la storia del popolo ebraico

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la storia del popolo ebraico
LA STORIA DEL POPOLO EBRAICO
La storia del popolo ebraico comincia da ABRAMO, il primo grande
PATRIARCA (termine che deriva dal greco e significa “capo di una grande
famiglia”, “primo di una stirpe”) del popolo ebraico, il quale era un pastore
seminomade di Ur in Caldea nella Mesopotamia meridionale, che visse intorno
al 1700 a.C.
Con alcuni membri della sua famiglia, probabilmente alla ricerca di nuovi
pascoli, si stabilì a Carran, al nord, e lì sentì per la prima volta la voce di Dio:
Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il
paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò…
(Genesi 12,1-2)
Dunque, è Dio che prende
l’iniziativa, non Abramo; è Dio
che sceglie e chiama Abramo, si
rivela a lui con un ordine e una
promessa. Abramo non esita,
non fa domande, è disposto a
rischiare, fidandosi di Dio. Non
conosce la méta, il viaggio è lungo
(quasi 10 anni), non ha la certezza
che le promesse di una
discendenza e di una terra si
realizzino, ma si fida. Dopotutto
non ha più nulla da perdere: è
anziano e il figlio tanto desiderato
e pregato non gli è stato concesso
dalle divinità del suo popolo d’origine.
Abramo parte con tutta la sua famiglia, il bestiame e i servitori. Arrivato presso Sichem, nella terra di
Canaan, Dio gli dice:
Alla tua discendenza io darò questo paese
(Genesi 12,7)
Finalmente, Abramo e la moglie Sara hanno il figlio ISACCO (nome che significa “risata”: infatti Sara
aveva riso all’idea di poter avere un figlio alla sua veneranda età).
IL
S AC R IF IC I O D I I S AC C O
La fede di Abramo venne messa alla prova in modo decisivo quando Dio
gli ordinò di sacrificare il figlio. Abramo obbedì senza discutere. Verificata
la sua grande fede, il Signore intervenne e impedì il sacrificio del
fanciullo, sostituito con quello di un ariete.
I S M AE L E
Prima della nascita di Isacco, Abramo ebbe un figlio da una schiava egiziana, Agar, che chiamò Ismaele. Alla
nascita del figlio Isacco, a causa della gelosia della moglie Sara e per non creare problemi di eredità,
Abramo si trova costretto ad allontanare la schiava Agar e il figlio Ismaele che andranno a vivere nel
deserto.
La tradizione considera Ismaele progenitore del popolo del deserto, cioè degli Arabi.
E S AÙ
E
G I AC OB BE
Isacco ebbe dalla moglie Rebecca due figli gemelli: Esaù, il primogenito, e Giacobbe. Quest’ultimo, con
l’astuzia e con l’aiuto della madre, riuscì a ottenere, in cambio di un piatto di lenticchie, la primogenitura e
successivamente la benedizione paterna, divenendo così l’unico erede di Isacco e delle promesse di Dio.
Giacobbe, a cui Dio cambiò il nome in ISRAELE, diede inizio coi suoi 12 figli alle dodici tribù di Israele.
G IUS E P P E
Giuseppe, secondo il racconto della Bibbia, era l’undicesimo figlio di
Giacobbe e di Rachele; poiché era il prediletto del padre, i fratelli
maggiori si ingelosirono e lo vendettero come schiavo a una
carovana diretta in Egitto.
Aiutato da Dio, ebbe una straordinaria ascesa, grazie alla sua abilità
nel saper interpretare i sogni: da schiavo divenne primo ministro del
faraone. Quando il faraone sognò sette vacche grasse divorate da
sette vacche magre e sette spighe di grano mature soffocate da
sette spighe secche, Giuseppe interpretò il sogno rivelando che in
Egitto sarebbero seguiti a sette anni di prosperità sette anni di
carestia, e che, pertanto, era necessario provvedere a creare riserve
di cibo.
Anche i paesi confinanti furono colpiti dalla carestia e i
popoli vicini confluirono in Egitto alla ricerca di cibo. Così
fecero anche i fratelli di Giuseppe. Essi non si resero conto
di essere alla presenza del loro fratello. Giuseppe tuttavia
non si vendicò, ma dopo essersi assicurato del loro
pentimento con un piano ben studiato, li perdonò e
permise loro di stabilirsi in Egitto con il padre e con tutto il
clan.
LA SCHIAVITÙ IN EGITTO
Con il passare degli anni, gli ebrei vennero ridotti in schiavitù dagli egiziani, che li impiegarono nei lavori
forzati. Essi però si moltiplicarono così tanto da suscitare la perplessità del nuovo faraone che non aveva
conosciuto Giuseppe e che quindi considerava gli ebrei una minaccia per l’Egitto in caso di guerra.
Dapprima costrinse gli Israeliti nella costruzione delle piramidi e successivamente ordinò di annegare tutti i
loro nuovi nati maschi nel Nilo.
M OS È
Un neonato viene posto dalla madre in una cesta di vimini e
affidato alle acque del fiume. Salvato dalla figlia del faraone,
viene chiamato
Mosè
(= salvato dalle acque). Egli viene
allattato da sua madre, grazie alla sorella Miriam, e cresce
educato alla corte egiziana, ma ad un certo punto, scopre di
essere ebreo poiché era circonciso.
Per aver ucciso un sorvegliante egiziano che opprimeva i suoi
“fratelli”,
Mosè
dovette
fuggire
dall’Egitto e rifugiarsi nel deserto
oltre i confini del regno, nella terra
di Madian.
Si sposò con la figlia di un
sacerdote, ebbe due figli e visse
come pastore. Fu qui che un
giorno, sulle pendici del monte sacro Oreb, o monte Sinai, attraverso un roveto
che bruciava senza consumarsi, Dio lo chiama a salvare il suo popolo dalla schiavitù
e gli rinnova la promessa della terra di Canaan fatta ai patriarchi.
L E 10
P I AG HE
Dopo aver ricevuto da Dio l’ordine di ritornare presso il suo popolo e di liberarlo, Mosè rientrò in Egitto, ma
dovette scontrarsi con l’ostinazione del faraone. Con l’aiuto di Dio Mosè compì grandi prodigi e l’Egitto fu
colpito dalle dieci piaghe. L’ultima, la più terribile, la morte di tutti i primogeniti egiziani, strappò al faraone
la concessione della libertà per tutto il popolo ebraico ed ebbe così inizio l’Esodo.
Le piaghe sono fenomeni naturali che mettono in evidenza la potenza
del Dio di Israele. Esse furono:
11..
22..
33..
44..
55..
66..
77..
88..
99..
1100..
L’acqua del Nilo che assunse colorazioni rossastre, non
poteva essere bevuta e morirono tutti i pesci.
L’invasione delle rane.
L’invasione delle zanzare.
L’invasione dei mosconi.
La peste del bestiame.
L’epidemia di ulcerazioni che colpì uomini e armenti.
Una forte grandinata che distrusse i raccolti.
L’invasione delle cavallette.
La discesa delle tenebre per tre giorni e tre notti.
La morte dei primogeniti degli uomini e del bestiame.
LA PASQUA EBRAICA
Il termine Pasqua è la traslitterazione della parola ebraica PESACH che significa “passaggio”, “passare
oltre”.
[1]
Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: [2]“Questo mese sarà per voi l'inizio dei
mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. [3]Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di
questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. [4]Se la famiglia fosse
troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa,
secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno
può mangiarne. [5]Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le
pecore o tra le capre [6]e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della
comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. [7]Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti
e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. [8]In quella notte ne mangeranno la carne
arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. [9]Non lo mangerete crudo, né bollito
nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. [10]Non ne dovete far
avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. [11]Ecco in qual
modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta.
E' la pasqua del Signore! [12]In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito
nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dei dell'Egitto. Io sono il Signore! [13]Il
sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi
sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. [14]Questo giorno sarà per voi un
memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete
come un rito perenne. (Es. 12,1-14)
L’ALLEANZA SUL MONTE SINAI
Mosè, dopo aver dato istruzioni circa i preparativi per la
partenza e per il viaggio, guidò il suo popolo fuori dall’Egitto,
attraversando il Mar Rosso: gli egiziani che li inseguivano con
carri e cavalli, rimasero impantanati e bloccati nelle paludi,
quindi furono travolti dall’alta marea.
Usciti dall’Egitto, gli ebrei dovettero affrontare un lungo e
faticoso viaggio attraverso il deserto della penisola del Sinai:
durò 40 anni ed è ricordato col nome di ESODO. Proprio sul
monte Sinai venne stipulata l’Alleanza tra Dio e il popolo
ebraico, con la consegna a Mosè delle Tavole della Legge.
Con questa Alleanza, Israele si impegnò a riconoscere JHWH
(=Javhè) come unico Dio, rinunciando alle tentazioni di
politeismo che provenivano dai popoli circostanti e
impegnandosi a rispettare la Legge di Dio, espressa in dieci
comandamenti.
I D IE C I C OM A N D AM E NT I
I primi tre regolano i rapporti tra gli uomini e Dio, mentre gli altri sette costituiscono un insieme di norme
morali e civili destinate a disciplinare i rapporti degli uomini tra di loro.
L’A RC A
DE L L ’A LL E A NZ A
Durante il lungo viaggio dell’Esodo, le Tavole della Legge vennero conservate
dentro l’Arca dell’Alleanza, una cassapanca di legno di acacia, ricoperta d’oro e
sormontata da due cherubini e che poteva essere spostata usando 2 stanghe di
legno.
I L N OM E
DI
D IO
Secondo la tradizione ebraica la parola
JHWH
(ovvero le 4 consonanti con cui si scrive il nome di Dio
nella lingua ebraica, il TETRAGRAMMA) è il nome che Dio stesso si è dato apparendo a Mosè nel roveto
ardente. Significa: “Io Sono Colui che Sono”, cioè “io esisto da sempre e ovunque”, “io faccio essere”, “io
porto all’esistenza” e si pronuncia Javhè. Poiché il nome di Dio è santo e non si può pronunciare, viene
sostituito con ADONAI (che significa “il Signore”) o con ELOHIM (che significa “Dio”).
LA
M O R TE DI
M OS È
Mosè per aver dubitato di JHWH, non ebbe la fortuna di poter entrare nella Terra Promessa: egli morì sul
monte Nebo, in vista della città di Gerico (che sarebbe stata conquistata dal suo successore Giosuè), nella
terra di Canaan.