l`allarme delle imprese. E Addiopizzo attacca il Comune

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Racket: l’allarme delle imprese
E Addiopizzo attacca il Comune
di Eliana Marino
Le immagini di villa Filippina
Il programma di oggi
Tante voci sul palco contro la mafia di L. Ansaloni
Ayala: "Segnali incoraggianti nella lotta alla mafia"
VIDEO: ospiti illustri alla proiezione di "Io ricordo"
Per quattro volte in quattro giorni le fiamme hanno cercato di
piegargli la schiena, mandando in fumo anni di sacrifici. Ma lui,
Andrea Vecchio, imprenditore catanese titolare del Cosedil, impresa
edile con 250 dipendenti e oltre 20 milioni di euro di fatturato, ha
continuato a urlare il suo “no” al pizzo. Anche quando, pochi giorni
dopo aver denunciato le tentate estorsioni, un amico gli disse: “Ma
cu minchia tu fa fari? Cinquemila euro e aggiustavi tutto…”.
Una storia analoga a quella di Rodolfo Guajana, grossista di
ferramenta, al quale la mafia ha bruciato il capannone, lungo la
circonvallazione di Palermo. “È una questione di cultura, di
mentalità”, ha detto ieri Andrea Vecchio. E dal palco di Villa Filippina
(dove è in corso il Festival della legalità organizzato dalla Zerotre) ha
lanciato un appello: “È necessario che gli imprenditori trovino al loro
interno la forza di reagire. Ma altrettanto importante è che poi non
vengano lasciati da soli”. Un Sos rilanciato subito da Daniele
Marannano del Comitato Addiopizzo, che ha detto: “La Provincia di
Palermo ha annunciato che si costituirà parte civile in tutti i processi
per racket. Dal Comune di Palermo, invece, nessun segnale. Perché
non fa altrettanto?”. E poi ha continuato: “Oggi possiamo dire di
avere raggiunto, insieme all’associazione Libero Futuro, risultati
davvero significativi. Devo però dire che le associazioni di categoria
sono spesso rimaste ai margini. O meglio, mentre Confindustria
Sicilia s’è resa protagonista di una presa di posizione senza
precedenti, lo stesso non ha fatto Confindustria Palermo. Per questo
chiediamo adesso ai vertici provinciali dell’associazione di fare
sentire la loro voce, di andare per strada, parlare con i commercianti
e con gli imprenditori e dare loro tutto il sostegno di cui hanno
bisogno. Soltanto così sarà possibile convincere tanti altri uomini
vessati dalla mafia a denunciare i propri estorsori”.
E alla domanda secca “Antiracket: ma è vera svolta?”, il sostituto
procuratore Maurizio De Lucia ha risposto: “Parlare di svolta
sarebbe fuorviante. La mafia va combattuta giorno per giorno”.
“Sicuramente – ha aggiunto – i costi del delitto di estorsione, oggi,
sono molto più alti per chi lo commette. Prima il mafioso agiva
indisturbato, sicuro dell’impunità. Oggi sa che potrebbe anche non
tornare a casa”. Ma mai abbassare la guardia. La mafia c’era e
continua ad esserci e la sua struttura è rimasta intatta. Si sta
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semplicemente riorganizzando. Questo in sintesi il messaggio
lanciato tanto da De Lucia quanto dal questore vicario di Palermo,
Giuseppe Cucchiara, che ha detto: “Guai a pensare che la mafia
abbia cambiato pelle”. E in questa direzione va la scelta del
presidente della Provincia, Giovanni Avanti, che, sollecitato dai
moderatori del dibattito (i giornalisti, Felice Cavallaro del Corriere
della Sera, Enzo D’Antona de La Repubblica e Giovanni Pepi del
Giornale di Sicilia) ha anticipato il prossimo passo della sua
amministrazione: “Martedì 30 presenteremo il nuovo piano per la
manutenzione delle strade provinciali; è mia intenzione siglare un
protocollo di legalità con il Prefetto per monitorare le aggiudicazioni
degli appalti, così da non permettere che vadano a imprese
collegate alla mafia”.
Gli imprenditori, però, chiedono di più. “Il nemico principale delle
imprese, spesso, si annida proprio nei Palazzi della politica e si
chiama burocrazia”, ha denunciato Vecchio. E a portare l’esempio
concreto è stato Guajana: “A distanza di 14 mesi, aspetto ancora le
autorizzazioni per fare ripartire l’attività nel mio vecchio capannone
che mi è stato bruciato. Mi mancano tre sanatorie e una concessione
edilizia”. “Lo scorso ottobre - ha aggiunto - l'Asi mi ha assegnato un
capannone in via Partanna nel quale ho speso una barca di soldi,
qualcosa come 700-800 mila euro. Ma a tutt'oggi siamo schiavi delle
pastoie burocratiche. Questo è il percorso che purtroppo deve
seguire un imprenditore onesto, se fossi stato disonesto chissà,
probabilmente non mi sarei trovato in questa situazione”.
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