Dare da mangiare agli affamati
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Dare da mangiare agli affamati
1 “Dare da mangiare agli affamati” 1. Papa Francesco “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati…” (Misericordiae vultus, 15). In obbedienza alla parola del Papa, umilmente accogliamo nella riflessione un’opera di misericordia, attingendo dal vangelo la luce necessaria. Chiediamo allo Spirito Santo di riempierci di luce e di amore, e ci prenda per mano per immergerci nella Verità tutta intera, in Gesù, il Misericordioso. Facciamo silenzio e pian piano entriamo in contatto con Gesù, che è qui con me. Meditiamo: Dare da mangiare agli affamati con il vangelo Luca 11,5-8. 2. Ascoltiamo la Parola 5Poi (Gesù) disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono». 6perché 3. Approfondiamo un po’ Nel suo viaggio verso Gerusalemme, unico secondo Luca e i Sinottici, Gesù è arrivato a Betania, in casa di amici, la casa bella e grande di Marta, Maria e Lazzaro. In questa casa con Gesù prendono dimora anche gli apostoli, per questi ultimi mesi prima della morte e risurrezione. Di qui Gesù parte ogni giorno e va a Gerusalemme per annunciare il Regno di Dio o si ferma sul Monte degli Ulivi per sostare in raccoglimento in qualche grotta o per dialogare con i suoi discepoli. In una di queste grotte il Maestro, in un clima di intensa spiritualità e intimità, insegna ai discepoli a pregare, proponendo il Padre nostro (Luca 11,1-4; Matteo 6,7-14). E prima di sottolineare l’efficacia della preghiera insistente e accorata, racconta la parabola che abbiamo ascoltato. Gesù conosceva bene le situazioni di vita delle famiglie, sapeva del carattere sacro dell’ospitalità e così nasce questa parabola che dà luogo alla affermazione: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Luca 11,9). Queste parole si riferiscono alla preghiera in generale. Per noi quella parabola e queste parole illuminano anche la prima opera di misericordia: Dar da mangiare agli affamati! 4. Incontriamo dal vivo Gesù vivo Invocando lo Spirito Santo, mi siedo accanto a Gesù, mentre si riposa nella quiete di una grotta. Mi risuona quella parabola con forza, quei pani, tre addirittura di cui il forestiero ha bisogno. Gesù sto con te e sono tutto orecchi. Parla al mio cuore e illumina la mia mente. Vicino a te sento profumo di Pane di Vita! * “A mezzanotte va da lui” C’è una persona, che riceve la visita di un amico nell’ora più impensata, che ha bisogno di tre pani da offrire ad un amico che è venuto a torvarlo e al quale non ha nulla da mettere sulla tavola. Il suo buon cuore e il dovere dell’ospitalità lo spingono a fare il possibile. Allora va da un altro amico e chiede in prestito i tre pani, che ottiene, però, dopo molta insistenza. Felice torna a casa e offre il pasto all’amico di passaggio. Quasi un miliardo di persone soffrono la fame. Ma ci sono persone anche vicino a noi che non hanno da mangiare. Per esempio certi migranti, i Vu’ Cumprà, gente di passaggio e perfino famiglie vicine e amiche. Prima di tutto il Signore mi chiede di prendere coscienza che esistono tante situazioni di bisogno, anche più gravi della mia, per le quali sono chiamato a fare la mia parte. Viviamo tempi in cui questa coscienza può trovare nuova chiarezza e forza, grazie anche al continuo richiamo di Papa Francesco. In qualunque momento capitino queste situazioni che ci interpellano, anche nei momenti più strani o sfavorevoli per me, anche lì sono chiamato a fare la mia parte. La carità non ha orari di ufficio, deve essere sempre pronta a vedere e ad agire. 1 Guardo la mia coscienza e mi chiedo davanti al Signore se sono “sempre” pronto alle chiamate della carità, senza criticare, senza giudicare, senza lamentarmi che non è il momento giusto per me… Sto crescendo in questa coscienza cristiana? * “Prestami tre pani” L’amico della parabola ha bisogno di tre pani. Probabilmente l’ospite non è solo oppure è molto affamato. In ogni caso l’amico vuol corrispondere con la generosità, con l’abbondanza alla richiesta di aiuto. Nell’opera di misericordia del Dare da mangiare viene da pensare che non si può trattare semplicemente di mettere una pagnotta di pane nella mani di chi ha fame. Certamente ci deve essere il pane nel dono, ma tale gesto deve essere accompagnato da un senso di rispetto verso la sua persona, come pure da gesti di bontà che non accusa e non giudica. Ecco che i pani da dare sono tre: il pane, il rispetto, la bontà. E’ un uomo come me, chi è nel bisogno, un figlio di Dio, anzi Dio stesso, secondo la fede! Come accolgo le persone che sono in necessità? E con quali espressioni e gesti vado incontro secondo l’opera di mise-ricordia? * “Si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono” La terza persona di questa parobola, quella che ha i pani potrebbe essere il fornaio o meglio il negoziante. Egli ha tutti i motivi per non prestare i pani: è a letto, i bimbi dormono vicino alla porta e al buio c’è il rischio di schiacciarli… Perché stanotte? potrebbe ripassare domani!... Quando qualcuno che si trova nel bisogno ci chiede aiuto, noi possiamo mettere davanti molti motivi per scusarci o rimandare, non intervenire ed essere lasciati in pace: “Adesso non posso.. ho i miei problemi.. sono già stato ingannato da altri.. ne hanno fatto cattivo uso…”. Ma Gesù insiste, la carità insiste, il Papa insiste: “Dare da mangiare agli affamati” provoca la nostra responsabilità (queste persone sono fratelli!), la nostra fede (è Dio che chiede!), il nostro futuro eterno (solo chi fa le opere di misericordia entra in paradiso!). Facciamo trionfare la nostra generosità, che certamente fa muovere quella di Dio. Come vivo l’impatto, l’incontro con chi viene a chiedere da mangiare? Come potrei migliorare i miei comportamenti? 5. Per concludere e passare all’oggi Voglio fare il mio incontro vivo accanto a te, Gesù, Pane di vita, che non ti neghi a nessuno e che ti nascondi in ogni persona che passa a chiedere. Fammi capire l’urgenza di una coscienza generosa, aperta ai poveri nei quali vieni a me, per imparare sempre meglio ad amare come tu hai amato. 6. Per pregare: Mandami qualcuno da amare Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia. Ottobre 2015 Madre Teresa di Calcutta don Piero 2 “Dare da mangiare agli affamati” “… Si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.” (Luca 11,5-8). Volendo meditare le opere di misericordia nel rapporto fra sposi, oggi ci soffermiamo sulla prima: “Dare da mangiare agli affamati”. Marito e moglie, da persone veramente responsabili sanno di dover provvedere con il proprio lavoro al sostentamento della famiglia, perché sia una vita dignitosa e degna. Questo Dare da mangiare chiama gli sposi a pensare ai seguenti pani da condividersi, oltre a tanti altri: Anzitutto c’è il PANE DELLA MENSA. Già dal matrimonio gli sposi assumono insieme il compito di provvedere al sostentamento della famiglia e al benessere della casa. Dar da mangiare è occuparsi in un lavoro, per quanto le presenti difficoltà lo consentano, che permetta di contribuire all’economia della casa, del coniuge, dei figli. Occuparsi con serietà di impegno, con onestà, in modo da garantire una continuità e stabilità nel lavoro, per quanto dipende dal soggetto. Dar da mangiare è saper andare a fare la spesa insieme, qualche volta, partecipare alla preparazione dei pasti, dovere della sposa ma anche dello sposo: come è importante che marito e moglie sappiano gestire la cucina e aiutarsi, per come è possibile, a preparare il pasto, coinvolgendo a tempo e luogo anche i figli. Dar da mangiare è far sì che il cibo sia consumato insieme in un clima familiare, sereno, in bella armonia, dopo aver pregato insieme… Poi c’è da considerare il PANE DEL RISPETTO. Sì, il rispetto l’uno dell’altro con tutte le conseguenze nel modo di relazionarsi, di considerarsi, di comprendersi. Dare da mangiare è avere stima del proprio coniuge, parlare sempre in bene l’uno dell’altro con chiunque e in qualunque luogo. Dar da mangiare è prendere atto che lui/lei ha opinioni e vedute e gusti diversi che sono da rispettare, anche se non sono conformi al mio modo di sentire o vedere. Dare da mangiare è non giudicare la storia passata, la famiglia di provenienza e neppure certi errori combinati dall’altro (magari per non aver dato ascolto). Rispetto è anche azione positiva in cui esprimo contentezza per la persona che mi sta accanto. Infine c’è da tenere presente il PANE DELLA BONTA’. Il pane per se stesso richiama la bontà, la dolcezza, la gentilezza, “buono come il pane!”. La bontà forma il clima, il tono, il colore nei nostri gesti relazionali. Dar da mangiare è parlare, esprimere le proprie ragioni e gusti, far presente un bisogno o una delusione o un momento di tristezza, di affanno, con un tono di voce calmo, paziente, dolce. Senza urlare, senza gridare, senza titoli offensivi, senza imprecazioni o altro… Dare da mangiare è intrattenersi nelle coccole, negli sguardi teneri, negli abbracci affettuosi, nel saluto cordiale prima di assentarsi o al rientro. Dare da mangiare è acconsentire a scelte, desideri del coniuge, senza farglielo pesare e senza ribadirlo tante volte, compiere un favore gentilmente senza chiedere nulla in cambio… C’è una fame nel coniuge da saziare con una serie di pani: come vivo quest’opera di misericordia nell’interno della mia casa, nella relazione matrimoniale? Come potrei migliorarmi in questo? “Dare da mangiare agli affamati” è un’opera di misericordia che chiama gli sposi a unire le loro forze, il loro cuore, il loro amore, perché ognuno dei due sia pronto a donare il pane giusto secondo le necessità. Come fosse una gara, per aiutarsi a vivere nella gioia dell’amore. Ottobre 2015 Vi porto nella preghiera. Pregate per me! Movimento Fac - Centro Nazareth - Via Portuense, 1019 - 00148 Roma - tel. 06/65000247 3 Don Piero