una valle da vivere - Comune di Pradleves
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una valle da vivere - Comune di Pradleves
/ 06 Grana una valle da vivere sweetmountains GIUGNO 201 5 1 “ Dal fondovalle, in meno di 30 km si raggiunge il Comune di Castelmagno, il cui magnifico santuario è meta da secoli di migliaia di pellegrini “ Gli autori Cristiana Oggero è Valgranotta per nascita e dal 2010, grazie alla sua esperienza universitaria e presso l’Associazione Dislivelli, si adopera nella ricerca e nello studio delle dinamiche territoriali legate alla montagna, con particolare attenzione a quella Cuneese in cui vive, cercando di coniugare valori e saperi allo sviluppo e alla sostenibilità, senza dimenticare il passato, ma sempre pronta ad affrontare il futuro vivendo l’oggi. INTRODUZIONE Un giardino botanico e culturale 03 LUOGHI E ITINERARI Caraglio e la via della seta 05 Bourgat, babaciu e Coumboscuro 07 Barme, masche e sarvan 09 Per gentile concessione della Comunità Montana Valli Grana e Maira. Le borgate dai destini incrociati 11 Editore Alpe Chastlar: alpeggio pregiato e panorama incantevole 13 Progetto grafico IL SENTIERO DEI LUOGHI La Curnis Auta 16 Roberto Ribero vive a Valgrana, luogo in cui la sua famiglia risiede da sempre, ma è cresciuto su e giù per la valle Grana, incontrandone tutte le comunità e sentendosi a casa in ognuna di esse. Da qualche tempo ha scelto di dedicarsi all'attività di guida in valle, per permettere a chi lo desideri di scoprirne le bellezze, naturali e non, ma soprattutto per raccontare la gente che vive in questo piccolo gioiello delle Alpi sud occidentali. Mappa Dislivelli, viale Pier Andrea Mattioli 39, 10125 Torino tel. +39.011.5647406 Bodà - www.boda.it www.sweetmountains.it [email protected] Immagini Giorgio Ariaudo. In copertina Il Santuario di San Magno in una suggestiva immagine. sweetmountains SWEET&SLOW Dalla seta al Castelmagno 20 CULTURA&SPORT Alla (ri)scoperta di una piccola (grande) valle 22 GIUGNO 201 5 2 Un giardino botanico e culturale “ Oltre a essere terra natale del Castelmagno, la Valle Grana è anche la regina del cicloturismo L a Valle Grana è compresa tra la Valle Stura di Demonte e la Valle Maira; si estende dalle prime propaggini collinari e montane esterne di Vignolo, Cervasca, Bernezzo e Caraglio fino allo spartiacque del Monte Tibert. L'asse della Valle è lungo poco meno di 20 km e si assesta lontano dal crinale finale della catena alpina. Racchiude il territorio di nove comuni, tre dei quali, Vignolo, Cervasca e Bernezzo, sono collocati sulla fascia pedemontana. È la meno estesa delle quattro valli dell’ex Marchesato di Saluzzo, ma non per questo la meno importante: il suo piccolo territorio racchiude elementi di notevole interesse storico, artistico e naturalistico. Un Comune, Caraglio, è ubicato all’inizio della vallata vera e propria; risalente all’età del ferro nel ’700 divenne uno tra i più rinomati centri di lavorazione della seta: due, Valgrana e Montemale nella zona intermedia e tre, Monterosso Grana, Pradleves e Castelmagno, nelle terre più alte. Dal fondovalle, in meno di 30 km si raggiunge il Comune di Castelmagno, il cui magnifico santuario è meta da secoli di migliaia di pellegrini. I dolci pendii della valle conferiscono ai verdi paesi che affacciano al fiume un tono agreste che i folti boschi di castagno, faggio e conifere rendono più austero man mano che l’altitudine cresce. Pur nelle ridotte dimensioni territoriali, è possibile imbattersi in ambienti naturali molto vari, dalla ricca pianura alluvionale del fondo valle, alle strette gole percorse da rapidi torrentelli, alle dolci e maestose praterie delle zone più elevate. La varietà degli ambienti e del clima creano quelle condizioni particolari che fanno sì che la Valle Grana, per ricchezza e varietà di specie, sia un grande giardino botanico naturale; non per nulla fiori ed erbe pregiate hanno creato quel capolavoro che è il formaggio di Castelmagno. La fioritura che esplode da maggio è un prodigio naturale: decine di rare orchidee hanno saputo conservare la loro delicata nicchia ecologica e poi anemoni, crochi, saxifraghe, genziane, viole, gigli, fino all’arcaico camedrio alpino, alla stella alpina e a centinaia di altre specie che non finiscono mai di stupire tanto il valligiano quanto il turista distratto e frettoloso. Oltre a essere terra natale del Castelmagno, la Valle Grana è anche la regina del cicloturismo grazie alle tortuose ed emozionanti salite che vedono campioni internazionali solcarne le strade. Per gli appassionati di questo sport, da Pradleves al Colle Fauniera vi è la possibilità di cimentarsi su una salita cronometrata (Fauniera chrono test point) “ In bici nei pressi del Santuario di San Magno. sweetmountains GIUGNO 201 5 3 Discesa dal Monte Crocette verso l'alpe Chastlar. lunga circa 20 km per un dislivello di 1675 m. Per gli amanti della Mtb è invece degna di nota “La Rampignado”, percorso di gran fondo proposto con tre diversi itinerari di 30, 40 e 60 km interamente su sterrata e sentiero. Per i ciclisti da strada, invece, è ormai famosissima, anche oltreoceano, la gran fondo Fausto Coppi, che ogni anno ripercorre i tracciati che in passato hanno visto il famoso campione italiano di ciclismo. La conservazione e la cura dell’ambiente alpino ad opera degli stessi valligiani ha favorito la creazione di un’offerta di circuiti per l’escursionismo sia estivo che invernale in armonia con l’ambiente circostante, ricco di elementi della tradizione locale. I percorsi di valle più conosciuti sono la “Curnis”, un sentiero lungo circa 45 km che attraversa ben 52 frazioni tra Pradleves, Castelmagno e Monterosso Grana, e la “Curnis Auta” che da Vignolo fino al Colle Fauniera e poi giù fino al Filatoio Rosso di Caraglio, si sviluppa sullo spartiacque con la Valle Stura prima e con la Valle Maira dopo. In valle non manca, infine, la possibilità di praticare sport outdoor come lo sweetmountains scialpinismo, lo sci di fondo, il pattinaggio su ghiaccio, il free climbing e il volo libero. Importanti elementi di pregio artistico ed architettonico sono rilevabili in tutta la Valle: nel centro di Caraglio con ricchi palazzi, chiese e residenze storiche, a Montemal con il castello arroccato a 931 m a guardia della valle, e in tutti i borghi rurali. In valle è ancora molto radicata la cultura provenzale che vede nella piccola frazione di Sancto Lucio di Coumboscuro di Monterosso Grana il proprio baluardo: qui un’associazione lavora per il recupero e il mantenimento della cultura e organizza manifestazioni come il famoso “Roumiage” di settembre. In questo territorio si sono tramandate lavorazioni artigianali particolari come quella del cuoio, della ceramica raku e della seta, e una gastronomia di vera eccellenza; grazie alla nascita di un consorzio biologico che tutela i produttori e le produzioni tipiche, si sono riscoperti antichi sapori come quello della pera Madernassa e i funghi “pisacan” di Cervasca e Bernezzo. La Valle Grana Il luogo ideale il dolce andare per sentieri la freschezza delle acque, il silenzio sussurrato dei monti, il silenzio narrato delle chiese, la forza fedele degli affreschi, il sapore buono dell'amicizia il sapore dolce dei frutti, il sereno stare con gli amici, la gioia del vivere in famiglia, le risate belle dei bambini, le rughe narranti dei vecchi, la paziente attesa della trota, il sapore forte del formaggio, la canzone antica nella sala, il profumo magico del fieno, la scoperta sorpresa di un fungo, la Valle Grana è tutto questo, un posto vicino dove stare bene, un posto per tutti. GIUGNO 201 5 4 Luoghi e itinerari Caraglio e la via della seta Lo storico setificio Galleani di Caraglio. “ La scelta del Cuneese e di Caraglio come territorio in cui realizzare il più grande setificio piemontese non fu casuale “ Il nostro luogo sweet www.sweetmountains.it/luoghi/cascina-rosa/ sweetmountains A partire dalla seconda metà del Seicento il Piemonte arrivò in breve tempo ad avere un’industria serica tra le più sviluppate e fiorenti dell’epoca, dando così origine al Setificio Piemontese e diventando uno tra i principali produttori di filati di seta d’Europa. Questo significava possedere la migliore produzione serica presente al mondo, ma le invenzioni tecniche piemontesi fecero altresì nascere, a partire dal ’700, il Setificio Moderno con innovazioni profonde in uso ancora oggi nel mondo, che si concretizzarono in tre filatoi tra cui quello di Caraglio. La scelta del Cuneese e di Caraglio come territorio e location in cui realizzare il più grande setificio piemontese, il terzo in ordine cronologico, non fu casuale. La presenza di terre fertili e ricche, dove la bachicoltura era già di casa, e l’acqua, principale fonte energetica per i filatoi, non mancava, fecero sì che tra il 1676 e il 1678, ad opera di Amedeo di Castellamonte e di Giò Francesco Galleani e per volere di Carlo Emanuele II Duca di Savoia, venisse realizzato il più insigne monumento storico-culturale e architettonico di Archeologia Industriale in Piemonte: il setificio Galleani, oggi meglio noto come Filatoio Rosso. A partire dal 1857, il setificio subì alcuni passaggi di proprietà, ma continuò la produzione di seta fino agli anni Trenta del Novecento. Nel 1991 la proprietà, in collaborazione con l'Associazione Dimore Storiche, richiese al Ministero per i Beni Culturali l'emanazione dei provvedimenti di tutela vincolistica dell'immobile storico. Nel 1999, il Comune di Caraglio e l'ing. Luigi Galleani d'Agliano, discendente del fondatore del setificio, costituirono il "Comitato per la rinascita del Filatoio Rosso" e si adoperarono per ottenere i GIUGNO 201 5 5 Gli itinerari località partenza: Filatoio di Caraglio lunghezza: 10 km circa dislivello: 100 m circa note: itinerario ottimo per le mezze stagioni, pensato per la bicicletta e la mtb, ma anche per escursionisti a cavallo Via Roma a Caraglio. fondi necessari per consentire al Comune di acquisire la proprietà dell'edificio. Nell’autunno dello stesso anno iniziarono i primi lavori di recupero e restauro. Nel marzo 2001 al Comitato subentrò la Fondazione Filatoio Rosso di Caraglio, creata per la promozione, la gestione, il recupero e la valorizzazione della struttura. Nel 2002, in collaborazione con l’Associazione Culturale Marcovaldo, nacque il progetto di allestimento del percorso museale per poter far conoscere ed apprezzare ad un pubblico sempre più vasto l’importante storia del setificio, affiancandolo a rassegne stampa e all’attività del CeSAC – Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee, con le sue mostre tematiche. A Caraglio si consolidò così la presenza di un polo di cultura artistica in grado di dialogare con le importanti realtà museali torinesi e con le numerose istituzioni presenti sul territorio locale, nazionale e internazionale. Oggi, il Filatoio si distingue per un genius loci nel quale la sintesi di storia, tradizione, tecnologia ed integrazione con la natura del territorio circostante, favorisce un'esperienza profonda dei sensi. Questo aspetto definisce il posizionamento del Filatoio sul piano turistico: un luogo da vivere, non da consumare, un turismo in linea con la slow life e la sostenibilità, dove l'arte, in tutte le sue forme, accompagnate dalla tradizione enogastronomica locale con momenti di convivialità di eccellenza, agiscono come leva e volano per il marketing territoriale locale. sweetmountains L'itinerario, pensato per far scoprire il mondo in cui i preziosi bachi venivano un tempo allevati, si contraddistingue per la sua semplicità. Il dislivello totale risulta infatti molto contenuto. La partenza è fissata presso il Filatoio di Caraglio, sede del Museo del Setificio Piemontese, ed avviene in direzione del centro di Caraglio. Si segue per un km circa la strada provinciale che raggiunge il concentrico e si svolta poi a destra in via Angelo Brofferio, strada in cui si possono ammirare alcuni affreschi sugli edifici della via e la celebre "Finestra di Cecilia", la storica eroina caragliese. Risalendo via Brofferio si incontrano l'antico Municipio e la nuova parrocchiale, prima di una rapida serie di svolte che immettono sulla via che sale verso il Castello. Appena imboccata questa strada si svolta a sinistra per imboccare via sant'Agnese. La strada sale per circa 450 metri, stretta da vecchi muri in pietra ricoperti di edera, che creano un passaggio davvero suggestivo. Arrivati all'incrocio si svolta a sinistra e si scende verso la provinciale. La si segue per circa 150 metri per poi prendere direzione Paniale e immettersi in un ambiente di campagna coltivata, caratterizzata dall'alternanza di tratti asfaltati e strade interpoderali. Si costeggia una zona in cui compaiono alcuni vigneti per poi percorrere circa 1,5 km su strada asfaltata e raggiungere il punto più lontano del percorso, posto al bivio tra Bottonasco e Rossolo. In prossimità si trova l'azienda agricola biologica Cascina Rosa (http://www.cascinarosa.it/), che al suo interno ospita uno spazio dedicato al baco da seta ed al suo ciclo di vita. Ripresa la marcia si supera la colletta di Paniale e si scende tramite via comunale per un paio di km in direzione Caraglio. Seguendo la segnaletica, si raggiunge il Pilone denominato dei Bergè sull'omonimo colletto. Da qui si può scendere direttamente alla statale e al Filatoio, oppure compiere un percorso di 1,5 km tra i boschi per ritornare al Filatoio. Quest'ultimo itinerario si Complesso di S. Giovanni a Caraglio. presenta di livello tecnico un po' più complicato, ma garantisce uno scenario pittoresco dal punto di vista paesaggistico. L'intero percorso è segnalato con frecce rosse, ed è inframmezzato da diversi pannelli didattici che ripercorrono la vita del baco da seta. GIUGNO 201 5 6 Luoghi e itinerari Bourgat, babaciu e Coumboscuro Falò al Roumiage de Setembre. “ Dal 1958 la valorizzazione della cultura, della letteratura e della storia delle tradizioni provenzali sono portate avanti dal Centro Provenzale Coumboscuro “ Il nostro luogo sweet www.sweetmountains.it/luoghi/trattoria-eaffittacamere-aquila-nera/ sweetmountains I l Comune di Monterosso Grana è nel cuore della Valle Grana. Il territorio risulta molto eterogeneo e si estende su un’area che va da un’altitudine di 700 metri nella parte inferiore agli oltre 2000 dei monti Pervou, Grum e Bram, sullo spartiacque che segna il confine con la Valle Stura. Monterosso, il capoluogo, si trova nella zona semi-pianeggiante, attraversata dal torrente Grana, che si estende dal ponte nei pressi della cappella di Santa Maria alla frazione Levata. Sui versanti della valle, tra i 700 e i 900 metri, si incontrano i boschi di castagno che per molti secoli rappresentarono una risorsa essenziale per la popolazione. Più in alto si collocano i pascoli che, nei mesi estivi, ospitano le mandrie che forniscono il prezioso latte per la produzione del formaggio Castelmagno. Il territorio si caratterizza per la presenza di numerose piccole valli, ricche di paesi e di borgata. All’altezza della frazione Levata si imbocca la Valverde con i paesi di San Pietro e di Saretto. Da questo insediamento si diramano due valli: da una parte la Coumboscuro il cui centro principale è Santa Lucia, dove sorge appunto il Centro Provenzale, dall’altra il vallone in cui si colloca il paese di Frise. Accanto ai centri principali sono presenti numerose borgate, un tempo molto popolate, armoniosamente inserite nel paesaggio e caratteristiche per la loro architettura. Il patrimonio artistico è ricco e di particolare interesse, si distinguono l’antico castello, la chiesetta di Madonna della Neve e le parrocchiali San Giacomo, San Pietro, San Giovanni e Santa Lucia. Il comune, per il suo ambiente, presenta una naturale vocazione turistica, dispone di moderne strutture ricettive, ricreative e sportive che consentono di praticare numerose discipline, come il calcio, il tennis e il gioco delle bocce. Una fitta e curata rete di sentieri favorisce le GIUGNO 201 5 7 - e con le varie minoranze e culture regionali ed etniche. Gli itinerari località partenza: Aquila Nera, Monterosso Grana durata: 4 ore e 30 minuti difficoltà: E dislivello: 400 m note: itinerario semplice tra sentieri e tratti asfaltati, inframezzato da luoghi di visita importanti Inverno a Coumboscuro. escursioni tra i boschi e i pascoli, fino ad alta quota. Per gli appassionati della pesca il torrente Grana, con le sue trote Fario, rappresenta un ambiente ideale. Dal 1958 la salvaguardia, la valorizzazione della cultura, della letteratura e della storia delle tradizioni provenzali, sono portate avanti dal Centro Provenzale Coumboscuro, un’associazione senza scopo di lucro, che ha sede a Sancto Lucio de Coumboscuro, in una valle annessa alla dorsale principale della Valle Grana, nel Comune di Monterosso Grana. L'Associazione, con particolare riferimento alla lingua e alla cultura provenzale, persegue ogni forma di attività e azione che ne garantisca la promozione, la divulgazione e la valorizzazione. In modo particolare le azioni vengono svolte tra l'organizzazione di eventi e manifestazioni (tra cui Festenal, il Roumiage de Setembre e de l’Adoulourado, Journ de Rei, ecc.), convegni pubblici, corsi di aggiornamento, concorsi, rassegne espositive, festival, edizione di giornali di informazione, stampati, prodotti editoriali e discografici di ogni tipo, azioni didattiche e formative. Il Centro Provenzale de Coumboscuro, inoltre, promuove e gestisce progetti specifici quali Centri di Documentazione, Musei, Strutture per lo svolgimento di attività culturali, espositive e di spettacolo, con relativi servizi. Una delle caratteristiche qualificanti e riconosciute di Coumboscuro Centre Prouvençal è l'ampia rete di rapporti che è riuscito a stabilire con il mondo culturale europeo - Istituti, Centri studio ed iniziative, associazioni, centri universitari sweetmountains L'itinerario prende il via dalla Trattoria Aquila Nera, risalendo per circa 150 metri la strada provinciale. Si svolta a sinistra seguendo l'indicazione "Curnis" (itinerario escursionistico segnalato in giallo e rosso) e con una ripida salita dapprima in prati e poi in bosco si raggiunge la caratteristica chiesa di Santo Crous. Il tratto in questione è ripido, ma si supera agevolmente in quanto molto breve (40 minuti dalla partenza). Da qui si scende su comoda pista forestale fino al paese di San Pietro di Monterosso (20 minuti) dove è d'obbligo la sosta al Museo dei Babaciu [box 1], i pittoreschi uomini in paglia che da circa 15 anni animano il borgo. Da San Pietro si riprende a salire seguendo la strada asfaltata, raggiungendo dapprima Saretto, dove si imbocca il vallone di Frise e poi Fougirous, caratteristica borgata alpina in cui, un tempo, ci si dedicava all'estrazione della pietra di losa nelle vicine cave. Proprio da Fougirous si riprende a camminare su sentiero che guadagnando poco dislivello con una linea decisamente panoramica ci porta a scoprire le note Lauziere della Ruero. Si tratta di numerose cave di pietra da copertura che per secoli hanno fornito alla Valle Grana e non solo ottimo materiale da costruzione. Le cave sono oggetto di una mostra tematica curata dall'ecomuseo Terra del Castelmagno, che viene gestita in forma itinerante. Dalle cave si ridiscende verso la provinciale di Frise, la si attraversa in località Ponte Serafin, dove è posto anche il guado sul rio Frise, e si riprende a salire in ambiente boscoso in direzione Santa Lucia. L'escursione può terminare con la visita del Museo Etnografico e della chiesa parrocchiale, caratterizzata da diverse sculture lignee di assoluto pregio. Il ritorno può avvenire seguendo la strada asfaltata oppure con auto se ci si organizza in precedenza.. Il Museo dei Babaciu Nel cosiddetto “Paese senza tempo” di San Pietro di Monterosso, si è voluto collegare con un filo immaginario, ormai 1 5 or sono, un percorso all’interno dell’abitato alla riscoperta della toccante realtà architettonica con l’aiuto di alcuni personaggi, i Babaciu, per l’appunto, che ridanno vita agli angoli più suggestivi del borgo. Il centro abitato viene immaginato come luogo complesso di incontri e scambi, luogo di tradizioni, usi, costumi, che il Museo intende raccontare. Se ci si lascia catturare da questo concetto, il centro abitato ha bisogno di essere capito, spiegato, narrato. Il percorso prende avvio di fronte alla Chiesa parrocchiale e si dipana, per 500 metri circa, nell’antica via che dà accesso alla Valle soprastante, con tappe frapposte alle antiche case del borgo. Il Museo a cielo aperto ricrea scene di vita quotidiana del passato: la nonna che accudisce la nipote raccontandole una favola, i bambini che giocano in strada, il “picopeire” (lo spaccapietre), il pastore, il carrettiere, il falegname, il mugnaio, l’osteria, la vejà (la veglia). I Babaciu sono “apparenti” fantocci ad altezza d’uomo, sostenuti da sagome di legno ricoperte con fieno e vestiti con abiti d’epoca. I protagonisti del Museo sono stati donati dal paese al paese e grazie alla disponibilità degli abitanti e dei residenti, rimangono “ospiti” lungo la strada, su finestre e balconi, “ripopolando” il paese in muta attesa di essere “rimpiazzati” da giovani di ritorno alla montagna. Il filo comune che realmente lega ogni scena proposta, sarà la fiaba già creata ad hoc, che verrà riproposta come audioguida al visitatore che potrà immergersi in questo mondo percorrendo lo spazio e il tempo che lo separano da questa realtà immaginaria. . GIUGNO 201 5 8 Luoghi e itinerari Barme, masche e sarvan vedere Barmo Capitani, una costruzione in cui i caratteri arcaici sono dominanti. La leggenda vuole fosse stata costruita da un uomo possente (detto appunto Capitani) che, vestito solo di pelli di montone e cavalcando una giovenca, pascolava quassù il suo bestiame. Pradleves si sviluppa per circa un chilometro ai lati della strada provinciale alla sinistra del torrente Grana. Sorto probabilmente quale feudo dei marchesi di Saluzzo e a lungo conteso tra questi e il comune di Cuneo, il borgo passò in mano cuneese nel XVI secolo, con l'estinzione della casa saluzzese. Rimane tuttora l'antico Castello dei marchesi di Saluzzo (risalente al XIII secolo) trasformato in albergo. Il Palazzo del Municipio (1912) si rifà, invece, a modelli medioevali. La Parrocchiale di San Ponzio, eretta a inizio Settecento, custodisce un'acquasantiera in pietra datata 1520. Il paese ha vocazione turistica, prevalentemente estiva, che contribuisce allo sviluppo dell'economia locale, basata sull'agricoltura e sulla lavorazione artigianale del legno e del ferro. Gli itinerari Concerto ai piedi della torre civica a Pradleves. “ Il nostro luogo sweet “ Pradleves si sviluppa ai lati della strada provinciale alla sinistra del torrente Grana www.sweetmountains.it/luoghi/albergoristorante-la-pace-locanda-del-castelmagno/ sweetmountains C omunemente i Pradlevesi spiegano lo strano nome del loro paese facendolo derivare dal piemontese “Prà d’l’eve”, ossia “prato delle acque”. In realtà il nome deriva dalla gens romana, i Levesium, che in epoca imperiale possedeva ampie proprietà in questa zona dell’alta Valle Grana. Sicuramente il popolamento di questo territorio è molto antico ed è testimoniato dalla presenza di coppelle (piccole vasche scavate nella roccia) tanto all’ubai, sul sentiero che da Riosecco conduce al vallone del Frise, quanto all’adrech sulla strada carrozzabile per la cappella della Madonna degli Angeli. Sempre in questa zona è possibile località partenza: Albergo La Pace di Pradleves durata: 4 ore dislivello: 450 m note: itinerario adatto alla media stagione Partendo dall'albergo La Pace si raggiunge la piazza principale di Pradleves, e si imbocca la strada che risale in direzione di Madonna degli Angeli. Si segue la strada, asfaltata, per circa 2,5 km. In questo tratto si attraversa la zona, identificata come Sic dall'Unione Europea, caratterizzata dalla stazione di fioritura del Linum Narbonense. Si tratta dell'unica stazione di fioritura sulle Alpi cuneesi. Raggiunto il bivio con segnaletica bianco-rossa si imbocca il sentiero che procede in direzione est, fino all'incrocio con la Curnis Auta. Da qui l'itinerario prosegue verso il basso in direzione Barmarossa, ma è consigliabile una breve digressione verso GIUGNO 201 5 9 Linum Narbonense (foto Bernard Dupont). la suggestiva Barma Grande, dimora della potente e terribile masca Magno Pertusino. Si tratta di una caverna utilizzata da migliaia di anni come ricovero per animali e pastori. Tutta la zona è caratterizzata da queste formazioni rocciose, ognuna delle quali è ben viva nella memoria locale anche grazie alle numerose leggende che le caratterizzano. Tali leggende sono raccolte nel libro "La valle delle Leggende" di Cristiano Sorzana e Simona Giordano. Ritornati sul sentiero originario si raggiungono i resti della borgata Barmarossa, punto nel quale si lascia la Curnisa Auta e svoltando a destra si inizia una ripida discesa in direzione Podio superiore. La discesa in alcuni tratti ripida, in altri più dolce, attraversa diverse sweetmountains tipologie di bosco, che si alternano tra loro a causa delle differenti condizioni di esposizione: in poco spazio si ha quindi una panoramica importantissimi della ricchezza botanica della valle. Da Podio seguendo le indicazioni si prende direzione Seviana-Pradleves su comoda pista forestale, caratterizzata dalle tipiche pietre bucherellate della zona. Si tratta di calcari a cellette, da non confondere con il tufo. In circa mezz'ora si raggiunge borgata Seviana dove si incrocia la Comba Seviana. Questo ruscello rappresenta l'altro Sic della valle, ed è caratterizzato dalla presenza di muschi calcarizzanti. Tali muschi, trattenendo il calcare disciolto nell'acqua, nel corso dei secoli si trasformano in pietre, riconoscibili per il loro aspetto simile a spugne. Da qui in circa venti minuti su pista forestale si raggiunge Pradleves, immettendosi direttamente nella strada che riporta a "La Pace". GIUGNO 201 5 10 Luoghi e itinerari Le borgate dai destini incrociati La borgata di Valliera. “ Completamente abbandonata dagli anni ’80 Valliera è rinata a nuova vita grazie a un progetto di recupero straordinario “ Il nostro luogo sweet www.sweetmountains.it/luoghi/rifugio-lavalliera/ www.sweetmountains.it/luoghi/agriturismodes-martin/ sweetmountains provengono dai grandi orti di famiglia e da aziende agricole e allevamenti locali. I piatti sono caserecci e tipici, contaminati dalle origini langarole dei gestori. Vengono utilizzate le piante aromatiche e le erbe officinali, di cui la Valle Grana è ricchissima. Gli gnocchi al Castelmagno, immancabili come la polenta macinata a pietra, sono prodotti casalinghi, come tutta la pasta fresca e i dolci. La struttura è altresì dotata di due camere con 4-5 posti letto, bagno privato e ingresso indipendente e di una camerata con 9-10 posti letto e due bagni, con ingresso indipendente. L’agriturismo Des Martin nasce nel 2007 su iniziativa di dieci liberi professionisti che diedero vita alla Società Agricola Valliera. Il loro progetto è quello di far rivivere la borgata non solo a livello insediativo, ma soprattutto produttivo e turistico per garantirne la sostenibilità. Dopo sei anni di lavori per la ristrutturazione architettonica, i piccoli edifici di legno e pietra ospitano dimore e camere. Gli appartamenti sono collocati nella parte alta del borgo, in quattro confortevoli case antiche. La produzione del Castelmagno avviene solo nel periodo a pochi anni la borgata di Valliera di alpeggio tra maggio e ottobre, con lavorazione del latte crudo secondo il di Castelmagno ha conosciuto severo disciplinare di produzione. una vera e propria rinascita, La filosofia di fondo che oggi pervade un’inversione di tendenza per quanto Valliera è riassumibile in un semplice riguarda lo sviluppo socio-economico. proverbio siberiano: a colui che bussa alla Come tante località alpine ha subito un porta non si domanda: “Chi sei?”, ma gli si processo di spopolamento nel secondo dopoguerra. Completamente abbandonata dice: “Siediti e mangia”. dagli anni ’80 è rinata a nuova vita grazie ad un progetto di recupero straordinario. Gli itinerari Motore di questa nuova Valliera sono i gestori del Rifugio omonimo e località partenza: Osteria da Marì di dell’agriturismo Des Martin. Il Rifugio La Valliera, a 1600 metri, è stato Colletto a Castelmagno lunghezza: 4 ore ristrutturato ad opera della Comunità Montana Valle Grana tra il 2000 e il 2006, dislivello: 500 m note: itinerario estivo, guadi pericolosi in su progetto cofinanziato dall’Unione Europea. A gestire il rifugio dal 2014 sono stagione di forti piogge due amici amanti della montagna: Stefano L'itinerario mette a confronto due mondi Cassino e Mara Gallo. La loro cucina si diversi, creando, grazie alla posizione ispira al ciclo delle stagioni e ai prodotti geografica dei siti interessati, del territorio. Le materie prime D GIUGNO 201 5 11 Pascoli a monte di borgata Valliera. un’interessante dimensione di confronto e antitesi. Da Colletto si imbocca il sentiero che parte in direzione Narbona (l'Arbouno) [box 2], la via storica di collegamento tra la borgata e la frazione più importante. Il sentiero è un single trek che non presenta particolari dislivelli e che in una ventina di minuti conduce al pittoresco promontorio dove è situato il Piloun de L'arbouno. Da questo punto panoramico la vista spazia sia sul troncone principale della valle, che risale in direzione del santuario, sia nella Coumba de L'arbouno, il vallone che costringeva all'isolamento totale i suoi abitanti nella stagione invernale. Il sentiero procede guadagnando quota in maniera molto dolce, ma è caratterizzato da alcuni guadi su piccoli rii laterali che possono creare situazioni difficili in stagione molto piovosa. Man mano che ci si avvicina a Narbona la vegetazione si fa più rigogliosa e ci nasconde la borgata, lasciandola comparire solo quando ci si trova all'ingresso. Le rovine delle case creano una sensazione molto forte, di impotenza e abbandono, ma anche di pace e serenità. Il sentiero risale al margine dell'insediamento e si consiglia di addentrarsi tra le case con molta attenzione visto il pericolo di crolli. sweetmountains Rimanendo sul sentiero invece il rischio è nullo. L'itinerario prosegue in direzione est, con un single trek fino a Coubertrand, dove in prossimità delle malghe si imbocca una pista forestale di recente costruzione. L'itinerario è ora caratterizzato da una panoramica importante fino alla cresta della Bastia, dove si inizia la discesa nel vallone di Valliera. Con l'anima ancora segnata dalle rovine di Narbona l'impatto visivo dall'alto di Valliera è notevole. Si tratta, infatti, di una borgata completamente ristrutturata e recuperata grazie all'investimento importante di privati, opportunamente sostenuti da finanziamenti pubblici di origine comunitaria. Il risultato è una borgata completamente rimessa a nuovo, dove negli ultimi anni sono ripartite alcune attività economiche stagionali quali la caseificazione del formaggio Castelmagno d'alpeggio e una struttura ricettiva di stampo rifugistico. Una volta raggiunta Valliera è d'obbligo una tappa presso l'omonimo rifugio per scoprire la cortesia dei gestori e le bontà gastronomiche. Si riparte poi in direzione Campofei, anch'essa oggetto di importanti lavori di ristrutturazione. Da qui si imbocca un sentiero silenzioso e selvaggio e si scende in direzione Croce. Raggiuntala si svolta a destra e si imbocca il sentiero che raggiunge Colletto dopo una breve salita di circa 15 minuti. Il suggerimento per concludere degnamente la giornata è un buon piatto di gnocchi (merenda sinoira) presso l'Osteria da Marì di Colletto. Una casa per Narbona Non esiste un censimento delle frazioni disabitate e molto spesso in rovina, della montagna cuneese. Basta citarne una - Narbona frazione di Castelmagno Cuneo - per fotografare una situazione drammatica e, in molti casi, irreversibile. Dal momento in cui è stata abbandonata dall’ultimo abitante nel 1 960, ha visto crescere la sua fama paradossalmente perché ciò è avvenuto in parallelo con la sua rovina divenendo un simbolo della civiltà della montagna e del suo spopolamento. Il progetto è di costituire un gruppo di ricerca aperto al contributo di coloro che hanno a cuore questa frazione che può essere legittimamente eletta a simbolo non solo di Castelmagno ma della Valle e della civiltà della montagna più in generale, per realizzare l’allestimento di una “Casa per Narbona” ricostruendo alcuni interni originali della frazione nel progettato Ecomuseo di Campomolino. L’8 dicembre 201 3 un numeroso pubblico si è ritrovato a Campomolino per l’incontro dal titolo “Una casa per Narbona”. Il Museo è divenuto una splendida realtà e a partire da quella data la mitica frazione di Castelmagno ha la sua casa, non solo nel pensiero e nel cuore di tutti coloro che nel 201 1 avevano dato avvio al progetto, ma concretamente, in un’antica abitazione nella parte alta di Campomolino. L’edificio restaurato dalla Comunità Montana Valli Grana e Maira, è composto da sei locali che hanno conservato le caratteristiche originali, molto simili a quelle che si osservano a Narbona. Grazie all’accordo tra il Centro Occitano di Cultura “Detto Dalmastro” e l’Associazione Culturale “La Cevitou”, nell’ambito del progetto “Il paese senza tempo: viaggio nelle terre del Castelmagno”, la casa è diventata il Museo di Narbona. Sono state installate diverse ambientazioni (camera da letto, scuola elementare, cucina, stalla e cantina) con pannelli luminosi e i mobili originali. Si tratta di un Museo multimediale interattivo che restituirà la memoria di Narbona come frazione esemplare della civiltà alpina locale. GIUGNO 201 5 12 Luoghi e itinerari Alpe Chastlar: alpeggio pregiato e panorama incantevole Sulla cresta in prossimità del Monte Crocette. “ Non esiste un paese vero e proprio denominato Castelmagno, ma il nome si riferisce all’intero territorio comunale “ sweetmountains C hastelmanh (Castelmagno) con le sue quindici frazioni: Chandamoulin, Niroun, Quiot, Quiap, Tech, Arbouno, Inaout, Coulet, La Crous, Albrè, Chandarfei, Valiera, Batouira, Caouri, Rulavà, il suo Santuario dedicato a S. Manh (S. Magno) martire [box], es granges (le sue baite) Pirounet, Fourest, Chimou, Enfernet, appartiene alla regione occitana, compresa geograficamente tra le Alpi, i Pirenei, il Mediterraneo e l’Atlantico francese. L’Occitania è una delle così dette “Nazioni Proibite” d’Europa. Non ha mai costituito, nella sua interezza, uno stato unitario, ed è pertanto identificabile solo con criteri socio-linguistici. Lo spopolamento, prodotto dalla corsa all’industrializzazione degli anni 50-60, ha ridotto a cinque le frazioni costantemente abitate: Campomolino, Chiappi, Chiotti, Nerone, Colletto. Come è possibile notare percorrendo l’unica strada che risale la valle fino al Colle Fauniera, anche conosciuto come Colle dei Morti, non esiste un paese vero e proprio denominato Castelmagno, ma il nome si riferisce all’intero territorio comunale. Il luogo prende il nome da un castello di forma quadrata, con quattro torrioni agli angoli, di cui rimangono poche tracce nella borgata Colletto. Doveva essere noto ai romani, che vi lasciarono un'"arula" dedicata a Marte, ora murata sul retro del famoso santuario. La sua storia, comune a quella dell'intera valle, è legata al vescovo di Torino, a Cuneo e alle sorti degli angioini, dei GIUGNO 201 5 13 Il Santuario di San Magno e il ciclo Mistà Il Santuario di San Magno. marchesi di Saluzzo e dei Savoia. Al rinomato Santuario, dedicato a San Magno, eroe delia mitica Legione Tebea, protettore del bestiame, accorrono ogni anno, particolarmente il 19 agosto, festa del patrono, pastori malgari e gente comune per presenziare ai festeggiamenti. A Castelmagno opera il Centro occitano di cultura “D. Dalmastro”, un’associazione che da oltre trent’anni si adopera per la tutela e la valorizzazione della lingua occitana. Castelmagno con delibera del consiglio n° 15 del 1/4/2000 ha sancito la sua appartenenza alla minoranza linguistica storica occitana. Questo è stato possibile grazie alla legge n° 482 del 15/12/1999 che attua l’articolo 6 della Costituzione italiana. Il nome Castelmagno è soprattutto legato alla produzione artigianale dell'omonimo formaggio, che costituisce, con il turismo, una notevole risorsa per la valle. Nell’ultimo decennio sono altresì comparsi laboratori artigianali specializzati nella tessitura manuale a telaio, nella lavorazione del cuoio, nella scultura del legno e ultimamente nella produzione dei biscotti artigianali. Per gli appassionati di escursionismo a Castelmagno è presente una fitta rete di sentieri. Degne di segnalazione sono l’escursione all’ormai famoso antico villaggio abbandonato di Narbona e la sweetmountains visita alle vecchie borgate di Valliera, Battuira e Campofei, ricche tipici e puri esempi di tipologia insediativa montana, con imponenti colonne circolari e caratteristici comignoli coi bocchi dei fornelli decorati con pietre disposte a raggiera. Per gli amanti dell’alta quota si consiglia la risalita ai monti Tibert e Tempesta, dai quali, nelle giornate di cielo terso, è possibile un’imponente vista sull’arco alpino e sulla pianura piemontese. A poca distanza da essi ci si può rinfrescare entrando nel “Pertus d’la Patarassa”, la grotta del ghiaccio perenne. Gli itinerari località partenza: Chiotti di Castelmagno dislivello: 400 m durata: 4 ore difficoltà: E Il sentiero ha inizio presso la piazzetta centrale della frazione Chiotti 1540 m, borgata magistralmente ristrutturata nel corso degli ultimi anni. La piazzetta da cui ha inizio l'itinerario merita sicuramente attenzione, è caratterizzata dalla presenza di un pilone votivo posto a centro strada, da una fresca fontanella in pietra locale e da un museo a cielo aperto posto sui muri perimetrali di un'abitazione adiacente. Il progetto Mistà, parola occitana derivata dal latino maiestas, maestà, indica le immagini sacre di santi e martiri, le stesse che da secoli attendono pellegrini e turisti nelle cappelle e nelle pievi alpestri. Nell’anno 2000 l’iniziativa “Mistà: storia arte e fede nelle valli dei Marchesi di Saluzzo”, vide il restauro di oltre venti beni romanico-gotici della Provincia di Cuneo. L’intento era quello di creare nel cuneese un ulteriore e alternativo polo d’attrazione artistica per il turismo religioso calamitato in Piemonte dall’ostensione della Sacra Sindone. I beni delle valli Grana, Maira, Varaita, Po-Bronda-Infernotto furono pertanto sottoposti a ristrutturazione e restauro conservativo e restituiti al pubblico attraverso aperture estive. In Valle Grana la più importante attrattiva è sicuramente il Santuario di San Magno, costruito sul versante sud dell’alta valle, che con la sua imponenza (1 761 m) domina la vallata sottostante e l’ampia conca prativa. Sicuramente la costruzione in quel luogo è legata al transito millenario di sentieri percorsi da pastori, viandanti e pellegrini. Il Santuario è dedicato al culto di san Magno martire, in qualità di protettore del bestiame e dei pascoli, principali fonti di sostentamento delle popolazioni locali. È normalmente aperto e attivo da giugno a settembre, periodo nel quale viene anche offerto il servizio di pernottamento e ristoro dei pellegrini negli appositi alloggi. La festa del Santo e del santuario si tiene ogni anno il 1 9 agosto. All'esterno è cinto da un bel porticato (costruito nell'800) da cui si gode un eccellente panorama. La chiesa più antica corrisponde al vano oggi posto dietro all'altare e isolata dalla chiesa moderna. Costituisce il presbiterio di questo santuario più antico la Cappella Allemandi, costruita intorno al 1 475 in luogo della precedente chiesa. La decorazione della Cappella (1 475-80) è l'ultima opera nota di Pietro da Saluzzo. A questa cappella si aggiunse, di lì a poco, l'ambiente anteriore, che nel 1 51 4 fu affrescata da Giovanni Botoneri di Cherasco con Storie della Passione e Resurrezione e Sette Martiri della Legione Tebea. GIUGNO 201 5 14 Il Re della Valle Grana: il Castelmagno L'Alpe Chastlar. Da essa si risale per pochi metri una stradina asfaltata che porta all'imbocco del sentiero posizionato a lato dell'ultima casa della borgata. Dopo una ventina di minuti, si raggiunge il Pilone S. Margherita (1650 m) dal quale si ha un'ampia visuale sulla pianura sottostante, sul Colle della Margherita e sulle fraz. Colletto e Campofei sull'altro versante della vallata. Qui ha inizio la parte più bella del sentiero, valorizzato e protetto ai lati da antichi muretti abilmente costruiti in pietra a secco. Superata la parte di sentiero contornata da una vegetazione composta da noccioleti e abeti, la salita si addolcisce e si giunge a quota 1880 m, dove ha inizio un'ampia prateria. Proseguendo, in una decina di minuti di cammino, si raggiunge l'Alpe Chastlar da cui si gode un'ampia visuale sweetmountains su Rocca Parvo e sui Monti Parvetto, Viridio e Viribianc. L'Alpe Chastlar è forse il luogo che più richiama alla memoria l'immagine classica degli alpeggi, caratterizzati da pendii dolci e fioriture meravigliose e multicolore, dove nasce il pregiato e famoso Castelmagno [Box]. Da qui si inizia una lenta e progressiva discesa su pista forestale (asfalto in alcuni tratti) che riconduce verso il Santuario di San Magno, affrescato magistralmente da Pietro da Saluzzo e Giovanni Botoneri. Si può tornare a Chiotti seguendo a ritroso l'antico cammino di San Magno che riporta al punto di partenza dopo aver attraversato le Frazioni di Chiappi dove si trova l'accogliente hotel La Font di Chiotti. Il primo documento ufficiale a registrare l’esistenza e l’apprezzamento del Castelmagno è una sentenza arbitrale del 1 277. Apprezzato per la sua qualità, fin dalle sue origini, è stato però riscoperto a livello nazionale e internazionale solo in anni recenti grazie all’opera di razionalizzazione e standardizzazione delle tecniche di produzione che, seppur tramandate da secoli nelle linee generali, restano completamente artigianali e registrano molte varianti legate ai luoghi, ai tempi e ai metodi di lavorazione adottati dai singoli produttori che pur riducendosi di numero raffinano e migliorano le tecniche di lavorazione adoperandosi per una più attenta tutela del marchio. Oggi la zona di produzione e stagionatura – da cui deve provenire anche il latte destinato alla trasformazione – è rigorosamente limitata ai tre Comuni dell’alta valle: Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana. La particolare varietà e la fragranza delle erbe presenti nei pascoli, caratterizzati da una flora costituita da graminacee dei generi Poa e Festuca, dell’alta valle Grana, costituiscono il presupposto fondamentale per comprendere appieno la qualità, il sapore e il profumo di questo eccellente prodotto caseario. Il latte proviene da vacche appartenenti alle razze tipiche dell’arco alpino, in particolare la Piemontese, la Bruna Alpina e le varie Pezzate Rosse. . GIUGNO 201 5 15 Il sentiero dei Luoghi La Curnis Auta Traversata presso San Magno. “ Punti d'appoggio: “ 3 giorni di cammino attraverso i luoghi sweet Rifugio La Scola www.rifugiolascola.it Rifugio Valliera www.sweetmountains.it/luoghi/rifugio-lavalliera/ sweetmountains La Curnis Auta nasce per fornire all'escursionista una visione dall'alto della Valle Grana; la sua peculiarità è infatti il percorso adiacente, per moltissimi km, allo spartiacque con le valli Maira a nord e Stura a sud. Qui di seguito vengono proposti tre giorni sulla Curnis Auta, utilizzando come punti d'appoggio le strutture ricettive presenti sull'itinerario. Primo giorno Caraglio - rifugio La Scola località partenza: Caraglio dislivello: 900 m circa difficoltà: E durata: 6 ore accesso: Caraglio si raggiunge da Cuneo lungo la Provinciale 422. Descrizione itinerario Lasciata la macchina nell'ampio parcheggio adiacente al Filatoio Rosso di Caraglio, sede del Museo del Setificio Piemontese (visita caldamente consigliata), dal cartello che indica la Curnis Auta ci si muove in direzione ovest. Dopo alcune centinaia di metri su stradina asfaltata si incomincia il trekking GIUGNO 201 5 16 sweetmountains GIUGNO 201 5 17 vero e proprio, seguendo le tacche di vernice bianco-rossa che accompagneranno tutto il nostro itinerario. Si supera la prima asperità del percorso data dalle colline caragliesi ed in circa mezz'ora ci si ritrova al Piloun dei Bergè, punto dal quale si può apprezzare la conca di Paniale, splendidamente coltivata. Proseguendo sull'itinerario dapprima si attraversano frutteti di pera Madernassa e poi ci si immette in una ripida discesa boscosa, preludio. Superata la colletta dell'Agnella si giunge in poche centinaia di metri all'imbocco di un sentiero che immette in ambiente boscoso. Da qui non si lascia più il sentiero fino a raggiungere Montemale di Cuneo. La salita è regolare e non difficile, eccetto un paio di strappi impegnativi, ma di lunghezza limitata. L'ambiente boscoso nasconde solo in parte la vista sulla pianura sottostante che accompagna per le due ore e mezza che separano da Montemale. Giunti in quota il bosco lascia spazio a praterie verdi in cui negli ultimi anni hanno trovato spazio le coltivazioni di tartufo nero pregiato, preludio all'arrivo nel borgo vero e proprio. Dopo una pausa alla Trattoria del Castello si prosegue la marcia seguendo la strada asfaltata in direzione Piatta. Giunti al primo tornante si imbocca la pista forestale che si stacca sulla sinistra e la si percorre per qualche centinaio di metri. Una palina con i cartelli bianchi e rossi segnala l'inizio del tratto più impegnativo della giornata: in questo punto si lascia la pista forestale e si Da Caraglio a Montemale. sweetmountains imbocca un ripido sentiero che conduce alla Cima Varengo. La salita è ripida, ma la vista che si ottiene raggiungendo la cresta ripaga ampiamente degli sforzi. Da Cima Varengo si prosegue in direzione ovest fino a raggiungere la strada asfaltata e dopo un km circa il rifugio La Scola in frazione Piatta Sottana. Secondo giorno Rifugio La Scola - rifugio Valliera località partenza: rifugio La Scola dislivello: 1200 m circa difficoltà: E durata: 8 ore Descrizione itinerario La partenza è di fronte al rifugio dove si dipana il sentiero Curnis Auta, in direzione delle falesie che compongono la palestra di arrampicata ormai conosciuta in tutto il cuneese. Si prosegue su comodo sentiero per raggiungere il Colletto della Piatta, snodo cruciale in quanto via d'uscita verso la Valle Grana e la Valle Maira. Da qui si prosegue in direzione ovest su sentiero costeggiato da muri a secco, guadagnando quota in maniera dolce e costante. Giunti a un bivio si seguono le indicazioni per Colletto della Peira - Barmarossa e si alternano brevi strappi di salita a discese corte e ripide. Giunti al colletto di Ollasca si prosegue su sentiero, perdendo rapidamente quota fino ai ruderi di Barmarossa. Il sentiero in questo tratto è ben tracciato e caratterizzato da fondo terroso inframmezzato da sassi. Pochi minuti dopo aver superato Barmarossa si giunge ad un bivio; tralasciato a sinistra il sentiero che scende verso Pradleves (strada asfaltata per Madonna degli Angeli di Pradleves, ottima via di fuga) si arriva in pochi minuti presso la spettacolare Barma Grande, caverna naturale nella falesia calcarea, utilizzata per millenni dai pastori come riparo per le greggi e le mandrie. Superata la caverna si incontra un tratto ripidissimo, ma molto breve, che consente di raggiungere nuovamente il displuvio tra le valli Grana e Maira. Superate le ripide rampe ci si incammina in un dolce saliscendi che conduce al colletto del Gerbido. Vista la lunghezza della tappa si consiglia di ridiscendere fino a borgata Gerbido (10 minuti) e approfittare della fontana per rifornirsi d'acqua. Il tratto successivo risulta privo di punti di approvvigionamento. Da Gerbido si riprende il sentiero, caratterizzato da faggete prima e bosco misto poi, che risale in diagonale verso ovest, rimanendo nei pressi della linea di cresta. Superati due ripidi tornanti si sbuca all'incrocio con la pista forestale che risale da tetti di Dronero. Da qui si segue la pista finché diventa sentiero e si prosegue poi in direzione ovest, restando sul versante nord del Monte Cauri; sotto di noi si manifestano le decine di borgate che caratterizzano la media valle. Prestando attenzione all'unico bivio presente (si tiene la diramazione di sentiero più alta) ci si immette in un bosco di faggio che accompagna all'arrivo sugli alpeggi. Si sbuca su una spalla erbosa che scende in direzione del rifugio Margherita (via d'uscita) situato circa un'ora più in basso alla terminazione di una strada asfaltata. Piegando verso sud si inizia ora una ripida salita su pendii erbosi e caratterizzati da ricche fioriture. Alcuni paletti in legno colorati di rosso sulla sommità segnalano la direzione corretta, che risulta peraltro molto facile da intuire. Si superano circa 400 metri di dislivello e si raggiunge la cresta erbosa che unisce il Monte Cauri, il Chialmo ed il colle Margherita. Questo tratto concede all'escursionista di rifiatare e dimenticare le fatiche precedenti: il tratto è quasi pianeggiante e la visuale sulle Marittime a sud e sul Monviso a nord sono senza ombra di dubbio uno spettacolo impagabile. Dal colle Margherita si imbocca il sentiero che scende verso la Val GIUGNO 201 5 18 Il sentiero da Narbona a Basse di Narbona. Grana e si raggiungono le Grange Sarià dopo circa 30 minuti. Da qui la strada diventa pista forestale e in breve si raggiunge Valliera, con l'omonimo rifugio, dove trascorreremo la notte. Terzo giorno Rifugio Valliera – Santuario San Magno località partenza: rifugio Valliera dislivello: 800 m circa difficoltà: E durata: 5 ore Descrizione itinerario Si esce da Valliera in direzione Batuira, e si imbocca la pista forestale in direzione Narbona, superando la spettacolare cresta della Bastia. Da questo punto si imbocca il famoso e "mitologico" vallone dell'Arbouna. Nei pressi delle grange sweetmountains Coubertrand la pista forestale diventa sentiero e in circa 20 minuti ci si trova al cospetto di Narbona. La borgata viene costeggiata dall'alto (attenzione ai crolli se si decide di intrufolarsi tra le case) in modo da intuirne i diversi livelli di costruzione. Da qui ci si inoltra nel vallone soprastante, seguendo un antico sentiero recentemente recuperato. L'ambiente circostante è caratterizzato da pascoli, inframmezzati da pochi alberi e da casolari sparsi che il tempo ha segnato, ma non ancora cancellato. La salita è dapprima dolce e segue il corso del rio, poi si inerpica con una serie di tornanti ripidissimi, fino a superare il bastione roccioso soprastante. Un traverso erboso ci porta sulle praterie che contraddistinguono i dintorni delle Basse di Narbona. Raggiunte le praterie delle basse, si può ammirare tutta la bassa valle prima di intraprendere il lungo traverso, quasi pianeggiante, che porta sulla cresta del Monte Crocette, caratterizzato dalla presenza delle innumerevoli croci erette ogni anno dai pellegrini diretti al Santuario di San Magno. Dal Crocette prima su sentiero e poi su pista forestale si raggiunge il santuario, meta finale del nostro itinerario. GIUGNO 201 5 19 Sweet&Slow Dalla seta al Castelmagno Annalisa Audino - Slow Food “ La celebrità della valle Grana dal punto di vista gastronomico è soprattutto legata al famoso e rinomato formaggio Castelmagno “ sweetmountains Quasi nascosta in un piccolo nucleo di case di campagna, questa piacevole osteria, che ha festeggiato da poco i 120 anni di attività. Sulla tavola non potrà mancare l’eccellente culumbot (piccione), specialità della casa proveniente da un fidato allevamento locale, i tajarin, gli energetici batsoà (piedini di maiale fritti) un piccolo trionfo di cucina popolare, gli ottimi peperoni in agrodolce con le acciughe o il pollo alla “babi” (termine che in dialetto significa rospo e che si deve probabilmente alla forma che il posso assume durante la fase di cottura). Alcune delle salse e delle confetture usate nell’osteria si possono trovare anche presso l’ottocentesca Cascina Rosa, in località Bottonasco. Cascina Rosa è un’azienda familiare che rappresenta uno dei pilastri indiscussi del territorio. Il terreno che la circonda è impiantato a rotetta a nord dalla Valle Maira e a frutteto e orto e ospita anche le arnie della sud dalla Valle Stura, la Valle Grana stessa azienda. L’intera produzione è non arriva al confine con la Francia, certificata biologica dal 1987 ma si snoda per circa 24 chilometri (praticamente dalla nascita della sfociando a nord di Cuneo costituendo certificazione in Italia) fatto che attesta la un’importante parte delle Terre del grande attenzione per il proprio territorio. Marchesato di Saluzzo. Ha inoltre fatto scuola a livello regionale e Una perfetta amalgama di storia e arte, si non solo per la qualità e la varietà delle trova presso il Santuario di Castelmagno. sue conserve, ma anche per la grande Di origini antichissime, posto a 1760 metri attenzione alla didattica. di quota su un incantevole pianoro erboso La celebrità della valle Grana dal punto di incorniciato dai monti, è stata meta di vista gastronomico è però soprattutto antichi pellegrinaggi e ancora oggi è un legata al famoso e rinomato formaggio affascinante luogo di preghiera e riposo. Il Castelmagno conosciuto sia come modo migliore per scoprirlo è risalire in formaggio da taglio che come auto tutta la valle Grana e osservarlo accompagnamento degli gnocchi quando appare di colpo, dietro la curva, piemontesi. La sua versione d’alpeggio è ridente e austero allo stesso tempo. Per anche oggetto del Presidio Slow Food e contro, a rappresentare la storia produttiva viene lavorato nei tre comuni più alti della dell’area, ai piedi della valle si erge il Valle: Monterosso Grana, Pradleves e Filatoio di Caraglio. Il filatoio è uno dei Castelmagno appunto. Le origini del centri di produzione della seta più antichi prodotto si perdono nella storia, ma ha in Europa risalente agli ultimi decenni del subito una profonda trasformazione. Il XVII secolo d.C. Oggi la struttura è stata prodotto originale ha rischiato la riconvertita a importante centro culturale scomparsa (a causa soprattutto dello e vetrina per il territorio ospitando il spopolamento delle valli) e la dispersione Museo del Setificio Piemontese oltre che dei saperi che lo hanno reso un prodotto un centro per esposizioni e congressi. unico. Oggi si può trovare il prodotto Non possono mancare, per una visita DOP in tutta la valle, ma la quasi totalità completa alla valle, anche alcuni luoghi del castelmagno d’alpeggio del Presidio – adatti ad assaggiare i prodotti della cultura circa 3000 forme – stagiona presso gastronomica locale. È quindi d’obbligo l’azienda Terre di Castelmagno. una sosta presso La Paschera dal 1984. P GIUGNO 201 5 20 Per terminare un buon pasto, e una buona visita, non può mancare infine un liquore. Il migliore della zona si trova presso La Spiritosa: il laboratorio artigianale offre un vasto assortimento di liquori a base di erbe e frutti locali. Dalla macerazione a freddo degli ingredienti nascono gli infusi di mirtillo e ramassin (piccole susine), il genepì, un amaro di erbe della valle, l’arquebuse e il tipico digestivo occitano, il serpol.. Tel. 0171 817286 Per saperne di più Conserve Cascina Rosa Via Bottonasco 28 Caraglio Tel. 0171 619741 Liquori La Spiritosa Via Marconi 55 Monterosso Grana Tel. 0171 612825 Formaggi Diego Isoardi Frazione Chiappi Via Matteotti 1 Castelmagno Tel. 0171 986214 La Meiro Frazione Chiappi Via dei Pinet 1 Castelmagno Tel. 335 6931946 Nicoletta Viano Frazione Chiappi Via Matteotti 1 Castelmagno Tel. 0171 986214 Osvaldo Pessione Frazione Chiappi Via Comunale 6 Castelmagno Tel 339 8652517 Terre di Castelmagno Frazione Chiappi Castelmagno Tel. 338 6261222 Ristorante Paschera dal 1984 Frazione Paschera San Defendente 62 Caraglio sweetmountains GIUGNO 201 5 21 Cultura&Sport Alla (ri)scoperta di una piccola (grande) valle Museo etnografico di Coumboscuro. “ Varie proposte culturali per vivere la valle “ sweetmountains Ecomuseo Terra del Castelmagno "Beico" front office Valle Grana “Beico” (in italiano “guarda”), un intercalare usato dalla gente occitana, è un modo per rimarcare l’identità, un segno distintivo di un modo di essere. Beico può essere vissuto come un imperativo rivolto al passante, al turista e a chi vive o ha vissuto in valle: guarda, ascolta, osserva ciò che ti circonda, non dimenticare la cultura in cui sei inserito; oppure può essere vissuto in termini di meraviglia, di incanto, di stupore per la vita, la natura e l’arte. Con questa premessa gli spazi di BEICO presentano la Valle Grana a livello culturale e territoriale. Offre la vita della Valle nel e dal suo cuore, in contrapposizione allo stile pubblicitario della civiltà consumistica che mira a stupire e catturare il consumatore con aspetti sensazionali ma per lo più superficiali. L’uomo presenta l’uomo e il suo territorio. La vetrina offre i profumi, i sapori, il sapere, legati all’editoria e ai prodotti. Museo del lavoro frazione Chiappi di Castelmagno Aperto nel maggio 1988; ubicato in una abitazione costruita nel 1684, raccoglie buona parte degli attrezzi da lavoro di questo piccolo angolo della montagna GIUGNO 201 5 22 Vacchetta, ex Albergo del Gallo e il Filatoio. Il paese si presenta oggi vivace dal punto di vista culturale con iniziative di richiamo tra le quali ricordiamo la Fiera d'autunno, la mostra mercato di arte tessile Di filo in filo, Aj a Caraj (festa dell'aglio), feste patronali nelle frazioni e la festa della Madonna del Castello nel capoluogo. Il Convento è aperto tutto l’anno su prenotazione dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00. L’ingresso è gratuito. Per informazioni: Via Cappuccini, 29, 12023 - Caraglio (CN) - tel: 0171 618260 email: [email protected] - Web site: www.marcovaldo.it Ecomuseo di Castelmagno, biblioteca San Pietro. occitana. Apertura stagionale (giugnosettembre) o durante l'anno previa prenotazione al tel. 0171 682540. Dispone di un catalogo bilingue occitano-italiano in cui sono illustrati tutti gli attrezzi in mostra. Direttore: Beppe Garnerone, via Giordano e Marino, 7 - 12020 fraz. Chiappi di Castelmagno (Cn). Per informazioni: tel. 0171 986370; 0171 682540; 333 2552679; [email protected] Museo occitano frazione Colletto di Castelmagno Il "Pichot Muzeou" è nato nel 1992 a cura di Olga Martino e Graziano Cardellino con il sostegno del Centro Occitano di Cultura "Detto Dalmastro". In un ambiente che sa d'antico sono esposti oggetti e strumenti della vita quotidiana, documentati e descritti in lingua occitana e italiana. Nel 1996 questa piccola realtà viva e dinamica si è arricchita di altri oggetti e documenti di storia locale aprendo una seconda sezione dedicata soprattutto ai lavori dei castelmagnesi emigrati e ad altre curiosità di vita e di sopravvivenza. Il Museo è visitabile tutti i giorni chiedendo di Magnet, l'anziano custode e guida che vive nella frazione in via don Galaverna 9. E' questo il grande pregio del piccolo Museo, che può ancora contare sulla presenza quotidiana di un montanaro doc, personaggio caratteristico ricco di conoscenze e di esperienza di vita sweetmountains locale. Per informazioni: le comitive e le scolaresche sono pregate di fissare un appuntamento telefonando al numero 011 8172212. L'ingresso è gratuito. Convento dei Cappuccini Caraglio I primi Padri Cappuccini giunsero a Caraglio nel 1607 per riportare la fede cattolica: la popolazione aveva infatti aderito in massa al calvinismo. Nel 1698 si diede inizio alla costruzione del nuovo Convento, che si trovava appena al di fuori del centro abitato dell'epoca: la struttura conventuale e la chiesa furono terminate solo nel 1720 e sono una testimonianza molto interessante di architettura. La chiesa, dedicata a Santa Maria degli Angeli, conserva altari lignei di grande valore, mentre il Convento dal 1995 è sede dell'Associazione Culturale Marcovaldo con alcuni spazi espositivi del CeSAC Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee. A partire dal 2000 il paese ha conosciuto una grande fase di restauro che ha compreso i principali edifici storici pubblici e privati. Tra i principali la Chiesa Parrocchiale Santa Maria Assunta, la Chiesa di San Giovanni Battista, il Palazzo del Fucile, la Finestra di Cecilia, il Teatro Civico, la Fontana delle Tre Grazie, la Chiesa sconsacrata di San Paolo, Villa Museo etnografico Coumboscuro Il museo espone una documentazione permanente sulla cultura linguisticoetnografica provenzale di Coumboscuro, via F. Mistral, 6 - Sancto Lucio de la Coumboscuro 12020 Monterosso Grana (Cn). Il museo è visitabile dalle ore 8 alle 12 e dalle14 alle 18. L'ingresso è gratuito. Per informazioni: tel. n. 0171 98771 Esposizione permanente sul Catarismo Val Grana Via Galimberti 19, Visitabile sabato e domenica, appuntamenti audiovisivi su prenotazione. Ingresso libero. Chiuso il martedì. Info: Locanda della Società, tel. 0171 98216 Museo del cinema Kinomuseo Valgrana Via Roma 17. Visitabile tutto l’anno previa prenotazione telefonica (massimo 6 persone per visita), ingresso gratuito. Info e prenotazioni: Associazione Culturale KinoKinino, tel. 347 2511830. GIUGNO 201 5 23 sweetmountains GIUGNO 201 5 24