la creativita - Insieme a Scuola

Transcript

la creativita - Insieme a Scuola
Istituto Musicale Vincenzo Bellini – Catania
Scuola di DIDATTICA DELLA MUSICA
Corso di DIREZIONE DI CORO E REPERTORIO CORALE
Anno Accademico 2006/2007
Prof.ssa Elisa Poidomani
LA CREATIVITA’
ALLIEVA: Mariangela Amore
La creatività rappresenta un’ancora di salvezza in tanti momenti nella vita di
tutti i giorni, ci aiuta a generare idee utili in momenti di difficoltà, ci aiuta ad
uscir fuori dalla prevedibilità della quotidianità e a scoprire le bellezze
nascoste che ci portiamo dentro inconsapevolmente. Nei momenti di blocco
emotivo ci serve a risolvere situazioni imbarazzanti in modo inaspettato. Di
creatività ne facciamo uso nel lavoro, in famiglia, sempre.
Il processo creativo è stato oggetto di studio sin dall’antichità.
Se in passato era considerato un fenomeno inspiegabile ( dote innata riservata
a pochi individui tra cui gli artisti ), attualmente il pensiero di molti studiosi è
che la creatività sia una condotta comportamentale che riguarda tutti gli esseri
umani.
Vittorio Rubini, psicologo, sostiene che tutti gli individui posseggono più tipi
di abilità, tra cui la creatività, che si sviluppa in base alle circostanze di vita in
cui l’individuo si trova.
Nell’antichità si pensava che la creatività fosse dote di persone che
crescevano in ambienti di estrazione sociale medio – alta grazie agli stimoli a
cui erano esposti. Col tempo si è capito che l’estrazione sociale non influiva
sulla creatività. Si ha un maggiore sviluppo della creatività se l’educazione che
si riceve nell’ambiente domestico tende a formare individui autonomi; i
genitori che stanno troppo vicini ai propri figli e tendono a controllarli non
favoriscono la creatività ma sviluppano la dipendenza.
Edward De Bono, laureato in psicologia e medicina, è conosciuto per i
sui studi sulla creatività. Egli sostiene che la creatività è strettamente legata al
“pensiero laterale” che si contraddistingue come “un modo di usare la mente
e di trattare le informazioni”. Il pensiero laterale è generativo e intuitivo.
Se un problema viene affrontato col “pensiero verticale”, si ottengono
sicuramente risultati corretti ma limitati.
Per avere una soluzione innovativa bisogna rovesciare i punti di partenza e
servirsi di ipotesi apparentemente lontane. Tutti i dati, anche quelle marginali,
vengono presi in considerazione al fine di ottenere una “ristrutturazione
intuitiva”: questo, in sintesi, è il “pensiero laterale”.
Il pensiero laterale (generativo) e quello verticale (intuitivo) si completano in
quanto il fine comune è l’efficacia.
Howard Gardner, psicologo americano, si è specializzato in psicologia
dell’età evolutiva e in neuropsicologia. Egli sostiene che è errato misurare il
QI (quoziente intellettivo) di un individuo considerato unitario per tutti gli
individui: ogni soggetto ha una propensione particolare e non è dotato di
“intelligenza generale”.
Egli crede che ogni soggetto abbia delle attitudini particolari che interessano
aree di conoscenza specifiche nelle quali egli sarà maggiormente creativo.
Partendo da questo presupposto, Gardner si è occupato dello sviluppo delle
capacità artistiche nei bambini e della progettazione di strumenti per
migliorare l’apprendimento e la creatività attraverso un tipo di insegnamento
e valutazione personalizzato.
Bisogna pensare alla creatività nei termini delle “diverse intelligenze”, poiché
alla base della creatività c’è una intelligenza specifica. Un individuo sarà
maggiormente creativo nei campi in cui è maggiormente dotato.
Le intelligenze di Gardner si dividono in sette tipologie:
Intelligenza Linguistica: tipica degli scrittori. Per capire e valutare se un
bambino possiede questa abilità gli si possono far inventare delle storie e
osservare la capacità che ha acquisito nell’ adattare le parole alla natura del
compito
Intelligenza Logico-matematica: tipica degli scienziati e dei matematici.
Per valutare la presenza di questa abilità nei bambini gli si deve dare la
possibilità di verificare semplici ipotesi e lasciargli individuare relazioni e
principi.
Intelligenza Musicale: i bambini dotati di tale abilità si avvicinano al mondo
dei suoni in modo spontaneo. Bisogna lasciarli sperimentare e creare proprie
melodie. Questa abilità si rivela nella capacità di comporre e analizzare,
nonché nella capacità di distinguere le diverse altezze, timbri e ritmi.
Intelligenza Spaziale: capacità di orientarsi nello spazio e capire la
dimensione che occupano gli oggetti nello spazio. La presenza di tale capacità
perlopiù mentale si può verificare lasciando che il bambino costruisca degli
oggetti con le costruzioni e metta in gioco la capacità di immaginare l’oggetto,
anche se assente nello spazio.
Intelligenza Cinestetica: avere la capacità attraverso i movimenti del
proprio corpo di trovare soluzioni. Tale capacità motoria e abilità mentale si
esercita e si scopre con lo sport: nelle partite di pallone , si rivela l’aspetto
funzionale del controllo e del coordinamento corporeo, nel ballo, si rivela
l’aspetto espressivo.
Intelligenza Interpersonale: abilità di capire gli altri e di interpretare le
emozioni e le motivazioni. Abilità nel trovare soluzioni che risolvano
situazioni sgradevoli tra litiganti.
Intelligenza Intrapersonale: questa intelligenza consente di conoscere
bene se stessi. Consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, dei
desideri e delle paure. Attraverso la conoscenza dell’io si ha la capacità di
adattarsi a svariate circostanze.
Bisogna incoraggiare i bambini ad essere introspettivi attraverso un diario
che rileggeranno per potenziare l’intelligenza intrapersonale.
Per Goleman, Ray, Kaufman la creatività è il risultato dell’incontro di
alcuni componenti:
a) “l’expertise”: esperienza e padronanza in un ambito specifico; il talento
che ogni individuo possiede in un settore specifico.
b) “la capacità di pensare in modo creativo”: la capacità di non temere il rischio,
la tenacia nell’affrontare il problema, la capacità di rielaborare e
rovesciare le cose nella propria mente.
c) “la passione”: motivazione intrinseca che fa agire per il puro piacere di
farlo.
d) “la costanza”: permette all’individuo, anche nei momenti di frustrazione e
stanchezza a “non mollare”.
e) “la capacità di vedere le cose in modo nuovo”: non avere preconcetti.
f) “la capacità di essere pronti a correre dei rischi”: non avere paura di sbagliare.
g) “la capacità di saper trarre dagli eventuali errori informazioni utili”: capacità
selettiva sui modi più adeguati con cui agire.
h) “ la capacità di accettare le proprie ansie”: riconoscere la paura e servirsene al
momento giusto.
La natura del pensiero creativo si configura attraverso cinque stadi:
1)
“la preparazione”: momento in cui si viene a conoscenza del
problema e si raccolgono tutti i dati utili alla risoluzione,
anche quelli non essenziali. Non bisogna prendere posizioni
fisse, ma essere aperti e recettivi.
2)
“la frustrazione”: avviene nel momento in cui il pensiero
verticale, quindi quello razionale, durante la ricerca della
soluzione non riesce a trovarla. La tenacia in questo punto
del processo creativo è la migliore arma per raggiungere
l’obiettivo.
3)
“l’incubazione”: è il momento in cui la mente elabora i dati
raccolti precedentemente. Gran parte dell’elaborazione
avviene a livello inconscio.
4)
“il fantasticare”: è il momento in cui la mente è aperta ad ogni
tipo di soluzione e non pensa a nulla di particolare. Si è più
aperti all’intuizione.
5)
“l’illuminazione”: è il momento in cui si ha l’intuizione della
nuova idea.
Il passaggio seguente è quello di saperla tradurre in azione.
Gli stadi descritti da Goleman, Ray, Kaufman sono per linee generali
quelli condivisi da più studiosi.
La funzione dell’inconscio nel pensiero creativo
In Goleman, Ray, Kaufman l’inconscio è un aspetto importante del processo
creativo poiché nello stadio dell’incubazione gran parte dell’elaborazione
avviene a questo livello della psiche.
« L’inconscio è più predisposto all’intuizione creativa di quanto non lo sia la
mente cosciente; […] non esiste autocensura, e le idee sono libere di
combinarsi fra loro secondo disegni diversi e associazioni imprevedibili […]».
Freud nella teoria psicoanalitica del comportamento umano, ha esaminato il
processo creativo sostenendo che nella produzione artistico – pittorico e/o
letteraria si fanno circolare delle tensioni che in altro modo si riverserebbero
in espressioni nevrotiche: il nevrotico blocca la sua energia per reprimerla,
l’artista la libera per creare.
L’opera d’arte è una manifestazione dell’inconscio e quindi del lato irrazionale
della psiche umana, è dominata dal principio del piacere e quindi soddisfa i
desideri profondi e le pulsioni sessuali. L’opera d’arte nasce attraverso la
sublimazione in cui le “forze pulsionali sessuali” vengono mutate verso
destinazioni non sessuali, trasformando la “carica inconscia” in qualcosa di
socialmente utile e attendibile.
Sulla scia di Freud si muovono Rogers e Maslow (psicologi) sostenendo che
la creatività è legata alla liberazione di “spinte e motivazioni profonde”
dell’individuo. La motivazione non è legata all’inconscio ma al bisogno dell’io
di autorealizzazione a cui appartengono svariati condizionamenti di tipo
culturale e sociale.
La creatività e il pensiero cognitivo
Per gli studiosi della “teoria della forma” ovvero la teoria della gestalt, oggetto
di studio non sono i singoli elementi che compongono la “forma”, ma la
forma è intesa come un tutto preposto alle sue parti.
Di una melodia musicale, ad esempio, si percepisce l’unità e non la
successione o la somma delle singole note.
Gli studiosi della Gestalt sostengono che il pensiero inteso come processo
mentale attivo non è la ripetizione di comportamenti e di abitudini (teoria
sostenuta dal comportamentismo) ma intuizione ( ristrutturazione di vecchi
schemi) e creatività (provocazione di nuovi schemi) che si svelano attraverso
l’illuminazione o l’“insight”.
Il pensiero creativo non può essere scomposto in stadi tra loro separati ma è
una struttura d’insieme . Pensiero intelligente è sinonimo di pensiero
creativo. Tra i gestaltisti, Wertheimer ha cercato di delineare due tipi di
percorsi:
a) il pensiero produttivo: capace di organizzare gli elementi in modo
nuovo a seconda delle esigenze che si presentano (pensiero creativo).
b) Il pensiero riproduttivo: che tende a ripetere le cose sempre allo stesso
modo.
Il pensiero divergente contrapposto alla teoria della Gestalt
I gestaltisti facevano risalire alla formula “pensiero produttivo” o “creativo”
solamente la soluzione di un problema. A questa formula si “sottintendeva”
un “direzionalità convergente” verso la soluzione voluta rintracciare. La
creatività era quindi intesa come una nuova elaborazione della struttura degli
elementi del problema. Questa spiegazione non era coerente con la natura
stessa della creatività intesa come illuminazione originale e innovativa
caratterizzata dal pensiero divergente.
Guilford tra gli anni ’50 e ’60 eliminò la confusione che c’era tra intelligenza
e creatività introducendo due tipi di pensiero : “pensiero convergente” e
“pensiero divergente”.
Secondo Guilford la creatività non è una funzione mentale unitaria ma va
spiegata attraverso un gran numero di elementi traducibili in capacità mentali.
«L’intelletto può essere suddiviso in memoria e pensiero. Nella creatività è il
pensiero che conta».
Il Pensiero Convergente è quello che concepisce un unico risultato e lo dà
per buono, come unica soluzione corretta. Prende il nome dal procedimento
che esso usa poiché fa convergere in una sola direzione la risposta perché è
la domanda che lo presuppone. Ad esempio: qual è la capitale della Francia?
E’ una domanda nozionistica.
Il Pensiero Divergente è di tipo non convenzionale e anticonformista, ecco
perché formula idee e soluzioni nuove e originali.
Durante la formulazione di risposte si cambia spesso direzione e si possono
ipotizzare risultati che sono lontani dalla meta.
Del pensiero divergente ne fa grande uso l’artista. Più uno scrittore, ad
esempio, ipotizza svariati finali per il suo romanzo più avrà la possibilità di
trovarne uno davvero originale.
Le caratteristiche che lo delineano sono:
a) “ fluidità”: capacità di formulare tante idee, di varia qualità, da uno
stimolo specifico;
b) “flessibilità”: capacità di rovesciare gli schemi per produrre nuove idee;
c) “elaborazione”: capacità di dare risposte e soluzione lavorando su
elementi semplici.
d) “valutazione”: capacità di selezionare le idee di maggior efficacia.
e) “l’originalità” : avviene nel momento in cui dal numero di risposte date
dalla fluidità si ha la capacità di trovare quella giusta e meno ovvia.
La differenza sostanziale fra il pensiero divergente e quello convergente è che
quest’ultimo rimane ancorato al problema stesso e si avvia verso una
soluzione che è indicata dalle informazioni date. Il primo invece rielabora
liberamente le informazioni senza limitazioni, con originalità associativa.
La personalità dei pensatori divergenti
Le ricerche, che hanno fatto gli studiosi per tracciare i tratti caratteriali della
persona creativa, hanno delineato delle qualità specifiche comuni del
“creativo”: hanno uno spiccato senso estetico, una personalità ricca e
articolata, sono anticonformisti e impulsivi. Inoltre, sono stati messi in rilievo
atteggiamenti comuni come, ad esempio, il notevole senso dell’umorismo e
una grande abilità a “giocare” col senso delle cose.
Studi specifici sugli adolescenti creativi hanno mostrato la presenza di
impulsività, aggressività, indipendenza, umorismo e giocosità.
Rodari afferma che il creativo ha la capacità di infrangere continuamente gli
“schemi dell’esperienza” e dove gli altri riconoscono soluzioni scontate il
creativo scorge ben altri problemi a cui trovare una soluzione. Il creativo
rifiuta ciò che è codificato e non si lascia inibire.
Musica e creatività
In campo musicale la produttività sonora deve tener conto della creatività.
Nell’antichità la creatività era considerata dote di pochi, comunemente
chiamati geni, e si credeva che le opere composte venivano scritte di getto.
Nella storia della musica non è sempre stato così. A favore di chi compone
mettendo in azione esperienza e competenza si può fare riferimento a
Beethoven che tra i “padri” della musica era colui, e non solo, che scriveva
elaborando e rielaborando e appuntando tutte le nuove idee che giungevano
anche in prossimità del lavoro finito.
Il creativo non è infatti colui che emerge perché beneficiato di doti speciali
che non sono comunemente presenti; la creatività è una condotta
comportamentale che potenzialmente è presente in tutti gli individui.
Bisogna, nella scuola di base, contribuire ad esercitare la creatività e a
servirsene in modo efficace partendo da un insegnamento creativo.
Un itinerario didattico che possiamo tracciare per grandi linee può mirare a
finalità creative.
a) Competenza specifica di base. E’ il punto di partenza e mira allo
sviluppo delle capacità divergenti del bambino. La competenza di base è
presente sotto forma di “memoria sonora” e va rafforzata con
esperienze attive in tutti i campi del sonoro.
b) Ricerca. Per gli allievi la ricerca degli oggetti e dei materiali sonori è una
conquista personale del mondo sonoro. Attraverso la ricerca sviluppano
la curiosità e il piacere della scoperta.
c) Osservazioni, analisi, comprensione. E’ il momento in cui la curiosità
guida i gesti dei bambini. Gli “oggetti dell’esperienza” si manipolano e
si cerca di afferrare il maggior numero di informazioni possibili.
d) Produzione. Il suono viene prodotto attraverso il corpo e la voce,
favorendo la capacità di riprodurre e inventare in modo consapevole gli
“oggetti dell’esperienza”.
e) Manipolazione creativa – invenzione. Entra in gioco il pensiero
divergente. Si rimonteranno gli oggetti in modo nuovo,
non
convenzionale. Gli oggetti si potranno modificare per creare nuovi
suoni e nuove esperienze.
f) Verifica. Non bisogna verificare il prodotto nuovo ma il percorso
didattico, la capacità creativa che è riuscito ad innescare e a sviluppare
negli allievi.
Caratteristica degli insegnanti creativi
L’insegnante creativo è:
1) Aperto e anticonformista. Il suo atteggiamento deve fungere da
modello.
2) Deve avere competenze didattiche generali e specifiche nella disciplina
d’insegnamento.
3)
4)
5)
6)
Deve facilitare il confronto e la comunicazione interpersonale.
Deve favorire la collaborazione tra gli alunni e non la competizione.
Adoperare metodologie e pratiche che sviluppino la creatività.
Essere aperti a proposte e a tutto ciò che è innovativo, diverso,
originale sia di tipo culturale che sociale.
7) Deve curare attivamente la propria preparazione ed essere aperto a
interessi culturali vari.
Teresa Amabile: I Killer della creatività
1) Sorveglianza: non far sentire i bambini sotto controllo.
2) Valutazione: non alimentare ansia e preoccupazione per il giudizio
degli altri.
3) Ricompense: i premi e le ricompense non devono essere usate in modo
esagerato perché tolgono ai bambini il piacere intrinseco di fare le cose
per il piacere di farle.
4) Competizione: non bisogna creare situazioni in cui si mettono i bambini
nelle condizioni di vittoria o di perdita. Ogni bambino ha i propri ritmi
e le proprie capacità che devono essere rispettati.
5) Eccessivo controllo. L’insegnate deve essere guida e riferimento ma
non deve invadere e controllare il percorso didattico. Ad ogni bambino
deve concedere la libertà di procedere: dagli errori si impara.
6) Limitare le scelte. I bambini vanno lasciati liberi sulle scelte e sugli
interessi. All’insegnate il compito e il limite di sostenerli.
7) Deprivazioni di tempo: Dare limiti di tempo vuol dire condizionare il
processo creativo. Il tempo da dedicare ad una attività deve essere
illimitato.
Mariangela Amore