una valle da vivere - Comune di Pradleves

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una valle da vivere - Comune di Pradleves
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Grana
una valle da vivere
sweetmountains
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Dal fondovalle, in meno di 30 km si
raggiunge il Comune di Castelmagno,
il cui magnifico santuario è meta da
secoli di migliaia di pellegrini
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Gli autori
Cristiana Oggero è Valgranotta per nascita e dal
2010, grazie alla sua esperienza universitaria e presso
l’Associazione Dislivelli, si adopera nella ricerca e
nello studio delle dinamiche territoriali legate alla
montagna, con particolare attenzione a quella
Cuneese in cui vive, cercando di coniugare valori e
saperi allo sviluppo e alla sostenibilità, senza
dimenticare il passato, ma sempre pronta ad
affrontare il futuro vivendo l’oggi.
INTRODUZIONE
Un giardino botanico
e culturale
03
LUOGHI E ITINERARI
Caraglio
e la via della seta
05
Bourgat, babaciu
e Coumboscuro
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Barme, masche
e sarvan
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Per gentile concessione della Comunità Montana
Valli Grana e Maira.
Le borgate
dai destini incrociati
11
Editore
Alpe Chastlar: alpeggio
pregiato e panorama
incantevole
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Progetto grafico
IL SENTIERO DEI LUOGHI
La Curnis Auta
16
Roberto Ribero vive a Valgrana, luogo in cui la sua
famiglia risiede da sempre, ma è cresciuto su e giù
per la valle Grana, incontrandone tutte le comunità e
sentendosi a casa in ognuna di esse. Da qualche
tempo ha scelto di dedicarsi all'attività di guida in
valle, per permettere a chi lo desideri di scoprirne le
bellezze, naturali e non, ma soprattutto per
raccontare la gente che vive in questo piccolo gioiello
delle Alpi sud occidentali.
Mappa
Dislivelli,
viale Pier Andrea Mattioli 39, 10125 Torino
tel. +39.011.5647406
Bodà - www.boda.it
www.sweetmountains.it
[email protected]
Immagini
Giorgio Ariaudo.
In copertina
Il Santuario di San Magno in una suggestiva
immagine.
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SWEET&SLOW
Dalla seta al Castelmagno 20
CULTURA&SPORT
Alla (ri)scoperta di una
piccola (grande) valle 22
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Un
giardino
botanico e
culturale
“
Oltre a essere
terra natale del
Castelmagno, la
Valle Grana è
anche la regina
del cicloturismo
L
a Valle Grana è compresa tra la Valle
Stura di Demonte e la Valle Maira; si
estende dalle prime propaggini
collinari e montane esterne di Vignolo,
Cervasca, Bernezzo e Caraglio fino allo
spartiacque del Monte Tibert. L'asse della
Valle è lungo poco meno di 20 km e si
assesta lontano dal crinale finale della
catena alpina. Racchiude il territorio di
nove comuni, tre dei quali, Vignolo,
Cervasca e Bernezzo, sono collocati sulla
fascia pedemontana.
È la meno estesa delle quattro valli dell’ex
Marchesato di Saluzzo, ma non per questo
la meno importante: il suo piccolo
territorio racchiude elementi di notevole
interesse storico, artistico e naturalistico.
Un Comune, Caraglio, è ubicato all’inizio
della vallata vera e propria; risalente all’età
del ferro nel ’700 divenne uno tra i più
rinomati centri di lavorazione della seta:
due, Valgrana e Montemale nella zona
intermedia e tre, Monterosso Grana,
Pradleves e Castelmagno, nelle terre più
alte.
Dal fondovalle, in meno di 30 km si
raggiunge il Comune di Castelmagno, il
cui magnifico santuario è meta da secoli di
migliaia di pellegrini.
I dolci pendii della valle conferiscono ai
verdi paesi che affacciano al fiume un tono
agreste che i folti boschi di castagno, faggio
e conifere rendono più austero man mano
che l’altitudine cresce. Pur nelle ridotte
dimensioni territoriali, è possibile
imbattersi in ambienti naturali molto vari,
dalla ricca pianura alluvionale del fondo
valle, alle strette gole percorse da rapidi
torrentelli, alle dolci e maestose praterie
delle zone più elevate.
La varietà degli ambienti e del clima
creano quelle condizioni particolari che
fanno sì che la Valle Grana, per ricchezza
e varietà di specie, sia un grande giardino
botanico naturale; non per nulla fiori ed
erbe pregiate hanno creato quel
capolavoro che è il formaggio di
Castelmagno. La fioritura che esplode da
maggio è un prodigio naturale: decine di
rare orchidee hanno saputo conservare la
loro delicata nicchia ecologica e poi
anemoni, crochi, saxifraghe, genziane,
viole, gigli, fino all’arcaico camedrio
alpino, alla stella alpina e a centinaia di
altre specie che non finiscono mai di
stupire tanto il valligiano quanto il turista
distratto e frettoloso.
Oltre a essere terra natale del
Castelmagno, la Valle Grana è anche la
regina del cicloturismo grazie alle tortuose
ed emozionanti salite che vedono
campioni internazionali solcarne le strade.
Per gli appassionati di questo sport, da
Pradleves al Colle Fauniera vi è la
possibilità di cimentarsi su una salita
cronometrata (Fauniera chrono test point)
“
In bici nei pressi del Santuario di San Magno.
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Discesa dal Monte Crocette verso l'alpe Chastlar.
lunga circa 20 km per un dislivello di 1675
m. Per gli amanti della Mtb è invece degna
di nota “La Rampignado”, percorso di gran
fondo proposto con tre diversi itinerari di
30, 40 e 60 km interamente su sterrata e
sentiero. Per i ciclisti da strada, invece, è
ormai famosissima, anche oltreoceano, la
gran fondo Fausto Coppi, che ogni anno
ripercorre i tracciati che in passato hanno
visto il famoso campione italiano di
ciclismo.
La conservazione e la cura dell’ambiente
alpino ad opera degli stessi valligiani ha
favorito la creazione di un’offerta di
circuiti per l’escursionismo sia estivo che
invernale in armonia con l’ambiente
circostante, ricco di elementi della
tradizione locale. I percorsi di valle più
conosciuti sono la “Curnis”, un sentiero
lungo circa 45 km che attraversa ben 52
frazioni tra Pradleves, Castelmagno e
Monterosso Grana, e la “Curnis Auta” che
da Vignolo fino al Colle Fauniera e poi giù
fino al Filatoio Rosso di Caraglio, si
sviluppa sullo spartiacque con la Valle
Stura prima e con la Valle Maira dopo.
In valle non manca, infine, la possibilità di
praticare sport outdoor come lo
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scialpinismo, lo sci di fondo, il pattinaggio
su ghiaccio, il free climbing e il volo
libero.
Importanti elementi di pregio artistico ed
architettonico sono rilevabili in tutta la
Valle: nel centro di Caraglio con ricchi
palazzi, chiese e residenze storiche, a
Montemal con il castello arroccato a 931
m a guardia della valle, e in tutti i borghi
rurali.
In valle è ancora molto radicata la cultura
provenzale che vede nella piccola frazione
di Sancto Lucio di Coumboscuro di
Monterosso Grana il proprio baluardo:
qui un’associazione lavora per il recupero
e il mantenimento della cultura e
organizza manifestazioni come il famoso
“Roumiage” di settembre.
In questo territorio si sono tramandate
lavorazioni artigianali particolari come
quella del cuoio, della ceramica raku e
della seta, e una gastronomia di vera
eccellenza; grazie alla nascita di un
consorzio biologico che tutela i produttori
e le produzioni tipiche, si sono riscoperti
antichi sapori come quello della pera
Madernassa e i funghi “pisacan” di
Cervasca e Bernezzo.
La Valle Grana
Il luogo ideale
il dolce andare per sentieri
la freschezza delle acque,
il silenzio sussurrato dei monti,
il silenzio narrato delle chiese,
la forza fedele degli affreschi,
il sapore buono dell'amicizia
il sapore dolce dei frutti,
il sereno stare con gli amici,
la gioia del vivere in famiglia,
le risate belle dei bambini,
le rughe narranti dei vecchi,
la paziente attesa della trota,
il sapore forte del formaggio,
la canzone antica nella sala,
il profumo magico del fieno,
la scoperta sorpresa di un fungo,
la Valle Grana è tutto questo,
un posto vicino dove stare bene,
un posto per tutti.
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Luoghi e itinerari
Caraglio e la via della seta
Lo storico setificio Galleani di Caraglio.
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La scelta del
Cuneese e di
Caraglio come
territorio in cui
realizzare il più
grande setificio
piemontese non fu
casuale
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Il nostro luogo sweet
www.sweetmountains.it/luoghi/cascina-rosa/
sweetmountains
A
partire dalla seconda metà del
Seicento il Piemonte arrivò in
breve tempo ad avere un’industria
serica tra le più sviluppate e fiorenti
dell’epoca, dando così origine al Setificio
Piemontese e diventando uno tra i
principali produttori di filati di seta
d’Europa. Questo significava possedere la
migliore produzione serica presente al
mondo, ma le invenzioni tecniche
piemontesi fecero altresì nascere, a partire
dal ’700, il Setificio Moderno con
innovazioni profonde in uso ancora oggi
nel mondo, che si concretizzarono in tre
filatoi tra cui quello di Caraglio.
La scelta del Cuneese e di Caraglio come
territorio e location in cui realizzare il più
grande setificio piemontese, il terzo in
ordine cronologico, non fu casuale. La
presenza di terre fertili e ricche, dove la
bachicoltura era già di casa, e l’acqua,
principale fonte energetica per i filatoi,
non mancava, fecero sì che tra il 1676 e il
1678, ad opera di Amedeo di
Castellamonte e di Giò Francesco Galleani
e per volere di Carlo Emanuele II Duca di
Savoia, venisse realizzato il più insigne
monumento storico-culturale e
architettonico di Archeologia Industriale
in Piemonte: il setificio Galleani, oggi
meglio noto come Filatoio Rosso.
A partire dal 1857, il setificio subì alcuni
passaggi di proprietà, ma continuò la
produzione di seta fino agli anni Trenta
del Novecento. Nel 1991 la proprietà, in
collaborazione con l'Associazione Dimore
Storiche, richiese al Ministero per i Beni
Culturali l'emanazione dei provvedimenti
di tutela vincolistica dell'immobile storico.
Nel 1999, il Comune di Caraglio e l'ing.
Luigi Galleani d'Agliano, discendente del
fondatore del setificio, costituirono il
"Comitato per la rinascita del Filatoio
Rosso" e si adoperarono per ottenere i
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Gli itinerari
località partenza: Filatoio di Caraglio
lunghezza: 10 km circa
dislivello: 100 m circa
note: itinerario ottimo per le mezze stagioni, pensato per la bicicletta e la mtb,
ma anche per escursionisti a cavallo
Via Roma a Caraglio.
fondi necessari per consentire al Comune
di acquisire la proprietà dell'edificio.
Nell’autunno dello stesso anno iniziarono
i primi lavori di recupero e restauro. Nel
marzo 2001 al Comitato subentrò la
Fondazione Filatoio Rosso di Caraglio,
creata per la promozione, la gestione, il
recupero e la valorizzazione della
struttura.
Nel 2002, in collaborazione con
l’Associazione Culturale Marcovaldo,
nacque il progetto di allestimento del
percorso museale per poter far conoscere
ed apprezzare ad un pubblico sempre più
vasto l’importante storia del setificio,
affiancandolo a rassegne stampa e
all’attività del CeSAC – Centro
Sperimentale per le Arti Contemporanee,
con le sue mostre tematiche.
A Caraglio si consolidò così la presenza di
un polo di cultura artistica in grado di
dialogare con le importanti realtà museali
torinesi e con le numerose istituzioni
presenti sul territorio locale, nazionale e
internazionale.
Oggi, il Filatoio si distingue per un genius
loci nel quale la sintesi di storia,
tradizione, tecnologia ed integrazione con
la natura del territorio circostante,
favorisce un'esperienza profonda dei
sensi. Questo aspetto definisce il
posizionamento del Filatoio sul piano
turistico: un luogo da vivere, non da
consumare, un turismo in linea con la
slow life e la sostenibilità, dove l'arte, in
tutte le sue forme, accompagnate dalla
tradizione enogastronomica locale con
momenti di convivialità di eccellenza,
agiscono come leva e volano per il
marketing territoriale locale.
sweetmountains
L'itinerario, pensato per far scoprire il
mondo in cui i preziosi bachi venivano un
tempo allevati, si contraddistingue per la
sua semplicità. Il dislivello totale risulta
infatti molto contenuto.
La partenza è fissata presso il Filatoio di
Caraglio, sede del Museo del Setificio
Piemontese, ed avviene in direzione del
centro di Caraglio. Si segue per un km
circa la strada provinciale che raggiunge il
concentrico e si svolta poi a destra in via
Angelo Brofferio, strada in cui si possono
ammirare alcuni affreschi sugli edifici
della via e la celebre "Finestra di Cecilia",
la storica eroina caragliese.
Risalendo via Brofferio si incontrano
l'antico Municipio e la nuova parrocchiale,
prima di una rapida serie di svolte che
immettono sulla via che sale verso il
Castello. Appena imboccata questa strada
si svolta a sinistra per imboccare via
sant'Agnese. La strada sale per circa 450
metri, stretta da vecchi muri in pietra
ricoperti di edera, che creano un
passaggio davvero suggestivo. Arrivati
all'incrocio si svolta a sinistra e si scende
verso la provinciale. La si segue per circa
150 metri per poi prendere direzione
Paniale e immettersi in un ambiente di
campagna coltivata, caratterizzata
dall'alternanza di tratti asfaltati e strade
interpoderali. Si costeggia una zona in cui
compaiono alcuni vigneti per poi
percorrere circa 1,5 km su strada asfaltata
e raggiungere il punto più lontano del
percorso, posto al bivio tra Bottonasco e
Rossolo. In prossimità si trova l'azienda
agricola biologica Cascina Rosa
(http://www.cascinarosa.it/), che al suo
interno ospita uno spazio dedicato al baco
da seta ed al suo ciclo di vita.
Ripresa la marcia si supera la colletta di
Paniale e si scende tramite via comunale
per un paio di km in direzione Caraglio.
Seguendo la segnaletica, si raggiunge il
Pilone denominato dei Bergè
sull'omonimo colletto. Da qui si può
scendere direttamente alla statale e al
Filatoio, oppure compiere un percorso di
1,5 km tra i boschi per ritornare al
Filatoio. Quest'ultimo itinerario si
Complesso di S. Giovanni a Caraglio.
presenta di livello tecnico un po' più
complicato, ma garantisce uno scenario
pittoresco dal punto di vista paesaggistico.
L'intero percorso è segnalato con frecce
rosse, ed è inframmezzato da diversi
pannelli didattici che ripercorrono la vita
del baco da seta.
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Luoghi e itinerari
Bourgat, babaciu e Coumboscuro
Falò al Roumiage de Setembre.
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Dal 1958 la
valorizzazione della
cultura, della
letteratura e della
storia delle
tradizioni
provenzali sono
portate avanti dal
Centro Provenzale
Coumboscuro
“
Il nostro luogo sweet
www.sweetmountains.it/luoghi/trattoria-eaffittacamere-aquila-nera/
sweetmountains
I
l Comune di Monterosso Grana è nel
cuore della Valle Grana. Il territorio
risulta molto eterogeneo e si estende
su un’area che va da un’altitudine di 700
metri nella parte inferiore agli oltre 2000
dei monti Pervou, Grum e Bram, sullo
spartiacque che segna il confine con la
Valle Stura.
Monterosso, il capoluogo, si trova nella
zona semi-pianeggiante, attraversata dal
torrente Grana, che si estende dal ponte
nei pressi della cappella di Santa Maria alla
frazione Levata.
Sui versanti della valle, tra i 700 e i 900
metri, si incontrano i boschi di castagno
che per molti secoli rappresentarono una
risorsa essenziale per la popolazione. Più
in alto si collocano i pascoli che, nei mesi
estivi, ospitano le mandrie che forniscono
il prezioso latte per la produzione del
formaggio Castelmagno.
Il territorio si caratterizza per la presenza
di numerose piccole valli, ricche di paesi e
di borgata. All’altezza della frazione Levata
si imbocca la Valverde con i paesi di San
Pietro e di Saretto. Da questo
insediamento si diramano due valli: da
una parte la Coumboscuro il cui centro
principale è Santa Lucia, dove sorge
appunto il Centro Provenzale, dall’altra il
vallone in cui si colloca il paese di Frise.
Accanto ai centri principali sono presenti
numerose borgate, un tempo molto
popolate, armoniosamente inserite nel
paesaggio e caratteristiche per la loro
architettura.
Il patrimonio artistico è ricco e di
particolare interesse, si distinguono
l’antico castello, la chiesetta di Madonna
della Neve e le parrocchiali San Giacomo,
San Pietro, San Giovanni e Santa Lucia.
Il comune, per il suo ambiente, presenta
una naturale vocazione turistica, dispone
di moderne strutture ricettive, ricreative e
sportive che consentono di praticare
numerose discipline, come il calcio, il
tennis e il gioco delle bocce. Una fitta e
curata rete di sentieri favorisce le
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- e con le varie minoranze e culture
regionali ed etniche.
Gli itinerari
località partenza: Aquila Nera, Monterosso Grana
durata: 4 ore e 30 minuti
difficoltà: E
dislivello: 400 m
note: itinerario semplice tra sentieri e
tratti asfaltati, inframezzato da luoghi di
visita importanti
Inverno a Coumboscuro.
escursioni tra i boschi e i pascoli, fino ad
alta quota. Per gli appassionati della pesca
il torrente Grana, con le sue trote Fario,
rappresenta un ambiente ideale.
Dal 1958 la salvaguardia, la valorizzazione
della cultura, della letteratura e della storia
delle tradizioni provenzali, sono portate
avanti dal Centro Provenzale
Coumboscuro, un’associazione senza
scopo di lucro, che ha sede a Sancto Lucio
de Coumboscuro, in una valle annessa alla
dorsale principale della Valle Grana, nel
Comune di Monterosso Grana.
L'Associazione, con particolare
riferimento alla lingua e alla cultura
provenzale, persegue ogni forma di
attività e azione che ne garantisca la
promozione, la divulgazione e la
valorizzazione. In modo particolare le
azioni vengono svolte tra l'organizzazione
di eventi e manifestazioni (tra cui
Festenal, il Roumiage de Setembre e de
l’Adoulourado, Journ de Rei, ecc.),
convegni pubblici, corsi di
aggiornamento, concorsi, rassegne
espositive, festival, edizione di giornali di
informazione, stampati, prodotti editoriali
e discografici di ogni tipo, azioni
didattiche e formative.
Il Centro Provenzale de Coumboscuro,
inoltre, promuove e gestisce progetti
specifici quali Centri di Documentazione,
Musei, Strutture per lo svolgimento di
attività culturali, espositive e di spettacolo,
con relativi servizi.
Una delle caratteristiche qualificanti e
riconosciute di Coumboscuro Centre
Prouvençal è l'ampia rete di rapporti che è
riuscito a stabilire con il mondo culturale
europeo - Istituti, Centri studio ed
iniziative, associazioni, centri universitari
sweetmountains
L'itinerario prende il via dalla Trattoria
Aquila Nera, risalendo per circa 150 metri
la strada provinciale. Si svolta a sinistra
seguendo l'indicazione "Curnis"
(itinerario escursionistico segnalato in
giallo e rosso) e con una ripida salita
dapprima in prati e poi in bosco si
raggiunge la caratteristica chiesa di Santo
Crous. Il tratto in questione è ripido, ma si
supera agevolmente in quanto molto breve
(40 minuti dalla partenza). Da qui si
scende su comoda pista forestale fino al
paese di San Pietro di Monterosso (20
minuti) dove è d'obbligo la sosta al Museo
dei Babaciu [box 1], i pittoreschi uomini
in paglia che da circa 15 anni animano il
borgo. Da San Pietro si riprende a salire
seguendo la strada asfaltata, raggiungendo
dapprima Saretto, dove si imbocca il
vallone di Frise e poi Fougirous,
caratteristica borgata alpina in cui, un
tempo, ci si dedicava all'estrazione della
pietra di losa nelle vicine cave. Proprio da
Fougirous si riprende a camminare su
sentiero che guadagnando poco dislivello
con una linea decisamente panoramica ci
porta a scoprire le note Lauziere della
Ruero. Si tratta di numerose cave di pietra
da copertura che per secoli hanno fornito
alla Valle Grana e non solo ottimo
materiale da costruzione. Le cave sono
oggetto di una mostra tematica curata
dall'ecomuseo Terra del Castelmagno, che
viene gestita in forma itinerante. Dalle
cave si ridiscende verso la provinciale di
Frise, la si attraversa in località Ponte
Serafin, dove è posto anche il guado sul
rio Frise, e si riprende a salire in ambiente
boscoso in direzione Santa Lucia.
L'escursione può terminare con la visita
del Museo Etnografico e della chiesa
parrocchiale, caratterizzata da diverse
sculture lignee di assoluto pregio. Il
ritorno può avvenire seguendo la strada
asfaltata oppure con auto se ci si organizza
in precedenza..
Il Museo dei Babaciu
Nel cosiddetto “Paese senza tempo” di
San Pietro di Monterosso, si è voluto
collegare con un filo immaginario,
ormai 1 5 or sono, un percorso
all’interno dell’abitato alla riscoperta
della toccante realtà architettonica con
l’aiuto di alcuni personaggi, i Babaciu,
per l’appunto, che ridanno vita agli
angoli più suggestivi del borgo.
Il centro abitato viene immaginato
come luogo complesso di incontri e
scambi, luogo di tradizioni, usi,
costumi, che il Museo intende
raccontare. Se ci si lascia catturare da
questo concetto, il centro abitato ha
bisogno di essere capito, spiegato,
narrato. Il percorso prende avvio di
fronte alla Chiesa parrocchiale e si
dipana, per 500 metri circa, nell’antica
via che dà accesso alla Valle
soprastante, con tappe frapposte alle
antiche case del borgo.
Il Museo a cielo aperto ricrea scene di
vita quotidiana del passato: la nonna
che accudisce la nipote raccontandole
una favola, i bambini che giocano in
strada, il “picopeire” (lo spaccapietre), il
pastore, il carrettiere, il falegname, il
mugnaio, l’osteria, la vejà (la veglia).
I Babaciu sono “apparenti” fantocci ad
altezza d’uomo, sostenuti da sagome
di legno ricoperte con fieno e vestiti
con abiti d’epoca. I protagonisti del
Museo sono stati donati dal paese al
paese e grazie alla disponibilità degli
abitanti e dei residenti, rimangono
“ospiti” lungo la strada, su finestre e
balconi, “ripopolando” il paese in muta
attesa di essere “rimpiazzati” da giovani
di ritorno alla montagna.
Il filo comune che realmente lega ogni
scena proposta, sarà la fiaba già creata
ad hoc, che verrà riproposta come
audioguida al visitatore che potrà
immergersi in questo mondo
percorrendo lo spazio e il tempo che lo
separano da questa realtà immaginaria.
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Luoghi e itinerari
Barme, masche e sarvan
vedere Barmo Capitani, una costruzione
in cui i caratteri arcaici sono dominanti.
La leggenda vuole fosse stata costruita da
un uomo possente (detto appunto
Capitani) che, vestito solo di pelli di
montone e cavalcando una giovenca,
pascolava quassù il suo bestiame.
Pradleves si sviluppa per circa un
chilometro ai lati della strada provinciale
alla sinistra del torrente Grana. Sorto
probabilmente quale feudo dei marchesi
di Saluzzo e a lungo conteso tra questi e il
comune di Cuneo, il borgo passò in mano
cuneese nel XVI secolo, con l'estinzione
della casa saluzzese. Rimane tuttora
l'antico Castello dei marchesi di Saluzzo
(risalente al XIII secolo) trasformato in
albergo. Il Palazzo del Municipio (1912) si
rifà, invece, a modelli medioevali. La
Parrocchiale di San Ponzio, eretta a inizio
Settecento, custodisce un'acquasantiera in
pietra datata 1520.
Il paese ha vocazione turistica,
prevalentemente estiva, che contribuisce
allo sviluppo dell'economia locale, basata
sull'agricoltura e sulla lavorazione
artigianale del legno e del ferro.
Gli itinerari
Concerto ai piedi della torre civica a Pradleves.
“
Il nostro luogo sweet
“
Pradleves si
sviluppa ai lati
della strada
provinciale alla
sinistra del
torrente Grana
www.sweetmountains.it/luoghi/albergoristorante-la-pace-locanda-del-castelmagno/
sweetmountains
C
omunemente i Pradlevesi spiegano
lo strano nome del loro paese
facendolo derivare dal piemontese
“Prà d’l’eve”, ossia “prato delle acque”. In
realtà il nome deriva dalla gens romana, i
Levesium, che in epoca imperiale
possedeva ampie proprietà in questa zona
dell’alta Valle Grana. Sicuramente il
popolamento di questo territorio è molto
antico ed è testimoniato dalla presenza di
coppelle (piccole vasche scavate nella
roccia) tanto all’ubai, sul sentiero che da
Riosecco conduce al vallone del Frise,
quanto all’adrech sulla strada carrozzabile
per la cappella della Madonna degli
Angeli. Sempre in questa zona è possibile
località partenza: Albergo La Pace di
Pradleves
durata: 4 ore
dislivello: 450 m
note: itinerario adatto alla media stagione
Partendo dall'albergo La Pace si raggiunge
la piazza principale di Pradleves, e si
imbocca la strada che risale in direzione di
Madonna degli Angeli. Si segue la strada,
asfaltata, per circa 2,5 km. In questo tratto
si attraversa la zona, identificata come Sic
dall'Unione Europea, caratterizzata dalla
stazione di fioritura del Linum
Narbonense. Si tratta dell'unica stazione di
fioritura sulle Alpi cuneesi. Raggiunto il
bivio con segnaletica bianco-rossa si
imbocca il sentiero che procede in
direzione est, fino all'incrocio con la
Curnis Auta. Da qui l'itinerario prosegue
verso il basso in direzione Barmarossa, ma
è consigliabile una breve digressione verso
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Linum Narbonense (foto
Bernard Dupont).
la suggestiva Barma Grande, dimora della
potente e terribile masca Magno
Pertusino. Si tratta di una caverna
utilizzata da migliaia di anni come
ricovero per animali e pastori. Tutta la
zona è caratterizzata da queste formazioni
rocciose, ognuna delle quali è ben viva
nella memoria locale anche grazie alle
numerose leggende che le caratterizzano.
Tali leggende sono raccolte nel libro "La
valle delle Leggende" di Cristiano Sorzana
e Simona Giordano.
Ritornati sul sentiero originario si
raggiungono i resti della borgata
Barmarossa, punto nel quale si lascia la
Curnisa Auta e svoltando a destra si inizia
una ripida discesa in direzione Podio
superiore. La discesa in alcuni tratti
ripida, in altri più dolce, attraversa diverse
sweetmountains
tipologie di bosco, che si alternano tra
loro a causa delle differenti condizioni di
esposizione: in poco spazio si ha quindi
una panoramica importantissimi della
ricchezza botanica della valle.
Da Podio seguendo le indicazioni si
prende direzione Seviana-Pradleves su
comoda pista forestale, caratterizzata dalle
tipiche pietre bucherellate della zona. Si
tratta di calcari a cellette, da non
confondere con il tufo. In circa mezz'ora si
raggiunge borgata Seviana dove si incrocia
la Comba Seviana. Questo ruscello
rappresenta l'altro Sic della valle, ed è
caratterizzato dalla presenza di muschi
calcarizzanti. Tali muschi, trattenendo il
calcare disciolto nell'acqua, nel corso dei
secoli si trasformano in pietre,
riconoscibili per il loro aspetto simile a
spugne.
Da qui in circa venti minuti su pista
forestale si raggiunge Pradleves,
immettendosi direttamente nella strada
che riporta a "La Pace".
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Luoghi e itinerari
Le borgate dai destini incrociati
La borgata di Valliera.
“
Completamente
abbandonata dagli
anni ’80 Valliera è
rinata a nuova vita
grazie a un
progetto di
recupero
straordinario
“
Il nostro luogo sweet
www.sweetmountains.it/luoghi/rifugio-lavalliera/
www.sweetmountains.it/luoghi/agriturismodes-martin/
sweetmountains
provengono dai grandi orti di famiglia e
da aziende agricole e allevamenti locali. I
piatti sono caserecci e tipici, contaminati
dalle origini langarole dei gestori.
Vengono utilizzate le piante aromatiche e
le erbe officinali, di cui la Valle Grana è
ricchissima. Gli gnocchi al Castelmagno,
immancabili come la polenta macinata a
pietra, sono prodotti casalinghi, come
tutta la pasta fresca e i dolci. La struttura è
altresì dotata di due camere con 4-5 posti
letto, bagno privato e ingresso
indipendente e di una camerata con 9-10
posti letto e due bagni, con ingresso
indipendente.
L’agriturismo Des Martin nasce nel 2007
su iniziativa di dieci liberi professionisti
che diedero vita alla Società Agricola
Valliera. Il loro progetto è quello di far
rivivere la borgata non solo a livello
insediativo, ma soprattutto produttivo e
turistico per garantirne la sostenibilità.
Dopo sei anni di lavori per la
ristrutturazione architettonica, i piccoli
edifici di legno e pietra ospitano dimore e
camere. Gli appartamenti sono collocati
nella parte alta del borgo, in quattro
confortevoli case antiche. La produzione
del Castelmagno avviene solo nel periodo
a pochi anni la borgata di Valliera di alpeggio tra maggio e ottobre, con
lavorazione del latte crudo secondo il
di Castelmagno ha conosciuto
severo disciplinare di produzione.
una vera e propria rinascita,
La filosofia di fondo che oggi pervade
un’inversione di tendenza per quanto
Valliera è riassumibile in un semplice
riguarda lo sviluppo socio-economico.
proverbio siberiano: a colui che bussa alla
Come tante località alpine ha subito un
porta non si domanda: “Chi sei?”, ma gli si
processo di spopolamento nel secondo
dopoguerra. Completamente abbandonata dice: “Siediti e mangia”.
dagli anni ’80 è rinata a nuova vita grazie
ad un progetto di recupero straordinario.
Gli itinerari
Motore di questa nuova Valliera sono i
gestori del Rifugio omonimo e
località partenza: Osteria da Marì di
dell’agriturismo Des Martin.
Il Rifugio La Valliera, a 1600 metri, è stato Colletto a Castelmagno
lunghezza: 4 ore
ristrutturato ad opera della Comunità
Montana Valle Grana tra il 2000 e il 2006, dislivello: 500 m
note: itinerario estivo, guadi pericolosi in
su progetto cofinanziato dall’Unione
Europea. A gestire il rifugio dal 2014 sono stagione di forti piogge
due amici amanti della montagna: Stefano
L'itinerario mette a confronto due mondi
Cassino e Mara Gallo. La loro cucina si
diversi, creando, grazie alla posizione
ispira al ciclo delle stagioni e ai prodotti
geografica dei siti interessati,
del territorio. Le materie prime
D
GIUGNO 201 5
11
Pascoli a monte di borgata Valliera.
un’interessante dimensione di confronto e
antitesi.
Da Colletto si imbocca il sentiero che
parte in direzione Narbona (l'Arbouno)
[box 2], la via storica di collegamento tra
la borgata e la frazione più importante. Il
sentiero è un single trek che non presenta
particolari dislivelli e che in una ventina di
minuti conduce al pittoresco promontorio
dove è situato il Piloun de L'arbouno. Da
questo punto panoramico la vista spazia
sia sul troncone principale della valle, che
risale in direzione del santuario, sia nella
Coumba de L'arbouno, il vallone che
costringeva all'isolamento totale i suoi
abitanti nella stagione invernale. Il
sentiero procede guadagnando quota in
maniera molto dolce, ma è caratterizzato
da alcuni guadi su piccoli rii laterali che
possono creare situazioni difficili in
stagione molto piovosa. Man mano che ci
si avvicina a Narbona la vegetazione si fa
più rigogliosa e ci nasconde la borgata,
lasciandola comparire solo quando ci si
trova all'ingresso. Le rovine delle case
creano una sensazione molto forte, di
impotenza e abbandono, ma anche di pace
e serenità. Il sentiero risale al margine
dell'insediamento e si consiglia di
addentrarsi tra le case con molta
attenzione visto il pericolo di crolli.
sweetmountains
Rimanendo sul sentiero invece il rischio è
nullo. L'itinerario prosegue in direzione
est, con un single trek fino a Coubertrand,
dove in prossimità delle malghe si
imbocca una pista forestale di recente
costruzione. L'itinerario è ora
caratterizzato da una panoramica
importante fino alla cresta della Bastia,
dove si inizia la discesa nel vallone di
Valliera. Con l'anima ancora segnata dalle
rovine di Narbona l'impatto visivo
dall'alto di Valliera è notevole. Si tratta,
infatti, di una borgata completamente
ristrutturata e recuperata grazie
all'investimento importante di privati,
opportunamente sostenuti da
finanziamenti pubblici di origine
comunitaria. Il risultato è una borgata
completamente rimessa a nuovo, dove
negli ultimi anni sono ripartite alcune
attività economiche stagionali quali la
caseificazione del formaggio Castelmagno
d'alpeggio e una struttura ricettiva di
stampo rifugistico.
Una volta raggiunta Valliera è d'obbligo
una tappa presso l'omonimo rifugio per
scoprire la cortesia dei gestori e le bontà
gastronomiche.
Si riparte poi in direzione Campofei,
anch'essa oggetto di importanti lavori di
ristrutturazione. Da qui si imbocca un
sentiero silenzioso e selvaggio e si scende
in direzione Croce. Raggiuntala si svolta a
destra e si imbocca il sentiero che
raggiunge Colletto dopo una breve salita
di circa 15 minuti.
Il suggerimento per concludere
degnamente la giornata è un buon piatto
di gnocchi (merenda sinoira) presso
l'Osteria da Marì di Colletto.
Una casa per Narbona
Non esiste un censimento delle frazioni
disabitate e molto spesso in rovina,
della montagna cuneese. Basta citarne
una - Narbona frazione di Castelmagno
Cuneo - per fotografare una situazione
drammatica e, in molti casi,
irreversibile. Dal momento in cui è stata
abbandonata dall’ultimo abitante nel
1 960, ha visto crescere la sua fama paradossalmente perché ciò è
avvenuto in parallelo con la sua rovina divenendo un simbolo della civiltà della
montagna e del suo spopolamento. Il
progetto è di costituire un gruppo di
ricerca aperto al contributo di coloro
che hanno a cuore questa frazione che
può essere legittimamente eletta a
simbolo non solo di Castelmagno ma
della Valle e della civiltà della montagna
più in generale, per realizzare
l’allestimento di una “Casa per
Narbona” ricostruendo alcuni interni
originali della frazione nel progettato
Ecomuseo di Campomolino.
L’8 dicembre 201 3 un numeroso
pubblico si è ritrovato a Campomolino
per l’incontro dal titolo “Una casa per
Narbona”. Il Museo è divenuto una
splendida realtà e a partire da quella
data la mitica frazione di Castelmagno
ha la sua casa, non solo nel pensiero e
nel cuore di tutti coloro che nel 201 1
avevano dato avvio al progetto, ma
concretamente, in un’antica abitazione
nella parte alta di Campomolino.
L’edificio restaurato dalla Comunità
Montana Valli Grana e Maira, è
composto da sei locali che hanno
conservato le caratteristiche originali,
molto simili a quelle che si osservano a
Narbona. Grazie all’accordo tra il
Centro Occitano di Cultura “Detto
Dalmastro” e l’Associazione Culturale
“La Cevitou”, nell’ambito del progetto
“Il paese senza tempo: viaggio nelle
terre del Castelmagno”, la casa è
diventata il Museo di Narbona.
Sono state installate diverse
ambientazioni (camera da letto, scuola
elementare, cucina, stalla e cantina)
con pannelli luminosi e i mobili originali.
Si tratta di un Museo multimediale
interattivo che restituirà la memoria di
Narbona come frazione esemplare
della civiltà alpina locale.
GIUGNO 201 5
12
Luoghi e itinerari
Alpe Chastlar: alpeggio pregiato
e panorama incantevole
Sulla cresta in prossimità del Monte Crocette.
“
Non esiste un paese
vero e proprio
denominato
Castelmagno, ma il
nome si riferisce
all’intero territorio
comunale
“
sweetmountains
C
hastelmanh (Castelmagno) con le
sue quindici frazioni:
Chandamoulin, Niroun, Quiot,
Quiap, Tech, Arbouno, Inaout, Coulet, La
Crous, Albrè, Chandarfei, Valiera,
Batouira, Caouri, Rulavà, il suo Santuario
dedicato a S. Manh (S. Magno) martire
[box], es granges (le sue baite) Pirounet,
Fourest, Chimou, Enfernet, appartiene alla
regione occitana, compresa
geograficamente tra le Alpi, i Pirenei, il
Mediterraneo e l’Atlantico francese.
L’Occitania è una delle così dette “Nazioni
Proibite” d’Europa. Non ha mai costituito,
nella sua interezza, uno stato unitario, ed è
pertanto identificabile solo con criteri
socio-linguistici. Lo spopolamento,
prodotto dalla corsa all’industrializzazione
degli anni 50-60, ha ridotto a cinque le
frazioni costantemente abitate:
Campomolino, Chiappi, Chiotti, Nerone,
Colletto.
Come è possibile notare percorrendo
l’unica strada che risale la valle fino al
Colle Fauniera, anche conosciuto come
Colle dei Morti, non esiste un paese vero e
proprio denominato Castelmagno, ma il
nome si riferisce all’intero territorio
comunale. Il luogo prende il nome da un
castello di forma quadrata, con quattro
torrioni agli angoli, di cui rimangono
poche tracce nella borgata Colletto.
Doveva essere noto ai romani, che vi
lasciarono un'"arula" dedicata a Marte, ora
murata sul retro del famoso santuario. La
sua storia, comune a quella dell'intera
valle, è legata al vescovo di Torino, a
Cuneo e alle sorti degli angioini, dei
GIUGNO 201 5
13
Il Santuario di San Magno
e il ciclo Mistà
Il Santuario di San Magno.
marchesi di Saluzzo e dei Savoia. Al
rinomato Santuario, dedicato a San
Magno, eroe delia mitica Legione Tebea,
protettore del bestiame, accorrono ogni
anno, particolarmente il 19 agosto, festa
del patrono, pastori malgari e gente
comune per presenziare ai festeggiamenti.
A Castelmagno opera il Centro occitano
di cultura “D. Dalmastro”, un’associazione
che da oltre trent’anni si adopera per la
tutela e la valorizzazione della lingua
occitana.
Castelmagno con delibera del consiglio n°
15 del 1/4/2000 ha sancito la sua
appartenenza alla minoranza linguistica
storica occitana. Questo è stato possibile
grazie alla legge n° 482 del 15/12/1999 che
attua l’articolo 6 della Costituzione
italiana.
Il nome Castelmagno è soprattutto legato
alla produzione artigianale dell'omonimo
formaggio, che costituisce, con il turismo,
una notevole risorsa per la valle.
Nell’ultimo decennio sono altresì
comparsi laboratori artigianali
specializzati nella tessitura manuale a
telaio, nella lavorazione del cuoio, nella
scultura del legno e ultimamente nella
produzione dei biscotti artigianali.
Per gli appassionati di escursionismo a
Castelmagno è presente una fitta rete di
sentieri. Degne di segnalazione sono
l’escursione all’ormai famoso antico
villaggio abbandonato di Narbona e la
sweetmountains
visita alle vecchie borgate di Valliera,
Battuira e Campofei, ricche tipici e puri
esempi di tipologia insediativa montana,
con imponenti colonne circolari e
caratteristici comignoli coi bocchi dei
fornelli decorati con pietre disposte a
raggiera. Per gli amanti dell’alta quota si
consiglia la risalita ai monti Tibert e
Tempesta, dai quali, nelle giornate di cielo
terso, è possibile un’imponente vista
sull’arco alpino e sulla pianura
piemontese. A poca distanza da essi ci si
può rinfrescare entrando nel “Pertus d’la
Patarassa”, la grotta del ghiaccio perenne.
Gli itinerari
località partenza: Chiotti di Castelmagno
dislivello: 400 m
durata: 4 ore
difficoltà: E
Il sentiero ha inizio presso la piazzetta
centrale della frazione Chiotti 1540 m,
borgata magistralmente ristrutturata nel
corso degli ultimi anni.
La piazzetta da cui ha inizio l'itinerario
merita sicuramente attenzione, è
caratterizzata dalla presenza di un pilone
votivo posto a centro strada, da una fresca
fontanella in pietra locale e da un museo a
cielo aperto posto sui muri perimetrali di
un'abitazione adiacente.
Il progetto Mistà, parola occitana
derivata dal latino maiestas, maestà,
indica le immagini sacre di santi e
martiri, le stesse che da secoli
attendono pellegrini e turisti nelle
cappelle e nelle pievi alpestri. Nell’anno
2000 l’iniziativa “Mistà: storia arte e
fede nelle valli dei Marchesi di Saluzzo”,
vide il restauro di oltre venti beni
romanico-gotici della Provincia di
Cuneo. L’intento era quello di creare
nel cuneese un ulteriore e alternativo
polo d’attrazione artistica per il turismo
religioso calamitato in Piemonte
dall’ostensione della Sacra Sindone. I
beni delle valli Grana, Maira, Varaita,
Po-Bronda-Infernotto furono pertanto
sottoposti a ristrutturazione e restauro
conservativo e restituiti al pubblico
attraverso aperture estive.
In Valle Grana la più importante
attrattiva è sicuramente il Santuario di
San Magno, costruito sul versante sud
dell’alta valle, che con la sua
imponenza (1 761 m) domina la vallata
sottostante e l’ampia conca prativa.
Sicuramente la costruzione in quel
luogo è legata al transito millenario di
sentieri percorsi da pastori, viandanti e
pellegrini. Il Santuario è dedicato al
culto di san Magno martire, in qualità di
protettore del bestiame e dei pascoli,
principali fonti di sostentamento delle
popolazioni locali. È normalmente
aperto e attivo da giugno a settembre,
periodo nel quale viene anche offerto il
servizio di pernottamento e ristoro dei
pellegrini negli appositi alloggi. La festa
del Santo e del santuario si tiene ogni
anno il 1 9 agosto.
All'esterno è cinto da un bel porticato
(costruito nell'800) da cui si gode un
eccellente panorama. La chiesa più
antica corrisponde al vano oggi posto
dietro all'altare e isolata dalla chiesa
moderna. Costituisce il presbiterio di
questo santuario più antico la Cappella
Allemandi, costruita intorno al 1 475 in
luogo della precedente chiesa. La
decorazione della Cappella (1 475-80) è
l'ultima opera nota di Pietro da
Saluzzo. A questa cappella si
aggiunse, di lì a poco, l'ambiente
anteriore, che nel 1 51 4 fu affrescata da
Giovanni Botoneri di Cherasco con
Storie della Passione e Resurrezione e
Sette Martiri della Legione Tebea.
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Il Re della Valle Grana:
il Castelmagno
L'Alpe Chastlar.
Da essa si risale per pochi metri una
stradina asfaltata che porta all'imbocco
del sentiero posizionato a lato dell'ultima
casa della borgata. Dopo una ventina di
minuti, si raggiunge il Pilone S.
Margherita (1650 m) dal quale si ha
un'ampia visuale sulla pianura sottostante,
sul Colle della Margherita e sulle fraz.
Colletto e Campofei sull'altro versante
della vallata. Qui ha inizio la parte più
bella del sentiero, valorizzato e protetto ai
lati da antichi muretti abilmente costruiti
in pietra a secco.
Superata la parte di sentiero contornata da
una vegetazione composta da noccioleti e
abeti, la salita si addolcisce e si giunge a
quota 1880 m, dove ha inizio un'ampia
prateria. Proseguendo, in una decina di
minuti di cammino, si raggiunge l'Alpe
Chastlar da cui si gode un'ampia visuale
sweetmountains
su Rocca Parvo e sui Monti Parvetto,
Viridio e Viribianc.
L'Alpe Chastlar è forse il luogo che più
richiama alla memoria l'immagine classica
degli alpeggi, caratterizzati da pendii dolci
e fioriture meravigliose e multicolore,
dove nasce il pregiato e famoso
Castelmagno [Box]. Da qui si inizia una
lenta e progressiva discesa su pista
forestale (asfalto in alcuni tratti) che
riconduce verso il Santuario di San
Magno, affrescato magistralmente da
Pietro da Saluzzo e Giovanni Botoneri. Si
può tornare a Chiotti seguendo a ritroso
l'antico cammino di San Magno che
riporta al punto di partenza dopo aver
attraversato le Frazioni di Chiappi dove si
trova l'accogliente hotel La Font di
Chiotti.
Il primo documento ufficiale a registrare
l’esistenza e l’apprezzamento del
Castelmagno è una sentenza arbitrale
del 1 277. Apprezzato per la sua
qualità, fin dalle sue origini, è stato però
riscoperto a livello nazionale e
internazionale solo in anni recenti grazie
all’opera di razionalizzazione e
standardizzazione delle tecniche di
produzione che, seppur tramandate da
secoli nelle linee generali, restano
completamente artigianali e registrano
molte varianti legate ai luoghi, ai tempi
e ai metodi di lavorazione adottati dai
singoli produttori che pur riducendosi
di numero raffinano e migliorano le
tecniche di lavorazione adoperandosi
per una più attenta tutela del marchio.
Oggi la zona di produzione e
stagionatura – da cui deve provenire
anche il latte destinato alla
trasformazione – è rigorosamente
limitata ai tre Comuni dell’alta valle:
Castelmagno, Pradleves e Monterosso
Grana.
La particolare varietà e la fragranza
delle erbe presenti nei pascoli,
caratterizzati da una flora costituita da
graminacee dei generi Poa e Festuca,
dell’alta valle Grana, costituiscono il
presupposto fondamentale per
comprendere appieno la qualità, il
sapore e il profumo di questo
eccellente prodotto caseario. Il latte
proviene da vacche appartenenti alle
razze tipiche dell’arco alpino, in
particolare la Piemontese, la Bruna
Alpina e le varie Pezzate Rosse.
.
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Il sentiero dei Luoghi
La Curnis Auta
Traversata presso San Magno.
“
Punti d'appoggio:
“
3 giorni
di cammino
attraverso
i luoghi sweet
Rifugio La Scola
www.rifugiolascola.it
Rifugio Valliera
www.sweetmountains.it/luoghi/rifugio-lavalliera/
sweetmountains
La Curnis Auta nasce per fornire
all'escursionista una visione dall'alto
della Valle Grana; la sua peculiarità è
infatti il percorso adiacente, per
moltissimi km, allo spartiacque con le
valli Maira a nord e Stura a sud. Qui di
seguito vengono proposti tre giorni sulla
Curnis Auta, utilizzando come punti
d'appoggio le strutture ricettive presenti
sull'itinerario.
Primo giorno
Caraglio - rifugio La Scola
località partenza: Caraglio
dislivello: 900 m circa
difficoltà: E
durata: 6 ore
accesso: Caraglio si raggiunge da Cuneo
lungo la Provinciale 422.
Descrizione itinerario
Lasciata la macchina nell'ampio
parcheggio adiacente al Filatoio Rosso di
Caraglio, sede del Museo del Setificio
Piemontese (visita caldamente
consigliata), dal cartello che indica la
Curnis Auta ci si muove in direzione
ovest. Dopo alcune centinaia di metri su
stradina asfaltata si incomincia il trekking
GIUGNO 201 5
16
sweetmountains
GIUGNO 201 5
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vero e proprio, seguendo le tacche di
vernice bianco-rossa che
accompagneranno tutto il nostro
itinerario. Si supera la prima asperità del
percorso data dalle colline caragliesi ed in
circa mezz'ora ci si ritrova al Piloun dei
Bergè, punto dal quale si può apprezzare
la conca di Paniale, splendidamente
coltivata. Proseguendo sull'itinerario
dapprima si attraversano frutteti di pera
Madernassa e poi ci si immette in una
ripida discesa boscosa, preludio. Superata
la colletta dell'Agnella si giunge in poche
centinaia di metri all'imbocco di un
sentiero che immette in ambiente boscoso.
Da qui non si lascia più il sentiero fino a
raggiungere Montemale di Cuneo. La
salita è regolare e non difficile, eccetto un
paio di strappi impegnativi, ma di
lunghezza limitata. L'ambiente boscoso
nasconde solo in parte la vista sulla
pianura sottostante che accompagna per le
due ore e mezza che separano da
Montemale. Giunti in quota il bosco lascia
spazio a praterie verdi in cui negli ultimi
anni hanno trovato spazio le coltivazioni
di tartufo nero pregiato, preludio all'arrivo
nel borgo vero e proprio. Dopo una pausa
alla Trattoria del Castello si prosegue la
marcia seguendo la strada asfaltata in
direzione Piatta. Giunti al primo tornante
si imbocca la pista forestale che si stacca
sulla sinistra e la si percorre per qualche
centinaio di metri. Una palina con i
cartelli bianchi e rossi segnala l'inizio del
tratto più impegnativo della giornata: in
questo punto si lascia la pista forestale e si
Da Caraglio a Montemale.
sweetmountains
imbocca un ripido sentiero che conduce
alla Cima Varengo. La salita è ripida, ma la
vista che si ottiene raggiungendo la cresta
ripaga ampiamente degli sforzi. Da Cima
Varengo si prosegue in direzione ovest
fino a raggiungere la strada asfaltata e
dopo un km circa il rifugio La Scola in
frazione Piatta Sottana.
Secondo giorno
Rifugio La Scola - rifugio Valliera
località partenza: rifugio La Scola
dislivello: 1200 m circa
difficoltà: E
durata: 8 ore
Descrizione itinerario
La partenza è di fronte al rifugio dove si
dipana il sentiero Curnis Auta, in
direzione delle falesie che compongono la
palestra di arrampicata ormai conosciuta
in tutto il cuneese. Si prosegue su comodo
sentiero per raggiungere il Colletto della
Piatta, snodo cruciale in quanto via
d'uscita verso la Valle Grana e la Valle
Maira. Da qui si prosegue in direzione
ovest su sentiero costeggiato da muri a
secco, guadagnando quota in maniera
dolce e costante. Giunti a un bivio si
seguono le indicazioni per Colletto della
Peira - Barmarossa e si alternano brevi
strappi di salita a discese corte e ripide.
Giunti al colletto di Ollasca si prosegue su
sentiero, perdendo rapidamente quota
fino ai ruderi di Barmarossa. Il sentiero in
questo tratto è ben tracciato e
caratterizzato da fondo terroso
inframmezzato da sassi. Pochi minuti
dopo aver superato Barmarossa si giunge
ad un bivio; tralasciato a sinistra il
sentiero che scende verso Pradleves
(strada asfaltata per Madonna degli Angeli
di Pradleves, ottima via di fuga) si arriva
in pochi minuti presso la spettacolare
Barma Grande, caverna naturale nella
falesia calcarea, utilizzata per millenni dai
pastori come riparo per le greggi e le
mandrie. Superata la caverna si incontra
un tratto ripidissimo, ma molto breve, che
consente di raggiungere nuovamente il
displuvio tra le valli Grana e Maira.
Superate le ripide rampe ci si incammina
in un dolce saliscendi che conduce al
colletto del Gerbido. Vista la lunghezza
della tappa si consiglia di ridiscendere
fino a borgata Gerbido (10 minuti) e
approfittare della fontana per rifornirsi
d'acqua. Il tratto successivo risulta privo
di punti di approvvigionamento.
Da Gerbido si riprende il sentiero,
caratterizzato da faggete prima e bosco
misto poi, che risale in diagonale verso
ovest, rimanendo nei pressi della linea di
cresta. Superati due ripidi tornanti si
sbuca all'incrocio con la pista forestale che
risale da tetti di Dronero. Da qui si segue
la pista finché diventa sentiero e si
prosegue poi in direzione ovest, restando
sul versante nord del Monte Cauri; sotto
di noi si manifestano le decine di borgate
che caratterizzano la media valle.
Prestando attenzione all'unico bivio
presente (si tiene la diramazione di
sentiero più alta) ci si immette in un bosco
di faggio che accompagna all'arrivo sugli
alpeggi. Si sbuca su una spalla erbosa che
scende in direzione del rifugio Margherita
(via d'uscita) situato circa un'ora più in
basso alla terminazione di una strada
asfaltata. Piegando verso sud si inizia ora
una ripida salita su pendii erbosi e
caratterizzati da ricche fioriture. Alcuni
paletti in legno colorati di rosso sulla
sommità segnalano la direzione corretta,
che risulta peraltro molto facile da intuire.
Si superano circa 400 metri di dislivello e
si raggiunge la cresta erbosa che unisce il
Monte Cauri, il Chialmo ed il colle
Margherita. Questo tratto concede
all'escursionista di rifiatare e dimenticare
le fatiche precedenti: il tratto è quasi
pianeggiante e la visuale sulle Marittime a
sud e sul Monviso a nord sono senza
ombra di dubbio uno spettacolo
impagabile. Dal colle Margherita si
imbocca il sentiero che scende verso la Val
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Il sentiero da Narbona a Basse di Narbona.
Grana e si raggiungono le Grange Sarià
dopo circa 30 minuti. Da qui la strada
diventa pista forestale e in breve si
raggiunge Valliera, con l'omonimo rifugio,
dove trascorreremo la notte.
Terzo giorno
Rifugio Valliera – Santuario San
Magno
località partenza: rifugio Valliera
dislivello: 800 m circa
difficoltà: E
durata: 5 ore
Descrizione itinerario
Si esce da Valliera in direzione Batuira, e
si imbocca la pista forestale in direzione
Narbona, superando la spettacolare cresta
della Bastia. Da questo punto si imbocca il
famoso e "mitologico" vallone
dell'Arbouna. Nei pressi delle grange
sweetmountains
Coubertrand la pista forestale diventa
sentiero e in circa 20 minuti ci si trova al
cospetto di Narbona. La borgata viene
costeggiata dall'alto (attenzione ai crolli se
si decide di intrufolarsi tra le case) in
modo da intuirne i diversi livelli di
costruzione. Da qui ci si inoltra nel
vallone soprastante, seguendo un antico
sentiero recentemente recuperato.
L'ambiente circostante è caratterizzato da
pascoli, inframmezzati da pochi alberi e
da casolari sparsi che il tempo ha segnato,
ma non ancora cancellato. La salita è
dapprima dolce e segue il corso del rio,
poi si inerpica con una serie di tornanti
ripidissimi, fino a superare il bastione
roccioso soprastante. Un traverso erboso
ci porta sulle praterie che
contraddistinguono i dintorni delle Basse
di Narbona. Raggiunte le praterie delle
basse, si può ammirare tutta la bassa valle
prima di intraprendere il lungo traverso,
quasi pianeggiante, che porta sulla cresta
del Monte Crocette, caratterizzato dalla
presenza delle innumerevoli croci erette
ogni anno dai pellegrini diretti al
Santuario di San Magno. Dal Crocette
prima su sentiero e poi su pista forestale si
raggiunge il santuario, meta finale del
nostro itinerario.
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Sweet&Slow
Dalla
seta
al
Castelmagno
Annalisa Audino - Slow Food
“
La celebrità della
valle Grana dal
punto di vista
gastronomico è
soprattutto legata
al famoso e
rinomato
formaggio
Castelmagno
“
sweetmountains
Quasi nascosta in un piccolo nucleo di
case di campagna, questa piacevole
osteria, che ha festeggiato da poco i 120
anni di attività. Sulla tavola non potrà
mancare l’eccellente culumbot (piccione),
specialità della casa proveniente da un
fidato allevamento locale, i tajarin, gli
energetici batsoà (piedini di maiale fritti)
un piccolo trionfo di cucina popolare, gli
ottimi peperoni in agrodolce con le
acciughe o il pollo alla “babi” (termine che
in dialetto significa rospo e che si deve
probabilmente alla forma che il posso
assume durante la fase di cottura). Alcune
delle salse e delle confetture usate
nell’osteria si possono trovare anche
presso l’ottocentesca Cascina Rosa, in
località Bottonasco. Cascina Rosa è
un’azienda familiare che rappresenta uno
dei pilastri indiscussi del territorio. Il
terreno che la circonda è impiantato a
rotetta a nord dalla Valle Maira e a frutteto e orto e ospita anche le arnie della
sud dalla Valle Stura, la Valle Grana stessa azienda. L’intera produzione è
non arriva al confine con la Francia, certificata biologica dal 1987
ma si snoda per circa 24 chilometri
(praticamente dalla nascita della
sfociando a nord di Cuneo costituendo
certificazione in Italia) fatto che attesta la
un’importante parte delle Terre del
grande attenzione per il proprio territorio.
Marchesato di Saluzzo.
Ha inoltre fatto scuola a livello regionale e
Una perfetta amalgama di storia e arte, si non solo per la qualità e la varietà delle
trova presso il Santuario di Castelmagno.
sue conserve, ma anche per la grande
Di origini antichissime, posto a 1760 metri attenzione alla didattica.
di quota su un incantevole pianoro erboso La celebrità della valle Grana dal punto di
incorniciato dai monti, è stata meta di
vista gastronomico è però soprattutto
antichi pellegrinaggi e ancora oggi è un
legata al famoso e rinomato formaggio
affascinante luogo di preghiera e riposo. Il Castelmagno conosciuto sia come
modo migliore per scoprirlo è risalire in
formaggio da taglio che come
auto tutta la valle Grana e osservarlo
accompagnamento degli gnocchi
quando appare di colpo, dietro la curva,
piemontesi. La sua versione d’alpeggio è
ridente e austero allo stesso tempo. Per
anche oggetto del Presidio Slow Food e
contro, a rappresentare la storia produttiva viene lavorato nei tre comuni più alti della
dell’area, ai piedi della valle si erge il
Valle: Monterosso Grana, Pradleves e
Filatoio di Caraglio. Il filatoio è uno dei
Castelmagno appunto. Le origini del
centri di produzione della seta più antichi prodotto si perdono nella storia, ma ha
in Europa risalente agli ultimi decenni del subito una profonda trasformazione. Il
XVII secolo d.C. Oggi la struttura è stata
prodotto originale ha rischiato la
riconvertita a importante centro culturale scomparsa (a causa soprattutto dello
e vetrina per il territorio ospitando il
spopolamento delle valli) e la dispersione
Museo del Setificio Piemontese oltre che
dei saperi che lo hanno reso un prodotto
un centro per esposizioni e congressi.
unico. Oggi si può trovare il prodotto
Non possono mancare, per una visita
DOP in tutta la valle, ma la quasi totalità
completa alla valle, anche alcuni luoghi
del castelmagno d’alpeggio del Presidio –
adatti ad assaggiare i prodotti della cultura circa 3000 forme – stagiona presso
gastronomica locale. È quindi d’obbligo
l’azienda Terre di Castelmagno.
una sosta presso La Paschera dal 1984.
P
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Per terminare un buon pasto, e una buona
visita, non può mancare infine un liquore.
Il migliore della zona si trova presso La
Spiritosa: il laboratorio artigianale offre
un vasto assortimento di liquori a base di
erbe e frutti locali. Dalla macerazione a
freddo degli ingredienti nascono gli infusi
di mirtillo e ramassin (piccole susine), il
genepì, un amaro di erbe della valle,
l’arquebuse e il tipico digestivo occitano, il
serpol..
Tel. 0171 817286
Per saperne di più
Conserve
Cascina Rosa
Via Bottonasco 28
Caraglio
Tel. 0171 619741
Liquori
La Spiritosa
Via Marconi 55
Monterosso Grana
Tel. 0171 612825
Formaggi
Diego Isoardi
Frazione Chiappi
Via Matteotti 1
Castelmagno
Tel. 0171 986214
La Meiro
Frazione Chiappi
Via dei Pinet 1
Castelmagno
Tel. 335 6931946
Nicoletta Viano
Frazione Chiappi
Via Matteotti 1
Castelmagno
Tel. 0171 986214
Osvaldo Pessione
Frazione Chiappi
Via Comunale 6
Castelmagno
Tel 339 8652517
Terre di Castelmagno
Frazione Chiappi
Castelmagno
Tel. 338 6261222
Ristorante
Paschera dal 1984
Frazione Paschera San Defendente 62
Caraglio
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Cultura&Sport
Alla (ri)scoperta di una
piccola (grande) valle
Museo etnografico di Coumboscuro.
“
Varie proposte
culturali per
vivere la valle
“
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Ecomuseo Terra del Castelmagno
"Beico" front office
Valle Grana
“Beico” (in italiano “guarda”), un
intercalare usato dalla gente occitana, è un
modo per rimarcare l’identità, un segno
distintivo di un modo di essere. Beico può
essere vissuto come un imperativo rivolto
al passante, al turista e a chi vive o ha
vissuto in valle: guarda, ascolta, osserva ciò
che ti circonda, non dimenticare la cultura
in cui sei inserito; oppure può essere
vissuto in termini di meraviglia, di
incanto, di stupore per la vita, la natura e
l’arte.
Con questa premessa gli spazi di BEICO
presentano la Valle Grana a livello
culturale e territoriale. Offre la vita della
Valle nel e dal suo cuore, in
contrapposizione allo stile pubblicitario
della civiltà consumistica che mira a
stupire e catturare il consumatore con
aspetti sensazionali ma per lo più
superficiali. L’uomo presenta l’uomo e il
suo territorio. La vetrina offre i profumi, i
sapori, il sapere, legati all’editoria e ai prodotti.
Museo del lavoro
frazione Chiappi di Castelmagno
Aperto nel maggio 1988; ubicato in una
abitazione costruita nel 1684, raccoglie
buona parte degli attrezzi da lavoro di
questo piccolo angolo della montagna
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Vacchetta, ex Albergo del Gallo e il
Filatoio. Il paese si presenta oggi vivace
dal punto di vista culturale con iniziative
di richiamo tra le quali ricordiamo la
Fiera d'autunno, la mostra mercato di arte
tessile Di filo in filo, Aj a Caraj (festa
dell'aglio), feste patronali nelle frazioni e
la festa della Madonna del Castello nel
capoluogo.
Il Convento è aperto tutto l’anno su
prenotazione dal lunedì al venerdì dalle
9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00.
L’ingresso è gratuito.
Per informazioni: Via Cappuccini, 29,
12023 - Caraglio (CN) - tel: 0171 618260 email: [email protected] - Web site:
www.marcovaldo.it
Ecomuseo di Castelmagno, biblioteca San Pietro.
occitana. Apertura stagionale (giugnosettembre) o durante l'anno previa
prenotazione al tel. 0171 682540. Dispone
di un catalogo bilingue occitano-italiano
in cui sono illustrati tutti gli attrezzi in
mostra. Direttore: Beppe Garnerone, via
Giordano e Marino, 7 - 12020 fraz.
Chiappi di Castelmagno (Cn).
Per informazioni: tel. 0171 986370; 0171
682540; 333 2552679; [email protected]
Museo occitano
frazione Colletto di Castelmagno
Il "Pichot Muzeou" è nato nel 1992 a cura
di Olga Martino e Graziano Cardellino
con il sostegno del Centro Occitano di
Cultura "Detto Dalmastro". In un
ambiente che sa d'antico sono esposti
oggetti e strumenti della vita quotidiana,
documentati e descritti in lingua occitana
e italiana. Nel 1996 questa piccola realtà
viva e dinamica si è arricchita di altri
oggetti e documenti di storia locale
aprendo una seconda sezione dedicata
soprattutto ai lavori dei castelmagnesi
emigrati e ad altre curiosità di vita e di
sopravvivenza. Il Museo è visitabile tutti i
giorni chiedendo di Magnet, l'anziano
custode e guida che vive nella frazione in
via don Galaverna 9. E' questo il grande
pregio del piccolo Museo, che può ancora
contare sulla presenza quotidiana di un
montanaro doc, personaggio caratteristico
ricco di conoscenze e di esperienza di vita
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locale.
Per informazioni: le comitive e le
scolaresche sono pregate di fissare un
appuntamento telefonando al numero 011
8172212. L'ingresso è gratuito.
Convento dei Cappuccini
Caraglio
I primi Padri Cappuccini giunsero a
Caraglio nel 1607 per riportare la fede
cattolica: la popolazione aveva infatti
aderito in massa al calvinismo. Nel 1698 si
diede inizio alla costruzione del nuovo
Convento, che si trovava appena al di
fuori del centro abitato dell'epoca: la
struttura conventuale e la chiesa furono
terminate solo nel 1720 e sono una
testimonianza molto interessante di
architettura.
La chiesa, dedicata a Santa Maria degli
Angeli, conserva altari lignei di grande
valore, mentre il Convento dal 1995 è sede
dell'Associazione Culturale Marcovaldo
con alcuni spazi espositivi del CeSAC Centro Sperimentale per le Arti
Contemporanee.
A partire dal 2000 il paese ha conosciuto
una grande fase di restauro che ha
compreso i principali edifici storici
pubblici e privati. Tra i principali la
Chiesa Parrocchiale Santa Maria Assunta,
la Chiesa di San Giovanni Battista, il
Palazzo del Fucile, la Finestra di Cecilia, il
Teatro Civico, la Fontana delle Tre Grazie,
la Chiesa sconsacrata di San Paolo, Villa
Museo etnografico
Coumboscuro
Il museo espone una documentazione
permanente sulla cultura linguisticoetnografica provenzale di Coumboscuro,
via F. Mistral, 6 - Sancto Lucio de la
Coumboscuro 12020 Monterosso Grana
(Cn). Il museo è visitabile dalle ore 8 alle
12 e dalle14 alle 18. L'ingresso è gratuito.
Per informazioni: tel. n. 0171 98771
Esposizione permanente sul Catarismo
Val Grana
Via Galimberti 19, Visitabile sabato e
domenica, appuntamenti audiovisivi su
prenotazione. Ingresso libero. Chiuso il
martedì. Info: Locanda della Società, tel.
0171 98216
Museo del cinema Kinomuseo
Valgrana
Via Roma 17. Visitabile tutto l’anno previa
prenotazione telefonica (massimo 6
persone per visita), ingresso gratuito. Info
e prenotazioni: Associazione Culturale
KinoKinino, tel. 347 2511830.
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