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MEDIA-DANCE
spettacoli con discussioni reali e virtuali
La Lavanderia a Vapore di Collegno, centro regionale della danza è gestita da settembre 2015 dalla
Fondazione Piemonte dal Vivo, circuito Regionale Multidisciplinare per lo Spettacolo dal vivo. Ospita
spettacoli, residenze di coreografi regionali e nazionali, stage e masterclass, attività dedicate alla cura e al
benessere della persona. Fin dall’inizio è stato intrapreso un percorso di ricerca e di progettazione rivolto al
coinvolgimento del pubblico: proponendo dibattiti pre/post spettacolo serale, incontri con artisti,
partecipazione a progetti artistici, confronti diretti tra coreografi e cittadini.
Quest’anno un’attenzione particolare verrà dedicata ai giovani adolescenti, coinvolgendoli in percorsi
tematici che attraversino diverse discipline (danza, letteratura, cinema…).
Il progetto Media – Dance mette al centro dell’attenzione una tematica specifica, l’affronta con l’utilizzo di
supporti mediatici diversi: spettacoli, film, libri, social media… per avviare un dialogo con i giovani
adolescenti.
Una rassegna di teatrodanza, fulcro nodale del progetto pensato per le scuole medie inferiori e superiori,
pone i giovani di fronte a tematiche diverse: identità sessuale, morte, disabilità, bullismo…e darà loro la
possibilità di esprimere il proprio punto di vista in un dibattito coordinato da un esperto del settore dopo lo
spettacolo.
Come?
Il percorso propone una discussione in classe con gli insegnanti sul tema con il supporto di materiali
consigliati dalle compagnie programmate, da esperti sul tema o sui media che in alcuni casi, sarà possibile
coinvolgere direttamente nel dibattito in classe.
In seguito, alcuni punti di vista dei ragazzi, i più rappresentativi sul tema, saranno espressi sui social media
della Lavanderia a Vapore, nell’intento di dare voce ai giovani e sollevare discussioni. Da questi punti di vista,
dopo lo spettacolo, partirà una discussione condotta da un esperto scelto dalla Fondazione in collaborazione
con gli artisti coinvolti.
Obbiettivi del progetto:
➢ Promuovere la cultura della danza
➢ avvicinare i giovani alle realtà culturali territoriali
➢ promuovere un utilizzo creativo e consapevole deii social media
➢ promuove la creatività giovanile mettendo al centro del dibattito i contenuti delle tematiche affrontate
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Azioni del progetto:
➢ discussione in classe con materiale (testi, video, film…) forniti e/o consigliati dalla Fondazione in
collaborazione con gli artisti e i partner coinvolti.
➢ visione dello spettacolo seguito da un dibattito (2h)
Costi, info e prenotazioni:
Ingresso € 5,00 a studente – ingresso omaggio per insegnanti
Informazioni e prenotazioni: [email protected]
Responsabile del progetto: Mara Loro
Giornata formativa e introduttiva a scuola da definire con la responsabile del progetto
Orario inizio spettacoli ore 10.30
Luogo degli spettacoli: Lavanderia a Vapore – Corso Pastrengo 51 - Collegno
BUS
Autobus 33, C01, 37
http://www.gtt.to.it/cms/
METROPOLITANA
Stazione Metropolitana Fermi
Procedere con BUS 33, 33/, 37 (3 fermate)
http://www.gtt.to.it/cms/
TRENO
Stazione ferroviaria di Collegno in Via Giacinto di Collegno (Parco della Certosa Reale)
http://www.trenitalia.com/
Il progetto è realizzato in collaborazione con:
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SPETTACOLI PROGRAMMATI
Martedì 6 dicembre 2016
TEMATICA: l’identità sessuale
spettacolo: COMUNI MARZIANI
video: http://www.vimeo.com/9140027
compagnia: Tecnologia Filosofica
sito internet: www.tecnologiafilosofica.it
genere: TEATRODANZA
durata 1h
pubblico + 10 anni
Martedì 14 febbraio 2017
TEMATICA: la disabilità
spettacolo: POLVERE
video: http://www.liberamenteunico.it/polvere-la-vita-che-vorrei/
sito della compagnia: http://www.liberamenteunico.it
genere TEATRODANZA
durata 50 min.
pubblico + 10 anni
Martedì 14 marzo 2017
TEMATICA: la morte
spettacolo: L’ANATRA LA MORTE E IL TULIPANO
di Bruno Franceschini
video: http://vimeo.com/98949067
sito internet: www.compagniatarditorendina.com/
genere TEATRODANZA
durata 60 min.
pubblico + 10 anni
premi: Vincitore Eolo Awards 2015 come miglior spettacolo di teatro ragazzi e giovani.
3 e 4 aprile
TEMATICA: valori nel gioco e nella società
spettacolo: FUORIGIOCO
video: https://www.youtube.com/watch?v=gOLuJsapuAg
compagnia: Zerogrammi
sito internet: www.zerogrammi.org
genere TEATRODANZA
durata 50 min.
pubblico + 10 anni
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COMUNI MARZIANI di Tecnologia Filosofica
Spettacolo di teatrodanza
con Stefano Botti, Francesca Cinalli, Riccardo Maffiotti, Rebecca Rossetti, Aldo Torta, Elena Valente
Musiche di Paolo De Santis
Lo spettacolo ha come tema l’omosessualità, intesa come uno dei modi di vivere la sfera affettiva. In una
società e in un’epoca storica che preme sull’individuo per farlo rientrare in categorie predeterminate, la
persona che ama un individuo dello stesso sesso si trova a vivere, fin dall’adolescenza, enormi conflitti.
Quello che è vissuto come inevitabilmente naturale e spontaneo diventa agli occhi degli altri una forma di
devianza che viene condannata.
Lo spettacolo si propone di affrontare quella sottile linea d’ombra che non ha età e che costituisce il
passaggio dell’individuo da una fase di non accettazione e spesso di solitudine – in cui ci si sente “sbagliati”,
“marziani” appunto – ad una fase di riconoscimento di se stessi, di apertura al mondo, di confronto, di
accettazione che i propri sentimenti hanno gli stessi sapori, le stesse dinamiche e gli stessi profumi di quelli
vissuti dagli altri, con la differenza che sono indirizzati ad un compagno dello stesso sesso .Attraverso
situazioni teatrali che prediligono il linguaggio della danza, la vita reale ispirata a racconti, storie ed
esperienze personali si colora in scena di tinte surreali, a volte comiche, spesso grottesche.Il mito
dell’Androgino del Convito di Platone, ad esempio, prende vita in una improbabile balera a ritmo di una
vorticosa mazurca tradizionale con incursioni coreografiche di gusto contemporaneo, le miss televisive la
discoteca, il letto luogo della finalmente ritrovata intimità e ancora…la relazione con la famiglia e il percorso
del coming out sono tradotti in scena dalla figura della madre e del padre interpretata da un unico
personaggio. Comuni Marziani vuole essere uno strumento di riflessione, in grado di raccontare tante storie,
a volte con dinamiche in contraddizione tra loro, sapendo che la realtà dell’omosessualità è sfaccettata, mai
univoca e profondamente poco conosciuta.
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POLVERE di LiberamenteUnico
Ideazione, direzione e creazione | Barbara Altissimo
in collaborazione con Ass. Outsider Onlus
In scena Renato Alessandria, Giovanni Bina, Pietro Calvisi, Gian Luca Colombelli, Vito D'Andrea,Remo
Gardano, Gilberto Girotto, Paolo Mantovani, Ivana Messina, Antonio Negro, Virginio Peano,
Speranza Sottomano
Collaborazione artistica Ivana Messina | Assistenti Gian Luca Colombelli, Nadia Frola
Coordinamento ospiti del Cottolengo Ass. Outsider e Fratel Marco
Racconta Barbara Altissimo:
“La molla che è scattata in me per farmi scegliere di accettare questa intera sfida è stata l'incontro con un’
“atroce normalità" più che l'incontro con la disabilità. Alcune delle creature che ho seguito in questi due anni
sono infatti persone che, se non fossero nate in altri tempi e con situazioni famigliari difficili, avrebbero
potuto condurre una vita "libera" e socialmente normale: Paolo era solo epilettico, Antonio e Virginio erano
semplicemente sordi e Vito solo in carrozzella... Eppure sono persone che vivono al Cottolengo da tutta la
vita. L'intero progetto ruota intorno al concetto di offrire dignità a questa "materia umana" straordinaria e lo
strumento che io avevo a disposizione era il teatro”.
Maria Teresa Martinengo per la Stampa di Torino, 23 novembre 2012
“Polvere la vita che vorrei” è uno spettacolo “scritto” e interpretato da un gruppo di persone con vicende
personali e condizioni diverse, accomunate dal vivere alla Piccola Casa della Divina Provvidenza. Tutti attori
nati, interpreti di se stessi e dei propri sogni con una professionalità che Barbara Altissimo ha coltivato con
dedizione. Sono poesia vivente”.
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Rosa Revellino per IlGiornale.it, 25 novembre 2012
Spettacolo che raschia l’umano fino in fondo quello che Barbara Altissimo ha messo in scena a Torino al
Teatro Astra: Polvere. La vita che vorrei. Una scena tridimensionale in cui si confrontano tre mondi, quello
della tecnica, quello della parola proverbiale, e quello dell’umano corporeo. Sulla destra della scena una
postazione di lampade, monitor e specchi è simmetrica ad una figura di saggio di sapienza orientale che
attende in silenzio, l’inizio della performance. Un tappeto di foglie ingiallite che ricopre il centro della scena
allude ad una stagione di memorie da raccontare.
Si inizia subito con un corpo a corpo armato e vociante degli speciali protagonisti, che entrano in luce piena
da un fuori scena: sono gli «ospiti» del Cottolengo di Torino, uomini e donne con malattie psichiche e
fisiche. Entrano armati di pistole e scortati da un ambiguo aguzzino mentre una giovane redentrice raccoglie
le armi e le ripone in un cestino. E loro sono sordomuti, invalidi, malati di epilessia… che assumono però
nello spettacolo lo status di narratori di verità. Perlomeno di quelle più intime che si raccontano con la voce,
ma soprattutto con il corpo. È forse è proprio il corpo ad essere il medium ideale per far risuonare vite in
scacco, interrotte e svuotate di desiderio e speranza. Così in un groviglio fatto di radio gracchianti,
canzonette orecchiabili, urla disperate, questi corpi, seppur imperfetti, ma di straordinaria grazia umana,
fanno uscire le loro voci, raccontando, cantando o chiedendo aiuto. Soprattutto dicendo i loro affetti. In
fondo è questo il punto di arrivo di una sperimentazione corporea e fonica che insegna a dire l’amore, o
forse solo ad immaginarlo possibile. Che vuole fotografare un’illusione di normalità e di semplicità che può
esistere solo nel desiderio: «la vita che vorrei». E si assiste alla fine ad un ribaltamento dei piani scenici e di
realtà quando «l’umano diverso» si riappropria della natura: questi uomini e donne, indossando grandi teste
di animali, escono di scena mentre la cultura tecnica, l’uomo aguzzino, si sveste dei suoi abiti per
rannicchiarsi inerme al centro della scena; mentre il saggio, da una carrozzina, ne commisera la fragilità. Una
produzione di Liberamente Unico in collaborazione con l’associazione Oustsider Onlus.
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L’ANATRA LA MORTE E IL TULIPANO di Bruno Franceschini
Spettacolo di teatro danza, musica e parole
Liberamente tratto da Ente, Tod und Tulpe di Wolf Erlbruch
Idea, traduzione, drammaturgia e regia Bruno Franceschini
Coreografia e interpretazione Aldo Rendina e Federica Tardito
Musiche di W. A. Mozart, L. van Beethoven, G. Bizet, H. Gal, P. Hindemith e K. M. Komma
Quella dell’incontro fra l’anatra e la morte è una storia dal finale inevitabile, ma inaspettatamente divertente
e leggera. In fondo racconta una cosa semplice, e cioè che la morte ci accompagna fin da quando siamo in
vita e che comprenderlo ci aiuta a non averne paura, a sentirci meno soli e magari anche a vivere più
consciamente.
La strana e inaspettata amicizia fra l’anatra e la morte viene narrata in primo luogo attraverso un linguaggio
coreografico, grazie ai corpi e le movenze, ma anche alle voci di Aldo Rendina e Federica Tardito. Un duetto
teatrale stralunato, buffo e poetico che sul palco trova la sua ideale corrispondenza musicale nell’inusuale
abbinamento fra fagotto e violoncello. Nonostante le immagini di scenografica violenza che
quotidianamente accompagnano i nostri figli nei diversi media, la morte sembra essere rimasta uno degli
ultimi veri tabù della nostra società. Nella cultura occidentale la fine dell’esistenza è un tema che viene o
sublimato, e così reso innocuo (attraverso la crudeltà più eclatante, la follia omicida, il trionfo giustizialista e
l’apocalisse incombente), o semplicemente rimosso. Crediamo fermamente che questa non sia la strada
giusta da perseguire e che la scuola possa svolgere un ruolo importante per cambiare rotta. La classe, il
gruppo, coadiuvati da una guida pedagogica, offrono un luogo ideale, sicuro, dove i bambini possono
trovare tempo e spazio per approcciarsi adeguatamente a un tema che prima o poi saranno costretti ad
affrontare in ogni caso. L’ineluttabilità della nostra fine è difficile da accettare. Questo è innegabile. Ed è
forse per questo che noi adulti cerchiamo di preservare i più giovani (e in fondo noi stessi) dal tema della
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morte e dai sentimenti di fastidio e timore che ne conseguono. Abbiamo paura, quasi ribrezzo. L’idea della
nostra fine o di quella dei nostri cari ci spaventa così tanto che facciamo finta che non esista. Per i bambini,
ma anche per i ragazzi, è così estremamente raro avere la possibilità di avvicinarsi a questa tematica in
maniera serena, pacata, priva di preconcetti. Potendo, non lasciamo mai entrare la morte nelle nostre
abitazioni, ma la facciamo accomodare da qualche altra parte, negli ospedali, nelle cliniche o negli ospizi.
Pure per questo i nostri figli la vivono come qualcosa di estraneo, da nascondere, quasi come qualcosa di cui
vergognarsi. Nel momento del lutto, per noi adulti è spesso difficile far partecipare i bambini o i ragazzi con
naturalezza. In questi casi, magari, cerchiamo istintivamente di difenderli, allontanandoli, escludendoli e
incrementando così quell’incomprensione che alimenta l’angoscia più di qualsiasi altra cosa e che finisce per
rendere la morte ancora più inquietante. C’è sicuramente un modo più rilassato, più naturale di approcciarsi
al mistero della morte. Forse siamo noi adulti a poterlo imparare dai bambini, aiutandoli poi a preservarlo. A
partire dai 6-7 anni sono in grado di comprendere cosa significhi il fatto che una persona o un animale
scompaia definitivamente. La loro curiosità per la morte è data, è evidente, ma il loro approccio è ancora
privo di quella angoscia, di quella paura che invece caratterizza spesso quello di noi adulti. Sono pieni di
domande, di quesiti, di fantasie. Aiutiamoli a formularli, a crearsi un immaginario proprio, senza averne
paura. Per la scuola, per le famiglie e anche per noi che facciamo teatro è una grande occasione.
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FUORIGIOCO di Zerogrammi
Spettacolo di teatrodanza
progetto (project) Emanuele Sciannamea, Rosanna Todisco
regia e coreografie (direction and choreography) Emanuele Sciannamea | con (with) Stefano Roveda,
Pieradolfo Ciulli, Roberta De Rosa, Maria Celia, Olimpia Fortuni | produzione (production) Zerogrammi | in
collaborazione con (in collaboration with) Festival MIRABILIA (It), Fondazione LIVE Piemonte dal Vivo | in rete
con (network with) Università degli Studi di Torino, Luft Casa Creativa (It), Torino 2015 Capitale Europea dello
Sport, Agil Volley Novara, CUS ad Maiora Torino, HB Torino UICEP, CIP Regione Piemonte | un
ringraziamento a (thanks to) Mariachiara Raviola | con il patrocinio di (under the patronage of) Città di Torino
| con il sostegno di (with the support of) Compagnia di San Paolo, Regione Piemonte, MIBACT.
I valori dello sport come luogo della democrazia, sono gli ideali cui tendere anche nella vita quotidiana, dalla
scuola al lavoro, dal tempo libero alla politica. Lo sport ha una struttura dinamica e di scambio, è un ambito
nel quale si può prendere distanza dai ruoli abituali esprimendola propria identità, evidenziandone anche gli
aspetti più emotivi.
Una squadra si confronta imprescindibilmente su temi come la condivisione, il rispetto per le differenze, la
responsabilità collettiva e individuale, la lealtà. FUORIGIOCO è uno spaccato di quotidiano che veste di
umorismo le tipiche dinamiche di squadra, mostrandone limiti, vizi e virtù. Condizione essenziale per ogni
squadra, come per qualunque consorzio di esseri umani, è la coesione tra i singoli: una verità poco applicata
tra le dinamiche che regolano i rapporti della società contemporanea, sempre più stancamente sola che
coesa e organizzata. I protagonisti di questa creazione sono personaggi atemporali e bizzarri, sospesi e
disordinati, fragili alla ricerca di un equilibrio che, a loro insaputa, potrebbe arrivare. Un equilibrio sempre
labile, fuggevole, che li spinge a immaginare, ricercare, e riorganizzare soluzioni di convivenza sempre
nuove, per ingannare o combattere le tensioni disgreganti e provare a vincere. Insieme. (E. Sciannamea)
La creazione è parte del progetto Mens Athletica a cura di Zerogrammi, realizzato grazie al sostegno della
Compagnia di San Paolo nell’ambito di Scene allo sBando e inserito tra le attività di Torino 2015 Capitale
Europea dello Sport.
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