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Il Fai, Fondo Ambiente Italiano dedica a Robert Irwin e James Turrell una grande mostra, a Villa Panza fino al 2 novembre, intitolata «Aisthesis - All’origine delle sensazioni» AISTHESIS All’origine delle sensazioni Robert Irwin e James Turrell a Villa Panza Varese, Villa Panza 27.11.2013 02.11.2014 TUTTA L’ARTE DA VEDERE IN MAGGIO GIUGNO LUGLIO SUPPLEMENTO A «IL GIORNALE DELL’ARTE» N. 342 MAGGIO 2014 James Turrell, Breathing Light, 2013 © James Turrell photo © Florian Holtzer Graphic design www.mstudiomilano.it VEDERE IN LOMBARDIA IL GIORNALE DELL’ARTE N. 1 MAGGIO/GIUGNO/LUGLIO 2014 UMBERTO ALLEMANDI & C. 3 VEDERE IN LOMBARDIA Dopo l’Expo, spenti i fuochi d’artificio IL GIORNALE DELL’ARTE Secondo Valerio Terraroli il futuro della Lombardia è in una cultura di qualità capace di pensare al territorio e ai cittadini nei prossimi 15 anni Società editrice Umberto Allemandi & C., via Mancini 8, 10131 Torino, tel. 011.8199111 fax 011.8193090 [email protected] Direttore responsabile Umberto Allemandi Franco Fanelli Vicedirettore Caporedattore Barbara Antonetto Pubblicità e Product managerCinzia Fattori 011.8199118 [email protected] Stampa Roto3 Industria Grafica Spa Castano Primo (Mi) VEDERE IN LOMBARDIA è una testata edita dalla Società editrice Umberto Allemandi & C. nell’ambito della linea di periodici «Vedere a...» Hanno collaborato n Sandro Parmiggiani, q Giorgio D’Orazio In redazione Jenny Dogliani Per la pubblicità in Lombardia [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] IL GIORNALE NON RISPONDE DELL’AUTENTICITÀ DELLE ATTRIBUZIONI DELLE OPERE RIPRODOTTE, IN PARTICOLARE DEL CONTENUTO DELLE INSERZIONI PUBBLICITARIE. LE OPINIONI ESPRESSE NEGLI ARTICOLI FIRMATI E LE DICHIARAZIONI RIFERITE DAL GIORNALE IMPEGNANO ESCLUSIVAMENTE I RISPETTIVI AUTORI. SI CONSIGLIA DI VERIFICARE TELEFONICAMENTE GLI ORARI DELLE MANIFESTAZIONI. www.ilgiornaledellarte.com Sinfonia sconcertante Expo 2015, una veduta del canale del master plan V alerio Terraroli, classe 1956, emiliano, laureato in Lettere moderne con indirizzo storico-artistico e diplomato presso la Scuola di perfezionamento di Storia dell’arte medievale e moderna dell’Università di Genova, ha insegnato nelle Università di Pavia e Torino, ed è ora titolare della cattedra di Storia della critica d’arte, Storia delle arti decorative e Museologia all’Università di Verona. Nei suoi studi si è dedicato prima alla cultura artistica del Settecento, soprattutto lombarda, per poi specializzarsi nelle espressioni artistiche tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, in particolare per ciò che riguarda l’architettura, la scultura e quelle che superficialmente vengono definite arti minori, come la ceramica; si è inoltre occupato della catalogazione del patrimonio artistico del Vittoriale degli Italiani. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, prima con Electa e successivamente con Skira, del cui Comitato editoriale fa parte dal 1995. Terraroli vive a Brescia e conosce bene la realtà lombarda, per avervi curato mostre e condotto studi approfonditi. Lei ha avuto modo di operare in varie città della Lombardia e conosce molto bene il territorio. Quale ritiene, in estrema sintesi, essere lo «stato dell’arte» dei beni artistici in Lombardia? Ritiene che la collaborazione tra enti e soggetti sia soddisfacente, che le eventuali reti sinergiche siano adeguate? L’attuale territorio regionale lombardo non solo possiede un’enorme ricchezza in termini storico-artistici: dai monumenti ai musei, dai siti archeologici ai piccoli centri urbani, dalle gallerie d’arte alle testimonianze dell’archeologia industriale, ma, come del resto tutto il nostro Paese, è ricco di diversità, di mescolanze, di sovrapposizioni, di relazioni con i territori limitrofi. Si tratta di un patrimonio diffuso capillarmente, che ha un senso anche rispetto all’ambiente socioeconomico-culturale in cui si è sviluppato, che ha subito abbandoni, danni e perdite nel corso del tempo, ma che, rispetto ad altre realtà nazionali, si trova oggi, generalmente, in una situazione di controllo e di tutela abbastanza accettabili, vuoi per l’impegno degli organi preposti, vuoi, soprattutto, per una maggiore e diffusa coscienza dei cittadini. Trovo, allo stesso tempo, del tutto inadeguato alla complessità dei problemi lo stato delle relazioni tra gli enti, nel senso che, fatti salvi alcuni generosi tentativi di coordinamento e riorganizzazione dei sistemi di relazioni, nella realtà dei fatti non esiste un quadro d’insieme. Basti solo pensare che non si è mai messo in atto un abbonamento unico per musei, mostre e monumenti valido per tutta la Lombardia, con costi ridotti per giovani, studenti e anziani, come da anni esiste in Piemonte, oppure che ci sia una reale programmazione tra enti preposti e scuole di diverso ordine e grado per un’intensa attività didattica da esercitarsi sia nelle aule, sia nei musei, nei siti, nei territori, con l’obiettivo di fare della storia dell’arte, e della conoscenza diretta del patrimonio un elemento fondante di cittadinanza, di condivisione e di responsabilità, oltre che di piacere e divertimento. Per lo sviluppo della cultura, anche dal punto di vista del mondo del lavoro, gli strumenti ci sono, basterebbe avere precise volontà politiche e obiettivi che vadano oltre il mese prossimo, ma guardino a quali cittadini e a quale territorio vogliamo avere tra 10-15 anni. C’è anche nel territorio lombardo la tentazione di produrre mostre che siano solo vetrine per inseguire un alto numero di visitatori, di cui fregiarsi, come capita in alcune città italiane, assecondando le peggiori tendenze del mercato dell’arte, o le mostre sono più virtuosamente occasioni di studio e di conoscenza, di riscoperte e di aperture di nuove piste di ricerca? Ci sono mostre e mostre, così come ci sono scelte di politica culturale attente al puro consenso immediato e scelte attente a costruire un tessuto e una trama di relazioni feconde: come si sa, per fare le cose bene o per farle male ci si impiega, più o meno, lo stesso tempo, ma i risultati sono un po’ diversi. Non voglio banalizzare, semplicemente penso che basterebbe fermarsi un momento a riflettere quali sono gli obiettivi su cui si vuole puntare: parlo per gli amministratori, i dirigenti dei musei e degli enti preposti alle attività culturali, gli studiosi. La prima responsabilità di tutti dovrebbe essere quella di tutelare e irrobustire il patrimonio storico-artistico della collettività. La seconda quella di valorizzare e promuovere ciò che si tutela, ma allargando il campo a intelligenti sinergie e collaborazioni con altri musei e con collezionisti, fondazioni, galleristi, allo scopo di realizzare piccole, medie, grandi mostre che abbiano il senso di proporre ai visitatori nuovi percorsi all’interno delle esposizioni permanenti dei musei, tagli tematici, novità e scoperte degli studi, e creando nuove opportunità di lavoro per i giovani. Non è necessario fare la mostra «fuochi d’artificio», magari sui «soliti» artisti, basta scegliere gradazioni, dimensioni, tagli espositivi diversi e agganciare ciò che si fa a ciò che esiste perché le ricadute in termini di crescita culturale, di consapevolezza e di rapporto con il tessuto stratificato del territorio siano davvero significative e utili per tutti. In Lombardia, come nel resto d’Italia, si è rincorso e si rincorre il successo di cassetta, la mostra pacchetto, pronta e, ovviamente, costosa: ma gli amministratori e i responsabili dei musei, gli studiosi si sono mai veramente chiesti che senso ha promuovere tutte queste iniziative effimere (e senza selezione qualitativa) e a fronte di uno stato dei bilanci degli assessorati alla Cultura e dei musei ridotti quasi a zero, invece di puntare sulla costruzione di una sorta di fidelizzazione dei cittadini al proprio patrimonio e al contributo di una sua crescita nel tempo? C’è molto fervore, anche espositivo, attorno all’Expo 2015. Che mostre proporrebbe? Per essere uno che si è occupato nel corso dei propri studi di esposizioni universali e di grandi esposizioni, non sono per nulla incuriosito dall’Expo 2015: mi sembra una formula un po’ datata, superata dalle enormi possibilità che oggi abbiamo di avere notizie, scambiare informazioni, allestire relazioni, elaborare progetti in modo virtuale, a meno che l’evento sia il reale motore di un radicale mutamento urbanistico, architettonico, di recupero e valorizzazione di enormi spazi urbani, di un rifondante rapporto di sinergia tra centro e periferie, tra centro e territorio, ma anche in questo caso era necessario creare per tempo una griglia di priorità e di obiettivi condivisi, al di là delle singole mostre e mostrine, chiedendosi che cosa resterà a Milano alla fine dell’Expo. Un progetto? Che cosa è l’idea dell’Italia nel mondo? Buon cibo, ovviamente, bellezza, ossia arte e paesaggio, non si sa fino a quando, e stile, ossia eleganza, gusto e ben vivere. Luoghi comuni? Sarà, ma sono quelli che il mondo ci ha attribuito ed è intorno a quelli che avrei progettato un’esposizione che raccontasse ai visitatori come sia nata un’idea di stile, quale è il senso della nostra storia, quale siano le nostre unicità, attraverso opere d’arte, certo, ma soprattutto attraverso oggetti, forme, invenzioni che hanno fatto del gusto italiano uno stile riconosciuto nel mondo, dalle corti rinascimentali alle eccellenze dell’artigianato e delle arti decorative italiane all’Italian Design, in uno schema di relazioni, di competenze tecniche, di sapienze materiali, di culture diverse e stratificate che rappresentano la nostra storia e, se lo volessimo, un nostro futuro da condividere. n Sandro Parmiggiani L’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno gestisce la rete dei Musei civici e ha grandi progetti F ilippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, è un musicista e compositore e da come presenta il settore nella sua città si evince che affianca nel proprio ruolo la sensibilità culturale a una dinamica capacità di «fare sistema» con le risorse culturali milanesi. Lei trova bene organizzata la sua rete culturale? C’è anzitutto la rete dei Musei civici: le raccolte del Castello Sforzesco, il Museo del Novecento, il Civico Museo Archeologico, il Museo di Storia Naturale e la Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Morando con Costume Moda Immagine e Palazzo Moriggia sede del Museo del Risorgimento, oltre alle sedi espositive temporanee di Palazzo Reale e Padiglione di Arte Contemporanea. Da giugno inoltre, grazie all’intervento di un importante sponsor privato, apriremo tutto l’anno Palazzo della Ragione, dedicato alla fotografia. Tutte le nostre sedi museali, accanto alle collezioni permanenti hanno sviluppato un’offerta di mostre temporanee legate ad approfondimenti sul tema del museo, per esempio la mostra «Munari Politecnico» al Museo del ’900 o quella dedicata a Luca Beltrami dal Castello. Una competenza non gestita direttamente dal Comune, ma in raccordo con gli enti preposti, è quella dello spettacolo dal vivo. Accanto al Teatro alla Scala e al Piccolo Teatro, dipende in maniera mediata da noi la rete di teatri convenzionati sparsi in città; allo stesso modo sosteniamo e promuoviamo eventi e associazioni culturali piccole e medie. Un ulteriore elemento di politica culturale è quello delle Biblioteche civiche, oltre venti sedi dislocate in tutto il Comune che alla funzione di prestito affiancano quella di riferimento sociale e aggregazione con specifica valenza culturale. Come sono le mostre milanesi di maggio e giugno? Quelle legate alla cosiddetta Primavera di Milano, un palinsesto finalizzato a indagare particolari figure della storia dell’arte che hanno un legame eloquente con la nostra città. Ne cito due, entrambe a Palazzo Reale: «Bernardino Luini e i suoi figli», fino al 13 luglio, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, che ha coinvolto anche l’Università degli Studi di Milano e «Piero Manzoni 1933-1963», curata da Flaminio Gualdoni, che vanta la collaborazione della Fondazione Piero Manzoni, fino al 2 giugno. Qual è il suo obiettivo principale? La capacità di riconoscere la storica fertilità culturale e di sviluppo creativo della città di Milano e del suo territorio, che sta tornando a svolgere un ruolo importante sul panorama nazionale e internazionale. Lei in particolare ha un desiderio per la sua città? Vorrei portare a compimento il progetto del Museo delle Culture, curato da Marina Pugliese, che ha avuto una gestazione complessa ed è a un punto di svolta. Credo, infatti, che il Museo delle Culture, una volta restituito alla cittadinanza e al pubblico con la sua importante collezione, esprimerà appieno la sua identità di centro di produzione culturale e di contenitore per progetti interculturali e di antropologia culturale declinati attraverso l’arte contemporanea. q Giorgio D’Orazio VEDERE A MILANO Un’intesa nel caveau Non c’è nulla di sporadico e casuale nelle collezioni d’arte del XIX-XX secolo di Intesa San Paolo aperte al pubblico nelle Gallerie d’Italia 4 Il Polittico di Treviglio eseguito da Bernardino Butinone e Bernardo Zenale nel 1485-1491, nella chiesa dei Santi Martino e Maria Assunta di Treviglio (Bergamo) L e Gallerie d’Italia-Piazza Scala, polo culturale ed espositivo di Intesa Sanpaolo (www.gallerieditalia. com), sono situate nel cuore artistico ed economico del centro storico di Milano, tra piazza della Scala, via Manzoni, via Morone e piazza Belgioioso. Si estendono su un’area complessiva di 8.300 mq, ricavate in un complesso architettonico unico nel suo genere, composto dal Palazzo Anguissola, capolavoro neoclassico; l’ottocentesco Palazzo Giuseppe Santomaso e altri. Si passa poi a considerare il veicolo di crescita culturale e ruolo centrale di Lucio Fontana nei confronti delle correnti civile, è una delle più rilevanti d’avanguardia dello Spazialismo e dell’Arte Nucleare, attive a iniziative contemplate da Progetto Milano e in altri centri della penisola negli anni Cinquanta, Cultura, «contenitore strategico» per affrontare poi le ricerche che vanno all’insegna delle attività culturali della Banca. dell’astrattismo «concreto» del Mac (Movimento Arte Gli obiettivi principali del Progetto Concreta) e il ricco panorama dell’Informale. Il passaggio sono la tutela e la valorizzazione dei dagli anni Cinquanta ai Sessanta è indagato attraverso la beni storici, artistici e architettonici del Gruppo, garantite dalle concezione della pittura come traccia di azioni fisicamente attività delle Gallerie d’Italia e il contributo alla salvaguardia del dirette a modificarne la natura, con lavori di Piero Manzoni, patrimonio italiano, che si attua supportando le Soprintendenze Enrico Castellani e Toti Scialoja, ma anche attraverso le nel recupero di opere e monumenti nazionali, con il progetto possibilità offerte dalle nuove tecnologie di dar vita a un’arte Restituzioni: attivo dal 1989: il programma ha costruito nel «Programmata» o «Cinetica». Il clima degli anni Sessanta è tempo una rete di relazioni che, coinvolgendo i musei, le chiese, interpretato attraverso l’influenza dei mass media, tra nuove i siti archeologici e monumentali, ha permesso il recupero di forme di realismo e inclinazioni pop di Achille Perilli, Gastone oltre un migliaio di opere d’arte, con testimonianze che spaziano Novelli, Mario Schifano, Valerio Adami, Gianni Bertini e altri dall’archeologia alle soglie dell’età contemporanea, dalla ancora. Seguono gli autori dell’Arte povera e Concettuale. pittura, alla scultura, all’oreficeria, alle manifatture tessili. Tra i La scultura, ampiamente presente in tutto il percorso, con restauri monumentali, il più recente ha interessato gli affreschi lavori di Mauro Staccioli, Alik Cavaliere, Ettore Colla, di Stefano fiorentino della chiesa dell’Abbazia di Chiaravalle Nicola Carrino, Mario Ceroli, Pino Pascali e Giuseppe Milanese, ma vanno anche ricordate, tra le 600 opere restaurate, La facciata su piazza della Scala di Gallerie d’Italia-Piazza Scala Maraniello, è spunto di riflessioi mosaici pavimentali paleocristiani ne sulle relazioni con lo spazio della Basilica di Aquileia, gli affreschi Brentani; l’edificio con la poderosa facciata su piazza della che generano «ipotesi costrutdi Altichiero e Avanzo nella Cappella di Scala, sede storica della Banca Commerciale Italiana. Un tive» (Rodofo Aricò, Gianfranco San Giacomo nella Basilica del Santo a insieme di palazzi, cortili e giardini, trasformato in spazio Pardi, Giuseppe Uncini). Infine Padova, il portale maggiore in bronzo museale, con collezioni d’arte dell’Ottocento e del Novecento. sono rappresentate le esperiendella Basilica di San Marco a Venezia. Le Gallerie si articolano in due sezioni espositive. La prima ze emerse fra gli anni Ottanta e Il Progetto include anche iniziative «Da Canova a Boccioni» presenta 197 tra sculture e dipinti, Novanta. Di recente pubblicazio(mostre, convegni, restauri) organizzate in provenienti dalle collezioni dell’Ottocento della Fondazione ne, «L’arte moderna in Intesa occasione della celebrazione d’importanti Cariplo e d’Intesa Sanpaolo. L’itinerario museale, curato da Sanpaolo», tre poderosi volumi fatti storici e avvenimenti attuali, come Fernando Mazzocca, conduce il visitatore attraverso un a cura di Carlo Pirovano e FranExpo 2015. Infine, per i giovani, il Gruppo secolo di arte italiana: da una serie di tredici bassorilievi cesco Tedeschi, è il compendio ha uno specifico progetto che coniuga neoclassici di Antonio Canova alle tele di Umberto Boccioni, delle opere della collezione di ricerca scientifica, innovazione culturale e che documentano il fondamentale passaggio dal Divisionismo Intesa Sanpaolo e uno strumen- Una veduta della sezione «Cantiere del ’900» bisogni sociali. al Futurismo. Il percorso celebra Milano con la pittura to di conoscenza delle vicende n Sandro Parmiggiani dell’Ottocento lombardo, anche se non mancano capolavori, dell’arte italiana del Novecento. La sezione «Cantiere del provenienti da altre aree geografiche, di Telemaco Signorini, ’900» ospita inoltre approfondimenti temporanei con opere Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi, Antonio Mancini, selezionate dalle oltre 3mila della collezione del XX secolo Giulio Aristide Sartorio. La pittura lombarda è rappresentata d’Intesa Sanpaolo. Ulteriore e innovativa area espositiva, il da dipinti di Francesco Hayez, Giovanni Migliara, Giuseppe Caveau, ex «cassaforte» della Comit, è un deposito attrezzato per custodire le collezioni d’arte del Novecento: 450 opere (tra cui dipinti di Balla, Sironi, Carrà, Severini, Picasso) su 950 metri quadrati di griglie scorrevoli a scomparsa. Questo luogo è anche sede di «special talk». Le Gallerie d’ItaliaPiazza Scala ospitano anche mostre temporanee con opere che provengono da altre collezioni. Fino al 29 giugno, la ullio Pericoli si è costruito, nella casa di ringhiera in cui mostra «Oltre. Le soglie dell’invisibile», realizzata da tiene lo studio a Milano, uno spazio ideale. Abbattute le Intesa Sanpaolo con la Fondazione San Fedele, riflette sulla pareti che delimitavano le stanze, si succedono la libreria dimensione del trascendente nell’arte, attraverso il dialogo tra con un grande tavolo, poi un tavolo più piccolo, ingombro di autori emblematici della contemporaneità e rappresentazioni libri e infine lo spazio dedicato alla pittura, con i cavalletti e storiche di soggetti religiosi: icone russe, ex voto, tavole alcune opere in corso di realizzazione, appese o appoggiate a medievali, lavori di Mario Sironi, Lucio Fontana, Alberto Burri, delle mensole. Pericoli è molto conosciuto per i suoi ritratti Giuseppe Santomaso, Ettore Spalletti, Mimmo Paladino, le e per le sue illustrazioni di romanzi, e ancor prima per i suoi opere «Corona di spine» di Claudio Parmiggiani e «Axis disegni di satira, per le scene e i costumi di opere e testi teatrali, La sala con i bassorilievi Rezzonico di Antonio Canova nella sezione mundi» di Hidetoshi Nagasawa, create appositamente. Il ma da almeno quindici anni sta indagando, con una sorta di dedicata alle collezioni dell’Ottocento percorso, curato da Andrea Dall’Asta S.J. e Francesco Tedeschi, ossessione, il paesaggio, soprattutto quello della terra natale, è allestito in tre sedi: le Gallerie di Piazza Scala, la Galleria le Marche (è nato Colli del Tronto nel 1936, Ndr) con dipinti, Molteni, Luigi Bisi, Angelo Inganni, Domenico e Gerolamo San Fedele e la chiesa di San Fedele. Le Gallerie d’Italia-Piazza esposti per la prima volta nel 2002, caratterizzati da superfici Induno, Mosè Bianchi, Leonardo Bazzaro, Emilio Gola, Scala vogliono proporsi non solo come luoghi di conservazione, di colore che restituiscono l’alternarsi delle colture impiantate Filippo Carcano, Luigi Rossi, Angelo Morbelli, Giovanni fruizione e accostamento all’arte, ma anche come centri di nei secoli, con segni che lacerano e feriscono la materia Segantini, Gaetano Previati, che rievocano le vicende e la elaborazione della cultura, in costante interazione con la città, pittorica, che ne svelano la geologia interiore, in un ritmo di fortuna dei generi dei dipinti storici: i ritratti, le battaglie con una programmazione di iniziative culturali e scientifiche, forme, colori e segni che non smettono d’inseguirsi. Tre sono del Risorgimento, i paesaggi, le vedute, i Navigli, le scene laboratori didattici, percorsi formativi per giovani e pubblici le mostre a lui dedicate in questo periodo: «Aeronatura. Lo d’interni, gli episodi di vita moderna, cogliendo i mutamenti «speciali», all’insegna della multidisciplinarietà. Le attività sguardo di Tullio Pericoli sul paesaggio dell’Alto Garda» dello sguardo e del gusto attraverso diverse stagioni comprendono arte, musica, letteratura, teatro, cinema, moda. al Mag, Museo Alto Garda, di Riva del Garda (Trento) fino espressive, dal Romanticismo, dominato dalla personalità di Le Gallerie vogliono essere luogo di aggregazione, anche con al 2 novembre; al Mart di Trento e Rovereto, dal 9 maggio Hayez, al Naturalismo, dei pittori di paesaggio e di l’apertura di un’area di servizi in piazza all’8 giugno vi sono 100 opere tra quelle pubblicate nel volume genere, al Simbolismo, rappresentato dai capoladella Scala: bookshop e caffetteria sono Paesaggi e nello Spazio Don Chisciotte della Fondazione vori di Rossi, Bazzaro, Morbelli, Sartorio e Previaa disposizione di visitatori e pubblico Bottari Lattes di Torino fino al 14 giugno, 20 ritratti ti, naturale premessa alla nascita del Futurismo esterno. (Beckett, Pasolini, Kafka, Rembrandt, Woolf, Fenoglio, di Boccioni. Le Gallerie di Milano, insieme a Levi, Calvino). Con i paesaggi dell’Alto Garda Pericoli si è «Cantiere del ’900» è la sezione dedicata alle colquelle di Palazzo Leoni Montanari misurato con terre diverse da quelle a lui familiari. «Sono stato lezioni del XX secolo di Intesa Sanpaolo. Il percora Vicenza e di Palazzo Zevallos invitato a fare un sopralluogo, sono salito su un piccolo aereo, facendo so storico-critico generale, curato da Francesco Stigliano a Napoli, formano le una lunga ricognizione dall’alto dell’area che si estende a nord del lago. Tedeschi, illustra attraverso 189 opere autori e «Gallerie d’Italia», l’insieme delle sedi Tutti i miei paesaggi sono visti come se fossi in groppa a un volatile: da tendenze più rappresentativi della seconda metà espositive e culturali di Intesa Sanpaolo lontano hai la possibilità di una lettura più distante e distaccata, puoi del secolo. Si parte dall’immediato dopoguerra e presenti nel territorio nazionale. La cogliere il paesaggio nella sua struttura. La mia lingua di pittore di dagli anni Cinquanta, con una particolare rilettucreazione di questa rete museale , che paesaggi l’ho imparata attraverso le forme delle terre in cui sono nato. ra degli sviluppi di un’arte che tende a risolvere la nasce dalla volontà di non tesaurizzare Dall’aereo, ho scattato molte foto; c’era assieme a me un fotografo, le contrapposizione tra realismo e astrattismo, con Uno scorcio della sezione «Cantiere le bellezze artistiche di proprietà, ma di nostre immagini, una volta stampate, sono risultate abbastanza diverse: del ’900» opere di Afro, Alberto Burri, Emilio Vedova, condividerle con il pubblico e farne i nostri occhi leggono in maniera differente». Ovviamente ci sono Ci guarda dall’alto Le visioni ad alta quota dei paesaggi di Tullio Pericoli T 5 VEDERE A MILANO Le tre giornate di Milano della fotografia In maggio la quarta edizione di Mia Fair con 200 espositori e nuovi premi L Oltre alle tradizionali manifestazioni collaterali, sono previste tre nuove iniziative: il Premio Mila Malerba; una performance artistico-musicale con Irene Grandi e i videoartisti Pastis; il progetto curatoriale Caffè Artistico di Lavazza, uno spazio esclusivo con 6 fotografi presentati da 3 curatori internazionali, invitati da Mia Fair e da Francesca Lavazza. Antonio Arévalo ha selezionato Ricardo Miguel Hernández e Graziano Folata; Luca Panaro ha proposto Guido Meschiari e Matilde Soligno; Francesco Zanot ha scelto Francesco Neri e il collettivo The Cool Couple. Il Premio Mila Malerba è riservato ai partecipanti del workshop «Dalla fotografia all’immagine digitale. Storia, linguaggi, mercato», a cura di Francesco Cascino, Fabio Castelli e Walter Guadagnini, svoltosi in aprile; i partecipanti individueranno un’opera esposta a Mia e formuleranno per iscritto le motivazioni critiche più convincenti, vagliate da una giuria: il vincitore avrà a disposizione 2mila euro per acquistare un’opera negli stand della Fiera. Tra le altre iniziative vi è il Premio Bnl Gruppo Bnp Paribas, attribuito da una giuria al miglior artista esposto nelle gallerie d’arte: il lavoro selezionato sarà acquisito da Bnl per la sua collezione che ha già 5mila opere. Si tiene, per la seconda volta Codice Mia. Portfolio Review, una lettura dedicata al mercato fotografico, ideata e curata da COURTESY M. TARANTINI a quarta edizione di Mia-Milan Image Art Fair, è dal 23 al 25 maggio, nella ormai storica sede di Superstudio Più (via Tortona 27), con 200 espositori tra gallerie, fotografi indipendenti, editori specializzati italiani e stranieri che presentano altrettanti artisti affermati e giovani talenti da tutto il mondo, secondo la formula «uno stand per ogni artista e a ogni artista il suo catalogo». Incoraggiata dal suo successo, MIA Fair sbarca in Asia, dal 24 al 26 ottobre, al Marina Bay Stands con Mia Fair Singapore. Fabio Castelli, ideatore e direttore della manifestazione, Una veduta della scorsa edizione di Mia Fair differenze profonde, ma anche costanti, tra il paesaggio marchigiano e quello dell’Alto Garda. «Tre sono gli elementi del paesaggio dell’Alto Garda: il lago, la pianura, la montagna; mancano le colline che ci sono nella mia terra. In questi dipinti ho insistito sugli interventi umani che hanno modificato il paesaggio, i vigneti e i frutteti. Ci sono anche gli insediamenti, a volte aggressivi; ho scelto di dare enfasi alla forza e alla bellezza naturale che dall’aereo emergeva: la natura ha dentro di sé le risorse per annullare certi interventi disastrosi, come se la terra contenesse un “Moby Dick” capace di scrollarsi di dosso ciò che ne deturpa la superficie». Pericoli è arrivato a Milano nel 1961: «Quando sono sbarcato a Milano, il 1° maggio del 1961, alle 7 del mattino, rimasi colpito dall’uniforme colore giallastro, del cielo e dei muri, così diverso dall’azzurro che respiravo a casa mia. Ma in quei giorni la diversità del paesaggio era l’ultimo dei miei problemi: volevo mettere le radici qui. La memoria del paesaggio di Colli riemerse quando Italo Pietra, direttore de “Il Giorno”, collezionista d’arte, mi chiese di dipingere per lui un quadro del mio paese. La porta della mia memoria secretata s’aprì, ed emerse la punta della nostalgia. Scesi nella valle del Tronto, per guardare compiutamente dal basso il mio paese: lo inquadrai nella mia macchina fotografica e, con quel gesto, il paese si trasformò in paesaggio. La realtà in immagine. Un altro incontro ravvicinato con il paesaggio fu quando, dopo avere visto “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini, sentii l’esigenza di andare a Matera a vedere i Sassi: il paesaggio non era più un tappeto che copre la terra, ma un’apertura verticale dentro la terra. Quando tornai a Milano, cominciai a immaginare che i palazzi e i grattacieli intorno a me fossero delle visioni, delle sezioni geologiche. Lì nacque l’esigenza di indagare il paesaggio nella sua struttura interna, riflettendo su una frase di Lévi-Strauss che assimila la geologia al linguaggio psicanalitico. Cominciai così a mettere assieme vari alfabeti, forme elementari di linguaggio, guardando molto Klee, e usando il paesaggio come base d’appoggio. I ritratti sono un’altra cosa: nei volti cerco un particolare da afferrare, quel non so che che li fa così singolari, uno differente dall’altro. Nei paesaggi vado invece alla ricerca di qualcosa che mi accomuna a loro: un’immersione, un sentirmene parte. La città non fa parte della mia natura originaria. Entro in relazione con la sua realtà attraverso la mia cultura, la mia mente, mentre al paesaggio mi collego attraverso dei canali primordiali e istintivi». n Mia è sua: passione, non speculazione L’ideatore di Mia Fair Fabio Castelli racconta nascita, evoluzione ed esportazione del modello di una fiera di fotografia unica nel suo genere F COURTESY AANGELA LO PRIORE confida, anche in ragione del risultato di pubblico e vendite ottenuto ad Arte Fiera di Bologna, dove Mia ha curato per la prima volta una sezione interamente dedicata alla fotografia, di superare i dati dell’edizione 2013 (20mila visitatori). La selezione degli espositori per l’edizione 2014 (patrocinata da Regione Lombardia, Provincia di Milano, e Comune di Milano, con il sostegno di Bnl Gruppo Bnp Paribas, Lavazza, Bmw i, Eberhard & Co. e Nikon) è curata da un comitato scientifico composto da 3/3 photography projects di Roma, Gigliola Foschi, Elio Grazioli, Roberto Mutti ed Enrica Viganò. Enrica Viganò. Ancora, 45 fotografi, selezionati dal comitato scientifico, potranno sottoporre, il 24 maggio, il proprio portfolio ad alcuni esperti internazionali di collezionismo tra cui Joe Baio, collezionista di New York, Anne-Marie Beckmann, curatrice della collezione Deutsche Börse di Francoforte; Rudi Bianchi, collezionista di Los Angeles, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista e direttrice dell’omonima fondazione torinese e Janina Vitale, curatrice della Dz Bank Art Collection di Francoforte. L’evento sarà coronato da un premio all’autore prescelto, cui verrà riservato uno stand nell’edizione 2015 di Mia Fair. Quest’anno espone le sue opere il fotografo norvegese Bjørn Sterri, vincitore della scorsa edizione di Codice Mia. Va infine ricordata la seconda edizione del Premio Archivio Tempo ritrovato-Fotografie da non perdere, che si rivolge ad archivi privati di autori italiani, spesso dimenticati. Vinto nel 2013 da Federico Garolla, per la sua documentazione sugli anni Cinquanta, il Premio Archivio, il cui Comitato Scientifico è composto da Fabio Castelli, Renata Ferri, Laura Gasparini, Lucia Miodini e Roberta Valtorta, è stato assegnato quest’anno all’Archivio Tranquillo Casiraghi (1923-2005), che ha rappresentato la vita sociale degli anni Sessanta. Il Premio di 8mila euro intende supportare i costi relativi all’inventariazione, catalogazione, digitalizzazione in alta risoluzione, conservazione e restauro delle opere dell’archivio vincitore. Infine, Bmw i promuove il concorso fotografico Born Electric by Bmw i: i partecipanti al concorso online (bornelectric.bmw.it) dovranno esprimersi con il linguaggio della fotografia sul tema della mobilità sostenibile. Infine, la sezione Proposta Mia ospita i lavori di 25 artisti che si presentano senza il supporto di gallerie. n abio Castelli dimostra come non sia mai troppo tardi per fare della passione di una vita un’attività di successo. Imprenditore in altri settori fino a quasi quindici anni fa, ha da sempre collezionato arte e fotografia e così il suo curriculum può vantare la stretta collaborazione con la Galleria Daverio di Milano e con la Direzione del settore Musei e Mostre dello stesso Comune, con la Casa d’Arte Farsetti per il settore fotografia nelle aste d’arte contemporanea, il ruolo di promotore e direttore artistico, dal 2003 al 2008, di Fotografia Italiana, galleria d’arte specializzata nella nostra fotografia e successivamente, ancora, di consulente per Alinari 24 Ore, oltre che di curatore di mostre fotografiche in spazi pubblici e privati. Nel 2011 Castelli decide di dare vita a una fiera d’arte dedicata alla fotografia e al video, la prima in Italia. Mia Fair, Milan Image Art Fair, che ottiene subito un grande successo. Incontriamo Castelli nell’ufficio a Milano, mentre le sue collaboratrici stanno lavorando alla quarta edizione (cfr. articolo qui sopra). Castelli si distingue per la sua eleganza e signorilità e manifesta la sua collaudata cultura e parla volentieri di quella che considera la sua principale creazione. Come ha avuto l’idea di fare Mia? Batto il marciapiede della fotografia da quarant’anni e, quotidianamente, conclusasi la mia esperienza nella galleria Fotografia Italiana, ricevevo lettere o venivano a trovarmi giovani fotografi che mi chiedevano consigli e lumi sul loro futuro. Non potevo fare granché e allora nacque l’idea di organizzare una Fiera che desse spazio ad autori non rappresentati da una galleria, purché, ovviamente, superassero il vaglio di un comitato scientifico. Ecco perché, fin dalla prima edizione del 2011, Mia ha riservato 20-25 stand a fotografi senza galleria. A testimonianza del valore dell’iniziativa, quasi il 50% di questi autori l’anno dopo venivano presentati da una galleria: il processo di emersione aveva funzionato. Anche la parte restante della fiera era impostata con criteri analoghi: ogni galleria partecipante poteva presentare nel proprio stand un solo autore (se intendeva portare due fotografi, doveva affittare due stand), producendo anche un catalogo, piccolo, ma che potesse essere messo a disposizione dei visitatori. Da quest’anno si avranno a disposizione degli e-book. La prima edizione ebbe un successo che nemmeno noi potevano prevedere: oltre 18mila visitatori paganti. Lei come spiega il crescente interesse verso la fotografia e il successo di Mia, considerato che precedenti tentativi erano falliti? L’innovazione che ho portato avanti da subito è di fare percepire la grande varietà in cui si declina oggi la fotografia: la fotografia classica ormai entrata nel collezionismo (ad esempio, Ghirri, Giacomelli e tanti altri); la fotografia concepita come opera d’arte contemporanea che adotta questo mezzo per esprimersi; la fotografia di moda; il reportage, fatto da autori bravissimi che però spesso non vogliono essere definiti artisti; la foto di viaggio. Potrei aggiungere, e non sarei provocatorio, che Mia ha inteso abbattere queste segmentazioni. Anche le radiografie sono fotografia. Tutte queste diverse immagini sono collezionabili, ma occorre che siano presentate con grande rigore e onestà, anche perché tuttora molti fotografi, galleristi, collezionisti non sanno fare fino in fondo queste valutazioni. Il mercato della fotografia è ormai parte integrante del mercato dell’arte, ma potrà radicarsi solo praticando con serietà il rigore e la trasparenza. Ascoltandola si percepisce immediatamente la sua grande passione e la sua dedizione a questa impresa di divulgazione, ma lei aveva anche interessi collezionistici Nel mondo della fotografia, a differenza di tanti altri settori dell’arte, credo che ancora la passione domini sulla speculazione, sul calcolo economico. Chi viene a Mia incontra fotografi che sono persone vere (pensi a Franco Fontana), collezionisti ansiosi di conoscere e fare nuove scoperte, galleristi specializzati che vivono la propria attività come una missione, ma anche galleristi che hanno cominciato a inserire i fotografi tra i loro artisti. I prezzi delle fotografie in vendita sono compresi tra i 1.500 e i 20mila euro: la fotografia costa ancora poco e c’è ancora spazio per non pensare solo all’investimento finanziario. Mia è diventata in pochissimi anni capitale della fotografia italiana e internazionale. Tra i visitatori si trovano grandi firme del giornalismo estero, direttori dei grandi musei e collezionisti italiani e stranieri. Ed è un’esperienza, come sapete, che stiamo per esportare: presto Mia Fair si terrà anche a Singapore. n VEDERE IN LOMBARDIA 6 Le cinque perle lombarde del Fai i magnifici letti a baldacchino collocati nelle camere del piano nobile, risalenti al XVIII secolo e ricoperti da preziosi tessuti coevi e l’arredo ligneo dello studio. Numerosi arredi e opere d’arte del XVII-XIX secolo donati al Fai, ora nelle stanze, restituiscono l’originaria atmosfera domestica. Gornate Olona (Varese) Spettacolo della luce a Villa Panza C’è tempo fino al 2 novembre per visitare a Villa Panza di Varese «Aistheseis. All’origine delle sensazioni», la mostra che documenta la ricerca e la poetica di «Picadilly 2013» di Robert Irwin Robert Irwin e James Turrell, maestri dell’arte ambientale americana, promossa dal Fondo Ambiente Italiano con il Lacma, Los Angeles County Museum of Art. Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con il Guggenheim Museum di New York, il Getty Research Institute di Los Angeles e l’Archivio Panza di Mendrisio, presenta 19 opere tra installazioni, lavori site specific e proiezioni, esaminando il singolare utilizzo nei due californiani della luce come medium creativo e materia da plasmare. Gli elementi fondanti della sperimentazione sono la luce, la percezione, lo spazio, contraddistinti da un approccio mai tentato prima nella storia dell’arte, come intuì Giuseppe Panza che commissionò «Portal Room», «Varese Scrim» e «Varese Window Room» nel 1973 a Robert Irwin e «Lunette», «Sky Space I» e «Virga» nel 1974 a James Turrell. Oggi i due artisti hanno realizzato nuove opere site specific per la villa. Per la Scuderia Grande Turrell ha ideato un inedito Ganzfeld (ambiente ampio, chiuso e senza soluzione di continuità) con sofisticatissime luci programmate in uno spazio apparentemente vuoto. Robert Irwin, invece, ha progettato l’installazione site-conditioned «Villa Panza 2013», occupando l’ambiente della Limonaia con uno spazio puro, modellato dalla luce naturale e da un velario che disegna in modo geometrico e ritmico una via simile a un labirinto. A corredo della mostra, curata da Michael Govan, direttore del Lacma di Los Angeles, e da Anna Bernardini, direttore di Villa e Collezione Panza, una sezione documentaria con lettere, fotografie e progetti che racconta il rapporto di amicizia e collaborazione tra Giuseppe Panza e i due artisti. q Lenno (Como) COURTESY GIORGIO MAJNO Monastero di Torba La zona del fiume Olona ove sorge Torba, detta «Sibrium», in età romana è un luogo d’importanza strategica e infatti il primo nucleo del complesso è opera dei Romani alla fine del V secolo d.C. Durante il lungo periodo della pax longobarda assume funzione civile e religiosa, grazie all’insediamento nell’VIII secolo di un gruppo di monache benedettine che fa costruire il monastero e nell’XI secolo la chiesa. Durante l’epoca franca, il Seprio è sede di un contado e acquisisce una funzione agricolo-produttiva. Nei secoli successivi il sito è luogo di scontro fra potenti famiglie milanesi. Ristabilito l’ordine, molte famiglie nobili si avvicendano per incaricare come badessa una persona della propria stirpe, sino ai Pusterla, cui si deve il trasferimento delle monache a Tradate nel 1482, lasciando in cura le terre a massari. Inizia quindi il cosiddetto «periodo agricolo» del complesso finché in epoca napoleonica, con le soppressioni degli ordini religiosi, Torba perde definitivamente lo status di monastero. Dopo numerosi passaggi di proprietà negli ultimi due secoli, il Monastero di Torba viene acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi per donarlo al Fai e dal 1986, completamente restaurato, è aperto al pubblico. Oria Valsolda (Como) COURTESY LUCA ILGRANDE Villa Fogazzaro Roi Tra il 1848 e il 1849, un giovanissimo Antonio Fogazzaro si rifugia nella villa accolto dallo zio materno Pietro Barrera, per allontanarsi dal natio La villa del mecenate filoamericano Anna Bernardini racconta la storia di Villa Panza e la lungimiranza di Giuseppe Panza di Biumo A Varese Villa Menafoglio Litta Panza raccorda epoche, stili architettonici e artistici diversi, consegnati al futuro dall’acume intellettuale di un mecenate sui generis, Giuseppe Panza di Biumo, che comprese dall’Italia, e prima degli americani stessi, l’arte degli Stati Uniti del secondo Novecento. Ci accompagna alla scoperta di questo sito monumentale, oggi gestito dal Fondo Ambiente Italiano, la direttrice Anna Bernardini Che gestazione storica ha vissuto la villa? La villa ha una stratificazione architettonica complessa, che parte da un’origine seicentesca e testimonia lo spirito dell’epoca tra l’austerità della facciata e la sorpresa della villa di delizia. Il primo impianto è dovuto dalla famiglia varesina Orrigoni; nel Settecento diventa proprietà della famiglia Menafoglio, il banchiere di Maria Teresa d’Austria, nell’Ottocento passa alla famiglia Litta, ricchi notabili milanesi che apportano modifiche all’architettura, come il salone d’onore, progettato da Luigi Canonica, le scuderie e i rustici, che dal 1970 ospitano le opere d’arte contemporanea site specific dell’ultimo proprietario, Giuseppe Panza, un benefattore che ha assicurato il sito e il suo contenuto alla collettività, attraverso il Fondo Ambiente Italiano che dopo quattro anni di restauro nel 2000 l’ha aperta al pubblico. Chi era Giuseppe Panza? Giuseppe Panza di Biumo, deceduto nel 2010, è stato uno dei più importanti e lungimiranti collezionisti e mecenati italiani del Novecento. Proveniva da una famiglia d’industriali, si occupava del ramo immobiliare delle attività imprenditoriali di famiglia, ma dalla seconda metà degli anni Cinquanta si appassiona ai nuovi movimenti Villa del Balbianello Affacciata sulla sponda occidentale del Lago di Como, Villa del Balbianello sorge a Lenno sull’estrema punta del Dosso di Lavedo, un promontorio boscoso che si protende verso le acque lariane formando una piccola penisola. È il cardinale Angelo Maria Durini a edificare il complesso alla fine del XVIII secolo, sui resti di un convento francescano di cui oggi resta la facciata dell’antica chiesa. All’inizio dell’Ottocento la villa appartiene al conte Luigi Porro Lambertenghi, attivo e noto liberale, mentre nel 1919 viene acquistata dal generale americano Butler Ames, che la sottopone a un attento restauro. Nel 1974 passa agli eredi che la vendono all’imprenditore Guido Monzino, appassionato esploratore e alpinista, che si dedica a una nuova opera di ristrutturazione degli edifici, dello splendido giardino, cui viene conferito l’aspetto attuale, e dell’arredo completo delle stanze. Si deve allo stesso Monzino la donazione della splendida villa e di gran parte del Dosso di Lavedo al Fai, che la gestisce dal 1988. artistici americani, dedicandovisi appieno tra studio, ricerca e collezionismo. Oggi viene ricordato come il più grande collezionista europeo di arte americana. Com’era pensata e com’è oggi la collezione Panza? La collezione completa di Giuseppe Panza vantava oltre 2.500 opere dall’Espressionismo Astratto all’Informale, dalla Pop art all’Arte Concettuale, Minimal, Ambientale, fino all’ultima fase dell’Arte Monocromatica e Organica. Panza ha sempre collezionato un numero ragguardevole di opere di ogni artista scelto, cercando di individuarne e documentarne il periodo migliore, raccogliendo opere di autori diventati poi protagonisti della storia dell’arte. Inoltre Panza, in anticipo sui tempi non solo per l’Italia ma per l’Europa, cercava sempre di allestire nella sua villa corpus di opere dello stesso autore, come a creare delle monografie espositive, con criteri estetici e museografici da pioniere. Questo pensiero l’ha trasferito anche nell’ultima collezione, quella lasciata al Fai, circa 180 opere; tutte le altre sono altrove, molte in grandi e piccoli musei specialmente americani. È vero che Giuseppe Panza ha dato un apporto critico innovativo all’arte americana? Ha capito prima degli altri l’importanza di unire le ricerche dell’arte americana di quel periodo, attraverso una connessione tra le scuole di New York e Los Angeles. Quali sono le grandi firme? I primi che mi vengono in mente: Franz Klein, Mark Rothko, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein e Robert Morris. Villa Panza a Varese q Giorgio D’Orazio COURTESY FABRIZIO OPPES STUDIO MAJNO © ROBERT IRWIN, PHILIPP SCHOLZ RITTERMANN COURTESY OF THE PACE GALLERY COURTESY ARCHIVIO FAI Casalzuigno (Varese) Villa Della Porta Bozzolo L’attuale struttura della villa, basata sul tipico impianto a U intorno a una corte d’onore, è articolata su due piani e risale ai primi anni del Settecento, periodo in cui vengono realizzati consistenti lavori che interessano sia la parte cinquecentesca del complesso sia l’ala ampliata a fine Seicento. Negli interni, ideati da Antonio Maria Porani con il committente Giovan Angelo III, lavorano i pittori milanesi Salvione e Bosso, realizzando uno dei cicli decorativi più sofisticati e unitari del Settecento lombardo, di cui il salone centrale e la lunga galleria al piano nobile sono un eloquente esempio. Gli interni conservano ben poco del ricco arredo originario, trafugato nel corso degli anni. Tra le poche eccezioni si possono annoverare Veneto oppresso dal dominio austriaco. Mezzo secolo più tardi la proprietà passa alla famiglia Fogazzaro, imparentata con i marchesi Roi, stimati imprenditori vicentini. Oggi la villa si presenta come l’accorpamento di più fabbricati, costruiti attorno a una prima originaria struttura del XVI secolo, di cui rimane il giardino pensile sul retro. Cuore della casa è il salone Siberia, così chiamato per la difficoltà che si riscontrava nel riscaldarlo efficacemente. Nella piccola biblioteca, originariamente sala da pranzo, sono conservati i numerosi volumi appartenuti a Fogazzaro e al marchese Roi, mentre nella stanza dell’alcova è stato ricostruito lo studio dello scrittore. Si devono al marchese Giuseppe Roi, pronipote di Fogazzaro, nuovo erede della villa, i lavori di restauro e ammodernamento della dimora, compiuti negli anni Cinquanta e Sessanta, quando molti arredi originali e cimeli ritornano nella dimora, permettendole di recuperare una dimensione più autentica. Nel 2009, per volontà del marchese Roi, la villa di Oria passa nella disponibilità del Fai, allo scopo di aprirla al pubblico. COURTESY VALENTINA PASOLINI E ARCHIVIO FAI Villa Necchi Campiglio Villa Necchi Campiglio è uno splendido tesoro di arte e architettura in via Mozart 14, nel cuore di Milano. È stata progettata da Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935, per Angelo Campiglio, sua moglie Gigina Necchi e sua cognata Nedda. Il mondo dei Necchi Campiglio è quello dell’alta borghesia industriale lombarda, classe agiata ma anche tenace lavoratrice, al passo con i tempi: a loro si deve l’invenzione della celebre macchina da cucire. Nel secondo dopoguerra all’architetto Portaluppi subentra Tomaso Buzzi, che conferisce alle sale un aspetto più classico e tradizionale. Oggi la Villa, donata al Fai dalle due sorelle Gigina e Nedda nel 2001, ospita la Collezione Alighiero ed Emilietta de’ Micheli e la Collezione Claudia Gian Ferrari di opere italiane del XX secolo. Dopo i lavori di restauro e l’apertura al pubblico nel 2008, la residenza è divenuta una casa museo. COURTESY GIORGIO MAJNO COURTESY GIORGIO MAJNO Milano VEDERE A BERGAMO 8 Non solo musica O video o bic La città annuncia 300 eventi, tra cui la mostra di Palma il Vecchio e la riapertura della Carrara, e vanta un grande patrimonio artistico e architettonico Da maggio a luglio la Gamec programma classici americani, videoartisti e un giovane che lavora con la penna a sfera La grafica aiuta a restare giovani La grafica antica e moderna (Ferroni, Pericoli e artisti di qualità) distingue la galleria di Arialdo Ceribelli A rialdo Ceribelli conserva l’aria dell’eterno ragazzo, forse grazie alla passione per l’arte e per la grafica in particolare. Infatti cominciava a collezionare stampe antiche a sedici anni, quando già lavorava alle Arti Grafiche di Bergamo, dove si occupava della stampa di calendari artistici. Tre anni dopo è alla Minerva Italica di Bergamo, specializzata in testi scolastici, che lascia nel 1989. Nel 1968, a Londra, nello studio di Lino Mannocci, vede un’incisione di Gianfranco Ferroni, con il quale nasce una fraterna amicizia. Grazie a Mannocci entra in rapporto con Lucian Freud, di cui presenta, nel 1994, una memorabile esposizione di acqueforti, accompagnata dal catalogo ragionato delle incisioni dell’artista a cura di Hartley Craig: è la mostra d’apertura della sua galleria (www.galleriaceribelli.com). Nel frattempo Arialdo, esperto conoscitore della grafica antica, si è accostato all’incisione moderna e contemporanea, aprendosi all’arte del Novecento: ricordiamo le esposizioni sulla pittura e scultura di Antonietta Raphaël e Pietro Reina. Così, accanto alle stampe dei grandi maestri del passato, da Dürer a Rembrandt, da Goya a Manet e agli espressionisti tedeschi, fra gli artisti contemporanei, oltre a Ferroni e Tullio Pericoli, troviamo Lino Mannocci, Giuseppe Biagi, Giuseppe Bartolini, Franco Francese, Antonio Stagnoli, Claudia Marchetti, Chiara Briganti e bravi autori inglesi come Lucian Freud, Tony Bevan, Irene Gunston, James Merlin e Glenys Johnson. La conformazione della galleria è cresciuta di pari passo con gli interessi di Ceribelli sviluppandosi stanza dopo stanza. Non si può inoltre dimenticare la costante attività per lo studio e la valorizzazione dell’opera di Gianfranco Ferroni: tra i volumi di cui ha promosso e curato la pubblicazione, si segnalano la monografia di Maria Grazia Recanati nel 1997, il catalogo ragionato delle incisioni, nel 2002, il catalogo ragionato delle litografie, assieme a Chiara Gatti, nel 2006, il prezioso volume di testimonianze Gianfranco Ferroni. In memoriam, nel Arialdo Ceribelli Gianfranco Ferroni, «L’ombra (studio)», 1991 2011 e il volume dedicato agli «Autoritratti» dell’artista, sempre nel 2011, due volumi nati per celebrare il decimo anniversario della sua morte; infine, il film documentario con la regia di Elisabetta Sgarbi presentato al Festival di Venezia nel 2002. Negli ultimi anni Ceribelli si sta occupando anche delle fotografie scattate e stampate da Ferroni, materiale che all’artista serviva come verifica del proprio lavoro e sul quale talvolta interveniva con segni e stesure di colore. Alcune di queste immagini sono state presentate per la prima volta nella mostra alla Fondazione Longhi di Firenze nel 2003 e poi al Centro San Fedele di Milano nel 2009. Tra l’altro, la passione di Ceribelli per la fotografia si è sviluppata negli ultimi anni, attraverso la conoscenza e l’amicizia con Mario Dondero; oltre che a Dondero, la galleria ha dedicato quest’anno una mostra a Pepi Merisio. Tra i cataloghi ragionati realizzati dalla Galleria Ceribelli si ricordano quello di Salvator Rosa a cura di Olimpia Theodoli e quello di Franco Francese a cura di Francesco Porzio. Dal 10 maggio al 19 luglio la galleria espone i dipinti di Alfredo Casali, con un catalogo a cura di Chiara Gatti e un testo di Rocco Ronchi. Quando si chiede a Ceribelli come abbia reagito alla crisi che ha investito anche il mercato dell’arte, risponde che la sua galleria «non è mai stata “di tendenza” e che ha continuato a proporre, anche in questi ultimi anni, come sempre ha fatto, opere e artisti di qualità. Tutto qui». n L COURTESY L’ARTISTA E ZEROÖ, MILANO a Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (Gamec) (www.gamec.it) di Bergamo s’affaccia di fronte all’Accademia Carrara. Nata nel 1796 per volontà del conte Giacomo Carrara, l’Accademia Carrara di Belle Arti è tra le più antiche in Italia, sede di una Pinacoteca con le opere raccolte dal mecenate e collezionista, chiusa dal 2008 per lavori di ristrutturazione non ancora definitivamente conclusisi. La Gamec costituisce un ampliamento dell’accademia, formatosi grazie ad acquisti, lasciti e depositi di privati. Il museo svolge un’intensa attività espositiva e didattica. Il 25 maggio, per esempio, si conclude la mostra «Andrea Mastrovito. At the end of the line», a cura di Sara Fumagalli e di Stefano Raimondi. L’artista, nato a Bergamo nel 1978, attraverso una serie di frottage posizionati sul pavimento dello spazio espositivo, come un reperto archeologico che scorre sotto i piedi del visitatore, rilegge temi e questioni relativi alla storia, al mito, alla società, alla relazione con lo spazio e con l’identità dei luoghi in cui viene presentata l’arte. Accompagna l’esposizione un catalogo monografico bilingue, con testi di Sara Fumagalli, Stefano Un’immagine del film «Il capo» (2010) Raimondi, Nova di Yuri Ancarani Benway, Giacinto Di Pietrantonio, Marie-Noëlle Farcy e Lorenzo Giusti. Dal 16 maggio al 27 luglio è aperta la mostra «Robert Overby. Opere 1969/1987», curata da Alessandro Rabottini e organizzata in collaborazione con il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, con la Bergen Kunsthall in Norvegia e con Le Consortium di Digione in Francia. Di Robert Overby (Harvey, Ill., 1935-1993) vengono presentate oltre 50 opere provenienti da collezioni statunitensi ed europee, così da costituire la più ampia rassegna mai dedicata al lavoro dell’artista nel mondo: sculture, installazioni, dipinti, stampe e collage esplorano i limiti della rappresentazione, dello spazio e dell’identità, in un’indagine poetica sulla condizione umana e sul suo declino, sulla sua bellezza e assurdità. La mostra è accompagnata dalla più completa monografia mai realizzata sulla sua produzione, edita da Mousse Publishing, con più di centoquaranta lavori documentati da testi di Andrea Bellini, Martin Clark, Robin Clark, Alison M. Gingeras, Terry R. Myers e Alessandro Rabottini. Nelle stesse date si svolge anche la sesta edizione di «Artists’ Film International», Giuseppe Stampone, «Bic Blue data», un progetto nato da un’iniziativa della 2013-2014 Whitechapel Gallery di Londra, che quest’anno registra la collaborazione di quindici istituzioni internazionali che presentano altrettanti artisti nelle cui opere scelgono l’immagine in movimento come mezzo privilegiato d’espressione. Dal 5 giugno al 27 luglio, poi, è la volta di «Giuseppe Stampone. Ritratti-Bic Data Blue» a cura di Giacinto Di Pietrantonio. Il giovane artista (è nato nel 1974) presenta un progetto site specific commissionato per l’occasione: un corpus di cento lavori inediti realizzati con la penna Bic, una tecnica che fa da fil rouge alla ricerca artistica di Stampone, dagli «abecedari» al progetto «Global Education». I cento ritratti raffigurano alcuni più noti artisti contemporanei: da Ai Weiwei a William Kentridge, da Marina Abramović a Shirin Neshat, da Jannis Kounellis a Maurizio Cattelan. La mostra è accompagnata da un catalogo monografico bilingue, edito da Maretti, che include, tra gli altri, testi di Giacinto Di Pietrantonio, Alia Swastika, Sara Fumagalli e Stefano Raimondi. n COURTESY L’ARTISTA E PROMETEOGALLERY DI IDA PISANI, MILANO/LUCCA Q uando chiediamo a Claudia Sartirani, Veneta e il restauro in corso della Biblioteca Mai, vivace assessore alla Cultura del Comune di Bercustode della memoria storica della città. gamo, quali sono le cinque eccellenze culCom’è strutturato il settore Cultura di sua turali del bergamasco, subito risponde che tra le competenza? tante c’è sicuramente la musica. Insieme a GaeIn divisioni che si occupano, ad esempio, di spazi tano Donizetti e al Bergamo Musica festival, espositivi, musei, biblioteche. infatti, tutta l’imprenditoria musicale legata Avete eventi culturali di rilievo a maggio e alla rete Bergamo Città della Musica produce giugno? annualmente oltre 300 eventi di qualità e non si Quest’anno ci sono le elezioni e non lo dico come battuta. può tacere dell’enorme fermento del teatro, con È un momento importante per capire quanto e come si la florida attività di tre spazi: il Teatro Donizetti, parla di cultura nei programmi delle forze in campo e per il Palacreberg e il Sociale con l’innovativa collabomettere in luce una consapevolezza che noi sicuramente razione pubblico-privato della rete Casa delle Arti. abbiamo avuto. Attraverso la cultura e il suo indotto Claudia Sartirani Bergamo però non è solo musica e passa quindi, anche grazie allo scalo aeroportuale di spettacolo... Orio al Serio e alla prossima Expo, buona parte della È importantissima la ricchezza dei giacimenti di arti figurative riqualificazione economica di Bergamo. Un evento che voglio classiche, a partire dalla Pinacoteca Accademia Carrara ormai di menzionare è la mostra «Riscopriamo la Carrara. Mantegna, Bellini, imminente riapertura, fino alle collezioni private e iniziative come Raffaello e Moroni. Restauri e capolavori in dialogo» che inauguriamo l’esposizione di Palma il Vecchio, prevista per il 2015 a cura della il 13 maggio nella Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, un Fondazione Credito Bergamasco e dell’Università, con il Comune omaggio al museo e al suo patrimonio a pochi mesi dalla riapertura, partner istituzionale. Bergamo Scienza è una realtà internazionale con opere provenienti anche da altri musei italiani (fino al 20 luglio). che attira ogni autunno Premi Nobel e invitati di altissimo livello Qual è infine il suo principale obiettivo? e migliaia di appassionati. C’è inoltre la ricchezza architettonica e Lavorare insieme, fare sistema, costruire reti che prima non urbanistica della città. Si pensi solo alle Mura Venete e al progetto esistevano, progettare cultura collegando pubblico e privato, essere di gemellaggio con altre città murate che ambisce al riconoscimento un assessorato che si muove più veloce delle esigenze degli operatori Patrimonio Unesco. Altre punte di vanto per noi, con numeri culturali e della cittadinanza. sorprendenti e attività in costante crescita, sono il Museo dell’Età q Giorgio D’Orazio 9 VEDERE A BERGAMO Mi bastano garze, acetato, cera e fil di ferro Simpatico e bonario, ma rigoroso, Gianriccardo Piccoli s’ispira a Lotto, Caravaggio e Calzolari N on ci si deve fare fuorviare dall’immediata simpatia, dal carattere bonario e aperto, di Gianriccardo Piccoli, nato a Milano nel 1941: basta girare con lui a Bergamo, dove vive dal 1968, per rendersi conto della sua disponibilità ad avviare e consolidare un rapporto umano. Vive e respira la pittura da una vita, con passione e identificazione totale. Ha approfondito le vicende dell’arte che nei secoli si sono succedute: conosce benissimo l’arte antica («quando guardo un ritratto di Moroni, vedo subito la distanza tra modello e pittore»), ha molto amato all’esordio Courbet e Braque, e poi Morandi e Bonnard, ma gli sono interessate anche esperienze lontane dalla sua come quelle di Calzolari e Beuys («non ho mai pensato di avere una fede univoca; sono anch’io figlio di un disagio esistenziale»). Formatosi all’Accademia di Brera, fin dall’esordio il disegno ha assunto un ruolo centrale nel suo lavoro, una sorta di diario esistenziale: nel suo studio di Bergamo alle pareti grandi disegni cercano di afferrare, ad esempio, i rapporti tra le figure di un’opera di Caravaggio. Negli anni Sessanta Piccoli passa attraverso una pittura informale che scava nei motivi del paesaggio e degli oggetti quotidiani, rivisitati con accenti lirici e intimisti in cui si percepisce il sentimento del suo legame con la fisicità del reale. Nel 1986 viene invitato alla Biennale di Venezia; nel 1990 tiene due mostre antologiche, una alla Galleria Matasci di Tenero e l’altra al Serrone di Villa Reale a Monza, che registrano la svolta in corso nella sua opera: a Tenero, la nuova serie nera, bituminosa, fortemente materica, ispirata a Böcklin; a Monza, il dialogo e il confronto con i luoghi della mostra. Vanno emergendo le nuove sperimentazioni con le garze, la carta, il collage, in seguito, anche, al suo soggiorno americano del 1984. L’evoluzione si completa nel 1991, con l’accentuarsi dell’utilizzo di garze e acetati soGianriccardo Piccoli vrapposti alla tela e l’insistita ricerca sulla luce, che lui definisce «un ripensamento luministico classico come assoluto valore di immaterialità» che, riprendendo la riflessione di Longhi, ricollega alle «sperimentazioni scientifiche» di Caravaggio. Da allora in poi Piccoli innova, ciclo dopo ciclo, il suo linguaggio, facendo ricorso a nuovi materiali, quali la cera e il filo di ferro, cimentandosi con il retaggio della tradizione (le stazioni della Via Crucis nella Chiesa di San’Agostino a Bergamo, nel 1995) e delle tragiche vicende dei Balcani. Piccoli dialoga con Corot e Morandi, Brueghel e Vermeer, e con il paesaggio del Passo di San Bernardo. Negli ultimi dipinti si cimenta con Lotto (la «Pala di san Bernardino» nell’omonima chiesa in Pignolo a Bergamo, che va a vedere quasi ogni giorno) e Caravaggio. Nell’esposizione da poco conclusasi alla Galleria Stefano Forni di Bologna, Piccoli ha presentato due tipi di opere: da un lato, i «teatrini», ottenuti manipolando un esile, duttile filo di ferro, che disegna nel vuoto, sopra una sorta di mensola, memorie e sogni a occhi aperti di umili cose quotidiane, che a noi si offrono con l’innocenza dell’infanzia.; dall’altro, dipinti dei cicli «Inni alla notte» (da Novalis), «Il tempo ritrovato», «Libro di spese diverse di Lorenzo Lotto», che sviluppano alcuni dei suoi temi elettivi: l’ineludibile presenza di qualche lacerto del reale; la persistenza delle vibrazioni luminose e cromatiche dentro il corpo del colore, un fluido che si muove e palpita di luce; il rapporto, spesso conflittuale, tra luce e ombra, tra piani diversi, con l’introduzione di un sipario semitrasparente di garze che, distanziate di qualche centimetro dal fondo, schermano l’immagine sotto la superficie, filtrano la luce, la purificano e la contaminano. Sembra, questa, una costante dell’opera di Piccoli: la presenza di spettri che non possono essere pienamente svelati, di un’inquietudine e di visioni mai compiutamente afferrabili, che sempre scivolano via. n Sandro Parmiggiani Il museo del vescovo è anche per i laici La Fondazione Adriano Bernareggi (www.fondazionebernareggi.it), intitolata al Vescovo di Bergamo del 1936-53, antesignano della riforma liturgica, amante dell’arte, assai legato alla cultura francese, reca il nome dell’uomo che operò per evitare la dispersione delle opere d’arte che in tante chiese italiane si è verificata, e che lui evitò mettendole «in sicurezza» in Vescovado. Così nel 1961, quand’era Vescovo Giuseppe Piazzi, nacque il Museo Diocesano, che dal 2000 occupa l’attuale Palazzo Bassi Rathgeb in Via Pignolo, quartiere un tempo abitato alle famiglie più ricche della città (tra le quali, i fratelli Cassotti, committenti di Lorenzo Lotto quand’era a Bergamo; di fronte al Museo c’è la Chiesa di San Bernardino, con la celebre Pala del Lotto). Il Museo Diocesano d’Arte Sacra, uno dei più interessanti in Italia, raccoglie opere mirabili di arte sacra, compresi i paramenti e i manufatti di oreficeria legati alle funzioni liturgiche, reliquiari e altre testimonianze di devozione. «Può essere considerato - spiega don Giuliano Zanchi, Museo e tesoro della Cattedrale (particolare) segretario generale della Fondazione dal 2010 - un esempio dell’arte della Controriforma» (tra i tanti capolavori, la «Trinità» di Lorenzo Lotto, della prima metà del Cinquecento, proveniente dalla Chiesa di Sant’Alessandro in Bergamo e la «Madonna con Gesù Bambino in gloria con san Francesco d’Assisi, san Carlo Borromeo e un donatore» di Daniele Crespi, del primo quarto del XVII secolo). Zanchi ha dato un nuovo, forte impulso alla vita della Fondazione Bernareggi, con due importanti iniziative. Convinto che l’arte contemporanea debba dialogare con quella antica e che occorra ricollegare, nello stesso Museo Diocesano, i fili tra espressioni artistiche del passato e del presente e più in generale tra la cultura cristiana e il mondo in cui opera, dal 2007 (negli intimi spazi dell’ex Oratorio di san Lupo, risalente al 1734, dato in gestione al Museo Bernareggi nel 2006) vengono organizzate installazioni d’arte contemporanea, che hanno visto impegnati Gian Riccardo Piccoli, Giovanni Frangi, Ferdinando Ferrario, Jannis Kounellis, Andrea Mastrovito. Dal 17 maggio al 30 settembre, Claudio Parmiggiani installerà, in quello che fu un oratorio a vocazione funebre, 53 campane, evocazione del tema della memoria e della morte, che spesso segnano la poetica dell’artista. Lo stesso Museo Diocesano ha ospitato altre mostre di arte contemporanea, come quelle di Maurizio Bonfanti e di Sergio Battarola. «Le mostre all’Oratorio di San Lupo sono state accolte con sorpresa positiva dal mondo fuori dalla Chiesa, e con maggiori difficoltà all’interno Il cortile con il tetto della biblioteca del mondo ecclesiale» dice don Zanchi che, tuttavia, intende proseguire nella strada tracciata. Altra caratteristica significativa della Fondazione Bernareggi è la gestione, assai attiva, del sistema museale della Diocesi, che riunisce sei musei con collezioni importanti (ad Alzano Lombardo, le sagrestie di Andrea Fantoni). E dal 2012, con gli scavi sotto la Cattedrale, si è aperto il nuovo Museo del Duomo. n L’eredità del conte di Carrara Alla fine del Settecento il conte Giacomo Carrara, intellettuale illuminato, mecenate e raffinato collezionista, dopo l’istituzione di una Scuola di Pittura e la costituzione di una Pinacoteca con le opere della propria galleria privata, lasciò tutti i suoi beni alla Città di Bergamo e, ancora oggi, attraverso la gestione dell’Accademia Carrara, la proprietà è del Comune, impegnato a sviluppare e incrementare gli intenti del fondatore, specialmente per quanto riguarda il patrimonio museale. Un corposo catalogo di opere che, grazie ad acquisizioni e munifiche donazioni susseguitesi nel tempo da parte di collezionisti privati legati alla città, conta oggi oltre 1.800 dipinti, testimonianze dei secoli compresi tra il XV e il XIX di artisti come Pisanello, Botticelli, Giovanni Bellini, Mantegna, Raffaello, Moroni, Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto, Piccio e molti altri. Una collezione notevole alla quale si affianca una significativa selezione di disegni e stampe, sculture e porcellane, mobili e oggetti di arredamento, oltre a una importante raccolta di medaglie. Insieme all’Accademia di Belle Arti e alla Pinacoteca, l’Accademia Carrara contempla sotto al proprio cappello la più recente Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (Gamec), un segno di apertura ai secoli meno risalenti dell’arte che registra un’intensa e qualificata attività espositiva. Attualmente, mentre la monumentale sede neoclassica dell’Accademia Carrara è in restauro (ormai dal 2008, con previsione di chiusura dei lavori nel prossimo autunno) è stata allestita un’esposizione della selezione maggiore delle sue raccolte nel Palazzo della Ragione, nella Città Alta di Bergamo. q L’ingresso dell’Accademia Carrara VEDERE A BRESCIA La cultura mette il turbo L’agenda di Laura Castelletti in vista dell’Expo 2015 V a veloce, Laura Castelletti. Vicesindaco e assessore con delega alla Cultura, sovrintende alle attività culturali, al sistema museale e bibliotecario urbano, ai rapporti con enti e istituzioni di promozione culturale, alla promozione turistica della città, al progetto Smart City, all’Ufficio relazioni con il pubblico e all’Expo 2015. Quali sono le priorità su cui ha lavorato? Questa città custodisce un’area archeologica urbana fra le più importanti dell’Italia del Nord e parte di essa è dal 2011 Patrimonio mondiale dell’Unesco. Con fatica sto raccogliendo attorno a questo obiettivo finanziamenti locali, regionali e nazionali per interventi di conservazione, musealizzazione e valorizzazione, che giungeranno a termine per l’Expo. Bisogna poi implementare i servizi per i visitatori e i turisti lavorando con la Fondazione Brescia Musei che gestisce i servizi museali e BresciaTourism che provvede ai servizi turistici. Altro mio chiodo fisso è quello degli spazi e opportunità per giovani artisti. Vorrei un grande spazio attrezzato, un Palazzo delle arti e della creatività da affidare loro in gestione d’impresa. Sono molto orgogliosa di come sta procedendo l’organizzazione della Festa della musica, che come in tutta Europa si terrà il prossimo 21 giugno. Poi con istituti quali il Museo di Capodimonte, gli Uffizi, il Louvre e la National Gallery di Londra lavoriamo a un ciclo di piccole mostre sul Cinquecento, con alcuni capisaldi della nostra Pinacoteca Tosio Martinengo e che inaugureremo in settembre. Come procede il disvelamento della Brescia romana? Il nostro intervento sulla Brescia romana vuol dare un volto nuovo alla città antica e un modo diverso di viverla quotidianamente. La grande esposizione di Milano è la spinta propulsiva, ma l’eredità dovrà essere durevole. Quello cui stiamo lavorando, anche con il coinvolgimento degli altri assessorati e dell’Ats Sistema Brescia per Expo, è un progetto di rivitalizzazione e valorizzazione urbana della porzione di città che sorge lungo l’asse dell’antico decumano massimo, oggi via Musei, e arriva fino a piazza della Loggia e che, seguendo il reticolo ortogonale romano, si allarga fino a coinvolgere a nord il Castello (con il suo parco e i suoi musei), e a sud piazza del Foro, piazza Labus, piazza Paolo VI e le vie adiacenti, punteggiate di magnifiche chiese che custodiscono tesori del Rinascimento bresciano. Per la trasformazione dell’area procederemo a un intervento di restyling, che coinvolgerà gli arredi urbani, l’illuminazione, la pavimentazione e la pedonalizzazione. Si parla, ma suona come uno slogan convenzionale, del rapporto tra cultura ed economia. Lei cosa ne pensa? È necessario che siano al fianco dell’Amministrazione tutte le associazioni di categoria, facendosi per prime cassa di risonanza del valore di questa città e offrendo a visitatori e turisti tutti quei servizi, agevolazioni e pacchetti a cui un viaggiatore è abituato. Poi è fondamentale la partecipazione diretta di partner privati nella filiera della gestione dei servizi museali e delle offerte culturali. È necessario che si affermi un complessivo ripensamento del ruolo e delle funzioni dei musei (e delle mostre), intesi come luoghi di molteplici attività, occasioni di relazioni sociali, location di attività performative e promozionali. Il museo deve aprirsi a tutto questo con il fine di attrarre investitori privati, che a loro volta devono ravvisare nell’investimento in arte e cultura un’occasione per proiettarsi con un’immagine vincente sul territorio. L’offerta culturale e museale può oggi sopravvivere solo attraverso una stretta partnership tra risorse pubbliche e private, non solo per l’aspetto meramente finanziario ma anche per le modalità gestionali: fondamentale è il ruolo della Fondazione Brescia Musei. n 10 Questa città ha due cuori Ecco il tour delle bellezze architettoniche e artistiche di Brescia S i arriva a Brescia in auto e in treno, ma dal 2 marzo 2013 si può attraversarla, almeno in parte, in metropolitana. In un ideale viaggio a ritroso nel tempo, si approda in piazza Vittoria, realizzata tra il 1927 e il 1932 da Marcello Piacentini; un recente intervento di riqualificazione l’ha completamente pedonalizzata. I suoi nitidi, classicheggianti volumi si stagliano davanti a noi; il monumentale «Bigio» di Arturo Dazi fu rimosso subito dopo la guerra, durante la quale andò distrutto l’altorilievo in cotto, raffigurante episodi dell’«Annunciazione» di Arturo Martini. Nota di colore nella piazza è l’omaggio all’artista e collezionista bresciano Gugliemo Achille Cavellini (o Gac), con una rivisitazione luminosa di una delle sue opere più emblematiche, sulla Torre dell’Orologio. Il portico sottostante conduce verso il cuore della città: piazza della Loggia, che testimonia i quasi quattro secoli in cui Brescia fu territorio della Serenissima (1427-1797). D’impianto rinascimentale e declinazione palladiana, la piazza è dominata dal palazzo della Loggia, già sede del consiglio dell’aristocrazia cittadina in età veneta e oggi palazzo del Comune. Piazza della Loggia è il luogo della memoria della pagina più tragica della città, la strage del 28 maggio 1974. Una lapide ricorda i nomi dei 7 morti. Il vicino, antico Palazzo del Broletto, sede delle magistrature civiche in età comunale, occupa un intero isolato. Il lato meridionale conduce verso via Cardinal Querini, dalla quale subito si scorge la torre dei Poncarali, capitozzata nel 1258 e ridotta a circa 19 metri. Integra resta invece la torre del Pègol o del popolo, alta 53,7 metri, presso la quale si addossava la prima costruzione del palazzo comunale (1187) in gran parte in legno. Accanto alla torre, affacciata alla piazza Paolo VI, si vede il balcone detto loggia delle Grida (distrutta dai Giacobini nel 1797 e ricostruita all’inizio del Novecento) e, a sinistra del portale, sul vicolo omonimo, la facciata in cotto della chiesa di Sant’Agostino, risalente ai primi decenni del XV secolo e poi incorporata Raffaello, «Angelo», Pinacoteca nel Broletto nel XVI secolo. Tosio Martinengo Nell’androne del Broletto è ancora visibile l’affresco trecentesco della «Madonna con bambino in trono». Via Musei, che porta all’imponente complesso museale di Santa Giulia, ricalca l’antico decumano massimo, la strada che collegava Milano e Verona. Lungo il suo percorso si sviluppa l’area archeologica del Foro, segnata dalla monumentale presenza dei resti del tempio capitolino e del teatro. Nel marzo 2013 il Tempio Capitolino, o Capitolium, eretto nel I secolo d.C. è stato riaperto con un nuovo allestimento, e ospita i resti romani riportati alla luce negli scavi del 1823. Accanto al Capitolium, si lavora alacremente per aprire, nel marzo 2015, il Tempio Repubblicano, o la cosiddetta IV cella. Accanto ai due templi sorge il Teatro Romano, di epoca augustea, in fase di recupero. L’insieme di questi interventi, finalizzati ad accogliere i visitatori di Expo 2015, è il Progetto Decumano 2.0. Il monastero di San Salvatore, detto in seguito di Santa Giulia (915), venne fondato per volontà del re longobardo Desiderio e di sua moglie Ansa nel 753 d.C., su un’area ricca di resti romani. I molti ampliamenti e le ricostruzioni succedutisi nei secoli, hanno dato Il bronzo della Vittoria alata (250 a.C.) forma al complesso, che ora si articola attorno a tre chiostri. Le operazioni di recupero architettonico iniziarono nel 1966 con l’acquisizione dell’intera area da parte del Comune e hanno portato alla rinascita del complesso e all’allestimento del Museo della Città. La visita al museo inizia dai sotterranei del monastero benedettino femminile: con il celebre bronzo della Vittoria alata (250 a.C.). Dell’epoca medievale sono le testimonianze legate al periodo comunale. La visita prosegue nella chiesa di San Salvatore e nell’antico refettorio quattrocentesco. Fulcro della sezione successiva è l’edificio di Santa Maria in Solario, sacello del XII secolo, utilizzato come oratorio del monastero. Il piano superiore, con Dall’alto, il Capitolium e una veduta di piazza copertura a cupola, è ricoperto di affreschi Duomo a Brescia per la maggior parte di Floriano Ferramola (XVI secolo); qui è esposto il tesoro di Santa Giulia, comprendente la Lipsanoteca, lo scrigno d’avorio per le reliquie e la grande Croce di re Desiderio, opera di oreficeria del IX secolo. Il complesso di San SalvatoreSanta Giulia è dal 2011 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il primo piano di Santa Giulia è dedicato alle mostre (fino al 13 luglio c’è «Ugo Mulas. La fotografia»); alcune sale ospitano una selezione delle opere della Pinacoteca Tosio Martinengo, chiusa per lavori di ristrutturazione: un memorabile Raffaello, e dipinti di Foppa, Lotto, Savoldo, Romanino, Moretto, Moroni, Ceruti. In Palazzo Martinengo, fino al primo giugno è aperta la mostra «Moretto Savoldo Romanino Cerutti. 100 capolavori dalle collezioni private bresciane», promossa dalla Provincia di Brescia. Dal decumano di via dei Musei si sale attraverso il cardo al Castello, fortezza di epoca medievale ove si svolgono mostre d’arte e, nel Parco, altre iniziative; l’edificio ospita, inoltre, il Museo del Risorgimento e altre collezioni. Dopo il ritorno e la discesa lungo via dei Musei s’incontra la Chiesa di Santa Maria della Carità, e poi si arriva in piazza Paolo VI (per i bresciani, piazza Duomo). Dedicato all’Assunta, il Duomo Nuovo è in posizione centrale tra il Duomo Vecchio e il Broletto. Sorta sul luogo di un duomo paleocristiano (San Pietro de Dom), la sua costruzione iniziò nel 1604, ma solo nel 1825 ne fu completata la cupola (ricostruita dopo il bombardamento del 1943) di 80 metri, terza, per altezza, dopo San Pietro a Roma e Santa Maria del Fiore a Firenze. Nel Duomo Nuovo si possono ammirare tele di Moretto, Palma il Giovane, Pietro Rosa e Jacopo Zoboli, oltre a importanti opere scultoree. Il Duomo Vecchio venne costruito alla fine dell’XI secolo sui resti della basilica invernale di Santa Maria Maggiore. Tra le opere più importanti della chiesa: il sarcofago del vescovo Berardo Maggi (1308), in marmo rosso di Verona e dipinti di Moretto, di Gerolamo Romanino, di Francesco Maffei. Brescia è la città con due cuori collegati: quello tradizionale del centro e quello dell’età romana. n Sandro Parmiggiani ARTURO MARTINI Brescia, dal 22 maggio al 20 luglio 2014 Tel. 030 304690 - www.incisione.com VEDERE A BRESCIA 12 L’incontenibile passione per i libri di Ugo da Como Più di 52mila volumi, preziosi manoscritti medievali, edizioni autografe dei secoli scorsi, dipinti e sculture donati da un personaggio eccezionale ai suoi concittadini N ell’antico centro di Lonato del Garda, in quella che fu Muore nel 1941. La Fondazione viene costituita nel 1942 per Regio la Casa del Podestà della Serenissima, c’è la sede della Decreto. Fin dal 1926 Ugo da Como, sposato e senza figli, aveva steso il Fondazione Ugo da Como (www.fondazioneugodacomo. suo testamento, nel quale disponeva che si costituisse una fondazione it), un fervido centro culturale. Ne ricostruisce la storia il autonoma per mantenere le sue proprietà e renderle disponibili direttore generale, l’ambasciatore Antonio Benedetto Spada per i cittadini. Del resto, dopo la nomina a senatore, avvertendo il con i suoi collaboratori: Stefano Lusardi, conservatore dei beni mutato clima politico, con l’affermarsi del regime fascista, Ugo da artistici, e Roberta Valbusa che sovrintende ai fondi archivistici Como si ritira gradualmente dalla vita politica attiva e la sua casa di e ai beni librari. La casa dei tesori di Ugo da Como è visitabile, Lonato diventa, sempre più spesso, una meta in cui soggiornare. Nel con i suoi arredi, passando dalle cucine alle sale da pranzo con 1912 vengono svenduti gli arredi di un patrizio, Jacopo Cerutti, e lui i tavoli apparecchiati, dai saloni alle biblioteche. compra la biblioteca, la stanza intera, per salvare e non disperdere Che cos’è la Fondazione Ugo da Como? un patrimonio di 3mila volumi, dai manoscritti medievali alle prime Ugo da Como (Brescia, 1869-Lonato, 1941) fu allievo di Giuseppe edizioni bodoniane, oltre a gruppi di autografi e alla prima edizione dei Zanardelli e propugnatore degli ideali liberali. Avvocato, deputato, dal Sepolcri di Ugo Foscolo, con dedica autografa. Quando Ugo da Como 1920 senatore a vita, svolse un ruolo importante a Roma fin dalla prima comincia a immergersi in quella biblioteca, si rende conto della bellezza guerra mondiale: sottosegretario al Tesoro, mise a punto il sistema di dei volumi che ha comprato, s’innamora del libro, diventa bibliofilo previdenza per gli orfani e le vedove, ponendo le basi di ciò che è oggi e comincia ad acquistare libri a un ritmo impressionante. Acquisisce l’Inps. Di famiglia borghese, il nonno aveva diverse tenute a Lonato, una intere biblioteche private in blocco (dunque, anche con i dipinti, le cittadina importante al tempo della Serenissima anche per la Rocca sculture e i mobili contenutivi). Arriva così a mettere assieme 52mila dell’XI secolo, una delle fortezze maggiori nell’Italia settentrionale, Ugo volumi. Due sono i filoni in cui specializza la propria collezione: libri da Como aveva prefigurato il suo progetto fin dal 1906, quando acquista di argomento bresciano e libri stampati a Brescia (la città, fin dal a un’asta pubblica l’antica Casa del Podestà, per risanarla, Cinquecento, vantava una grande tradizione editoriale). Ciò che rende ristrutturarla e trasformarla in una casa veneta del Quattrocento (ispi- straordinaria la biblioteca di Ugo da Como sono 404 incunaboli, rata alla casa di Giuseppe e Fausto acquistati singolarmente, in Italia e Bagatti Valsecchi a Milano). S’affida all’estero; qui si conserva la prima a un importante architetto bresciano, edizione illustrata della Divina Antonio Tagliaferri,e i cui lavori si Commedia, stampata a Brescia concludono nel 1909. Arreda la casa con nel 1487 e 48 lettere autografe opere d’arte, reperti archeologici e lamdi Foscolo alla contessa Marzia padari in ferro battuto, continuando a Martinengo Cesaresco, manoscritti, vivere tra Brescia e Roma. La casa di testi a stampa, autografi e archivi di Lonato, suo collegio elettorale, diventa famiglie bresciane. Dunque, Ugo da l’eremo in cui ritirarsi. Nel 1920 Ugo da Como capisce in quegli anni che la sua Como acquisita la Rocca e una serie di collezione non può, alla sua morte, aree boschive, case, terreni e orti, patriessere smembrata; parla di una monio della Fondazione. Un interno della fondazione Ugo da Como nell’ex Casa del Podestà «cittadella della cultura» che abbia sede nella Rocca e nella Casa del Podestà. Non lontano da qui, negli stessi anni, c’era Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera, ma i due personaggi erano agli antipodi e si limitarono a «guardarsi da lontano». A Moniga del Garda viveva un altro personaggio, Pompeo Molmenti, deputato e senatore, L’ambasciatore Antonio primo sottosegretario alle Belle Arti in Italia. Benedetto Spada Quali sono le vostre iniziative? La cosa più bella che facciamo è continuare a tenere vivo il sogno di Ugo da Como. Come da lui previsto, tutte le rendite derivanti dal suo patrimonio entrano nella fondazione, per sostenerne l’attività e qualora si fosse reso necessario vendere terreni o case, i proventi avrebbero dovuto essere investiti in Bot. È così che, dal 1948 al 1970, il patrimonio s’impoverisce. Le difficoltà continuano fino al 2000, quando ho cominciato a occuparmi della fondazione. Ora siamo più tranquilli e stiamo riaggiustando il bilancio per fare in modo che gli avanzi di gestione possano essere investiti nei vari comparti della nostra attività. Ricordo che qui c’è anche l’Archivio di Ugo da Como. La fondazione ha circa 18mila visitatori all’anno paganti; si è appena concluso un evento, «Fiori nella Rocca», che ha portato nel parco 22mila visitatori. Tuttavia, i biglietti non coprono assolutamente le spese, che sono assai rilevanti: come quelle impressionanti di manutenzione della Rocca e del parco. Dal 2015 vorremmo fare nella Rocca mostre di libri. Alla fondazione sono affluiti in questi anni due fondi: quello di Luigi Nocivelli, consigliere della fondazione, che ci ha affidato in deposito 400 volumi illustrati di architettura (da quelli di Leon Battista Alberti ai moderni, oltre a raccolte di stampe di Piranesi, a dipinti antichi e a due sculture in bronzo di Francesco Messina) e quello dell’architetto Tagliaferri, con 5mila disegni, la sua biblioteca e l’archivio, che stiamo ordinando. Sono segni che siamo vivi, come le tante classi di studenti che vengono qui quotidianamente. Il nostro vanto è un nucleo di volontari, l’Associazione Amici della Fondazione Ugo da Como, che tengono aperti i nostri spazi e conducono le visite guidate. ■ Sandro Parmiggiani www.fondazioneugodacomo.it Museo Casa del Podestà Casa museo di Ugo Da Como Biblioteca e Archivi Rocca-Castello Museo Civico Ornitologico Orari di apertura Museo Casa del Podestà Casa museo di Ugo Da Como Biblioteca e Archivi Visite guidate, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 14.30 alle 18.30 [chiusura 1 gennaio, Pasqua, Natale] •ConsultazioneBibliotecaeArchivi suprenotazione Rocca-Castello Museo Civico Ornitologico SabatoeDomenica dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 14.30 alle 18.30; altrigiornieorarisuprenotazione Dal1giugnoal30settembre, tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle ore 18.30 [chiusura 1 gennaio, Pasqua, Natale] 13 VEDERE A BRESCIA contemporanea nel parco. In appena 5 anni abbiamo aperto un nuovo museo, il D’Annunzio Segreto, riallestito parzialmente il Museo D’Annunzio Eroe e quello di bordo sulla Nave Puglia e inaugurato lo spazio espositivo dell’Omaggio a D’Annunzio, dove artisti contemporanei espongono opere ispirate al Vate; abbiamo riaperto il Laghetto delle Danze e le Vallette, il laghetto «Garda» vicino al MAS, risistemato angoli cari al poeta come il cimitero dei cani, capitozzato gli alberi per tornare a vedere lo stesso panorama gardesano che riempiva gli occhi di D’Annunzio; abbiamo rinverdito il mito dannunziano della bellezza collocando nel parco opere di Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Ettore Greco. Per quale ragione venire oggi al Vittoriale? D’Annunzio definiva il Vittoriale «libro di pietre vive». È il suo testamento spirituale, concepito come dimora della poesia, casa dei sogni dove natura, letteratura, architettura e storia si fondono in modo mirabile. Affacciato su uno degli scorci più belli del lago di Garda, il Vittoriale è un luogo d’incanto, che toglie il fiato per le sue stanze, i suoi giardini e i suoi parchi. Nel 2012 è stato insignito del Premio per il Parco più bello d’Italia. Il Vittoriale va inteso come un’opera d’arte totale che si svela soltanto un frammento alla volta e di cui occorre decifrare la complessa simbologia. Ecco perché occorre tornare più volte a visitarlo. n Prioria, Officina Vanoglio Obelisco di Arnaldo Pomodoro I contemporanei tra cimeli e memorie «Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri. Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. E la luce calda mi fa sospirare verso quella di Roma. Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il Notturno», scrive D’Annunzio alla moglie Maria in una lettera del febbraio del 1921, pochi giorni dopo il suo arrivo a Gardone. Il breve soggiorno diventerà il Vittoriale degli Italiani, il «libro di pietre vive» che impegnerà D’Annunzio per quasi un ventennio. Dopo i tragici fatti di Fiume, D’Annunzio, a quasi sessant’anni, si eclissa definitivamente dalla scena politica. La modesta villa colonica, già appartenuta al Thode, va rapidamente trasformandosi in quella dimora fantastica che oggi è la Prioria, dove, se si riesce ad andare al di là dello stordimento provocato da un decoro sovraccarico e soffocante, s’intuiscono i molteplici rimandi a una vita unica, ai credo, alle persone care perdute che riaffiorano nel cuore dell’ormai anziano poeta. Nel parco di circa nove ettari affacciato sul lago, D’Annunzio, con l’aiuto dell’architetto Gian Carlo Maroni, va costruendo un complesso di edifici e di luoghi dal valore simbolico e rievocativo: l’Arengo dei giuramenti alla Patria, la prua della Nave Puglia, simbolicamente rivolta verso l’Adriatico, le arche dei legionari suoi compagni nell’epopea fiumana sul colle Mastio, i massi del Grappa e delle altre cime teatro di sanguinosi scontri e grandi eroismi. Il Vittoriale diventa scrigno di cimeli e oggetti simbolici, luogo della memoria, la più evidente testimonianza del vivere del poeta abruzzese e della sua stessa opera. Nel 1924, alla stipula dell’atto notarile con cui dona il Vittoriale all’Italia, D’Annunzio vuole esplicitamente lasciare in dono il frutto più grande del suo spirito. Il Vittoriale, ora Fondazione di diritto privato, che ha appena concluso le celebrazioni per i 150 anni della nascita di D’Annunzio, è sempre più luogo vivo e vitale, nel quale approdano ogni anno 180mila visitatori paganti, ma anche studiosi e ricercatori che s’immergono nei suoi archivi. Grandi artisti internazionali hanno calcato il suo palco (è in corso la mostra «D’Annunzio, poesie armi e donne» di Ernesto Tatafiore da luglio a settembre) o donato opere che oggi adornano i viali, le piazze, gli affacci sul lago: il «Cavallo blu» di Mimmo Paladino, l’«Obelisco» di Arnaldo Pomodoro, la scultura «Star» di Jacques Villeglé, gli «Angeli» di Ugo Riva, la scultura di «San Sebastiano» di Ettore Greco e l’installazione di Velasco Vitali. Il Vittoriale negli ultimi anni si è arricchito di nuove sezioni: il Museo D’Annunzio Segreto, inaugurato nel 2010 con quanto era chiuso negli armadi e nei cassetti della casa del poeta; il nuovo allestimento dedicato a Eleonora Duse, in cui, in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, si sono raccolti abiti e costumi di scena di Mariano Fortuny e Paul Poiret, fotografie, il copione autografo del primo atto de La figlia di Jorio e il ritratto della «Donna del fuoco» di Michele Gordigiani del 1885; il Museo D’Annunzio Eroe, con il patrimonio storico legato all’esperienza militare di Gabriele d’Annunzio. Nella primavera 2013, infine, è stato riaperto il Laghetto delle Danze, un piccolo specchio d’acqua artificiale creato da d’Annunzio e da Maroni a forma di violino. n L COURTESY ENRICO SAVI G iordano Bruno Guerri, scrittore, storico, esperto del ventennio fascista e giornalista, si occupa da lungo tempo di D’Annunzio, è direttore del D’Annunzio Festival di Pescara, ha scritto vari testi su D’Annunzio e dal 2008 è presidente de Il Vittoriale degli Italiani (www.vittoriale.it). Qual è lo «spirito del moderno» di D’Annunzio, come poeta-scrittore e come uomo? D’Annunzio è uomo moderno del secolo ventesimo, quello del futurismo, della velocità, del volo, della pubblicità, dell’immagine e della comunicazione di massa. Nel 1909 a Montichiari viene inaugurato il Primo Circuito Aereo ed ecco D’Annunzio salire su aerei di Glenn Curtis e Calderara: «Vorrei poter salire a centinaia di metri nello spazio!». E ancora, se oggi anteponiamo l’articolo femminile al termine automobile, lo dobbiamo al poeta abruzzese, a una lettera scritta al senatore Agnelli in cui stabilisce che l’automobile è femminile poiché: «ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice e non da ultimo una virtù sconosciuta alle donne, la perfetta obbedienza». Capisce da subito le potenzialità del cinema, partecipa al colossal Cabiria e allestisce negli anni ’30 al Vittoriale un cinematografo privato. Primo fra tutti, a Fiume «inventa» il discorso dal balcone ed è stato un abilissimo pubblicitario. È moderno nella sua capacità di essere uomo da copertina, l’eleganza dei suoi abiti di sartoria è custodita al Vittoriale, nelle vetrine del D’Annunzio Segreto, il museo da me fortemente voluto. È modernissimo nella sua veste di cronista che ha denunciato gli scempi edilizi della Roma umbertina e si è adoperato a favore del recupero e restauro di luoghi d’interesse storico o culturale. Ora il suo Vittoriale propone nuove sezioni e anche l’arte Orgoglioso per la mostra sui suoi 40 anni di attività, Massimo Minini rivela come ha raddoppiato il fatturato durante la crisi a Galleria Minini si apre in fondo a un piccolo cortile; al piano terra ci sono le sale espositive; sopra, gli uffici, la biblioteca e l’archivio, un magazzino per le opere di minori dimensioni e per i cataloghi della galleria. Al piano terra, dove mi accoglie Massimo Minini, l’artista Haris Epaminonda sta lavorando al montaggio della sua mostra (fino al 18 maggio). Quest’anno la sua galleria compie quarant’anni e la Triennale di Milano le ha dedicato da novembre a febbraio una mostra molto recensita. La mia vita è stata tutta una svolta. Il disordine, come avrebbe detto Boetti, fonda un nuovo ordine, e comunque, per carattere, mi stanco presto di ogni uniformità. Ecco perché la mia galleria non è stata e non vuole essere di tendenza. Ho iniziato la mia attività nel 1973, dopo che, avvocato mancato, avevo lavorato per due anni a Flash Art (ed emblematicamente ho aperto il mio libro di memorie Quarant’anni 1973-2013, pubblicato in occasione della mostra alla Triennale, con la «lettera di licenziamento» che allora m’inviò Giancarlo Politi), quando un amico bresciano, Enrico Pedrotti, mi propose di mettere assieme le nostre risorse: lui aveva una stanza e io conoscevo artisti e gallerie. Così, il 23 ottobre del 1973, abbiamo aperto «Banco». All’epoca, andavano l’Arte Povera, la Minimal Art e quella Concettuale; presentammo Gilbert & George, Sol Le Witt, Giuseppe Chiari, Marco Gastini, Victor Burgin, Giorgio Griffa e Valentino Zini. La strage di piazza della Loggia, il 28 maggio 1974, sconvolse la città e tutti noi e segnò la fine del rapporto con il mio socio, che volle chiudere la galleria. continua a pag. 14 COURTESY ELISABETTA CATALANO Perché D’Annunzio è sempre più moderno Un gallerista Nella villa monumentale Giordano Bruno Guerri apre nuove sezioni a tempo pieno museali e alcune aree per l’arte contemporanea VEDERE A BRESCIA 14 Minini a tempo pieno La crisi economica ha segnato tutto il mondo dell’arte. Lei ne ha sofferto? segue da pag. 13 Ho capito subito che era una crisi strutturale, d’identità: abbiamo troppe Ma io ero pronto a riaprirne un’altra e tenni la prima mostra di cose, potremmo vivere fino alla fine dei nostri giorni senza più acquistare Francesco Clemente. Vennero poi Daniel Buren (che riproporrò, dopo nulla. L’economia è inchiodata anche per questa ragione profonda. Come quarant’anni, dal 24 maggio a fine luglio), Salvo, Michele Zaza. Nel galleria, abbiamo aguzzato l’ingegno e abbiamo deciso di puntare in 1976 feci la prima mostra di Giulio Paolini, con cui ho Italia sulle Fiere di Milano e di Torino, non più su quella di stabilito un rapporto d’amicizia vera. Bologna; all’estero, partecipiamo alle fiere di Basilea (da Con quali criteri sceglie le mostre da fare? 37 anni), Parigi, Londra e Frieze New York. L’evoluzione Non è vero che si sceglie solo ciò che piace, ma ciò che è delle fiere sarà senza pietà e non tutte sopravviveranno. l’esito della somma delle informazioni che andiamo accuPossiamo dividerle in due categorie: quelle che funzionano, mulando. Se dovessi indicare delle percentuali, direi che in cui il commissario responsabile fa scelte drastiche, il 49% è determinato dal lavoro dell’artista e il 51% dal e quelle che non funzionano, in cui il commissario fa il resto, anche se ammetto che queste percentuali possono questuante in cerca di adesioni più o meno qualificate. In mutare nel tempo. In verità, mi fido molto del mio giudiquesti anni la nostra galleria ha raddoppiato il fatturato, zio, ma anche di quello degli altri. Certo, nella scelta entra abbiamo aperto uno spazio anche a Milano e ora abbiamo anche la valutazione se quell’artista abbia un suo merca9 dipendenti, anche se Brescia resta il fulcro. Si deve stare to, non potrei proporre solo artisti che a me piacciono ma Daniel Buren, «Photo Suvenir all’erta, però, e qualche timore c’è: ecco perché entro qui che non si vendono. alla mattina alle 8.30 e ne esco alle 20. n Gotico», 1974 Fu Jean Clair a farmi diventare scultore Un’emozionante visita nello Studio di Giuseppe Bergomi in Franciacorta Giuseppe Bergomi, «Cronografia di un corpo» mi resi conto che fare pittura attraverso la fotografia era una strada sbagliata: sentivo quasi di “copiare” le foto che io stesso facevo e che l’emozione originaria di quando le scattavo era ormai svanita. Smisi di dipingere. Nel 1980, visitai al Centre Pompidou di Parigi la mostra “Les Realismes, 1919-1939” di Jean Clair. Vidi le sculture di Arturo Martini (“La Nena” e “Il sogno”) che mi colpirono enormemente, assieme a due opere del 1927 che per me furono una rivelazione, entrambe di due scultori cechi: il “Ritratto della moglie con cappello” di Otto Gutfreund e “La bevitrice d’assenzio” di Stefan Bedrich. Capii che la scultura poteva esprimere una grande forza poetica, e che si potevano fare sculture policrome, dipingendo la terracotta. Non avevo mai toccato la terra. Nell’aprile-maggio 1981 cominciai a lavorare alle mie prime sculture, rendendomi conto di quanto precaria fosse la mia preparazione e come dovessi costruirmi un alfabeto, anche attraverso la scultura dal vero. Nel 1982 tenni la mia prima mostra di sculture policrome, sempre alla Galleria dell’Incisione». Tra le tappe più significative della sua carriera, Bergomi cita il Premio Château Beychevelle nel 1993 (dove vinse il Grand Prix con una grande scultura in terracotta raffigurante l’allegoria della Giustizia), invitato da Jean Clair, la mostra al Chiostro del Bramante a Roma nel 2005 e nel 2012 quella a Pietrasanta. Nel 2000 realizza per l’Acquario di Nagoya (Giappone) una monumentale scultura in bronzo, «Uomini, delfini e parallelepipedi». Da alcuni anni ha iniziato a disegnare, un esercizio che, dice, gli serve per capire un certo tipo di spazialità e di luce. n Sandro Parmiggiani Roberto Agnellini ha aperto la galleria nel 2008 per lanciare artisti innovatori ancora poco noti L a galleria Agnellini Arte Moderna occupa una porzione dell’ex Cotonificio Ferrari, non lontano dal centro storico di Brescia, in un’area prima industriale e poi artigianale. In continuità con lo spirito del luogo, la galleria è stata progettata come un grande contenitore d’arte, su 450 mq. Roberto Agnellini l’ha fondata poco meno di sei anni fa, e durante i lavori di allestimento della mostra «Giuseppe Rivadossi. Il genio abita qui», aperta fino al 27 settembre, ci rilascia questa intervista. Ha aperto la sua galleria dopo una lunga esperienza di collezionista: si tratta di una sfida? L’apertura della mia galleria, l’8 novembre 2008, non deve essere assolutamente interpretata come una sfida. In verità, negli anni precedenti, e cioè fin dal 2004, ero intervenuto a ristrutturare l’attività della galleria del defunto Dante Vecchiato a Padova, appassionandomi sempre di più a quel tipo di lavoro. Quando mi sono sentito pronto, ho aperto il mio spazio. Quali sono le caratteristiche peculiari della galleria? Poiché provengo dal collezionismo, il mio gusto personale influenza il lavoro della galleria. La mia passione s’indirizza soprattutto verso quegli artisti che, pur essendo stati dei grandi innovatori, non hanno ancora avuto dalla critica e dal mercato il riconoscimento meritato, quali Jacques Villeglé, Mark Tobey, Georges Mathieu e il Nouveau Réalisme. L’attività della galleria verte su due mostre l’anno, della durata di circa sei mesi ciascuna, delle quali curo con attenzione anche il catalogo, che do in omaggio a tutti i visitatori. Come diceva Beyeler: «Ciò che resta di una mostra è il catalogo». Quali sono i progetti espositivi futuri? Un’esposizione di André Masson, grande caposcuola del Surrealismo, con il cui Archivio di Parigi ho già avuto dei contatti per la loro collaborazione. L’altra mostra che sto preparando è quella di Raymond Hains: è un lavoro che m’intriga molto perché è stato un grandissimo artista, oggi pressoché dimenticato. Anche il mercato dell’arte ha subito la crisi economica. Che cosa è giusto fare? La crisi del settore dell’arte è più forte in Italia che in tutto il resto del mondo. Ciò è dovuto all’assoluta mancanza di un sistema dell’arte in Italia: non esistono, se non sporadicamente, collaborazioni fattive tra pubblico e privato e soprattutto gli enti pubblici rincorrono mostre con nomi altisonanti, ma con opere di scarso livello, al solo scopo di potere propagandare il numero, spesso nemmeno reale, dei visitatori. Inoltre, il vessatorio regime del diritto di seguito e dell’Iva sul margine fa sì che il mercato sia ancora più bloccato; se non interverranno dei cambiamenti strutturali, sarà molto difficile, a breve termine, vedere dei miglioramenti e un’inversione di tendenza. n Andy Warhol, «Bomb», 1967 Chiara Fasser: 6 mostre l’anno per 42 anni Alla Galleria dell’Incisione (www.incisione.com) di Chiara Fasser (nella foto in alto a destra) è naturale associare tre elementi: il peculiare percorso espositivo, avviato nel 1972 con una mostra di grafica surrealista e simbolista, il villino in cui ha sede e la competenza della titolare. Sarebbe impossibile dare conto delle mostre, circa sei all’anno per 42 anni: Dix, Grosz, Schlichter, Alberto Martini, Savinio, Melotti, Carol Rama, i maestri dell’incisione antica e giapponese e ancora Aillaud, Velly, Folon, Fanelli; la fotografia di Scianna, Erwitt, Sammallahti. Non corre dietro alle mode, Chiara Fasser, ma va alla riscoperta di autori dimenticati, come Duilio Cambellotti, nel 2007, e Felice Tosalli nel 2013. Il suo gusto si è formato attraverso la frequentazione di Emilio Bertonati e della sua Galleria del Levante. L’attività della Fasser, perennemente alla ricerca in Italia e all’estero di opere rare, si è sempre caratterizzata per scelte in controtendenza: con il desiderio di traghettare la memoria di certe espressioni artistiche di un secolo fa nella contemporaneità, con l’attenzione speciale da lei riservata alla grafica di qualità e alla fotografia, con la fiducia accordata a giovani artisti (i conterranei Bergomi, Saiani, Scarpella) e la costante attenzione per figure ingiustamente oscurate. Chiara Fasser è sempre alla ricerca, in Italia e all’estero, di opere rare. Dopo la mostra in corso di Alberto Savinio, la Galleria dell’Incisione propone, dal 22 maggio al 20 luglio, venti sculture di piccolo e medio formato di Arturo Martini, il grande scultore che la recente mostra di Bologna e di Faenza ha riportatoalla ribalta. Datate tra il 1925 e il 1935, realizzate nei vari materiali adottati da Martini, le opere in mostra rivelano la felicità creativa di quegli anni: citiamo in particolare l’«Incontro di San Marco e San Giusto», verso i due corpi in cammino l’uno con l’altro, mentre si guardano negli occhi e già si stringono le mani (nella foto qui a fianco). n COURTESY I.V. COTTINELLI COURTESY MARCO RAPUZZI S alire a Ome, sulle colline vicino a Brescia, in Franciacorta, dove vive e lavora Giuseppe Bergomi, è un viaggio dentro il paesaggio che muta. Quando s’arriva alla casa di Bergomi, pare quasi di entrare in un bosco. Entriamo così dall’alto nel suo grande studio, che Giuseppe si è costruito accanto alla sua casa, con la vista stordente delle sculture in basso, nel suo piccolo studio, invece, alcune opere sono in lavorazione, compresa una scultura in creta di un’adolescente, che sta preparando per una mostra di Rob Smeets sul denaro a Perugia, il 24 maggio, nelle Gallerie dei Gerosolimitani. L’opera è rivestita di pezzuole umide, per tenere viva la creta e per continuare a lavorarla (sempre davanti alla modella). Le sculture ci circondano: corpi e volti ieratici in cui il contrasto tra apparente fissità e intensità magnetica dell’espressione rivela la verità di un corpo e di una vita interiore mai disgiunte. Bergomi rievoca la propria formazione: «Sono nato a Brescia nel 1953; a cinque anni ero a Grenoble e poi a Lione. Dopo l’Accademia di Belle Arti di Brera, tenni la mia prima mostra personale nel 1978, alla Galleria dell’Incisione di Brescia: dipinti nati da piccole foto di famiglia, con i colori vividi, una sorta d’iperrealismo o di fotorealismo, folgorato, com’ero stato, in anni in cui era vietato dipingere, dalla mostra alla Rotonda della Besana nell’ottobre del 1974, con dipinti di Gnoli e di López García. Lentamente, Gallerista perché collezionista 15 VEDERE A COMO Che cosa fa un promotore culturale diventato assessore Vi sono iniziative di cui si sente orgoglioso e quali progetti ha in mente? Indubbiamente della mostra «La Città Nuova. Oltre Sant’Elia. Cento anni di visioni urbane» dello scorso anno, prima tappa di un ciclo che affronta il tema della città, nella storia e nel suo divenire. Per il futuro c’è la prosecuzione di questo progetto e la presentazione durante tutta l’estate di «Como Live», grande contenitore di manifestazioni e proposte di musica e spettacolo. Ritengo inoltre fondamentale l’attività espositiva diffusa che propone mostre senza soluzione di continuità negli spazi espositivi del Broletto, di San Pietro in Atrio, dello Spazio Ratti, della Spazio Natta e della Biblioteca comunale. Per Luigi Cavadini la qualità è l’ingrediente indispensabile: no alla cultura dei soli numeri 123 giardini niente affatto segreti T Judith Wade ha fondato Grandi Giardini Italiani per lanciare l’horticultural tourism (una ricetta che crea posti di lavoro) J udith Wade è nella sede dei Grandi Giardini Italiani a Villa Erba di Cernobbio (Como) (www.grandigiardini.it, www.gardensinitaly.net), un luogo d’incanto in cui soggiornò a lungo Luchino Visconti. Judith, instancabile viaggiatrice nei 123 giardini (italiani, svizzeri e maltesi) che è riuscita a collegare in una rete turistico-culturale, ci spiega com’è nata questa impresa. Quando è nato il suo progetto di «federare i giardini» in una rete, di fare sinergia di luoghi meravigliosi ma spesso poco noti e con scarsa capacità d’iniziativa? Tutto è cominciato nel 1997. Prima mi occupavo di turismo culturale, vedevo e toccavo con mano che, salvo alcuni rari esempi, molti beni culturali italiani, in particolare i giardini, non erano conosciuti; era fondamentale promuoverne la conoscenza in Italia e all’estero. Ai 123 giardini che promuovete che cosa offrite e che cosa chiedete in cambio? In Italia è particolarmente difficile costruire una rete. Fare rete significa fare sistema. Ma gli italiani sono individualisti, e per loro è spesso difficile lavorare insieme. Grandi Giardini Italiani organizza sei conferenze stampa all’anno in Italia e all’estero, una vera e propria politica di ©DANIELE CAVADINI_ARCHIVIOGRANDIGIARDINIITALIANI rent’anni fa Luigi Cavadini ha fondato a Como un’agenzia di comunicazione, Uessearte, che si occupa d’informazione nei settori dell’arte, architettura e design. È stato particolarmente presente in Svizzera, dove ha curato mostre e da tanti anni collabora con la Fondation Pierre Gianadda di Martigny. È stato direttore artistico del Museo di Lissone; di recente ha realizzato i cataloghi generali di Aldo Galli e Carla Badiali e tiene i loro archivi. Ora ci racconta la sua esperienza di assessore alla Cultura del Comune di Como. Perché ha accettato di fare l’assessore alla Cultura? Alla proposta del sindaco Mario Lucini di entrare nella Giunta, mi è sembrato doveroso mettere a disposizione della mia città le esperienze acquisite negli anni. Sapevo che non sarebbe stato facile affrontare anche temi e problemi molto più ampi di quelli che avevo fin lì incontrato. Che cosa significa amministrare la cultura, in una fase di risorse calanti e di sottovalutazione dell’investimento in cultura? Al di là della difficoltà nel reperire e usare risorse, che riguarda tutti i settori dell’amministrazione pubblica, ciò che preoccupa o dovrebbe preoccupare chi fa cultura è la rinuncia a proporre al pubblico eventi dal solido profilo scientifico in favore di manifestazioni e mostre che abbiano il solo scopo di fare «numeri». Più difficile è tentare di fornire nuovi spunti di riflessione e visione, innescando una nuova curiosità sulla creatività a tutto campo. Al di là dell’arte, la vivacità culturale diffusa e spesso sommersa della città nei vari ambiti culturali, dalla musica al teatro, dalla poesia al cinema, ha stimolato il mio lavoro e mi ha indicato alcuni percorsi da seguire. Quali sono le ragioni principali di una visita a Como? Per limitarmi ad arte e architettura possiamo partire dalle testimonianze della romanità (la Porta Romana del primo secolo d.C. e le terme), del romanico (le chiese di S. Abbondio, S. Fedele e S. Carpoforo) e del razionalismo (in primis la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni), ma sono da segnalare anche le numerose ville sulle sponde del lago, i musei, in particolare l’ampio e ricco museo archeologico, il Tempio Voltiano, con cimeli dell’opera scientifica di Alessandro Volta, la Pinacoteca Civica, con testimonianze dell’arte del territorio dal Mille a oggi e con la mostra «Aldo Galli. Luci e astrazioni di città», fino al 28 settembre. n Giardini di Villa Melzi d’Eril Grandi Giardini in questi mesi e per l’Expo Tra le iniziative dei Grandi Giardini Italiani lombardi a maggio e giugno vi è il Convegno «Follies. Il Mondo in un Giardino», il 28 giugno al Parco Sherrer di Morcote (Canton Ticino), dedicato alle parti dei giardini più curiose e «folli», create spesso per stupire, senza una vera funzione abitativa o strutturale; intervengono Margherita Azzi Visentini, Renato Martinoni, Luigi Zangheri, Letizia Tedeschi, Paolo Buergi e Gianni Venturi. Altri eventi sono: dal primo al 4 maggio «Dipingere con la luce e le arti del fuoco», una mostra di Sante Pizzol e Franco Boaretto a Villa Monastero (Lecco); dal primo al 5 maggio «Green Camp», campo estivo per bambini nel frutteto della Fondazione Minoprio (Como); il 4 maggio, poi, ci sono «Il Parco delle Meraviglie» nella Reggia di Villa Arconati (Milano) e Yoga con visita nei Giardini di Villa Carlotta (Como). Dal 9 al 29 maggio «Fratelli dell’oscurità. Figli della luce», una mostra di fotografie di Michela Montrasio a Villa Monastero (Lecco), mentre dal 17 al 25 maggio c’è «Satsuki Bonsai Festival. Azalee in fiore», al Crespi Bonsai Museum (Milano) e il 18 maggio, nella Giornata Internazionale dei Musei ICOM, l’ingresso gratuito al Giardino e alla Casa Museo di Villa Monastero (Lecco). Grandi Giardini Italiani ha delineato un percorso turistico di 100 giardini, orti, vigneti e frutteti della Lombardia, del Canton Ticino e di altre 12 regioni italiane, per i visitatori di Expo 2015. Una nuova rete turistica nata per valorizzare i «Giardini all’Italiana», una delle icone più importanti del made in Italy. Partner ufficiali del progetto sono: lo Studio di Architettura e del Paesaggio LandAlab; Ingegnoli e Fondazione Minoprio; sponsor ufficiale è Granulati Zandobbio. Fanno parte della rete «100 Giardini per Expo 2015» giardini privati (il 20% dei quali mai aperti al pubblico) e giardini e parchi pubblici di Comuni e Province italiane. L’itinerario partirà da Milano (dalle porte dell’Expo) con i giardini all’italiana di Villa Arconati (Bollate), per proseguire poi con Villa Carlotta sul lago di Como, Isola del Garda e il Giardino della Villa Sommi Picenardi (Lecco), portando i visitatori in ogni angolo della Lombardia e oltre, in Canton Ticino, in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Campania e Sicilia. Per l’occasione saranno organizzati eventi e pacchetti turistici sul territorio lombardo e nel resto dell’Italia. Per il programma completo consultare www.grandigiardini.it/eventi n marketing, due siti web, una casa editrice e una casa cinematografica. La fee annuale è di 3mila euro, i servizi che forniamo costerebbero, se prodotti dai singoli soggetti, molto di più. Qui a Villa Erba abbiamo una struttura fissa che si occupa della rete, un team di professionisti giovani, stipendiati adeguatamente con la cultura del project management. Più del 50% dei giardini che noi federiamo Judith Wade hanno un introito di 700mila euro l’anno. Abbiamo messo a disposizione un modello di gestione. Non ho mai ricevuto contributi da Stato, Regioni, Province, Comuni. Immagino che abbiate dato vita a itinerari tematici anche in vista dell’Expo 2015 e ad altri progetti di sviluppo. Cito due itinerari tematici: «Il nome della rosa», che tocca 28 roseti tra i più importanti in Italia e «100 giardini per Expo 2015». Inoltre stiamo lavorando a una nuova rete «Gardens in Switzerland» e definendo altri progetti per l’estero. Sono convinta che si possa esportare il nostro know-how. Che cosa offre di diverso la visita di un giardino, che arricchimento si ricava? È innanzitutto una straordinaria esperienza sensoriale, di benessere: si è all’aria aperta, immersi nei profumi, circondati da piante e fiori. È un’esperienza culturale, i giardini sono espressione di tante arti messe insieme (scultura, pittura, mosaico) e di una precisa storia dell’arte dei giardini. Pensi ai giardini barocchi o a quelli creati da Russell Page, grande architetto paesaggista e garden designer britannico, negli anni sessanta in Italia. Infine è un’acculturazione botanica: nei giardini dell’Emilia Romagna troverai certe piante; altre in Campania; altre ancora in Sicilia. n Sandro Parmiggiani IlIlcatalogo catalogoinintre trevolumi, volumi, edito editodadaElecta, Electa,illustra illustraoltre oltre 2000 2000opere operedel delNovecento Novecento dalle dallecollezioni collezionidel delGruppo Gruppo moderna L’arte L’arte moderna LL a pubblicazione catalogo ragionato della raccolta a pubblicazione deldel catalogo ragionato della raccolta di opere Novecento Intesa Sanpaolo pone di opere deldel Novecento di di Intesa Sanpaolo si si pone inin linea di continuità con i programmi di studio del linea di continuità con i programmi di studio del pa-patrimonio artistico Gruppo, passato hanno promostrimonio artistico deldel Gruppo, cheche in in passato hanno promosso la nascita di importanti progetti editoriali relativi a singoli so la nascita di importanti progetti editoriali relativi a singoli capolavori o specifiche raccolte. capolavori o specifiche raccolte. Intesa Sanpaolo, dispone migliaia opere d’artedi di Intesa Sanpaolo, cheche dispone di di migliaia di di opere d’arte grande valore, ereditate dai numerosi istituti di credito che grande valore, ereditate dai numerosi istituti di credito che corso degli anni sono entrati a far parte Gruppo, sente nelnel corso degli anni sono entrati a far parte deldel Gruppo, sente il dovere di tutelare patrimonio, nonché promuoverne il dovere di tutelare taletale patrimonio, nonché di di promuoverne la conoscenza e la fruizione da parte del pubblico. temla conoscenza e la fruizione da parte del pubblico. DaDa tempo è stato quindi avviato un progetto di valorizzazione delle po è stato quindi avviato un progetto di valorizzazione delle collezioni d’arte, che ne prevede la schedatura, il restauro e la collezioni d’arte, che ne prevede la schedatura, il restauro e la catalogazione storico-critica. Più di recente, è nata l’idea di catalogazione storico-critica. Più di recente, è nata l’idea di dar vita, in alcune delle principali città italiane in cui la Banca dar vita, in alcune delle principali città italiane in cui la Banca opera, a poli museali e culturali denominati “Gallerie d’Italia”, opera, a poli museali e culturali denominati “Gallerie d’Italia”, che custodiscono ed espongono in modo permanente alcune che custodiscono ed espongono in modo permanente alcune delle raccolte di proprietà. Una tra le più importanti e ricche delle raccolte di proprietà. Una tra le più importanti e ricche collezioni del Gruppo, quella di opere del XX secolo, ha recollezioni del Gruppo, quella di opere del XX secolo, ha recentemente trovato collocazione nelle Gallerie d’Italia-Piazza centemente trovato collocazione nelle Gallerie d’Italia-Piazza Scala a Milano, nell’ambito di un articolato progetto espositiScala a Milano, nell’ambito di un articolato progetto espositivo denominato Cantiere del ’900. L’apertura delle sedi museali vo denominato Cantiere del ’900. L’apertura delle sedi museali di Intesa Sanpaolo è il risultato di un lungo, costante processo di Intesa Sanpaolo è il risultato di un lungo, costante processo di tutela e conoscenza delle opere, che oggi vengono esposte di tutela e conoscenza delle opere, che oggi vengono esposte al pubblico e che nel tempo sono state oggetto di impegnative al pubblico e che nel tempo sono state oggetto di impegnative campagne di conservazione e di studio storico-critico. È stacampagne di conservazione e di studio storico-critico. È stato così possibile enucleare, da un insieme ampio e variegato, to così possibile enucleare, da un insieme ampio e variegato, singoli capolavori, quali il Martirio di sant’Orsola di Carasingoli capolavori, quali il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio o il Capriccio con chiesa gotica e laguna di Canaletto, vaggio o il Capriccio con chiesa gotica e laguna di Canaletto, ma anche importanti gruppi collezionistici come la raccolta ma anche importanti gruppi collezionistici come la raccolta di opere del Novecento. Proveniente per la maggior parte di opere del Novecento. Proveniente per la maggior parte dalla Banca Commerciale Italiana – che è andata acquisendalla – che è andata acquisendoBanca fra gli Commerciale anni Sessanta eItaliana Novanta un ampio spettro di opedo re fradell’arte gli anniitaliana Sessanta e Novanta un ampio spettro del Novecento, documentandodi inopemodo re dell’arte delsituazioni, Novecento, documentando in della modoseattento eitaliana capillare tendenze e presenze attento e capillare situazioni, presenze sevori di Boccioni prefuturista e dalle opere di Balla, Carrà, de conda metà del secolo – matendenze anche da ealtri istitutidella di credito, di Boccioni dalle opere di Balla, conda metà del secolo – ma anche da altri istituti di credito, Chirico, Sironi,prefuturista Funi, Zanini,e Mafai, Spadini, RosaiCarrà, e Tosi, de più quali il Banco Ambrosiano Veneto, le Casse di Risparmio, il vori Chirico, Sironi, Funi, Zanini, Mafai, Spadini, Rosai e Tosi,metà più quali il Banco Ambrosiano Veneto, le Casse di Risparmio, il Banco di Napoli, il Credito Industriale Sardo, il Banco La- estesamente documentata è la produzione della seconda è ladell’arte produzione della seconda metà Banco di l’Istituto Napoli, ilMobiliare Credito Industriale il Banco La- estesamente del secolo. documentata Questa stagione italiana è ripercorsa attrariano, Italiano e ilSardo, Sanpaolo di Torino, del secolo. Questa stagione dell’arte italiana è ripercorsa attra- i riano, l’Istituto Mobiliare Italiano e il Sanpaolo di Torino, l’insieme della collezione vanta oltre tremila opere – dipin- verso i suoi protagonisti, i movimenti, le sperimentazioni, i suoi estetici: protagonisti, i movimenti, le sperimentazioni, i l’insieme della collezione tremila opere –esplorate dipin- verso linguaggi lo Spazialismo, l’Informale, il Movimento ti, sculture, fotografie evanta altreoltre tecniche espressive estetici: illoGruppo Spazialismo, l’Informale, il Movimentoe ti, sculture, e altre espressive esplorate Arte Concreta, degli Otto, l’Arte Programmata nel secolofotografie scorso, oltre a untecniche considerevole nucleo di circa linguaggi Concreta, il Gruppo l’Arte Programmata neltremilacinquecento secolo scorso, oltredisegni a un considerevole nucleo esclusi di circadal Arte Cinetica, la Poesia Visiva,degli l’ArteOtto, Povera, l’Arte Concettuale,ela e grafiche d’autore, Cinetica, la Poesia Visiva, l’ A rte Povera, l’ A rte Concettuale, la tremilacinquecento disegni e grafiche d’autore, esclusi dal presente catalogo ma comunque oggetto di un approfondito Pop Art italiana e altre tendenze, fino ad approdare alla nuova Pop Art italiana e altre tendenze, fino ad approdare alla nuova presente catalogo ma comunque oggetto di un approfondito programma di studio –, che restituiscono il complesso qua- ricerca artistica degli anni Ottanta e Novanta. Importante è la artistica Ottantaquali e Novanta. Importante la programma di studio che restituiscono presenza delledegli opereanni di maestri Fontana, Dorazio, èTurdro dell’arte di quel–,periodo in Italia. il complesso qua- ricerca presenza delle opere di maestri quali Fontana, Dorazio, TurdroSedell’arte di quel periodo in Italia. il primo Novecento è rappresentato dai luminosi capola- cato, Melotti, Guttuso, Afro, Vedova, Corpora, Birolli, MoreSe il primo Novecento è rappresentato dai luminosi capola- cato, Melotti, Guttuso, Afro, Vedova, Corpora, Birolli, More- ni, Morlotti, Santomaso, Scanavino, Burri, Scialoja, Schifano, ni, Morlotti,Baj, Santomaso, Scanavino, Burri, Scialoja,Consagra, Schifano, Tancredi, Munari, Arnaldo e Giò Pomodoro, Tancredi, Baj, Munari, Arnaldo e Giò Pomodoro, Consagra, Festa, Rotella, Ceroli, Capogrossi, Perilli, Novelli, Pascali, CaFesta, Rotella, Ceroli,Fabro, Capogrossi, Novelli, Pascali, Castellani, Manzoni, Paolini,Perilli, Alik Cavaliere, Pistoletto, stellani, Manzoni, Fabro, Paolini, Alik Cavaliere, Pistoletto, Boetti, Penone, Paladino, Pardi, Isgrò. Nelle collezioni non Boetti, Penone, Paladino, Pardi, Isgrò. Nelle collezioni non mancano poi alcuni grandi nomi dell’arte internazionale, mancano poi alcuni grandi nomi dell’arte internazionale, come Picasso, Kandinsky, Ernst, Matta, Riopelle, Warhol. come Picasso, Kandinsky, Matta, Riopelle, Warhol. Il catalogo, che nasce dallaErnst, volontà di presentare in modo siIlstematico catalogo, un cheaccurato nasce dalla volontà di presentare in modo silavoro di schedatura scientifica, comstematico un accurato lavoro di schedatura scientifica, comprende circa 2000 schede riferite alle oltre 3000 opere preprende circacollezione. 2000 schede riferitecome alle oltre 3000 opere presenti nella Si propone un progetto editoriale senti nella collezione. Si propone come un progetto editoriale attento a fornire un’immagine complessiva della raccolta, con attento a fornire un’immagine complessiva della raccolta, con Sanpaolo in in Intesa Intesa Sanpaolo Sanpaolo I tre volumi Protagonisti del primo novecento e presenze regionali Il primo volume comprende le opere dei maestri della prima parte del secolo, la limitata selezione di testimonianze di grandi protagonisti dell’arte internazionale e un’ampia panoramica di quelle presenze regionali che caratterizzano le relazioni territoriali intrattenute dagli istituti bancari. L’opportunità di documentare l’arte del territorio nel momento in cui si costituiscono le collezioni delle diverse banche, distribuite in centri maggiori e minori dell’Italia unita, ha spinto la scansione cronologica oltre i primi decenni del secolo, per evidenziare la persistenza di tradizioni fondate su particolarità stilistiche e relazioni fra gli autori di generazioni diverse, nonché aspetti iconografici via via peculiari, quasi una geografia dell’arte, senza centralità e periferie. Il secondo dopoguerra Il secondo volume annovera le opere e le situazioni del secondo dopoguerra, che hanno caratterizzato l’arte italiana degli anni quaranta-primi sessanta, particolarmente nell’ambito delle diverse forme di astrazione. Il libro si apre con il gruppo di lavori di Lucio Fontana, allargandosi alla presentazione dello Spazialismo e del Movimento Nucleare, per passare alle altre figure che qualificano la ricerca attorno all’Informale. Il clima degli anni cinquanta è così rappresentato da un alto numero di opere di grande livello, oltre che da originali testimonianze di un panorama estremamente diversificato, anche con declinazioni regionali, come la critica del tempo riconobbe. Il superamento dell’Informale, per via di una più radicale concentrazione sui caratteri specifici della prassi gestuale e segnica, oltre che dalle forme di ricerca cinetico-programmata, costituisce la parte conclusiva del volume, insieme ai nuclei di sculture del secondo dopoguerra, tra i quali la raccolta di marmi di autori internazionali realizzati per i laboratori della Società Henraux di Pietrasanta negli anni sessanta. L’ultimo novecento Nella pagina a sinistra, dall’alto, Lucio Fontana, «Concetto spaziale: la Luna a Venezia», 1961, acrilico e vetri su tela, 150 x 150 cm; Giacomo Balla, «Verso la notte», 1918, olio su tela, 70 x 100 cm; Alik Cavaliere, «W la libertà», 1976, ferro, bronzo e oggetti, 227 x 105 x 103 cm; Michelangelo Pistoletto, «Ragazza che cammina», 1966, serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 230 x 120 cm. In questa pagina, dall’alto Afro, «Senza nome», 1959, tecnica mista su tela, 104 x 130 cm; Piero Dorazio, «Serpente», 1968, olio su tela, 175 x 350 cm attenzione per le eccellenze, ma anche alla documentazione delle peculiarità di un complesso unico nel suo genere, per le specifiche attenzioni che rivela, oltre che per la qualità dei suoi capolavori e di molte opere che hanno acquisito notorietà per diverse vie. Elaborata nel corso di alcuni anni di studio sistematico svolto da specialisti di diversi ambiti cronologici e territoriali – studio coordinato da Francesco Tedeschi, curatore del progetto editoriale con Carlo Pirovano –, l’impostazione del catalogo ragionato non si fonda su un criterio rigidamente alfabetico o cronologico, ma è organizzata per aree tematiche, geografiche o per tendenze, all’interno delle quali si sono volute rimarcare le presenze di maggior rilievo, senza trascurare però la necessità di una visione allargata e complessiva. L’insieme dei tre volumi offre una scansione storico-critica, all’interno della quale le opere sono raccolte in sezioni che richiamano anche le diverse origini e le ragioni sulle quali si sono creati i nuclei più evidenti. La possibilità di compiere attorno a ciascun pezzo indagini come quelle svolte in occasione di questa catalogazione, ha permesso di fornire della collezione Intesa Sanpaolo una visione che rispecchia la complessità di un mondo come quello dell’arte e della cultura italiana del XX secolo, sorretta da energie individuali e da spinte locali, ma inserita sotto diversi profili nel dialogo con le correnti internazionali. Il catalogo presenta quindi un corpus di alto livello nella documentazione dell’arte italiana del Novecento, che si inserisce di diritto fra le raccolte di maggior rilievo nell’ambito delle collezioni istituzionali italiane. Con la collana L’arte moderna di Intesa Sanpaolo, che potrà arricchirsi in futuro di nuove pubblicazioni, Intesa Sanpaolo ribadisce l’impegno a non tesaurizzare le proprie opere d’arte, bensì a valorizzarle approfondendone lo studio e mettendole a disposizione della collettività. I primi tre volumi permettono di conoscere una raccolta dalla fisionomia sfaccettata, offrendo diversi e stimolanti approcci. Per la comunità scientifica può essere uno strumento utile di consultazione e di ricerca; per un più ampio pubblico, un valido tramite per accostarsi all’arte del secolo scorso. Il volume sarà in distribuzione dal 1° aprile. Il terzo volume, che si apre con le tendenze di carattere pop e della Nuova Figurazione degli anni sessanta, comprende molte opere che documentano l’arte dell’ultima parte del Novecento, con affondi sull’area delle ricerche verbo-visuali, sull’Arte Povera e le avanguardie di matrice concettuale, sulle forme di pittura “analitica” e di scultura “costruttiva” che caratterizzano esperienze nate negli anni settanta, per giungere a rappresentare l’arte degli anni ottanta e novanta in modo complessivamente aperto alle diverse esperienze che si sono andate affermando in un’epoca di grande interesse, per quanto ancora vicina nel giudizio storico. Coprendo un arco cronologico abbastanza ampio, di circa quattro decenni, il libro riflette l’attenzione per personalità e tendenze che hanno caratterizzato l’arte di questo periodo, tenendo conto anche delle intenzioni documentarie della raccolta, realizzata attraverso le acquisizioni compiute in modo complessivamente coordinato. Pur nelle molteplici e differenti situazioni che vi sono rappresentate, si vuole riconoscere a questo complesso di materiali un carattere che in una prospettiva storica, anche se ancora ravvicinata, offre alcuni aspetti specifici, sviluppo di condizioni e premesse riconoscibili all’interno della fase storica di cui sono espressione. VEDERE A COMO 18 Vi lascio una Casaperlarte Troppo poco contemporaneo Paolo Minoli ha lasciato a Cantù la propria collezione di arte contemporanea e una Fondazione Velasco Vitali racconta il rapporto Chiara Capelletti, assessore alla con la sua città e lamenta una scarsa Cultura della Provincia di Cremona, sensibilità per l’arte attuale illustra il network promosso dalla Fondazione Cariplo ©CASAPERLARTE L’ © CARLO BORLENGHI P aolo Minoli, pittore e scultore internazionale, è scomparso il 20 dicembre 2004 e ha dedicato le sue ultime forze a gettare le basi di una Fondazione che salvaguardasse la sua opera e le sue collezioni. Nato a Cantù (Como) nel 1942, è rimasto sempre legato alla sua città natale, sviluppandone musei, sculture e arredi urbani. È stato docente di Cromatologia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e ha legato il proprio nome alla realizzazione di opere grafiche di Mario Radice, Bruno Munari, Luigi Veronesi, Max Huber, Piero Dorazio e Mario Nigro. La sua casa-studio, con il giardino costellato di sue sculture, è ora la sede di Casaperlarte. Dell’attività della Fondazione parla il consigliere Riccardo Zelatore: «Abbiamo iniziato la raccolta dei materiali per la pubblicazione del Catalogo sistematico della pittura e della scultura di Paolo Minoli; l’impegno del Consiglio direttivo e del Comitato scientifico Esterno della sede di Casaperlarte della Fondazione è teso alla divulgazione e alla messa a sistema dello straordinario patrimonio culturale ed etico che Paolo Minoli ci ha generosamente affidato». Nelle sale di Villa Sottili, oltre alle 2.700 opere di Minoli (dipinti, sculture, disegni, studi, collage e opere grafiche), sono custoditi 150 lavori di Bruno Munari. La collezione, già documentata in uno dei quaderni editi dalla Fondazione, è stata più volte presentata in sedi pubbliche e private e lo stesso approccio sarà seguito per i nuclei di opere di Luigi Veronesi e Carla Badiali. Altri progetti divulgativi interesseranno le collezioni di artisti nazionali e internazionali come Radice, Morellet, Gianni Colombo, Dadamaino, Arman, Bill, Andrea e Pietro Cascella, Consagra, Fontana, Melotti, Arnaldo e Giò Pomodoro, Man Ray, Spoerri, Staccioli e molti altri. Nell’ambito della raccolta di opere grafiche, oltre ai fogli di Josef Albers e alla storica cartella di Abstraction Création, va ricordato il progetto affidato a Getulio Alviani, nel 2004, che ha coinvolto una schiera di artisti attivi in Europa e in America tra cui, oltre Alviani stesso, Anuszkiewicz, Castellani, Christen, Cruz-Diez, Lowe, Lùcena, Mari, Varisco e Winiarski. Completano le collezioni ceramiche contemporanee e migliaia di fischietti etnopopolari da tutto il mondo. n Sandro Parmiggiani artista Velasco Vitali, impegnato nel suo studio principale di Milano, non rinuncia a conservare uno studio a Bellano (Como), dove è nato e dove vive. Esiste una relazione tra Como e le sue opere? Più che la città di Como il mio riferimento è il territorio della provincia comasca, anche se la città ha una sua centralità innegabile e resta un luogo di connessione con il resto. Per ragioni di nascita ho frequentato molto il lago; c’è moltissimo di questi ambienti nel mio lavoro. Può fare qualche esempio? I primi lavori che ho fatto in pittura negli anni ’80 hanno tutti un preciso riferimento geografico al territorio comasco. Poi c’è il mio recente progetto «Foresta rossa», realizzato sull’Isola Madre del Lago Maggiore che per morfologia territoriale si avvicina molto alla mia zona. Gli alberi posizionati in forma di scultura sull’isola non sono altro che gli alberi intorno a casa mia e l’elemento delle giostre fa parte del mio immaginario infantile. C’è vitalità a Como e dintorni quanto ad arte contemporanea? La mia impressione è che nel territorio comasco l’attività contemporanea sia quasi a zero. Per quanto riguarda Como, invece, mi sembra che da vari fronti qualcosa si faccia: penso alla Fondazione Ratti, all’Assessorato alla Cultura, anche se nell’ottica delle iniziative dell’amministrazione pubblica quasi tutto è riferito all’architettura, al Razionalismo, all’Astrattismo comasco. In termini di ricerca attuale è soprattutto l’Accademia di Belle Arti di Como a darsi da fare. Ha accennato a questa «povertà» come a una possibilità. Certo, se un territorio è povero è come una tabula rasa per inventare qualcosa, ma non si può inventare nulla con zero sensibilità e zero fondi, bisogna assumersi la responsabilità e avere voglia di fare. E questa voglia manca a Como? Non manca la voglia, ma il concetto non riesce a essere recepito. In quest’ultimo periodo mi sono giunti diversi stimoli da gruppi di committenti che vorrebbero qualcosa a livello di opere pubbliche, ma la difficoltà sta proprio nel costruire qualcosa scavalcando la visione e lo schema dell’opera pubblica dei canali tradizionali. Che cosa state tentando di fare? Non è un percorso facile, è un lavoro che passa inevitabilmente per un dialogo con la politica che consenta di superare gli schemi tradizionali, è un lavoro che precede e porta alla riuscita e alla realizzazione di un’opera però, e in questo senso, anche a Como, stiamo lavorando. q San Secondo di Pinerolo Il castello che piace ai lombardi Dalla Lombardia il boom di visitatori del Castello di Miradolo Paola Eynard dirige il Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (Torino), un sito monumentale piemontese con il record di visitatori dalla Lombardia. Gestito dalla Fondazione Cosso, è oggetto di un notevole restauro. Come presenterebbe oggi questo luogo? Il Castello di Miradolo, con un magnifico parco storico di oltre 6 ettari che conta più di 1.700 alberi di 70 specie diverse, è sottoposto a un imponente restauro dal 2008. Il capillare lavoro di studio e ricerca ha permesso di datare con maggior precisione la struttura e le fasi del suo sviluppo sul territorio a partire dal XVI secolo. Per avvicinare il pubblico al parco e ai suoi segreti è allestito un percorso multimediale dedicato alla natura, ai fiori e ai grandi alberi. Abbiamo ricostruito l’originale connotazione del parco, riattivandone in parte alcuni vecchi percorsi. C’è una natura di rara bellezza, che stagionalmente si colora di fioriture cromaticamente diverse, diventando palcoscenico di con- certi e itinerari naturalistici. Il cantiere aperto nelle sale storiche, in parte visitabile, permette di apprezzare il Castello e gli affreschi in fase di recupero. Perché si registra una forte presenza di lombardi? La presenza di visitatori lombardi sfiora l’80% del totale dei visitatori da fuori regione. Fondamentale è l’inserimento del Castello di Miradolo all’interno di percorsi di visita del territorio circostante. In quest’ottica nasce il progetto «Il Viaggiator Curioso»: percorsi organizzati dalla Fondazione Cosso con altre realtà culturali del territorio, come l’Abbazia di Staffarda, la Palazzina di Caccia di Stupinigi o il Castello della Manta. La visibilità del Castello di Miradolo per i turisti da fuori regione è inoltre garantita dalla presenza nei circuiti dei Castelli Aperti e dell’Associazione Dimore Storiche Italiane. Quali sono le attività di maggio e giugno? Visite guidate naturalistiche e architettoniche, corsi e laboratori tematici per adulti e bambini, Questo Distretto è musicale L a Provincia di Cremona è il capofila del Distretto culturale provinciale, uno dei risultati del progetto della Fondazione Cariplo per la valorizzazione del patrimonio culturale tangibile e intangibile della Lombardia. Com’è organizzato il Distretto? Coinvolge un partenariato di 24 soggetti, vi aderiscono anche le reti che operano sul territorio nel campo della cultura, della formazione e del turismo. Ci sono la Rete Bibliotecaria, sistema bibliotecario provinciale nato per migliorare la qualità dei servizi attraverso procedure omogenee; il Sistema museale, un organismo di coordinamento fra i Musei e le Raccolte museali della provincia ideato per fare sintesi fra i musei migliorandone funzioni, servizi e promuovendo la valorizzazione delle raccolte; il Sistema Teatrale, finalizzato al sostegno per il finanziamento delle stagioni, con otto siti come il Ponchielli di Cremona, il Comunale di Casalmaggiore, il Sociale di Soresina, il Galilei di Romanengo, il Bellini di Casalbuttano, il San Domenico di Crema, il Gallerani di San Giovanni in Croce e il Gonzaga di Ostiano. Poi la Rete musicale cremonese e il Distretto della Musica. Due sistemi culturali, questi ultimi, che costituiscono il cuore del Distretto culturale. La musica è l’elemento che caratterizza profondamente la cultura e l’economia del territorio. Le azioni del Distretto mirano alla promozione e allo sviluppo del settore musicale in tutti i suoi aspetti: capitale umano, ricerca e innovazione, sostegno del comparto dell’artigianato d’eccellenza, liutario e organario. Stiamo lavorando per la partecipazione di tutti nella costruzione di un progetto condiviso e in continua espansione che, oltre a preservare un profondo radicamento con la realtà locale, ambisce ad aprirsi anche oltre i propri confini, in una prospettiva nazionale e internazionale. Qual è l’obiettivo del Distretto? L’obiettivo è centrato sulle azioni strumentali a esercitare una governance reale, in termini programmatici, di coordinamento progettuale, di presidio amministrativo e contabile, di presidio sulla comunicazione e sull’identità visiva; di una diffusione delle informazioni capillare e mirata alla costruzione di una comunità più ampia. Punta inoltre su alcune azioni di sviluppo dei progetti, che partono dai temi condivisi della liuteria, della musica, del riconoscimento Unesco, dell’investimento sulla ricerca e sull’innovazione e innesta su questi proposte di lettura legate all’arte contemporanea, a progetti di alfabetizzazione e contaminazione fra arte e scienza, a sperimentazione di laboratori didattici innovativi. Il nostro obiettivo culturale si declina così in azioni di elaborazione creativa, animazione delle reti e costruzione di comunità. q Giorgio D’Orazio Nel nome di Ala Ponzone Il castello di Miradolo i due concerti della stagione musicale estiva nel Parco storico: il 21 e 22 giugno, alle 21.15 «Sogno di una notte di mezza estate» da Mendelssohn e Shakespeare e il 2 luglio alla stessa ora «Petite Messe Solennelle» di Rossini. Progetti per il futuro? Per il prossimo autunno la Fondazione Cosso sta lavorando con Vittorio Sgarbi a una nuova mostra dedicata alla figura di un Santo con una ricca selezione di opere del ’400 e ’600, l’apertura è prevista il 4 ottobre. q Il sistema museale di Cremona garantisce non solo le raccolte del marchese, ma anche un nuovo Archeologico e la tradizione contadina N el cinquecentesco palazzo Affaitati ha sede la Pinacoteca del Museo Civico Ala Ponzone, legata a uso pubblico nel 1842 con il testamento del marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone. La raccolta di dipinti e sculture conta più di 2.000 pezzi, solo in parte esposti. La sezione dedicata al Medio Evo e al Quattrocento ospita sculture, affreschi strappati, tavolette da soffitto e un’ampia selezione della produzione legata alle opere dei Bembo; la Galleria della pittura cremonese del Cinquecento offre una completa antologia dei pittori che documentano il passaggio dalla 19 VEDERE A CREMONA Nel nome di Ala Ponzone tradizione quattrocentesca alla maniera moderna, alla nuova sensibilità rinascimentale, come Boccaccino, Pedro Fernandez, Aleni e Galeazzo Campi, anticipatori di una sensibilità naturalistica che approderà a Caravaggio, qui illustrato dal celebre «San Francesco in meditazione». La Sala di San Domenico, invece, ospita opere dalla demolita chiesa dei frati predicatori e mostra gli apporti milanesi alla cultura locale del Seicento. Le sale successive sono dedicate alla natura morta cremonese, é qui il noto dipinto di Giuseppe Arcimboldi «L’ortolano», ai ritratti di casa Ponzone e alle testimonianze della pittura dei secoli XVII, XVIII e XIX. Le ultime due sale del Museo accolgono Museo Archeologico una selezione di arti applicate e una sezione dedicata all’iconografia di Cremona, con opere legate alla storia della città e alla sua rappresentazione pittorica, una panoramica della pittura lombarda del secondo ’800 e del ’900 e il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, che conta 6000 pezzi e, ancora, la collezione di strumenti storici di Carlo Alberto Carutti (oltre 60 esemplari per quattro secoli di liuteria) raccolta ne «Le stanze per la musica». Anche nel Museo di Storia Naturale il nucleo originario della sezione scientifica è costituito dal lascito Ala Ponzone, cui si sono aggiunte raccolte donate prevalentemente da naturalisti locali. Dal 2009, inoltre, è stato aperto al pubblico il nuovo Museo Archeologico nella chiesa sconsacrata di San Lorenzo e nell’annessa cappella Meli. Gli scavi effettuati dal 1962 hanno consentito di portare alla luce i resti di una chiesa precedente, identificabile con quella menzionata da una pergamena del 990, di un edificio cimiteriale paleocristiano e di una necropoli romana del I secolo a.C.; la destinazione a sede museale del complesso monumentale, ne ha favorito il completo recupero. Al suo interno è ospitato il cuore delle raccolte archeologiche di Cremona, dai reperti rinvenuti a partire dall’800 al recentissimo scavo di piazza Marconi, circa 500 oggetti esposti secondo un percorso tematico in tre sezioni che racconta l’immagine della città fondata dai Romani nel 218 a.C., la prima a nord del Po. Altro museo cremonese è quello della Civiltà Contadina della cascina il «Cambonino Vecchio», dove sono stati ricreati ambienti domestici e rurali del passato. q Giorgio D’Orazio Una terra di teatri Luoghi storici con arredi e decorazioni originali sono il vanto della provincia L a provincia di Cremona è ricca di teatri con un’interessante storia architettonica e sociale. Spicca tra questi il Teatro della Società (oggi Teatro Comunale) di Casalmaggiore, realizzato nel 1783 su disegno di Andrea Mones con l’approvazione di Giuseppe Piermarini, architetto del Teatro alla Scala di Milano, che definì la forma della cavea. Dopo il restauro degli anni ’80, dal 1989, vive di Stagioni intense e variegate. A Casalbuttano, invece, tra il 1869 e il 1870, fu portata a termine l’opera del Teatro, di modeste proporzioni ma perfetta armonia architettonica, graziosamente decorato con motivi classici (putti danzanti, festoni, strumenti musicali, motivi floreali, maschere). Dedicato a Vincenzo Bellini venne utilizzato per lirica, operetta, prosa e altri spettacoli, ma, nel 1951, una ristrutturazione integrale e non conservativa lo ha modificato irreversibilmente in cinema e solo nel 1991 è stato «ricostruito» il nuovo teatro comunale. A Pizzighettone, all’interno della cinta muraria, trova posto dal 2013 il Teatro alle Mura, un ambiente allestito con una zona palco e sedute per il pubblico e una capienza di circa 170 posti, tuttora in evoluzione. Nell’antico Castello del borgo di Ostiano è ospitato, poi, il Teatro Gonzaga, frutto di un’opera All’Interno 18 i giovani pittori si sfidano Luogo dedicato all’arte contemporanea, la Galleria Interno 18 (www.galleriainterno18.it) ha recentemente ospitato la collettiva «Nuova pittura italiana», ultima tappa di un importante progetto espositivo ideato da Enzo Cannaviello già esposto a Torino, Roma, Benevento e Milano. Si è trattato di una selezione di 13 artisti emergenti (Giuseppe Abate, Elena Ascari, Irene Balia, Anna Caruso, Cosimo Casoni, Enej Gala, Riccardo Giacomini, Matteo Giagnacovo, Bruno Marrapodi, Silvia Mei, Isabella Nazzarri, Chiara Sorgato, Elena Vavaro) che pur provenendo da differenti percorsi formativi, trovano espressione comune nel mezzo pittorico. Dall’8 maggio al 15 giugno, due di loro, Irene Balia e Bruno Marrapodi, tornano in galleria con una doppia personale che ne mette a confronto il diverso linguaggio e l’interpretazione del figurativo. Nata a Iglesias nel 1985, Irene Balia vive a Milano. «Davanti alle sue tele avviene uno scambio: noi, il pubblico, convinti di osservare l’opera ne veniamo, invece, osservati. È una sensazione che non è data tanto dai soggetti ritratti in posa, né dal loro sguardo rivolto all’esterno del quadro, è l’attesa, la percezione che debba accadere qualcosa a momenti [...] un’attesa permanente e palpabile in cui sono sospesi gli uomini e le donne tratteggiati a matita, gli animali immobili, i paesaggi con gli alti alberi e persino le gocce di pioggia. E noi, che rimaniamo in silenzio di fronte al dipinto siamo già così dentro con la Bruno Marrapodi, «Villa Tucano», 2014 mente, ipnotizzati dalla miriade di foglioline di un prato o dalla minuziosa decorazione di un abito» sono queste alcune tra le tante parole spese su di lei da critici e curatori. Di Bruno Marrapodi, attivo a Milano, dov’è nato nel 1982, scrive invece Andrea Lacarpia: «Come un flâneur del mondo contemporaneo, l’artista vaga per le strade delle vicende umane [...] Le sue stravaganti narrazioni pittoriche, essenzialmente consistono in personaggi rappresentati in luoghi inondati da forme buffe e visionarie, dai colori psichedelici stesi con campiture piatte. La rappresentazione è teatrale, artefatta come la realtà che l’uomo crea nella propria mente». q Teatro Amilcare Ponchielli, Cremona edilizia collocabile tra fine ’700 e metà ’800. Una struttura a campana con due ordini di palchetti realizzata in materiali poveri (legno dipinto e tela) e una decorazione del 1827 opera della famiglia Motta. Un convento domenicano risalente al 1332 è invece la sede del teatro della città di Crema. Il Teatro San Domenico, tra prosa, danza, musica e letteratura, è una sala atipica, ricavata dalla chiesa del convento che, nella sua storia secolare, è stata ospedale militare, scuderia napoleonica, mercato alimentare, cinema e palestra ginnica. Solo dal 1999 è, a tutti gli effetti, un’affascinante sala teatrale, con 400 poltrone e un palcoscenico i cui muri riportano affreschi d’epoca. Tornando al capoluogo, è da visitare, infine, l’edificio del Teatro «Amilcare Ponchielli». Due sono le forme sostanziali avute nella sua lunga storia: la prima risale al ’700, la forma attuale è invece quella del 1808, distrutta poi da un incendio. L’immediata ricostruzione fu affidata al noto architetto Luigi Canonica, che s’ispirò al suo maestro Piermarini, creando uno dei migliori teatri dell’epoca, con sala a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi e galleria, che prese il nome di Teatro della Concordia. Nel 1824 un nuovo incendio ha parzialmente distrutto la struttura, subito ripristinata e in vita fino al 1986 quando, passata alla proprietà comunale, è stata sottoposta a radicale restauro. q VEDERE A CREMONA 20 Dove se non qui il Museo del Violino In viaggio in tutto il mondo per l’arte Da settembre 2013 alla storia centenaria della liuteria cremonese si è aggiunta l’apertura del Museo del Violino (www.museodelviolino.org), un’importante struttura capace di essere allo stesso tempo auditorium, museo, laboratorio di ricerca, centro di studi e luogo dove sono riunite tutte le collezioni liutarie cremonesi. Il percorso di visita è articolato in dieci sale, ognuna delle quali dedicata a un momento particolare della storia o del patrimonio liutario. Le origini del violino sono indagate attraverso documenti storici e iconografici, si entra davvero nella bottega del liutaio, con la presentazione dei materiali, delle essenze e delle tecniche costruttive. Uno spazio multimediale illustra le vicende delle più celebri dinastie liutarie cittadine, preparando il visitatore allo «scrigno dei tesori», dove sono custoditi i più importanti strumenti di Stradivari, degli Armati e dei Guarneri. Solo a Cremona, poi, si possono ammirare gli oltre 700 reperti, disegni, forme e attrezzi utilizzati da Stradivari nella sua bottega. La cultura dell’eccellenza, che fin dai suoi primi passi guida il percorso di realizzazione del Museo del Violino, trova nell’Auditorium Giovanni Arvedi la sintesi perfetta. Cardine della sua costruzione è la volontà di offrire a ognuno dei 464 ascoltatori un’esperienza totalizzante. «Cremona è la città di Stradivari», è l’espressione che traduce una verità inconfutabile: Stradivari abita ancora qui, unendo in un filo diretto e robusto il Museo e le botteghe, il dna di un’arte e di un «saper fare» che non ha eguali al mondo. ❑ Ingresso del Museo del Violino Ma per Gabriella Benedini la città natale è rimasta il luogo dove tornare S e n’è andata a 18 anni da Cremona, Gabriella Benedini, ma la sua città natale le è rimasta nel cuore: «quando mi ero già stabilita a Milano, andavo regolarmente a Cremona per vedere mia madre, e ogni volta che ci sono tornata è stato in fondo fare ritorno da mia madre, alla mia infanzia e alla mia adolescenza. Quando, nel 2006, Cremona mi ha dedicato una grande mostra nel Museo Civico Ala Ponzone, l’ho vissuta anche come un riconoscimento a mia madre, e sono stata particolarmente felice, in quell’occasione, di donare alcune mie opere alla città». Gabriella nasce a Cremona nel 1932; a Milano frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e a Parigi tiene le sue prime mostre. All’inizio degli anni ’60 si stabilisce definitivamente a Milano, pur essendo un’instancabile viaggiatrice: nel suo lavoro assumono grande importanza i lunghi viaggi in Africa, Asia e America. Continua a operare nell’ambito della pittura, ma è attratta anche da linguaggi diversi (nel 1972 realizza due film in Super 8); nel 1977 è tra le fondatrici del Gruppo Metamorfosi, con il quale espone in Italia e all’estero. Dall’inizio degli anni ’80 sperimenta e integra nel suo linguaggio nuovi materiali, dal collage di carte e tessuti a frammenti lignei e metallici, spesso raccolti nei luoghi in cui giacciono abbandonati, proposti così come sono o elaborati attraverso un intervento pittorico o di velatura. Le sue opere, che progressivamente hanno assunto la dimensione del bassorilievo per poi farsi vera e propria scultura, svelano un immaginario attratto dagli strumenti di misurazione del tempo e dello spazio, dagli strumenti musicali e dalla riflessione sul senso e sui misteri del viaggio, del tempo e della storia. Dal 1989, inoltre, Gabriella realizza «libri» del ciclo «Bibliotheca», contenitori di legno in forma di libro; nel 2012, cento esemplari unici, creati per i Cento Amici del Libro, racchiudono un volume di poesie di Maria Luisa Spaziani. Tra le sue mostre personali ricordiamo quelle nel Palazzo NUOVA PITTURA ITALIANA IRENE BALIA / BRUNO MARRAPODI 8 maggio - 15 giugno 2014 Direzione Artistica Enzo Cannaviello via Beltrami 18, 26100 Cremona martedl - sabato 10.30 - 13 e 16 - 20, domenica 16 - 20, lunedl chiuso www.galleriainterno18.it, [email protected], +39.0372.751672 dei Diamanti di Ferrara nel 1972, nella Pinacoteca Civica di Como nel 1993, nel Palazzo Magnani di Reggio Emilia nel 2006, nello Spazio Oberdan di Milano nel 2012. Ora, una sua antologica s’annuncia nel Museo Diocesano di Milano dal 23 giugno al 28 settembre. ■ Sandro Parmiggiani C’è un liutaio venuto dall’Est Cremona è la città della liuteria. Da Stradivari ad Armati, a Guarneri del Gesù, questa comunità vanta tradizione e storia nel settore. Ancora oggi i liutai cremonesi continuano a costruire strumenti che costituisco- Vladimiro Cubanzi nella sua Casa del Violino no l’eccellenza della liuteria internazionale. Una delle più giovani e dinamiche botteghe liutaie cremonesi è quella di Vladimir Kubantsev, nato a Mosca (Russia) nel 1978 e oggi conosciuto come Vladimiro Cubanzi, che ci racconta la sua esperienza. Come si è sviluppata la sua formazione di liutaio? Parallelamente alla scuola dell’obbligo, terminata nel 1995, frequentavo la scuola di musica nella sezione di violino e pianoforte, ho cominciato ad avvicinarmi alla liuteria. Dopo la maturità e la laurea in ingegneria delle telecomunicazioni e informatica, nel 2000, ho deciso di trasferirmi a Cremona per frequentare l’Istituto Professionale Internazionale per l’Artigianato Liutario e del Legno «Stradivari», dove mi sono diplomato nel 2005 come maestro liutaio. Dopo è iniziato il lavoro di bottega? Ho perfezionato la mia tecnica costruttiva nella bottega del maestro Andrea Schudtz, mio cugino, e nel 2009 ho scelto di aprire una bottega di mia proprietà: la Casa del Violino. Com’è improntata oggi la sua attività? Costruisco violini, viole e violoncelli, apprezzati dai più grandi musicisti internazionali, seguendo i canoni della tradizione liutaia cremonese, nel 2008 sono entrato nell’Associazione Liutaria Italiana (A.L.I.) e l’anno dopo nel Consorzio Liutai «Antonio Stradivari» di Cremona. A quali manifestazioni di settore ha partecipato? Numerose fiere tra cui a Mosca Musicmesse e a Cremona Mondomusica e XIII Concorso Internazionale Triennale. ❑ Agraria e mostre a palazzo Nel centro di Cremona tra le tante architetture storiche di pregio, fa bella mostra di sé il Palazzo Stanga Trecco (www.cremonacitta.it), riaperto dopo i restauri con ambienti d’epoca che ospitano anche mostre temporanee. La famiglia Stanga, tra le più antiche della nobiltà cremonese, acquista il palazzo nel 1467. Una prima rappresentazione dell’edificio, è contenuta Particolare della facciata del Palazzo Stanga Trecco nella «Pianta della città di Cremona» di Antonio Campi del 1582, in cui risultano un impianto a «elle» e un’ampia zona a giardino. Nei primi dell’Ottocento, invece, l’edificio assume forma quadrangolare, l’impianto quattrocentesco del palazzo è infatti modificato dall’architetto Faustino Rodi a fine Settecento: l’unica traccia quattrocentesca che rimane è la facciata rivestita in cotto del lato occidentale del cortile. All’architetto Rodi è attribuibile anche la realizzazione del maestoso scalone neoclassico. I successivi interventi risalgono al 1855 a opera dell’architetto Vincenzo Marchetti, autore anche delle decorazioni degli ambienti interni verso via Palestro e delle stanze al piano terreno verso il giardino; da allora non si ha più notizia di opere radicali. Attualmente a Palazzo Stanga Trecco, di proprietà della Provincia di Cremona, trova sede la sezione staccata dell’ITAS «Stanga» di Cremona, secondo il modo testamentario voluto dall’ultimo discendente, che ha donato il Palazzo alla Scuola di Agraria. Gli ambienti nobili del primo piano verso il giardino sono utilizzati invece come spazio espositivo per mostre temporanee e comprendono anche la pregevole «Stanza Nuziale», recentemente restaurata e aperta al pubblico. ❑ 21 VEDERE A LECCO Manzoni bloccato dal famigerato patto di stabilità L’Assessore Michele Tavola lamenta che, pur avendo i soldi, non può iniziare il restauro della Villa M ichele Tavola, fuori dalla sua stanza di Assessore alla Cultura del Comune di Lecco, è uno storico dell’arte. Fine intellettuale, appassionato di arte antica e contemporanea e di teatro, ci racconta i sogni e i progetti del suo mandato. Il suo scopo pricipale è attirare il turismo culturale: come pensa di farlo? Le ragioni possono essere tante, dal paesaggio, non dobbiamo dimenticare che Lecco sorge tra il lago e la montagna in una posizione assolutamente invidiabile, ai siti culturali e storici, per tutti posso citare la Villa Manzoni o un nuovo spazio espositivo donato nel 2012 come il Palazzo delle Paure, che ospita la mostra «Nel segno di Picasso, 100 incisioni dal periodo blu al dopoguerra» fino al 13 luglio. Com’è strutturato il settore culturale nel suo Comune? Oltre all’ottocentesco Teatro della Società, una deliziosa Scala in miniatura e alla Biblioteca civica, il settore cultura, diretto da Giovanna Esposito, comprende il Si.m.u.l. Sistema Museale Urbano Lecchese, che abbraccia la Galleria Comunale d’Arte, il Museo Manzoniano, i musei Archeologico, Naturalistico e Storico di Palazzo Belgioioso e le sedi espositive Torre Viscontea e Palazzo delle Paure, dove c’è la sezione d’arte contemporanea della Galleria Comunale, con opere di Dorazio, Baj, Castellani, Morlotti e Stefanoni solo per fare qualche esempio. Sono in calendario appuntamenti importanti in maggio e giugno? Sicuramente la mostra su Picasso rappresenta la più importante occasione del momento, ha già registrato migliaia di visitatori in poco tempo, è la prima volta che abbiamo Picasso in uno spazio pubblico lecchese ed è una mostra che conta su 100 opere grafiche di particolare valore; il giovedì sera, inoltre, la mostra è aperta con visite guidate e conferenze, mentre le domeniche le dedichiamo alle attività per i bambini. A maggio, poi, al termine della stagione di sei rassegne del Teatro della Società, gli appuntamenti teatrali proseguono con il cartellone di «Altri percorsi», teatro sperimentale dedicato specialmente a un pubblico giovane. Avremo Pippo Delbono, uno spettacolo dedicato a Pantani, nel decennale della scomparsa e un intervento del Teatro Tascabile di Bergamo, solo per ricordarne alcuni. Si è prefisso un obiettivo da raggiungere? In teatro è stato moltiplicato il pubblico, con 4 anni di lavoro siamo arrivati a registrare il tutto esaurito in molte stagioni. Abbiamo cambiato l’orario della Biblioteca Civica, garantendone l’apertura continuata durante il giorno e, nonostante la crisi, abbiamo aperto il Palazzo delle Paure. La cosa che manca, però, è far partire i restauri di Villa Manzoni. Lecco significa Manzoni e la sua casa-museo ha assoluta necessità di questo restauro. Il Comune ha i fondi e un progetto esecutivo, ma tutto è bloccato dal famigerato patto di stabilità. Stiamo tentando di dialogare con Regione e Governo, senza chiedere fondi ma soltanto di darci la possibilità di una deroga al patto per salvare un monumento di simile entità, anche nell’ottica del turismo internazionale dell’Expo 2015. q Giorgio D’Orazio LODI Il giramondo Simonetta Pozzoli ha un sogno nel cassetto stanziale A ssessore alla Cultura del Comune di Lodi e vicesindaco della stessa amministrazione, Simonetta Pozzoli ci racconta sogni, progetti e ambizioni del suo mandato. Quali eccellenze culturali vanta il suo Comune? Il Tempio Civico dell’Incoronata sorto nel 1488 su disegno di Giovanni Battaggio, capolavoro del Rinascimento lombardo a pianta ottagonale, affrescato dalla famiglia Piazza e da Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone; la chiesa di San Francesco, in stile romanico gotico che risale al decennio 1280-90; l’ex chiesa di San Cristoforo ultimata nel 1586 su progetto di Pellegrino Tibaldi. Inoltre Lodi vanta un’antica tradizione nell’arte della decorazione e lavorazione della ceramica, che ha dato vita nel XVI secolo a una grande attività artistica grazie alle manifatture di Rossetti, Ferretti, Coppellotti e Dossena. La produzione conosciuta come Ceramica Vecchia Lodi, è custodita in una collezione. Vi è poi il Museo Paolo Gorini, con la collezione anatomica dello scienziato, ubicata in una sala del Vecchio Ospedale affrescata nel 1593 da G. C. Ferrari; un importante archivio degli scritti della poetessa Ada Negri; il Museo della Stampa e della Stampa d’arte, con una delle più ampie raccolte di macchine e attrezzature per la stampa in Italia. Infine il complesso architettonico del Banco Popolare di Renzo Piano, con un auditorium per eventi musicali. Com’è è organizzata la rete culturale lodigiana? Abbiamo avviato un progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo, intitolato Ruota della Cultura, che mette a sistema gli eventi più rilevanti in ambito musicale, teatrale, letterario e artistico e le associazioni che li promuovono in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Quali sono gli eventi culturali di spicco tra maggio e giugno? Il Festival dei Comportamenti, che raccoglie incontri e laboratori su tematiche di carattere antropologico, psicologico, sociale, politico e religioso. Il TuttoilMondo Festival, che presenta eventi culturali promossi da associazioni di cittadini stranieri presenti in città. L’evento intitolato Musica e Tesori, che valorizza attraverso manifestazioni musicali i beni storici e architettonici di Lodi. Vorrei anche ricordare un grande evento autunnale, il festival della Fotografia Etica, unico nel panorama nazionale, con la quinta edizione in ottobre. Qualche sogno nel cassetto della sua scrivania di Assessore? Compiere un decisivo passo avanti come Amministrazione, in collaborazione con le associazioni culturali, nella realizzazione del progetto del polo Museale, a oggi solo abbozzato. Ma il «sogno culturale» più bello sarebbe quello di attuare una sinergia tra la cultura e la scuola, che veda quest’ultima soggetto attivo della produzione della cultura in città e più impegnata come luogo di eventi culturali, soprattutto nelle periferie. q Aldo Spoldi ha deciso di scivolare A ldo Spoldi è nato nel 1950 a Crema, città ricca di storia e monumenti non lontana da Lodi, dove tuttora vive e lavora. Studia al Liceo Artistico e all’Accademia di Brera a Milano, dove sarà poi docente. All’inizio degli anni Settanta si accosta all’Arte Concettuale, alle esperienze teatrali e alle performance, che segneranno buona parte del suo lavoro futuro. Tiene la mostra personale d’esordio a Milano, nel 1978, alla Galleria Diagramma Inga Pin. Presto il suo lavoro pittorico supera il rigore dell’arte concettuale e si sviluppa secondo una figurazione pop affidata a un’insolita struttura: dipinti, realizzati prima a pastello e poi a colori caldi e squillanti, scomposti in molteplici frammenti, poi assemblati l’uno accanto all’altro sulla parete, dando visivamente l’idea di una ricomposizione dopo il caos. L’artista è affascinato dall’iconografia popolare (manifesti, calendari, album delle figurine) e dalle scritte che rimandano alle insegne pubblicitarie d’epoca e al lettering dei fumetti. Dall’opera di Spoldi si sprigiona un senso d’infinita libertà e di debordante fantasia: la pittura è per lui uno strumento capace di ribaltare la logica e il concetto prevalenti in un sottile gioco d’ironia. Tra i cicli dei primi anni Ottanta, ricordiamo quelli legati a opere letterarie, come «Il Circolo Pickwick» e «I dolori del giovane Werther». Spoldi espone in Italia e all’estero: a Milano, Parigi e New York. Tra le mostre pubbliche ricordiamo quelle in cui presenta due opere liriche da lui composte: «Enrico il Verde» nella Rotonda della Besana di Milano, nel 1987, e «Capitan Fracassa» nel Museo Pecci di Prato nel 1989. Nel 1982 è alla Biennale di Venezia. Renato Barilli lo inserisce nei «Nuovi-nuovi» e Flavio Caroli lo invita alle mostre del «Magico Primario». Artista eccentrico e geniale, mai incasellabile in alcuna definizione, abitato dallo spirito Fluxus, dal desiderio istintivo di fare entrare l’atto creativo nella vita quotidiana e da una sorta d’incancellabile innamoramento per il gioco, nel 1988 Spoldi costituisce la Società artistica «Oklahoma», il cui scopo è di realizzare operazioni estetiche e denunciare le analogie tra i criteri di attribuzione del valore nel sistema dell’arte e della finanza; con alcuni studenti dell’Accademia di Brera, dà vita poi al progetto didattico «Cristina Show». L’ultima, recente creazione è l’«Accademia dello Scivolo», nata per operazioni ludico-estetiche che denuncino l’insensatezza di tante regole della società contemporanea. La prima operazione è stata uno scambio tra un pezzo di terra del Comune e una scultura; una «banda» di amici di tutte le età, che ha assunto quel nome, vuole riscoprire il piacere del gioco, all’insegna de «I ragazzi della via Pál». n Tino Stefanoni parla dell’artista Stefanoni T ino Stefanoni nasce nel 1937 a Lecco, dove tuttora vive e lavora. «Sono stanziale per natura, confessa Stefanoni, anche se le mostre mi hanno portato in tanti paesi lontani, dal Sudamerica al Giappone, a Parigi, alla fine, tuttavia, ho fatto sempre ritorno qui». Studia alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Comincia a esporre nel 1963, ma la consacrazione arriva nel 1967, con la vittoria del Premio San Fedele di Milano e nel 1968, con la personale nella Galleria Apollinaire di Guido Le Noci a Milano, con testo in catalogo di Pierre Restany. Da allora, molte sono state le personali in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero. Ricordiamo, tra le tante, le partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1970 e nel 2011 e le esposizioni nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1977, nel Museo ICC di Anversa nel 1981, nella Stadtgalerie di Sundern nel 1992, nei Chiostri di San Domenico di Reggio Emilia nel 1999, nel Palazzo Forti di Verona nel 2002, nel Palazzo Pubblico Magazzini del Sale di Siena nel 2006 e a gennaio 2014 nel Palazzo delle Stelline di Milano. Attualmente Stefanoni sta lavorando ai dipinti colorati, che realizza dal 1984, e alle più recenti «sinopie», dal segno forte che sfuma nell’aria, da presentare nei prossimi mesi nelle sue personali in importanti gallerie di Neuchâtel, Stoccolma e Seul. Stefanoni fornisce un’interpretazione autentica del proprio lavoro, rivelandone gli aspetti fondanti. Scrive impersonalmente di sé: «Il lavoro di Tino Stefanoni, pur non appartenendo in senso stretto a quello dell’Arte Concettuale, di fatto si è sviluppato nella stessa area di ricerca. L’artista ha sempre guardato al mondo delle cose e degli oggetti del quotidiano, proponendoli nella loro più disarmante ovvietà, come tavole di un abbecedario visivo o pagine di un libretto d’istruzioni dove le immagini sostituiscono le parole. A differenza del mondo animale e del mondo vegetale, che non sono di pertinenza dell’uomo, il mondo delle cose è invece l’unico segno tangibile della sua esistenza, traccia del suo pensiero e della sua storia dove si possono creare arte e bellezza che non sono l’arte e la bellezza della natura. È evidente, nella ricerca di Stefanoni, l’interesse a voler presentare le cose più che a volerle rappresentare e, al tempo stesso, a rivestirle di sottile ironia e magia tratte da un’operazione asettica come in un sogno lucido che può far convivere elementarità e mistero, due elementi che per loro natura non sono affatto prossimi, ma vicini per contrappunto. Anche nei dipinti recenti, dove i canoni della pittura classica (nel senso stretto del termine) sono volutamente esasperati a favore di una didattica del pittorico (luce, chiaroscuro, disegno, colore), si rivela sempre il mondo delle cose, che si carica naturalmente di significati metafisici, gli stessi significati dei dipinti dal tratto nero e sfumato, definibili come sinopie dei precedenti». n VEDERE A MANTOVA 22 Sono un politico intellettuale, vediamo se me la cavo A un anno dalla nomina ad assesssore alla Cultura del Comune Marco Tonelli spiega la sua strategia fatta di commistione tra antico e contemporaneo, restauri e rilancio del turismo M arco Tonelli (Roma, 1971), storico dell’arte, è da meno di un anno Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Mantova. Il suo arrivo è stato segnato da un ciclo di esposizioni, «La Casa degli Dei», dove Fabrizio Plessi, Bill Viola e poi Candida Höfer (fino al primo giugno) hanno dialogato con gli spazi di Palazzo Te. In autunno è la volta di Mimmo Paladino e nel 2015 conclude il ciclo Ai Weiwei. Il 6 giugno, sempre a Palazzo Te, inaugura «Dove Come Quando», con 20 sculture di Bertozzi & Casoni, fino al 20 agosto. Mantova, tuttavia, non guarda solo al contemporaneo. Fervono i lavori per recuperare edifici storici chiusi dopo il terremoto o i cui lavori di ristrutturazione non erano stati avviati o completati. È stata riaperta la Biblioteca Teresiana, chiusa da diciotto anni; si stanno completando i restauri della Torre dell’Orologio e del Palazzo della Ragione e della Camera degli Sposi a Palazzo Ducale; a Palazzo Te è stato riaperto il Giardino Segreto; Italo Rota sta lavorando a un progetto di ristrutturazione del Palazzo del Podestà. Ogni anno A un anno dalla nomina ha fatto le prime verifiche e si scontrato con le risorse calanti: pensa di cavarsela? Il ruolo di un assessore alla cultura e al turismo non credo debba essere quello di trattare la cosa pubblica come un museo o una fondazione d’arte, ma certo da queste istituzioni si possono prendere a modello alcuni comportamenti. Quelli soprattutto che sanno innovare, proporre programmi, sensibilizzare a un discorso non mirato a portare voti, ma a cambiare mentalità. Il sottofondo deve però essere quello di un confronto costante con i cittadini, per i quali la cultura è spesso parola troppo generica e legata a grandi eventi e a un turismo portatore di indotti e di pubblico pagante, aspetti comunque da non sottovalutare. Le risorse calanti le ritengo un fattore spesso positivo. Non puoi più permetterti sprechi come nel passato, devi limare e ottimizzare tutto. Come è riuscito a fare convivere la precedente attività di critico e curatore con questo nuovo impegno? Dovendo riassumere una strategia: il mio operato a Mantova è improntato a cercare di rompere alcune logiche forse ormai desuete (quelle messe in atto quando i capitali pubblici e privati erano tanti), in una città poco avvezza a parlare linguaggi della contemporaneità, ma desiderosa di farlo. Le contaminazioni a Palazzo Te tra arte antica e contemporanea hanno proposto un modo diverso di vivere l’antico e trovato adesioni soprattutto da parte di chi aveva sete di linguaggi dell’oggi. n Sandro Parmiggiani Profilo di Mantova dal lago Nel monastero c’è un museo A San Benedetto Po nel Museo Civico Polironiano 10mila oggetti raccontano 2mila anni di storia del mantovano e dell’ordine benedettino È In alto due particolari di Palazzo Te: la sala di Amore e Psiche e il Cortile; in basso un’installazione di Fabrizio Plessi nella Sala dei Giganti all’inizio di settembre (quest’anno dal 3 al 7) Festivaletteratura calamita in città migliaia di persone.Di tutto questo ci parla Marco Tonelli. Perché ha deciso di fare l’Assessore alla Cultura? È un’esperienza nuova e stimolante. Avrei potuto applicare metodologie critiche della mia professione in un campo che solitamente è in mano a politici, spesso poco competenti in materia. È una sfida per verificare se le conoscenze acquisite nel campo potessero offrire un approccio più umanistico e tecnico alla pianificazione di una politica culturale. Il cuore di questa sfida sta tutto nella capacità di dialogare con una realtà concreta come quella sociale piuttosto chiusa in recinti per addetti ai lavori. In tanti in Italia si sono cimentati in sfide del genere con alterne vicende (penso in passato a Daverio, Sgarbi, Cacciari, Boeri e ora Vettese a Venezia, Givone a Firenze, Cavadini a Como, Tavola a Lecco, Pulini a Rimini, Miracco a Trieste, Del Corno a Milano), segno di una tendenza importante. un contenitore di memorie e saperi dedicato al Po e alle sue genti, il Museo Civico Polironiano (www. museocivicopolironiano.it) di San Benedetto Po (Mantova), dove la storicità del monumento sede del museo dialoga con la contemporaneità di parte dei pezzi esposti al suo interno. Con circa 10mila oggetti, dai materiali della civiltà e del lavoro rurale a una straordinaria collezione di burattini e marionette antichi, fino a un importante fondo fotografico d’epoca e a una biblioteca specializzata, è uno dei maggiori musei etnografici della Lombardia. Restaurato e riqualificato tra il 2009 e il 2011, il museo è collocato negli ambienti che furono i dormitori, lo scriptorium e la biblioteca del monastero benedettino di Polirone, la «Montecassino del nord», fondato nel 1007 da Tedaldo di Canossa e soppresso nel 1797 da Napoleone Bonaparte. L’istituzione museale propone un itinerario in cinque parti: la prima presenta le più tipiche produzioni agroalimentari dell’area padana; la seconda illustra i principali mutamenti dell’assetto sociale e della vita comunitaria del territorio nell’ultimo secolo; la terza narra le profonde trasformazioni del paesaggio e dell’ambiente naturale operate dall’uomo e i lasciti dovuti alla presenza monastica; la quarta documenta usanze tradizionali e devozioni popolari degli abitanti del bacino del Po; la quinta Da sinistra, lo scalone del museo e alcuni reperti MUSEO CIVICO POLIRONIANO San Benedetto Po (MN) A pochi chilometri da Mantova, nei suggestivi ambienti di un ex monastero benedettino, si trova uno dei maggiori musei etnografici di Lombardia. Tel. 0376/623036 [email protected] www.museocivicopolironiano.it parte, infine, è dedicata ai linguaggi e ai generi artistici, di matrice popolare e d’autore, che hanno saputo valorizzare il patrimonio ambientale e culturale legato a questa terra, al suo fiume e ai suoi miti. Un paesaggio, quello di San Benedetto Po, in cui l’operosità dell’uomo si fonde con la tranquillità della natura e dove i suoni della vita produttiva si perdono nei silenzi dell’aperta campagna, costellata da oratori, ville abbaziali, pievi matildiche, caseifici e corti agricole, mentre la preziosa opera di bonifica dei monaci è ancora visibile nelle storiche idrovore monumentali. Duemila e più anni di storia sedimentati nelle strutture del complesso monumentale dell’Abbazia di San Benedetto in Polirone, fulcro di questi luoghi che consente un percorso attraverso mosaici, affreschi, reperti archeologici, elementi architettonici e decorativi, statue e testimonianze della cultura materiale, dall’anno di fondazione a oggi. Un percorso capace di testimoniare come il monastero abbia conservato nel tempo la memoria, l’arte (ci sono opere di Giulio Romano, Antonio Begarelli, Paolo Veronese, Correggio e Girolamo Bonsignori) e la cultura dei secoli, permettendo di rileggere il monachesimo benedettino, le gesta della contessa Matilde di Canossa e del periodo della Riforma, in una prospettiva europea e internazionale. q Giorgio D’Orazio 23 VEDERE A MANTOVA Quelle sculture ingannano A Palazzo Te le ceramiche policrome di Bertozzi & Casoni, tra le invezioni più stupefacenti e innovative degli ultimi decenni L e sale di Palazzo Te (www.palazzote.it), dal 7 giugno al 20 agosto, sono abitate dalle sculture in ceramica policroma di Bertozzi & Casoni, la sigla con cui operano, dal 1980, Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961). L’esposizione, «Dove Come Quando», curata da Marco Tonelli, presenta 19 opere emblematiche del linguaggio di Bertozzi & Casoni: lavori in cui si mescolano e ibridano realtà e finzione, meraviglia e sguardo ordinario, inganni visivi e trasalimenti della mente che rasentano la follia, in assoluta sintonia con l’atmosfera di festa, svago e piacere L’artista che aveva stregato il conte Nello studio di Sonia Costantini S onia Costantini è nata a Mantova nel 1956, e vi continua ad abitare. Forse anche per il tipo di pittura che ha tenacemente voluto fare, ha sempre scelto di avere studi fuori dalla città, ai margini della campagna. Il suo studio attuale è in una piccola frazione, a Stradella di Bigarello. Sonia si è installata da alcuni anni in un atelier, ex falegnameria. Sulle pareti o sui cavalletti sono allineati i suoi dipinti monocromi, di varie dimensioni, spesso coperti da una tela bianca per evitare che il pulviscolo si vada a posare sui minuscoli rilievi a olio che ne increspano la superficie e ne trasformano la visione, a seconda della posizione da cui li si guarda. Qui, e nelle altre stanze, è tutto un fiorire di colori. I quadri di Sonia Costantini richiedono un tempo lungo e un’adesione totale per venire alla luce: non è un caso che la sua produzione annuale di dipinti non vada oltre 35-40 unità. Dopo una stesura di fondo, velatura su velatura, realizzata con un colore acrilico opaco, Sonia ricrea lo stesso colore a olio e comincia a stenderlo con una piccola spatola che lei stessa si è costruita, inseguendo vibrazioni e incidenze della luce generate dal colore lucido e riflettente. Potremmo definire queste sue opere «tableau-piège», non tanto nel senso loro dato da Daniel Spoerri, che fissa su una superficie degli oggetti, ma di dipinti che «catturano la luce». La scelta di un colore rispetto a un altro è legata ai sentimenti del momento, a stati d’animo, a percezioni sensoriali. Nei pastelli su carta, splendidi, la Costantini riesce a piegare il mezzo, così diverso, per catturare bagliori, linee di luce e incupimenti che vagano e si rincorrono sulla superficie. In Italia, espone da anni con la Galleria Il Milione di Milano e altre gallerie, all’estero con le Gallerie Gottfried Stracke di Colonia e Florian Trampler di Monaco che hanno fatto entrare le sue opere in importanti collezioni. A Monaco si è da poco conclusa una sua mostra di dipinti e pastelli all’Istituto Italiano di Cultura. All’Arena 1 Gallery di Santa Monica si è appena aperta la collettiva «Overpainting», cui partecipa. Infine occorre ricordare che Giuseppe Panza di Biumo era stato affascinato dai dipinti di Sonia Costantini, acquistandone parecchi, una rara eccezione autoctona per una collezione quasi soltanto americana. Scrive Panza nel 2008 sulle opere di Sonia: «Il colore, da una riflessione luminosa senza corpo e indistinta, diventa qualcosa di sostanziale ma intensamente dinamico, da una condizione statica a qualcosa che diviene. Il colore diventa forte, potente, quasi aggressivo e contemporaneamente inconsistente, una massa senza massa. […] Per questa stranissima realtà quotidiana sento un inesauribile desiderio di vedere i quadri di Sonia». n dei sensi che la residenza, progettata da Giulio Romano su commissione di Federico II Gonzaga e costruita tra il 1524 e il 1534, ha saputo suscitare nei secoli. A corollario della mostra, una sezione didattica rivela i segreti del lavoro di Bertozzi&Casoni, confermando la loro magistrale conoscenza tecnica e inventiva nel campo della scultura in ceramica policroma. Accompagna la rassegna un catalogo bilingue (italiano/inglese), edito da Umberto Allemandi & C., con testi di Marco Tonelli, Ugo Bazzotti, storico dell’arte e vicepresidente dell’Accademia virgiliana, e un’intervista agli artisti di Jolanda Silvestrini, curatrice degli archivi Bertozzi & Casoni. n «Scegli il paradiso» del 2007 l’opera in ceramica del duo di artisti Bertozzi & Casoni Comune di Mantova Settore Cultura, Turismo e Promozione della Città Via Frattini, 60 - 46100 Mantova T. +39 0376 338627 – 680 – 645 - F. +39 0376 2738072 www.comune.mantova.gov.it [email protected] info e approfondimenti www.cittàdimantova.it • www.mantovasabbioneta-unesco.it • www.palazzote.it • www.museodellacitta.mn.it VEDERE A MONZA BRIANZA 24 A tutta velocità nei circuiti culturali della villa di Monza I programmi di Francesca Dell’Aquila tra itinerari storico-artistici e la prossima apertura dei Musei civici cittadini F rancesca Dell’Aquila, Assessore alla Cultura del Comune di Monza ha l’obiettivo, di concerto con l’Assessorato al Turismo, di coniugare gli elementi più prettamente culturali con quelli di attrattiva del territorio attraverso la capacità di fare rete e di collegare la città in «corridoi» culturali e turistici ampi. Quali sono i motori del turismo culturale a Monza? L’offerta culturale è molto importante, sia in termini di valorizzazione degli splendidi beni artistici monumentali della città, sia in termini di eventi culturali organizzati. Ma tale valorizzazione va intesa in senso ampio, quale inserimento in un contesto complessivo che porta il turista culturale a venire a Monza per vivere l’offerta culturale ma anche la città nel suo complesso: accoglienza, enogastronomia, artigianato. La nostra città offre molto e l’anno in corso è particolarmente significativo per la fine dei restauri e l’apertura al pubblico della Villa Reale, la reggia ideata dal Piermarini e voluta da Maria Teresa d’Austria che sarà sede di rappresentanza di Expo 2015, per l’apertura dei Musei Civici e per la fine dei lavori di restauro della Cappella di Teodelinda nel Duomo. Come gestite il settore cultura? Mi avvalgo di una struttura composta da personale molto competente e professionale, il lavoro di squadra è molto importante, sia nei singoli progetti, sia in relazione alla volontà di cogliere quelle opportunità di collegamento tra tematiche e settori, come eventi espositivi coniugati ad attività culturali o il coinvolgimento delle biblioteche eccetera, che portano poi a progetti diffusi in città. Tra maggio e giugno quali sono i principali eventi culturali? È in corso fino all’8 giugno, nel palazzo dell’Arengario, «Table», una mostra dedicata cibo e alimentazione nella storia dell’uomo che ha ottenuto il patrocinio di Expo e la collaborazione della Commissione Europea; sono esposte opere di artisti internazionali e offerti laboratori e visite guidate Da giugno, per un mese, si terrà il tradizionale appuntamento con gli eventi della Sagra di San Giovanni, che animeranno la città. In estate, poi, ci sarà in prima assoluta «TheGatheringStorm, dai Pink Floyd ai Muse», mostra delle fotografie realizzate da Storm Thogerson per le copertine di alcuni dei più importanti album della storia della musica recente. C’è un prossimo obiettivo? L’apertura a breve, entro il 2014, dei Musei Civici nella cinquecentesca Ex-Casa degli Umiliati. È un obiettivo estremamente importante e significativo per la città di Monza, con 140 opere selezionate tra le migliaia delle raccolte civiche monzesi che troveranno una stabile sede espositiva che si arricchirà, man mano, di ulteriori esposizioni temporanee. Un evento che la città di Monza attende da molti anni e al quale l’attuale Amministrazione sta lavorando fin dal suo insediamento. q L’ARTE E IL DESIGN A 360° A soli 20 minuti dal centro di Milano e comodamente raggiungibile con il treno, una struttura architettonica innovativa che conserva una collezione permanente con i più importanti nomi dell’arte del secolo scorso (Vedova, Birolli, Appel, Tàpies, Dorazio, Schifano, Morlotti solo per citarne alcuni). Il MAC di Lissone propone una ricca programmazione espositiva rivolta alla contemporaneità, due prestigiosi premi con cadenza biennale (il Premio Lissone d’Arte e il Premio Lissone Design) dedicati ai talenti più brillanti del panorama artistico e del design internazionale, attività di educazione al patrimonio e di didattica museale rivolte alle scuole, alle famiglie e agli adulti, appuntamenti musicali e cicli di conferenze di approfondimento sugli artisti e i designer del presente. Lissone, che collezione Nel Museo di Arte Contemporanea una esemplare raccolta degli ultimi 40 anni ©DAVIDE DI TRIA C Informazioni MAC - Museo d’Arte Contemporanea di Lissone Viale Padania 6 (fronte stazione FS), 20851 Lissone (MB) e-mail [email protected]; tel. +39 039 2145174 sito web www.museolissone.it on Alberto Zanchetta conosciamo il Museo di Arte Contemporanea di Lissone, da lui diretto, un contenitore per opere d’arte e attività espositive e didattiche, un asset della provincia di Monza e Brianza. Come si è costituito il Museo e qual è stata l’importanza del Premio Lissone di Pittura? Le collezioni risalgono al 1946, quando prese avvio il Premio, manifestazione con riscontri internazionali protrattasi fino al 1967. Nelle varie edizioni furono acquisite le opere oggi nucleo fondante della collezione permanente, la raccolta storica del museo, che documenta la stagione dell’Informale in Europa e i prolegomeni della Pop Art, con importanti testimonianze della figurazione e dell’astrazione del secondo Novecento. Dal 2000, con l’inaugurazione della nuova sede, le raccolte si sono ampliate per testimoniare il divenire dell’arte in Italia degli ultimi quarant’anni. Oggi il MAC è l’unica realtà museale di arte moderna e contemporanea riconosciuta dalla Regione Lombardia nella provincia di Monza e Brianza. Quali sono gli autori e le opere di spicco della collezione? Di particolare pregio abbiamo un dipinto polimaterico di Antoni Tàpies del 1956, «L’immagine del tempo» di Emilio Vedova del 195859, un’estroflessione di Bonalumi del 1976, un monocromo di Mario Schifano del 1960 e un piccolo ma significativo lavoro di Giorgio de Chirico. Al clima della Pop Art appartengono le opere di Patrick Hughes, Peter Klasen e Valerio Adami, tra gli informali dipinti di Marfaing, Mathieu, Feito, Thieler e Schneider. Con la nuova sede inaugurata nel 2000, quali sono state le attività più rilevanti? Tra le mostre monografiche quelle su Le Corbusier nel 2003, Tàpies nel 2005, Adami (2006), i fratelli Giorgio de Chirico e Alberto Savinio nel 2007-08, Pistoletto e la Cittadellarte nel 2012, Franco Grignani e Studio Alchimia nel 2013. Tra le collettive «Le vie dell’Avanguardia nelle collezioni della Città di Locarno» nel 2004, «I.DOT Design on tour» nel 2006 e «Il Grande Gioco» nel 2010. Inoltre il museo svolge un’importante funzione educativa e sociale, con laboratori didattici e serate a tema. Quali sono oggi le mostre visibili? Le personali di Nicola Samorì, con sole sculture e di Nicola Verlato, con un articolato progetto su Pier Paolo Pasolini (dal 10 maggio al 15 giugno); Lucio Pozzi dipingerà il 10 maggio una tela di 10 metri per 8 ore consecutive alla presenza del pubblico. Il 28 giugno inauguriamo una retrospettiva sulle opere degli anni Sessanta di Winfred Gaul 25 VEDERE A MONZA BRIANZA Il Museo di Vimercate nei primi tre anni è stato subito premiato A perto nel novembre 2010 il Museo del Territorio Vimercatese, noto come Must (www.museomust. it), ospita nella settecentesca Villa Sottocasa oggetti che vanno dai reperti romani alla scultura antica, al design e molto altro ancora. Si pone come un narratore di storia, arte, economia e società della parte orientale della Brianza, con 14 sale, disposte su circa mille mq. Il museo raccoglie opere e reperti archeologici rinvenuti sul territorio, statue trecentesche provenienti dalla chiesa plebana, dipinti cinquecenteschi dei feudatari e ritratti della famiglia Sottocasa, proprietaria della villa, tra questi un dipinto di Mosè Bianchi che raffigura Elisabetta Sottocasa. Il percorso espositivo contempla alcuni ambienti originali della villa nobiliare, come l’Oratorio, dove è presente come pala d’altare un’Immacolata del Legnanino. Dell’età contemporanea sono invece presenti oggetti della produzione industriale di aziende locali, tra cui IBM, STAR e Bassetti. Il museo integra il patrimonio di reperti e opere d’arte con plastici, filmati, apparati multimediali e interattivi, per raccontare al meglio il territorio vimercatese: una narrazione evocativa e scientifica della storia e delle culture locali. Al progetto di allestimento del Must hanno collaborato ricercatori e docenti delle università milanesi. Nei primi tre anni di apertura i visitatori sono stati oltre 36mile e le attività organizzate oltre 300, tra cui 16 mostre temporanee. Un’intensa attività per cui nel 2012 il Museo del Territorio di Vimercate è stato tra i finalisti dell’European Museum of the Year Award e si è aggiudicato il premio al miglior nuovo allestimento italiano dell’International Council of Museum. ❑ A Zoccorino Besana per 40 anni era vissuto Bruno Chersicla, affascinato dalle avanguardie mitteleuropee e autore di sculture lignee policrome U n anno fa, il 3 maggio 2013, è morto Bruno Chersicla. Negli ultimi giorni della sua vita era tornato nella casa di famiglia a Trieste, dove era nato nel 1937. Aveva vissuto prima a Milano e poi per quarant’anni a Zoccorino, una piccola frazione del Comune di Besana (MB), dove si era stabilito in un’antica filanda, popolandola di figure a grandezza naturale, ritratti e oggetti: sculture in legno dipinto che lui realizzava tagliando e assemblando mediante perni di acciaio; blocchi che rivisitano le forme della geometria solida e piana. Scultore, pittore, disegnatore, Chersicla era un grande appassionato di musica jazz. Mitteleuropeo per cultura, aveva innestato nelle proprie passioni per la musica e la letteratura l’amore per l’arte, che in lui, affascinato dalle esperienze del Futurismo e del Surrealismo, del Bauhaus e dell’Informale, si era caratterizzato per rigore di rapporti tra linee e forme e per purezza del disegno. Protagonista, negli anni ’60, dei gruppi d’avanguardia triestini, Chersicla si era trasferito a Milano nel 1966, insegnando per anni Graphic Design e realizzando scenografie. Dagli anni ’70 si dedica alla scultura lignea: forme ambigue e ambivalenti, scomponibili, espressioni figurative di ritratti, persone, oggetti, miti della modernità che restano tuttavia insondabili enigmi, visti attraverso le lenti della provocazione e dell’ironia, sentimenti che ritroviamo nei dipinti e nei disegni del ciclo «Le città della mente», realizzati negli ultimi anni ed esposti a Parigi nel 2010. Chersicla tenne la mostra personale d’esordio alla Galleria del Girasole di Udine nel 1962. La sua attività espositiva è continuata con mostre personali e di gruppo in Italia e all’estero, in musei e gallerie private. Ricordiamo le esposizioni personali nei Chiostri di San Domenico di Reggio Emilia, nel 1994, nel Museo Revoltella di Trieste, nel 1997, e nel Palazzo Te di Mantova, nel 2010. Tra le mostre di gruppo occorre almeno citare la partecipazione ad «Amici scrittori» nella Rotonda della Besana di Milano, invitato da Fernanda Pivano nel 1984, e a «Trouver Trieste» al Beaubourg e alla Conciergerie di Parigi nel 1985. Nel 2001 Chersicla entra nel Guinness dei primati per il dipinto più grande del mondo: «L’Europa e Trieste», sul selciato della Piazza dell’Unità d’Italia nella città natale. ■ Sandro Parmiggiani PAVIA A misura d’uomo Il Leone d’Oro vicino a Milano di Torricella COURTESY ARIANNA VICAMINI Un Must finalista europeo Il dipinto più grande del mondo CURTESY MAURIZIO FRULLANI (aperta fino al 27 luglio); e stiamo valutando di annettere una suo lavoro in collezione. In ottobre sono previste diverse altre acquisizioni, legate al nuovo corso del Premio Lissone Pittura. Avete realizzato nuove acquisizioni? Dall’anno scorso a oggi le nostre collezioni permanenti si sono arricchite di 23 opere di Franco Grignani, Arcangelo, Marco Cingolani, Andrea Di Marco, Matteo Fato e molti altri. ❑ Giorgio D’Orazio M atteo Mognaschi, Assessore alla Cultura e Vicesindaco del Comune di Pavia, fa il punto sul panorama Cultura della città. Su quali motivi convincenti intendete stimolare il turismo culturale a Pavia? La nostra è una città ricca di cultura, storia e anche splendidi paesaggi naturali. Sole per fare qualche esempio abbiamo le reliquie di Sant’Agostino, le splendide chiese del romanico lombardo e la basilica di San Michele, dove venivano incoronati gli imperatori del Sacro Romano Impero. Abbiamo il vantaggio di essere vicini a Milano, ma di restare una città a misura d’uomo. Com’è organizzato il settore Cultura del Comune? È snello ma con grandi potenzialità e professionalità. Oltre al lavoro amministrativo ordinario gestiamo l’Ufficio informazioni turistiche, i Musei Civici della città presso il Castello Visconteo e anche l’Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi, che raduna tutte le eccellenze culturali cittadine. Quali sono gli eventi culturali in programma a maggio e giugno? Cito sicuramente il più noto e importante, il Palio del Ticino, che il 7 e l’8 giugno anima la città rievocando antiche tradizioni pavesi, un evento seguitissimo che inaugura la Festa del Ticino, Alcuni reperti esposti in una sala del museo manifestazione che prosegue fino a settembre. Ha un traguardo fissato nel breve periodo? Stiamo andando verso il rinnovo dell’amministrazione comunale e sono orgoglioso nell’ultimo anno di aver coinvolto tante energie pavesi nella vita culturale della città. Sono particolarmente contento poi di aver UN VIAGGIO AFFASCINANTE restituito alla comunità la campana della Torre Civica crollata nel 1989. Questa Il primo museo dedicato alla Brianza Est; 14 sale con reperti archeologici, opere d’arte e installazioni interattive e multimediali campana è rimasta per 25 anni nei depositi del Castello, è un simbolo della nostra città e finalmente quest’anno Miglior allestimento Premio ICOM – Museo dell’anno 2012 è stata restaurata e Nominato miglior museo dell’anno Premio EMYA European Museum Award 2012 posizionata nel cortile del MUST MUSEO DEL TERRITORIO | via Vittorio Emanuele II 53 | Vimercate (MB) Broletto. ❑ www.museomust.it | t. 0396659488 A Vimercate un museo fra i più belli d’Europa! Vieni a scoprirlo IN 2000 ANNI DI STORIA M edhat Shafik (Egitto, 1956), è un artista che dal 1976 vive in Italia e da quasi vent’anni a Torricella Verzate, un piccolo Comune nell’Oltrepò pavese. Diplomato in pittura e scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha abitato a Milano ma presto ha sentito l’esigenza di cercarsi un luogo lontano dalla grande città. Nel 1994 scopre a Torricella la casa in cui abita e lavora; il retro, dove si apre il suo grande studio, si affaccia su un pendio. Gli piacque subito questa casa, che ha ristrutturata e dove ha cominciato anche a lavorare il pezzo di terra che la circonda: «Lavoro nei campi, quando posso, con grande piacere, perché il rapporto con la natura è essenziale. Si tratta di una sorta di ritorno a quella campagna in cui vivevo nella mia infanzia; mio padre era commerciante di cotone, ma la nazionalizzazione del Canale di Suez nel 1956, e poi dei mezzi di produzione e dei capitali, sconvolse tutto». Dagli anni Ottanta Medhat Shafik partecipa a molte rassegne nazionali e internazionali. La sua consacrazione avvenne nel 1995, quando alla Biennale di Venezia il Padiglione Egitto, da lui rappresentato insieme ad altri due artisti, fu premiato con il Leone d’Oro delle Nazioni. Nel 2003 partecipa alla Biennale Internazionale de Il Cairo, dove vince il «The Nile Grand Prize». Dipinti e collage di Shafik chiamano a raccolta sulla tela o sugli alti spessori della carta le infinite possibilità del fare artistico. Bande di colore stese con il pennello, eleganti silhouette di persone o di animali, stampigliature ricavate da una matrice di legno, foglie stese o raccolte come grumi impalpabili entro bisacce trasparenti, collage di carte veline, di scheletri di foglie che esibiscono le loro trame come radiografie, frammenti di cartoni ondulati, di garze che velano l’immagine cui sono sovrapposte e che ci paiono antichi giustacuori. Alcune opere incorporano oggetti che ne fanno dei dipinti tridimensionali: piccoli cilindri di garze arrotolate; teli ripiegati su se stessi che diventano icona, bisaccia del mistero di ciò che vi è racchiuso; astucci di bastoncini d’incenso; frammenti di abiti che a loro volta recano decorazioni di collane; pezzi di legno, talvolta inciso. Una sorta di diario per segni e per immagini, un fiume in cui sono depositati lacerti e materiali dell’umano operare. Va in scena la grande lezione della pittura e della storia dell’arte: culture primitive e orientali ed esiti delle ricerche occidentali, fusi in una sorta d’ibridazione e meticciato. ■ VEDERE A VARESE 26 SONDRIO Devono sfatare i giudizi sulle nostre attività Siamo la città slow Simone Longhini vuole valorizzare le associazioni e le attività cittadine M arina Cotelli, Assessore alla Cultura del Comune di Sondrio, ci svela le bellezze paesaggistiche, monumentali, artistiche e architettoniche del territorio da lei amministrato. Quali motivi attirano un «turista culturale» nel vostro territorio? Il clima unico di una città d’acqua e pietra come Sondrio, che si arrampica nei vigneti, circondata da Alpi e Prealpi, con un Monte, il Rolla, che s’innesta nel tessuto urbano. Una città slow che predispone all’osservazione tra le tracce di antichi ritrovamenti e luoghi come il santuario della Madonna della Sassella, la chiesa di San Bartolomeo o il Convento di San Lorenzo. Quali sono gli altri gioielli del patrimonio culturale di Sondrio? Il Castello Masegra, che dal Medioevo domina dalla rocca la città. Il Castello è stato da poco acquisito al patrimonio del Comune di Sondrio ed è in corso un progetto di restauro degli spazi come «Casa della Montagna». Palazzo Sertoli, con il salone dei balli risalente al ’700, Palazzo Sassi, ora sede del Museo Valtellinese di Storia e Arte, ricco di reperti d’epoca romana e Palazzo Pretorio, già sede del governo grigionese, con la tipica «stua». In estate ci sono eventi particolari? Chiusa la stagione teatrale e dei concerti si apre quella degli spettacoli e degli incontri culturali en plein air. Dal 31 maggio «Dietro l’angolo» dello spagnolo Jordi Pratt I Coll aprirà porte e cortili di Castel Masegra a cicli di spettacoli teatrali, cineforum di architettura e cinema all’aperto. L’estate sarà all’insegna del jazz in tutta la provincia con Ambriajazz, che toccherà i luoghi storici più affascinanti della Valle, per concludersi il 26 luglio a Sondrio, nel cortile di Palazzo Martinengo, con Gavino Murgia e Megalitico. Dal 21 maggio, inoltre, c’è la mostra nella Galleria del Credito Valtellinese di Alberto Bianchi, un talento pluripremiato della fotografia in bianco e nero. Qual è il miglior traguardo da lei raggiunto nel settore Cultura? Vedo il traguardo vicino: è la ristrutturazione e la riapertura, dopo 14 anni, del Teatro Sociale, che il prossimo anno verrà restituito alla città. q Alla ricerca dell’Adda perduta C remona, Milano, Sondrio sono le tre province lombarde in cui s’inscrive la vita e l’attività di Enrico Della Torre. Nato a Pizzighettone (Cremona) nel 1931, vive dalla seconda metà degli anni Quaranta a Milano, dove frequenta l’Accademia di Brera. Dal 1973 trascorre le vacanze a Teglio (Sondrio), nella media Valtellina, dove nel 1978 apre uno studio, il luogo in cui lavora con maggiore fervore e intensità. Ricorda: «Feci una gita, quand’ero ragazzo, ed ebbi l’incantevole visione di montagne grigie, nere, rocciose, le Orobie. Quando nei primi anni Settanta pensai di cercare un posto per l’estate, dove recarmi con la mia famiglia, mi rivolsi all’amico scultore Mario Negri, originario di Tirano, in Valtellina. Negri mi consigliò di andare a Teglio. Sotto il paese vidi scorrere, tortuoso e piccolo, l’Adda, che conoscevo dall’infanzia a Pizzighettone, un fiume grande e maestoso vicino alla mia casa, e sulle cui rive salivo, a piedi o in bicicletta, di giorno e di notte, per immergermi nella natura, per respirarla. Su quelle rive, en plein air, ho dipinto tanti quadri e inciso molte delle mie prime lastre. Fu così che decisi di trovare casa a Teglio, per rifugiarmici d’estate, lontano da una Milano troppo logorante. Osservando la carta geografica della Lombardia, ho tracciato con una matita una linea retta che da Teglio va a Milano, poi da Milano a Pizzighettone, e infine, chiudendo un triangolo perfettamente isoscele, da Pizzighettone fa ritorno a Teglio». Ecco, forse, il significato della comparsa, alcuni decenni fa, nella pittura e nelle incisioni di Enrico Della Torre, delle forme dei triangoli. Nei tre mesi (da luglio a settembre) che trascorre ogni anno a Teglio, lavora con libertà e passione giovanili, mentre l’Adda continua a scorrere, come nella lontana infanzia perduta. n L’ Assessore alla Cultura di Varese Simone Longhini testimonia l’impegno della sua amministrazione per il settore culturale raccontando programmi e operato. Quali sono le vostre punte d’orgoglio? Il Sacro Monte e l’Isolino Virginia, patrimonio Unesco, giocano un ruolo speciale. Oltre al patrimonio materiale ritengo che una vera punta d’orgoglio siano le numerose associazioni culturali sul territorio, un centinaio, con le quali collaboriamo gomito a gomito per molteplici iniziative. Quali iniziative sono in cantiere tra maggio e giugno? Un’importante mostra sulle opere d’arte della nostra collezione comunale, nel Castello di Masnago fino a metà giugno. È un’esposizione che segue la pubblicazione del catalogo di questo patrimonio artistico del Comune, finanziato attraverso una raccolta di fondi cui ha partecipato la cittadinanza per un totale di 17mila euro, che ci hanno consentito di realizzare un catalogo che raccoglie e presenta circa 300 opere tra quadri e sculture dal XVI al XX secolo. Com’è organizzata la gestione culturale? L’Assessorato alla Cultura del Comune di Varese si occupa di diversi ambiti, seguiamo gli eventi culturali con un apposito Ufficio Cultura e Spettacoli. Poi ci sono i musei civici e gli spazi espositivi per mostre temporanee: il Castello di Masnago, Villa Mirabello, dove hanno sede il Museo Archeologico e il Museo del Risorgimento varesino, Villa Baragiola e la Sala Veratti. Le biblioteche: la Civica, quella dei ragazzi e una biblioteca rionale. Per le politiche culturali abbiamo puntato molto sulla comunicazione, anche con un portale nuovo, www.varesecultura.it, collegato a diversi social network, che presenta un calendario aggiornato quotidianamente con tutte le iniziative culturali del varesino, sia di promozione comunale che organizzate da altri operatori pubblici e privati. Questo ci ha permesso di sfatare le voci su Varese città priva di eventi Crescere a Varese Paolo Borghi rievoca gli anni ’50 e ’60 L’ artista Paolo Borghi, che oggi vive e lavora a Pietrasanta, ma ha conservato un forte legame con Varese dove è cresciuto (è nato a Como) e soprattutto con Malnate, dove c’è la sua famiglia, ci parla del suo rapporto con il varesotto. Qual è il suo legame con Varese? Con la città non ho un rapporto diretto, la mia attività si è svolta quasi sempre tra Milano e Roma. A Varese non c’erano fermenti importanti, certo c’è sempre stato un buon giro di artisti, penso agli anni ’80, in cui molti nomi erano in linea con l’allora avanguardia concettuale, ma la maggior parte si è fermata all’ambito cittadino. Così ha deciso di muoversi oltre i confini del suo territorio di origine, vero? Ho avuto la fortuna di collaborare con architetti legati a grossi nomi dell’architettura internazionale, come Philip Johnson a Dallas. Uscire «fuori provincia» credo sia fondamentale per la crescita di un artista. Ha però accennato a un fermento culturale nel recente passato. Certo, pensare che Varese negli anni ’50 e ’60 era davvero molto vivace culturalmente non fa pendant con la situazione attuale. Mi viene in mente anche una famosa collettiva dove c’era Henry Moore. Penso per esempio a una grande villa varesina, quella del collezionista Panza, che ha offerto alla città le sue collezioni ma è mancato un apporto politico ed economico lungimirante capace di conservarle a Varese e oggi sono infatti sbarcate oltre l’Italia. Solo un’operazione meritevole del Fondo Ambiente Italiano ha permesso di mantenere la villa e una parte della collezione. Il tessuto cittadino conserva ancora potenzialità per l’arte contemporanea? Le potenzialità naturalmente ci sono ma è come se mancasse alla società locale la capacità di credere concretamente in queste possibilità, anche se ci sono degli artisti giovani che sviluppano una ricerca interessante. E poi in ogni caso la vivacità del panorama artistico e la fortuna degli artisti stessi dipendono molto da un mercato che possa sostenerli e questo in provincia non mai semplice. q culturali. In realtà ce ne sono molti, ma in precedenza non erano adeguatamente comunicati. Qual è il primo traguardo da raggiungere in ambito culturale nel prossimo futuro? Dando per scontato l’impegno per l’Expo 2015 che va inteso come vetrina fondamentale per promuovere il nostro patrimonio e le nostre iniziative, un grosso traguardo da raggiungere a Varese è il Teatro Stabile. Certo è una procedura complessa, perché la sede individuata per realizzarlo è l’ex Caserma Garibaldi che, ormai fatiscente, è vincolata e impone quindi un confronto con la competente Soprintendenza sul da farsi. Il dialogo è aperto e spero porti al risultato che auspichiamo, perché un teatro stabile, che manca da 60 anni alla città, darebbe un impulso culturale notevole, oltre a un volto del tutto nuovo all’importante Piazza della Repubblica. q I sortilegi del MA*GA Gallarate scommette sul suo museo I l Museo d’Arte di Gallarate, MA*GA, è nato nel 2010, erede, senza soluzione di continuità nella mission, della Civica Galleria d’Arte Moderna, gestita dal Comune e fondata nel 1966 in seguito alle acquisizioni del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, istituito nel 1950. Sono oltre 6.000 le opere conservate, tra dipinti, sculture, installazioni, libri d’artista, oggetti di design e opere di grafica: dalla metà del Novecento a oggi, con aperture sulle ricerche internazionali. Una collezione permanente che include Carlo Carrà, Mario Sironi, Renato Guttuso, Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso, Afro Basaldella, Atanasio Soldati, Bruno Munari, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Dadamaino, Gianni Colombo, Adrian Paci, Vanessa Beecroft e molti altri. Contestualmente alla nascita del MA*GA è stata istituita la Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea «Silvio Zanella», nuovo soggetto gestore del museo che patrocina e supporta l’avanzamento culturale della collettività con mostre, conferenze, corsi di aggiornamento, laboratori e progetti speciali. q Giorgio D’Orazio Una veduta del museo MA*GA MA*GA mostre Prosegue fino al 3 agosto la mostra «Belvedere. Paesaggi e visioni nella collezione del MA*GA», che ripensa la collezione del museo alla luce del ritorno delle opere restaurate, ospitate in Triennale a Milano e nella Villa Reale di Monza. Un itinerario caratterizzato da tre nuclei (Spazi, Racconti, Visioni), declinazioni dell’idea di ambiente e di natura illustrate da una selezione di opere d’arte contemporanea italiana. Inaugura invece il 3 maggio, ed è visitabile fino all’8 giugno, la mostra di Francesco Bertocco e Lidia Sanvito nella MA*GA Project Room, lo spazio di sperimentazione in cui due artisti contemporanei ogni mese sono invitati a presentare progetti secondo modalità di volta in volta differenti. Dal 9 al 14 giugno il museo ospiterà, infine, il Learning Week di Ettore Favini «Ridisegnare la città: una nuova natura dell’arte», una settimana intensiva di lavoro (dedicato al tema della relazione tra arte e natura all’interno del museo e della sua collezione) che si svolge a diretto contatto con l’artista e sfocia nel progetto di un’installazione collettiva, di una mostra e di un libro. q 27 MILANO SEDI PUBBLICHE Acqua virtuosa Mostra dedicata all’acqua, l’esposizione fotografica costruisce un percorso artistico e documentario. L’intento è sottolineare e ricordare il tema dell’importanza dell’acqua come elemento fondamentale alla vita contro gli sprechi diffusi. Il progetto è a cura di Mauro Mariani. Acquario civico dal 17 maggio al 16 giugno ; Milano, viale Gadio 2; tel. 02 88465750; www.acquariocivicomilano.eu Cracking art group Il Nido di Rondini, opera del Cracking Art Group al Castello Sforzesco, è un’installazione interattiva. I visitatori possono partecipare alla simbolica iniziativa «Deponi un uovo, fai rinascere un monumento»: dopo aver acquistato alcune uova di rondine messe a disposizione, ne possono depositare alcune nell’apposito nido allestito dagli artisti, contribuendo così alla rigenerazione di un monumento equestre del Castello. Castello Sforzesco fino al 30 giugno Luca Beltrami 1854-1933 La mostra si sviluppa all’interno di tre spazi del Castello Sforzesco: la Sala Viscontea, la Sala dei Pilastri e la Sala del Tesoro. L’itinerario espositivo percorre la carriera dell’architetto, cui si deve la ricostruzione di importanti edifici storici, oltre alla ridefinizione del volto di Milano. In mostra disegni, fotografie e acqueforti, progetti architettonici e urbanistici, ma anche filmati d’epoca e proiezioni multimediali. Per ricordare le attività di storico d’arte e collezionista attivo nella tutela dei beni culturali, la Sala del Tesoro ospita opere di artisti quali Bramante, Bergognone, Luini. Castello Sforzesco fino al 29 giugno;Milano, piazza Castello; tel. 02 88463700; www.milanocastello.it Progetto Totale Continua il progetto della Fondazione Achille Castiglioni di mostrare le attività progettuali dei fratelli Castiglioni. La mostra ripercorre il restauro della Camera di Commercio di Milano, realizzato dal 1952 al 1958. Per l’occasione furono realizzate opere d’arte ad hoc da artisti come Fontana e Previati, che trovano ora posto nell’esposizione che si presenta come «Progetto Totale» e che abbraccia restauro, architettura ed arte. Fondazione Achille Castiglioni fino al 31 luglio; Milano, piazza Castello, 27; tel. 02 8053606; www.achillecastiglioni.it Loris Cecchini L’esposizione, curata da Marco Meneguzzo, propone una serie di opere recenti realizzate dall’artista e una scultura site specific. L’artista utilizza materiali diversi, dalla resina all’acciaio, creando delle opere che ricordano microsistemi, organismi molecolari: l’installazione Waterbones, costituita da centinaia di moduli di acciaio; la serie Wallvave Vibrations che rielabora la manifestazione fisica delle vibrazioni. Loris Cecchini è vincitore del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura. Fondazione Arnaldo Pomodoro fino al 27 giugno; Milano, via Vigevano 9; tel. 02 89075394; www.fondazionearnaldopomodoro.it calendario stampati in digitale) e un ciclo di nature morte degli anni 2000, scattate in pellicola negativa e ora proposte in stampa col processo analogico Platinum print. Originario di Sapporo, Yoshie Nishikawasi trasferisce a Milano nel 1996, lavorando in campo pubblicitario, artistico e di moda, tra Parigi, Londra e New York. Fondazione Luciana Matalon dal 7 maggio al 25 maggio; Milano, foro Bonaparte 67; tel. 02 878781 | 02 45470885 ; www.fondazionematalon.org Nanni Balestrini La mostra propone due nuclei inediti dell’artista e poeta del Gruppo 63. Nel primo sono esposti i lavori provenienti dal ciclo «I maestri del colore», in cui Balestrini rielaborò con la tecnica del collage grandi opere pittoriche del passato con ritagli testuali moderni, mentre nel secondo sono presentati i cosiddetti «Neri», esposti per la prima volta, tramite i quali l’artista riformula il concetto di «distruzione» nella moderna epoca mediatica. Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea fino al 31 maggio; Milano, via Tadino 15; tel. 02 29419232; www.fondazionemarconi.org Emilio Scanavino La mostra «Nascenza» è interamente dedicata all’opera di Emilio Scanavino. Il percorso, incentrato sul linguaggio sperimentale dell’artista che si esprime attraverso disegni (alcuni inediti) e sculture, mette in evidenza il sistema di relazioni esistente fra le varie opere. L’unità dell’itinerario proposto è evidenziata dai simboli che ritornano nelle opere dell’artista, come il pane e i nodi, ed è arricchita da alcuni video che lo ritraggono al lavoro. Fondazione Stelline fino all’8 giugno; Giuseppe Coco, Walter Molino La mostra «Matita&Metropoli» è un immaginario dialogo tra Giuseppe Coco e Walter Molino, dei quali sono esposte un centinaio di opere tra disegni e pastelli e altri documenti di archivio. Il percorso, formato dalle tavole di Coco dedicate alla metropolitana di Milano e da documenti dell’archivio Walter Molino, ricostruisce l’immagine di due grandi protagonisti della cultura italiana e l’atmosfera della Milano in pieno boom economico. Fondazione Stelline fino all’8 giugno; Milano, corso Magenta 61; tel. 02 45462111; www.stelline.it Le soglie dell’invisibile La mostra si sviluppa presso le Gallerie d’Italia, la Galleria San Fedele e la chiesa di San Fedele. Oggetto dell’esposizione è il tema del trascendente, che viene trattato mostrando con quali forme e ricerche è presente nell’arte contemporanea, le continuità e le differenza rispetto agli artisti del passato. Ogni nucleo di lavori realizzati da un artista contemporaneo è confrontato con opere del passato: Lucio Fontana, Ettore Spalletti, Mimmo Paladino dialogano con icone russe, ex voto, dipinti medioevali a fondo oro. La rassegna si conclude nella chiesa di San Fedele dove è esposta «Corona di spine», opera realizzata da Claudio Parmiggiani per l’altare della chiesa. Gallerie d’Italia - Piazza Scala fino al 30 giugno; Milano; tel. 800167619 è la produzione su carta,a partire dagli anni Sessanta, di trentacinque artisti internazionalmente conosciuti come Franz Auerbach, Gerog Baselitz, Chuck Close, John Currin, Roy Lichtenstein, Robert Longo, Ed Ruscha, Jim Shaw, Cy Twombly. La mostra apre per la prima volta al pubblico la collezione UBS e si pone come l’inizio di una collaborazione con la Galleria D’Arte Moderna, a partire da alcuni interventi di restauro e valorizzazione nella collezione e nel percorso espositivo dell’istituzione milanese. Gam - Galleria d’Arte Moderna fino al 21 giugno; Milano, via Palestro 16; tel. 02 88445947; www.gam-milano.com Cildo Meireles La mostra, a cura di Vicente Todolí, è la prima personale italiana dedicata all’artista, pioniere e sperimentatore nell’utilizzo delle installazioni come opere d’arte multisensiorali in cui il pubblico è completamente immerso. Nell’esposizione sono presenti dodici installazioni, fra le più note realizzate da Cildo Meireles a partire dagli anni Settanta. Le opere selezionate, delle dimensioni più disparate, sono realizzate con i materiali più diversi scelti in base alle loro caratteristiche percettive e simboliche. Hangar Bicocca fino al 20 luglio Papagaio La mostra curata da Vicente Todoli è dedicata a Pedro Paiva e João Maria Gusmão, un duo che dal 2001 produce film, opere scultoree e installazioni, utilizzando in particolare il linguaggio del cinema. L’esposizione presenta un nucleo di lavori realizzati tra il 2003 e il 2014, tra cui decine di film in pellicola, un piccolo cinema e tre Camera Obscura (ambienti creati dagli artisti per richiamare le origini della fotografia e del cinema). In occasione della mostra Paiva e Gusmão hanno prodotto numerose opere inedite, tra cui un film girato nell’arcipelago di Sao Tomé e Principe, ex colonia portoghese nel Golfo di Guinea. Hangar Bicocca dall’11 giugno al 6 novembre; Milano, via Chiese 2; tel. 02 66111573 ; www. hangarbicocca.it Suoni silenti Attraverso immagini e strumenti musicali del Civico Museo Archeologico di Milano, la mostra prende in esame il ruolo e il significato della musica nelle culture greca, etrusca e romana. Vengono ripercorsi gli aspetti religiosi, sociali e politici di ciascuna civiltà, in riferimento alla musica che li caratterizzava La ricostruzione avviene tramite le iconografie e i resti di strumenti musicali raccolti nel Civico Museo Archeologico. Tra i materiali esposti: un vaso etrusco con un suonatore di barbitos (strumento a corda), un flauto in osso e un sistro riferibile al culto di Iside. Museo Archeologico fino al 20 giugno; Da Gerusalemme a Milano L’esposizione, aperta nel 2013 in occasione dei millesettecento anni dalla promulgazione dell’Editto di Milano, è collocata nella cripta cinquecentesca della chiesa di San Maurizio. Il percorso mette in luce la nascita del cristianesimo e il contesto in cui si afferma, dal I al IV secolo d.C., analizzando i rapporti fra il potere imperiale e la nascente religione. L’esposizione è articolata in sezioni tematiche e corredata da pannelli illustrati esplicativi. Tra i materiali esposti vi sono papiri egiziani, il calco di una stele con iscrizione di Ponzio Pilato, il tesoretto aureo da Caesarea Maritima, monete del Civico Medagliere milanese. Museo Archeologico fino al 20 giugno; Milano, corso Magenta, 15; tel. 02 86450011 OFFICINA CONTEMPORANEA Rete per la cultura di Gallarate Dal 2014 al 2016 festival,Opere incontri, convegni, mostre, su carta dalla UBS Yoshie Nishikawa Art Collection Nella mostra personale delspettacoli fotografo giapponeseed eventi concerti, culturali: un programma A cura di Francesco Bonami, l’esposizione presono presentate due serie di opere: «Petali d’Osenta cinquanta opere della collezione di arte riente», fotografie di nudi realizzate a metà degli innovativo condiviso aperto a della tutti. contemporanea UBS. Oggetto della mostra anni Novanta in pellicola e(successivamente Munari Politecnico L’esposizione è incentrata sulle opere di Bruno Munari collezionate da Bruno Danese e Jacqueline Vodoz, amici e ammiratori dell’artista. È posta in rilievo la dimensione prettamente artistica del percorso di Bruno Munari, come matrice di tutta la sua produzione nei diversi ambiti disciplinari. Il percorso segue la carriera dell’artista, attraverso il Novecento e i suoi movimenti artistici. In occasione della rassegna è allestito un focus sulla produzione fotografica di Ada Ardessi e Atto, che ebbero la possibilità di seguirlo e ritrarlo a lavoro. Museo del Novecento fino al 7 settembre; Guido Lodovico Luzzatto L’esposizione è dedicata al critico milanese (1903-1990), che grazie al costante aggiornamento e confronto con l’arte europea coeva ha proposto un’analisi approfondita di alcuni artisti e movimenti internazionali in Italia: l’espressionismo tedesco, l’Ecole de Paris, i pioneristici studi sull’arte di Van Gogh. L’esposizione è curata da Valeria Iato e Paolo Rusconi assieme alla Fondazione Guido Ludovico Luzzato, che ha reso disponibili materiali dell’archivio privato come le corrispondenze con gli artisti, edizioni rare, opere donate al critico e documenti relativi alla sua vicenda personale. Museo del Novecento fino al 7 settembre; Milano, palazzo dell’Arengario, via Marconi 1; tel. 02 88444061; www.museodelnovecento.org Milano e la generazione di Piero Manzoni La rassegna è presentata in occasione della mostra dedicata a Piero Manzoni da Palazzo Reale, e prende in esame la produzione degli artisti nati a Milano negli anni Trenta. A cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero, il percorso esamina l’individualità e l’opera degli artisti di quella generazione a partire dagli anni Sessanta. I movimenti attraversati vanno dall’arte informale ad Azimuth, dall’Arte Cinetica e Programmata al Concettualismo passando attraverso la Poesia Visiva. La mostra è accompagnata da un ciclo di incontri sul paesaggio culturale milanese negli anni Settanta e Ottanta e sull’influenza di quel periodo sul clima artistico di oggi. Museo della Permanente fino al 15 giugno; Milano, via Filippo Turati 34; tel. 02 6599803; www. lapermanente-milano.it Marco Gastini La personale di Marco Gastini «Polifonie», allestita insieme all’autore stesso, è una sintesi della ricerca dell’artista nell’arco di tutta la sua carriera. La mostra è infatti un percorso, inedito in quest’ordine, che si snoda fra quattro opere che coprono tutto l’arco della sua produzione: «Otto pezzi», del 1977, «(In)sinfonia» del 1987, «Partitura per otto tempi» del 1998 e «Terra cantata» del 2011. Museo Pecci Milano fino al 14 giugno; Milano, ripa di Porta Ticinese 113; www.centropecci.it Il Giardino del Paradiso Partendo dal restauro e dalla storia collezionistica del «Tappeto delle tigri» del Museo Poldi Pezzoli, l’esposizione è focalizzata sul tappeto e sull’arte della sua realizzazione. Le opere presentate provengono da collezioni private e pubbliche, come il Museo Nazionale del Bargello e dal Museo Bardini di Firenze. Presente anche la collezione di tappeti del Museo Poldi Pezzoli, fra cui il così detto «Tappeto delle tigri», probabilmente eseguito al centro della Persia nel XVI secolo, noto per il suo disegno caratteristico, la particolarità della tessitura e le iscrizioni poetiche inserite. Museo Poldi Pezzoli dal 23 maggio al primo settembre; Milano, via Manzoni 12; tel. 02 45473800; www.museopoldipezzoli.it Regina José Galindo Personale dedicata a Regina Josè Galindo, artista del Guatemala, Leone d’Oro alla cinquantunesima Biennale di Venezia. Il tema affrontato nelle sue opere è la violenza contro le donne e in particolare le condizioni di rischio fisico e psicologico che ne conseguono.Per il Padiglione di Arte Conteporanea di Milano realizza una performance e presenta lavori inediti: video, fotografie, sculture,disegni recenti e una selezione di opere realizzate nel corso della sua carriera. PAC - Padiglione di Arte Contemporanea fino all’8 giugno; Milano, via Palestro 14; 0276009085; www.comune.milano.it/pac In viaggio con l’Italia Il Touring Club racconta in questa esposizione, realizzata da Studio Azzurro, 120 anni di storia del turismo in Italia. Alla base della mostra stanno i materiali fotografici e video raccolti e selezionati nell’archivio del Touring Club. Le testimonianze sono state elaborate da Studio Azzurro in un percorso multimediale e immersivo, creando un’esposizione narrante e sensoriale. La mostra è realizzata in collaborazione con il Comune di Milano. Palazzo della Ragione fino al 25 maggio; Milano, piazza dei Mercanti 1; tel. 02 875672 Piero Manzoni 1933-1963 Nata grazie alla collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni, la mostra ripercorre l’attività dell’artista milanese a cinquant’anni dalla sua morte, avvenuta nel 1963. Esposti 130 pezzi tra documenti, immagini e opere in prestito da collezioni private. A partire dal 1956, quando comincia l’attività espositiva, la carriera dell’artista è breve quanto fondamentale. Dalle opere informali degli esordi sono rappresentati tutti i cicli più famosi della sua produzione: gli Achromes, le Linee, I Corpi d’aria, le Uova, le Sculture viventi, le Basi magiche e la Merda d’artista. Completano il percorso fotografie, documenti, cataloghi e manifesti che testimoniano il fervore culturale di Milano tra gli anni ’50 e ’60. Palazzo Reale fino al 2 giugno; Klimt. Alle origini di un mito Ad essere qui esposti sono venti dipinti dell’artista viennese. La mostra è incentrata sulla sua produzione giovanile: dalla Scuola di Arti applicate alla costituzione della Compagnia degli Artisti, che lo rende noto nel panorama viennese e con cui si occupa della decorazione di teatri ed edifici di rappresentanza. Una sezione è dedicata ai temi del paesaggio e del ritratto, mentre l’esposizione si chiude con la pittura simbolista di Klimt. Sono presenti alcune opere molto note come Adamo ed Eva, Salomè, Girasole, Acqua in movimento, inoltre una sala è dedicata alla completa riproduzione del Fregio di Beethoven. Palazzo Reale fino al 13 luglio; Bernardino Luini e i figli Con 200 opere, provenienti dalle collezioni lombarde integrate da prestiti europei, l’esposizione racconta il percorso dell’artista dai primi lavori in Veneto e a Milano alla messa a punto del suo stile, fino ad arrivare ai grandi incarichi pubblici. Oltre ad un confronto di Luini con l’opera dei suoi contemporanei la mostra prosegue con la produzione dei suoi figli ed in particolare di Au- OFFICINA CONTEMPORANEA è un progetto sostenuto da Comune di Gallarate Assessorato alla Cultura Museo MA*GA Associazione Culturale Teatro delle Arti Il Melo ONLUS Museo della Basilica Santa Maria Assunta Premio Gallarate Proloco Proscænium Rete cittadina degli Istituti scolastici Sistema Bibliotecario Panizzi Teatro Nuovo stampato in proprio www.officinacontemporanea.it relio Luini, a cui è dedicata la Sala delle Cariatidi. Completano il percorso degli schermi dedicati alle opere murali dell’arista, inoltre sono aperti al pubblico alcuni luoghi nel territorio lombardo come la Casa degli Atellani di Milano. Palazzo Reale fino al 13 luglio; Mimmo Rotella. Décollages e retro d’affiches La mostra si concentra sulla produzione dell’artista, inventore della tecnica del décollage, nel periodo compreso tra il 1953 e il 1964: dalle prime sperimentazioni alla XXIII Biennale di Venezia. L’artista raccontava: «Verso il 1953-54 mi fermavo a guardare estasiato, entusiasta, quei manifesti sui muri che io vedevo a Piazza del Popolo dove a quel tempo avevo uno studio[…] con quei colori che hanno solo le affiche italiane. Così, la notte, era più forte di me: scendevo in strada e laceravo quei manifesti, li collezionavo. Mi ricordo che li mettevo sotto il letto, nel mio studio». A Cura di Germano Celant, la mostra presenta opere e documenti dell’artista e ai suoi contemporanei. Palazzo Reale dal 13 giugno al 31 agosto ; Milano, piazza Duomo 12; tel. 02 875672; www. comune.milano.it Giovanni Bellini In occasione del restauro della Pietà del Bellini, la Pinacoteca allestisce un percorso che si snoda intorno alla rappresentazione del Cristo. Oltre al capolavoro restaurato e alla sua versione di Palazzo Ducale a Venezia, sono esposte la Pietà marmorea di Padova, quella dell’Accademica Carrara di Bergamo e del Museo Correr di Venezia. Figurano anche alcuni contributi dall’estero, come i disegni preparatori dell’opera del Bellini dal British Museum di Londra e dal Musée des Beaux-Arts di Rennes. Pinacoteca di Brera fino al 13 luglio; Milano, via Brera 28; tel. 02 72263264-229; www.brera.beniculturali.it Milano PhotoFestival Giunta all’ottava edizione, la kermesse si propone di portare la fotografia nei più diversi spazi della città e del suo hinterland. Sono oltre 140 le mostre di fotografia aperte al pubblico in palazzi storici, gallerie, biblioteche e centri civici, con grandi maestri e giovani autori. Sedi varie fino al 16 giugno; Milano; www.photofestival.it Elena Mezzadra In mostra opere realizzate dal 1989 al 2013: quadri a olio di grandi dimensioni, incisioni eseguite su lastre di zinco o rame a punta secca o passaggio all’acido. Presente anche un video in cui sono sfogliati i libri d’arte dell’artista, con incisioni e testi di Umberto Eco, Roberto Sanesi, Giuseppe Curonici. La ricerca dell’artista si colloca fra l’Informale e l’Astrattismo. A partire dai gesti iniziali tracciati direttamente sulla tela, Elena Mezzadra si dirige verso un processo di purificazione formale, fra pittura e arte calcografica. Spazio Oberdan fino al 18 maggio; Milano, viale Vittorio Veneto 2; tel. 02 77406300; www.provincia.milano.it/cultura Tdm7. Il design italiano L’esposizione prende in considerazione l’evoluzione del design durante tre decenni segnati dalla crisi economica: gli anni Trenta, Settanta e Zero. La rassegna mette in luce l’avviarsi di sperimentazioni a basso costo e autoproduzioni. Una selezione di oltre 650 opere che delinea, in un percorso cronologico, una storia parallela del calendario design italiano e di creatività progettuale. Fra gli autori si possono citare Fortunato Depero, Fausto Melotti, Gio Ponti, Antonia Campi, Salvatore Ferragamo, Piero Fornasetti, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Andrea Branzi, Ugo La Pietra, Lorenzo Damiani, Paolo Ulian. Per il progetto di allestimento sono stati scelti materiali che rievocano il lavoro artigianale e autoprodotto. Triennale Design Museum fino al 22 febbraio 2015; Milano, viale Alemagna 6; tel. 02 724341; www.triennale.it/it/tdm Ghoramara Le icone del design italiano Zio Ziegler Negli spazi del CreativeSet sono esposte, con un calendario mensile, diverse serie di oggetti selezionate dai maestri invitati a partecipare a questa rassegna. I lavori esposti provengono in gran parte dalla Collezione Permanente del Museo. Fra maggio e giugno sono presentate le selezioni di Enzo Mari (fino al 4 maggio), Cini Boeri (dal 6 maggioall’8 giugno) e Mario Bellini (dal 10 giugno al 13 luglio). Triennale Design Museum fino al primo febbraio 2015; Milano, viale Alemagna 6; tel. 02 724341; www.triennale.it/it/tdm No Name design La mostra è curata da Franco Clivio, designer e docente presso la scuola di design di Zurigo. Il curatore ha collezionato attraverso gli anni oggetti di uso comune, quotidiani, impareggiabili nella loro funzionalità. Nell’esposizione sono presentati novecento oggetti, classificati per funzioni o tipologie, materiali o famiglie formali. La collezione e la mostra mettono in luce le caratteristiche di design negli oggetti che ogni giorno utilizziamo e rendono omaggio agli artigiani e tecnici, spesso anonimi, che li hanno ideati. Triennale Design Museum dal 17 giugno al 14 settembre ; Milano, viale Alemagna 6; tel. 02 724341; www. triennale.it/it/tdm Mendes da Rocha Esposizione dedicata all’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha, vincitore nel 2006 del Pritzker Prize per l’architettura. La mostra, a cura di Daniele Pisani, vuole mettere in luce alcune tematiche ricorrenti nella sua progettazione, tramite un percorso tematico che ne analizza i progetti per diverse tipologie architettoniche. Accanto ai disegni, oltre 200, di cui alcuni tecnici, altri inediti e schizzi progettuali, sono presentati plastici e fotografie, circa 150, documenti, volumi dello studio e riviste d’epoca, video girati appositamente per l’esposizione. Triennale di Milano dal 6 maggio al 31 agosto ; Marco Petrus. Atlas La mostra ripercorre tipologie, particolarità, scorci, simbologie e caratteristiche dello spazio urbano costruito da Petrus nel corso della sua indagine geografica e simbolica delle diverse città del mondo. Nasce così un atlante urbano immateriale e idealmente diffuso, quasi una moderna Enciclopédie métropolitaine. Triennale di Milano fino al 2 giugno; 1924–2014. La RAI racconta l’Italia I documenti visivi esposti ripercorrono la storia dell’Italia e i grandi eventi raccontati negli anni tramite i media, a partire dalla nascita della RAI nel 1924. Oltre ai filmati di programmi, telegiornali, quiz, tribune politiche, sono presenti documenti d’archivio, costumi, fotografie d’epoca, opere d’arte della collezione Rai, copioni. I sessant’anni della televisione sono articolati in otto sezioni tematiche, ciascuna curata da un testimonial. Una sezione interattiva è dedicata alla radio e nello spazio espositivo centrale è ricostruito un set televisivo degli anni Settanta realizzato con strumenti e apparati originali. Triennale di Milano fino al 15 giugno; Milano, viale Alemagna 6; tel. 02 724341; www.triennale.it MILANO GALLERIE PRIVATE Alan Charlton Personale dedicata all’artista inglese, che ha realizzato appositamente per la galleria il percorso espositivo. Alan Charlton realizza dei monocromi grigi, ne studia le potenzialità collocandoli in diversi contesti e differenziando le modulazioni di luce. Esposti monocromi triangolari, di piccole dimensioni al piano superiore, più imponenti al piano inferiore, per un dialogo e un confronto fra le due serie. La prima personale dedicata all’artista dalla galleria è del 2011. A Arte Invernizzi dall’8 maggio al 15 luglio ; Milano, via Domenico Scarlatti 12; tel. 02 29402855; www.aarteinvernizzi.it La mostra propone una serie di fotografie, realizzate dall’artista coreano Daesung Lee sull’isola Ghoramara. Situata sul delta del Gange, l’isola sta scomparendo sotto il livello del mare a causa dell’effetto serra ed è coperta dall’acqua per più del 50% della superficie. Daesung Lee cattura i paesaggi e le coste erose. Uomini, donne, bambini e animali, sono ripresi nelle terre emergenti dall’acqua, in scenari che appaiono surreali. Amy-d Arte Spazio fino al 25 maggio; Milano, via Lovanio 6; tel. 02 654872; www.amyd.it Prima personale italiana dell’artista di San Francisco, enfant prodige della Street Art californiana. È noto per i suoi giganteschi dipinti murali con enormi figure zoomorfe disegnate con contorni marcati e riempite con fittissimi pattern composti di linee e segni dettagliatissimi. Antonio Colombo Arte Contemporanea fino al 6 giugno; Milano, via Solferino 44; 02 29060171; www.colomboarte.com Bernard Aubertin La personale riassume il percorso dell’artista dai suoi primi lavori degli anni Cinquanta ai giorni nostri. La sua costante sperimentazione è il filo conduttore dell’itinerario proposto, incentrato sul rapporto tra fuoco e materia, dai «Monochromes rouges» dei primi anni ai più recenti «Tableaux-clous». Arte Centro - Lattuada Studio - Il Diaframma dal 20 maggio al 15 luglio ; Milano, via dell’Annunciata 31; tel. 02 29000071; www.lattuadastudio.it Dadamaino anni ’80 e ’90 La galleria Arte Cortina, a partire dal 2007, ha dedicato diverse mostre alla produzione dell’artista, con l’intenzione di studiare e analizzare il suo percorso. Il ciclo si conclude con l’esposizione dedicata agli anni Ottanta e Novanta . Dadamaino è nota per la sua ricerca sul segno, arrivando negli anni a creare una calligrafia visiva e pittorica. Le opere esposte sono parte delle serie cui l’artistica dedica in quegli anni, come i cicli Costellazionsi i, Intervalli-Interludi e il corpus dei Movimenti delle cose. Associazione culturale Renzo Cortina dal 3 giugno al 18 luglio; Milano, via Mac Mahon 14/7; tel. 02 33607236; www. cortinaarte.it Thomas Berra Personale dell’artista Thomas Berra, realizzata a seguito di un progetto di residenza artistica a Tangeri, in Marocco. Sono esposti sessanta disegni, un trittico e l’opera CasaBarata, una casa realizzata con materiali di recupero e legno, di oltre due metri d’altezza, che deve l’ispirazione e il titolo all’omonimo mercato popolare di Tangeri. Nella produzione Thomas Berra inserisce riferimenti e spunti tratti dall’esperienza di viaggio. Banca Sistema fino al 16 luglio; corso Monforte 20, Milano; www.bancasistema.it Barbie around the world L’esposizione è dedicata alla famosa bambola e presenta dei lavori legati al suo personaggio. A dare il titolo alla mostra è il progetto fotografico, Barbie Around the World, nato da un’idea di Maria Giovanna Callea e realizzato da Enrico Pescantini. Un immaginario viaggio da Gerusalemme a Cuba, dove i protagonisti Barbie e Ken vengono ripresi con foto digitali e polaroid. Saranno inoltre esposte tre opere del duo Mario Paglino e Gianni Grossi, in arte Magia2000 e una scultura di Paolo Schmidlin, che in quanto collezionista ha reso disponibile l’esposizione di Barbie e accessori anni Sessanta e Settanta. Barbara Frigerio Contemporary Art dall’8 maggio al 20 giugno; Milano, via dell’Orso 12 (entrata V. Ciovasso); tel. 02 36593924; www.barbarafrigeriogallery.it Pentti Sammallahti Una quarantina di immagini in bianco e nero realizzate dal fotografo finlandese Pentti Sammallahti. Ad essere esposti sono i soggetti più ricorrenti nella sua fotografia, comegli animali ripresi nella natura e in situazioni ironiche e curiose. La Galleria Bel vedere espone per la prima volta Pentti Sammallahti a Milano, dopo il debutto in Italia alla Galleria del Cembalo di Roma. Bel Vedere dal 9 maggio al 14 luglio; Milano, via Santa Maria Valle 5; tel. 02 45472468; www. belvederefoto.it Marie Claire Guyot La nuova galleria Maroncelli 12 inaugura con la personale dedicata all’artista Marie Claire Guyot, nata a Parigi nel 1937. Sono presentate una trentina di opere realizzate fra gli anni ’70 e ’80: autoritratti popolati da sofferenti personaggi e animali, sculture create con piccoli relitti e tesori scovati nella casa di famiglia in Borgogna. La galleria comincia, con questa esposizione, un percorso in cui prendere in esame l’Arte brut 28 Brut (Outsider Art) dall’8 maggio al 4 luglio ; Milano, via Pietro Maroncelli 12; tel. 335.8403484 Carla Bedini Intitolato «Le donne non dovrebbero essere illuminate», il percorso, con una ventina di opere, ha come filo conduttore l’anima e i suoi «abiti». I lavori esposti aspirano a mostrare ciò che è nascosto, quel «corpo dell’anima» che giace invisbile e che solo l’arte può mostrare. Ca’ di Fra’ dall’8 maggio al 25 luglio ; Milano, via Carlo Farini 2; tel. 02 29002108 Progetto Italiano n° 1 La mostra è il primo appuntamento della rassegna Progetto Italiano, che prevedrà una serie di collettive in spazi e gallerie differenti. Sono presenti undici artisti: Paola Angelini, Erica Battello, Arianna Carossa, Lia Cecchin, Matteo Fato, Francesco Fossati, Franco Nardi, Luca Pozzi, Mario Scudeletti, Stefano Serusi. Nelle loro opere, realizzate con tecniche differenti, dalla scultura alla fotografia, gli artisti hanno lavorato sull’idea di cosmo, secondo la concezione dantesca. Dimora Artica dal 21 maggio al 21 giugno; Milano, via Matteo Maria Boiardo 11; tel. 380 5245917; www.dimoraartica.com Chiara Caselli In mostra sei stampe fotografiche di grande formato realizzate nel 2013, che rappresentano scorci di mare a Ginostra, dove l’orizzonte si confonde nella foschia. Nota per la sua carriera da attrice, Chiara Caselli espone le sue fotografie dal 2008. Nel 2011 è stata invitata a partecipare al Padiglione Italia di Venezia per la 54° Esposizione d’Arte e al Festival Internazionale di Fotografia di Roma. Nel 2014 tiene presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tokjo una personale con oltre cinquanta sue opere. Federico Rui Arte Contemporanea dal 21 maggio al 4 luglio ; Milano, via Turati 38; tel. 392 4928569; www.federicorui.com Opinione latina 2 Secondo appuntamento di Opinione Latina, rivolto all’arte contemporanea sudamericana. L’idea che dà il titolo alla mostra è quella di una frattura, latente ma viva, sotto la superficie di architetture grandiose e utopiche. Tra le operela pittura murale di Laercio Rodondo e le sculture di Elena Damiani. Francesca Minini dall’8 maggio al 15 luglio; Milano, via Massimiano 25; tel. 02 26924671; www. francescaminini.it Giuseppe Spagnulo L’artista Giuseppe Spagnulo, noto per le opere inserite in grandi spazi pubblici e cittadini, espone nella galleria Anna Maria Consadori una serie di lavori intimi e di piccolo formato. In particolare sono presentati due cicli realizzati dall’artista. Da una parte le sculture in ferro e acciaio che riportano le qualità delle sue opere monumentali, e dall’altra le Carte, lavori realizzati con sabbie, ossido di ferro e carbone sovrapposti. Galleria Anna Maria Consadori fino al 31 maggio; Milano, via Brera 2; tel. 02 72021767; www.galleriaconsadori.com Remo Bianco La Galleria Blu dedica una personale a Remo Bianco dal titolo «Ricercatore solitario», come lui stesso si definì. La rassegna ripercorre i vari momenti della sua creazione artistica sempre attenta alla sperimentazione: si ritrovano le opere dei «Tableaux dorés» sino alle ultime produzioni dell’«Arte elementare» e del ciclo della «Gioia di vivere». Galleria Blu fino al 28 giugno; Milano, via Senato 18; tel. 02 76022404; www.galleriablu.com Memphis mai realizzata a Milano, città dove il movimento nacque. A sfilare sotto gli occhi del visitatore sono gli oggetti realizzati a partire dal 1981 da quel gruppo di architetti che si riunirono intorno ad Ettore Sottsass e che divennero poi un vero e proprio fenomeno culturale. Galleria Gruppo Credito Valtellinese fino al 17 maggio; Milano, corso Magenta 59; tel. 02 48008015; www.creval.it Letizia Fornasieri Personale della pittrice, nata a Milano nel 1955. Nelle sue opere sceglie differenti soggetti, interni ed esterni, città, piante, animali, figure umane. I suoi dipinti sono sempre popolati e vitali, con personaggi indaffarati e città ricche di vita. Anche laddove l’uomo non è raffigurato basta un elemento, un guanto appeso, una tazza, una sedia di fianco alla finestra, a suggerirne la presenza. In particolare sono presenti nelle opere alcuni soggetti prediletti, come il tram, simbolo della città di Milano dove tutt’ora la Fornasieri vive. Galleria Ponte Rosso dal 7 maggio al primo giugno ; Milano, via Brera 2; tel. 02 86461053; www.ponterosso.com Lara Leonardi «Ritratti di memoria» è il titolo della personale di Lara Leonardi che raccoglie una serie di ritratti tipici dell’artista. Le opere dai colori forti e accesi rappresentano un’ideale galleria di maschere antropomorfe, attraverso le quali la pittrice riesce ad evocare le esistenze della comunità cui sono ispirate. Galleria Previtali dall’ 8 maggio al 21 giugno; Milano, via Lombardini 14; tel. 02 58113090; www. galleriaprevitali.it Jessica Stockholder Personale dedicata all’artista americana con cui la galleria Raffaella Cortese collabora a partire dal 2000. Le installazioni e le sculture presentate sono realizzate appositamente per la sede di Via Stradella 1 e per i suoi spazi. Le opere di Jessica Stockholder sono definite accumuli, per il loro giustapporre e assemblare mobili e oggetti di uso domestico. Ne risulta una riflessione sull’effimero e sulla realtà domestica che ci appartiene. L’artista cura con sensibilità pittorica gli assemblaggi, prestando attenzione ai colori e alle linee. Galleria Raffaella Cortese dal 28 maggio al 2 agosto; Karla Black Prima mostra personale in galleria dell’artista scozzese Karla Black. Le sue installazioni uniscono diversi media e sono create al termine di un processo quasi performativo in cui il gesto utilizzato ha molto valore per l’artista. I materiali che Karla Black sperimenta sono differenti, alcuni comunemente usati in scultura come il gesso e la plastica, altri più insoliti come polvere, trucchi, zucchero. I lavori sono connessi visivamente in mostra con una linea di polvere gialla, che suggerisce un percorso unico. Galleria Raffaella Cortese (via Stradella 1) dal 28 maggio al 2 agosto; Milano; tel. 02 2043555; www.galleriaraffaellacortese.com Gal Weinstein. Solar Personale dell’artista israeliano, che raccoglie una ventina di opere: un’installazione, dipinti di medie e grandi dimensioni, un video e alcuni disegni. I materiali utilizzati da Gal Weinstein sono eterogenei: lana d’acciaio, legno, ruggine, marmo, moquette, candeggina.L’installazione a pavimento, Marble sun, s’ispira a Nahalal, il primo insediamento agricolo collettivo, fondato in Israele nel 1921. Prendendo spunto dal riferimento ai raggi solari, essenziali nel progetto originale, Weinstein ricrea la pianta del villaggio componendo un pavimento di oltre 400 tessere di marmo e altre pietre. Galleria Riccardo Crespi fino al 15 maggio; Milano, via Mellerio 1; 02 89072491; www.riccardocrespi.com L. Christofer Veggetti- Kanku Agostino Arrivabene presenta un ciclo di dipinti ispirati alle Pietà dette Vesperbild, sculture d’intensa drammaticità diffuse in Germania dal XIV secolo. I temi della trasfigurazione e della mutazione vengono rielaborati dall’artista in tele ricche di soggetti mitologici e letterari. Arrivabene dipinge corpi alterati ma anche fusi con la natura, che sembra crescere sulla loro pelle. Chiude la mostra un progetto ispirato al mito dei Dioscuri: una piccola scultura in materiali preziosi da cui verranno realizzati gemelli da polso, in collaborazione col gioielliere Mirco Baroso. Galleria Giovanni Bonelli dal 23 maggio al 26 luglio; Milano, via Porro Lambertenghi 6; tel. 0376 723161 Personale di Luigi Christofer Veggetti- Kanku, pittore originario di Kinshasa, nello Zaire. L’artista sceglie, come soggetto delle sue opere, due scenari: città e spiagge. I suoi paesaggi sono arricchiti dalla forte presenza umana, come gruppi di persone e folle che popolano e ingombrano le sue tele. Luigi Christofer Veggetti- Kanku vive e lavora in Brianza. Si forma come grafico pubblicitario presso I.T.C.S Gadda di Paderno Dugnano (MI), dove nel 1999 si tiene la sua prima mostra. Nei tre anni successivi raffina la tecnica pittorica presso il laboratorio di Uboldo (VA), diretto dal maestro Vanni Saltarelli Galleria Rubin dal 29 maggio a fine luglio; Milano, via Bonvesin de la Riva 5; tel. 02 36561080; www.galleriarubin.com La Collezione Memphis Poesia d’assalto Agostino Arrivabene L’ampia galleria del Refettorio delle Stelline accoglie la più grande esposizione del design Personale del poeta e artista Ivan, noto per gli interventi pubblici realizzati in diverse città. In que- sta esposizione è presentato un corpo di lavori inediti, che ripercorrono le sue precedenti performance. La mostra ospita una serie pittorica e fotografie degli interventi pubblici, rielaborate dall’artista. Una sezione della rassegna è dedicata alla performance Pagina bianca: in moltissime piazze italiane Ivan ha srotolato chilometri di carta e messo a disposizione pennelli e colori ai passanti. In questa mostra ricrea e presenta alcuni stralci scritti dai passanti. Galleria Russo - Asso di quadri fino al 16 maggio; Milano, via dell’Orso, 12; 0239663641 ; www.galleriarusso.it Larry Fink L’esposizione presenta sette fotografie in bianco e nero dell’artista originario di Brooklyn. Le immagini fanno parte del ciclo «Social Graces», fra i più apprezzati lavori di Larry Fink. Le fotografie sono state scattate negli anni ‘70, in differenti circoli sociali: quelli dell’alta classe cittadina di Manhattan e quelli Pennsylvania, più operaia e rurale. L’artista ne ritrae le abitudini, le interazioni e le relazioni umane. La serie è stata oggetto di un’esposizione al Museum of Modern Art di New York nel 1979. Galleria Six fino al 17 maggio; Milano, via Filippino Lippi 12 Amelie von Wulffen Personale dell’artista tedesca Amelie von Wulffen, conosciuta soprattutto per i collage, opere su carta di grandi dimensioni in cui utilizza pittura, disegno e fotografia. Giò Marconi presenta una nuova serie di lavori, fra cui dipinti, un fumetto, proiettato in galleria, e alcune sedie dipinte a mano. Fra i soggetti delle opere pittoriche vi sono nature morte e paesaggi, ma anche gli autoritratti di Max Beckmann, Gustave Caillebotte e Francisco Goya, che l’artista studia e riprende come omaggio alla loro arte e persona. Un’altra serie, popolata da frutta e verdura antropomorfa, s’ispira alle illustrazioni per bambini. Giò Marconi fino al 17 maggio; Milano, via Tadino 15; tel. 02 29404373; www.giomarconi.com Alessandro Imbriaco Il progetto Static Drama nasce dalla collaborazione tra il fotografo Alessandro Imbriaco e la scrittrice Veronica Raimo. Le immagini ritraggono cortili privati nell’ora più buia del crepuscolo. Le fotografie diventano cartoline, e sul dorso riportano alcune note frammentarie, scritte a mano da Veronica Raimo. Static Drama è un lavoro del 2010, a chiusura di una residenza artistica a New York svolta dall’artista con Harlem Studio Fellowship di Montrasio Arte. Harlem Room c/o Galleria Montrasio Arte fino al 23 maggio; Milano, via di Porta Tenaglia 1; tel. 02 878448; www.harlemroom.it I colori del deserto 2 In mostra una selezione di circa venti dipinti provenienti dall’Australia indigena, eseguite dalla fine degli anni Ottanta da una quindicina di artisti appartenenti a diverse comunità. Le opere sono eseguite su corteccia o su tela, a base di ocre o di acrilico, e sono rielaborazioni astratte di miti ancestrali. La galleria Isarte ha già esposto questo movimento artistico, di fama negli ultimi anni, e propone molti dipinti inediti in Italia che provengono in gran parte dalla collezione di Anne de Wall, co-fondatrice del Museo di arte contemporanea aborigena di Utrecht. Isarte dal 23 maggio al 5 giugno; Milano, corso Garibaldi, 2; www.eosarte.eu Pae White Due installazioni site specific e un lavoro scultoreo esposti alla galleria Kaufmann repetto, per la quinta personale dell’artista californiano. Due delle opere sono ispirate alla collezione di arte applicata del Museo MAK di Vienna. Pae White crea quattro arazzi di filo metallico, che ricordano campioni di stoffe giapponesi o mosaici; inoltre presenta una scacchiera di piccole sculture, realizzate da artigiani di tutto il mondo sulla base di foto degli archivi del MAK. Chiude la mostra un’installazione composta da 540 neon in diverse sfumature di bianco, a simulare la luce del giorno, ispirata ai motivi di un mitologico tappeto volante. kaufmann repetto fino al 17 maggio; Shannon Ebner L’artista realizza lettere fatte a mano, collocandole in contesti sospesi tra il reale, il simbolico e l’onirico e costruendo un alfabeto intimo e personale di denuncia, nello stile dei graffiti. kaufmann repetto dal 22 maggio al 22 giugno; Milano, via di Porta Tenaglia 7; tel. 02 72094331; www.kaufmannrepetto.com Ceal Floyer Personale dedicata all’artista berlinese nata nel 1968. La mostra presenta alcune sculture e installazioni recenti di Ceal Floyer fra cui una rielaborazione dell’opera Taking a Line for a Walk (2008) in cui una macchina che crea delle linee bianche sui campi sportivi è guidata senza meta fino a esaurimento della pittura. La linea è ricreata in tutta la galleria, interagendo col percorso espositivo. La produzione dell’artista si svolge in concomitanza di un’antologica al Museion di Bolzano. Lisson Gallery Milano fino al 16 maggio; Milano, via Zenale 3; 02 89050608; www.lissongallery.com Alberto Di Fabio, Philip Taaffe Curata da Marco Meneguzzo, l’esposizione presenta sei opere realizzate da ciascuno dei due artisti. Alberto Di Fabio e Philip Taaffe, rispettivamente italiano e americano, si sono formati artisticamente negli anni Ottanta e attingono a elementi artistici orientali e occidentali. Fra i lavori selezionati, la mostra si focalizza sulle carte, tipiche della produzione di entrambi, rivelatrici di mondi non visibili elaborati dagli artisti. Luca Tommasi Arte Contemporanea dal 20 maggio al 5 luglio; Milano, via Tadino 15; tel. 335 242433 Giulio Cerocchi Personale dell’artista e fotografo Giulio Cerocchi, a cura di Gigliola Foschi. Cerocchi si dedica, nella sua produzione recente, a ricerche tecnologiche ed elaborazioni grafiche e fotografiche. In esposizione una selezione di opere inedite realizzate negli ultimi anni. La serie «Alchimia popolare» presenta immagini di oggetti legati alla tradizione maremmana, incorniciati singolarmente in light box. «Territori innevati» è un ciclo di fotografie dove le sottili silhouette di alberi emoergono da sfondi monocromi bianchi o neri. M4A - Made4art dal 28 maggio al 7 giugno; Milano, via Voghera 14; www.made4art.it Maurizio Savini «Social distorsion» è il progetto con cui lo scultore Maurizio Savini mette in luce e denuncia brutture e contraddizioni del nostro tempo. Le opere dello scultore romano affrontano i contrasti della modernità e le dicotomie, che vengono rappresentate nella loro crudità pur senza rinunciare ad una vena ironica. Marcorossi artecontemporanea dal 23 maggio al 28 giugno; Milano, corso Venezia 29; tel. 02 795483; www. marcorossiartecontemporanea.com Josh Smith Terza personale dedicata all’artista dalla galleria Massimo De Carlo. Sono presentate una serie di opere a olio e alcune sculture in ceramica. La produzione di Josh Smith indaga i concetti di autenticità e serialità con una ripetizione ossessiva di temi, forme e colori. L’elemento che ricorre costantemente nei dipinti in mostra è la palma: un segno, un pattern, quasi una firma che popola gli esotici paesaggi. L’artista ha lavorato nel suo percorso con i mezzi più diversi, dalla pittura alla grafica, dal collage alla ceramica, dal libro all’installazione. Massimo De Carlo fino al 17 maggio; Milano, via Ventura 5; tel. 02 70003987; www.massimodecarlo.it Nicholas Feldmeyer Personale dedicata al giovane artista londinese, che lavora con diversi mezzi: collage su cartoline d’epoca, video, installazioni, opere pubbliche monumentali, stampe digitali. Nella produzione di Nicholas Feldmeyer, vincitore del Saatchi Prize, ricorrono paesaggi, geometrie e materiali di uso quotidiano. mc2gallery dal 6 al 23 maggio; Michael Ackerman In mostra una selezione di fotografie realizzate negli ultimi anni. Le immagini di Michael Ackerman sono in bianco e nero, caratterizzate dagli effetti pittorici dello sfuocato, del mosso, del sovra o sottoesposto. La fotografia dell’artista è personale e introspettiva, si concentra su un soggetto per raggiungere esiti intensamente emotivi. L’esposizione è organizzata in collaborazione con la Agence VU’ di Parigi, che rappresenta l’artista dal 1997. mc2gallery dal 27 maggio al 27 giugno; Milano, via Malaga 4; tel. 02 87280910; www. mc2gallery.com Paolo Riolzi La mostra presenta a serie di fotografie «Piscine» tratta dal progetto «Identità collettiva». L’artista fotografa luoghi, architetture e paesaggi, parte di un immaginario condiviso. La figura umana è quasi assente nelle immagini di Paolo Riolzi, che crea una mappatura di luoghi possibili, in un confronto tra lo spazio architettonico e il paesaggio sociale che lo abita. Il progetto 29 «Identità collettiva» inizia nel 2000 e comprende immagini scattate dall’Italia all’America. Architetto di formazione, Paolo Riolzi insegna fotografia e si dedica a progetti fotografici e video. Nowhere Gallery fino al 20 giugno; Milano, via del Caravaggio 14; tel. 329 2153299; www. nowhere-gallery.com/new/ Xing Danwen. Utopia Sculture, video, fotografie e installazioni ripercorrono 25 anni di carriera dell’artista cinese, esaminandone il linguaggio poetico con cui narra elementi della vita quotidiana e della storia culturale e politica del suo paese. Officine dell’Immagine fino al 28 giugno; Milano, via Atto Vannucci 13; tel. 0331 898608 | 334 5490900; www.officinedellimmagine.it Open to art La mostra presenta i trentaquattro progetti dei finalisti alla prima edizione del Premio Open to Art, concorso internazionale biennale dedicato al mondo della Ceramica d’Arte e di Design, ideato dalle Officine Saffi. I vincitori della prima edizione, annunciati il 2 aprile, sono Jozsef Simon Zsolt (Ungheria, 1973) e Margareta Daepp (Svizzera, 1959). Al concorso hanno partecipato oltre trecento artisti e designer internazionali, di età comprese fra i 25 e i 71 anni. Officine Saffi fino al 14 luglio; Milano, via A. Saffi 7; tel. 02 3665696; www.officinesaffi.com Harry Adams Mostra dedicata al sodalizio artistico di Steve Lowe e Adam Wood, in arte Harry Adams. Nato nel 2008, il duo si dedica dapprima a progetti di cinema letteratura e fotografia, per approdare poi alla pittura, che è a oggi la tecnica utilizzata per il loro lavoro. Le opere di Harry Adams si confrontano con i maestri del passato, con i capolavori dell’arte visiva, cimentandosi in stili e tecniche diverse. Fra i soggetti più frequenti vi è il paesaggio, in particolare gli scenari rurali. Paolo Curti / Annamaria Gambuzzi fino a fine giugno; Milano, via Pontaccio 19; 02 86998170; www.paolocurti.com Antoine Catala Personale dedicata all’artista francese, che riflette nella sua produzione sui media digitali e sull’influenza che hanno nella vita quotidiana. In CALENDARIO particolare Antoine Catala utilizza la dimensione tattile di alcune tecnologie, come l’ologramma, la stampa 3D, la tecnica morphing. In mostra sono esposte installazioni recenti dell’artista. La rassegna s’inserisce nel progetto di Peep-Hole Six Ways to Sunday, una project room per le istituzioni con una produzione di alto livello in contesti non centrali, come molti kunstverein tedeschi e FRAC francesi. Peep-Hole dal 23 maggio al 12 luglio; Milano, via Stilicone 10; tel. 02 87067410; www. peep-hole.org Andrea Jemolo La mostra «Casa Malaparte» raccoglie 20 opere realizzate dal fotografo nel 1988 a Casa Malaparte, a Capri. L’originale struttura della casa, ideata in buona parte da Malaparte stesso, viene mostrata attraverso la pulizia delle sue linee architettoniche e il contrasto fra la luce e le superifici che la riflettono. Photology fino al 30 maggio; Milano, via della Moscova 25; tel. 02 6595285; www.photology.com come simbolo di prestigio e le fotografie entrano a far parte dell’arredamento. La tecnica è ancora empirica e in via di sperimentazione, come si nota dalle lastre spazzolate dall’artista nel gesto spontaneo di pulire il tavolo di lavoro. RBcontemporary - RBfineart dal 9 maggio all’11 luglio; Milano, foro Bonaparte 46; tel. 02 875785; www. rbfineart.it Marco Gastini Grazie a «Con gli occhi del gatto» il romano Felice Levini ritorna a Milano. La mostra raccoglie un gruppo recente di lavori (tra cui i nuovissimi «La pulce nell’orecchio» del 2013 e «Astratti fuori», del 2014) dai quali emerge la pluralità di linguaggi dell’artista, e la sua riflessione sia estetica che etica. Spazio Borgogno fino al 14 giugno; Milano, ripa di Porta Ticinese 113; tel. 335 5654727; www. spazioborgogno.wordpress.com Piero Leonardi Giustizia e diritti dell’esistenza umana sono indagati dall’artista cinese attraverso installazioni e fotografie che restituiscono la schizofrenia tra globalizzazione, crescita economica e tradizione culturale e filosofica dell’Oriente. Primo Marella Gallery fino al 18 maggio; La personale analizza due percorsi di ricerca dell’artista, denominati Purgatory e Graphics, in cui i soggetti sono paesaggi naturali. Nel primo ciclo sono ritratti i volumi delle nuvole, della neve, in una ricerca dei limiti indefiniti degli spazi e degli effetti chiaroscurali che si creano in natura. Nella serie Graphics alcuni elementi e tracce naturali con le loro ombre, creano una calligrafia, un insieme di segni posati sulla terra. Spaziofarini6 fino al 29 maggio; Robert Zhao Renhui Nicola Ughi Li Wei Incantevole viaggio tra la flora e la fauna attarverso gli occhi del giovane artista che analizza analogie e differenze tra il mondo naturale e l’umano intelletto. Primo Marella Gallery dal 21 maggio al 31 giugno; Milano, viale Stelvio 66; tel. 02 87384885; www.primomarellagallery.com Ivan Bianchi Personale dedicata all’artista ticinese, pioniere in Russia della tecnica fotografica, che ha dedicato la sua produzione a ritrarre la città di San Pietroburgo in cui si reca negli anni Sessanta dell’Ottocento. La mostra presenta una serie di fotografie inedite, immagini degli interni dei palazzi della Russia nobile e zarista. I lavori sono commissionati a Ivan Bianchi dalle famiglie Selezione di 17 fotografie di grande formato del pisano, la mostra è tratta da un progetto editoriale realizzato dall’artista in collaborazione con gli scrittori Marco Vivaldi e Cristina Bersantini che racconta il mare della toscana tramite sessanta paesaggi a colori e venti ritratti in bianco e nero. Nicola Ughi riprende gli stessi soggetti di inverno e d’estate e li affianca, mettendo in evidenza un contrasto visivo ed emotivo. Spaziofarini6 fino al 29 maggio; Milano, via Farini 6; 02 62086626; www.spaziofarini6.com Dadamaino, volumi ’58-61 Il volume è al centro della riflessione artistica di Dadaimano, che in questa personale che raccoglie i Volumi realizzati nel triennio 1958-’61, continua e amplia il lavoro concettuale di Fon- tana. A essere indagata nelle sue forme ovoidali è la tridimensionalità dello spazio fisico, la cui purezza è esaltata dall’eliminazione di ogni elemento pittorico o cromatico. Studio Guastalla dal 29 maggio al 27 settembre; Milano, via Senato 24; tel. 02 780918; www. guastalla.com Patrick Tuttofuoco In mostra nuovi lavori dedicati alla città di Milano, dove l’artista è nato e cresciuto. In particolare sono esposte cinque sculture liberamente ispirate alla Casa degli Omenoni. Il progetto prosegue fuori dalla galleria, in spazi pubblici e privati: McDonald’s, passaggio duomo 2, Ermanno Previdi, via Benedetto Marcello 2. Accompagna l’esposizione un progetto musicale in collaborazione con Novo Line di Berlino, città dove risiede e lavora attualmente Patrick Tuttofuoco. Studio Guenzani fino al 17 maggio; Milano, via Eustachi 10; 02 29409251; www.studioguenzani.it Mia - Milan Image Art Fair Dopo il successo dell’anno scorso la fiera di fotografia riparte da Milano, dove, saranno circa 200 gli espositori provenienti da tutto il mondo ad animare la fiera. Saranno i fotografi stessi il centro dell’esposizione, dove ognuno di loro avrà uno stand e il proprio catalogo. Superstudio Più dal 23 al 25 maggio; Milano, via Tortona 27; tel. 02 422501; www.superstudiogroup.com | www.affordableartfair.it | www.miafair.it Urban Agriculture Survival Kit L’esposizione fa parte di un progetto volto a far conoscere il lavoro di Massimo Cutini, «Risaie Survival Signal Mirror», nel Parco delle Risaie. L’opera centrale è la mappa risultato della ricognizione nel Parco delle Risaie: fotografie, cartoline, campioni di riso, elementi in legno concorrono a formare l’immagine del parco. Sono inoltre esposte alcune installazioni ambientali di Massimo Cutini, frutto dei workshop ospitati nel 2013 dalla Cascina San Marco. Completano la mostra le opere di Guido Bagini, Paolo Calvinato, Michael Johansson, oltre a una serie di fotografie di Paola Di Bello. The Flat - Massimo Carasi fino al 10 maggio; Milano, via Frisi 3; tel. 02 58313809; www.carasi.it Milano Asian Art La rassegna, dedicata a promuovere l’arte orientale a Milano si tiene in otto gallerie: Dalton Somarè, David Sorgato, Giuseppe Piva, Illulian, La Galliavola, Mirco Cattai, Renzo Freschi e Gracis. Si tratta della quinta edizione della manifestazione in partnership con il Museo Poldi Pezzoli. Le esposizioni spaziano dall’era antica a quella contemporanea, dal Vicino all’Estremo Oriente, con una varietà di tecniche diverse fra cui la fotografia. In dettaglio, Gracis ospiterà la galleria londinese di Ben Janssens, fra i maggiori specialisti di arte asiatica e chairman del Tefaf di Maastricht, con l’esposizione «Japanese Design of the 20th century»; da Dalton Somarè in mostra «Arte antica buddhista»; «Il tesoro dei monti Zagros» da David Sorgato presenta kilim persiani. Piva espone opere recenti del giapponese Tomizo Saratani («L’anima nella Lacca»); da Illulian «I tappeti della misura Zaronim»; da La Galliavola la mostra «Minguo», fotografie e oggetti dalla Cina della Prima Repubblica; con «Ma Dao Cengh Gong» Mirco Cattai propone opere di diverse dinastie cinesi; le fotografie scattate in quarant’anni in India da Roberto Meazza, sono in mostra da Renzo Freschi Sedi varie dal 15 al 24 maggio; Milano BERGAMO SEDI PUBBLICHE Claudio Parmiggiani L’artista presenta una grande e complessa installazione composta da 53 campane ispirate al tema della memoria e della morte, da sempre al centro della sua poetica. Fondazione Bernareggi - Museo dal 17 maggio al 30 settembre; Bergamo, via Pignolo 76; www.fondazionebernareggi.it Andrea Mastrovito Negli spazi dedicati agli artisti emergenti, il giovane bergamasco presenta il progetto sitespecific «At the end of the line». Si tratta di una serie di opere inedite realizzate con la tecnica del frottage e dedicate a temi quali storia, mito delle origini, società e identità contemporanee, territori lontani e diversi che si mescolano in una sorta di unico e grande paesaggio universale. GAMeC - Galleria d’Arte Mod. e Cont. fino al 25 maggio Riscoprire la Carrara «Riscoprire la Carrara. Mantegna, Bellini, Raffaello e Moroni. Restauri e capolavori in dialogo» è la grande mostra che rende omaggio un omaggio al museo della Pinacoteca di Carrara e al suo patrimonio a pochi mesi dalla riapertura, con opere provenienti anche da altri musei italiani. GAMeC - Galleria d’Arte Mod. e Cont. dal 13 maggio al 20 luglio Robert Overby Prima retrospettiva italiana dell’artista americano, la mostra ne presenta una selezione di 50 opere realizzate tra il 1969 e il 1987. Installazioni, dipinti, sculture, stampe e collage, dedicati all’analisi della condizione umana e al suo declino, ripercorrono l’evoluzione dell’artista che ha fatto dello spazio l’appendice fisica della caducità del corpo, anticipando l’arrivo del PostModernismo. GAMeC - Galleria d’Arte Mod. e Cont. dal 16 maggio al 27 luglio; Artists’ Film International Progetto nato da un’iniziativa della Whitechapel Gallery di Londra, che quest’anno registra la collaborazione di quindici importanti istituzioni internazionali che presentano altrettanti artisti nelle cui opere scelgono l’immagine in movimento come mezzo privilegiato d’espressione. GAMeC - Galleria d’Arte Mode. e Cont. dal 16 maggio al 27 luglio; Giuseppe Stampone Cento disegni inediti, realizzati dall’artista emergente con la penna bic, costituiscono il progetto site-specific «Bic blue data». Sono i ritratti dei più importanti artisti contemporanei come Ai Weiwei, William Kentridge, Shirin Neshat e Marna Abramovic, tutti raffigurati in compagnia di un elemento che ne identifichi pensiero, produzione e poetica, come il teschio di Damien Hirst e la maschera alter-ego di Maurizio Cattelan. GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea dal 5 giugno al 27 luglio; Bergamo, via San Tomaso 53; tel. 035 270272; www. gamec.it Enrico Prometti Artista-esploratore che ha fatto del viaggio il tema centrale della sua poetica, l’eclettico autore scomparso nel 2008 è protagonista di una grande rassegna in tre sedi che ne rivela il talento di scultore, pittore, artigiano e incisore, attraverso una selezione di lavori popolati d’immagini tote- calendario miche, bestiari fantastici, soli, tarocchi e mondi immaginari. Museo Storico - GAMeC – Museo Civico Enrico Caffi fino al 2 giugno; Bergamo; 320 8015469 Artdate Organizzata dall’associazione Theblank, «Artdate» è la settimana dell’arte contemporanea, dedicata al dialogo tra l’arte antica e i linguaggi odierni. In programma mostre, proiezioni di film, laboratori, visite e incontri in oltre 60 tra fondazioni, musei e gallerie. Sedi varie dal 15 al 18 maggio; Bergamo; tel. 348 5100463 Walk with the artiste Dopo la prima tappa di Berlino arriva a Bergamo il progetto «Walk with The Artist». Il visitatore è accompagnato da un artista (il 16 /5 da Stefania Migliorati, 17/5 da Silvia Giambrone e il 18/5 da Borders.de e Bernardo Giorgi) attraverso la città, in una camminata interattiva dove gli spazi visitati sono riscoperti e trasformati dal pubblico. Sedi varie dal 15 al 18 maggio ; Bergamo; tel. 348 5100463 BERGAMO GALLERIE PRIVATE Alfredo Casali In galleria è esposta una ricca e raffinata selezione di dipinti di Alfredo Casali, con un catalogo a cura di Chiara Gatti e un testo di Rocco Ronchi. Galleria Ceribelli dal 10 maggio al 19 luglio; Bergamo, via San Tomaso 86; www.gallericeribelli.com FuturoAnteriore La torinese Elena Tortia e il bergamasco Marco Manzoni hanno elaborato un progetto a quattro mani in dialogo con il passato. Video e installazioni fotografiche di Tortia, dedicati alla memoria e comprensione dell’altro s’intrecciano con i disegni di Manzoni, ispirati ad antiche incisioni. Galleria Marelia dal 17 maggio al 30 giugno; Percezioni In mostra opere degli studenti dell’Accademia di Belle Arti G. Carrara tra cui Simone Brolis, Veronica Citterio, Laura Crevena, Chiara Fusar Bassin, Giusy La Licata, Lorenzo Misia e Federica Mutti, che con gesti e linguaggi differenti analizzano natura, spirito e realtà. Galleria Marelia fino al 10 maggio; Bergamo, via Guglielmo d’Alzano 2b; tel. 035 0603115 | 347 8206829; www.galleriamarelia.it Rodolfo Invernizzi Piccole tavole a tempera su cui si sovrappongono minute calligrafie che scandiscono lo scorrere del tempo. Così Rodolfo Invernizzi trasforma il gesto pittorico in un’ossessione che si nutre di citazioni, reliquie e memorie. Studio Vanna Casati fino al 10 maggio; Bergamo (BG), via Borgo Palazzo 42; tel. 335 222333; www. vannacasati.it Ugo Mulas A quarant’anni dalla morte una grande monografica rende omaggio al maestro della fotografia, attraverso una preziosa selezione di scatti in bianco e nero che catturano l’essenza di personaggi famosi e non. Musei di Santa Giulia fino al 13 luglio; Suggestioni d’Oriente Il percorso a cura di Maurizio Mondini presenta una ricca selezione di preziosi manufatti cinesi e giapponesi tra cui paraventi dipinti, kakemono, porcellane, armature. Si passa così dalla pittura policroma Nihon-ga del VII secolo, alle raffigurazioni con inchiostro ispirate al buddismo Zen del XV secolo. Musei di Santa Giulia fino all’11 maggio; B Oki Izumi La scultura contemporanea di Oki Izumi s’ispira a una pratica lenta e rigorosa, fatta di piccoli gesti, lunghe pause, movimenti ripetuti e piccole stratificazioni del medesimo materiale: il vetro. Così prendono forma architetture, paesaggi ed elementi naturali in cui si riconosce lo scorrere della vita e del tempo. Musei di Santa Giulia fino all’11 maggio; Brescia, via dei Musei 81b; tel. 030 2977834; www.bresciamusei.com Hiroshige e Hokusai La mostra a cura di Nicoletta Spadavecchia e Paolo Linetti presenta un nucleo di cento incisioni eseguite dai maestri della xilografia giapponese, ripercorrendo l’evoluzione stilistica e tematica di questa antica tradizione. Museo Diocesano di Brescia fino al 29 luglio; Pittori attorno al Moretto In mostra un gruppo di opere, provenienti da collezioni private, realizzate dagli allievi dell’artista attivi nella sua bottega, da Agostino Galeazzi a Luca Mombello, a Francesco Ricchino. Non mancano, poi, pittori della generazione successiva, come Pietro Marone e Tommaso. Museo Diocesano di Brescia fino al 31 luglio; B Stefano Bombardieri Celebre per gli ironici e mastodontici animali collocati nei più svariati contesti urbani, l’artista bresciano propone una selezione di sculture e installazioni che ci introducono nel suo universo fiabesco, cinico e felliniano. Museo Diocesano di Brescia fino al 31 maggio; Brescia, via Gasparo da Salò 13; tel. 030 40233; www.museodiocesanobrescia.it Collezione private bresciane I dipinti più prestigiosi della scuola pittorica bresciana, fiorita tra il XV e il XVIII secolo, sono esposte in un percorso, curato da Davide Dotti, che si articola tra autori del calibro di Foppa, Moretto, Savoldo, Ceruti, Romanino, Bocchi, Bellotti, Celesti e Cifrondi. Ne emerge una raffinata lettura dell’evoluzione tematica e stilistica che ha condotto dal Rinascimento al Manierismo, dal Barocco al Rococò. Palazzo Martinengo fino al primo giugno; Brescia, piazza Moretto 4; tel. 030 3774999; www.bresciamusei.com Erik Saglia. Sniffinglue Resine e nastro adesivo danno forma alle superfici monocrome e alle griglie moderniste del giovane artista torinese. La sua è un’inedita rielaborazione del linguaggio pittorico che trae origine dallo spazialismo di Lucio Fontana e dalle sperimentazioni matematiche di Alighiero Boetti. Thomas Brambilla Gallery fino al 10 maggio; Bergamo, via Casalino nr 23/25; tel. 035 247418; www.thomasbrambilla.com Mustafa Sabbagh Fotografo di moda e cantore dell’umana bellezza, Sabbagh esalta attraverso la lente dell’obiettivo e i viraggi di colore eleganza e sinuosità del corpo maschile e femminile, conferendo alla natura transitoria della carne un alone di eternità. Traffic Gallery dal 15 maggio al 15 luglio; Bergamo, via san Tomaso 92; tel. 035 0602882; www. trafficgallery.org BRESCIA SEDI PUBBLICHE Tatafiore L’artista si confronta con la storia e le bellezze di quello che fu il rifugio di Gabriele D’Annunzio, reinterpretandone la visione estetica e filosofica. Fondazione Il Vittoriale da luglio a settembre; Brescia, via Vittoriale 12, Gardone Riviera; www.vittoriale.it BRESCIA GALLERIE PRIVATE Marta Pierobon Creta, legno, tessuto, alluminio specchiato sono alcuni dei materiali che l’artista elabora nel progetto «Keposhartus», ispirato ai giardini all’italiana. Linguaggi tratti dalla tradizione classica e dall’Impressionismo mettono in luce la profonda energia sprigionata dall’incontro tra ordine e caos, fantasia e rigore. A Palazzo Gallery fino al 20 maggio; Brescia, palazzo Cigola, piazza Tebaldo Brusato 35; tel. 030 3758554; www.apalazzo.net Giuseppe Rivadossi Omaggio all’artista e artigiano che con la sensibilità del poeta e l’abilità del designer lavora il legno e altri materiali naturali come lana e vetro creando nuovi habitat in grado di conciliare le esigenze sempre più sofisticate dell’uomo moderno con una dimensione atavica e naturale. Agnellini Arte Moderna fino al 27 settembre; Brescia, via Soldini 6a; tel. 030 2944181; www.agnelliniartemoderna.it Mille Miglia...d’autore In mostra lavori di Giorgio Alisi, storico disegnatore di «Quattroruote», contraddistinto dal tratto deciso e graffiante e Claudio Filippini, i 30 cui dipinti raffigurano strade e scorci di città e periferie urbane. Colossi Arte Contemporanea dal 15 maggio al 26 giugno; Brescia, corsia del Gambero 13; tel. 030 3758583; www.colossiarte.it Arturo Martini Gigante dell’arte del ‘900, Arturo Martini è celebre per le sue sculture sospese tra mito e realtà. La mostra presenta una prestigiosa selezione di lavori in terracotta e bronzo, accanto ad alcune litografie. Galleria dell’Incisione dal 22 maggio al 20 luglio; Brescia, via Bezzecca 4; tel. 030 304690; www.incisione.com Haris Epaminonda I lavori dell’artista cipriota, residente a Berlino, nascono da fotografie di libri, oggetti ritrovati, film e sculture assemblati in supporti da lui progettati, dando così luogo a strutture complesse che si aprono a una molteplicità di significati e classificazioni estetiche. Galleria Massimo Minini fino al 25 maggio; Daniel Buren La galleria che ha fatto con l’artista e scultore francese una delle sue prime mostre, ne ospita una serie di lavori più e meno recenti, legati alla relazione con lo spazio, la luce e il paesaggio. Galleria Massimo Minini dal 25 maggio a fine luglio; Brescia, via Apollonio 68; tel. 030 383034; www.galleriaminini.it Phil Borges. Tibet Dopo un percorso di oltre 4 anni, uno dei più grandi fotografi contemporanei presenta uno spettacolare reportage fotografico sul Tibet. Trenta scatti raccontano un mondo sospeso tra antiche tradizioni, cambiamenti e paesaggi incontaminati. Paci contemporary fino al 13 maggio; America Settanta La collettiva esamina la fotografia americana degli anni ’70 ai confini tra sogno e realtà. Esposti scatti di William Egglestone, Aaron Sisknid, Judy Dater, Ralph GibsonDave Heath e molti altri ancora, tutti artisti individuati nel 1978 dal direttore del dipartimento di fotografia del MoMA John Szarkowski. Paci contemporary dal 17 maggio al 30 settembre; Brescia, via Trieste 48; tel. 030 2906352; www. pacicontemporary.com COMO SEDI PUBBLICHE Yona Friedman Museum Le Musée del Quotidien è un museo mobile e portatile che resterà collocato nel parco di Villa Sucota per tre anni, costituendo un punto d’interconnessione tra vita e arte. Fondazione Antonio Ratti fino al 30 ottobre 2016; Villa Olmo fino al 2 giugno; Como, via Cantoni 1; tel. 031 305621; www.miniartextil.it COMO GALLERIE PRIVATE Federico Guida È in corso nella galleria l’archiviazione dei dipinti di Federico Guida, per la preparazione del catalogo generale. Roberta Lietti Arte Contemporanea fino al 2 giugno; Como, via Diaz 3; tel. 031 242238; www.robertalietti.com CREMONA SEDI PUBBLICHE Progresso e passato In mostra reperti archeologici provenienti dagli scavi eseguiti nel 2010-2011 tra Cremona e Sergnano. Ne emerge uno spaccato delle popolazioni del territorio cremonese dall’età preistorica a oggi. Museo Civico Ala Ponzone fino al 31 maggio; Cremona, via Ugolani Dati 4; tel. 0372 407269 CREMONA GALLERIE PRIVATE Armando Fettolini Personale dedicata al pittore che raffigura sulla tela elementi del paesaggio tipici della Brianza, trasformando forme, luci e colori naturali in pennellate astratte e gestuali. Palazzo del Broletto dal 7 giugno al 29 giugno; Como, piazza Duomo; tel. 031 252352; www.comune. como.it Aldo Galli Omaggio della sua città al pittore comasco, che con uno stile inedito, personalissimo e al di fuori da ogni etichetta ha elaborato per primo gli esiti dell’astrattismo in Italia, sperimentando materiali inconsueti. Pinacote Civica fino al 28 settembre; Como, via Diaz 84 Miniartextil. Gea Giunta alla 24° edizione, la rassegna di arte tessile contemporanea presenta i manufatti di artisti provenienti da tutto il mondo, da Maddalena Ambrosio a Benny Posca, da Mohamed Abouelnaga a Junko Imada, da Valle Eltjon a Pascale Peyret Anamorphose e molti altri ancora. Esponente della pittura Imagista, di cui ha scritto il manifesto insieme a Dino Buzzati, Giuseppe Viola è protagonista di una monografica curata da Carlo Micheli che ne ripercorre l’intera produzione artistica attraverso più di 60 opere tra dipinti, sculture e lavori in ceramica. Palazzo Te fino al 25 maggio; Mantova, viale Te 19; tel. 0376 323266; www.palazzote.it www.centropalazzote.it MANTOVA GALLERIE PRIVATE Come una bestia feroce Ottanta opere pittoriche, di artisti quali Matteo Bergamasco, Francesco Clemente, Matteo Fato, Valerio Nicolai, Aleksander Veliscek e William Marc Zanghi, riflettono sulla forza anticonvenzionale del medium pittorico. Bonelli Arte Contemporanea fino al 14 luglio; Mantova, via Corrado 34; 0376 244769; www.bonelliarte.com Collettiva Il percorso realizzato in collaborazione con il politecnico di Milano presenta una serie di progetti architettonici legati alle future esigenze dell’abitare e a tecnologie scosostenibili. Casa del Mantegna dal 12 maggio al 29 giugno; Mantova, via Acerbi 47; tel. 0376 360506 | 0376 432432; www.casadelmantegna.it Irene Balia e Bruno Marrapodi La doppia personale mette a confronto il linguaggio figurativo dei due pittori rappresentanti della nuova generazione. Interno 18 dall’8 maggio al 15 giugno; Cremona, via Beltrami 18; tel. 335 5274325 LECCO SEDI PUBBLICHE Nel segno di Picasso La mostra celebra i 30 anni della Gallerie Bellinzona attraverso 100 incisioni di Pablo Picasso, documentandone l’evoluzione stilistica dal periodo blu al dopoguerra. Si parte dai saltimbanchi del 1904-06, alle incisioni di Guernica, ai libri illustrati come «Gongora» e «Carmen», sino alle 66 lastre in acquaforte della «Celestina» incise a 90 anni. Palazzo delle Paure - Museo d’arte contemporanea fino al 13 luglio; Lecco, piazza XX settembre, 22; tel. 0341 481262 Michela Montrasio Dipinti e fotografie dell’artista nascono dall’incontro con i testi di Jung e indagano la dimensione onirica, simbolica e il lato oscuro di gesti, sguardi, parole e atti mancati. Villa Monastero dal 9 al 29 maggio; Lecco, viale Giovanni Polvani 4, Varenna; www.villamonastero.eu Emilio Pucci e Como La mostra ospita una selezione di tessuti, disegni, abiti e accessori originali del grande stilista Emilio Pucci, un pezzo della storia della moda e del costume iniziata nell’Italia degli anni 50’. Fondazione Antonio Ratti dal 7 maggio al 31 ottobre ; Como, via per Cernobbio 19; tel. 031 233111; www. fondazioneratti.org Giuseppe Viola MANTOVA SEDI PUBBLICHE Intorno a Cima Giovanni Battista Cima, meglio noto come Cima da Conegliano è al centro di un percorso espositivo che ne rivela lo stile e l’influenza con cui ha contribuito al Rinascimento veneziano. Figurano «Madonna con bambino», in prestito dal MAR di Ravenna e alcuni lavori di suoi contemporanei. Museo Diocesano Francesco Gonzaga fino al 15 giugno; Mantova, piazza Virgiliana 55; tel. 0376 320602; www.museodiocesanomantova.it Bertozzi & Casoni In mostra le ceramiche smaltate e policrome del duo formato da Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni. Una suggestiva galleria di sculture ironiche, ricche di simbologie e richiami all’iconografia della storia dell’arte. Palazzo Te dal 7 giugno al 20 agosto; Luce e ombra nell’arte sacra In mostra 50 opere sacre nelle collezioni dei musei civici dal 2010. Un nucleo di dipinti del ’600 e ’700, accanto a una piccola sezione di lavori dell’800 pavese, mettono in luce un percorso iconografico e stilistico sviluppatosi all’insegna di inediti contrasti chiaroscurali. Castello Visconteo fino al 2 giugno; Pavia, viale XI Febbraio 35; tel. 0382 33853; www.museicivici. pavia.it Augusto Garau Poliedrico e irrequieto, Augusto Garau mescola astratto e figurativo, quotidianità, immaginario Pop e percezione dell’immagine. La mostra ne ripercorre la carriera di pittore e ceramista. Palazzo del Broletto fino al 18 maggio; Pavia, piazza Cavagneria; tel. 339 4590927 Pissarro Le più importanti opere di uno dei fondatori del movimento impressionista, ne raccontano le tappe fondamentali della carriera. I lavori, provenienti da tutto il mondo, sono accompagnati da una serie di video proiezioni che ne approfondiscono il background culturale e geografico. Scuderie del Castello Visconteo fino al 2 giugno; Pavia, viale XI Febbraio 35; tel. 0382 538932; www.scuderiepavia.com Paolo de Rosa MONZA-BRIANZA SEDI PUBBLICHE Nicola Samorì e Nicola Verlato Una doppia personale racconta la passione per il disegno, la pittura e la storia dell’arte antica e moderna di due giovani autori che si confrontano con i linguaggi classici in un progettio ispirato a Pier Paolo Pasolini Museo di Lissone dal 10 maggio al 15 giugno; Winfredo Gaul Retrospettiva sulle opere degli anni Sessanta di Winfred Gaul, in occasione della quale una sua opera entrerà a fare parte della collezione permanente. Museo di Lissone dal 28 giugno al 27 luglio; Monza-Brianza; via Gramsci 21, Lissone Table Il percorso espositivo presenta lavori di artisti contemporanei ispirati al tema del cibo, dello stare a tavole e alle realtive culture e tradizioni. Palazzo dell’Arengario fino all’8 giugno; Storm Thogerson Prima assoluta, «TheGatheringStorm, dai Pink Floyd ai Muse» è la mostra delle fotografie realizzate da Storm Thogerson per le copertine di alcuni dei più importanti album della storia della musica recente. Palazzo dell’Arengario dall’11 giugno al 24 agosto ; MonzaBrianza; 039322086; eventiespositivi@ comune.monza.mi.it M-Art Contemporanea Mostre personali e collettive, sculture posizionate nelle piazze e nei luoghi strategici, rassegne, presentazioni. Il primo evento, si aprirà a Villa Cusani Tittoni Traversi, dal 17 al 25 maggio, con il patrocinio del Comune di Desio e la partecipazione di numerosi artisti contemporanei. Sedi varie fino al 31 dicembre; Monza Candida Höfer Sono esposte otto fotografie scattate dall’artista tedesca tra il 2010 e il 2011 all’interno di edifici storici della città, come Palazzo Ducale, la Biblioteca Teresina e la Sala dei Giganti di Palazzo Te. La Hofer trasforma le architetture in sfuggenti prospettive, geometrie ideali senza spazio Palazzo Te fino al primo giugno; PAVIA SEDI PUBBLICHE MONZA-BRIANZA GALLERIE PRIVATE Giuseppe Nobile Alcune opere dell’artista milanese, sospese tra grafica e pittura e fotografia, sono selezionate in virtù di una nobile causa: una raccolta fondi a favore di VITAL Italy Onlus, l’associazione no profit fondata da quattro donne monzesi per aiutare i bambini bisognosi di Calcutta, città che conta il maggior numero al mondo di bambini di strada (250.000). Cam fino al 7 giugno; Monza, viale Elvezia; tel. 039 8946677 Percorso dedicato all’artista e designer Paolo de Rosa che inadaga nel suo lavoro il mondo animale e vegetale, ispirandosi a linee, forme e profumi. Pinacote Civica Casimiro Ottone fino al 18 maggio; Vigevano (Pavia), piazza Ducale 20 PAVIA GALLERIE PRIVATE Alberto Bianchi Ispirandosi al celebre fotografo americano Anselm Adams, Alberto Bianchi ritrae rigorosamente in bianco e nero i paesaggi della Valtellina ,attraversati quotidianamente, trasformando la topografia del territorio in archetipi universali. Una parte della mostra è allestita nel MVSA, in Palazzo Sassi de’ Lavizzari Galleria Credito Valtellinese dal 21 maggio al 5 settembre; Sondrio, palazzo Sertoli, piazza Quadrivio 8; tel. 0342 522738; www.creval.it VARESE SEDI PUBBLICHE La collezione comunale Una vasta rassegna mette in mostra opere, dipinti, sculture e tesori della collezione comunale, che copre diversi secoli di arte antica. Castello di Masnago fino a metà giugno; Varese, via Cola di Rienzo 42; Francesco Bertocco e Lidia Sanvito Nello spazio Project Room, dedicato alle sperimentazioni degli artisti più giovani, l’autore milanese, classe 1983, si confronta con le sculture lievi e impalpabile della sua collega. MAGA - Museo Arte Gallarate fino all’8 giugno; Belvedere. Paesaggi nella collezione Il percorso espositivo racconta, attraverso una mirata selezione di opere d’arte contemporanea italiana, i paesaggi, gli ambienti, le visioni e le vedute che da sempre contraddistinguono la ricerca degli artisti sui luoghi fisici e immaginari che l’uomo attraversa. MAGA - Museo Arte Gallarate fino al 3 agosto; Gallarate (VA), via De Magri 1; tel. 0331 706011; www.museomaga.it Robert Irwin, James Turrell Due protagonisti dell’arte ambientale americana, Robert Irwin e James Turrell, si confrontano attraverso 19 opere tra installazioni, video e progetti site-specific in cui la luce è spesso utilizzata come materia scultorea. Villa e Collezione Panza fino al 2 novembre; Varese, piazza Litta 1; tel. 0332 283960; www.fondoambiente. it/beni/villa-e-collezione-panza.asp LA PROVINCIA DI CREMONA ILLUSTRATA CREMONA - MUSEO DEL VIOLINO 19 APRILE - 18 MAGGIO 2014 AIUTO MI SONO PERSO LA MOSTRA FARÀ TAPPA A CREMA (CR) A GIUGNO 2014 E A CASALMAGGIORE (CR) A SETTEMBRE 2014 IN OCCASIONE DELLA MOSTRA VERRÀ PUBBLICATA LA GUIDA TURISTICA ILLUSTRATA DELLA PROVINCIA DI CREMONA Associazione Tapirulan www.tapirulan.it - [email protected] Distretto Culturale della Provincia di Cremona www.distrettoculturaleprovinciacremona.it