COME LA SUA TERRA, la Sicilia, Rossella Fiamingo
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COME LA SUA TERRA, la Sicilia, Rossella Fiamingo
PER F ORMAN C E Regina di spade Come la sua terra, la Sicilia, Rossella Fiamingo, giovane talento della spada, è solare, bella ma sa anche essere spietata sulla pedana di gara. Oro agli ultimi Mondiali di scherma, si sta preparando per le Olimpiadi di Rio de Janeiro senza rinunciare alla passione per il pianoforte e al corso di laurea per diventare nutrizionista. DI G I A C O M O C R O S A 48 F OTOGRA F IE A g e n z ia C o n t ras to 49 PERFORMANCE la fine la sacralità della sua palestra di Sant’Agata Li Battiati, in provincia di Catania, e la solidità dei suoi affetti familiari, della sua casa nella vicina San Giovanni La Punta saranno sempre e chissà per quanto tempo ancora il suo punto di gran ri torno. Quel punto che è là dove la luce del cielo si riverbera nel nero della lava, nel verde della vege tazione, nell’azzurro del vicino mare. Implacabile principessa L ei no. Rossella non ha intenzione di abbandonare la sua terra. Si com prende subito mentre s’intrecciano le prime parole sedendosi al tavolo di un ristorante affacciato sul mare di Catania. Rossella Fiamingo, cam pionessa del mondo di spada la scorsa estate a Kazan, in Russia, si sentirebbe vulnerabile senza la protezione del ‘suo’ Etna, ancora fumante e più che mai maestoso nel bianco che l’incorona in questo periodo dell’anno. Eppure, è abituata a va gabondare per il pianeta. Ha già ricominciato a farlo, ora che la nuova stagione della scherma si è riaperta. Anno particolare, questo 2015, perché è stagione di duelli che, alle migliori spadiste del mondo, consegnerà il passaporto per partecipare alla ‘gara delle gare’: i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016. Diversamente da Rossella, altri talenti siciliani sono saliti ‘in Continente’ per trovare sfogo o con solidare il loro talento. L’hanno fatto Paolo Pizzo, campione del mondo 2011 nella spada, trasferito si da Catania a Roma; Enrico Garozzo, campione del mondo Under 20 nel 2008, passato da Acirea le a Milano, prima facendo tappa a Roma; Marco Fichera, vincitore della Coppa del Mondo Under 20 nel 2013, ancora da Acireale a Milano; Daniele Garozzo, campione del mondo di fioretto Under 17, che ha lasciato Acireale per Frascati; la sciabola trice Loreta Gulotta, emigrata a Roma da Mazara; o, infine, Giorgio Avola, oro olimpico a squadre a Londra 2012 e oro a squadre ai Mondiali 2013, sbarcato a Livorno da Modica. Rossella, invece, continuerà a portare a spasso la sua sacca con le lame da una stiva d’aereo all’altra, da un taxi all’altro, da un palasport all’altro, ma al- 50 L’ELEGANZA DELL’ASSALTO Durante la finale in Kazan del luglio scorso per la medaglia d’oro nella spada femminile, Rossella Fiamingo si lancia in un assalto contro la fortissima tedesca Britta Heidemann, che batterà con il punteggio di 15-11. Ho iniziato tirando di fioretto, poi però ho preferito dedicarmi alla spada, dove è meno influente la presenza dell’arbitro e dove lo schermitore esce fuori di più” Rossella Fiamingo ha 23 anni. Capelli lunghi e ca stani, occhi ugualmente castani che richiamano nel taglio uno sguardo radicato nei tratti degli abi tanti o dei conquistatori più remoti dell’isola, oc chi che ricordano quelli di una principessa egizia di 4 mila anni fa. In certi momenti della conversazione, Rossella sembra più giovane di quanto risulti all’anagrafe, eppure dall’età di 7 anni – quando ha iniziato a suonare il piano e contemporaneamente a tirare di scherma – a oggi, il suo percorso nella vita non è stato certo monocorde. Gossip compreso. Si era a Londra olimpica quando a trionfare sulle pagine dei giornali era il suo amore per il nuotatore Luca Dotto. Lei la più giovane della squadra di scherma, lui il velocista-nuotatore emergente. Due atleti, due fisici dirompenti, due sorrisi accattivanti nella loro naturale freschezza. “Quell’amore nacque un paio d’anni prima del 2012, a Città Ducale, nei gior ni del reclutamento per entrare nel Gruppo Spor tivo della Guardia Forestale. È stata una grande illusione finita male e non certo per colpa mia. Dopo i Giochi di Londra andammo a fare una vacanza insieme alle Seychelles. Percepivo dei vaghi segnali negativi ma non immaginavo la banalità delle parole dell’epilogo … ‘Sai Rossella, non ho ben chiaro il mio ... il nostro futuro … Ho bisogno di un momento di riflessione …’. Poi ho scoperto che in realtà mi tradiva con un’altra atleta, una ragazza del nuo to sincronizzato. In pratica ha fatto tutto da solo, fotografie con la nuova fiamma comprese, imme diatamente lanciate sui social. Non ho avuto pos sibilità e volontà di replica. Per alcuni mesi sono stata male ma ora le cicatrici si sono rimarginate e molto bene. Oggi nei rapporti con i ragazzi sono più vigile, pur mantenendo la mia serenità. Tutto qui. Ho fatto esperienza. Banalità per banalità posso dire anche la mia: la vita continua”. Curiosamente, da quel momento le vicende spor tive dei due hanno avuto andamenti grafici opposti: negativo e con molte ombre quello di Luca Dotto; positivo e pieno di luce quello di Rossella, gratificatasi con il recente titolo mondiale: “Che belli quei giorni della scorsa estate, quei tre giorni di fine luglio. Che bella quella medaglia d’oro nell’individuale contro la tedesca Britta Heide mann e quella di bronzo a squadre con le mie ami che Bianca Del Carretto, Mara Navarria e Francesca Quondamcarlo. Mi sentivo in stato di grazia. 51 PER F ORMAN C E Pensavo a un’azione e quella mi veniva senza il minimo sforzo. Pensavo e agivo senza far fatica. Implacabile. Sensazioni indimenticabili e che voglio rivivere presto. Per questo ho ripreso ad allenarmi duramente e sempre con il mio maestro, Giovanni Sperlinga. Per quel Mondiale, alla fine dell’anno scorso ho ricevuto nel Salone d’Onore del CONI il Collare d’Oro al Merito Sportivo. Una bella ceri monia, certo, tuttavia l’ho considerata ‘un di più’, nulla in confronto all’emozione sul podio in quel di Kazan”. tuosismo delle gambe, delle mani, delle anche, il volto di Rossella esplode in tutta la sua capacità di autoironia e dà il meglio di sé: la pelle s’illumi na, lo sguardo si accende, il sorriso si espande. Sa di essere carina e non è certo per caso che la mag gior parte delle sue fotografie non schermistiche la ritraggano in costume da bagno: “Amo il mare e sono contenta di come sono fatta, con i miei di fetti e i miei pregi. Ci sono ragazze che fanno col lezione di abiti o di scarpe tacco 12, io invece colleziono costumi. Non ci trovo nulla di strano. Quando li indosso sono a mio agio”. Negli atteggiamenti di Rossella la fisicità è naturale. La malizia è appena sfumata. Dietro tutto ciò si nasconde una ragazza delicata, solare come la sua terra e nello stesso tempo ferocemente determinata. Felicità mondiale Dopo la 15ª stoccata che le assegna il titolo mondiale a Kazan, Rossella viene portata in trionfo dal team tecnico della Nazionale azzurra. A destra: l’atleta sul podio russo con le due medaglie vinte: oltre all’oro nell’individuale, anche il bronzo a squadre, per la conquista del quale è stato decisivo il suo ultimo assalto contro l’ungherese Emese Szász, vinto con il parziale di 15-6. Tra tasti ed else In quella vita che ha ripreso con vigore anche fuo ri dalle sale di scherma, Rossella non si è fatta mancare soddisfazioni. Tra queste, il diploma in pianoforte conseguito al Conservatorio ‘Vincenzo Bellini’ di Catania. Dieci anni di studio conclusi con un concerto che doveva essere per insegnanti e pochi intimi ma che invece … “Sì, doveva essere per pochi intimi. Io avevo invitato solo due ami che, Marica e Giulia, ovviamente mio padre Giu seppe, mio fratello Alessandro e mia madre Tella, docente di pianoforte al Conservatorio di Palermo. Non ho mai amato e non amo tuttora suonare in pubblico. Mi crea tensione. E ovviamente ero tesa pure quel giorno, anche perché mia madre pensò bene di invitare tutti i suoi colleghi e poi altri co noscenti si accodarono. La mia prova durò un’ora e mezza. Ero vestita classica: pantalone nero e camicetta bianca. Eseguii musiche di Bach, Giuseppe Rota, Aleksandr Skrjabin e alcuni Notturni dell’immancabile Frédéric Chopin. A parer mio, ma anche degli altri, suonai bene; infatti, gli insegnanti mi licenziarono con un nove su dieci. Suonai, però, meno bene secondo mia madre, che bonariamente, una volta a casa, non mancò di sottolineare tutti i miei errori”. Il pianoforte e la musica non possono non essere parte del quotidiano di Rossella. Appena possibile le sue dita si muovono sulla tastiera, per esercizio, ma anche per un piacere intimo. Soprattutto mu sica classica. Ben diversa è la musica che ascolta: ci sono le note virtuose di Ludovico Einaudi e quel le più giovani di Giovanni Allevi, ci sono le voci e le chitarre rockettare del momento, ci sono le per sonalità sue conterranee, come Lorenzo, vincitore del talent X Factor, e di Mika. È soprattutto la mu sica di quest’ultimo che accompagna la vigilia delle sue gare. In quei momenti la musica classica è messa al bando, perché, dice Rossella sorridendo, “mi rilasserebbe troppo”. In ogni caso, l’impressio ne è che il pianoforte non racchiuda il suo futuro: “In effetti non mi vedo a insegnare pianoforte, così come non mi vedo a fare la guardia forestale. Comunque, questi sono anni nei quali credo sia bene crearsi il maggior numero di alternative pos sibili. Tra le tante scelte che mi sto costruendo c’è anche quella di diventare dottore nutrizionista. Per 52 Il metodo del duello Il suo carattere si è formato in una sala di scher ma seguendo gli insegnamenti del suo maestro, Gli sciabolatori sono i più casinisti in assoluto, sono dei ‘caciaroni’. Noi spadisti siamo i più riflessivi. I fiorettisti, invece, sono la via di mezzo tra gli sciabolatori e gli spadisti, forse sono i più equilibrati” Giovanni Sperlinga. I maestri di scherma sono personaggi particolari: un poco allenatori, un poco depositari dei misteri schermistici (che sia fioretto, spada o sciabola poco cambia), un poco filosofi, un poco sacerdoti, un poco guru, ovvero, letteral mente ‘persone che disperdono l’oscurità’. Di loro i discepoli-atleti hanno un timore che confina con la venerazione. E tale è il rapporto di Rossella con colui che è il suo maestro da sempre. Prima nella palestra-sottoscala della casa di lui, poi nel semin terrato di una scuola elementare, dove, tra un plinto e l’altro, la determinazione di Sperlinga, con la complicità del sindaco di Sant’Agata Li Battiati, ha inventato una sala scherma con otto pedane dipin te di blu su un linoleum verde di scarsa qualità. In quest’ambiente essenziale si è sviluppato il talen to di Rossella e a lei fanno riferimento i cento e oltre bambini e bambine, ragazzi e ragazze, che si vestono di bianco per imitare le sue gesta. Il nome della società sportiva cui appartengono, questo sto studiando, con discreto profitto, all’Università di Catania. È un corso a numero chiuso, con obbligo di frequenza e, nonostante le mie nu merose trasferte sportive, posso dire di essere in pari con gli esami del secondo anno. Molta la com prensione da parte del Rettore, meno, in certi casi, da parte di alcuni professori. Diventare ed eserci tare da nutrizionista mi permetterebbe di lavorare nello sport, un ambiente che conosco bene, e mi consentirebbe di farlo uscendo dallo scontato, ov verosia maestra o allenatrice di scherma o inse gnante di educazione fisica”. Sarebbe, invece, intrigante vedere Rossella in ver sione danzatrice del ventre: “Sì, c’è anche la dan za del ventre nel mio ‘dopo Londra’, ma come esclusivo piacere personale, non certo per trovare uno sfogo professionale. Rimasi affascinata da un vi deo di Shakira, dai suoi movimenti, dalla sua fem minilità e casualmente, in quei giorni, al CUS Catania iniziava proprio un corso di danza del ventre. Non potevo perdere l’occasione: m’iscrissi subito. È una danza difficilissima, nella quale conoscere il proprio corpo è fondamentale, così come saper far ‘parlare’ i propri addominali. Mi diverte molto e mi rende felice praticarla, ma per riuscire bene dovrei mettermi un po’ più in carne e per il momento non è proprio il caso”. Nel parlare di questo vir 53 PERFORMANCE Rossella compresa, è ‘Methodos’. Già questo dice molto sulla natura di Sperlinga: “Il nome che ho dato alla società esprime la mia filosofia. La strada migliore per raggiungere il risultato è il metodo. Se non c’è metodo, si esce dalla retta via e ci si perde. Questo accade più che mai nella scherma”. Sperlinga è un ultrasessantenne piccolo di statu ra: un sospiro oltre il metro e sessanta ma pieno d’ispirazioni eleusine e dall’energia fisico-mentale che appare inesauribile. Quindicenne, per poter giocare a pallavolo si creò una società utilizzando come presidente-prestanome un amico diciotten ne. A quella società diede il nome di ‘Nike’: non c’è momento della sua storia personale che non si richiami al classicismo greco, facile conseguenza di una cultura assorbita da un padre libraio e da gli studi che l’hanno portato alla laurea in Lettere. Non aveva il fisico per essere un giocatore di vol ley e allora si costruì gloria come allenatore di pal lavolo. Non aveva nemmeno il fisico per fare lo 54 schermitore, cosa che invece riusciva bene al fra tello Mimmo, approdato anche alla Nazionale, ma s’innamorò ugualmente della scherma. Decise che quella fosse la disciplina sportiva che esaltasse al meglio i suoi principi. Non mancando di coerenza, nel 1984, con il fratello creò una società che battezzò con il nome del mitico fiume di Sparta, ‘Eurota’, nelle cui acque si fortificavano i giovani della città di Licurgo. Provocare per vincere Più competizione ai vertici Dice Rossella: “Nella scherma oggi è più difficile trionfare a livello internazionale, perché molti Paesi emergenti hanno guadagnato posizioni nel ranking e se la giocano alla pari con le nazioni che hanno fatto la storia di questo sport. Il rovescio della medaglia è che c’è molta più soddisfazione quando si vince”. Nel 1992, fondò poi la ‘Methodos’: “Rossella incar na l’esempio più eclatante di come con il mio me todo si possa arrivare all’eccellenza. Rossella ha imparato a lavorare sui dettagli, ha perfezionato l’uso della concentrazione, l’arte della pazienza. La spada non è un’arma che vive di convenzioni, a differenza del fioretto e della sciabola. Gli arbi tri influiscono poco o nulla sul risultato. Per que sto mi piace e piace a Rossella. Il mio metodo non prende in considerazione la fortuna. Tutto, su di una pedana di scherma, si può e si deve prevede re. Con il metodo, l’imprevedibile può trasformarsi in prevedibile. Rossella è un prototipo di quella che sarà la scherma di spada del futuro: ha adattato il modo di tirare al suo fisico. Lei, mancina, alta quasi un metro e settanta, è una delle più basse. La maggioranza delle avversarie più forti è stan dardizzata oltre l’uno e ottanta. Rossella è intel ligente, è una ragazza che sa ragionare e così in pedana si è modellata come una provocatrice. Agisce immaginando l’attacco avversario che, di con seguenza, è pronta a punire con quelle stoccate che ‘metodicamente’ ha preparato. Dire questo a parole è semplice, la perseveranza e l’applicazione sono la parte difficile e faticosa”. In questa metodicità della sua scuola non può non inserirsi l’abitudine di Rossella di prendere ap punti: “Non ho un diario della mia vita privata ma ho quaderni pieni di note che parlano di scherma. Per molto tempo ho trascritto sulla carta gli alle namenti che facevo, le mie sensazioni. Per molto tempo ho registrato tutte le caratteristiche delle mie avversarie: le loro azioni preferite, i loro punti forti e quelli deboli, i loro atteggiamenti. Di loro ho scritto tutto. Ho un archivio preziosissimo di par ticolari cui attingono anche le mie compagne di squadra. Ora mi sono evoluta e dai quaderni sono passata all’iPad. Più facile archiviare e più facile ritrovare. Quando serve, digito il nome dell’avver saria e … zac! … appare il suo profilo. Niente più ricerca affannosa tra le pagine: più comodo, più semplice. Il duello può cominciare”. La conversazione è alla fine e si può passare all’at tacco di un accattivante piatto di pasta al pesto di pistacchi, una delle ricette preferite da Rossella Fiamingo, una donna che ama il color rosa ma che allo stesso tempo non si farebbe intimorire nep pure dall’agoghé spartana.