a scuola in famiglia

Transcript

a scuola in famiglia
a scuola
in famiglia
| testo | ilaria romano
Immagini tratte dal blog
“apprendimento naturale”,
diario di Melissa, che
ha scelto l’homeschooling
per i propri figli.
20
| 031 | gennaio 12
aule in casa e genitori insegnanti:
dove lo stato non arriva,
cresce l’istruzione fai da te.
M
aria ha 13 anni e fa la terza media.
La mattina riordina la sua stanza e
poi va a scuola... In salotto. Insieme
alla mamma segue la lezione di matematica.
L'insegnante è in video, su un sito inglese.
Maria ascolta la spiegazione, fa gli esercizi e li
spedisce al professore via email. Poi c'è l'ora
di scienze con il papà, quella di italiano con
un docente privato e, nel pomeriggio, palla-
volo con gli amichetti. Ma più di tutto, fra
una lezione e l'altra c'è il tempo: per fare una
passeggiata, fantasticare e giocare. “Per Maria
i ritmi della scuola erano pesanti -racconta
Sara, sua madre-. Dopo tante ore in classe
era stanca, studiava con fatica, passava il fine
settimana a recuperare i compiti. A 12 anni
aveva già la vita di un adulto: era esasperata. Abbiamo cambiato istituto, ma è servito a
poco. Alla fine ci siamo detti: proviamo così.
È più serena e studia meglio”.
La famiglia di Maria ha scelto lo homeschooling, “la scuola a casa”. Un’alternativa mol-
to praticata nei Paesi anglosassoni. In Italia
si chiama scuola paterna, scuola familiare o
educazione parentale, ed è legale grazie all’articolo 30 della Costituzione, che recita: “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire
ed educare i figli” e “nei casi di incapacità dei
genitori, la legge provvede a che siano assolti
i loro compiti”. A essere obbligatoria non è
quindi la scuola, ma l’istruzione. E i genitori
possono diventare insegnanti.
Quanti lo fanno, in Italia? Per ora non esistono numeri ufficiali, ma da quest’anno scolastico il ministero dell’Istruzione ha deciso
di contare gli alunni che seguono programmi
di educazione parentale inserendo nell’Anagrafe nazionale degli studenti una voce specifica. I siti Crescendo (www.utilecomune.eu)
e Controscuola (www.controscuola.it), i due
maggiori gruppi di discussione sul tema, hanno ognuno circa 400 iscritti e ricevono tutti i
giorni nuovi contatti.
Molti homeschooler vivono nel Nord Italia
e in Sicilia. “Forse è un caso -dice Erika Di
Martino, mamma di due bambini in età da
scuola elementare, che nel 2010 ha fondato
Controscuola-. Probabilmente nel CentroSud, dove esiste una rete diffusa di legami
familiari e il tempo pieno è poco diffuso, è
meno forte il disagio dei genitori di sapere i
ragazzi fuori casa tutto il giorno”.
Chi opta per lo homeschooling, infatti, spesso lo fa per non delegare alla scuola
il compito di educare il proprio figlio. Altri
vogliono che i bambini abbiano uno stile di
vita più consono alla loro età, con orari meno
rigidi e più tempo per stare all’aria aperta. Poi
ci sono le famiglie bilingui che, a casa, integrano i programmi di studio di diversi Paesi.
Qualcuno poi lascia ai bimbi la possibilità di imparare a misura delle loro curiosità. È
l’unschooling, una non-scuola dove la maestra
è la vita: così Alberto, 6 anni, ha scoperto i
numeri relativi in ascensore, attratto dal segno
meno sui tasti per scendere ai piani sotterranei. Eppure Erika Di Martino, sua mamma, è
un’insegnante: “Non ce l’ho con la scuola istituzionale -spiega-, ma la vorrei più rispettosa
dell’individuo e della sua libertà. Mi rendo
conto che il sistema non può cambiare velocemente, quindi cerco di creare un’alternativa”.
Per Rossella Melodia, che nel 2001 ha fondato Crescendo e si occupa di scuola familiare
dagli anni Settanta, la molla è stata un’altra:
“Siamo evangelici -spiega-, non ci riconoscevamo nel modo in cui la religione veniva trattata a scuola”. Rossella e suo marito hanno
istruito a casa i quattro figli: i primi tre fino
all’esame di maturità, “l’ultimo fino alla terza
media. Poi, quando per motivi familiari non
potevo più seguirlo al meglio, si è iscritto al
liceo scientifico”. Tecnicamente per fare “la
scuola a casa” non serve molto: la legge richiede che i genitori abbiano le capacità tecniche
ed economiche per occuparsi dell’istruzione
dei figli. Bisogna comunicare alla scuola la
propria decisione, poi si può partire. “Ma attenzione -mette in guardia Rossella Melodia-,
è una scelta con delle difficoltà oggettive”.
Non si tratta di soldi: internet, biblioteche
e musei forniscono tanto materiale di studio
a costi ridotti. Però i genitori devono avere
molto tempo da dedicare ai figli e molta pazienza, oltre che apertura mentale per intercettare i loro bisogni. “Prima di scegliere -avverte- è indispensabile valutare il contesto in
cui viviamo: se amici e parenti sono contrari,
si possono creare situazioni spiacevoli”.
Una rivoluzione pacifica, che cerca la collaborazione con le istituzioni. Da qualche
anno i dirigenti scolastici hanno la responsabilità di vigilare sull’istruzione dei ragazzi,
tramite incontri periodici con le famiglie o
con esami di fine anno. I due mondi, quindi,
si incontrano molto più spesso. Tuttavia lo
homeschooling desta ancora qualche perplessità: “Gli altri genitori temono che frequentando mia figlia i loro ragazzi si disamorino
della scuola”, dice la mamma di Maria. Fra
le critiche alla scuola parentale, quella di
limitare la socializzazione. “Ma non è così
-ribatte Rossella Melodia-: ci sono le attività
sportive, gli amici”.
Ma i genitori possono davvero insegnare
tutto? “Noi riconosciamo i nostri limiti e ci
affidiamo a insegnanti di professione”, dice
Ivo Casolla da Peio, in provincia di Trento.
Sua figlia fa la seconda elementare ed è uno
dei nove alunni della scuola parentale che ha
aperto lo scorso settembre, quando il plesso
scolastico del paese è stato chiuso e i bambini avrebbero dovuto frequentare una scuola
della valle, a sette chilometri di distanza. Al
principio era una provocazione: “Volevamo
richiamare l’attenzione della politica: se in
un paese di montagna muore la scuola, muore tutto -spiega Casolla-. La politica non ha
risposto, quindi ci siamo organizzati”.
I ragazzi vanno a scuola a piedi, in bici o
con gli sci. Si fa lezione nei locali messi a disposizione da una persona del posto, con tanto di cattedra, lavagna e due computer. I maestri sono volontari e i genitori li affiancano
a turno. Un papà che è guardia forestale integra la lezione di scienze con escursioni pomeridiane e Ivo, veterinario, fa qualche puntata
in classe per parlare di animali. A 1.600 metri
d’altezza lo homeschooling è stato senza dubbio la soluzione giusta.
| 031 | gennaio 12
21