remedia amoris, Tristia) PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C. – 18 d.C.) – Poeta e letterato latino 22