Mamma che emozione! - Studio Santarelli De Carolis

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Mamma che emozione! - Studio Santarelli De Carolis
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Mamma che Per te una guida
che ti accompagna nella
gravidanza e nei primi mesi
di vita del tuo bambino!
FARMACIA
LA TUA NUOVA FARMACIA COMUNALE
INDICE
P.4 - Agenda della gravidanza: le visite e i controlli
P.5 - Prevenzione listeriosi, salmonellosi, toxoplasmosi
P.7 - Igiene personale
P.8 - Viaggiare in gravidanza
Mantenersi attivi
P.9 - I piccoli disturbi in gravidanza
P.14 - Alimentazione
P.17 - In preparazione al parto
P.18 - Il cordone ombelicale
P.20 - Depressione post partum*
P.24 - Allattamento al seno
P.26 - Allattamento artificiale
P.28 - Lo svezzamento
P.30 - . . . E la nanna?
P.31 - I primi denti
P.32 - . . . I miei appunti
*Ringraziamo per la collaborazione le psicologhe dello studio Santarelli De Carolis di Milano.
www.studiosantarellidecarolis.com
Aspetti un bambino?
Scoprire di aspettare un bambino è un momento speciale ed emozionante, che può però
portare, soprattutto nel caso del primogenito anche a dubbi, perplessità e preoccupazioni.
Lo scopo di questa guida è quello di fornire un supporto e dare risposte alle domande che
ogni neo mamma si pone in questi momenti speciali.
Chi può darmi consigli per gestire la stanchezza in gravidanza?
Cosa non devo dimenticare per il parto?
Di cosa ha bisogno una neo mamma?
Come gestire i “piccoli problemi” pre e post parto?
Scopri nelle prossime pagine di questa guida i consigli utili
per vivere al meglio questi momenti
Agenda della gravidanza
AGENDA DELLA GRAVIDANZA: LE VISITE E I CONTROLLI
a
Il primo trimestre (entro la 12 settimana)
La prima visita dovrebbe avvenire idealmente entro la 10a settimana. La necessità
di un incontro precoce in gravidanza è motivata dal fatto che nel corso della prima
visita la donna può chiedere, e in ogni caso le devono essere offerte, numerose
informazioni. Per poter esercitare una scelta informata, può essere necessario del
tempo per riflettere, poter maturare nuove domande e presentarsi a un successivo appuntamento con il professionista che l’assiste.
Obiettivi della prima visita in gravidanza sono:
offrire informazioni sui servizi disponibili per l’assistenza e il sostegno alla futura
mamma, compresi i corsi di accompagnamento alla nascita; sui benefici di legge
a tutela di maternità e paternità; sugli stili di vita e la gestione dei sintomi; sui test
di screening fondamentali per identificare le donne che potrebbero avere bisogno
di un’assistenza intensiva e pianificare il loro percorso.
a
a
Il secondo trimestre (dalla 13 settimana alla 27 settimana)
Le visite in questo periodo hanno lo scopo di esaminare e discutere con la donna
gli esiti dei test di screening, registrandone i risultati nella cartella che porta con
sé.
a
Il terzo trimestre (dalla 28 settimana al termine)
Le visite in questo periodo hanno l’obiettivo di esaminare e discutere con la donna
i risultati degli esami eseguiti, registrandone gli esiti nella cartella che porta con
sé e di offrire informazioni e opportunità di discussione degli argomenti giudicati
rilevanti dalla donna. Queste informazioni devono essere supportate da materiale
cartaceo o altro materiale. La donna deve essere informata dell’offerta di corsi di
accompagnamento alla nascita presenti sul territorio.
LAVORO IN GRAVIDANZA
La tutela della gravidanza rappresenta un diritto della donna lavoratrice e un obbligo
del datore di lavoro. La donna in gravidanza che lavora ha quindi diritto a essere correttamente e adeguatamente informata rispetto alle tutele normative previste.
Le varie disposizioni legislative specifiche in materia sono state organizzate nel D.Lgs.
151/2001 Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della
maternità e della paternità a norma dell’art. 15 della legge 8/3/2000, n. 53.
Altre informazioni riguardo la tutela della salute sul lavoro della donna in gravidanza
possono essere reperite nel documento “ Quando arriva un bambino (terza edizione)”
disponibile nel sito dell’Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
(INAIL) all’indirizzo: HYPERLINK “http://www.inail.it”
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PREVENZIONE LISTERIOSI, SALMONELLOSI, TOXOPLASMOSI
Listeriosi
La listeriosi, causata dal batterio Listeria monocytogenes, può dare luogo a una
forma invasiva sistemica con sintomatologia lieve simil-infuenzale o acuta con sepsi,
encefaliti e meningiti. È anche causa di una forma diarroica tipica delle tossinfezioni alimentari. È associata ad aborto spontaneo, morte prenatale e gravi patologie del
neonato.
Per ridurre il rischio di listeriosi si consiglia di:
Bere solo latte pastorizzato o UHT.
Evitare di mangiare carni o altri prodotti elaborati da gastronomia senza che questi
vengano nuovamente scaldati ad alte temperature.
Evitare di contaminare i cibi in preparazione con cibi crudi e/o provenienti dai banconi
di supermercati, gastronomie e rosticceria.
non mangiare formaggi molli se non si ha la certezza che siano prodotti con latte
pastorizzato.
Non mangiare pâté di carne freschi e non inscatolati.
Non mangiare pesce affumicato.
Salmonellosi
La salmonellosi è una tossinfezione a trasmissione oro-fecale causata dalle cosiddette Salmonelle minori (come S. typhimurium e S. enteritidis). È veicolata da alimenti,
acqua e piccoli animali domestici contaminati.
Per diminuire il rischio di salmonellosi si consiglia di:
Lavare frutta e verdura prima della manipolazione e del consumo.
Lavare le mani prima, durante e dopo la preparazione degli alimenti.
Refrigerare gli alimenti preparati in piccoli contenitori, per garantire un rapido abbattimento della temperatura.
Cuocere tutti gli alimenti derivati da animali, soprattutto pollame, maiale e uova
Evitare (o perlomeno ridurre) il consumo di uova crude o poco cotte (per esempio,
all’occhio di bue), di gelati e zabaioni fatti in casa, o altri alimenti preparati con uova
sporche o rotte.
Consumare solo latte pastorizzato o UHT.
Proteggere i cibi preparati dalla contaminazione di insetti e roditori.
Evitare le contaminazioni tra cibi, avendo cura di tenere separati i prodotti crudi da
quelli cotti.
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prevenzione prevenzione
Toxoplasmosi
La toxoplasmosi è una zoonosi causata dal protozoo intracellulare obbligato
Toxoplasma gondii. I gatti e altri felini sono ospiti definitivi del protozoo; e in questi
vengono prodotte le oocisti infette.
L’uomo e altri animali a sangue caldo, quali ospiti intermedi, si possono infettare
attraverso le oocisti escrete con le feci dei gatti e disseminate nell’ambiente (acqua,
terreno, vegetali) o attraverso le cisti presenti nei tessuti di animali infetti (per esempio
ingerendo carne cruda e poco cotta, salame, prosciutto e carne essiccata con presenza
di cisti).
Per diminuire il rischio di toxoplasmosi si consiglia di:
Lavare frutta e verdura (incluse le insalate già preparate) prima della manipolazione
e del consumo.
Lavare le mani prima, durante e dopo la preparazione degli alimenti.
Cuocere bene la carne e anche le pietanze surgelate già pronte.
Evitare le carni crude conservate, come prosciutto e insaccati.
Evitare il contatto con le mucose dopo aver manipolato carne cruda.
Evitare il contatto con terriccio potenzialmente contaminato da feci di gatto (eventualmente indossare i guanti e successivamente lavare bene le mani).
Evitare il contatto con le feci dei gatti (eventualmente indossare i guanti nel cambiare la lettiera e successivamente lavare bene le mani).
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IGIENE PERSONALE
Bagni e docce - si possono fare tranquillamente: è consigliabile utilizzare acqua non
eccessivamente calda.
Capelli - non vi sono controindicazioni per i lavaggi, anche frequenti. Si consiglia di
evitare, soprattutto nei primi mesi di gravidanza, permanenti e tinture le cui sostanze
possono penetrare, seppure in minima quantità, nel circolo sanguigno.
Denti - in gravidanza è molto importante un’ accurata igiene orale: è bene curare eventuali carie e pulire con molta attenzione i denti in modo da evitare gengiviti, facili a
svilupparsi nel corso della gravidanza. Se è necessaria l’ anestesia locale non
comporta alcun rischio né per la madre né per il figlio.
Depilazione - sono da preferirsi i rasoi a creme e cerette: queste ultime sono da evitare
nel modo più assoluto in presenza di varici.
Creme antismagliature - sono utili per mantenere l’elasticità della pelle e limitare
l’insorgenza delle smagliature.
Zona genitale - durante la gravidanza si verifica un aumento delle secrezioni vaginali.
Il fenomeno si manifesta sin dai primi mesi e tende ad aumentare successivamente; di
norma non è accompagnato da altre complicazioni e richiede soltanto frequenti lavaggi
con detergenti specifici, meglio se con PH acido. Evitare l’uso di salvaslip che facilitano
l’insorgenza di infezioni e usare biancheria di cotone per favorire la traspirazione.
Se si è fuori casa portare sempre con sé delle salviettine detergenti specifiche per
l’igiene intima.
Qualora le secrezioni fossero accompagnate da altri sintomi (bruciori, prurito, ecc.) è
opportuno rivolgersi al ginecologo.
Esposizione al sole - in linea generale non fa male. È bene tuttavia non esporsi troppo
a lungo, soprattutto nell’ultimo periodo di gravidanza e per chi soffre di varici.
Attività sessuale - in linea generale in gravidanza si può condurre una normale
vita sessuale. Occorre però rispettare timori e perplessità senza forzature, tenendo
conto degli eventuali malesseri e paure. Se la donna avverte contrazioni dell’utero è
opportuno sospendere l’attività sessuale.
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Viaggiare in gravidanza
VIAGGIARE IN GRAVIDANZA
In una gravidanza normale i viaggi si possono fare tranquillamente, purché non siano
scomodi, faticosi, debilitanti. In gravidanza l’uso della cintura di sicurezza non presenta
dei rischi e risulta efficace nel ridurre le conseguenze di un incidente.
Per lunghi viaggi sono da preferirsi il treno e l’aereo: una trombosi delle vene profonde
può svilupparsi in qualunque individuo che stia in posizione seduta per lungo tempo,
particolarmente nelle donne in gravidanza. Si raccomanda quindi di eseguire frequenti
passeggiate all’interno della cabina ed esercizi isometrici, mentre si è seduti.
MANTENERSI ATTIVI
L’attività fisica aiuta il mantenimento del tono muscolare, importante per aiutarti
durante il parto; contribuisce al controllo del peso durante la gravidanza e mantiene
attiva la motilità intestinale.
Le attività consigliate, da confermare con il medico, sono:
• il nuoto, che è uno sport molto adatto alle gestanti e può essere praticato fino
alla fine della gravidanza; corsi di ginnastica in piscina (acquagym), perché l’acqua
riduce la forza di gravità e consente di eseguire esercizi che a terra risulterebbero
faticosi;
• la ginnastica dolce specifica, che comprende esercizi per la colonna vertebrale,
muscoli addominali ed esercizi di rilassamento;
• una semplice passeggiata all’aria aperta e lontano dal traffico.
Sono da evitare in gravidanza:
• attività sportive che prevedano impatto fisico e possano comportare il rischio
di cadute e traumi addominali e notevole sforzo fisico.
• le immersioni subacquee in gravidanza perchè possono determinare difetti congeniti e malattia fetale da decompressione.
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I PICCOLI DISTURBI IN GRAVIDANZA
Informazioni utili, prevenzione e cura
La gravidanza, pur essendo un evento fisiologico, può essere complicata da una serie
di piccoli disturbi che possono mettere a disagio la donna, interferendo con la sua vita
di relazione.
I più comuni e frequenti sono: la nausea talvolta accompagnata da vomito mattutino,
il bruciore di stomaco, la necessità di urinare spesso, il gonfiore alle caviglie, il mal di
schiena, i crampi, le varici, ecc...che senza preoccupazioni eccessive vanno segnalati
al ginecologo. Elenchiamo qui di seguito tali disturbi, fornendo informazioni utili per
prevenirli e trattarli.
Bruciori di stomaco (pirosi gastrica) I bruciori di stomaco, chiamati scientificamente pirosi, sono tipici della gravidanza.
Il bruciore parte direttamente dallo stomaco per poi risalire all’esofago a causa del
reflusso del contenuto gastrico.
Le cause sono la diminuita mobilità gastrica su base ormonale e l’alterazione dei
movimenti peristaltici gastrici. Si accentuano nel terzo trimestre, quando l’utero
ingrossandosi preme sullo stomaco, aumentando così il reflusso.
Alcuni consigli:
• Evitate cibi che, fermentando, producano gas e che dilatino lo stomaco, come
farinacei, latticini e zuccheri.
• Diminuite il consumo di carne rossa.
• Frazionate i pasti durante la giornata, evitando di sdraiarsi subito dopo aver
mangiato. • Incrementare la vitamine B1 e B2 che sono contenute nel lievito di birra, nelle
uova, nell’ananas fresco, nelle nocciole e nel grano saraceno.
• Diminuite i cibi ad alto contenuto di grassi ed evitate cibi pesanti,
• eliminare il caffè e le sigarette.
• Provate a bere dei piccoli sorsi d’acqua naturale o gasata.
• Provate a bere tisane di:
menta-finocchio-malva-anice-camomilla.
• Nei casi ostinati può essere utile assumere
farmaci antiacidi.
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piccoli disturbi piccoli
Nausea e vomito (iperemesi gravidica)
La nausea ed il vomito sono disturbi tipici nei primi tre mesi della gravidanza e
colpiscono il 60% delle donne con diversa intensità. A questo si aggiunge una alterazione del senso del gusto, avversione per la carne, una preferenza per il gelato e dolci.
Possono essere disturbi fastidiosi ma non incidono di solito sullo stato di salute
generale se i sintomi sono lievi.
Alcuni consigli:
Se il disturbo è lieve valgono alcuni consigli: fare lunghe passeggiate all’aria aperta,
suddividere i pasti in tanti piccoli spuntini ricchi di cibi salati e secchi, evitare gli odori
fastidiosi quali fumo e aria viziata degli ambienti chiusi.
Limitare l’assunzione d’alimenti che possono aumentare l’acidità come le spremute
d’agrumi e il caffé.
Chiedi al tuo farmacista per altri consigli o prodotti che possano essere utili.
Se i sintomi incidono sull’alimentazione e idratazione possano portare di conseguenza
malnutrizione e disidratazione e per questo è consigliabile consultare subito il medico.
Stitichezza
La stitichezza è molto comune per il fisiologico rallentamento della peristalsi intestinale che favorisce un maggior assorbimento di sostante nutritive e di vitamine, utilissime allo sviluppo del bambino.
Alcuni consigli:
• Mantenere una buona attività fisica
• Praticare una dieta ricca di fibre, quindi assumere verdure, cibi integrali, germe di grano e crusca , frutta ad alto contenuto di fibre come ananas, albicocca, prugne.
• Bere molta acqua lontano dai pasti e masticare molto bene il cibo
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piccoli disturbi piccoli
Varici ed emorroidi
La gravidanza favorisce la comparsa di vene varicose agli arti inferiori ed accentua il
volume di quelle presenti. Anche le vene del plesso emorroidario si congestionano e
danno frequentemente origine a ectasie varicose (dilatazione patologica di un organo
cavo o di un vaso sanguigno), spesso dolenti e sanguinanti che possono causare emorroidi. Alcuni consigli:
Evitare di stare a lungo fermi in piedi o di stare troppo seduti; camminare due o tre ore
al giorno; usare scarpe comode con mezzo tacco. Riposare a lungo con gli arti inferiori rialzati, (con un cuscino sotto i piedi; gambe sulla scrivania) usare calze elastiche
contenitive. Per prevenire il formarsi dell’insufficienza venosa e comunque per evitare
spiacevoli complicanze da essa provocata, chiedere consiglio al proprio medico per
evenutali integratori. Per le emorroidi preferire un trattamento locale con pomate e
impacchi con decotti di piante.
Gonfiore alle caviglie
Un modesto gonfiore alle caviglie (dovuto a problemi di circolazione venosa) sono normali negli ultimi mesi di gravidanza, normalmente il gonfiore compare alla sera e dopo
una notte di riposo scompare.
Alcuni consigli:
Massaggiare i piedi, anche con un guanto durante la doccia, qualche minuto di ginnastica dolce e riposo durante il giorno, possibilmente con le gambe sollevate, possono
migliorare i sintomi riducendo il gonfiore.
Sono consigliati collant a compressione graduata per aiutare la circolazione e contenere il gonfiore. Se tale gonfiore dovesse perdurare tutta la giornata, o se esso si manifesta anche sulle altre parti del corpo, è necessario consultare il medico.
Stanchezza - sonnolenza
Già dai primi mesi di gravidanza può capitare di sentirsi più stanchi e affaticati del solito: questo disturbo è del tutto normale. Non bisogna quindi preoccuparsi se non si fa
con la stessa disinvoltura quello che si faceva prima. Anche la sonnolenza durante il
giorno può essere un evento frequente. La chiave del benessere sta nel saper equilibrare correttamente la fase dell’impegno con quella del riposo. Riposare non significa
necessariamente dormire ma anche poter dedicare dei momenti a se stessi e al nascituro.
Alcuni consigli:
Svolgere una vita tranquilla e regolare, riposare due ore nel pomeriggio.
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piccoli disturbi piccoli
Dolori alla schiena
Durante tutta la gravidanza può capitare di avvertire dei dolori lungo tutta la colonna
vertebrale o in qualche punto particolare. Durante gli ultimi mesi, poi, la crescita della pancia, lo spostamento del busto all’indietro e il bacino in avanti, ne aumentano i sintomi.
L‘aumento di peso e di volume dell’utero, provoca una serie di modificazioni nella
distribuzione del peso e dell’equilibrio. Si è così costretti ad assumere un particolare
atteggiamento posturale inducendo ad arcuare la parte inferiore della schiena.
Di conseguenza si possono avvertire dolori soprattutto in zona lombare e sacrale
(lombo sciatalgia). Queste posizioni provocano dolore e possono limitare le attività
quotidiane.
Alcuni consigli:
•
•
•
•
•
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Evitare di stare a lungo in piedi, riposare in posizione sdraiata possibilmente su un
fianco e con una tavola sotto il materasso.
Durante la postura da seduti, mantenere la schiena eretta, dare preferenza a
schienali rigidi ed utilizzare un cuscino dietro i lombi per un’ulteriore sollievo.
Utilizzare pancere specifiche.
È consigliabile frequentare un corso di ginnastica in preparazione al parto.
Se i dolori sono molto forti consultare il medico.
DISTURBI IN GRAVIDANZA DA NON SOTTOVALUTARE
Si deve prestare attenzione in particolare all’insorgere di inconvenienti più gravi dei disturbi su accennati, che possono compromettere la gravidanza stessa, in presenza dei
quali si rende necessario un tempestivo controllo del medico e soprattutto in caso di:
elevato e improvviso aumento della pressione
presenza massiccia di albumina nelle urine
comparsa di edemi importanti agli arti inferiori
eccessivo aumento di peso
Questi sintomi accentuati possono segnalare la presenza di una gestosi, la cui insorgenza va individuata il più rapidamente possibile. Inoltre:
• Se nel corso dell’ultimo trimestre non si avvertono i movimenti del feto per più di 24
ore, la gestante dovrà sottoporsi ad un controllo. In questo periodo, di norma, i movimenti vengono percepiti almeno 8-10 volte nell’arco della giornata.
• La comparsa di contrazioni uterine durature e frequenti, per un periodo di 2-3 ore, può
significare minaccia di parto prematuro e quindi occorre consultare subito il proprio
ginecologo.
• La rottura prematura delle membrane con conseguente fuoriuscita di liquido amniotico oppure perdite ematiche.
I FARMACI IN GRAVIDANZA
• Il ricorso ai farmaci in gravidanza, compresi quelli da banco e quelli non convenzionali,
deve avvenire in caso di effettiva necessità, poiché solo di un numero esiguo di essi è
stata provata la sicurezza in gravidanza.
• La scelta di un farmaco per il trattamento di una patologia acuta o cronica della
donna in gravidanza può essere supportata consultando lo specialista di riferimento.
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alimentazione alimentazione
ALIMENTAZIONE
Per migliorare lo stato di salute in gravidanza è fondamentale che sia raggiunto uno
stato nutrizionale ottimale durante e dopo il periodo di gestazione. Mangiare sano durante la gravidanza aiuta il bambino a svilupparsi e crescere, e contribuirà a tenervi in
forma. Non c’è bisogno di applicare una dieta speciale e non è vero che bisogna mangiare per due, ma è sufficiente impostare una dieta semplice, varia, equilibrata, con
pochi grassi.
Gli alimenti da includere sono:
• abbondanti quantità di frutta e verdura
• farinacei come pane, pasta, riso, patate
• proteine derivate da pesce, carne, legumi
• abbondanza di fibre derivate da pane integrale, frutta e verdura
• prodotti caseari come latte, formaggi, yoghurt.
Alcuni tipi di alimenti possono rappresentare un rischio per madre e feto:
• Formaggi a pasta molle derivati da latte crudo e muffe, come Camembert, Brie e
formaggi con venature blu.
• Patè, inclusi quelli di verdure.
• Fegato e prodotti derivati.
• Cibi pronti crudi o semicrudi.
• Carne cruda o conservata, come prosciutto e salame, frutti di mare crudi, come
cozze e ostriche.
• Pesce che può contenere un’alta concentrazione di metil-mercurio, come tonno (il
consumo deve essere limitato a non più di due scatolette di media grandezza o una
bistecca di tonno a settimana), pesce spada, squalo,
• Latte crudo non pastorizzato.
• In gravidanza il consumo di caffeina (presente nel caffé, nel tè, nella cola e nel
cioccolato) dovrebbe essere limitato a non più di 300 mg/die.
Espresso
40-80 mg per tazzina
Caffé americano
115-120 mg per tazza
Tè
Bevande tipo cola
Bibite energetiche con caffeina o guaranà
40-50 mg per tazza
35-50 mg per lattina
50-100 mg
Ulteriori informazioni sulla dieta corretta in gravidanza sono disponibili nel documento “Linee guida per una sana alimentazione” dell’Istituto nazionale di ricerca per gli
alimenti, all’indirizzo: “http://www.inran.it/648/linee_guida.html”
È opportuno evitare cene troppo abbondanti, cibi troppo elaborati, fritti e grassi. Una
dieta troppo ricca di carboidrati (zuccheri, pane, pasta, ecc.) può favorire, in soggetti già
predisposti, l’insorgenza del diabete.
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Uno dei parametri più indicativi dello stato nutrizionale di un soggetto è il peso corporeo (Body Mass Index BMI calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato
dell’altezza espressa in metri). L’incremento di peso ideale durante la gravidanza varia
a seconda dello stato nutrizionale della madre prima della gestazione. Nella tabella
sono riportati il BMI prima della gravidanza e l’aumento di peso auspicabile durante:
CONFRONTA IL TUO PESO PRIMA E DOPO LA GRAVIDANZA
BMI prima della gravidanza
Aumento di peso ideale (Kg)
12,5-18
< di 18,5 (sottopeso)
11,5-16
Da 18,5 a 24,9 (normopeso)
7-11,5
Da 25 a 29,9 (sovrappeso)
Più di 30 (obesità)
Meno di 7
Fonte: WHO, World Health Organization 2008
L’eccessivo aumento di peso, o durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza, comporta un affaticamento per la madre, e può predisporre complicazioni come: diabete
gestazionale (rischio per la madre di sviluppare il diabete di tipo 2 anche a distanza
di anni dal parto); gestosi, condizione tossica nella quale compaiono una serie di alterazioni quali l’aumento della pressione arteriosa, comparsa di proteine nelle urine
con conseguente comparsa di edemi; aumento del rischio di altri condizioni spiacevoli,
come smagliature cutanee e varici alle gambe.
Il controllo del peso durante la gravidanza ha lo scopo di promuovere una nutrizione
ottimale per madre e figlio.
Alcuni consigli :
• Alimentarsi con pasti piccoli ma frequenti.
• Consumare latte pastorizzato anche aggiunto ad altri alimenti per il suo prezioso
contenuto di proteine ad elevato valore biologico e soprattutto di calcio, fosforo,
magnesio, vitamine A e D.
• Consumare quotidianamente alimenti con proteine ad elevato valore biologico,
quali carne bianca, pesce, uova e formaggi.
• Mangiare una porzione di pesce (2-3 volte alla settimana); per il suo contenuto in
acidi grassi polinsaturi, fosforo, iodio e per la maggiore digeribilità.
• Consumare giornalmente ortaggi e frutta fresca per l’apporto di vitamine, minerali
e fibra alimentare.
• Preferire cibi integrali in modo da combattere la stipsi (stitichezza) che si manifesta frequentemente in questo periodo.
• Evitare cibi che possono provocare gonfiore addominale e meteorismo.
• Ridurre al minimo o eliminare il consumo di vino e birra.
• Non eccedere nel consumo di alimenti dolci.
• Preferire cibi facilmente digeribili e limitare il consumo di cibi fritti e alimenti
molto salati. L’uso del sale dovrebbe essere ridotto per non accentuare la ritenzione idrica e per un miglior controllo della pressione arteriosa.
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alimentazione alimentazion
SUPPLEMENTAZIONE DI ACIDO FOLICO
Il valore protettivo dell’acido folico rispetto al rischio di difetti congeniti, in particolare
quelli a carico del tubo neurale – come spina bifida, anencefalia e encefalocele (difetti del tubo neurale, DTN) è ampiamente documentato. L’acido folico (o folato) è una
vitamina contenuta nella frutta e verdure e il nostro organismo non è in grado di immagazzinare grandi riserve. Le donne che programmano una gravidanza, o che non ne
escludono attivamente la possibilità, dovrebbero assumere regolarmente almeno 0,4
mg al giorno di acido folico per ridurre il rischio di difetti congeniti. Per essere efficace
l’assunzione di acido folico deve iniziare almeno un mese prima del concepimento e
continuare per tutto il primo trimestre di gravidanza.
SUPPLEMENTAZIONE DI FERRO
L’assunzione quotidiana in gravidanza di ferro è raccomandata solo in alcuni casi e
valutata dal medico.
SUPPLEMENTAZIONE DI VITAMINA A
La supplementazione con vitamina A (assunzioni maggiori di 700 microgrammi al giorno) deve essere evitata perché potenzialmente teratogena. In gravidanza è opportuno
evitare il consumo di fegato e derivati, in quanto contengono elevati livelli di vitamina
A. L’uso di integratori alimentari deve essere fatto con cautela e stabilito con il proprio
medico.
FUMO E ALCOL
Durante la gravidanza tutto ciò che si mangia, beve o si fuma può avere conseguenze
per se stessi ed il bambino. Fumare in gravidanza espone il bambino a sostanze chimiche dannose come i prodotti della combustione, la nicotina e il monossido di carbonio.
Per esempio il monossido di carbonio, fissandosi all’emoglobina, fa diminuire la quantità di ossigeno ricevuta dal feto; mentre la nicotina provoca il restringimento dei vasi
sanguigni, quindi il feto riceve una quantità minore di ossigeno e sostanze nutritive:
Alcuni consigli :
Smettere di fumare durante tutta la gravidanza. Abbandonando la cattiva abitudine
durante la gravidanza, probabilmente non la si riprenderà più e la salute dell’intera
famiglia ne trarrà beneficio.
Se fumate e avete provato a smettere senza alcun successo, provate a farvi aiutare dal
vostro medico o farmacista.
Un uso moderato di bevande alcoliche (un bicchiere di vino durante il pasto) non è
generalmente controindicato, anche se eliminare alcol durante la gravidanza sarebbe
una pratica corretta.
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IN PREPARAZIONE AL PARTO
Check list per ospedale
Spray rinfrescante per il viso
Latte detergente e tonico per il viso
Crema viso idratante
Crema corpo idratante
Crema labbra
Sapone neutro
Crema per le mani
Dentifricio e spazzolino
Pettine
Fazzoletti o salviette umidificate
Olio per massaggio capezzoli
Gel antibatterico mani
Coppette assorbilatte
Reggiseni per l’allattamento
Medicinali ed integratori in uso
Abbigliamento necessario mamma (camicia da notte aperta davanti, vestaglia,
mutande, calzettoni bianchi, pantofole)
Abbigliamento necessario bambino (tutine, ghettine, coprifasce, bavaglini, copertina)
Check list ritorno a casa dopo il parto spontaneo o cesareo
PER LA MAMMA
Assorbenti per flussi abbondanti
Lavande esterne a PH acido
Soluzione disinfettante per la ferita
DOPO IL PARTO CESAREO
Cerotti lunghi circa 10 cm
Garze sterili
Guanti sterili da usare durante la medicazione
PER IL BIMBO
Olio corpo bambino
Shampoo
Salviette detergenti
Pannolini
Crema protettiva
Talco
Sapone liquido delicato
Spugnetta
Vaschetta per il bagnetto
MEDICAZIONE CORDONE OMBELICALE
Soluzione fisiologica sterile
Retina elastica tubolare
Alcol 70°
Acqua ossigenata
Pomata cicatrizzante con antibiotico
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IL CORDONE OMBELICALE
il cordone ombelicale
Il feto nell’utero materno si nutre, si ossigena ed elimina i suoi cataboliti, attraverso
il cordone ombelicale, che lo collega alla placenta, costituito da una sostanza gelatinosa, al cui interno passano tre grandi vasi sanguigni, uno venoso e due arteriosi.
Al momento della nascita l’ostetrica recide il cordone ombelicale a pochi centimetri
dall’addome del bimbo, in genere non piu’ di 5 cm, e lo pinza.
A distanza di 7/10 giorni dal parto il moncone, se medicato correttamente, cade spontaneamente.
L’obiettivo della medicazione è quello di favorire la disidratazione e di conseguenza
la mummificazione (cioè il processo di essiccamento) del cordone per accelerarne la
caduta.
Come si medica:
Medicazione prima della caduta
Materiale occorrente: guanti, garza sterile, soluzione fisiologica sterile, alcool 70° e
rete elastica, fondamentale perchè il moncone si secchi e cada spontaneamente entro
i limiti di tempo normali è stare attenti a lasciare la base del moncone e il moncone
stesso ben asciutti.
- Lavarsi e asciugarsi accuratamente le mani.
- Infilare i guanti.
- Pulire accuratamente il moncone e la zona circostante con una soluzione fisiologica
sterile.
- Detergere l’attaccatura del cordone con una garza imbevuta di alcool.
- Asciugare perfettamente il segmento con una garzetta sterile.
- Prendere con delicatezza l’estremità libera del moncone aiutandosi con una garza
sterile asciutta e, dopo aver tamponato l’inserzione del funicolo, avvolgere il moncone,
dalla base fino all’ultimo pezzetto verso l’alto e fuori dal pannolino, in una garza sterile
imbevuta di alcool a 70°, facendo diversi giri. Non abbiate paura di causare bruciori
al bebè poiché il moncone non è innervato e di conseguenza è privo di
sensibilità.
Può capitare che il neonato pianga durante la medicazione non per effetto del disinfettante o del dolore, ma solo perché infastidito dal contatto
con l’alcool, che è freddo.
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- Fissare la fasciatura con una retina elastica tubolare, che si infila con facilità dalle
gambe attorno all’addome del piccolo.
- Non usare cerotti che possono irritare la pelle delicata del neonato.
- Ripetere la medicazione ogni qualvolta si cambia il pannolino.
Medicazione dopo il distacco del moncone:
Materiale occorrente: garza sterile, rete elastica, acqua ossigenata, polvere cicatrizzante contenente antibiotico.
• Una volta caduto (solitamente dopo una - due settimane dal parto) il moncone (che
al momento della separazione è costituito da un moncherino nero, di consistenza duro-lignea), occorre continuare le medicazioni ancora per alcuni giorni applicando una
garza sterile imbevuta di acqua ossigenata sull’ombelico, fissandola successivamente
con una garza elastica.
• Non è infrequente osservare sulla ferita ombelicale la presenza di scarse tracce
siero-ematiche o di crosticine che vanno allontanate con l’impiego di un disinfettante
locale. Il pediatra potrebbe ritenere opportuno fare la medicazione con mercuriocromo
al 2%, comunque se il sanguinamento non è eccessivo non è il caso di preoccuparsi
• Una volta che l’ombelico si è ben chiuso e cicatrizzato, la crosta si stacca spontaneamente: è possibile allora sospendere le medicazioni, ma è meglio aspettare ancora 2-3
giorni prima di fare il primo bagnetto.
Quando preoccuparsi:
se il moncone tarda parecchio a cadere, ovvero supera i 15 giorni dal parto, se la base
all’addome appare arrossata, o sanguina eccessivamente o ci sono fuoriuscite di pus o
cattivo odore, in questi casi è opportuno parlarne al pediatra perchè potrebbe esserci
un’infezione o infiammazione in atto.
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depressione post partum
DEPRESSIONE POST PARTUM
Mettere al mondo un bambino è forse l’esperienza più bella e profonda che l’essere
umano è in grado di vivere. E’ un evento dirompente e coinvolgente che cambia radicalmente abitudini, modi di fare e di essere. Non a caso, subito dopo il parto, la donna si ritrova a vivere una serie di profonde sensazioni contrastanti che si alternano a momenti
di grande gioia ad attimi in cui la stanchezza, la paura, i dubbi e la tristezza prendono
il sopravvento e rendono faticoso il normale e quotidiano accudimento del bambino.
Che cos’è:
Prima di parlare di depressione post partum è importante fare una distinzione tra
“Baby blues” e “Depressione post partum” vera e propria.
BABY BLUES
Nei giorni che seguono il parto, la donna può avvertire un senso di ansia, tristezza e di
irritabilità, aver spesso voglia di piangere e sentirsi inadeguata a crescere il proprio
figlio. Questi lievi stati depressivi che si verificano nell’80% delle partorienti, prendono
il nome di “baby blues” e durano da poche ore a qualche giorno. Si manifestano generalmente qualche giorno dopo il parto per un massimo di 10 giorni e scompaiono da
soli; quindi non c’è motivo di preoccuparsene perché di solito non hanno conseguenze.
Solitamente possono essere associati allo stress e alla stanchezza che deriva dalla
nuova condizione di madre. Cambiamenti psicologici ed emotivi legati alla maternità e
soprattutto dalla riduzione dei livelli ormonali e dall’’espulsione della placenta.
DEPRESSIONE POST PARTUM
Ben più seria è la “depressione post-partum”, che colpisce circa il 10% delle donne che
hanno avuto da poco un bambino, i cui sintomi possono perdurare anche per un anno.
La donna che soffre di depressione post partum sperimenta una costante sensazione
di inadeguatezza nei confronti del nuovo ruolo, può sentirsi delusa perché la maternità
si è rivelata un’esperienza molto diversa da quella che si aspettava e può sperimentare
del risentimento nei confronti del neonato perché questi le assorbe tutte le energie.
Queste sensazioni la fanno sentire in colpa, pensare di essere una cattiva madre e di
aver fatto un terribile errore nel mettere al mondo un figlio. Questi sentimenti possono
essere più o meno consapevoli e possono esprimersi in una sensazione di costante ed
eccessiva preoccupazione verso il neonato (in assenza di problemi oggettivi) oppure in
un completo disinteresse nei suoi confronti.
Altri sintomi della depressione post partum sono:
tristezza, depressione e voglia di piangere irritabilità con il bimbo e con il partner,
perdita di interesse o piacere in ciò che si fa, mancanza di energie mal di testa, dolori
addominali, tachicardia, difficoltà a respirare insonnia, difficoltà di concentrazione e di
memoria, difficoltà nel prendere le decisioni inappetenza e perdita di peso o tendenza
a mangiare in maniera eccessiva sentimenti di colpa e di disistima timore di fare del
male al bambino o a se stessa.
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BABY BLUES - DEPRESSIONE POST PARTO
Fattori di rischio
• Episodi di ansia o depressione durante la gravidanza
• Storia personale o familiare di depressione
• Eventi traumatici di vita vissuti nell’ultimo anno o durante la gravidanza
• Conflitti coniugali o familiari
• Isolamento sociale o condizioni socioeconomiche sfavorevoli
• Storia di sindrome premestruale
• Precedenti episodi di depressione post partum
• Disturbi della funzione tiroidea
Le cause
Le cause della depressione post partum sono molte e non del tutto chiarite, in quanto
in gioco ci sono:
- fattori ormonali, in particolare sessuali e tiroideo, e fattori legati ai livelli dei neurotrasmettitori;
- fattori fisici, ad esempio la stanchezza indotta dai ritmi imposti dal bambino. La fatica
del postpartum diventa un forte induttore di stress che a sua volta agisce sul sistema
immunitario della donna riducendo le sue capacità di difesa e di reazione tanto da renderla più vulnerabile alla depressione;
- fattori psicologici, come una personalità caratterizzata da bassa autostima o tendente al perfezionismo;
- fattori sociali, come la giovane età, l’inesperienza e la mancanza di aiuto e sostegno;
fattori cognitivi, come l’avere aspettative irrealistiche sull’essere madre o sul bambino.
Come affrontarla
Se lo stato depressivo è serio e interferisce con attività quotidiane diventa opportuno
rivolgersi a uno specialista. A volte può essere necessario intraprendere anche una
cura farmacologica.
Molte donne che soffrono di depressione post partum sono restie a chiedere aiuto perché temono di essere giudicate un fallimento come madri.
Ma soffrire di depressione post partum non significa essere cattive madri né tanto
meno “pazze”: questo tipo di disagio è influenzato in modo consistente da fattori fisici e ormonali, dalla stanchezza e dallo stile di vita ed è perfettamente curabile. E’
importante che la depressione post partum venga affrontata seriamente perché può
interferire in modo negativo sul rapporto tra madre e figlio e favorire l’insorgere di una
condizione depressiva cronica. Non bisogna dunque vergognarsi di chiedere aiuto!
Anzi, in questi casi la tempestività dell’intervento psicoterapeutico e farmacologico
possono fare la differenza in termini di risoluzione dello stato depressivo e del recupero della relazione madre/bambino.
21
depressione post partum
Consigli e suggerimenti pratici
Esistono alcuni suggerimenti che, in caso di una depressione lieve, possono facilitare
il ritorno del benessere:
1. Parlarne: cercare qualcuno con cui poter parlare del proprio stato d’animo e delle
proprie difficoltà. Comunicare con altre mamme e sentire che non si è sole può aiutare
a vivere il proprio stato d’animo in maniera diversa.
2. Ritagliarsi dei momenti per sé: non concentrarsi ossessivamente sul bambino e
trovare tempo da dedicarsi, anche 30 minuti al giorno.
3. Avere il partner vicino: prendere del tempo per stare con il vostro partner e parlare
di quanto sia cambiata la vostra vita.
4. Avere un sostegno materiale e psicologico tutte le volte che è possibile.
5. Farsi aiutare: lasciare che amici e parenti ci diano una mano nella gestione della
casa e del bambino.
6. Cercare di riposare: approfittare dei momenti in cui il piccolo dorme.
7. Mantenere il contatto con il bambino: dedicare il giusto tempo ed attenzione all’allattamento.
8. Fare attività fisica: è sufficiente fare qualche giro intorno all’isolato: l’aumento del
metabolismo e il fatto di “aver preso un po’ d’aria”, arrecherà un immediato benessere
psicofisico. Eseguire esercizi di rilassamento.
9. Fare attenzione all’alimentazione: prediligere frutta, cereali e verdura.
10. Tenere un diario: scrivere dei sentimenti ed emozioni può essere un modo per
“scaricarsi”.
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Dall’allattamento
in poi...
allattamento al seno
ALLATTAMENTO AL SENO
Per il neonato non vi è cibo migliore del latte della mamma, che gli apporta sia tutti i
nutrienti di cui ha bisogno, sia una futura protezione immunitaria sin dalle prime poppate, riduce l’incidenza e la durata delle gastroenteriti, protegge dalle infezioni respiratorie, riduce il rischio di sviluppare allergie, migliora la vista e lo sviluppo psicomotorio,
migliora lo sviluppo intestinale e riduce il rischio di occlusioni.
Perciò è bene attaccare il neonato al seno materno entro le prime 6/12 ore di vita.
Ma anche per la mamma l’allattamento al seno produce benefici effetti; infatti, favorisce il ritorno dell’utero alle dimensioni originali e previene eventuali emorragie, contribuendo così a mantenere il bilancio del ferro, prolunga il periodo di infertilità post parto
nell’immediato, mentre sulle lunghe distanze potrà proteggere dal rischio di tumori al
seno, all’utero.
Allattare aiuta anche a perdere, più rapidamente, il peso acquisito durante la gravidanza: pochi sanno che per produrre un litro di latte materno si spendono 700 calorie!
E’ importante che la mamma e il suo “cucciolo” stiano vicini da subito, nella stessa
stanza pelle contro pelle, per iniziare il profondo legame di attaccamento che li aiuta
e li rinforza nella costruzione della vita attuale e che creerà le basi dei futuri rapporti
“affettivi”.
Si può allattare andando incontro alle richieste del bambino, attaccarlo al seno anche
di frequente, ogni due o tre ore, mettendosi in posizione comoda.
Nel giro di sei/otto settimane, mamma e neonato avranno trovato il loro ritmo, al di
fuori di schemi rigidi: tempo e pazienza sono gli ingredienti fondamentali.
L’allattamento materno esclusivo determina inoltre effetti positivi sullo sviluppo della
cavità orale del bambino, che includono un perfetto modellamento del palato duro con
appropriato allineamento dei denti e minori problemi di malocclusione.
Allattare al seno può essere anche un aiuto verso un eventuale depressione post-partum: la madre che allatta si sente una madre “più competente”.
Il “cucciolo” è dotato di un istinto innato sia per attaccarsi al seno sia per succhiare
il latte. A questo istinto di vita la natura risponde con un latte materno,
biologicamente adatto ad un essere umano, in grado di modulare nel tempo le sue caratteristiche per adattarsi alla
crescita del neonato.
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Il latte della mamma è “fresco”, cioè si produce a richiesta, e “caldo” nello stesso
tempo, è a temperatura corporea; è infine un ottimo cibo sempre pronto nel contenitore più ergonomico, il seno.
Per maggiore precisione l’evoluzione del latte materno si presenta così :
dal 1° al 5° giorno viene secreto il colostro che ha una azione lassativa, in modo che il
bambino, poco tempo dopo la nascita possa emettere il meconio, ripulendosi così da
tutte le sostanze che può avere ingerito durante la nascita.
Il colostro fornisce inoltre proteine particolari, in grado di produrre anticorpi IgA cioè
sostanze di difesa che vanno a rivestire le pareti intestinali del neonato proteggendolo
da germi, virus e reazioni allergiche.
Dal 6° al 10° giorno, si forma il latte di transizione con meno proteine e più ricco di zuccheri e grassi per la crescita dei tessuti cerebrali e per la produzione di energia.
Al 10° giorno circa è pronto il latte maturo, piuttosto dolce, quasi azzurrognolo, fornirà
equilibratamente tutto ciò di cui il piccolo ha bisogno.
Il latte materno, stimolato dalla suzione, si modifica anche nella quotidianità: ad inizio
poppata è più ricco di acqua e zucchero, poi si arricchisce di proteine utili per la crescita e , al termine della suzione, di grassi che danno senso di sazietà.
Alcuni consigli
“dalla tradizione popolare” per stimolare e mantenere una buona quantità e qualità di latte :
I classici brodi per la puerpera.
Infusi di semi di finocchio, di anice e cumino.
Tisane prive di caffeina e teina quali acerola e frutti di bosco ricche di vitamina C,
malva, ortica, camomilla.
I cibi che tendono a favorire la produzione di latte sono:
Carote, frumento, lenticchie e mandorle dolci.
Evitare invece alimenti quali aglio, asparagi, cipolla, cavolfiore e carciofo.
La medicina omeopatica suggerisce vari rimedi sia in composè che rimedi unici specifici per le varie esigenze. Chiedi consiglio al tuo farmacista.
Anche l’utilizzo di alcuni Fiori di Bach può fornire la calma e l’energia per affrontare
questo momento di straordinario cambiamento nella vita della madre.
Alcuni consigli
Allattare il bambino “a richiesta”, senza seguire orari rigidi.
Controllare la posizione e l’attacco al seno del bambino, evitando di staccarlo prima
che abbia finito.
Non dare al bambino altri liquidi diversi dal latte materno prima della prima poppata.
Evitare l’uso di tettarelle artificiali, biberon e ciucci, soprattutto nei primi mesi di vita
Non lavare il seno dopo ogni poppata ed evitare l’uso di creme o unguenti durante
l’allattamento; la normale igiene della mamma è sufficiente e il seno è provvisto di
ghiandole che provvedono ad una naturale disinfezione dell’areola.
Mantenere accuratamente pulito e asciutto il seno tra una poppata e l’altra contribuisce ad evitare la formazione di ragadi e di infezioni.
25
allattamento artificial
È molto importante che il seno, appesantito dal latte, sia contenuto e sostenuto da un
reggiseno che gli consenta di mantenere una posizione il più possibile naturale.
Mantenere il seno idratato, morbido, elastico e protetto.
L’alimentazione in questo periodo deve essere sana, con un buon apporto di calorie
e ricca di sostanze nutritive come durante la gravidanza; assumere liquidi in quantità
sufficiente per garantire il flusso di latte.
ALLATTAMENTO ARTIFICIALE
Quando?
Una madre può scegliere di non allattare al seno per propria attitudine o per reale
scarsa produzione di latte o per l’esistenza di una controindicazione ad allattare al
seno. Le controindicazioni sono rare, ma fra queste le principali sono la sieropositività
della madre al virus dell’AIDS e il cancro al seno. In questi casi si ricorrerà, su indicazione del pediatra, al latte artificiale. Vi sono vari tipi di latti artificiali in commercio.
Latti adattati (numeri uno): sono quelli che si avvicinano di più alla composizione del
latte materno, sia sul piano qualitativo che quantitativo.
I carboidrati che contengono sono costituiti in massima parte da lattosio (come nel
latte materno) e la parte restante è rappresentata da glucosio e/o maltodestrine.
Essi rappresentano quindi, in situazioni di normalità, l’alternativa più valida per i primi
mesi di allattamento.
Latti di proseguimento (numeri due): dal 5-6 mese di vita sostituiscono i latti adattati.
Sono più ricchi in minerali, vitamine, carboidrati e acidi grassi essenziali, rispondono
alle mutate esigenze nutrizionali del bambino che ha ormai maturato la digestione,
l’assorbimento intestinale, la funzionalità renale, ecc...
Latti di soia: si usano nei casi di intolleranza al latte vaccino. Sono formule la cui quota
proteica è rappresentata esclusivamente da proteine della soia. Sono assenti lattosio e
saccarosio. I grassi sono costituiti da una miscela di oli vegetali.
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Latti H.A. (Hypo Allergenic): le proteine di origine bovina vengono sottoposte ad una
più o meno completa frammentazione (idrolisi ad aminoacidi e peptoni); dovrebbero
così perdere gran parte della loro capacità di determinare intolleranze.
Questi latti si usano nei bambini a rischio familiare allergico, ma allo stato attuale
delle conoscenze non sembrano aver confermato questo potere preventivo.
Per affrontare situazioni alimentari particolari sono poi disponibili molti altri tipi di
latti, detti “speciali”, come i parzialmente adattati, gli acidificati, gli antireflusso,
gli idrolisati proteici spinti, quelli a ridotto contenuto di lattosio, e altri ancora.
Alcuni latti adattati sono supplementati con ferro (c’è il rischio che il ferro libero favorisca lo sviluppo di infezioni intestinali). A queste formulazioni seguono altri adattamenti sul piano dei sali, delle vitamine ecc. avvicinando ulteriormente la formula a
quella del latte materno.
Il ricorso a questi tipi di latte speciale deve prevedere la consultazione con il pediatra.
Come preparare il latte artificiale?
Il latte artificiale può essere liquido (pronto per l’uso, ma più costoso) o in polvere;
in questo secondo caso, si prepara diluendo ogni 30 ml d’acqua (oligominerale o acqua di rubinetto bollita per 20 minuti) 1 misurino raso di polvere. Si metterà prima
l’acqua (multipli di 30) e poi si aggiungeranno in proporzione i misurini di latte in polvere.
Biberon e tettarelle devono essere mantenuti ben puliti e vanno quotidianamente sterilizzati, solitamente con liquidi speciali o mediante bollitura.
Anche l’alimentazione con biberon deve prevedere una certa elasticità per quantità e
numero di pasti.
Le quantità di latte artificiale da dare al bambino, indicate sulle confezioni, sono, infatti, solo orientative.
27
lo svezzamento lo svezza
LO SVEZZAMENTO
Con lo svezzamento, il bambino passa da un’alimentazione fatta esclusivamente di
latte ad una con cibi diversi per varietà, caratteristiche nutritive, sapori e consistenza.
E’ un passaggio molto delicato e con un pò di pazienza, serenità e competenza, può
essere superato tranquillamente. Il latte continuerà ad essere una parte della dieta
del bambino senza però essere l’alimento esclusivo. Il latte pertanto dovrà essere
sostituito gradualmente con cibi semi-solidi diversi.
IL TEMPO GIUSTO
Lo svezzamento non va iniziato prima del 6° mese compiuto, è importante non cambiare la dieta del bambino prima dei 4 mesi compiuti per motivi legati allo sviluppo della
digestione. Il pediatra deciderà quando è il momento giusto per iniziare lo svezzamento.
Cominciare ad introdurre gradualmente i vari alimenti, iniziando con piccole dosi, sia
per saggiare la tolleranza, sia per abituare il piccolo ai nuovi gusti.
È importante inizialmente non fissare schemi troppo rigidi, per numero, quantità e orario della somministrazione dei pasti, purché vengano soddisfatti i veri bisogni energetici
e nutritivi.
Se il bambino rifiuta il cibo si può procedere a una prima somministrazione di:
pappe dolci (farine lattee o creme di cereali) e biscotti senza glutine e uovo;
passando successivamente al consolidato pasto di:
brodo vegetale, semolino, crema di riso o semolino di riso, olio extra vergine
di oliva, liofilizzato od omogeneizzato di carne e omogeneizzato di frutta.
Sono consigliabili i preparati industriali destinati all’alimentazione della prima infanzia,
perché garantiscono una maggiore qualità igienica e nutrizionale rispetto alle preparazioni domestiche. Un corretto svezzamento assume un importante ruolo nel prevenire
patologie quali le allergie, le intolleranze alimentari e le malattie cronico degenerative
dell’adulto, o comunque ne attenua sicuramente il decorso.
ALIMENTI DA EVITARE
Un alimento sicuramente da evitare è il sale.
Gli alimenti contengono nella loro composizione
il cloruro di sodio e non è necessario pertanto aggiungere sale che favorisce il
gusto ai cibi troppo sapidi, nocivi
alla salute. La somministrazione di bevande zuccherate toglie l’appetito
e può provocare
diarrea e carie
dentale.
28
LE COLICHE NEL BAMBINO
Le coliche gassose del neonato rappresentano un frequente motivo di allarme e di
preoccupazione per molti genitori e uno dei primi problemi che una neo-mamma deve
affrontare. La causa del disturbo intestinale non ha una spiegazione univoca certa ma
alcuni dei motivi della comparsa di coliche potrebbero essere:
presenza d’aria nell’intestino, dovuta soprattutto ad una cattiva modalità di assunzione di latte dal biberon o dal seno della mamma.
L’eccessiva presenza di gas nelle anse intestinali.
Intolleranza alimentare verso alcune componenti del latte.
Peculiarità caratteriali del bambino.
COME SI MANIFESTANO?
Nel 10-20% dei bambini le coliche gassose compaiono generalmente tra la seconda
settimana di vita ed il 4°-5° mese. Ci sono alcuni segnali che il bambino manda attraverso i suoi atteggiamenti fisici:
Pugni serrati.
Le crisi di pianto improvviso, che sopravvengono prevalentemente dopo il pasto
serale.
Addome teso e gambe flesse sulla pancia.
Movimenti di suzione continui come se avesse fame.
A volte il bambino si irrigidisce e si contorce.
La prima cosa da fare è rivolgersi al pediatra, che potrà escludere altre patologie
con sintomi simili del malessere osservato.
Alcuni consigli :
Se l’origine delle coliche dipendono da una causa interna dovuta al carattere del lattante, la mamma non può fare altro che calmarlo rilassandolo attraverso dei movimenti
delicati e dondolanti.
Un leggero massaggio alla pancia, rilassa il bambino e favorisce la fuoriuscita dell’ aria.
Ridurre le stimolazioni che possono irritare ulteriormente il bambino, come la luce
eccessiva e rumori troppo forti.
Un bagno in acqua tiepida, aiuta il bambino a rilassarsi.
Nella fase di “attaccamento per la suzione” bisognerebbe adottare alcuni accorgimenti: durante la poppata, la bocca del bambino deve aderire bene al capezzolo (in caso
di allattamento al seno) o alla tettarella del biberon, di modo che non introduca aria
superflua.
È importante non perdere la pazienza e non innervosirsi. Spesso il neonato si attacca
al seno solo per qualche secondo e poi ricomincia a piangere, altre volte si addormenta
stremato per svegliarsi alcuni minuti dopo e ricominciare a piangere.
L’aiuto del papà può essere fondamentale.
Ci sono prodotti omeopatici e farmaci che possano essere utilizzati nelle coliche
infantili.
29
a nanna la nanna la na
. . . E LA NANNA?
1. Il bambino deve essere messo a dormire in posizione supina (a pancia in su) sin dai
primi giorni di vita; dovrebbe inoltre dormire in culla o nel lettino, meglio se nella stanza dei genitori.
2. L’ambiente non deve mai essere eccessivamente caldo. La temperatura ambientale
dovrebbe essere infatti mantenuta attorno ai 20 gradi. Da evitare anche l’eccesso di
vestiti e di coperte pesanti che possono far sudare eccessivamente il piccolo.
3. Il materasso deve essere della misura esatta della culla/lettino e non eccessivamente soffice. Va evitato di far dormire il bambino sopra divani (anche per il pericolo di
cadute), cuscini imbottiti, trapunte e con oggetti soffici quali giocattoli di peluche per
evitare anche il pericolo dell’ingestione di corpi estranei.
4. Il bambino deve essere sistemato con i piedi che toccano il fondo della culla o del
lettino in modo che non possa scivolare sotto le coperte; va evitato l’uso del cuscino.
5. La condivisione del letto dei genitori (bed sharing) è da evitare.
6. L’ambiente deve essere libero da fumi, quindi non si deve fumare e soprattutto bisogna evitare che altri fumino in casa.
7. L’uso del succhiotto durante il sonno, raccomandato in alcuni paesi, può avere un
effetto protettivo, in ogni caso va proposto dopo il mese di vita (per non interferire con
l’inizio dell’allattamento al seno) e sospeso possibilmente entro l’anno di vita (per evitare che disturbi il buon sviluppo dei denti).
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I PRIMI DENTI
I primi denti compaiono, nella maggior parte dei casi, tra il 6° e l’8° mese
Il primo dente può comparire in un intervallo temporale molto più ampio. Qualche
bambino ha già un dente al 4° mese, mentre alcuni bambini aspettano fino al 17° mese
per osservare il primo dente. In entrambi i casi si tratta di fenomeni normali.
Durante la dentizione il bambino può essere più irritabile, avere qualche pianto improvviso, presentare una maggiore salivazione e aver voglia di mordicchiare tutto quello
che gli capita a tiro. La sintomatologia può essere dolorosa, ma spesso è solo una
sensazione prolungata di fastidio che può irritare il bambino.
Il vostro farmacista sarà felice di darvi ulteriori consigli.
Alcuni consigli:
- Massaggiatori o prodotti di gel raffreddati in frigorifero, possono dare e mantenere una sensazione di sollievo alle gengive dolenti.
- L’omeopatia offre rimedi specifici , senza effetti collaterali o controindicazioni, per
attenuare la sintomatologia sia locale che generale.
Il vostro farmacista è in grado di darvi ulteriori consigli su prodotti omeopatici e il modo
più efficace per la loro somministrazione.
La sostituzione dei “dentini” da latte con denti permanenti, come accennato, comincia
normalmente attorno al sesto anno di vita e prosegue fino al dodicesimo.
Per questo motivo è importante prendersi cura anche dei denti da latte.
È necessario evitare le bevande zuccherate, cibi dolci e miele anche nei primi mesi
di vita del bambino. Anche quando il bambino sarà più grande, limitate gli zuccheri,
che agendo sull’acidità della saliva e formazione di placca, aumentano la probabilità
di carie dolorose ai denti permanenti, che si presentano più fragili, o che addirittura
possono spuntare già cariati.
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. . . I MIEI APPUNTI
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. . . I MIEI APPUNTI
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