Ma tu non sei veramente qui

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Ma tu non sei veramente qui
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Ma tu non sei veramente qui
“Ti accorgi di essere diventato veramente vecchio quando,camminando su un marciapiede particolarmente
stretto, le persone, anche quelle più lente, iniziano a sorpassarti.”mi disse mio nonno al suo ottantesimo
compleanno. Era per questo che non superavo una non-arzilla ottantenne signora.
Ed era per questo che stavo facendo tardi all’appuntamento.
Se solo il marciapiede fosse stato un po’ più largo avrei potuto iniziare a raggiungerla affiancandomi per poi
superarla.
Camminava davvero lentamente,eppure non doveva essere così vecchia. Calze color carne 50 den, caviglie
abbastanza gonfie, scarpe abbastanza di pelle e schiena abbastanza ingobbita. Per questo le avevo dato
ottant’anni. Però c’erano quei capelli. Aveva uno chignon da far invidia ad una prima ballerina. I capelli
erano completamente bianchi ma il diametro dello chignon era davvero notevole. Sì, erano particolari stupidi
da notare. Ma per distrarmi non potevo nemmeno contare i passi.
Forse la signora aveva avuto un ictus. Tutti quei capelli lasciavano presupporre che non avesse più di 60
anni. Quindi doveva aver avuto un ictus. No, non poteva proprio superarla. Le avrebbe sfiorato la spalla e se
ne sarebbe accorta. Avrebbe pensato di essere vecchia ed inutile. Si sarebbe suicidata.
Io invece ero solo in ritardo. Ad uno stupido appuntamento. Un uno stupido importante decisivo
appuntamento.
A volte mi stupisco della mia sensibilità. E più volte mi stupisco della mia bugiardaggine. Camminavo come
una povera ebete non perché non volevo disturbare il già precario equilibrio di una
sessant’\settant’\ottantenne signora ma perché io a quel dannato posto non ero così sicura di andarci. E non
volevo ammetterlo. Non volevo ammetterlo per il semplice motivo che avevo tanto aspettato quel momento.
Lo avevo aspettato così come un bambino aspetta il Natale, così come l’attore aspetta l’applauso, così come
il secchione aspetta il voto dell’ultima versione in classe, come l’eterno sognatore aspetta il momento in cui
tutto si avvera. Ora invece ero lì, a guardarmi le punte delle scarpe (sporche per giunta).
Le guardavo e pensavo a cosa, a quale ricordo potessero rimandarmi. “La vera poesia è sempre analogia e
allegoria” diceva il mio professore “Un’immagine rimanda sempre ad un’altra immagine”.
Ed io avevo deciso che l’unico modo per non pensare era pensare a ciò che ti poteva far pensare tutto ciò che
ti stava intorno. Più semplicemente: vedevo una casa rossa, vuota, in rovina e con un’insegna. Il rosso non
mi faceva pensare a nulla, il vuoto al mio ultimo cassetto del comodino, la parola rovina mi rimandava alla
parola “gravina” e l’insegna ad un motel.
Sceglievo quale ricordo poteva occuparmi per più tempo la mente e mi ci concentravo.
Ma tutto questo non c’entra. O forse sì. Sì perché questo era il mio problema. Il mio problema era che per
non pensare al vero problema, alla questione,al nocciolo, al nodo della vicenda o qualsivoglia chiamarlo
dovevo pensare ad una qualsiasi altra stronzata.
Si fermò. Si fermò ma la strada non era ancora finita. Questo non era nei miei piani. Stava per attraversare al
che io avrei dovuto decidere cosa fare. Cioè c’era solo una cosa da fare: accelerare il passo per non arrivare
ancora più tardi. Ma avrei anche potuto seguire la signora e continuare ad avere una scusa per non prendere
una decisione. “Questioni etiche” avrei usato come giustificazione una volta arrivata. Oppure… “a rischio
suicidio una vecchietta”. No, la verità è che non ci sarei mai andata. Non avevo il coraggio. No,non è di
coraggio che si tratta. È che… io sto bene nella mia condizione di… come gli abitanti della zona del
crepuscolo. Qualcosa del genere. Loro non sono né vivi né morti e io non sono né una fallita né una tipa ok.
Se scelgo di andare lì però qualcosa inevitabilmente mi farà cambiare. Mi classificheranno. Come in un
catalogo. Almeno vorrei essere alla pagina 5. 5 è il mio numero fortunato. Non so perché. È come una di
quelle cose che hai sempre saputo. Tipo che a scuola ci andrai sempre. Che devi sempre mettere a posto la
camera e bere tre bicchieri di acqua al giorno. Certo, si dovrebbe anche sapere che bisogna prendere delle
decisioni e che non bisogna fare tardi agli appuntamenti.
Solo io, la vecchia signora ed un gatto. La solitudine è un affare così triste.