1.1. L`attuale stadio di integrazione politica dell`Unione Europea

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1.1. L`attuale stadio di integrazione politica dell`Unione Europea
Unioncamere Veneto – Delegazione di Bruxelles
1.1. L’attuale stadio di integrazione politica dell’Unione Europea
Dalla firma, oltre quarant’anni fa a Roma, dei Trattati che diedero vita
al Mercato comune europeo e alla Comunità europea per l’energia atomica,
l’integrazione economica e politica dell’Europa compie continui progressi in
un processo ormai inarrestabile.
Soprattutto nell’ultimo decennio la costruzione europea ha subito
un’accelerazione che si può senza dubbio definire prodigiosa tenuto conto del
breve lasso di tempo in cui si è realizzata: il numero degli stati membri è
salito a quindici, mentre tre1 profonde riforme dei trattati hanno mutato la
cornice politica ed istituzionale.
L’ Atto Unico ha impresso nuovo slancio all’integrazione grazie alla
decisione di portare a compimento l’unificazione dei mercati nazionali in un
grande mercato unico; il Trattato di Maastricht ha instaurato l’Unione
Europea e indicato la strada da percorrere verso il traguardo dell’Unione
economica e monetaria. Dopo il 1995, in occasione del Consiglio Europeo di
Madrid, è stato aperto e chiuso il cantiere della Conferenza Intergovernativa,
la terza nell’arco della storia dell’Unione Europea, dalla quale è sorto il
Trattato di Amsterdam firmato il 2 ottobre 1997, fino a giungere al Consiglio
europeo di Nizza del dicembre 2000 che ha però solo parzialmente raggiunto
le grandi decisioni che si attendevano in materia di riforme istituzionali.
L’Unione ha introdotto inoltre delle politiche regionali e sociali per
favorire lo sviluppo regionale, la protezione dei consumatori, la ricerca e la
tecnologia, l’energia, l’industria e molto altro ancora. Ma l’ unione politica è
sempre stata l’obiettivo ultimo dell’integrazione europea anche se i precedenti
1 Per tre trattati si intende : l’Atto Unico (‘87 ) concluso al termine della Conferenza Intergovernativa del
1985 che diede vita ad un grande mercato unico, attraverso l’unificazione dei mercati nazionali; il
Trattato di Maastricht (‘92) concluso durante la seconda Conferenza Intergovernativa del 1990/91 che
ha instaurato l’Unione Europea e indicato la strada da percorrere verso l’Unione monetaria; il Trattato
di Amsterdam, concluso in seguito alla Conferenza Intergovernativa del’ 96, firmato il 2/10/98.
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tentativi diretti a stabilire una comunità politica o una comunità di difesa si
sono sempre conclusi con parziali insuccessi.
Soltanto a cominciare dagli anni ‘80 gli Stati membri hanno cominciato
a cooperare per favorire lo sviluppo della politica estera comune. La
cooperazione politica europea, prima e l’attuale politica estera e di sicurezza
comune (PESC) sono infatti dei tentativi per definire e stabilire posizioni
comuni sulle grandi questioni internazionali e sulla politica estera.
I diversi ampliamenti che la Comunità Economica Europea ha
realizzato dimostrano la sua inconfondibile vocazione: quella derivante dall’
idea di Jean Monnet di creare un’ Europa stabile e allargata a tutti gli stati
dell’Europa
occidentale.
Certo
il
carattere
dinamico
della
Comunità
Economica Europea prima e dell’Unione poi e le dichiarazioni di principio
evidenziano delle visioni alquanto differenti dell’Europa tra i diversi Stati
membri. Per alcuni, il prossimo allargamento verso est offre una chance
unica per incrementare il suo ruolo di natura politica ed economica, favorisce
un miglioramento delle regole decisionali dell’Unione ed un rafforzamento
delle sue strutture.
In quest’ottica, tutti i candidati dovrebbero sottoscrivere gli obiettivi
prefissi dal trattato di Maastricht e accettare senza riserve di collaborare
attivamente alla costruzione di una Europa federale. Un obiettivo, questo, su
cui convengono quasi tutti gli stati membri.
Per altri invece, l’allargamento dell’Unione Europea risponde ad un
imperativo inderogabile, in quanto è solo l’Unione che consentirà ai vicini
Paesi dell’Est, prossimi all’adesione, la stabilità politica e la prosperità
economica necessaria.
In
realtà
l’allargamento
permette
di
rinsaldare
il
processo
di
integrazione e di introdurre nuove politiche volte a rafforzare gli evidenti
sforzi sostenuti dall’Unione per favorire una maggiore cooperazione tra gli
stati membri.
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Anche l’allargamento della Comunità europea al Regno Unito, alla
Danimarca e all’Irlanda venne deciso simultaneamente alla creazione del
progetto di cooperazione politica europea e a quello di una più forte politica
monetaria.
L’adesione della Spagna e del Portogallo fu seguita dall’Atto Unico
europeo che istituì la politica regionale, introdusse nuove politiche e inserì
nel vocabolario europeo il termine di “coesione”.
Infine, anche il quarto e ultimo allargamento esteso ai due Paesi
scandinavi (Svezia e Finlandia) e all’ Austria fu preceduto dal Trattato di
Maastricht che, a dispetto delle sue debolezze e dei suoi problemi, fu ed è un
grande motore per le altre politiche di integrazione. Anzi, fu una vera e
propria spinta al processo di integrazione e di unità europea.
L’ampliamento verso Est lanciato dalle decisioni dei Consigli europei di
Lussemburgo (1997) e di Helsinki (1999) ha uno spessore politico, storico e
morale senza precedenti. Più che un puro e semplice ampliamento, si tratta
di una riunificazione del nostro continente. L’unità prenderà il posto delle
divisioni, la stabilità politica ed economica scongiurerà i rischi di conflitti,
attenuando le disparità economiche grazie al miglioramento delle condizioni
di vita nelle diverse regioni d’Europa.
Rappresenta inoltre un’occasione per l’Europa: per la sicurezza,
l’economia, la cultura e il suo ruolo nel mondo. L’applicazione del modello di
integrazione pacifica e volontaria fra le nazioni libere è una garanzia di
stabilità e la diversità culturale dell’Europa costituirà una fonte di creatività e
di ricchezza. Inoltre, l’adesione di nuovi stati membri aumenterà il peso e
l’influenza dell’Unione sulla scena internazionale.