“I turbinosi anni 70, un`incognita rimossa”, di
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“I turbinosi anni 70, un`incognita rimossa”, di
Piaceri&Saperi arte e oltre / di Francesca Pini i turbinosi anni 70, un’incognita rimossa A Milano una mostra indaga i protagonisti di una stagione artistica ricca di idee rivoluzionarie, un’archeologia recente confronto Il corridoio con esposte le opere di Ugo La Pietra e Franco Vaccari. n ello sguardo a ritroso che l’indagine storica in ambito artistico impone, gli anni Settanta italiani (lungamente “rimossi”) sono ora sotto la lente d’ingrandimento. Ma in quegli anni l’egemonia americana era così forte (senza dimenticare poi anche quella dell’Arte Povera) che le grandi energie messe in moto in quel preciso periodo sono solo ora pienamente riconoscibili in tutta loro importan- za. «Quest’incognita di guardare indietro ci attira forse più di quella di guardare avanti. Si tratta di una forma di archeologia recente, una concreta ricerca sul campo, lontana dalla solita routine espositiva», dice Marco Scotini curatore della mostra L’Inarchiviabile, Italia Anni 70 (da FM Centro per l’arte contemporanea di Milano, fino al 15/06). «Ci sono opere che un curatore, nel tempo, tiene a mente, fino al punto poi di riuscire a rintracciarle e a impaginarle in una mostra. Tutte quelle scelte conservano tracce, storie che le rendono ancora più significative». Artisti di una forza propulsiva come De Dominicis, Ugo La Pietra, Giuseppe Chiari, Franco Vaccari hanno spostato frontiere. Quest’ultimo con la sua cabina Photomatic Italia (fototessere scattate durante la Biennale del 1972) rinuncia all’autorialità lasciandola ai visitatori, le loro facce raccontano un Paese. Ma poi anche figure femminili incisive come Maria Lai, Ketty La Rocca, Lisetta Carmi (che anticipa Nan Goldin), Irma Blank (con i suoi travestimenti una Cindy Sherman ante litteram). Tutte hanno avuto vita difficile causa il “patriarcato” della cultura italiana che le ha tenute al margine. La loro rivalsa è oggi, è tempo di riconoscere loro un ruolo non minore di quello dei colleghi maschi. L’opera di Marisa Merz, L’età del rame (1977), un intreccio a maglia, è stata fortunosamente ritrovata ed è qui anticipazioni enrico BaJ. l’inVasione deGli Ultracorpi Museo archeologico, Aosta Dal 10/06 al 9/10 i Voli di ariosto Villa d’Este, Tivoli DAL 15/06 AL 30/10 L’immaginario legato all’Orlando Furioso (di cui ricorre il cinquecentenario della prima edizione) è vasto e frequentato dai pittori. Il libro fu dedicato al cardinal Ippolito I d’Este ma anche il nipote Ippolito II che fece costruire la Villa, lo conobbe. 102 sette | 23— 10.06.2016 È venuto il momento anche della riscoperta di questo artista, protagonista della Patafisica. Dall’archivio escono 52 opere significative del suo percorso, dalle opere nucleari ai famosi generali corredati di medaglie, ai personaggi del meccano. Bertozzi&casoni Gam, Palermo Dal 10/06 al 4/09 L’iperrealismo nelle ceramiche di questo duo produce l’inganno perfetto. Specie le loro famose “sparecchiature” con i resti di cibo. Ma anche le Vanitas, trattate con ironia. Dodici sculture verranno installate in dialogo con le collezioni. atelier d’artista Che cosa sta preparando antonella zazzera ripresentata dopo cinquant’anni, prima di esserlo anche al Metropolitan di New York. Dadamaino, con i suoi Fogli di vita improvvisamente, a metà degli anni Settanta, passa da una matrice optical a concepire dei grafemi (ispirati dal genocidio di Tall el Zaatar del 1976), scritti sul retro di fogli che poi appende. In quegli anni, artisti con intuizioni geniali hanno avuto poco riconoscimento sul piano nazionale (benché invitati alle Biennali di Venezia che allora avevano però un altro peso rispetto a quello di oggi) e quasi nessuno su quello internazionale. «Ma ciò che proponevano questi artisti era talmente complesso dal punto di vista individuale e sociale, che il loro messaggio non oltrepassava dei ristretti circoli, e ancora oggi la visione d’insieme ci sfugge», dice Marco Scotini. Davvero certosino lo sforzo di ritrovare opere sparse tra diversi collezionisti, Il tavolo di Fabro viene realizzato a metà degli anni Settanta, viene esposto alla galleria Area di Firenze, una sorta di banchetto sacrificale, cinque bacinelle di vetro che accolgono lacerti di figure simboliche che lottavano per le proprie idee e che raffigurano Archimede, Giovanni Battista, Socrate, Berenice e Gandhi, la galleria si prefiggeva, vendendo queste opere, di sostenere Lotta Continua. Altri lavori sono stati ricomposti, come quattro Doublure di Paolini (serie di 28 tele). Figlia di contadini, Antonella Zazzera è umilmente fiera di questo legame con la sua terra (Todi, dove vive). Il fienile della casa colonica è diventato il suo studio, così come il prato. L’artista lavora il rame, materiale molto costoso. Le sue sculture sono sedimentazioni di centinaia di fili di quel metallo (opere in mostra alla Fondazione Pomodoro di Milano, a cura di Ada Masoero, fino al 15/07), pensate principalmente per l’interno, anche se ora un suo lavoro è stato installato nel parco di Sèvres, nella regione parigina. «Preferisco però lavorare all’esterno, ma è sempre complicato perché il rame viene spesso rubato. Io l’ho subito amato anche per il colore e la lucentezza. Le mie sculture sono il risultato di un procedimento molto lungo, per le strutture grandi impiego anche otto mesi di lavoro: disegno, bozzetto in scala, costruzione di un telaio, cuciture, forma. Vengo dalla pittura e ho sempre fatto un lavoro sul segno, che poi si è trasformato in filo di rame. Una pratica alla quale sono arrivata studiando la vetronite, un effetto di luce che si produce su queste lastre di rame e di polvere di vetro, catturato dalla sensibilità della pellicola fotografica». tHoMas strUtH Martin Gropius Bau, Berlino Dall’11/06 al 19/09 Dell’artista tedesco vedremo una serie di foto dal 2007 al 2015 i cui soggetti sono in particolare gli ambienti industriali e i laboratori di ricerca, indagandone la fredda estetica oltre che l’ambizione umana del progresso. dadaGloBe MoMA, New York Dal 12/06 art Basel Messeplatz 1, Basilea Dal 16 al 19/06 Il progetto è di quelli destinati a restare come un punto fermo in quest’anno dedicato al Dada. Il museo ricostruisce la mostra mai realizzata da Tzara nel 1921 (l’antologia Dadaglobe), rintracciando le opere di una quarantina di artisti. È il grande momento del mercato dell’arte, ma anche delle riscoperte. Come quella di Salvatore Scarpitta (maestro dimenticato) di cui la galleria Tornabuoni presenta opere storiche, tra cui le sue famose auto da corsa, che il museo americano di St.Louis avrà poi in mostra. © riProduzioNE risErVATA sette | 23— 10.06.2016 103