Il Distretto, le relazioni, i sistemi

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Il Distretto, le relazioni, i sistemi
8° Congresso nazionale CARD
IL DISTRETTO, LE RELAZIONI,
I SISTEMI: DA DIRETTORE DI
DISTRETTO A COORDINATORE
SOCIO-SANITARIO
Mario Casini
Padova, 18 settembre 2010
LA SCALETTA
• NO
una relazione per produrre
nuove teorizzazioni o
generalizzazioni.
• SI
un tentativo, tra riflessione
e prassi, di individuare gli
elementi chiave per
l’attivazione di relazioni di
valore.
LAVORO DI INTEGRAZIONE, LAVORO DI
RETE
• Integrare non significa che tutti
fanno tutto;
• Integrare significa valorizzare le
differenze, le reciproche
professionalità e attitudini personali;
• Integrare significa creare attraverso
il dialogo relazioni generative
LAVORO DI INTEGRAZIONE, LAVORO DI
RETE
• Le trasformazioni sociali in corso e la
richiesta
di
una
diversa
qualità
dell’assistenza stanno generando forti
contraddizioni
con
le
mentalità
professionali degli operatori sociosanitari.
• Le certezze del passato non sono in grado
di comprendere i rapidi cambiamenti che
stiamo più o meno consapevolmente vivendo
ed è sempre più scarsa la capacità di
prevedere il futuro.
“IL SAPERE DELLE RELAZIONI”
Oggi le professionalità che si
intersecano nelle cure sono tante, ma
quando dobbiamo connetterle tra loro
per trarne un qualche programma di
azione (ad es. un progetto
assistenziale personalizzato) la forma
mentis più comune è caratterizzata
da esigenze di certezza, chiarezza,
univocità, linearità, prevedibilità.
OBSOLESCENZA?
Esploriamo
paesaggi
nuovi
consultando
mappe
obsolete!!
Considerazioni … notturne di un
direttore di distretto
• Il tramonto dei rabbini (le fonti di verità).
• L’assenza dei timonieri.
• La quotidianità fatta di incertezza e
imprevedibilità.
“Dio è morto, Marx è morto,
e anch’io mi sento poco bene”
(Woody Allen)
Considerazioni notturne 2:
che fare?
• Riprodurre rabbini e timonieri tecnico
scientifici, professionali, manageriali, ecc.?
… oppure …
• Utilizzare la crisi dei “vecchi valori
gerarchici”, che regolavano l’incontro tra
professionisti e tra loro e gli utenti, per
sviluppare nuovi saperi relazionali e una
reale disponibilità all’incontro con gli altri?
Medico ospedaliero di 50 anni
• … da quando ho cominciato io è cambiato
tantissimo! Il medico non era possibile
metterlo in discussione. Era una figura che
veniva guardata dal basso verso l’alto. Però
in questo ultimo periodo c’è la possibilità di
accedere ad informazioni, tutti leggono e
sanno un po’ di tutto … sul medico ci sono
delle richieste da parte dei pazienti che
spesso sono assillanti e prepotenti …
MEDICO di FAMIGLIA di 49 ANNI
• A volte arrivano da me pazienti che, prima di dirmi
cos’hanno, già mi chiedono se si può fare la tal cosa
e la talaltra. Io devo metterci mooolta pazienza e
mooolta fatica per strutturare un discorso
terapeutico centrato … a volte, non le nascondo, mi
verrebbe voglia di mandarli da un’altra parte: “Ah,
in quel centro fanno miracoli? e allora vacci!”.
Invece no, cerco sempre di fare il loro bene, ma è
veramente una grossa fatica psichica.
Verticale? Orizzontale?
• La dimensione
verticale della
relazione di cura non è
più scontata, ma è
frutto di negoziazioni
che avvengono nella
dimensione orizzontale
della relazione tra
medico e paziente.
• E’ un paradosso:
negoziare la possibilità
di accudire!!
Un diverso sapere delle relazioni
Se vogliamo imparare a pensare, dobbiamo smettere di darci da fare.
Elias Canetti
•
•
•
•
NO unidirezionale e lineare.
NO singolo scambio.
SI intero processo comunicativo.
SI carattere attivo di tutti i
partecipanti.
Meno tempo dedicato al problem solving
ed alla Tecnica più tempo a chiederci
che senso hanno le cose!
L’INDIVIDUO RELAZIONALE
“La relazione
precede, viene
prima
dell’individuo…
anche quando
pretendiamo che
non ci sia”
(G. Bateson)
APPRENDERE A DISAPPRENDERE
CHE…
• Nessun rabbino metterà più ordine nelle
nostre interazioni professionali.
• Non c’è chi ha ragione e chi ha torto, ci
sono ragioni differenti, interdipendenti o
addirittura in conflitto.
• Ci sono altri punti di vista, altri linguaggi,
altri saperi.
Il contrario di una verità non è un errore ma
un’altra verità! (B. Pascal)
Reti e complessità
•
•
•
Ogni persona è dentro un complesso insieme di
relazioni: la rete sociale.
La rete sociale è la base della sussidiarietà,
così come intesa dalla legge 328 del 2000 e da
tutte le riforme del welfare attuate in Europa,
che considerano questo tipo di relazioni
informali l’elemento su cui poter contare per
avvicinare l’aiuto sociale alla gente.
Le reti sociosanitarie sono modelli
organizzativi che consentono la continuità della
cura e un alto livello di efficienza operativa, in
modo da non disperdere risorse e coordinare
interventi complessi.
Reti e complessità
• La rete sociale è una rete
interorganizzativa, le reti sociosanitarie
sono reti organizzative: non bisogna
confonderle!
• E’ dimostrato che le risposte
organizzative non aiutano la definizione
delle relazioni tra le organizzazioni. Non
considerare questo concetto basilare ha
generato pericolose semplificazioni e ha
fatto apparire come facilmente risolvibili
problemi programmatori complessi.
Reti e complessità
Nel costruire una rete è
importante non limitare
l’attenzione alle relazioni
tra singoli professionisti.
Fermandosi a questo livello
di analisi si rischia di non
cogliere gli elementi di
tensione e competizione
esistenti tra le
organizzazioni, finendo per
non introdurre adeguati
strumenti di
coordinamento.
RETI COME RELAZIONI
GENERATIVE
Una serie di soggetti o
interventi che, messi
insieme ed in
interazione tra loro,
consentono risultati
diversamente
impossibili da
raggiungere da parte
di un solo soggetto o
intervento.
Reti: azione comune o azione collettiva?
•
•
un’azione comune caratterizzata dal fatto che
tutti quelli che vi prendono parte sono
consapevoli di ciò che fanno, conservano la
titolarità e la responsabilità di ciò che
compiono, unificano gli sforzi per conseguire
uno stesso obiettivo.
un’effettiva capacità dei soggetti di esprimere
pienamente la propria identità, di mettere in
campo le risorse che li caratterizzano, di dare
significato al fatto di fare interagire
organizzazioni diverse.
Rete, azione comune e diagramma STAR
S
Reason to Work
Together
R
Separateness
(identità)
T
(motivi per
lavorare insieme)
Talking,
Listening
(dare significato)
A
Action (interazione)
Regole semplici per la governance
delle reti sociosanitarie.
•
•
•
La rete è pensata e costruita con chiarezza.
La rete ha un significato.
Ci sono gli obiettivi e le procedure interne di
governo.
Queste tre regole semplici rappresentano un
passaggio essenziale per poter costruire una
condivisione interna.
La danza di parti interagenti
La rete è il punto di
partenza
concettuale e il
punto di arrivo
organizzativo di ogni
riflessione sul
welfare. Ma allora i
servizi e i
professionisti cosa
devono fare?
Il potere di curare, il potere di
avere il problema!!
L’assistenza o la terapia sono sempre meno un
prodotto erogabile tendono invece a
diventare un “bene comune costruito
interattivamente” per la maggiore capacità
di “azione libera” dell’utenza e la minore
differenza di potere tra chi eroga e chi
riceve assistenza (trasformazione ruolo
cittadino/utente, comunità più informata,
importanza maggiore degli stakeholder).
SERVIZI RELAZIONALI
• Un insieme di
prestazioni che, allo
stesso tempo,
necessitano delle
relazioni per
realizzarsi, e
realizzandosi fanno
emergere ulteriori
relazioni
(F.Folgheraiter, Lavoro
Sociale, 2005).
Ordine gerarchico, ordine
conflittuale
La relazione è tutta
in funzione
dell’intervento: se
l’operazione va
bene anche la
relazione con il
medico va bene,
altrimenti no.
(Chirurgo, 51 anni)
I professionisti tra comunicazione
e comunicabilità
… per scrivere un
romanzo bisogna
essere capaci di
assumersi una mezza
dozzina di conflitti e
sentimenti
contradditori e
opinioni con lo stesso
grado di convinzione,
veemenza ed empatia
(A. Oz, 2004)
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE!!