Ovidio (43 a.C.-17/18 d.C.) Vita Ideologia poetica Opere

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Ovidio (43 a.C.-17/18 d.C.) Vita Ideologia poetica Opere
Ovidio (43 a.C.-17/18 d.C.)
Vita
Nasce a Sulmona da famiglia equestre, frequenta scuole di retorica per carriera forense e
politica (che abbandonerà). Entra nel circolo di Messalla Corvino, sarà relegato in esilio a
Tomi (8 d.C.) ufficialmente per l'immoralità degli AMORES, probabilmente perché coinvolto
nell'adulterio di Giulia Minore.
Ideologia poetica
Aderisce all'elegia erotica, ma non è una scelta di vita assoluta. È uno sperimentalista,
vuole provare diversi generi senza identificarsi in alcuno. Atteggiamento relativistico, sa
aderire a vari ambiti della realtà privilegiando quelli che gli sembrano più conformi al gusto
e alle tendenze etico-estetiche del tempo. Quando scrive, non ci sono più guerre civili ma
pace consolidata. Ovidio aspira alla raffinatezza, a un tipo di poesia che corrisponda nella
forma e nei contenuti al gusto e allo stile raffinato della società: poesia antimimetica,
nuova rispetto alla precedente linea oraziana, più elaborata, più moderna,
espressivamente più ricca
Opere
AMORES: raccolta di elegie a tema amoroso con poesie d'occasione, di stampo
ellenistico, avventure amorose, incontri fugaci, serenate, scenate di gelosia... Manca una
donna di riferimento, anche se si parla di una certa Corinna, figura tuttavia molto
evanescente: il poeta stesso dichiara di non sapersi appagare di un solo amore. Quel che
era dramma in Catullo, Properzio e Tibullo diventa lusus in Ovidio mediante l'ironia e il
filtro intellettuale. Si esprime così la superiorità della poesia sulla vita che nasce come
creazione artistica e non frutto di esperienza esistenziale. Il collegamento fra quest'opera
e le altre erotiche sta nell'aspetto didascalico, con particolare riferimento alla figura della
lena, donna astuta ed esperta che impartisce consigli seduttivi a una giovane donna: i
precetti suoi sono gli stessi del poeta.
Dall'elegia amorosa alla precettistica amorosa: per gli elegiaci il poeta è amante e
protagonista di una storia che si sviluppa per momenti topici, per Ovidio il poeta insegna, è
regista di una storia vissuta da altri e fornisce anche un repertorio di situazioni tipo; per gli
elegiaci l'amore è una passione devastante, l'unica dimensione di vita ammessa per la
quale si rifiuta anche il mos maiorum, per Ovidio è un gioco intellettuale e mondano di
seduzione senza implicazioni etiche.
ARS AMATORIA: poema erotico-didascalico in tre libri in distici elegiaci (I, consigli sui
modi di conquistare le donne; II, come conservare l'amore delle donne; III, come sedurre
gli uomini). Alla descrizione dei luoghi di incontro e dei momenti di svago e passatempo
della vita cittadina si alternano inserzioni narrativo-mitologiche. Il perfetto amante deve
essere spregiudicato e disinvolto, insofferente verso la morale tradizionale. Questo
carattere libertino dell'opera è solo la "veste" del testo perché proprio nel suo essere
"lusus" (gioco), l'eros ovidiano è slegato dall'etica. L'assolutezza dell'eros come scelta di
vita in Ovidio viene meno, il poeta cerca di definire all'interno della società rispettabile una
zona franca degli amori libertini in cui lasciare fuori la severità della regola morale, a suo
dire ormai anacronistica, per accettare entusiasticamente lo stile di vita della scintillante
Roma augustea.
REMEDIA AMORIS: poema erotico-didascalico in distici elegiaci in cui insegna come
liberarsi dall'amore, in palese contrapposizione con la figura del poeta tormentato dalle
pene affettive. Se la tradizione affermava che non esiste medicina contro il male d'amore,
per Ovidio dell'amore ci si deve liberare se comporta sofferenza.
MEDICAMINA FACIEI FEMINAE: poema erotico-didascalico in distici elegiaci. Si oppone
al tradizionale rifiuto della cosmesi e illustra la tecnica di preparazione di alcune ricette di
bellezza. L'opera vuole aiutare le donne a raggiungere i loro obiettivi amorosi attraverso
alcuni consigli cosmetici.
HEORIDES/EPISTULAE HEROIDUM: epistole in distici elegiaci. Dopo l'eros, altra grande
materia ovidiana è il mito. La prima serie di queste lettere, da 1 a 15, è scritta da donne
della mitologia greca, ma vi sono anche Didone e Saffo, ai loro mariti/amanti lontani:
Penelope ad Ulisse, Briseide ad Achille, Fedra ad Ippolito, Didone ad Enea, Arianna a
Teseo, Medea a Giasone... La seconda serie, da 16 a 21, sono le lettere di tre innamorati
alle loro donne con rispettive risposte: Paride a Elena, Ero a Leandro, Aconzio a Cidippe.
Formalmente si tratta di monologhi strutturati sulla situazione modello della donna
abbandonata, ragion per cui si chiamano anche "poesie del lamento". Il contenuto è
influenzato dalla tragedia greca, dallo stile di Catullo e Callimaco e dalla poesia elegiaca in
generale. Se personaggi e situazioni sono mutuati dal mondo mitico, dalla tradizione
elegiaca sono ereditati i lamenti, le accuse di tradimento, la sofferenza per la lontananza
del partner. In generale queste poesie esprimono la condizione di infelicità della donna
lasciata sola dallo sposo.
METAMORPHOSEON LIBRI (Metamorfosi): poema epico in esametri in 15 libri di
ispirazione esiodea (Teogonia, Catalogo). L'idea è quello di un poema "collettivo" che
raggruppi una serie di storie indipendenti accomunate da un medesimo tema. Questo tipo
di poesia aveva trovato fortuna negli Aitia di Callimaco (saghe eziologiche alla ricerca di
origini di nomi, culti, miti, usi...) e in un poema perduto di Nicandro di Colofone (II a.C.) che
affrontava storie di metamorfosi. Ovidio vuole anche comporre un poema epico, un poema
universale oltre i limiti delle epoche. Dopo il proemio, fino al X libro, si narra della nascita
del mondo dal caos e della creazione dell'uomo, del diluvio universale e della rinascita del
genere umano grazie a Deucalione e Pirra, del mito di Apollo e Dafne, di Giove ed Io. L'XI
fa da cerniera, si apre con le nozze di Peleo e Teti per concludersi con dei racconti che
riguardano personaggi della guerra troiana. Dal XII al XV si narra dalla guerra di Troia ad
Augusto con le vicende di Enea che fanno spostare la narrazione nel Lazio.
Le storia sono accostate o per contiguità geografica o per analogia o contrasto tematico
con uno stile che alterna toni epici a toni elegiaci; le storie sono spesso incastrate una
dentro l'altra. Il poeta cerca di dare dignità filosofica alla sua opera mediante un lungo
discorso di Pitagora che indica nel mutamento la legge universale cui l'uomo deve
adeguarsi. Fili rossi che uniscono tutte le storie sono la metamorfosi e l'amore. Il mito non
ha funzione etico-religiosa ma decorativa, ornamento della vita, è un campo della finzione
poetica che sottolinea il carattere fittizio dei contenuti. Il carattere fondamentale dell'opera
è, dunque, la sua natura ambigua e ingannevole, l'incerto confine fra realtà e apparenza. I
personaggi del mito sembrano come smarriti in un universo governato da mutevolezza ed
errore.
FASTI: calendario in distici elegiaci. Siamo nell'ambito della poesia civile con l'intento di
mostrare antichi miti e costumi latini.
TRISTIA: elegie dell'esilio in distici elegiaci, esprimono il lamento per la triste condizione di
esiliato con la richiesta ai familiari perché ottengano almeno un trasferimento.
EPISTULAE EX PONTO: elegie dell'esilio in distici elegiaci, con molti motivi letterari come
il colloquio fra amici lontani o l'illusione della presenza nonostante il distacco.
IBIS: poemetto in distici elegiaci che prende il nome da un uccello coprofilo. Contiene
invettive contro un suo detrattore.
Tutta la poesia dell'esilio riscopre l'elegia come poesia del lamento, ritornando alla
funzione originaria che questo genere letterario aveva in Grecia. La poesia diventa così
l'unica depositaria di una ragione di vita e di conforto.